IL VILLAGGIO NEOLITICO DI C. CHIARAPPA (Serracapriola-FG)*** Armando Gravina* - Annamaria Ronchitelli**

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1 IL VILLAGGIO NEOLITICO DI C. CHIARAPPA (Serracapriola-FG)*** Armando Gravina* - Annamaria Ronchitelli** L INSEDIAMENTO Il villaggio di C. Chiarappa fa parte di un numeroso gruppo di insediamenti che contribuiscono a darci un idea più o meno complessa e articolata dell intensità del popolamento neolitico nell ampio territorio che costeggia le due rive del basso corso del Fortore 1. E ubicato nei pressi della variante della SS. 16 Termoli-S. Severo, a poco più di Km. 2 a Nord Est dell antico Monastero di S. Agata di Tremiti e a circa Km. 4 a Nord di Ripalta 2, sull attuale riva sinistra del Fortore 3, da cui dista circa 250 metri. Il terreno sul quale insiste è di origine pleistocenica (posizione sulla carta geologica: fl 2 ), molto ricco di sabbia e completamente pianeggiante. E alto mediamente mt s.l.m., la relativa quota sul fiume è di mt. 3. La zona è interessata da una coltura intensiva di graminacee; non è mai stata soggetta ad arature profonde superiori ai cm. L humus ha una potenza valutabile fra i cm. Il sito pare che non presenti anomalie di una certa importanza nel rilievo aerofotogrammetrico. L unico indizio sull attuale piano di campagna è dato dalla presenza di pietrame costituito da ciottoli di fiume, oggi piuttosto radi, ma abbondanti prima della bonifica del terreno, che, su una superficie totale di mq , sembrano concentrarsi in tre o quattro piccole aree chiamate ruote dai contadini del posto. Il materiale fittile e litico proviene in grandissima percentuale dalla zona interessata dal pietrame, ma non è raro rinvenire frustoli di ceramica d impasto e strumenti litici anche nel raggio di mezzo 1 - GRAVINA A.: "Note sul Neolitico in agro di Serracapriola e Chieuti (riva sinistra del basso Fortore)", Foggia 1974; Gravina A.: "Preistoria e Protostoria sulle rive del basso Fortore " in Atti del I Convegno sulla Preistoria Protostoria e Storia della Daunia, S. Severo novembre 1979; Gravina A. - Geniola A.: "Insediamento neolitico di C.no S. Matteo- Chiantinelle (Serracapriola) sulla riva sinistra del basso Fortore " in La Capitanata, a. XIV, n. 16 II, 1976, Napoli, Foggia 1978, pagg Foglio 155, Tavoletta Ripalta, 1 S.W., IGM. 3 - La fotografia aerea mostra che il fiume, in questo ultimo tratto del suo percorso, prima di sfociare nell Adriatico, ha cambiato più volte l alveo, spostandosi di volta in volta di circa mt 500 verso occidente. 89

2 chilometro, soprattutto verso il mare, dove è stato costruito un terrapieno per una rampa dell autostrada A 14. Su questa più vasta estensione si rinvengono saltuariamente anche resti ceramici di età ellenistico-romana, come frammenti di vasi torniti, fra cui quelli a superfici nero-lucide, e di tegoloni riferibili però alla necropoli o alle strutture di una probabile fattoria posta a poco più di un chilometro a Sud Ovest 4, dove il terreno comincia a sopraelevarsi in modo evidente nel breve spazio di qualche centinaio di metri. I reperti preistorici, tutti raccolti in superficie, nella quasi totalità sono riferibili al Diana-Bellavista, se si fa eccezione di qualche frustolo inquadrabile nella fase finale del Serra d Alto, nè finora il deposito è risultato inquinato da ritrovamenti di materiale preistorico ascrivibile ad altri orizzonti culturali. L industria litica è oggetto di una nota redatta a cura della dott. Annamaria Ronchitelli, che compare qui di seguito. CLASSIFICAZIONE DELLA CERAMICA Anche se le tracce di superficie dell impianto in parte sono scomparse a causa della bonifica operata dai contadini ed in parte sono state scomposte dalle continue arature e fresature, tuttavia gli elementi che si possono acquisire con questa nota, che vuole essere essenzialmente un rilevamento di topografia preistorica, rivestono sempre un grande interesse per la conoscenza di un periodo del Neolitico ancora poco noto nelle nostre zone ed in genere nell intero Tavoliere. Pertanto, pure in mancanza di dati di scavo 5, gli unici che potrebbero permettere una trattazione scientifica dell argomento, descriveremo le ceramiche mettendo in rilievo le caratteristiche strutturali e tipologiche dei frammenti più significativi per collazionare il maggior numero possibile di elementi sulla facies culturale di appartenenza. 4 - GRAVINA A.: "Contributo per una carta topografica del bacino del basso Fortore dall'età romana all'allo Medioevo" in Atti del IV Convegno di Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia, S. Severo 1982, fig. 1:5, pag Gli scavi, se condotti ancora oggi in alcuni settori della superficie sopra descritta, potrebbero portare alla luce elementi stratigrafici preziosi, che quasi certamente verranno distrutti col primo scasso (aratura profonda anche oltre il metro) che verrà operato sul terreno. 90

