CAPITOLO 7 L'ETÀ NAPOLEONICA

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1 CAPITOLO 7 L'ETÀ NAPOLEONICA La campagna d'italia L impero La campagna di Russia Verso l esilio DATE ED EVENTI 1799 Colpo di stato del 18 brumaio; Napoleone primo console 1806 Blocco continentale contro l Inghilterra PREREQUISITI > conoscere la cronologia fondamentale della Rivoluzione francese fino alla caduta di Robespierre > avere un quadro degli sconvolgimenti sociali e politici portati dalla Rivoluzione > aver presente i rapporti militari e politici tra Francia ed Europa con l avvento della repubblica OBIETTIVI > comprendere i fattori che favorirono l ascesa di Napoleone > conoscere la cronologia essenziale dell epoca napoleonica > comprendere l importanza storica del Codice Civile napoleonico > saper analizzare la politica europea tra la fine del Settecento e la caduta di Bonaparte > saper giudicare criticamente la figura di Napoleone e la sua eredità 1813 Sconfitta a Lipsia 1796 Campagna napoleonica d Italia 1804 Napoleone imperatore; Codice civile 1805 Vittorie di Napoleone a Ulm e ad Austerlitz 1812 Campagna di Russia 1815 Sconfitta a Waterloo 1821 Morte di Napoleone

2 CAPITOLO 7 L31 L ascesa di Napoleone Con la Costituzione dell anno III: -il governo della Francia passa a... -il diritto di voto è Cambiamenti sociali con la Rivoluzione:... Estrazione sociale di Napoleone:... LA PARENTESI DEL DIRETTORIO Dopo il colpo di stato dei termidoriani ci fu una dura reazione contro i giacobini. Inoltre, le misure in precedenza adottate vennero abolite: per esempio fu abrogato il calmiere dei prezzi, con il risultato che questi aumentarono bruscamente. Il popolo parigino si ribellò, ma le voci di protesta furono spente nel sangue. Nel 1795 fu stipulata la pace con le potenze europee, tranne Austria e Inghilterra. Sempre nel 1795 fu elaborata una nuova Costituzione (la Costituzione dell anno III, secondo il calendario rivoluzionario): al governo del Paese fu posto un Direttorio, formato da cinque eminenti personalità; il potere legislativo fu affidato a due camere elettive (il Consiglio degli Anziani e il Consiglio dei Cinquecento). La nuova Costituzione reintrodusse il suffragio su base censitaria. Ciò poneva fine alla concezione democratica ed egualitaria dei giacobini e imponeva una visione più conservatrice, secondo la quale il governo della nazione non spettava a tutto il popolo, ma alla sua parte più ricca e istruita. Questi provvedimenti indebolirono le ambizioni elettorali dei nostalgici della monarchia, che avevano sperato di sfruttare a proprio vantaggio il malcontento creatosi per le difficili condizioni economiche del Paese. La politica moderata del Direttorio, infatti, rassicurò la maggioranza dei francesi, che volevano ordine e pace sociale, ma non un ritorno alla monarchia, di cui ricordavano ingiustizie e soprusi. I monarchici organizzarono un tentativo insurrezionale, che fu soffocato nel sangue dall esercito. Fu in questa occasione che si mise in luce un giovane ufficiale, Napoleone Bonaparte, che partecipò alla repressione della rivolta. NAPOLEONE, UN FIGLIO DELLA PICCOLA NOBILTÀ PROVINCIALE La biografia di Napoleone ci aiuta a comprendere quanto la Rivoluzione avesse cambiato la società francese, permettendo a uomini nuovi, non appartenenti a famiglie di antica nobiltà, di farsi strada e avere successo. Napoleone, nato ad Ajaccio (in Corsica) nel 1769, apparteneva a una famiglia della piccola nobiltà. Dopo aver compiuto gli studi nelle scuole militari di Brienne e di Parigi, divenne ufficiale d artiglieria dell esercito rivoluzionario, nel quale i migliori ufficiali (anche se sprovvisti di titoli nobiliari altisonanti) potevano aspirare a una carriera degna dei loro meriti. In questo periodo la politica francese stava subendo una svolta in senso autoritario. Il futuro della nazione era sempre più legato ai successi militari e l influenza degli alti ufficiali dell esercito cresceva di giorno in giorno. Napoleone seppe approfittare abilmente di questa situazione. > LE "REPUBBLICHE SORELLE" LA STORIA NELLE IMMAGINI Napoleone in Italia Durante la campagna d Italia Napoleone, allora giovanissimo, mise in luce grandi doti di comandante militare: la capacità di motivare le truppe, l abilità stategica, la rapidità di decisione. Altrettanto abile fu, fin da allora, nel prendere iniziative politiche (intervenne direttamente nell organizzazione politica dell Italia settentrionale) e nel propagandare le sue vittorie e i suoi progetti, facendo leva sui mezzi di comunicazione del tempo (stampa, proclami, immagini...). Qui sopra, Napoleone dopo la vittoria di Arcole sugli austriaci. 192 LE PAROLE Termidoriani Erano chiamati così i congiurati che il 9 Termidoro (27 luglio 1794) avevano posto fine al Terrore giacobino. Calmiere dei prezzi Imposizione del prezzo di vendita al dettaglio per generi di largo consumo, allo scopo di evitare aumenti ingiustificati che penalizzano le classi meno abbienti. Nizza Savoia Piemonte Repubblica ligure (1797) Repubblica elvetica (1798) Corsica (1768) regno di Sardegna (ai Savoia) Repubbliche sorelle Milano Lucca Ducato Toscana di Parma Territori annessi alla Francia Territori inizialmente ceduti dalla Francia all Austria Roma mar Tirreno Veneto Repubblica cisalpina (1797) Venezia Istria Impero d Austria Rep. di San Marino Repubblica romana (1798) Dalmazia Repubblica partenopea (1799) Napoli Regno di Sicilia (ai Borbone) Impero ottomano mar Ionio mar Mediterraneo

