principio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio (Mc 1,1)

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1 CATECHESI CITTADINA DEGLI ADULTI principio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio (Mc 1,1) figure e controfigure del vangelo 8. LI RIMPROVERÒ PER LA LORO INCREDULITÀ. EGLI DISSE: ANDATE!. (Mc 16,14-15) FIGURE CREDIBILI O CREDENTI? Quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito (proverbio cinese) 1. INVOCAZIONE O santo Vento, amoroso respiro ed alito appassionato del Cristo, energia vitale scaturita per noi e trasmessa dalla santa Croce; e scesa pacificamente e gioiosa - come un soffio creatore sui discepoli del Risorto, rinchiusi nel Cenacolo, smarriti e senza più fiducia nella Vita: Vieni, Spirito creatore O turbine di fuoco che si abbatte, con rombo potente, su ogni vecchia Gerusalemme, ravviva ancora la nostra brace, disperdendo le ceneri delle nostre paure, e alimenta in noi, inesausto, l ardore dell Altissimo, sospingendoci gagliardi ad incendiare tutti della gioiosa notizia il mondo: Vieni, Spirito creatore 1 1 D. M. MONTAGNA, Stupore, Tutte le poesie edite e inedite ( ) (a cura di E. Ronchi e G. Carraro), Servitium, Milano 2010, 449.

2 2. TESTO Dal vangelo secondo Marco (16, 1-20) 1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2 Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3 Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall ingresso del sepolcro?». 4 Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5 Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d una veste bianca, ed ebbero paura. 6 Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l avevano posto. 7 Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». 8 Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite. 9Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. 10 Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. 11 Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. 12Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. 13 Anch essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. 14Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15 E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. 3. LETTURA DEL TESTO Il capitolo 16 chiude il racconto di Marco, con il suo stile narrativo estremamente sobrio. Non è interesse di questa Catechesi esplorare il dibattito degli studi biblici attorno all autenticità dell intero capitolo, se sia totalmente originario del racconto marciano o se in parte e per quali motivi aggiunto successivamente 2. Di fatto noi lo recepiamo così dalla tradizione nel senso del processo di consegna - della Chiesa. Benché ci soffermeremo in particolare solo su alcuni versetti (9-15), mettendo in luce una precisa dinamica, riteniamo tuttavia utile alla comprensione ordinare il materiale narrativo in una struttura che ne faccia da indice, mettendone in evidenza i particolari salienti, struttura che possiamo così tracciare nelle sue linee essenziali: I. PRIMA SCENA: presso il sepolcro (1-8) II. SECONDA SCENA: l apparizione a Maria di Magdala (9-11) III. TERZA SCENA: l apparizione a due di loro (12-13) IV. QUARTA SCENA: l apparizione agli Undici (14-18) V. CONCLUSIONE: presenza del Risorto nella vita della Chiesa (19-20) 2 Ciò che analogamente come è noto accadde per il capitolo 21 del vangelo secondo Giovanni. Nello specifico, è l avvio del v.9 di Marco a dar adito a un ipotesi in questa direzione, suonando come l inizio di una nuova sezione narrativa, il cui tono complessivo rivela un cambio di mano. 2

