Quartetto Dàidalos Quartetto César Franck Cygnus Trio. Teatro A. Ponchielli Cremona mercoledì 23 maggio, ore 21.00
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- Valerio Graziani
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1 in collaborazione con Teatro A. Ponchielli Cremona mercoledì 23 maggio, ore Quartetto Dàidalos Quartetto César Franck Cygnus Trio I gruppi sono stati selezionati dai docenti in collaborazione con Cristiano Gualco, violino Paolo Andreoli, violino Simone Gramaglia, viola Giovanni Scaglione, violoncello membri del Quartetto di Cremona
2 I stituita nel 1985, l Accademia Walter Stauffer è da sempre un prestigioso punto di riferimento per la didattica musicale, erogando corsi annuali di alto perfezionamento (completamente gratuiti) tenuti da strumentisti di fama internazionale quali Salvatore Accardo (violino), Bruno Giuranna (viola), Rocco Filippini (violoncello, dal 1985 al 2015), Antonio Meneses (violoncello, dal 2015), Franco Petracchi (contrabbasso) e da uno degli ensemble più rappresentativi del nostro paese in tutto il mondo, il Quartetto di Cremona, a cui dal 2011 è stata affidata la cattedra di quartetto d archi. Ad oltre trent anni dalla sua creazione, l Accademia Walter Stauffer è indiscutibilmente riconosciuta tra le maggiori istituzioni didattiche in Europa ed ha formato alcuni tra i migliori strumentisti italiani, divenuti poi importanti solisti, stimati docenti, musicisti inseriti in compagini orchestrali di rilevanza internazionale o membri di formazioni cameristiche di grande rilievo artistico. Ogni anno, al termine dei corsi, docenti ed allievi si esibiscono al Teatro Ponchielli in Omaggio a Cremona, concerti assai attesi dal pubblico soprattutto per l elevato livello tecnico-esecutivo dimostrato dagli allievi, appositamente selezionati e preparati dai Maestri per questi eventi, che concludono un intenso anno di studio ed approfondimento presso l Accademia. A rendere particolarmente speciali le tre serate di Omaggio a Cremona è anche la ricercatezza della proposta musicale all interno dei programmi, che presentano sempre una grande varietà di autori e una notevole ricchezza di stili compositivi. L Accademia Walter Stauffer viene altresì riconosciuta come uno dei migliori investimenti attuati dall omonima Fondazione grazie al patrimonio ereditato dal proprio fondatore, la cui esplicita volontà era sempre stata quella di sostenere attività culturali e didattiche, soprattutto in ambito musicale. Attraverso i corsi per strumentisti ad arco e per quartetto d archi dell Accademia Stauffer è stato quindi possibile proseguire il percorso già avviato da Walter Stauffer, che nel 1970 aveva voluto dar vita al Centro di Musicologia a lui intitolato: oltre all importante sostegno dato all insegnamento della liuteria classica e della musicologia, con la fondazione dell Accademia una parte cospicua dei beni di Stauffer è stata in questo modo destinata anche al finanziamento degli studi musicali dei giovani e alla crescita culturale della città di Cremona.