3 Ceramica di stile Serra d Alto Si può assegnare al Serra d Alto qualche frammento di ceramica figulina ben depurata, di un colore che va dal verdino chiaro all avano rosato. Le superfici, dello stesso colore della pasta, sono in genere ben trattate, pareggiate perfettamente e acrome. Lo spessore medio è di mm 4-5. Segnaliamo solo due reperti: 1) Il primo è abbastanza tipico; si tratta di un ansa (fig. 1:1) formata da due cartocci molto stilizzati e sovrapposti. Questi si intuiscono per la presenza, sulle facce laterali, di due involgimenti incisi appena percettibili a causa dell usura o fluitazione, separati da un incavo ricavato ad intaglio. Il cartoccio inferiore, alquanto schiacciato, presenta sulla faccia esterna lievi incisioni verticali. Il cartoccio superiore, molto appiattito al centro e lievemente bombato alle estremità, mostra due fori che l attraversano orizzontalmente; la parte terminale è caratterizzata da un profilo a timpano attraversato superiormente, in tutto il suo spessore, da una scanalatura abbastanza profonda. La pasta è molto depurata, di colore avano rosato. Spessore medio: mm Lunghezza dei cartocci cm.5. L ansa probabilmente è pertinente ad una pisside di media grandezza 6. 2) Il secondo reperto (fig. 1:2) non è facilmente interpretabile per la sua frammentarietà, ma sembra il resto di un listello posto all estremità di un ansa a nastro, caratteristica in alcune tazze dipinte del Serra d Alto. La pasta è molto depurata, di colore avano rosato. Le superfici si presentano abrase ed acrome Il nostro reperto trova un puntuale riscontro in un ansa molto simile, pertinente ad una pisside a corpo sferico lenticolare con breve colletto, leggermente svasante, e risega interna alla base del collo con forellino verticolare, proveniente dal vicino villaggio di C.no S. Matteo-Chiantinelle, cfr. GRAVINA A. - GENIOLA A.: "Insediamento neolitico... " op. cit., pag. 230, fig. 7:11. Altri riscontri più generici, ma significativi, si possono ritrovare nella pisside e nel vassetto bulbiforme di Cala Colombo, cfr. GENIOLA A.: "La comunità neolitica di Cala Colombo, presso Torre a Mare (Bari)" in Rivista di Antropologia, Vol. LIX, Roma , pag. 205, Tav. IX: 4, pag. 259 Tav. XXXIV: Cfr. CREMONESI G. "Il Neolitico e l'inizio dell'età dei metalli nel Salento" in: La Puglia dal Paleolitico al Tardo romano, Milano 1975, fig, 259; ID: "Scavi nella grotta n. 3 di Latronico (nota preliminare)", in Atti della XX Riunione Scientifica dell I.I.P.P. Firenze 1978, pag , fig. 3:5. 91

4 Ceramica figulina di stile Diana Appartengono a questo tipo di ceramica una decina di frustoli (pochi in percentuale) caratterizzati dall argilla figulina con pasta depurata molto compatta, raramente con microlenti di calcite biancastre o nere, di colore variante fra l avano chiaro, rosato o rossiccio tendente al marrone o al verdino molto tenero con sfumature giallognole. Le superfici presentano generalmente lo stesso colore della pasta, sono sempre perfettamente pareggiate, ben rifinite e gessose al tatto; in nessun caso conservano segni di levigatura. L esistenza di un antica pellicola di ingubbiatura è opinabile solo in un paio di frammenti in cui le pareti si presentano leggermente butterate. Lo spessore medio è di mm 3-5 per i vasi di piccole dimensioni e di mm 8-10 per quelli più grandi. L eccessiva frammentarietà dei reperti non ci permette di individuare con sicurezza alcuna forma vascolare. Illustriamo i più significativi. 3) Fram. di ansa a rocchetto allungato (fig. 1:8), appena insellata, con margine sbiecato e falso foro 8. La pasta è depurata, compatta, di colore avano rosato carico. Le superfici dello stesso colore, lievemente più chiare, sono gessose al tatto. Diam. max. del rocchetto mm 12. 4) Fram. di ansa di tipo cilindrico (fig. 1:3) a terminazioni fortemente sbiecate 9. La pasta molto depurata è di colore verdognolo. Le superfici dello stesso colore appaiono perfettamente pareggiate e senza traccia di lucidatura. 5) Fram. di rocchetto pieno, allungato (fig. 1:4), impostato obbliquamente lungo l orlo e sopraelevantesi per due terzi della sua altezza sul bordo piatto, da cui appare nettamente distinto. La pasta è molto compatta, depurata, di colore avano-rossiccio. Le 8 - Questo reperto rientra nella tipologia di anse pertinenti a tazze profonde assegnate alla ceramica del tipo Diana B ed esemplate in: GENIOLA A.: La comunità neolitica..... op. cit. pag. 206, Tavv. XIII:253, XIV: Le anse cilindriche a terminazione sbiecate generalmente sono pertinenenti a coppe o ad olle sferoidali e sono co muni sia al Serra d Alto che al Diana. La nostra, per le sue caratteristiche, può essere inquadrata nel Diana C; cfr. GENIOLA A.: La comunità neolitica... " op. cit. pag. 207, Tavv. XIV:228,423, XV:422; GRAVINA A. - GENIOLA A.: Insediamento neolitico... op. cit., pag. 234 e 236, fig. 7:7,9: FEDELE B.; Gli insediamenti neolitici a sud-est di Taranto" in: Arch. Storico Pugliese, anno XXV, f. I-II, Bari 1972, pag. 145, fig. X:10, Bari 1972; Striccoli R.: Prima campagna di scavi a Grotta Pacelli (Castellana Grotte-Bari)" in: Le Grotte d Italia, Castellana Grotte 1980, fig. 20:6. 92