3 L'ascesa di Napoleone L31 LA CONVENIENZA DELLA GUERRA Nella primavera del 1796, quando il Direttorio dichiarò guerra all Austria, l esercito divenne protagonista. La ripresa dell iniziativa militare muoveva da un calcolo cinico: la guerra era conveniente. Lo era economicamente, perché incoraggiava l attività industriale e consentiva di aprire nuovi mercati; ma anche politicamente, perché alimentava un forte sentimento nazionale e patriottico che era di grande importanza per mantenere unito il Paese e consolidare il consenso politico. LA CAMPAGNA D ITALIA La strategia contro l Austria prevedeva una linea di attacco principale lungo il fronte tedesco, e una serie di azioni secondarie che avrebbero tenuto impegnati gli austriaci in Italia. Il comando dell armata francese in Italia fu affidato a Napoleone e le sue vittorie diedero l avvio alla sua sfolgorante carriera. In poche settimane, alla guida di un esercito piccolo e mal organizzato, il generale sconfisse gli austriaci ed entrò trionfalmente a Milano (maggio 1796). In seguito alle conquiste napoleoniche in Italia molti sovrani furono cacciati e vennero fondate le cosiddette repubbliche sorelle e >, modellate sull esempio della Costituzione francese del 95 e controllate politicamente dai francesi: nel 1797, la Repubblica Cisalpina in Lombardia, la Repubblica Cispadana (che poi confluì nella Cisalpina) in Emilia e la Repubblica ligure; nel 1798, la Repubblica romana; nel 1799, nell ex Regno di Napoli, la Repubblica partenopea. Napoleone venne accolto da molti come un liberatore, il rappresentante di quegli ideali di libertà e giustizia che speravano di veder trionfare anche in Italia. In breve tempo, però, tanti dovettero ricredersi: Napoleone e il Direttorio non si curavano affatto delle aspirazioni dei patrioti italiani. LA CAMPAGNA D EGITTO Nel 1798 Napoleone fu costretto ad abbandonare l Italia, dove, forte dei suoi successi, aveva ormai insediato una sorta di regime personale che preoccupava il Direttorio. Nello stesso anno, venne mandato in Egitto, con l obiettivo di colpire gli interessi commerciali inglesi in quell area del Mediterraneo. La campagna militare d Egitto provincia dell Impero ottomano inizialmente si rivelò un grande successo: in breve, infatti, Napoleone sbaragliò la resistenza egiziana e s impossessò del Paese. Pochi giorni dopo tuttavia, nella baia di Abukir, l ammiraglio inglese Horatio Nelson inflisse a Napoleone una tremenda sconfitta, tenendolo bloccato in quell area e impedendogli di far rientro in patria. La guerra è conveniente : -economicamente, perché... -politicamente, perché Campagna d Italia: -anno:... -guidata da:... -esiti:... -speranze suscitate: Obiettivo della campagna d Egitto: IL COLPO DI STATO DEL 18 BRUMAIO Nel 1799 la Francia dovette affrontare pericoli sia esterni sia interni: in Italia e in Germania le recenti conquiste si sfaldavano sotto l incalzare della controffensiva austro-russa; in particolare, nell Italia centro-settentrionale le truppe austro-russe restauravano gli antichi governi, mentre nella Repubblica partenopea i Borbone tornavano in seguito > LA PACE DI CAMPOFORMIO a una rivolta antifrancese. La vera natura della politica francese in Italia si rivelò in occasione degli accordi austro-francesi di Campoformio (ottobre obre 1797), che decisero la sorte della Repubblica di Venezia. Una volta abbattuto il secolare governo repubblicano guidato dai dogi, il destino di Venezia rientrò ben presto nel gioco delle trattative diplomatiche. Nonostante la popolazione veneziana avesse accolto i francesi con entusiasmo, Napoleone non esitò ad accordarsi con gli austriaci e a consegnare loro la città, in cambio di compensi territoriali più convenienti per la Francia a (egemonia francese su Lombardia ed Emilia e annessione di Belgio e alcuni territori tedeschi). L amara delusione dei patrioti italiani di fronte al tradimento napoleonico è stata immortalata da Ugo Foscolo nel romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis. La spedizione in Egitto A fianco, i francesi vincitori nella battaglia delle piramidi; questa vittoria precedette di pochissimi giorni la sconfitta presso la baia di Abukir. 193

4 CAPITOLO 7 L'ETÀ NAPOLEONICA Il 18 brumaio (9 novembre) 1799 Napoleone... La Costituzione dell anno VIII stabilisce: Con il Concordato del 1801 Napoleone... L istruzione elementare è affidata a... L istruzione superiore è affidata a......, perché... In Egitto Napoleone era costretto sulla difensiva; in Francia il Direttorio era sempre più fragile, mentre si stavano rafforzando giacobini e monarchici. Di fronte all attacco delle opposizioni, esercito e Direttorio strinsero ancor più la loro alleanza e in breve tempo la politica francese subì una svolta autoritaria: il 18 brumaio (9 novembre) 1799, con un colpo di stato, Napoleone che era rientrato a Parigi assunse il comando del Direttorio. Prendendo a pretesto un ipotetico pericolo incombente sulle due camere, Bonaparte, infatti, le trasferì lontano dalla capitale. Le tante voci d opposizione che si levarono nei consigli contro la mossa di Napoleone furono messe a tacere sotto la minaccia delle armi. Il Direttorio venne sciolto e il governo venne affidato a un consolato composto da tre uomini, uno dei quali era lo stesso Bonaparte. NAPOLEONE PRIMO CONSOLE Poco dopo il colpo di stato entrò in vigore una nuova Costituzione (dicembre 1799: la Costituzione dell anno VIII): essa stabiliva il rafforzamento dell esecutivo, riconosceva Napoleone come primo console e assegnava a lui i pieni poteri. Il Parlamento era indebolito, il potere di Napoleone era divenuto simile a quello di un sovrano dell Antico regime. La Francia diventava uno Stato centralistico, in cui il rafforzamento delle strutture amministrative, giuridiche e fiscali avveniva sulla base di un rigido controllo del centro sulla periferia: le istituzioni della democrazia decentrata (le assemblee elettive, volute dalla Rivoluzione) furono abolite; a capo dei vari dipartimenti in cui era diviso il territorio vennero nominati dei prefetti, che erano scelti direttamente dal primo console e solo a questi dovevano rispondere. Una rete capillare di prefetture, sottoprefetture e circondari copriva l intero territorio. Legata a questa centralizzazione del potere fu l istituzione di una fitta burocrazia, che insieme all esercito divenne la struttura portante dello Stato. LA QUESTIONE RELIGIOSA Per pacificare la società francese occorreva anche risolvere il conflitto tra Stato e clero, apertosi negli anni della Rivoluzione: nel 1790 infatti l Assemblea costituente aveva approvato la cosiddetta Costituzione civile del clero, che stabiliva che i vescovi e i parroci fossero scelti dagli elettori e stipendiati dallo Stato, come funzionari pubblici, subordinandoli così al potere politico. Inoltre al clero era stato imposto il giuramento di fedeltà alla Rivoluzione. Nel luglio del 1801 Napoleone stipulò con il papa un Concordato, nel quale venivano cancellati gli effetti della Costituzione civile del clero e vennero nominati nuovi vescovi, scelti da Napoleone stesso su indicazione del papa; la religione cattolica era riconosciuta come «religione della grande maggioranza dei francesi». LA FORMAZIONE SCOLASTICA Il campo in cui l intesa con la Chiesa si realizzò più compiutamente fu l istruzione, che venne di fatto sdoppiata: quella elementare venne affidata alle scuole cattoliche, mentre l istruzione superiore venne gestita dallo Stato. Interessato a formare una nuova burocrazia composta da una giovane generazione di tecnici, amministratori e funzionari, il governo napoleonico si dedicò con particolare cura all istruzione superiore articolata in scuole tecniche, licei, università e alla formazione del corpo insegnante. Il 18 brumaio Con il colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre 1799) Napoleone assume i pieni poteri. L immagine a sinistra raffigura il momento in cui il generale corso entra con le sue truppe nell aula del Consiglio. Il Concordato tra Napoleone e il papa Napoleone ritratto mentre firma il Concordato: con questo impegno veniva sanata una profonda frattura tra la Chiesa e lo Stato francese che risaliva alla Rivoluzione. 194