3 Ludwig van Beethoven ( ) Quartetto per archi n. 9 in do maggiore, op. 59 n. 3 Razumowsky Andante con moto. Allegro vivace Andante con moto quasi Allegretto Minuetto (Grazioso) Allegro molto Quartetto Dàidalos Anna Molinari, violino Stefano Raccagni, violino Lorenzo Lombardo, viola Lucia Molinari, violoncello Pëtr Il ič Čajkovskij ( ) Quartetto per archi n. 1 in re maggiore, op. 11 Moderato e semplice Andante cantabile Scherzo. Allegro non tanto e con fuoco Finale. Allegro giusto Quartetto César Franck Marco Mazzamuto, violino Niccolò Musmeci, violino Salvatore Randazzo, viola Bruno Crinò, violoncello 3
4 Franz Schubert ( ) Trio per pianoforte n. 1 in si bemolle maggiore, op. 99, D. 898 Allegro moderato Andante un poco mosso Scherzo. Allegro. Trio Rondò. Allegro vivace Cygnus Trio Javier Montañana, violino Hannah Lewis, violoncello Cesar Saura, pianoforte
5 A ccanto alla sonata per pianoforte e alla sinfonia, il quartetto per archi è il genere in cui Ludwig van Beethoven (Bonn Vienna 1827) ha senz altro lasciato un segno incisivo nella storia della musica. Nel corso dell Ottocento il confronto con la produzione beethoveniana divenne imprescindibile per ogni compositore intenzionato a scrivere per questa formazione cameristica. I Tre quartetti per archi op. 59 segnano il ritorno di Beethoven al genere in cui aveva debuttato con i Sei quartetti per archi op. 18 ( ), nei quali si era appropriato dei modelli del tardo Haydn e di Mozart. Nell ottobre 1804 Beethoven propose alla casa editrice Breitkopf & Härtel di Lipsia di pubblicare una nuova serie di suoi quartetti. Non è chiaro se la principale ragione alla base della loro composizione fosse un esplicita commissione da parte del conte Andrej Kirillovič Razumovskij, musicista dilettante a cui i Tre quartetti op. 59 sono dedicati e con il cui nome sono spesso indicati, o se Beethoven avesse scelto liberamente di scriverli. Ciò che è certo è che sin dall inizio della composizione del corpus, nella primavera del 1806, Beethoven aveva deciso di dedicare i quartetti al conte, all epoca ambasciatore russo presso la corte asburgica e suo devoto mecenate. Le melodie popolari russe impiegate nell Allegro finale del primo quartetto e nel penultimo movimento del secondo, entrambe tratte dalla raccolta di canti popolari di Ivan Pratsch (1790) ed esplicitamente indicate nella partitura come «Thème russe», rappresentano infatti un evidente omaggio al dedicatario. Il contatto con il celebre violinista viennese Ignaz Schuppanzigh potrebbe aver giocato un ruolo decisivo nella composizione della nuova serie di quartetti. Beethoven si era trasferito a Vienna all età di ventidue anni e aveva trovato un ambiente fondamentalmente favorevole per esercitare la professione di compositore, tanto da non abbandonare la città fino alla sua morte se non per viaggi occasionali. Intorno alla metà degli anni Novanta aveva conosciuto Schuppanzigh, che gli diede probabilmente lezioni di violino e che, già membro dell orchestra di corte, era alla guida di un quartetto d archi fondato dal principe Karl von Lichnowsky. Fra i due musicisti si instaurò un amicizia intensa e sincera, oltre che una duratura collaborazione 5
6 professionale, che vide Schuppanzigh interprete di molte musiche beethoveniane. La confidenza di Beethoven con l amico era tale da potersi divertire a prenderlo in giro per qualche chilo di troppo, soprannominandolo affettuosamente Mylord Falstaff. A Schuppanzigh sono inoltre dedicate le due simpatiche e brevissime composizioni Lob auf den Dicken (Elogio dell obeso, 1801) WoO 100, scherzo musicale per tre voci e coro, e Falstafferl, lass dich sehen (Piccolo Falstaff, bentornato) WoO 184, canone a cinque voci con cui nel 1823 Beethoven accolse l amico di ritorno da un lungo soggiorno a San Pietroburgo. Commissionati dal principe Franz Joseph Maximilian von Lobkowitz, uno dei più importanti mecenati di Beethoven, i Sei quartetti op. 18 erano stati eseguiti nell ambito di una serie di concerti di musica da camera organizzati a Vienna da Schuppanzigh. Anche