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6 superfici, dello stesso colore, appaiono ben trattate 10. 6) Fram. di piccolo vaso (fig. 1:5), forse una tazza o coppa con orlo fortemente svasante, sotto il quale è impostata una piccola ansa ad anello formata da un nastro. La pasta è molto depurata e compatta, di colore rossiccio. Le superfici si presentano dello stesso colore; quella del nastro interna all anello appare ricoperta da una pellicola gessosa al tatto, color avano chiaro. 7) Fram. di una probabile coppa o tazza (fig. 1;7), più grande della precedente, ma con le stesse caratteristiche tecniche; mostra l orlo più svasante. Il nastro è più largo e di maggiore spessore. La presenza di anse ad anello formato da largo nastro è testimoniata da qualche altro frammento che, dal punto di vista tecnico, non si discosta dai reperti precedenti (fig. 1:6). 8) Fram. di orlo piatto (lo spigolo interno appare stondato per l asportazione della pasta) probabilmente pertinente ad un vaso con colletto verticale o leggermente obbliquo, caratteristico del Diana B (fig. 2:1). La pasta è verdognola e molto depurata. Le superfici sono perfettamente pareggiate e dello stesso colore; quella interna porta la traccia di una probabile fascia rossa 11. Ceramica stile Diana-Bellavista Sotto questa denominazione comprendiamo due diversi gruppi di reperti ceramici. Al primo appartiene un discreto numero di frammenti di anse e di pareti vascolari confezionati con una pasta molto compatta e depurata o semidepurata, di colore grigio variante dal verdastro chiaro all antracite-scuro, che si colloca in una posizione intermedia fra la ceramica figulina e quella d impasto, abbastanza comune nelle nostre zone, soprattutto nella tipologia della ceramica domestica di stile Diana C e di stile Bellavista. Le superfici sono immancabilmente ricoperte da un intonaco, a volte anche di spessore considerevole, rosa carico, marrone mattone o marrone bruciato tendente al nerastro, che non di rado si presenta ruvido al tatto per i numerosi microinclusi emergenti e che si sfalda con molta facilità Questo frammento per il tipo di pasta può essere inquadrato nel Diana, per i caratteri morfologici può essere assegnato alla seguenza Diana C. - Bellavista; cfr. GRA- VINA A.-GENIOLA A.: "Insediamento neolitico... " op. cit., pag. 238, fig. 8:6, pag. 245; fig. 8: Per il tipo di pasta il frammento, assegnabile ad un vaso stile Diana B, trova confronti con reperti simili della zona e della Puglia centrale; cfr. GRAVINA A.-GENIOLA A.: "Insediamento neolitico... op. cit. pag. 240, Tav. 7:3, e GENIOLA A.: "La comunità neolitica..." op. cit., pag. 255, Tav. XXVI:

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8 Riteniamo inoltre che possa essere assegnato a questo gruppo anche qualche frammento di ansa che, dal punto di vista morfologico, si può ascrivere alla tipologia di anse di stile Diana, pur presentando un impasto non depurato con inclusi di vario genere, di colore marrone nerastro bruciato, oppure semidepurato, molto compatto, di colore antracite. Nel segnalare gli elementi caratteristici di questi resti fittili, ci soffermeremo prevalentemente sulle anse, in quanto i frustoli pertinenti a pareti di vasi, per la loro notevole frammentarietà, ci forniscono pochi elementi di analisi, che possiamo così sintetizzare: gli spessori: mm. 4-7 per i vasi di piccole dimensioni e mm per i vasi più grandi; lo stato di conservazione delle superfici che appaiono abrase o butterate per i piccoli fori lasciati probabilmente da sostanze vegetali carbonizzate oppure coperte a tratti, talvolta, da residui lembi di intonaco depurato o ruvido al tatto; tre bordi di vasi di piccole dimensioni (fig. 2:2,4) di cui uno a taglio lievemente estroflesso (fig. 2:3) relativo forse a tazza o coppa a parete alta di piccolo spessore. Per il resto appare impossibile ricavare altre indicazioni dalla forma dei vasi che, dall impostazione delle anse, si possono configurare di piccole e medie dimensioni (coppe o tazze) e a profili aperti. Nel secondo gruppo possono annoverarsi quei frammenti che presentano peculiarità tecniche, morfologiche e decorative proprie della ceramica di stile Bellavista come: l impasto grossolano e granuloso, non depurato e di colore marrone rossiccio scuro oppure grigio antracite con superfici pareggiate sommariamente e ruvide al tatto per microinclusi emergenti; le anse a rocchetto pieno massiccio, di fattura grossolana, con superfici poco curate, non forate, probabilmente pertinenti a vasi di medie dimensioni; alcuni motivi ornamentali eseguiti ad incisioni ed impressioni praticate a crudo. Anche questi reperti non permettono la ricostruzione delle forme dei vasi, pur essendo presenti alcuni fondi (fig. 2:5,7,8) e qualche bordo. 9) Fram. di ansa a rocchetto (fig. 2:6) del tutto simile a quella descritta al n. 3, ma di impasto antracite, molto compatto e depurato, con superfici portanti lembi di intonaco marrone con qualche grosso incluso siliceo. E impostata immediatamente sotto il bordo arrotondato di una piccola tazza o coppa. Spessore delle pareti del vaso mm ) Fram. di ansa a rocchetto, simile alla precedente (fig. 3:1), ma di impasto grigio scuro con macchie antracite, semidepurato, con molti microinclusi anche di calcite, poroso, non friabile. Super- 96