3 Al racconto di quanto avvenne presso il sepolcro seguono dunque due scene di apparizione connotate dallo schema apparizione-annuncio-incredulità, cui segue la terza scena di apparizione presso gli Undici che vengono rimproverati per l incredulità da essi manifestata all annuncio, scena a sua volta connotata dall invio-ad-annunciare e dai segni che accompagnano coloro che credono (v. 17). Si potrebbe così rinvenire nello schema apparizione-annuncio-incredulità/fede il fil-rouge dell intera seconda parte del nostro capitolo. La prima scena presso il sepolcro vedeva presenti tre figure del seguito femminile di Gesù: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome e sono le destinatarie del primo annuncio (v. 6-7). Tuttavia Marco annota di esse la reticenza a motivo della paura (già introdotta al v. 5 e ripresa al termine al v8) e dei suoi correlati: spavento, stupore. Fin dalle prime ore di quel primo giorno della settimana l evento della pasqua si misura con quel mondo sommerso che un simile annuncio è in grado di evocare, un misto di voglia di tacere e di raccontare. Segue la narrazione degli incontri di Gesù, indicati secondo un ordine preciso e richiamato esplicitamente: 9 Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni 12 Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro 14 Alla fine apparve anche agli Undici Più che una narrazione di apparizione di cui non è detto praticamente nulla si tratta di racconti sulla difficoltà dei discepoli a credere a coloro che annunciano il mistero di Cristo che la Pasqua rivela. Infatti il problema sembra spostarsi clamorosamente dalla difficoltà del contenuto della fede alla difficoltà del portatore dell annuncio: l incredulità verso chi annuncia si riflette sul contenuto che trasmette. A Maria di Magdala, di cui si fornisce con puntiglio un ritratto indicatore dei motivi di difficile credibilità, non è possibile credere: 11 Ma essi, udito che era vivo [CONTENUTO] e che era stato visto da lei [ANNUNCIATORE], non credettero. Analogamente accade per la scena che segue; è detto che dopo questo [l apparizione a Maria, l annuncio e l incredulità verso la testimone], apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna (v. 12). Prima di passare alla reazione di incredulità, è degna di nota l espressione usata a proposito dei discepoli: due di loro. Loro chi? Al v. 10, l annuncio di Maria era portato a 10 quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. La seconda apparizione riguarda due di coloro che furono con Gesù, figure con credenziali migliori di Maria: 12 ma non credettero neppure a loro Alla fine, la terza apparizione, agli Undici. Perché Undici? Marco non narra della morte di Giuda. La possiamo dare per scontata, come elemento assodato? Oppure possiamo recepire il dato di un numero mancante, di una situazione di defezione, di una condizione tutt altro che piena? E del resto queste scene di continua incredulità non sono forse la descrizione di una condizione mancante, precaria? Ora, in questa terza apparizione è curioso che Gesù rimproveri non tanto per l incredulità verso il contenuto il suo essere vivo, quanto piuttosto per quella verso gli annunciatori: 14 Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. La narrazione tuttavia non indulge troppo sul rimprovero perché incalza piuttosto l invio/invito ad andare ad annunciare: 3

4 15 E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura L invio/invito collocato a questo punto appare in tutta la sua chiarezza e potenza: la fede si affida non alla credibilità dei testimoni, ma all azione e alla forza del Vangelo, al di là dei suoi testimoni. Non è un caso ci pare che si indichino i segni che accompagnano quelli che credono, non quelli di coloro che annunciano; le tracce dell azione del Vangelo quando è tale, come - nel suo piccolo - ha voluto contribuire a esplorare anche questo percorso di Catechesi per Adulti. Che ci sia l indicazione dei segni di coloro che credono, letta al temine di una tormentata narrazione sullo schema apparizione-annuncio-incredulità, costituisce un prezioso antidoto contro due pericoli opposti e corrispondenti: - lo scandalo di fronte alla differenza tra il contenuto del Vangelo e chi lo annuncia (la questione della credibilità) - la pretesa da parte di alcuni di esserne gli annunciatori in esclusiva genuinità. Letta cosi, questa pagina ha il sapore delle fatiche-a-credere che costellano ogni tempo della storia della Chiesa, fin dal primo respiro. Per analogia potrebbe essere accostata alla pagina di Giovanni 20, 19-29, dove a Tommaso è chiesto di credere sulla parola di chi annuncia; e non a caso Giovanni chiude su questo episodio l intero suo scritto. Come accade anche per il testo di Marco. E come l episodio di Tommaso da voce alla domanda: Si può credere senza vedere, sulla sola parola?, qui Marco dà cittadinanza alla domanda: si può credere alla parola di una figura poco credibile?. E per entrambi la risposta è unica: sì, si può credere alla sola parola, portata anche da testimoni sbiaditi o non credibili; la parola dà accesso alla corposa realtà del Risorto non meno del toccare e del vedere, così come il Vangelo dispiega tutta la sua forza non in virtù della qualità di chi lo annuncia, ma per ricchezza sua propria, che il testimone-annunciatore né può accrescere né diminuire. Come lucidamente annotava già nel II secolo Ireneo di Lione: Come il sole, creatura di Dio è unico in tutto l universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le Chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del suo maestro. Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla FIGURE E CONTROFIGURE: FIGURE CREDIBILI O CREDENTI? Il testo che ci ha guidati fin qui e la lettura che abbiamo imbastito ci consente ora di riprendere il filo conduttore di queste Catechesi. Se infatti la lettura del testo ci ha condotti a intravvedere la figura evangelica della testimonianza e dell annuncio, quale ne può essere la sua più frequente contro-figura? Lo scandalo delle prime ore rimane la pietra contro cui si inciampa nel cammino della storia: dichiarare impossibile la fede nel Vangelo a motivi dell opacità di chi lo annuncia. 9Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni 10 Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. 11 Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. (15, 9-11) Fosse apparso a Simone le cose sarebbero andate diversamente? Chi mai avrebbe dovuto scegliere il Crocifisso Risorto? La ricerca di figure credibili e l insistenza pressoché univoca sul tema della credibilità hanno ingombrato lo spazio per qualsiasi apparire del Vangelo; il quale proprio perché di Dio si offre e si dispensa con sufficiente libertà ed efficacia. Il tema della credibilità appare qui come maschera della vera questione e alibi di una difesa a oltranza verso il 3 Ireneo di Lione, Contro le eresie. 4