i Tre quartetti op. 59 furono probabilmente eseguiti per la prima volta dal quartetto di Schuppanzigh, nel palazzo del principe Lobkowitz tra la fine di gennaio e l inizio di febbraio del 1807 (il palazzo viennese di Razumovskij fu infatti completato solo nel 1808, quando il conte assunse al proprio servizio il quartetto di Schuppanzigh, rimasto attivo fino al 1816 e al quale talvolta egli stesso si unì come secondo violino). All inizio di marzo la Allgemeine musikalische Zeitung di Lipsia, il periodico musicale più importante dell epoca, poteva già riferire di tre nuovi quartetti di Beethoven, definendoli molto lunghi e impegnativi e di grande interesse più per gli intenditori che per un vasto pubblico. Il corpus fu pubblicato nel 1808, un anno prima della Sinfonia Pastorale, anch essa dedicata al conte Razumovskij (e al principe Lobkowitz). I Tre quartetti si collocano in un periodo di intensa attività creativa di Beethoven. Nei sei anni trascorsi dalla fine della composizione dei Sei quartetti op. 18, egli aveva affinato la scrittura nel campo della musica pianistica e orchestrale, componendo opere monumentali come la Sinfonia Eroica op. 55 ( ) e le Sonate per pianoforte op. 53 (Waldstein, ) e op. 57 (Appassionata, ). L ultimo dei Tre quartetti op. 59, in do maggiore, rappresenta significativamente la rottura di Beethoven rispetto ai modelli del passato. In esso colpisce da una parte il
7 trattamento innovativo dei registri estremamente acuti, che anticipa l uso ancor più radicale che Beethoven farà di essi nei suoi ultimi quartetti, dall altra l ampliamento progressivo dello sviluppo tematico della forma-sonata, quasi esso costituisse il centro del divenire di una vicenda drammatica in cui la situazione iniziale (esposizione) si ripresenta nel finale (ripresa) in maniera completamente trasfigurata. Per la prima volta in un quartetto beethoveniano, il primo movimento si apre con una maestosa introduzione lenta, costituita da una serie di accordi dissonanti (Andante con moto) che lasciano poi il passo all energico primo tema dell Allegro vivace. Nel movimento lento in la minore (Andante con moto quasi Allegretto) è di grande efficacia espressiva l uso del pizzicato del violoncello per accompagnare la struggente melodia del primo tema, in cui alcuni critici hanno riconosciuto gli echi di un canto popolare russo. Se il terzo movimento (Menuetto grazioso) segna un ritorno alla forma del minuetto che stava progressivamente cedendo il passo a quella dello scherzo, ciò che lascia con il fiato sospeso è il colossale finale fugato a quattro parti nel movimento finale (Allegro molto). Differentemente da Beethoven, che si dedicò alla composizione di quartetti nell intero arco della sua carriera, le musiche per quartetto di Pëtr Il ič Čajkovskij (Kamsko- Votkinsk San Pietroburgo 1893) risalgono tutte agli anni in cui il compositore iniziò a farsi strada nel panorama musicale contemporaneo. Esse precedono lavori come la Quarta Sinfonia (1878) e l opera Evgenij Onegin (1879) e consistono in cinque brevi movimenti composti negli anni di studio a San Pietroburgo ( ), un singolo movimento di poco successivo (1865) e i tre quartetti op. 11 (1871), op. 22 (1874) e op. 30 (1876). È noto che Čajkovskij intraprese tardi la carriera musicale. Dopo aver concluso la Scuola di Giurisprudenza di San Pietroburgo nel 1859, ottenne un impiego presso il Ministero della Giustizia. Il lavoro nel settore amministrativo era tuttavia estremamente frustrante, sentendosi egli portato per la musica, i cui studi aveva intrapreso fin da bambino. Si iscrisse così al Conservatorio di San Pietroburgo, fondato dal celebre musicista Anton Rubinštejn, che ne assunse la direzione e di cui 7