9 fici abrase, che mostrano lembi di intonaco marrone nerastro, ruvido al tatto. 11) Fram. di ansa a largo nastro (forse cilindrica), con margini sbiecati (fig. 3:2), di impasto grigio chiaro, molto depurato, compatto con superfici ricoperte in modo rozzo da un intonaco avano-rosato e ricco di inclusi di vario genere. 12) Fram. di probabile tazza o ciotola attingitoio di piccole dimensioni, con ansa a rocchetto impostata obbliquamente lungo il bordo e sopraelevantesi per quasi tutta la sua altezza sull orlo appiattito (fig. 3:3). L ansa si presenta a rocchetto pieno, tubolare, allungato, con le estremità sbiecate, ingrossate tanto da assumere una accentuata configurazione apicale e a facce laterali bombate, senza traccia di foro. Pasta molto depurata, compatta, con le superfici abrase e lembi di intonaco rosa chiaro tendente al rossiccio con molte microimpurità nerastre. 13) Fram. di ansa a rocchetto (fig. 3:4) simile al precedente n. 12, ma di più piccole dimensioni. L impasto è grigio piombo chiaro con microinclusi di vario genere emergenti, molto compatto. Le superfici sono abrase e dello stesso colore. Il foro è sostituito da un incavo a forma di cono; probabilmente è pertinente ad una coppetta o ciotoletta-attingitoio ) Fram. di ansa a rocchetto simile al n. 13 (fig. 3:5). 15) Fram. di ansa a rocchetto (fig. 3:6) con foro cilindrico, lievemente insellato, di impasto grigio scuro semidepurato. Le superfici sono in parte ricoperte da un rozzo intonaco marrone-bruciato scuro, ruvide al tatto e con microlenti di inclusi di vario genere emergenti ) Fram. di ansa a rocchetto insellato (fig. 3:7) di medie dimensioni, con foro cilindrico, impostata lungo il bordo del vaso su cui 12 Quest ansa, con quelle dei frammenti nn trovano riscontro immediato in un gran numero di anse dello stesso tipo presenti in vari siti della zona, come: nel viciniore villaggio di C.no S. Matteo-Chiantinelle, cfr. GRAVINA A.- GENIOLA A.: Insediamento neolitico... op. cit., pag. 245, fig. 8:3, ivi pure i confronti con gli insediamenti consimili della Daunia settentrionale ed in modo specifico con il villaggio di Piani di Lauria, per cui cfr. anche GRAVINA A.: "Preistoria e Protostoria... " op. cit., fig. 6:6,7; a Cala Tramontana nelle Tremiti, che è uno dei due siti di questo periodo nella Daunia scavati scientificamente", cfr. Palma di CESNOLA A.: "Il Neolitico medio e superiore di S. Dominio in Rivista di Scienze Preistoriche XXII, Firenze 1968, pag. 383, figg. 11:2, 12:2; a Grotta Pippola (il secondo sito scavato stratificamente), cfr. MANCINI F. - PAL- MA DI CESNOLA A.: "Saggio di scavo a Grotta Pippola " in Bull. di Paletn. Italiana, nuova serie XII, vol , Roma , pag. 74, fig. 8 n Questo frammento ed il successivo per la loro forma potrebbero rientrare nella tipologia del Diana A-B cfr. GRAVINA A. - GENIOLA A.: Insediamento neolitico... op. cit. pag. 260, Tav. 7:

10 si sopraeleva di poco. L impasto è grigio scuro, compatto, semidepurato con microinclusi di vario genere emergenti. Le superfici dello stesso colore sono abrase con ampi lembi ricoperti da intonaco marrone bruciato molto grezzo. 17) Fram. di ansa a rocchetto cilindrico (fig. 3:8), lievemente insellato, con margini appena sbiecati, non forato (il foro è sostituito da due profondi coni non comunicanti). Impasto semidepurato con inclusioni di microlenti e di materiale siliceo, color grigio piombo. Le superfici, perfettamente pareggiate, presentano lembi di intonaco marrone molto grezzo. Dimensioni: lunghezza max. mm. 45, larghezza mm ) Fram. di ansa a rocchetto (fig. 3:9) allungato ed insellato, impostato sul bordo del vaso da cui è distinto da una profonda sottolineatura evidenziata da un residuo di intonaco marrone scuro, ruvido. L impasto è grigio chiaro, molto depurato e compatto. Le superfici sono abrase. Il foro manca ed è sostituito da un profondo incavo a forma cilindrica. 19) Fram. di ansa a rocchetto (fig. 3:10) insellato, non forato (il foro è sostituito da un profondo incavo a forma di cono), di impasto compatto, semidepurato, grigio verdognolo, ricco di microlenti di calcite, con superfici ricoperte da una patina di intonaco marrone bruciato scuro, ruvido al tatto e con microlenti di calcite emergenti. 20) Fram. di ansa a rocchetto pieno (fig. 3:11) simile al fram. n. 12, ma di impasto quasi depurato color grigio verde scuro con qualche microlente di calcite. 21) Fram. di ansa a rocchetto (fig.3:12) simile al fram. n. 20, ma di impasto grigio più chiaro ed impostato sul bordo del vaso, da cui si distingue per una profonda sottolineatura. 22) Fram. di ansa a rocchetto (fig. 3:13) simile al fram. n. 20, ma di impasto più ricco di inclusi di vario genere e con chiazze nerastre. 23) Tratto centrale di sezione semicilindrica di un rocchetto non forato (fig. 3:14) probabilmente molto allungato, di impasto grigio piombo, abbastanza depurato e compatto, ricoperto da un intonaco marrone, ruvido al tatto. 24) Fram. simile al n. 23, ma pertinente a rocchetto forato (fig. 3:15), di impasto grigio chiaro alquanto poroso, con qualche microincluso. 25) Fram. di rocchetto allungato (fig. 4:1), simile al fram. n. 18, ma impostato sul corpo del vaso, con estremità apicali non molto rilevate, non forato (il foro è sostituito da un incavo molto profondo), di impasto avanogrigiastro chiaro con chiazze nerastre. Le superfici sono dello stesso colore ed abrase, ben pareggiate, ma con residui lembi di intonaco marrone, ruvido al tatto. 98

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12 35) Fram. di parete vascolare (fig. 4:5) di impasto bruno, semidepurato, con superficie esterna coperta da un intonaco avanorossiccio, con decorazione ad excisioni prodotte da un punzone triangolare. Spessore: mm ) Fram. di fondo piatto di vaso con attacco di parete (fig. 2:5), di impasto grezzo e granuloso, nerastro, con una decorazione ad excisioni simile a quella del fram. n. 35 sulla superficie esterna, in prossimità del fondo. 37) Alcuni frammenti di pareti di vasi di impasto grezzo nerastro ed a superfici ruvide presentano una decorazione a coppelle (fig. 4:6, 14, 18) ed a puntini profondamente impressi a crudo (fig. 4:6,11-18). Talvolta i due motivi ornamentali sono presenti sulla stessa superficie ed organizzati geometricamente. 38) Segnaliamo infine alcuni frammenti di battuto di intonaco di capanna che presentano argilla abbastanza depurata con macchie di colore dovute alla maggiore o minore intensità della cottura. Qualcuno si presenta poroso. Non mancano le impronte di elementi vegetali carbonizzati. In qualche caso si nota uno spesso strato di intonaco rossiccio. * * * Il villaggio del Neolitico superiore di C. Chiarappa è il secondo di questo genere che si rinviene sulla riva sinistra del basso Fortore, dopo quello di Contrada C.no S. Matteo-Chiantinelle, molto più grande e molto più articolato nel repertorio di forme e di stili vascolari 15. Pur essendo assimilabile, per le sue ridotte dimensioni, agli insediamenti segnalati 16 nella Daunia settentrionale, fra la piana a Nord-Ovest di Foggia ed il Fortore, il nostro villaggio si presenta fortemente caratterizzato da un industria vascolare che, anche se rappresentata da non molti frammenti significativi, appare omogenea e ben collocabile in un ambito crono-culturale sufficientemente definito. Dall esame dei dati tecnici dei reperti abbiamo avuto modo di notare che fra le ceramiche figuline (poche in percentuale, rispetto 14 - I confronti con questo reperto e con l altro che segue si trovano con facilità fra i materiali dei vari siti neolitici del nostro territorio; fra tutti evidenziamo i rocchetti di Grotta delle Carrozze cfr. GRAVINA A. "Villaggi neolitici in Daunia, alle isole Tremiti e sul Gargano" in: Il mondo dei cacciatori paleolitici garganici e la civiltà agropastorale neolitica, Foggia 1977, fig