5 STORIAa 360 STORIA ARTE L'ascesa di Napoleone Napoleone e l uso politico dell arte L31 Jacques-Louis David, Bonaparte al Gran San Bernardo, Napoleone one Bonaparte, fi n da giovanissimo, mostrò una grande consapevolezza del valore politico e propagandistico dell arte. Dotato di un fi sico e di una statura niente affatto eccezionali (e anzi assai modesti), Napoleone si volle sempre ritratto nelle pose più eroiche, più capaci di esprimere i valori di forza, coraggio, fi erezza che egli voleva trasmettere ai suoi connazionali. In un epoca priva di televisione, la pittura e la scultura rappresentavano due effi cacissimi strumenti di propaganda, che Napoleone usò abbondantemente nella costruzione del suo mito. La mano destra senza guanto indica il futuro da costruire e sprona alla marcia faticosa i soldati della grande armata. I capelli lunghi e scarmigliati sono un simbolo di gioventù ed energia, contrapposto alle immagini dei vecchi uomini di potere, rappresentati nelle loro ingessate parrucche bianche. Il mantello rosso dona plasticità e movimento all immagine, integrandosi con le forme sinuose del cavallo bianco che si inarca sulle zampe posteriori. Sulle pietre in basso, accanto al nome di Napoleone, sono incisi i nomi di grandi condottieri della storia, Annibale e Carlo Magno. 195

6 CAPITOLO 7 L32 L impero napoleonico Nel 1802 Napoleone diventa... Nel 1804 diventa... LE PAROLE Codice È una raccolta omogenea di leggi, relative a un determinato ambito. Il Codice civile riguarda i rapporti tra le persone (famiglia, lavoro, eredità, proprietà...); il codice penale definisce i reati e i criteri delle pene. LA PROCLAMAZIONE DELL IMPERO Il rafforzamento del potere di Napoleone, sempre più simile a quello di un monarca assoluto, procedeva inesorabilmente. Le due tappe determinanti furono l agosto del 1802, quando Napoleone fu nominato console a vita, e soprattutto la primavera del 1804, quando, prendendo a pretesto una fallita cospirazione ai danni del primo console, fu elaborata una nuova Costituzione (anno XII): in essa si ponevano le basi per la nomina di Napoleone a imperatore dei francesi, con la possibilità di trasmettere il titolo ai discendenti maschi. Nel dicembre di quello stesso anno, Napoleone ricevette la corona imperiale dal pontefice. Attorno all imperatore crebbe una nuova corte, formata non più dalla nobiltà tradizionale, ma da un nuovo ceto nobiliare, istituito da Napoleone stesso e costituito da persone che rivestivano alte cariche militari e amministrative e che si erano distinte per particolari meriti e per fedeltà al regime. La maggior parte di questi nuovi nobili, il cui titolo era anch esso ereditario, era per lo più di origine borghese, ma alcuni erano esponenti dell antica nobiltà o addirittura del ceto popolare: la carriera amministrativa e soprattutto quella militare erano aperte a chiunque indipendentemente dalle sue origini e offrivano opportunità di ascesa sociale. Codice civile napoleonico: -approvato nel... -contenuto:... -obiettivi:... Principali vittorie di Napoleone: LA STORIA NELLE IMMAGINI IL CODICE CIVILE Nel marzo del 1804 fu varato il Codice civile. Fu il primo tentativo di ordinare il caotico insieme di leggi e consuetudini ancora operanti, la cui origine risaliva al feudalesimo. Lo scopo di questa opera, oltre al riordino di tutte le norme precedenti, fu quello di fissare alcune importanti conquiste della Rivoluzione: venne sancita l uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, il diritto alla libertà individuale, il diritto alla proprietà, l abolizione dei diritti feudali. Il Codice napoleonico, che garantì a tutti i cittadini una legge più chiara e sicura, valida in tutto il territorio dello Stato, sarebbe divenuto un modello per i codici di molti altri Paesi, compresa l Italia. L EGEMONIA IN EUROPA Strettamente legate al potere assoluto che era venuto conquistandosi in Francia, le guerre di espansione portarono Napoleone a dominare, direttamente o indirettamente, quasi tutta l Europa. Le conquiste furono il risultato di una serie di campagne militari in cui egli dovette affrontare le potenze europee ripetutamente coalizzate contro di lui. Per quanto riguarda l Italia, abbiamo visto che l invasione austro-russa aveva sottratto alla Francia i territori conquistati da Napoleone nella penisola, ma egli riuscì in pochi anni a recuperarli. Riguardo all Europa, nel 1805 si costituì una coalizione formata da Austria, Russia, Inghilterra, Svezia e Regno di Napoli: contro l Inghilterra, Napoleone progettò un invasione e fece allestire una potente flotta, ma venne battuto dagli inglesi a Trafalgar (presso lo stretto di Gibilterra). Vinse invece sul continente, in una serie di storiche battaglie, tra le quali quelle di Ulm e Austerlitz (1805) contro austriaci e russi, di Jena (1806) contro la Prussia, di Friedland (1807), ancora contro la Russia, e di Wagram (1809), contro l Austria. L imperatore d Austria Francesco Imperatore dei francesi Napoleone si fece nominare imperatore dei francesi e non imperatore di Francia per marcare la sua differenza rispetto ai sovrani dell Ancien régime e sottolineare un patto con i cittadini francesi, ai quali si proponeva come tutore severo ma giusto dei loro diritti e delle loro libertà. 196

