(L intervista viene fatta alla signora Silvia, mamma di Chiara, ma, poiché non. parla molto bene l italiano, il figlio Lodovico farà da interprete)

Transcript

1 Scuola e culture. Materiali di antropologia della mediazione scolastica Valentina Aufieri, I figli dell altrove. Primi contributi per un archivio scolastico interculturale Tesi di laurea Università degli Studi di Roma 'La Sapienza' - Facoltà di Lettere e Filosofia - Corso di laurea in Lettere a.a. 2000/2001 Relatore: prof. Laura Faranda - Correlatore: dott. Mauro Geraci Documento pubblicato sul sito del Dipartimento di Studi glottoantropologici e Discipline musicali il 14 luglio INTERVISTA A SILVIA, LA MAMMA DI CHIARA (L intervista viene fatta alla signora Silvia, mamma di Chiara, ma, poiché non parla molto bene l italiano, il figlio Lodovico farà da interprete) DOMANDA: Come vi siete conosciuti tu e tuo marito? RISPOSTA: Papà è stato amico di un cugino di mia madre, è stato venuto ad una cenetta a casa sua. Dopo era venuto suo padre e gli aveva detto a sua madre se gli poteva dare sua figlia in sposa a suo figlio. E sua madre gli ha detto aspetta un po tre o quattro mesi e poi ti dico se te la do o non te la do. Dopo mamma è andata d accordo con mio padre in questo periodo di fidanzamento. Mia madre non ce l aveva il papà è morto quando era piccola: sua madre si è risposata. Dopo un po dicono a mio padre Luca che l hanno accettato. La terza volta che è venuto a casa di mamma ha portato un fazzoletto circa dieci centimetri su dieci ed un anello. Dopo tre settimane si sono sposati, nel Mia madre aveva sedici anni e mezzo mio padre era poco più grande. Sono stati per tre mesi in una casa grande con altre sedici persone; poi vanno a Puka e si comprano una casa; poi è nato mio fratello Claudio, il 22 Luglio del

2 Quando mio fratello era ancora nella pancia di mia madre, lei stava a casa da sola e mio padre era andato a fare il militare. Finito il militare è venuto a casa. Allora sono andati tutti e due a lavoro. Mamma guardava i bambini dell asilo da tre anni fino a sei anni e dopo sono andati a lavorare in un tipo di serra dove lavorava molta gente, tutto il villaggio. Dopo è nato il fratello che è morto dopo un giorno che era nato. Poi è stata un anno a casa, non ha lavorato per niente perché stava un po male dopo la morte di mio fratello; lavorava solo papà. Poi sono nato io il 30 Settembre Allora è andata a lavoro di nuovo e ha lavorato in una lavanderia: prendeva il bus tutti i giorni. Andava alle sette e tornava alle sei. Io stavo all asilo, mio fratello Claudio faceva la prima. Poi mio padre andava tutti i giorni al lavoro nei campi: guidava il trattore e vi caricava sopra lo stabbio e lo portava ad un magazzino. Poi nel 1991, il 9 Agosto, è nato Enzo, mio fratello. Mio padre è andato a lavorare nella miniera per quattro anni senza fermarsi nemmeno un minuto e poi veniva a casa una volta alla settimana, il Sabato. Quando è cresciuto Enzo, Claudio faceva la quinta ed io la terza, Enzo era all asilo. Quell anno che era stato levato il comunismo e aveva vinto il partito democratico contro quello socialista. Poi mio padre partì per la Jugoslavia e mia madre andò con lui due volte: una volta è restata tre settimane, una volta un mese e mezzo. Lì facevano i contadini, poi mio padre ha cominciato a scavare i pozzi da 20/25 metri con altre tre persone e mia madre li aiutava a tirare fuori la terra con il secchio: lei stava fuori e mio padre giù nel pozzo. In tre giorni hanno costruito questo pozzo di 25 metri ed hanno preso per 2