13 35) Fram. di parete vascolare (fig. 4:5) di impasto bruno, semidepurato, con superficie esterna coperta da un intonaco avano-rossiccio, con decorazione ad excisioni prodotte da un punzone triangolare. Spessore: mm ) Fram. di fondo piatto di vaso con attacco di parete (fig. 2:5), di impasto grezzo e granuloso, nerastro, con una decorazione ad excisioni simile a quella del fram. n. 35 sulla superficie esterna, in prossimità del fondo. 37) Alcuni frammenti di pareti di vasi di impasto grezzo nerastro ed a superfici ruvide presentano una decorazione a coppelle (fig. 4:6, 14, 18) ed a puntini profondamente impressi a crudo (fig. 4:6,11-18). Talvolta i due motivi ornamentali sono presenti sulla stessa superficie ed organizzati geometricamente. 38) Segnaliamo infine alcuni frammenti di battuto di intonaco di capanna che presentano argilla abbastanza depurata con macchie di colore dovute alla maggiore o minore intensità della cottura. Qualcuno si presenta poroso. Non mancano le impronte di elementi vegetali carbonizzati. In qualche caso si nota uno spesso strato di intonaco rossiccio. * * * Il villaggio del Neolitico superiore di C. Chiarappa è il secondo di questo genere che si rinviene sulla riva sinistra del basso Fortore, dopo quello di Contrada C.no S. Matteo-Chiantinelle, molto più grande e molto più articolato nel repertorio di forme e di stili vascolari 15. Pur essendo assimilabile, per le sue ridotte dimensioni, agli insediamenti segnalati 16 nella Daunia settentrionale, fra la piana a Nord-Ovest di Foggia ed il Fortore, il nostro villaggio si presenta fortemente caratterizzato da un industria vascolare che, anche se rappresentata da non molti frammenti significativi, appare omogenea e ben collocabile in un ambito crono-culturale sufficientemente definito. Dall esame dei dati tecnici dei reperti abbiamo avuto modo di notare che fra le ceramiche figuline (poche in percentuale, rispetto 15 - Questo dista dal nostro circa 4 Km in direzione sud-ovest GRAVINA A. - GENIOLA A.: Insediamento neolitico op. cit.; le segnalazioni sono contenute nei: Confronti con i villaggi della Daunia settentrionale che accompagnano la illustrazione dei dati tecnici dei frammenti. E opportuno precisare che, fra gli insediamenti qui citati, quelli di Pian Devoto e di Coppa Pallante (la illustrazione di quest ultimo è in corso di pubblicazione negli Atti del V Convegno sulla Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia, San Severo, 9-11 dicembre 1983, cfr. GRAVINA A.: Le comunità neolitiche di Coppa Pallante insistono su superfici abbastanza vaste. 101

14 a tutti i frammenti) un solo elemento è sicuramente assegnagile al Serra d Alto acromo (fram. n. 1), l altro (fram. n. 2) appare dubbio per la sua frammentarietà, mentre le altre forme sono riferibili ad un tipo che potrebbe essere di transizione (fram. n. 4) nella sequenza Serra d Alto-Diana A, al Diana B (fram. n. 3), al Diana C (fram. n. 4) e ad una tazza-attingitoio (fram. n. 5) che strutturalmente potrebbe porsi fra il Diana C ed il Bellavista. Un gruppo abbastanza numeroso è costituito da ceramiche depurate, a volte semidepurate, di un colore che va dal grigio chiaro verdolino al grigio scuro, di tradizione figulina, con superfici ricoperte da una patina avano-rosata, che presentano forme di stile Serra d Alto-Diana (fram. n. 11), Diana B (fram. n. 8) e Diana C (fram. n. 12), o da un intonaco di spessore consistente, ruvido e ricco di impurità, che si sfalda facilmente, con forme inquadrabili fra il Diana C ed il Bellavista (framm. nn ), ad eccezione dei framm. nn , riferibili forse al Diana A-B). Un solo frammento (fram. n. 20) con queste ultime caratteristiche tecniche è morfologicamente assegnabile allo stile Diana B, come il fram. n. 3. Il secondo e più numeroso gruppo di frammenti, con impasto scuro, non depurato o semidepurato, compatto o friabile, con superfici ruvide e grezze, comprende forme più schiettamente di stile Bellavista (framm. nn ) ed una grande quantità di frustoli amorfi. Le forme vascolari che si possono intuire sembrano riferirsi a contenitori di piccole dimensioni, fra cui predominano tazze, coppette e ciotoletteattingitoio (framm. nn ). Sono presenti anche vasi di medie dimensioni, come si può dedurre dai fondi (fig. 2:5,7,8), di cui uno sembra quasi a tacco, e vasi a pareti alte e diritte (framm. nn , fig. 4:7,8). A questi dobbiamo aggiungere la probabile pisside a cui è pertinente il fram. n. 1 (fig.1:1). Una annotazione particolare merita la decorazione, la cui rilevanza diventa notevole se si considera che, su un piccolo numero di frammenti esaminati (una sessantina in tutto), almeno una quindicina presentano segni di motivi decorativi sulla parete esterna. Tutti i frammenti sono di impasto semidepurato, granuloso, con superfici pareggiate, ma ruvide al tatto. La sintassi decorativa è povera, ma molto significativa; varia dalle tacche disposte a ruota dentata lungo il bordo esterno del fram. n. 33 (fig. 4:7) alle excisioni profonde prodotte da un punzone triangolare dei frammenti delle figg. 2:5, 4:5, alle pressioni di polpastrella del fram. n. 34 (fig. 4:8) fino alle coppelle ed al punteggiato profondamente inciso, ed a volte organizzato geometricamente, dei frammenti raggrupati sotto il n. 37 (fig. 4:6, 11, 18). Quest ultimo motivo decorativo non si presenta particolarmente appariscente per il cattivo stato di conservazione delle superfici 102

