contro per la riforma ha pronunciato la presente

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1 N /2012REG.PROV.COLL. N /2009 REG.RIC. R E P U B B L I C A I T A L I A N A IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 4358 del 2009, proposto da: Fadda Marco, rappresentato e difeso dagli avv. Andrea Manzi e Antonello Rossi, con domicilio eletto presso Andrea Manzi in Roma, via Federico Confalonieri, n. 5; contro Regione Autonoma della Sardegna, in persona del Presidente pro- tempore; Assessorato Affari Generali,Personale e Riforma della stessa Regione, in persona dell Assessore Regionale pro-tempore; Regione Autonoma della sardegna, Direz.Gen.Organizzazione Personale Serv. Reclut.Mobilita' in persona del Direttore pro-tempore; Murroni Simona; tutti non costituiti; per la riforma della sentenza del T.A.R. SARDEGNA - CAGLIARI: SEZIONE II n /2009, resa tra le parti, concernente CONCORSO PER L'ASSUNZIONE DI UN DIRIGENTE AREA TECNICA DELL'AGRICOLTURA

2 Visti il ricorso in appello e i relativi allegati; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 21 febbraio 2012 il Cons. Carlo Schilardi e uditi per le parti l avvocato A. Manzi; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO La Regione Autonoma della Sardegna, con decreto dell Assessore degli Affari Generali Personale e Riforma del 3 marzo 2008, bandiva un concorso per titoli ed esami per l assunzione a tempo indeterminato di n. 1 dirigente Area tecnica dell agricoltura. Tra i requisiti di ammissione al concorso il bando richiedeva, all art. 2, comma II, punto 4, l essere in possesso del diploma di laurea, l aver esercitato una libera professione ed avere almeno cinque anni di iscrizione al relativo albo, per l iscrizione al quale era richiesta l abilitazione successiva al conseguimento del diploma di laurea. Avverso tale disposizione del bando di concorso il sig. Marco Fadda proponeva ricorso al T.A.R. della Sardegna. Il ricorrente assumeva di essere in possesso del diploma di laurea in scienze politiche, di aver esercitato la libera professione di perito agrario per sette anni e di essere iscritto all albo dei periti agrari, ma non essendo utile ai fini della inscrizione all albo dei periti agrari aver conseguito il diploma di laurea posseduto, tale previsione gli aveva precluso la partecipazione al concorso. Il ricorrente rilevava quindi l illegittimità del bando di concorso in quanto aveva stabilito dei requisiti più restrittivi di quelli previsti dalla legge regionale n.31/1998 e lamentava la violazione e falsa applicazione dell art. 32 della legge regionale

3 n.31/1998, la violazione dei principi di gerarchia delle fonti e interpretazione delle norme, disparità di trattamento, violazione dei principi di proporzionalità e ragionevolezza, mancata correlazione ad un interesse pubblico, violazione e falsa applicazione degli artt. 3 e 97 della Costituzione. In via subordinata il ricorrente eccepiva l illegittimità costituzionale dell art. 32, comma 2, lett. D) della legge regionale n. 31/1998, ove letto ed interpretato nel senso fatto proprio dal bando di concorso. Con ricorso per motivi aggiunti il sig. Fadda impugnava anche il provvedimento n dell , del Direttore del Servizio Reclutamento e Mobilità, di esclusione alla partecipazione alla prova preselettiva di inglese, nonché la nota n del , riportante l elenco dei candidati ammessi alla predetta prova. Il TAR della Sardegna con sentenza n. 439/2009 rigettava il ricorso ritenendolo infondato. I giudici di prime cure rilevavano preliminarmente che le Amministrazioni hanno un ampio potere discrezionale nell introdurre nei bandi di concorso ulteriori requisiti rispetto a quelli previsti nel quadro legislativo di riferimento, con salvaguardia dell interesse pubblico, nell ambito dei principi di ragionevolezza, logicità e proporzionalità dell azione amministrativa. Ritenevano quindi legittimo il requisito richiesto all art. 2, comma II, punto 4, del bando della Regione, atteso che lo stesso mirava a selezionare candidati muniti di una significativa esperienza libero - professionale (5 anni) quale naturale prosecuzione del percorso formativo iniziato con il conseguimento del diploma di laurea e proseguito, sulla base di questo, con l iscrizione all albo. Avverso tale pronuncia ha proposto appello il sig. Marco Fadda.

4 Con il primo motivo di censura l appellante lamenta l erronea e falsa applicazione della legge regionale n. 31 del , nonché la violazione dei principi inerenti la gerarchia delle fonti del diritto. All uopo l appellante osserva che il bando di concorso avrebbe introdotto un criterio restrittivo illogico e irrazionale, in contrasto con il quadro normativo delineato dalla legge regionale n. 31/1998. Con il secondo motivo di censura il sig. Fadda lamenta l erronea applicazione dei principi costituzionali di uguaglianza, parità di trattamento e massima partecipazione ad una selezione pubblica. L appellante in via subordinata ripropone poi la questione di legittimità costituzionale dell art. 32, comma 2, lett. D), della legge regionale n. 31/1998, così come letto ed interpretato nel bando di concorso impugnato, in quanto violerebbe il principio di uguaglianza di cui all art. 3 della Costituzione. L appello è infondato e va respinto. Le selezioni concorsuali hanno lo scopo di selezionare i candidati che abbiano i requisiti atti a garantire l esperienza giudicata necessaria per il servizio che sono chiamati a svolgere. A tal fine, alle amministrazioni pubbliche è riconosciuto il potere di richiedere ai partecipanti alle procedure concorsuali requisiti più rigorosi e restrittivi di quelli minimi stabiliti dalla legge, purché però tali ulteriori prescrizioni si rivelino rispettose dei principi di proporzionalità e adeguatezza e siano giustificate dalle particolari esigenze proprie del peculiare oggetto del posto messo a concorso. Come ha già rilevato il T.A.R., lo stesso ricorrente da atto della sussistenza in capo all amministrazione che procede all indizione di un concorso, del potere di introdurre requisiti ulteriori rispetto a quelli previsti dal quadro legislativo di riferimento.