8 Čajkovskij divenne allievo. Progressivamente si delineò in lui sempre più ardente il desiderio di lasciare il suo impiego per intraprendere la carriera musicale. Quando gli venne offerto un posto di professore di composizione presso la Scuola musicale russa (poi Conservatorio) fondata a Mosca da Nikolaj Rubinštejn, fratello di Anton, il compositore decise di lasciare San Pietroburgo nel 1866 e di intraprendere la nuova professione, inizialmente ospite in casa di Nikolaj. Cominciarono così anni in cui Čajkovskij si dedicò a capofitto alla composizione. Contemporaneamente iniziarono a essere eseguiti i suoi lavori, tra cui la Prima Sinfonia (1868), l opera Voevoda (1869), il cui manoscritto fu successivamente bruciato dal compositore che ne conservò solo le danze, e l ouverture Romeo e Giulietta (1870). Il Quartetto per archi in re maggiore op. 11 fu composto a Mosca nel febbraio 1871, quando l amico Nikolaj propose a Čajkovskij di allestire un programma di proprie musiche per un concerto nel palazzo dell Assemblea della Nobiltà. Poiché invitare un orchestra sinfonica per l occasione sarebbe stato troppo dispendioso, Rubinštejn gli suggerì di comporre un quartetto per archi. L idea piacque a Čajkovskij, che terminò di comporre il brano prima della fine del mese. Il Quartetto fu eseguito il 16 marzo, in un concerto comprendente, tra gli altri, i Tre pezzi per pianoforte op. 9 eseguiti dallo stesso Rubinštejn, e incontrò un grande successo di pubblico. Anche la successiva esecuzione a San Pietroburgo nel 1872 fu accolta con grande favore, tant è che il compositore scrisse a suo fratello Modest che il brano «aveva fatto furore». Perfino il critico musicale Hermann Laroche, che non aveva risparmiato di esprimere le proprie riserve su alcuni lavori di Čajkovskij, ne apprezzò le «seducenti melodie, splendidamente e intrigantemente armonizzate». Il successo ottenuto sortì un effetto galvanizzante su Čajkovskij, che quello stesso anno scrisse: «Per ciò che mi riguarda ho un solo interesse nella vita: il mio successo come compositore». Il Quartetto è dedicato all amico Sergej A. Račinskij, professore di botanica all Università di Mosca e grande appassionato di musica, che commentò la dedica dichiarando: «È un brevetto d immortalità che ho ricevuto». Nel primo movimento (Moderato e semplice), che si apre con un ritmo delicatamente sincopato, Čajkovskij
9 mostra già la sua maestria nell uso dell armonia e del contrappunto. Fin dal suo debutto è stato però il secondo movimento (Andante cantabile), interamente eseguito dagli archi con sordina, a impressionare maggiormente il pubblico. Nel 1886 Čajkovskij ricordò un esecuzione del Quartetto dieci anni prima, durante un concerto a Mosca in omaggio a Lev Tolstoj, con le seguenti parole: «Probabilmente mai nella mia vita [...] il mio orgoglio di compositore è stato così lusingato e commosso come quando Lev Tolstoj, seduto accanto a me e ascoltando l Andante del mio primo quartetto, scoppiò in lacrime». Alcuni anni dopo il debutto del Quartetto, Čajkovskij raccontò inoltre di aver composto la struggente melodia del movimento impiegando un canto popolare ucraino che aveva ascoltato da un carpentiere e trascritto nell estate 1869 a Kamenka, dove si trovava in visita da sua sorella Aleksandra (lettera a Nikolaj Rimskij- Korsakov, 1876). L imprevedibilità ritmica fa poi da padrona nel successivo Scherzo (Allegro non tanto e con fuoco), che conduce all esilarante impeto del movimento finale (Allegro giusto). Al pari del quartetto per archi, il trio per pianoforte, violino e violoncello costituisce un genere nel quale sono state composte alcune pietre miliari della musica da camera di tutti i tempi. Il Trio in si bemolle maggiore op. 99 (D. 898) e il Trio in mi bemolle maggiore op. 100 (D 929) di Franz Schubert (Vienna Vienna 1828) rappresentano i maggiori contributi al genere successivi all ultimo capolavoro beethoveniano, il Trio in si bemolle maggiore op. 97 (1814) noto con l appellativo L Arciduca. Dopo aver composto un singolo movimento per trio (D. 28) in giovane età come semplice esercizio compositivo (1812), Schubert si dedicò al genere solo dopo la morte di Beethoven, e quindi poco prima della sua, componendo a distanza ravvicinata i due Trii op. 99 e op Questi capolavori decretarono la sua fama postuma come compositore di musica da camera ben prima dei suoi quartetti per archi o del Quintetto per pianoforte e archi La Trota op. 114 (D. 667). Le composizioni schubertiane per trio con pianoforte comprendono inoltre un movimento lento in mi bemolle maggiore (D. 897), pubblicato postumo da Anton Diabelli con il titolo 9