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16 vascolari, le quali hanno perduto totalmente la patina di intonaco che le ricopriva e che si conserva solo parzialmente (intonaco di colore nerastro dallo spessore di qualche millimetro), ancora oggi, soprattutto nell incavo delle coppelle sui frammenti della fig. 4:6, 14, 18. La decorazione a coppelle è nuova nell ambito locale di questo orizzonte culturale, mentre quella a polpastrella, le excisioni triangolari, le tacche disposte lungo lo spigolo esterno del bordo, il punteggiato profondamente inciso sono motivi che già conoscevamo a C.no San Matteo-Chiantinelle. Qui infatti ne esistono esempi molto belli nei frustoli delle Tav. 8:11-12, Tav. 9:6 e Tav. 9:5 17. Soprattutto quest ultimo frammento, molto problematico per mancanza di dati di scavo, è stato oggetto di varia interpretazione, nel senso di una sua probabile inclusione in un orizzonte culturale più recente 18, ma i reperti sopra illustrati, che a questo possono essere accostati, più che risolvere, complicano il problema della valenza culturale di queste caratteristiche esornative, che finora permangono infrequenti o eccezionali nel Neolitico finale locale. Pur tuttavia la sostanziale omogeneità dei caratteri tecnologici delle ceramiche, la lettura delle peculiarità morfologiche e dei nessi interni al complesso vascolare inducono ad assemblare per il momento, in attesa di dati di scavo, questi reperti alla industria vascolare del Diana-Bellavista, anche se, per prudenza ed in via provvisoria, siamo portati a considerarli come un aspetto marginale, posizionato ai limiti estremi dell ambito di questa cultura, quasi a preconizzare orizzonti più recenti GRAVINA A. - GENIOLA A.: L insediamento neolitico... op. cit. pag , Tav. 8:11,12, pagg. 251, 233, Tav. 9:6, GRAVINA A.: L'eneolitico e l'età del bronzo nel bacino del basso Fortore e nella Daunia nord-occidentale: Cenni di toporafia in Atti del III Convegno sulla Preistoria, Pratostoria e Storia della Daunia, S. Severo, novembre 1980, pag. 145, fig. 13:6; Cfr. pure CAZZELLA A.: Considerazioni su alcuni aspetti eneolitici dell'italia meridionale e della Sicilia in: Origini VI, Roma 1972, pag Il punteggiato profondamente inciso è ritenuto dal Cremonesi un tipo di decorazione proprio del momento finale della cultura di Diana essendo stato rinvenuto fra il materiale del livello della ceramica stile Diana nella Grotta n. 3 di Latronico, cfr. CREMONESI G.: Latronico, Grotta n. 3 in Testimonianze archeologiche nel territorio di Latronico: Mostra documentaria, Galatina (LE) 1984, pag. 30, Tav. 23:3, 4,5; ID: Gli scavi della Grotta n. 3 di Latronico (Nota Preliminare) in Atti della XX Riunione Scientifica I.I.P.P. in Basilicata 1976, 1978 Firenze, pag. 188, fig. 4:3,4,5,9,

17 A quanto detto dobbiamo aggiungere che i dati sopra evidenziati, ben comprese anche le incisioni sulle facce laterali dell ansa Serra d Alto (fig. 1:1), rimandano ai collegamenti con la civiltà dell opposta sponda adriatica, dove confronti puntuali si riscontrano soprattutto per le excisioni triangolari 20, ma anche qui con problemi di connessioni cronologiche. Questa analisi strettamente tipologica, che in definitiva non permette di andare oltre una generica collocazione del materiale illustrato nel Neolitico tardo, consente di pervenire ad alcune considerazioni riassuntive, per cui dobbiamo mettere in rilievo che anche in questo insediamento ritroviamo, come a C.no S. Matteo-Chiantinelle ed in altri siti della Daunia settentrionale, una forte prevalenza delle ceramiche scure di tipo Bellavista, le quali diventano, per alcuni aspetti, un dato caratterizzante del Neolitico finale di questa zona. Inoltre si deve evidenziare lo spessore cronologico e culturale assunto dalla ceramica parafigulina a pasta grigia (costantemente presente negli stessi siti sopra ricordati), in cui vengono riprodotte soprattutto le forme vascolari di stile Diana ed in minor misura di stile Bellavista. Nè mancano nel contesto, come abbiamo notato, forme che richiamano tipologie del Serra d Alto. Questi elementi, insieme alla totale assenza della ceramica a superfici rosso-corallino (tipica di Lipari e presente in altre zone della Puglia) ed al caratteristico aspetto, spesso poco curato, delle Una decorazione molto simile a quella da noi presentata è stata rinvenuta anche sui frammenti dei livelli 8 e 9 a ceramica Serra d Alto e Diana della Grotta La Punta nel Fucino, fra Ortucchio e Trasacco, cfr. CREMONESI G.: Contributo alla conoscenza della preistoria del Fucino: la Grotta di Ortucchio e la Grotta La Punta in Rivista di Scienze Preistoriche XXIII, 1968, pagg , fig In particolare le excisioni triangolari dei nostri frammenti della fig. 4:5 e della fig. 2:5, nonchè le tacche lungo il bordo del frammento della fig. 4:7 si possono comparare rispettivamente con quelle esemplate a Grotta La Punta nella fig. 18:1 e nella fig. 18:11,2 (in quest ultimo frammento la decorazione è identica a quella del fram. n. 55 della Tav. 8:11 di C.no S. Matteo-Chiantinelle) BENAC O.: Obre II a Neolitich settlement of the Butuir group at Gornjie Polje, in Wissenschaftliche Mittelungen des Bosnisch -Herzegowinischen Landesmuscums, III:A, Serajevo, pag. 5 e segg.; RENFREW C.: The Emergence of Civilisation, The Cyclades and the Aegran, in the Third Millenium B.C., London