5 Vangelo, il quale è riconoscibile dai segni che produce, tra i quali non è presente il riconoscersi in chi lo annuncia. Sostiamo su alcuni aspetti del tema della credibilità per metterne in luce gli elementi di contro-figura del Vangelo. 4.1 uno scarto necessario La questione della credibilità risulta sospetta perché taglia alla radice un elemento imprescindibile del Vangelo e del suo annuncio: lo scarto tra contenuto e annunciatore. Si deve sempre vedere chiara, inequivocabile, senza attenuazioni la distanza tra il vangelo e chi lo annuncia. Nessun testimone per quanto santo sia può essere esonerato dal mostrare questo scarto, pena l attirare a sé e non al Vangelo, il produrre altro dai frutti che il Vangelo germina, il legare a sé più che favorire la liberazione totale. In questo la figura del Battista 4 è illuminante nel suo indicare il Cristo e il contemporaneo suo ritrarsi. Come dito che indica la luna. La distanza chiara, inequivocabile, senza attenuazioni né infingimenti tra il vangelo e chi lo annuncia è necessaria condizione perché l annuncio sia genuino: la tua incredulità è anche la mia, la tua fatica è anche la mia, il tuo stupore è anche il mio; ti annuncio un Vangelo perché insieme tu ed io lo possiamo ascoltare, e insieme aiutarci a riconoscerlo come il lievito permanentemente attivo nelle pieghe dei giorni, come la parola del nostro vero nome. 4.2 intelligenza libera e cuore leggero Ridurre la questione della credibilità pone in primo piano fin da subito la condizione che consente di accogliere il dono del Vangelo. Il suo venire anche attraverso anonimi e non titolati testimoni spesso inconsapevoli chiede di avere un intelligenza libera e un cuore leggero, che rende capaci di imparare ovunque e da chiunque. Ciò che caratterizza il bambino, la cui condizione è essenziale per entrare nel Regno dei cieli, non in quel tratto di presunta purezza che tanta riflessione nevrotica ha diffuso, ma nel suo rimanere disponibile ad apprendere, consapevole solo del molto che rimane da imparare rispetto a quanto già esplorato. 4.3 i segni di chi crede: una pasqua permanente Sostiamo da ultimo sui segni che accompagneranno coloro che crederanno (v. 17); preferendo una lettura simbolica, senza indulgere a un indagine strettamente biblica: nel mio nome scacceranno demòni parleranno lingue nuove prenderanno in mano serpenti se berranno qualche veleno, non recherà loro danno imporranno le mani ai malati e questi guariranno». L esperienza della fede appare come esperienza di liberazione. Continua. Permanente. Scacceranno demoni. Continuamente. Credere è riconoscere l Egitto interiore 5, il faraone che lega. E disporsi a rinnovati cammini di liberazione. Di notte. Solo di notte. Parleranno lingue nuove. Quando la fede è autentica liberazione dell uomo, esplorazione delle proprie profondità, dispone ad accogliere in dono la possibilità di parlare lingue nuove, di indicare territori un tempo inesplorati, di accompagnare per strade una volta sconosciute. Lingue nuove, molteplici, dell unica umanità. Prenderanno in mano serpenti. Prendere in mano ciò che sfugge. Prendere in mano, non schiacciare e uccidere. Concedersi di non vivere all ombra della paura di ciò che incombe. 4 Al riguardo si rimanda alla Crocifissione ( ) di Matthias Grünewald ( ) nella quale compare insolitamente rispetto ai canoni tradizionali la figura del Battista, caratterizzato quasi in forma caricaturale da un lungo indice che mostra il Cristo Agnello. L opera può essere visionata all indirizzo web: e nel suo particolare in: 5 A. DE SOUZENELLE, L Egitto interiore o le dieci piaghe dell anima, Servitium, Sotto il Monte BG