7 L impero napoleonico L32 II fu costretto a rinunciare al Veneto e alla Dalmazia, oltre che (nel 1806) al titolo di imperatore del Sacro romano impero, restando semplicemente imperatore d Austria. In pochi anni Napoleone arrivò dunque a esercitare l egemonia su quasi tutta l Europa. LE PAROLE L EUROPA NAPOLEONICA L insieme dei territori posti sotto il dominio diretto o indiretto della Francia di Napoleone chiamato anche sistema napoleonico era così articolato: alcuni territori vennero inclusi direttamente nello Stato francese; altri furono posti sotto la tutela indiretta della Francia e per lo più governati da membri della famiglia di Napoleone stesso. Nel 1806, per esempio, un fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, ebbe la corona del regno di Napoli, di nuovo sottratta ai Borbone; quando nel 1808 anche la Spagna venne occupata dai francesi, Giuseppe Bonaparte divenne re di Spagna e la corona di Napoli passò a Gioacchino Murat, cognato di Napoleone. Sempre nel 1806 un altro fratello di Napoleone, Luigi Bonaparte, ebbe la corona d Olanda. L anno successivo, Gerolamo Bonaparte divenne re di Westfalia, regione sottratta alla Prussia. Altri Stati posti sotto la tutela della Francia furono per esempio il Granducato di Varsavia e la Confederazione del Reno, costituiti da territori sottratti a Prussia e Austria. Con l Austria, ormai piegata, Napoleone stabilì un importante alleanza, sigillata dal matrimonio, nel 1810, con Maria Luisa d Asburgo, figlia di Francesco II. Dalla Spagna alla Dalmazia, Napoleone controllava ormai più di mezza Europa. Consuetudini e leggi Le consuetudini sono norme consolidatesi nel tempo all interno di una società e divenute regole giuridiche, senza però essere raccolte in un corpo di leggi scritte. Vengono di fatto superate dalla codificazione di leggi scritte. Le leggi, che stanno alla base del diritto e che, a loro volta, si fondano sulla Costituzione, sono le norme certe di comportamento pubblico e privato imposte dallo Stato a tutta la collettività. Il sistema napoleonico è e si articola così: L ITALIA NAPOLEONICA Anche in Italia il territorio venne direttamente o indirettamente controllato dai francesi. Annessi direttamente all impero furono Piemonte, Liguria, Umbria e poi anche Toscana e Lazio. La Repubblica Cisalpina, dopo la proclamazione dell impero, divenne Regno d Italia, che fu affidato al governo di Eugenio Beauharnais, figliastro di Napoleone, e di cui entrarono poi a far parte anche il Veneto e le Marche. A familiari di Napoleone andarono inoltre la Toscana, per un certo periodo, e il Regno di Napoli, di nuovo sottratto ai Borbone nel 1806 e affidato, come si è detto, prima a Giuseppe Bonaparte e poi a Gioacchino Murat. I Borbone restarono in Sicilia, sotto la protezione degli inglesi. Le due principali formazioni statali dell Italia napoleonica: governato da governato da... > L'EGEMONIA IN EUROPA REGNO DI NORVEGIA Cristiania FINLANDIA Stoccolma REGNO DI PORTOGALLO Lisbona Trafalgar 1805 Madrid REGNO DI SPAGNA Gibilterra Col de Somosierra 1808 REGNO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA Dublino Madrid 1808 Bailén 1808 Londra Hondschoote 1793 OLANDA REGNO DI SARDEGNA REGNO DI DANIMARCA Copenaghen Berlino Waterloo Bruxelles 1815 Lipsia Auerstädt 1813 BELGIO 1806 Fleurus Valmy 1792 Jemmapes 1794 Jena CONFEDERAZIONE Parigi Fontainebleau DEL RENO Boemia Ulm 1805 Eckmühi IMPERO 1809 DI FRANCIA Monaco Lione Savoia Milano Rivoli 1797Trieste Marengo Arcole Tolosa Avignone 1800 Lodi 1796 REGNO Province 1796 D ITALIA Illiriche Mondovì 1796 Contea Piombino antichi di Nizza Stati della Chiesa Ajaccio Roma Napoli REGNO DI SICILIA REGNO DI SVEZIA Tilsit Danzica Friedland 1807 REGNO DI Eylau 1807 PRUSSIA Varsavia GRANDUCATO DI VARSAVIA Austerlitz 1805 Wagram 1809 IMPERO D AUSTRIA Vienna Buda Pest REGNO DI NAPOLI Ungheria Belgrado Serbia Riga Atene Valacchia Passaggio della Berezina 1812 Bucarest Moldavia Istanbul Borodino 1812 Smolensk Mosca IMPERO RUSSO Frontiere francesi nel 1789 Annessioni tra il 1792 e il 1797 Annessioni sotto il consolato e l Impero (1812) Frontiere francesi intorno al 1812 Stati sotto la tutela francese intorno al 1812 Stati governati da membri della famiglia Bonaparte Principali Stati coalizzati contro la Francia Frontiere francesi nel 1815 Vittoria Sconfitta IMPERO OTTOMANO 197

8 CAPITOLO 7 L'ETÀ NAPOLEONICA Il blocco continentale è Risultati del blocco continentale:... Reazioni della società spagnola all occupazione napoleonica:... IL NEMICO INGLESE E IL BLOCCO CONTINENTALE Il disegno egemonico di Napoleone aveva il suo limite nella presenza dell Inghilterra, che con la forza della sua flotta, la rete dei suoi commerci e l espansione della sua economia era la più potente nemica della Francia. Nel 1806 Napoleone decise il blocco continentale contro l Inghilterra per cercare di batterla sul piano economico, dato che non riusciva a farlo sul piano militare: con l impiego della marina francese e con apposite leggi vietò dunque ai Paesi europei di avere qualsiasi rapporto commerciale con l Inghilterra. Il calcolo era preciso: solo l isolamento dell economia britannica dal resto d Europa avrebbe piegato la potente avversaria e colmato il ritardo economico della Francia; occorreva quindi difendersi dalle merci inglesi, attraverso protezioni e divieti, spegnendo la fonte della ricchezza inglese, cioè la libera navigazione sui mari del mondo. IL BILANCIO DEL BLOCCO CONTINENTALE Il blocco continentale non ebbe i risultati sperati; l Inghilterra non ne uscì piegata, perché grazie al contrabbando e all ampiezza del suo sistema commerciale, esteso a livello mondiale, riuscì a superare la crisi. In compenso con il blocco vennero a mancare merci importanti per le industrie francesi e in generale per i consumi degli altri Paesi europei. Inoltre, la necessità di controllare i porti mediterranei e baltici, gli sforzi per reprimere il contrabbando e i danni provocati nei Paesi legati all economia inglese Russia, Italia settentrionale, Germania indebolirono l impero. Non solo: il blocco fece crescere l ostilità delle popolazioni sottomesse, costringendo la Francia a nuove annessioni per limitare gli effetti del contrabbando Olanda e costa tedesca del Mare del Nord e deteriorando i rapporti con lo zar. Di positivo vi fu che la chiusura del mercato europeo alle merci inglesi soprattutto tessili consentì un eccezionale diffusione di macchine tessili sul continente. L INIZIO DELLA FINE: LA RIVOLTA SPAGNOLA Le vittorie contro Austria e Prussia sembrarono assicurare alla Francia un affermazione incontrastata. Tuttavia, andavano manifestandosi i primi segnali di crisi, a cominciare dalla Spagna. Quando nel 1808 Napoleone occupò la Spagna e destituì re Carlo IV, sostituendolo con Giuseppe Bonaparte, la società spagnola s infiammò, mossa da sentimenti diversi: orgoglio nazionale umiliato, interessi economici compromessi dal blocco continentale, tradizionalismo cattolico e speranze democratiche nella sconfitta dell imperialismo napoleonico. Per la prima volta l espansione francese trovava un ostacolo non in una guerra tradizionale, ma nella resistenza di un popolo contro il dominio straniero. L Inghilterra inviò in Spagna aiuti militari ed economici, che permisero all esercito regolare spagnolo e al generale inglese Wellington di infliggere alcune sconfitte ai francesi (luglio e agosto 1808). LA STORIA NELLE IMMAGINI La fucilazione dei ribelli spagnoli Questo quadro, del pittore spagnolo Francisco Goya, ricorda le fucilazioni dei ribelli spagnoli da parte dei soldati napoleonici il 4 maggio 1808, quando la Spagna insorse contro l occupazione francese. Nonostante la repressione, la ribellione della Spagna continuò per circa quattro anni, con una guerriglia sostenuta dagli inglesi. 198