18 superfici (nel nostro insediamento nessun frammento è tirato a lucido) potrebbero introdurre un discorso più vasto sulla possibile esistenza di una fisionomia locale della produzione vascolare e quindi di un autonomia culturale discretamente influenzata da elementi forse di origine transadriatica (come potrebbero indiziare le peculiarità decorative sopra rilevate), ma ben relazionata e strettamente connessa alla grande koinè culturale Diana-Bellavista pugliese (e più generale dell Italia contro-meridionale), in cui la frequente presenza di elementi dell estrema facies del Serra d Alto 21 non altera sostanzialmente la connotazione di base di questa fase del Neolitico finale. Armando Gravina L INDUSTRIA LITICA L industria litica raccolta si compone di: 1 percussore, ottenuto sfruttando un bordo laterale e quello trasversoprossimale di uno scheggione, fratturato dalla parte distale e ricavato da un blocco di selce a tessitura grossolana: misura mm (74) x 51 x 20; 1 nucleo a un piano di distacco, di forma piramidale, usato per l estrazione di lame: misura mm 80 x 85 x 47; 1 microbulino su incavo prossimale (Fig. 6, n. 9); 101 pezzi non ritoccati, fra cui 4 ravvivamenti, 4 ritagli di bulino e 2 porzioni di lame, rotte alle estremità, presentanti la lustratura tipica degli elementi di falcetto ; i pezzi in ossidiana sono 4, uno solo dei quali laminare; 17 pezzi a ritocco inframarginale (TPO); 95 strumenti (96 Tipi primari). La materia prima è principalmente la selce; sono stati raccolti 21 BERNABO BREA L.: Il Neolitico e la prima civiltà dei metalli nell'italia meridionale in Atti del I Convegno di Studi sulla Magna Grecia Taranto 1962, pag. 61 e segg.; BIANCOFIORE F.: Origini e sviluppo delle comunità rurali nella Puglia preclassica in Rivista di Antropologia LIII 1966, pag. 5 e segg.; RADMILLI A.: Popoli e civiltà dell'italia antica, vol. I, Roma 1974, pag. 382 e Segg.; PERONI R.: Archeologia della Puglia preistorica, Roma 1967: GENIOLA A.: Il Neolitico nella Puglia settentrionale e centrale in La Puglia del Paleolitico al Tardoromana, Firenze 1979; GRAVINA A.-GENIOLA A.: Insediamento neolitico... op.cit. 106

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20 anche pochi manufatti di ossidiana, fra i quali un pezzo scagliato 22. Lo stato fisico dei pezzi in selce è fresco, fatta eccezione per una scheggia patinata con ritocco erto, esclusa dall analisi; i manufatti di ossidiana presentano superfici opacizzate dall azione eolica. I pezzi combusti non sono numerosi (circa il 6,0%). Le dimensioni degli strumenti interi, in numero di 37, comprensivi di 3 pezzi a ritocco inframarginale, rientrano in netta prevalenza (n. 25) nella classe dei manufatti molto piccoli (min 21-40) 23 ; sono presenti le classi degli ipermicroliti (mm 1-20; n. 5), dei pezzi piccoli (mm ; n. 3) e dei medi (mm 61-80; n. 1). L indice di allungamento, calcolato sullo stesso numero di strumenti interi 23, mostra una prevalenza delle schegge (1,0-1,5; n. 14) e delle schegge laminari (1,6-1,9; n. 12) sia sulle lame (2,0-2,9; n. 7) che sulle schegge larghe (0,6-0,9; n. 4). Va sottolineato però che se si prendono in considerazione tutti gli strumenti, anche frammentari, e si valorizza l aspetto tecnologico della produzione di lame, valutando come tali anche le porzioni di lame regolari rotte, o accorciate intenzionalmente, si raggiunge un valore dell indice di laminarità pari al 65,3%. L indice di carenaggio 24, calcolato su 96 pezzi (86 strumenti e 13 TPO), indica una predominanza degli elementi molto piatti (3,/-6,0; n. 50), seguiti dai subcarenati (2,3-3,0; n. 28), carenati (1,0-1,8; n. 14) e iperpiatti (6,1-8,0; n. 4). I talloni riconoscibili sui manufatti ritoccati sono 34, tutti lisci in tre casi naturali corticati. Nello studio tipologico degli strumenti si è adottato il metodo analitico di G. Laplace (lista 1964) 25. Bulini (n. 8) Hanno tutti biseau rettilineo normale posto sul lato destro. I più numerosi sono i bulini su frattura (B5) (Fig. 5, n. 2): due di 22 - La bassa percentuale di ossidiana in questo complesso (2,3%) è da imputarsi, con ogni probabilità, alla selezione operata da altri raccoglitori occasionali BAGOLINI B.: Ricerche sulle dimensioni dei manufatti litici preistorici non ritoccati in Annali dell Università di Ferrara, n.s., sez. XV, Vol. I, Ferrara 1968, pagg MARTINI F.: Il Gravettiano della Grotta Paglicci nel Gargano. II: Tipometria dell'industria litica in Rivista di Scienze Preistoriche, vol. XXX, fasc. 1-2, Firenze 1975, pagg LAPLACE G.: Essai de typologie systématique in Annali dell Università di Ferrara, n.s., sez. XV, suppl. II, vol. I, Ferrara 1964, pagg