6 Se berranno qualche veleno, non recherà loro danno. Il veleno, qualcosa non più da evitare, ma che si può incontrare. Qualcosa di nocivo reso innocuo dalla libertà interiore. Imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Non si tratta di alcun potere di guarigione. Solo è indicato l effetto liberante di un umanità che progressivamente diventa tale e dunque umanizza, sana, libera, guarisce, restituisce a dignità. Nient altro che il movimento di svuotamento del Figlio (Fil 2,7), che proprio così ci raggiunge e salva: in un movimento di discesa fino all estremo, agli inferi che ci eleva. Un movimento di salvezza non dall alto, nell estraneità e nella lontananza, ma dal basso, condividendo in tutto la condizione umana, salvando e sanando per con-partecipazione e con-passione. Come sinteticamente recita la monizione che introduce la Celebrazione della Passione del Signore nel Venerdì Santo: Ci troviamo raccolti a commemorare e rivivere la passione del Signore. La Chiesa contempla il suo Sposo che, morendo, si offre vittima al Padre per liberare tutta l umanità dal peccato e dalla morte. Noi adoriamo in questa celebrazione il mistero della nostra salvezza e disponiamo il nostro cuore nella fede e nel pentimento perché possiamo essere raggiunti, guariti e santificati dal sacrificio di Cristo Redentore. (sottol. nostro) In questo movimento di discesa negli inferi della condizione umana unico viaggio garantito a tutti è posta la possibilità di guarigione dei malati come segno di chi crede, di chi trova nel Vangelo il vocabolario, la grammatica e la sintassi della propria personale parabola di vita. 6

7 APPENDICE 1: TIZIANO SCARPA, STABAT MATER Oggi, con il violino, ho cercato di imitare la voce degli uccellini. Avevo in consegna la classe delle piccole, hanno meno di sette anni. Ora che ho compiuto sedici anni, fra le mie mansioni c'è anche quella di dare una mano a istruire le più piccole. Imparano su quei violini minuscoli che mandano suoni acutissimi. Con i loro ditini riescono a malapena a indovinare una nota su cinque, sono tutte quante fuori tono. Dopo un po si esasperano, si capisce bene che non vedono l ora di crescere, di irrobustire la loro presa. Se potessero si allungherebbero da sole le dita con una tenaglia per affrettarne la crescita, le estrarrebbero dal palmo delle mani. Oggi ho detto alle bambine: - Adesso imitiamo il modo di gridare delle rondini. Mi sono messa a strisciare con l archetto le corde del mio violino. Le bambine corrugavano la fronte, si tappavano le orecchie. - Forza, provate anche voi! - ho detto. Con molta timidezza hanno accennato ad accarezzare le corde, strusciandole appena. - Vi manca il coraggio? È sorprendente come queste bambine siano già ammaestrate a trattenersi. Appena gli si chiede di fare qualcosa fuori dall'ordinario, diventano timorose. - Su, forza! Non l avete mai sentita, una rondine? Non sussurra mica! Ci siamo sparse nella stanza, correndo da un angolo all'altro, con i nostri archetti che rigavano il cielo, come il volo diagonale delle rondini. - Immaginate di avere appena acciuffato al volo una zanzara, con il becco spalancato, - dicevo correndo per la stanza, - avete inghiottito la sua pancia gonfia di sangue, fate sentire a tutto il cielo quanto è buona, gridate in faccia all'azzurro che siete felici di volare, siete ubriache di vertigine, siete in alto, attraversate lo spazio, planate, precipitate! - Instillavo l'entusiasmo in quei gracili corpicini: - Forza, rondinelle, garrite, garrite! - Dai loro minuscoli violini hanno cominciato a ronzare i primi acuti, prima brevi, poi strida sempre più profonde, più strisciate. - Che cosa credi di fare? - È raro che la testa di serpenti neri mi parli con un tono così duro. - Ho sbagliato? - Hai messo in difficoltà quelle povere creature. Le hai contaminate con le tue ansie. - Volevo soltanto farle uscire dalla monotonia. Far sentire a quelle bambine che il mondo è più ampio di quello che sono abituate a pensare. Che possono essere diverse da quello che gli insegnano a immaginare di se stesse. - C è una grande consolazione nella monotonia. Le abitudini servono a cullare gli animi che non hanno nessun altro abbraccio che li riscaldi. Il mondo si ripresenta sempre uguale, non è troppo doloroso, non aggiunge sofferenze inattese, non pungola con inspiegabili desideri. Tu fatichi a sopportare te stessa. Perché sovraccarichi gli altri del tuo dolore? - Ma abbiamo giocato a imitare le rondini! Le bambine si sono divertite, ridevano. - Hai spalancato di fronte a loro le tue insoddisfazioni, la tua brama di essere qualcun altra. - Io volevo donare soltanto gioia! - Sono bambine vulnerabili. Non possono portare il peso di una contentezza immotivata. - Tu vorresti che vivessero senza nessuna apertura, facendo sempre le stesse cose. - Io vorrei che tu non compromettessi la gracilità del loro spirito. - Gli ho insegnato a volare! Ho fatto prendere una boccata d'aria alle loro anime. - Hai seminato in loro soltanto inquietudine. Da oggi saranno più infelici. - Che cosa dovrei fare? Che cosa è giusto? Tacere che esiste un'altra possibilità per non rendere più evidente la miseria che ci circonda? 6 6 TIZIANO SCARPA, Stabat Mater, Einaudi, Milano 2010,