9 STORIAa 360 STORIA L impero napoleonico ARCHITETTURA E URBANISTICA Milano al tempo di Napoleone L32 L Arena di Milano in un dipinto ottocentesco. Milano fu capitale della Repubblica Cisalpina e poi, dal 1805 al 1814, del Regno d Italia. I francesi, dunque, le conferirono quel rango di città capitale di uno Stato più ampio di quello tradizionalmente controllato dal ducato di Milano e s impegnarono per renderla all altezza del suo nuovo ruolo. Tra le tante opere realizzate dai francesi nel ventennio napoleonico ne ricordiamo due: l Arena civica e l Arco della pace. L Arena civica Nel 1805 furono iniziati i lavori dell Arena, un imponente opera pubblica che ancora oggi è visitabile nel centro storico di Milano, vicino al Castello Sforzesco. Si tratta, per usare una terminologia moderna, di un grande stadio, costruito secondo il gusto e lo stile neoclassico allora in voga. Poteva contenere fi no a trentamila spettatori e, in occasione di festività speciali, poteva addirittura essere riempita con l acqua dei Navigli, i canali che scorrevano lì vicino (oggi interrati), e trasformata in un grande lago artifi ciale nel quale si tenevano gare nautiche. Nella prima metà del Novecento è stata lo stadio in cui hanno giocato le due squadre milanesi di calcio. Oggi ospita gare sportive ed eventi musicali. L Arco della pace Progettato dall architetto Luigi Cagnola nel 1806 in occasione delle nozze del viceré d Italia Eugenio di Beauharnais con la principessa Amalia di Baviera, in origine doveva essere un opera effi mera, cioè transitoria, destinata a essere smontata dopo l occasione solenne e, dunque, realizzata in legno. Alla fi ne, però, l arco di trionfo che Cagnola realizzò fu considerato talmente bello ed elegante che le autorità decisero di trasformarlo in un opera permanente. L arco, secondo per dimensioni solo all Arco di trionfo di Parigi, è posto all imbocco di corso Sempione, un ampio viale alberato modellato sull esempio dei grandi boulevards parigini, che doveva collegare idealmente Milano a Parigi. Quando gli austriaci ripresero il possesso di Milano, nel 1815, non distrussero l arco, ma ne mutarono il signifi cato simbolico: non più esaltazione del trionfo francese, ma della pace restaurata dagli Asburgo. L Arco della pace di Milano. 199

10 CAPITOLO 7 L33 Il crollo dell impero napoleonico Campagna di Russia: -anno:... -strategia dell esercito russo:... -esiti per l armata napoleonica:... LE PAROLE Spirito nazionalistico La consapevolezza da parte di individui o di un popolo di far parte di una nazione. Contro Napoleone inizia a diffondersi in Europa LA CAMPAGNA DI RUSSIA Il lblocco continentale aveva un punto debole: lo zar di Russia, formalmente in buoni rapporti con Napoleone, poteva facilmente aggirare il divieto di commercio con l Inghilterra, consentendole l accesso al mercato europeo. Fu così che divenne inevitabile uno scontro diretto tra Napoleone e la Russia. La campagna di Russia del 1812 rappresentò la più grandiosa mobilitazione militare della storia europea (oltre uomini) e, insieme, una delle più cocenti disfatte a cui un esercito sia mai andato incontro. Napoleone contava di risolvere la campagna militare in poco tempo e partì, nel giugno del 1812, con equipaggiamento e rifornimenti limitati, ma i generali russi lo intrappolarono con un abile strategia: essi infatti decisero di evitare il più possibile lo scontro armato diretto e di ritirarsi a poco a poco, attirando il nemico nel cuore della steppa, in attesa del rigido inverno russo; dietro di loro gli eserciti russi lasciavano villaggi abbandonati, campi e magazzini bruciati, in modo che i francesi non potessero trovare rifornimenti alimentari. Giunto in settembre nei pressi di Mosca, Napoleone si scontrò con l esercito zarista a Borodino e vinse, ma poi, entrato nella capitale, trovò una città abbandonata. Gli approvvigionamenti erano sempre più difficili e il duro inverno russo stava per iniziare: Napoleone decise di ritirarsi. Decimata dalla fame e dal freddo, l armata napoleonica subì una durissima sconfitta nella battaglia della Beresina (novembre 1812): meno di uomini dell esercito, dei che erano partiti, riuscirono a tornare. CRISI DEL REGIME NAPOLEONICO La disfatta russa segnò la crisi del regime napoleonico. Nella società francese si formò un vasto schieramento che era ormai convinto che la stagione di Napoleone fosse finita e che occorresse voltar pagina. In Europa le regioni che stavano subendo la supremazia francese videro che poteva essere il momento di reagire. Dalla Spagna alla Russia, dall Austria alla Prussia iniziò a diffondersi quello spirito nazionalistico che sarebbe diventato un fattore decisivo della guerra antinapoleonica. LA STORIA NELLE IMMAGINI La campagna di Russia Napoleone affrontò questa campagna militare (sotto in un dipinto di Meissonier) con un esercito numerosissimo, ma eterogeneo era composto da uomini di tante nazionalità diverse e male equipaggiato: Napoleone infatti pensava a una vittoria rapida e per i rifornimenti delle truppe contava, come sempre, sulle requisizioni nei territori occupati. In realtà, a mano a mano che i soldati di Napoleone avanzavano, i russi si ritiravano facendo terra bruciata intorno a loro. 200 La ritirata di Russia Sopra, un momento dell attraversamento del fiume Beresina, durante la ritirata dell esercito napoleonico. Nella battaglia della Beresina Napoleone subì una pesante sconfitta.

