(Messa vigiliare del sabato: la voce guida prima che inizia la processione all altare)

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1 15 aprile 2012 seconda domenica di pasqua anno unico ore sabato (Messa vigiliare del sabato: la voce guida prima che inizia la processione all altare) Celebriamo la Messa vigiliare della seconda domenica di Pasqua. È così grande il dono della Pasqua che la Chiesa ci invita a celebrarla per 50 giorni. Seguendo l antica disciplina dell oriente cristiano, la Chiesa milanese valorizza, accanto alla domenica, giorno di festa per eccellenza, il carattere festivo che Dio ha assegnato al sabato. La Messa del sabato sera ci introduce solennemente nel giorno santo del Signore, la domenica, memoria del compimento della Pasqua del Signore con la sua Risurrezione, dalla quale scaturisce ogni luce per il cammino degli uomini e dei popoli. Come dice Giovanni nel vangelo di oggi: «Ricevete lo Spirito Santo!. Questa è la nostra Pasqua: vivere da figli liberi e nuovi per il dono dello Spirito Santo, che abbiamo ricevuto e che anche questa sera riceviamo. Accogliamo la processione in piedi. 1

2 15 aprile 2012 seconda domenica di pasqua anno unico ore sabato Se non vedo se non tocco se non metto la mano Vi ricordate, domenica scorsa, Pasqua, ascoltando i vangeli della risurrezione, dicevamo che, passato il sabato, al mattino presto del primo giorno della settimana, le donne corsero al sepolcro di Gesù per profumare il suo corpo. Non riuscivano a stare a casa. Gli amici del Maestro invece avevano chiuso porte e finestre: non avevano nemmeno il coraggio di aprire una finestra sulla piazza, figuriamoci di spostare la pietra del sepolcro. Le donne escono di casa, sapendo di correre dei pericoli, escono e vanno al sepolcro, ma senza sperare nell impossibile. Però sono uscite, con i profumi in mano: l amore non ti fa stare fermo, l amore cerca tutto (i luoghi, le parole dell incontro, i canti, le danze, i giochi persino il sole di quell incontro con la persona che ami). E l angelo le ha ripagate bene: Siete le prime a sapere che Gesù non è qui, è risorto. La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, il primo della settimana (dice il vangelo di oggi), il primo giorno della nuova vita, il primo giorno di Gesù da risorto e della sua Chiesa di risorti, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne Gesù e incominciò a donare ai suoi discepoli i primi frutti della sua risurrezione: la sua presenza, la sua pace, il suo Spirito Santo per il perdono dei peccati, la sua autorità. Ma uno di loro, Tommaso, era fuori casa: dov era? Forse vagava anche lui per le strade di Gerusalemme, confuso, disorientato, scoraggiato, deluso, come i discepoli di Emmaus: anch essi poco prima se ne stavano tornando a casa, confusi, scoraggiati, disorientati, delusi Ma i loro amici colleghi, rinchiusi in casa, non sapevano ancora che non era finita lì per questi due. Povero Tommaso! Quando torna a casa, un po irritato per aver perso un occasione non prevista, si rivolge verso di loro e ha subito qualcosa da rimproverare: Vi ricordate che cosa ci aveva detto quando era ancora con noi? Se davvero fosse risorto, voi non stareste qui, rinchiusi in casa come gente che scappa. Se davvero fosse risorto, voi sareste già in giro per il mondo a raccontarlo a tutti: perché quando uno incontra Gesù di Nazaret, ha una vita nuova. Ricordate il cieco nato, l adultera, il paralitico? Tutta gente che ha avuto una vita nuova, grazie a Gesù! E voi dite che avete visto il Signore e siete ancora qui, vigliacchi e senza speranza E poi fa una professione di fede, urlata per non 2