8 APPENDICE 2: R.M. RILKE, IL LIBRO D ORE Con un ramo, al quale nulla fu somigliante, ancora una volta nell estate Dio sarà annunciato lui, la pianta e stormirà incontro al compimento: in una terra in cui gli uomini ascoltano in silenzio, dove ciascuno è solo, così come lo sono io. A chi è solo unicamente viene schiuso, e a molti che lo sono in modo uguale è dato più che a uno solo. Poiché a ciascuno un Dio diverso si vorrà mostrare, finché sapranno, prossimi alle lacrime, che attraverso il loro innumerabile indagare, il loro udire e dubitare, disperso in cento modi d essere, un Dio soltanto avanza come un onda. Questa è la preghiera estrema che quelli che avran visto si diranno: Dio, radice, ha dato frutto, andate, frantumate le campane; siamo arrivati ai più silenti giorni, in cui matura l ora si riposa. Dio, radice, ha dato frutti. Siate fervidi, guardate. 7 *** Con l agire solamente tu puoi essere afferrato, con le mani unicamente illuminato; ogni pensiero, adesso, è solo un ospite che ardentemente vuole sé fuori dal mondo. È qualcosa che sorge, ogni pensiero: puoi sentire il suo sottile bordo, e che qualcuno l ha intessuto: ma tu vieni, offri te stesso, e cogli di sorpresa chi ti fugge. Io non voglio sapere dove sei da tutti i luoghi parlami. Il tuo volenteroso evangelista tutto annota, ma dimentica d inseguire l eco con lo sguardo. Eppure, sempre vado verso te completamente, nel mio andare; perché, chi sono io, chi sei tu se reciprocamente non ci capiamo? 8 7 R.M. RILKE, Il Libro d Ore, Servitium, Milano 2008, Ibid.,

9 *** Dio parla a ciascuno solamente prima ch egli sia creato, e con lui esce poi tacendo dalla notte. Ma le parole, quelle prima dell inizio di ciascuno, le parole come nubi, sono queste: Sospinto dal tuo intendere, va fino al limitare del tuo anelare; dai a me una veste. Dietro alle cose come incendio fatti grande, sicché le loro ombre, diffuse, comprano sempre me completamente. Lascia che tutti ti accada: bellezza e terrore. Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano. Non lasciare che da me tu sia diviso. Vicina è la terra, che vita è chiamata. La riconoscerai dalla sua solennità. A me da la tua mano. 9 9 Ibid.,

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