10 Notturno (1845). Esso potrebbe aver fatto parte inizialmente del Trio op. 99 ed essere poi stato eliminato e sostituito dall Andante un poco mosso che costituisce il secondo movimento del brano. La datazione del Trio op. 99 è incerta, a causa dell assenza di fonti manoscritte. È probabile che Schubert ne avesse intrapreso la composizione tra l ottobre 1827 e il febbraio 1828, ma la data della sua prima esecuzione rimane ancora da stabilire. È invece certo che la composizione del Trio op. 100 iniziò nel novembre 1827 e che la sua prima esecuzione avvenne a dicembre di quell anno (con al primo violino Ignaz Schuppanzigh). L assegnazione da parte di Schubert di due numeri d opera consecutivi non deve dunque trarre in inganno sulla cronologia dei suoi trii, in quanto non è possibile stabilire con esattezza se la composizione dell uno precedette o seguì quella dell altro. Inoltre, nel primo Ottocento il Trio op. 100 godette di maggiore considerazione rispetto al Trio op. 99, in quanto il primo fu pubblicato quando Schubert era ancora in vita, mentre il secondo fu dato alle stampe da Diabelli solamente nel La pubblicazione destò tuttavia subito l entusiasmo di Robert Schumann, che sulla Neue Zeitschrift für Musik, la rivista musicale da lui fondata due anni prima, commentò: «Un occhiata al Trio di Schubert, e ogni infelice condizione umana svanisce, e il mondo riluce in un nuovo splendore. [...] Il tempo, pur producendo molte cose meravigliose, non produrrà presto un altro Schubert!». Il Trio op. 99 è una vivida testimonianza della ricchezza del pensiero musicale di Schubert nel periodo finale della sua esistenza, parimenti evidente nella sua ultima composizione cameristica, il Quintetto per archi in do maggiore (D. 956), e nelle ultime tre sonate per pianoforte (D. 958, D. 959 e D. 960). Nella scrittura per gli archi Schubert dà vita a linee melodiche estremamente incisive mediante la disposizione degli strumenti a distanza di ottava rispetto al pianoforte e lo sfruttamento del registro acuto del violoncello. L enfasi sul registro acuto caratterizza anche la scrittura pianistica, con entrambe le mani dell esecutore che sovrastano il registro degli archi, mentre frequente è l impiego della scrittura accordale, che evita però il mero raddoppio degli altri due strumenti. Il primo movimento (Allegro
11 moderato) è un esempio eloquente della capacità magistrale di Schubert di ampliare il materiale melodico attraverso ripetizioni delicatamente variate e l impiego esteso delle modulazioni. Nel movimento lento in mi bemolle maggiore (Andante un poco mosso) le sospensioni dissonanti e la voce del violoncello in un registro inusitatamente acuto creano un atmosfera di rara gentilezza, inframmezzata da un eloquente sezione centrale in tonalità minore. In apertura dello Scherzo (Allegro) la scrittura elegantemente contrappuntistica è introdotta da un effetto di quasi fugato, in cui il tema iniziale del pianoforte è imitato prima dal violino e poi dal violoncello, mediante un artificio che si ripresenta successivamente nel corso del brano. È curioso che il tema principale del movimento sia la precisa inversione di un tema della Sonata per pianoforte in sol maggiore op. 78 (D. 894) (di quello della sezione di trio del Minuetto, per l esattezza). Il lungo Rondò finale (Allegro vivace), pur non realizzando in maniera ortodossa la forma classica del rondò, è strutturato mediante una serie di ripetizioni di elementi tematici che rimandano a quella forma e si caratterizza per una notevole vitalità ritmica. (testo a cura di Federica Marsico) 11
12 progetto grafico: Testa Consulenti & Creativi Pubblicitari - stampa: Fantigrafica s.r.l. Corso Garibaldi, Cremona tel segreteria@fondazionestauffer.com
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