3 correre il rischio che gli altri possano contestarlo: Se non vedo se non tocco se non metto la mia mano Bravo Tommaso, vuole delle garanzie; e ha ragione perché Gesù risorto non può essere che Gesù Crocifisso. Vuole delle garanzie e ha ragione, perché se Gesù è vivo, cambia tutto, soprattutto cambia la sua vita! Tommaso sperimenta la fatica del credere, come noi. Eppure in nessuna parte del Vangelo è detto che la fede senza dubbi è più sicura e affidabile della fede tormentata dalle domande (del resto la prima parola di Maria non è il sì, si faccia di me secondo la tua parola; la prima parola di Maria è una domanda: Come è possibile? Non esiste fede priva di domande o di dubbi. Il peccato di Tommaso non è quello di non credere che Gesù sia risorto, è piuttosto un altro peccato: non crede alla Chiesa! Quei dieci timidi e spaventati colleghi sono tutta la Chiesa per lui: ma a loro non crede. La nostra fede non può essere un soggettivo rapporto, inventato, immaginato da noi con Gesù: la fede nasce da un sì alla comunità dentro la quale viviamo e che nutre la nostra fede con la Parola, con il Pane, con il perdono di Gesù. Otto giorni dopo, Gesù ritorna. Che settimana per Tommaso, piena di rimorsi: chissà quante volte si sarà dato dei pugni sulla testa: perché non c ero? perché sono uscito? Otto giorni dopo Gesù ritorna. Mi conforta pensare che, se trova chiuso, Gesù non se ne va. Se ritardo ad aprire, Gesù è ancora qui, magari sulla porta. Venne Gesù e disse a Tommaso. Gesù viene non per essere acclamato dai dieci, chiusi ancora in casa, tranquilli, senza iniziativa. Gesù va in cerca proprio di colui che è smarrito e si dirige verso di lui: Metti qua il tuo dito, stendi la tua mano e tocca! Va incontro a Tommaso, non come chi lo vuole rimproverare, ma come chi ha capito la fatica di Tommaso: apre le sue braccia e si avvicina (divina accondiscendenza del nostro Dio per l uomo che è sempre peccatore! Vediamo sempre così Gesù: proprio come il Gesù della divina misericordia: con le braccia così, piene di luce e di affetto!), va incontro a Tommaso perché con le sue mani Tommaso sfiori le sue mani e i suoi piedi pieni di piaghe, il suo costato aperto E Gesù, come bravo maestro e guida spirituale, aiuta Tommaso a fare un percorso di fede lento, come chi capisce la fatica del credere: guarda metti tocca! C è un foro nelle sue mani, c è un colpo di lancia nel suo fianco: il foro dei chiodi, toccalo; lo squarcio del costato, puoi entrarci con una mano. Piaghe che non ci saremmo aspettati, pensavamo che la Risurrezione avrebbe rimarginato per sempre le ferite del venerdì santo. E invece no. Ogni amore nasce da un cuore ferito e da un corpo segnato dalla prova. Dalle piaghe aperte di Gesù non sgorga più sangue, bensì luce e misericordia (proprio come quel Gesù che Giovanni Paolo II ha contemplato per tutta la sua vita e ha testimoniato a tutti coloro che lo hanno contemplato: Gesù è misericordia!). Ma non è scritto nei vangeli che Tommaso abbia toccato il corpo di Gesù Risorto. Che bello se Tommaso avesse toccato: nelle sue mani c erano anche le mie, le nostre! Ma Tommaso si arrende 3

4 non perché tocca e costata, si arrende a Gesù, alla sua voce, a Lui che gli è andato incontro, non si è allontanato da lui, capisce subito che è proprio Gesù, perché soltanto Gesù parlerebbe così. E allora, Tommaso: Mio Signore e mio Dio! A Tommaso e agli altri Gesù dice: Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno. È la mia beatitudine, fratelli miei, è la nostra beatitudine. Io sono beato! Noi siamo beati! Io credo e non ho visto! E Gesù mi chiama beato. E beati tutti coloro che, come noi, credono senza aver visto e fanno fatica. Per chi ha la fede, come noi, la vita non diventa più facile o riuscita, non diventa più comoda o sicura, ma più piena e appassionata (anche di fatiche, di dolori, di scoraggiamenti, di debolezze, di errori ma con Gesù la vita è tutta un altra cosa!). Mio Signore e mio Dio! Non è una parola di possesso: mio! Mio perché Lui mi vuole suo, mio perché io gli sono fratello. Nel Cantico dei Cantici c è una bellissima espressione della donna amata (6, 3): Il mio amato è mio, è per me, e io sono sua, per lui. Come a dire: il mio amato mi ha rubato il cuore, lui è la parte migliore di me Mio perché Gesù è tutto quello che conta nella mia vita. Lui è tutto per me. Di più, io sono tutto per Lui!!! Io appartengo a un Dio vivo. Mio Signore e mio Dio! Mio come il cuore: non potrei vivere senza il cuore! Mio come il respiro: non saprei vivere senza. Mio! Questa è parola di infinita gratitudine e commozione: Mio Signore e mio Dio! Mio mio Io appartengo a un Dio vivo, non a un Dio compianto. E questa parola mi è dolce fortissima compagnia. Io appartengo a un Dio vivo! 4

5 Dopo il segno di Croce e l augurio Iniziamo questa Messa con le parole di saluto e di benedizione di Gesù ai suoi discepoli, la sera del giorno dopo il sabato, la sera del giorno di Pasqua, la domenica, come questa nostra domenica. Perché Gesù torna un altra volta anche da noi, come nelle infinite comunità di cristiani che anche oggi lo accoglieranno nella celebrazione dell Eucaristia festiva, della Messa della domenica. Gesù torna là dove i cristiani sono costretti a rinchiudersi nelle loro case per ricevere Gesù che torna. Ma Gesù torna anche a Roma, vicino a Benedetto XVI che domani compie 85 anni: torna da lui per dargli conforto e consolazione nel suo impercorribile ministero apostolico. E noi con Gesù, noi con i nostri auguri di buon Compleanno e con le nostre preghiere: senta tutta la misericordia di Dio per lui: Gesù, io confido in te! 5