3 questo lavoro 25 marche e sono tornati a Scutari. Così con questi soldi hanno comprato le cose che servivano in casa per un mese. Noi, in tutto questo tempo, siamo rimasti con una signora vecchia non proprio vecchia, é abbastanza vecchia che era proprio come una madre per noi. Lei ci dava da mangiare, preparava proprio tutto anche per la scuola, ci lavava i vestiti. E la signora che abita tuttora nella nostra casa in Albania e che sentiamo spesso. I miei fratelli dormivano da soli ed io sempre con lei. Mi portava sempre a spasso con lei: noi eravamo la sua famiglia dato che non aveva nessuno. Aveva passato alcuni anni in prigione poiché il Comunismo la mise in galera. Domenica scorsa (18 Marzo 2001) l abbiamo sentita per telefono e ci ha chiesto quando tornavamo e mentre parlava piangeva. E poi è nata mia sorella Chiara il 20 Settembre 1993 e mio padre non è andato da nessuna parte per due anni. Mia madre andava sempre dalle suore le aiutava, faceva un po di tutto e la pagavano. Mia sorella è stata chiamata Chiara in ricordo di Madre Teresa di Calcutta, che era di origini albanesi ed il nome è stato suggerito a mia madre dalle suore stesse. Chiara è nata a casa quando mamma era lì da sola, così all improvviso senza dare a mia madre alcun dolore. E nata in dieci minuti. Solo dopo mia madre ha chiesto aiuto ad una vicina battendo sulla parete di casa. Così questa l ha aiutata e poi è andata a chiamare mio padre e noi. Allora mio padre è venuto in Italia nel Luglio del Il giorno dopo in Albania si è sposato il fratello di mia madre. Dopo un anno e mezzo mio padre è tornato in Albania per Natale con i documenti ed è stato lì per quasi due settimane: ci ha portati i soldi e tantissime 3

4 cose. Dopo cinque giorni che era ritornato in Italia gli muore il papà e poi mia madre e mio fratello Enzo erano andati alla morte di mio nonno e quel giorno mia madre ha chiamato mio padre e gli ha raccontato tutto: mio padre era dispiaciuto ma ormai non poteva tornare in Albania perché gli era scaduto il visto. Mia madre è stata per due giorni lì a casa di mio nonno ed ha aiutato la moglie a sistemare tutto. Quattro mesi dopo mio padre ha detto a mia madre se potevamo andare da lui; mamma ha accettato e noi eravamo d accordo. Siamo partiti, siamo andati fino a casa di mio zio in una città poco lontana da noi. Ci hanno chiesto tanti soldi per venire in Italia e mio padre aveva detto di andare da uno che aveva un peschereccio ma ci ha chiesto tanti soldi: dieci milioni e noi non li avevamo e siamo rimasti a casa di zio. Zio, però, era così povero che non c era mai nulla da mangiare, solo mia madre comprava da mangiare, così siamo tornati a casa nostra a Puka e siamo rimasti tre settimane. Dopo questo periodo abbiamo detto a quella che sta da noi, diciamo alla nonna, che dovevamo partire. Alle tre di mattina è venuto un furgone grande, che passa tutti i giorni alle tre per andare a Tirana; da qui abbiamo preso l autobus e siamo andati a Valona. Abbiamo viaggiato dalle tre di mattina fino alle quattro e mezzo del pomeriggio. Era il 22 Agosto Qui a Valona abbiamo dovuto aspettare ed allora abbiamo mangiato dei panini, del gelato, abbiamo tagliato un cocomero grandissimo, quasi sette chili. Avevamo tanta paura perché c era la guerra, avevano aperto i magazzini delle armi e noi avevamo anche i soldi e avevamo paura che ci uccidessero. Poi abbiamo parlato con il proprietario dello scafo che 4