11 Il crollo dell impero napoleonico L33 LA BATTAGLIA DELLE NAZIONI Nell inverno tra il 1812 e il 1813, dopo anni di insurrezioni e guerriglia, gli spagnoli con l aiuto degli inglesi riuscirono a cacciare l esercito napoleonico. In Prussia un agitazione studentesca di stampo nazionalista spinse il re Federico Guglielmo III ad allearsi con lo zar Alessandro I; in questo caso però gli alleati antifrancesi dovettero capitolare (Lützen e Bautzen, maggio 1813). Nel giugno del 1813 anche l Austria ruppe ogni indugio, revocò la neutralità alla quale era stata costretta dalle sconfitte militari e dalla subalternità politica (sancita dal matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d Austria) e aderì alla nuova coalizione antifrancese, insieme a Prussia, Inghilterra e Russia. Sui campi di Lipsia, nell autunno del 1813, quella che è passata alla storia come la battaglia delle nazioni decretò la crisi finale dell impero napoleonico. IL CROLLO DEL REGIME NAPOLEONICO Ovunque si intensificavano ribellioni contro la Francia e, una dopo l altra, le tessere del mosaico imperiale cominciarono a disperdersi. I territori prima sottoposti al dominio o alla tutela francese riconquistarono la loro autonomia, abbandonando la Francia al suo destino. Intanto in Francia, nonostante gli appelli patriottici dell imperatore, si diffondevano la renitenza alla leva, le ribellioni di massa, l opposizione politica, la stanchezza per la guerra. Il 30 marzo del 1814 la caduta di Parigi, sotto i colpi degli eserciti coalizzati, segnò l atto finale della guerra. Approfittando della disfatta e per impedire che, nel vuoto di potere, essa si tramutasse in un totale asservimento alla volontà dei vincitori, il senato francese costrinse Napoleone ad abdicare senza alcuna condizione e restaurò la monarchia borbonica: al trono venne chiamato Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI. Battaglia delle nazioni: -anno:... -luogo:... -esito:... Caduta di Parigi: -data:... -conseguenze: LA FINE DELL ITALIA NAPOLEONICA Tra il 1812 e il 1814 il sistema napoleonico si sgretolò dunque completamente; tra gli ultimi Stati creati dalla Francia che crollarono vi furono i due che, dopo secoli di divisione e conflittualità, avevano semplificato il quadro politico della penisola italiana: il Regno d Italia e quello di Napoli. Il viceré d Italia, Eugenio Beauharnais, seguì la sorte dell imperatore sconfitto: rapidamente si recisero tutti i suoi legami con le forze fondamentali della società italiana, mentre d altra parte l Austria non era disposta a rinunciare alla prospera e ricca Lombardia e alla costa veneta, vera e propria porta d accesso al Mediterraneo. LE PAROLE Renitenza alla leva Rifiuto di sottoporsi all obbligo militare non presentandosi all arruolamento. La battaglia di Lipsia Tra il 16 e il 18 ottobre 1813, a Lipsia, nella cosiddetta battaglia delle nazioni, Inghilterra, Prussia, Russia e Austria inflissero a Napoleone una decisiva sconfitta; di lì a poco tutto il sistema napoleonico si sgretolò. 201

12 CAPITOLO 7 L'ETÀ NAPOLEONICA Gioacchino Murat: -re di... -alla caduta di Napoleone cerca di... -In che modo?... -Con che risultati?... L ultimo tentativo Dall esilio dell Elba Napoleone... Battaglia di Waterloo: -data:... -esito:... Napoleone finisce i suoi giorni a... LE PAROLE Coscienza nazionale e patriottica Consapevolezza di essere parte di una nazione e di volerne difendere l integrità e la libertà. Il re di Napoli Gioacchino Murat > tentò invece di uscire dalla crisi rafforzando l autonomia del suo regno. Dopo aver addirittura combattuto contro i soldati di Beauharnais a fianco dell esercito austriaco, egli tentò di giocare la carta dell indipendenza, appoggiandosi ai sentimenti antinapoleonici largamente diffusi nella società italiana e, allo stesso tempo, ai primi segnali di una coscienza nazionale e patriottica. Murat lanciò da Rimini un appello ai patrioti italiani, privi di una guida autorevole e timorosi che la disfatta di Napoleone cancellasse le innovazioni politiche e sociali introdotte anche in Italia durante l impero. La sconfitta di Tolentino (maggio 1815), subita a opera di un esercito austriaco, pose fine a questo estremo tentativo. Murat, fuggito in Corsica, cercò pochi mesi dopo di far ritorno nel suo ex regno, ma venne catturato e fucilato. L ULTIMO TENTATIVO Napoleone sconfitto venne esiliato all isola d Elba, ma non cessò di sperare in un possibile capovolgimento della situazione. Egli pensava che la tensione interna alla società francese, derivante dagli eccessi delle forze più reazionarie e dal timore che venissero eliminate anche le libertà fondamentali affermatesi nella lunga stagione rivoluzionaria, fosse destinata a indebolire il nuovo regime borbonico. Nel febbraio del 1815, confidando sulla fedeltà dell esercito e sul sentimento di umiliazione nazionale di un popolo ormai abituato alla grandeur imperiale, Bonaparte fece segretamente ritorno in patria. Accolto come un trionfatore da contadini e militari, costrinse il re alla fuga. DAI CENTO GIORNI A WATERLOO Il colpo di mano di Napoleone dimostrava quanto fosse ancora saldo, nonostante tutto, il legame dell ex imperatore con il popolo francese. Tuttavia, il suo ritorno al potere avvenne in condizioni di estrema precarietà. Le potenze europee si allearono immediatamente nella settima e ultima coalizione antifrancese che, nella battaglia di Waterloo, in Belgio, del giugno 1815, sconfisse definitivamente l esercito napoleonico. Così, con il rapido epilogo dei cento giorni tanto era durata l ultima avventura dell ex generale còrso, si concluse la parabola napoleonica. All imperatore fu riservato un trattamento molto più severo che in passato: questa volta fu la piccola e sperduta isola atlantica di Sant Elena a ospitarlo fino alla morte, avvenuta il 5 maggio > GIOACCHINO MURAT Gioacchino Murat nacque nel 1767 da un umile famiglia di albergatori. Egli stesso, dopo aver interrotto gli studi ecclesiastici, fece il locandiere prima di arruolarsi nell esercito di Luigi XVI. Dopo la Rivoluzione, continuò la sua carriera militare al seguito di Napoleone e, fin dal 1795, fu al suo fianco nella repressione della rivolta parigina delle forze reazionarie fedeli al re. Lo seguì poi in Italia e in Egitto, fino al colpo di stato del 18 brumaio. Napoleone aveva di lui un altissima considerazione, tanto da dargli in moglie, nel 1800, la sorella Carolina. In virtù di questa parentela, ma soprattutto per il valore dimostrato nelle numerose battaglie che avevano contribuito a estendere i confini dell impero, Murat ottenne nel 1808 il trono di Napoli, governando però il regno in frequente contrasto con l imperatore. Quando Napoleone fu esiliato all Elba, Murat lo abbandonò al suo destino, iniziando trattative con austriaci e inglesi nella speranza di poter conservare il trono. I francesi lo considerarono un traditore, ma anche gli alleati anglo-austriaci lo guardarono con diffidenza, preferendo una restaurazione del dominio borbonico nel Regno di Napoli. Senza darsi per vinto, dopo la definitiva caduta di Napoleone Murat tentò ancora di riconquistare il trono: sbarcò in Calabria con alcuni uomini, ma venne catturato e condannato a morte, il 13 ottobre L esilio a Sant Elena Napoleone sulla nave che lo conduce nell isola di Sant Elena. 202