5 Tale assunto, nel caso di specie appare logico e ragionevole perché l amministrazione ha inteso specificare che il diploma di laurea, già richiesto come necessario dall art. 2, comma 1, lettera a) del bando, non doveva essere estraneo rispetto all attività professionale da svolgere, ma che quest ultima doveva essere coerente con il titolo di studio universitario posseduto, con l abilitazione conseguita e l esperienza maturata nella professione, attestata dalla iscrizione all albo per cui era appunto richiesta la laurea in parola. Tanto ha reso legittimo l inserimento nel bando di concorso, da parte della Regione Sardegna, di un requisito di partecipazione più rigoroso rispetto a quello previsto dalla legge regionale n. 31/1998. Nel caso in esame il bando di concorso, tra i requisiti di ammissione richiesti in alternativa, aveva previsto anche il possesso di un diploma di laurea, l aver esercitato una libera professione ed avere almeno cinque anni di iscrizione al relativo albo, per l iscrizione al quale è richiesta l abilitazione successiva al conseguimento del diploma di laurea. Per la particolare rilevanza del posto messo a concorso, l amministrazione regionale ha ritenuto che il diploma di laurea e l iscrizione all albo fossero elementi entrambi qualificanti e il chiaro segno del possesso, nel candidato, di una professionalità tale da garantire il miglior disimpegno dello specifico incarico dirigenziale da ricoprire. Occorre tenere presente che i dirigenti pubblici sono chiamati in prima persona non solo a dirigere, ma anche ad adottare atti amministrativi e tecnici. Il possesso della laurea in scienze politiche e l iscrizione ad un albo professionale che non rappresenta la naturale prosecuzione del percorso formativo, di per sé non possono essere sufficienti a giustificare la copertura di un posto per il quale, per esercitare una corretta azione dirigenziale, occorre essere in possesso di conoscenze specifiche a garanzia non solo dell efficienza, ma anche della

6 legittimità, imparzialità e buon andamento dell azione amministrativa, ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione. L ulteriore requisito richiesto nel bando di concorso, dunque, non si pone in contrasto con quanto previsto dall art. 32, lettera d), della legge regionale n. 31/1998, ma al contrario, così come correttamente ritenuto dai giudici di primo grado, risponde ad un concreto interesse dell amministrazione procedente di selezionare candidati muniti di una professionalità specifica e accertata in funzione della rilevanza del posto messo a concorso, secondo un parametro di ragionevole e proporzionata coerenza tra il titolo di studio richiesto per l accesso e il livello della esperienza professionale-formazione intrinsecamente consequenziale a quel livello di titolo di studio. Ugualmente infondate sono le doglianze circa la supposta violazione dei principi costituzionali di uguaglianza, parità di trattamento e massima partecipazione ad una selezione pubblica. Il concorso pubblico è la forma generale ed ordinaria di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni e deve tendere a realizzare concretamente una selezione comparativa, basata esclusivamente sul merito, aperta a tutti i cittadini in possesso di requisiti previamente ed oggettivamente definiti. Il rispetto di tale criterio è condizione necessaria per assicurare che l amministrazione risponda ai principi di efficienza, imparzialità e trasparenza. Nel caso in questione non vi è stata disparità di trattamento, né tanto meno la violazione del principio di massima partecipazione ad una selezione pubblica, in quanto il sig. Marco Fadda di fatto non poteva prendervi parte, non per motivi discriminatori, ma perché non in possesso di tutti i requisiti richiesti dal bando e proprio una sua eventuale ammissione al concorso, sarebbe stata in contrasto con i principi generali di imparzialità e di buon andamento a cui deve tendere l azione amministrativa.

7 Anche la questione di legittimità costituzionale sollevata in via subordinata dall appellante è quindi priva di pregio, laddove, per le ragioni sopra esposte, non viene in rilievo alcuna violazione del principio di eguaglianza, anche nella sua proiezione sul parametro della ragionevolezza. L appello è pertanto infondato e va respinto. Nessuna determinazione deve essere adottata in ordine alle spese del giudizio, non essendosi costituite le parti appellate. P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe proposto, lo rigetta. Nulla sulle spese. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 21 febbraio 2012 con l'intervento dei magistrati: Luciano Barra Caracciolo, Presidente Marzio Branca, Consigliere Francesco Caringella, Consigliere Carlo Schilardi, Consigliere, Estensore Marco Buricelli, Consigliere L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 22/03/2012

8 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)