5 era stato un maestro di mia madre a scuola quando aveva dodici anni e poi è venuto, ci ha preso e ci ha contato e ci ha portato all Hotel di Valona, dove abbiamo dormito una sera. Il giorno dopo mia madre ha telefonato a mio padre dicendogli che stasera saremmo partiti. Abbiamo preparato tutto. Alle undici e tre minuti di notte il gommone partiva: era grande circa undici metri su tre metri. Ma non siamo potuti partire perché c erano stati dei disordini, poiché avevano ucciso uno per rubargli i soldi, e il gommone era dovuto partire in tutta fretta. Il giorno dopo era sicuro che quella sera saremmo partiti, allora abbiamo preparato le valigie, le abbiamo messe in un posto proprio vicino a dove guida quello. Mia madre si è seduta sopra la valigia vicino al padrone del gommone con Chiara al centro dei piedi, mio fratello Enzo l aveva tenuto al centro dei piedi un altro signore, Claudio stava dalla parte di mia madre e lo teneva stretto per un braccio ed io stavo vicino a lui. In due ore e mezza siamo venuti. Ci hanno chiesto per tutto questo viaggio otto milioni e mezzo. Arrivati a pochi metri dalla riva, siamo scesi in acqua e siamo sbarcati a Lecce. Il padrone del motoscafo ci ha detto che dovevamo stare zitti se no ci avrebbero uccisi e buttati in mare. Poi abbiamo camminato fino alla riva ma io ho nuotato dato che mi avevano buttato in acqua ed ormai ero tutto bagnato. Eravamo in 72. Erano quasi tutti uomini. Poi arrivato a riva avrei voluto cambiarmi i vestiti ma non potevo ed eravamo tutti scalzi, tranne Chiara. Erano le dodici e mezza di sera. Abbiamo percorso la stessa strada per tre o quattro volte perché quello sbagliava strada e ci ha anche detto che quando fischiava dovevamo scappare perché c erano i poliziotti. Così 5

6 finalmente abbiamo superato quella strada e alle sei e mezza di mattina siamo arrivati vicino a Lecce. Poi ci hanno fatto cambiare i vestiti bagnati con quelli che avevamo portato da casa. Ci hanno fatto lasciare quasi tutta la roba tranne uno zaino e il resto lo abbiamo buttato. Mio fratello quando ci siamo fermati è quasi svenuto per la paura e tremava così mia madre gli ha dovuto mettere un po di acqua in faccia. Avevamo solamente quattrocento mila lire e volevano tre milioni e mezzo per portarci da Lecce a Roma in taxi. Allora ci hanno detto di prendere il treno ma noi non ci fidavamo. Avevamo paura della polizia Poi sono venuti degli italiani che ci hanno portato dei cappuccini, non dei caffè, proprio dei cappuccini ma noi non li conoscevamo e ci hanno dato anche da mangiare e fino alle due e mezza del pomeriggio siamo stati lì. Poi è venuto il taxi e siamo andati via per ultimi. Intanto lì vicino a dove eravamo è scoppiato un incendio ed avevamo molta paura. Il tassista ci ha portato fino al centro di Lecce, poi un altro tassista ci ha portati fino a Roma alla stazione di Magliana. Erano le dieci e mezza di sera. Lì c era mio padre con altri due suoi amici e mio padre ha pagato il taxi. Da Magliana abbiamo preso il trenino e siamo arrivati a V.. Allora abbiamo camminato e siamo andati a casa, ma quando siamo arrivati in casa non c era niente: solo un letto doppio. Allora quel giorno abbiamo dormito e il giorno dopo mia madre ha detto a mio padre che voleva tornare in Albania perché non sapeva che fare in questa casa perché era proprio brutta, non c era niente. Poi mio padre ha convinto noi e mia madre a restare. I miei genitori sono poi andati a lavorare nelle serre e piano piano hanno rimesso un po a posto 6

7 casa. In circa un anno siamo riusciti a pagare tutti i debiti del viaggio. Abbiamo costruito un altra stanza, abbiamo comprato il generatore di corrente, il televisore, il videoregistratore e, due mesi, fa mio padre ha comprato anche la antenna parabolica per vedere le stazioni albanesi. Ora ci troviamo proprio bene e non ci va di tornare in Albania. Oggi mio padre lavora nelle serre con Paolo, il papà di Lorenzo, e mia mamma fa le pulizie. Noi bambini andiamo tutti a scuola e torniamo alle quattro e mezza del pomeriggio. I fratelli di mio padre, due maschi, più grandi di lui, stanno uno qui a V. a casa nostra, l altro in Albania. I miei nonni sono tutti morti, solo la mamma di mia madre è viva e sta in Albania, a Puka. I fratelli di mia madre sono figli di un altro padre: stanno tutti in Albania tranne uno che sta qui ma tra qualche settimana tornerà a Puka perché si sposa con una ragazza albanese 7