13 STORIAa 360 STORIA LETTERATURA Il crollo dell impero napoleonico L esercito napoleonico a Mosca: il racconto di Tolstoj L33 Il grande scrittore russo Lev Tolstoj ( ) ci offre, nel suo romanzo storico Guerra e pace, un grande affresco della società russa dei primi anni dell Ottocento; fanno da cornice al romanzo gli eventi della campagna di Napoleone in Russia. Nel brano che segue si racconta l ingresso dei soldati napoleonici a Mosca: la città è quasi deserta, perché i comandanti militari russi hanno dato ordine di evacuare la città; di lì a poco si scoprirà che è stato appiccato il fuoco a provviste, magazzini, negozi e altre cose che potessero essere utili ai soldati francesi. Questi ora dilagano in città alla ricerca di cibo. L incendio di Mosca, poco dopo l arrivo dei soldati di Napoleone. I soldati francesi, benché fossero laceri, affamati, stremati di forze e ridotti alla metà del loro antico effettivo, entrarono a Mosca ancora in file ordinate. Era un esercito stanco, abbattuto, ma ancora guerriero e minaccioso. Ma fu un esercito soltanto fino al momento in cui i soldati di questo esercito non si dispersero per gli alloggi. Appena gli uomini dei reggimenti cominciarono a spargersi per le case vuote e ricche, l esercito fu distrutto per sempre, e non ci furono più cittadini o soldati, ma qualcosa di mezzo che ha nome saccheggiatori. Quando, dopo cinque settimane, gli stessi uomini uscirono da Mosca, essi non formavano già più un esercito. Erano una folla di saccheggiatori, ognuno dei quali si tirava dietro o si portava addosso un cumulo di cose che gli erano sembrate preziose e necessarie. Scopo di ognuno di questi uomini uscendo da Mosca era non più, come prima, la conquista, ma soltanto la difesa di ciò che aveva preso. Simili alla scimmia che, avendo infilato il braccio nella stretta gola di un vaso e afferrato una manciata di noci, non apre il pugno per non perdere quel che ha preso e con questo si perde, i francesi uscendo da Mosca dovevano evidentemente perire perché trascinavano dietro a loro quello che avevano depredato, ma gettar via questa roba era impossibile, come è impossibile alla scimmia aprire il pugno con le noci. Dopo dieci minuti dall entrata di ciascun reggimento francese in qualsiasi quartiere di Mosca, non restava più né un soldato né un ufficiale. Dalle finestre delle case si vedevano uomini in cappotto e in ghette che camminavano ridendo per le stanze; nelle cantine, nei sotterranei gli stessi uomini s impadronivano delle provviste; nei cortili gli stessi uomini aprivano e forzavano le porte delle rimesse e delle scuderie; nelle cucine accendevano il fuoco, con le maniche rimboccate arrostivano, impastavano, cuocevano, spaventavano, facevano ridere e carezzavano donne e bambini. E di questa gente ce n era molta da per tutto, nelle case e nelle botteghe, ma l esercito non esisteva più. In quello stesso giorno i comandanti francesi diedero ordini su ordini per proibire alle truppe di disperdersi per la città, per proibire severamente ogni violenza verso i cittadini e ogni rapina, per fare la sera medesima l appello generale; ma, a dispetto di qualunque misura, gli uomini che prima formavano un esercito si sparpagliavano per una città ricca, piena di comodità e di vettovaglie e interamente deserta. Come un gregge affamato che procede tutto radunato per una pianura nuda, ma subito si sbanda appena capita su un ricco pascolo, così si sbandava irrefrenabilmente l esercito in quella ricca città. L. Tolstoj, Guerra e pace, Einaudi 203

14 CAPITOLO 7 L34 PIÙ OLTRE GLI EVENTI Napoleone: dittatore o modernizzatore? A quasi due secoli dalla sua morte, Napoleone continua a godere di grande ammirazione, nonostante il suo regime autoritario e nonostante le gravi conseguenze delle sue guerre sulle popolazioni. Perché? Il fatto è che Napoleone è una figura complessa, che incarna in sé la fase cruciale di passaggio dall Ancien régime allo Stato moderno. Durante il ventennio napoleonico numerosi popoli subirono... LE PAROLE Outsider Chi, in una competizione sportiva o politica, oppure nella carriera professionale, inizialmente non è tra i favoriti, o parte da posizioni di scarso rilievo, ma riesce poi vincitore o comunque emerge. Giovanissimo e lontano da Parigi negli anni della Rivoluzione, Napoleone non potè farne parte, pur ammirando... UN MITO DURATURO La figura storica di Napoleone, a distanza di quasi due secoli dalla sua morte (1821), continua a godere di un rispetto e di un ammirazione ancora integri, nonostante sia stato ormai appurato che durante il ventennio napoleonico morirono milioni di persone a causa delle guerre continue e delle loro conseguenze sulla popolazione civile (carestie, epidemie ecc.). Perché Napoleone, nella coscienza storica degli europei (e non solo dei francesi), non è assimilato a figure di despoti e dittatori giudicate unanimemente deplorevoli e sanguinarie, come Hitler o Stalin? Stando alla contabilità dei morti, infatti, Napoleone non dovrebbe meritare un trattamento migliore, né un giudizio più benevolo. Eppure, quando ci accostiamo ad esso, di solito non ci vengono in mente le inaudite sofferenze causate a milioni di persone dall aggressivo espansionismo francese, né la sistematica violazione dei diritti di interi popoli e nazioni, né lo sfruttamento delle risorse materiali e culturali cui il generale còrso costrinse molti Paesi dominati (tra i quali specialmente l Italia). Se Napoleone non viene percepito unicamente come un tiranno è perché egli è effettivamente una figura complessa; fu in ogni caso grazie a lui e ai suoi eserciti, ovviamente che alcuni princìpi della Rivoluzione poterono diffondersi in Europa: l unicità della legge all interno dello Stato, l uguaglianza di tutti i cittadini di fronte a essa, l abrogazione dei privilegi nobiliari ed ecclesiastici. NAPOLEONE E LA RIVOLUZIONE: UN OUTSIDER... Come abbiamo visto, Napoleone era nato nel 1769 in Corsica, una regione marginale e periferica della Francia. Nei giorni della presa della Bastiglia egli dunque aveva appena vent anni. Era giovane (anche se a quell epoca a vent anni si era già considerati adulti e molti protagonisti della Rivoluzione non ne avevano molti di più quando misero in gioco le loro vite), ma soprattutto era lontano da Parigi, il vero epicentro del terremoto rivoluzionario. Si potrebbe dire che fosse un outsider, certamente non insensibile al richiamo dei valori rivoluzionari, ma nell impossibilità pratica di gettarsi nella mischia e di dare il suo contributo alla loro concreta realizzazione. Poco più che ventenne, sembra che Napoleone guardasse con simpatia e ammirazione all esperienza giacobina, anche se presto la sua cultura militare prevalse sulle suggestioni egualitarie dei seguaci di Robespierre. LA STORIA NELLE IMMAGINI L ingresso dell armata francese a Roma Per i caduti nelle guerre napoleoniche Incisione ottocentesca raffigurante una giovane vedova che piange sulla tomba del marito, caduto in guerra. 204

15 Napoleone: dittatore o modernizzatore? L34 PIÙ PIÙ... MA ANCHE UN FIGLIO DELLA RIVOLUZIONE Napoleone appare comunque, se non un protagonista diretto, almeno un figlio della Rivoluzione, un suo prodotto. Fu la Rivoluzione e il gigantesco terremoto sociale che provocò a rendere possibile la rapida ascesa ai vertici del potere di un giovane provinciale formatosi nelle file dell esercito. L avventura umana di Napoleone Bonaparte, in sostanza, è la più chiara testimonianza di come la Rivoluzione non fosse passata invano, ma avesse davvero modificato in profondità gli equilibri dell Antico regime. A ciò si aggiunga che Napoleone finì per incarnare una specie di seconda fase della Rivoluzione: dopo gli eccessi e le crisi degli anni compresi tra il 1789 e il 1795, culminati con la stagione giacobina, il Terrore e l esecuzione di Robespierre, Napoleone è il simbolo di una fase nuova di stabilizzazione, di consolidamento della Francia borghese, di affermazione in Europa della sua volontà egemonica. IL CASO ITALIANO L Italia, a tale riguardo, è un caso davvero singolare. Il triennio compreso tra il 1796, anno della discesa di Napoleone in Italia e della fondazione della Repubblica Cisalpina, e il 1799, anno in cui le truppe austro-russe sembrarono mettere in forse il predominio francese sulla penisola (prima della definitiva vittoria napoleonica a Marengo nel 1800), fu chiamato triennio giacobino. Questa definizione induce a pensare che in quegli anni, l Italia, o almeno una sua parte, abbia conosciuto una stagione di riforme rivoluzionarie, improntate a un interpretazione radicale e ultrademocratica della Rivoluzione. E induce anche a pensare che Napoleone fosse il campione di questo giacobinismo da esportazione, l uomo che guidava un esercito rivoluzionario, armato di fucili sulle cui baionette risplendevano i valori libertari e ugualitari del Ma noi sappiamo che non fu così. Sappiamo che Napoleone scese in Italia non per esportarvi la Rivoluzione, ma su ordine del Direttorio per impegnare militarmente gli austriaci su un fronte secondario, nel contesto del più generale conflitto continentale. E sappiamo anche che, con la sua politica, Napoleone conquistò l appoggio e il consenso delle classi proprietarie italiane, non certo del popolo e ancor meno dei democratici giacobini. TIRANNO E INNOVATORE E allora, chi fu davvero Napoleone? Un despota e un tiranno, che non si faceva scrupolo di calpestare i diritti e le aspirazioni di popoli interi pur di affermare la propria brama di potenza, o il rappresentante di un regime politico nuovo, che diede un eccezionale contributo alla modernizzazione non solo della Francia, ma dell intero continente europeo? La storia, come sempre, non ammette semplificazioni. Con ogni probabilità Napoleone fu l una e l altra cosa insieme. Fu certo un tiranno, che esercitò il potere con ferocia e spregiudicatezza, ma fu anche l artefice di una straordinaria opera di modernizzazione sociale ed economica, esemplarmente incarnata dal Codice civile. Fu un condottiero che non si fece scrupoli nel mandare al macello centinaia di migliaia di uomini nella campagna di Russia, ma fu anche un innovatore che trasformò la società europea grazie alle sue leggi e riforme amministrative. > MATERIALI PER UN BILANCIO Lo storico Carlo Zaghi scrive: «È stato detto e ripetuto che Napoleone è un despota, un tiranno, che asservì l Italia e l aggiogò alla Francia e creò nel Regno un regime a tre dimensioni, censitario, dirigista e poliziesco, a sfondo militare: e non abbiamo motivi per negarlo». Per sostenere questa tesi, Zaghi elenca molti fatti: «la volontà di ignorare [ ] ogni tradizione [ ]; l uguaglianza civile, occupante il primo posto tra i diritti dell uomo nella legislazione rivoluzionaria del 1793, che durante la dominazione napoleonica venne annullata davanti alle ineguaglianze fi ssate per legge e all onnipotenza di un regime arbitrario; le libertà pubbliche e le tutele giuridiche tanto decantate, dimezzate dal permanente stato di guerra, [ ] la censura, la delazione elevata a dovere [ ]; la spogliazione delle opere d arte [ ], la riduzione dell arte e della letteratura a puro strumento di adulazione d un regime dispotico». Eppure, terminato questo lungo elenco, lo storico aggiunge: «Smantellò l Ancien régime, trasformando l antico Stato patrimoniale > in uno Stato centralizzato e moderno, e impose all Italia, come in Francia, una struttura sociale sostanzialmente borghese, rendendo di fatto inconcepibile all Austria e agli altri prìncipi un semplice ritorno al passato». (Sopra, Apoteosi di Napoleone, di Andrea Appiani, 1808.) Lo sconvolgimento sociale provocato dalla Rivoluzione si riflette bene nella biografia di Napoleone: infatti... Classi sociali di cui Napoleone conquista il sostegno:... Napoleone: -tiranno perché... -innovatore perché... Ricorda che > Lo stato patrimoniale In età moderna (XVI secolo) le case regnanti europee considerarono la sovranità come qualcosa che apparteneva di diritto alla propria famiglia, una specie di proprietà privata, da tramandare in eredità. 205

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