21 essi sono i soli bulini prossimali. E presente un unico bulino semplice, del tipo a duplice stacco, trasversale e laterale (B3): quest ultimo giunge ad asportare l estremità opposta del manufatto (Fig. 5, n. 1). Fra i bulini su ritocco (n. 3), i due pezzi a ritocco trasversale e stacco laterale (B6) sono su troncatura tendenzialmente concava, ma in un caso inversa sommaria, nell altro diretta (Fig. 5, n. 3). L unico pezzo a ritocco laterale e stacco trasversale (B8) presenta "biseau" triedro 26, ottenuto su ritocco erto profondo inverso concavo. Diffusissimi sono qui, come nel resto dell industria, i ritocchi complementari, mostranti spesso smussature d uso. Grattatoi (n. 2) Si tratta di un grattatoio a fronte sinuosa su lama spezzata (G1/3), con ritocco complementare laterale che isola una spina angolare (Fig. 5, n. 5); e di un grattatoio carenato con fronte tendente al tettiforme (G9) (Fig. 5, n. 4). Troncature (n. 14) Le troncature marginali (T1) sono due, entrambe con ritocco che si limita ad abbattere la cresta che fa da cerniera alla frattura. Le troncature profonde normali (T2) sono 4: due, una delle quali prossimale, presentano ritocco molto parziale; le altre hanno delineazione rettilinea. Le troncature profonde oblique (T3) sono le più numerose (n. 8): l andamento della troncatura è prevalentemente rettilineo (n. 4), ma anche concavo (n. 3) e convesso (n. 1). Il ritocco tende a risparmiare una parte più o meno estesa della frattura, ed è generalmente diretto, fatta eccezione per due pezzi a troncatura inversa ottenuta tramite ritocco semplice, in un caso tendente al piatto (Fig. 5, n. 6). Va notato inoltre che tre di questi strumenti sono prossimali; e che due potrebbero essere porzioni di geometrici. E presente un elemento composto da troncatura profonda obliqua associata a pezzo scagliato (E1.T3) (Fig. 5, n. 7) RONCHITELLI A.: "Alcune osservazioni tecnologiche e tipologiche sull'industria litica di Passo di Corvo (Foggia)", in Rivista di Scienze Preistoriche, vol. XXXIII, fasc. 1, Firenze 1978, pagg

22 Becchi (n. 8) I becchi-troncatura (Bc 1) sono 4, tutti distali. Il becco è ben evidenziato solo nell esemplare di Fig. 5, n. 10, mentre negli altri è alquanto ridotto, in due casi sommario. I becchi-punta (Bc2), anch essi in numero di 4, sono due distali e due prossimali. Tre di questi, con apice smussato dall usura, costituiscono probabili punte da trapano: sono stati impiegati cioè in modo rotativo (Fig. 5, n. 9). Il quarto, piuttosto dubbio, è ricavato su una sorta di microbulino (Fig. 5, n. 8). Frammenti di dorsi (n. 4) Sono tutti manufatti laminari rotti che presentano un ritocco erto profondo, in due casi parziale (Fig. 5, n.11), interrotto dalla frattura stessa: questo rende impossibile una loro precisa attribuzione tipologica. Un pezzo mostra, adiacente al dorso, una troncatura obliqua ad angolo ottuso. Geometrici (n. 3) Sono qui inclusi tre strumenti che ricadono nel tipo del trapezio rettangolo (Gm7) un po forzosamente: in un caso perchè le troncature sono molto parziali (Fig. 5, n. 13); negli altri perchè, ad una troncatura normale, è opposto un ritocco semplice tendente al piatto sovrapposto a frattura, che determina un tipo al limite fra la troncatura, la troncatura foliata e il raschiatoio trasversale (Fig. 5, n. 12). Foliati (n. 1) E presente una scheggia frammentaria con ritocco piatto bifacciale che risparmia, comunque, gran parte della faccia ventrale (Fig. 5, n. 14). Raschiatoi lunghi (n. 4) Sono tre marginali (L1), due dei quali bilaterali (Fig. 6, n. l); e uno profondo (L2), su lama a cresta e con ritocco semierto inverso a delineazione concava. 110

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24 Raschiatoi corti (n. 8) I raschiatoi corti marginali (R1) sono 5, due laterali a ritocco alterno e tre trasversali diretti: uno di questi è parziale e un altro, prossimale, ha ritocco tendente al piatto. I raschiatoi profondi laterali (R2) sono 2, in un caso con ritocco semierto a delineazione convessa (Fig. 6, n. 2), nell altro a ritocco parziale sinuoso, adiacente ad una accentuata usura del bordo trasversale. E presente anche un raschiatoio profondo latero-trasversale (R4), a margini convesso-rettilineo, ricavato su una scheggia di ravvivamento. Frammenti di raschiatoi (n. 16) Sono costituiti in gran parte (n. 14) da porzioni di lame spezzate ritoccate marginalmente(l/r1):9 di queste sono laterali, in genere a ritocco diretto (n. 6) (Fig. 6, n. 3), ma anche alterno (n. 2) e inverso (Fig. 6, n. 5); 4 sono bilaterali, anch esse in genere a ritocco diretto, e soltanto in un caso alterno semierto. Un pezzo, latero-trasversale inverso, presenta, sovrapposta al ritocco, la lustratura tipica degli elementi di falcetto, che occupa una superficie parallela al margine d uso dello strumento (Fig. 6, n. 4). Smussature dei bordi ritoccati si osservano su almeno dieci di questi manufatti, e sono talora così intense da aver quasi interamente asportato il ritocco stesso. Ai pezzi sopra descritti si aggiungono un frammento di lama a ritocco profondo laterale semierto (L/R2); e un altro, carenato, a ritocco sopraelevato bilaterale (Fig. 6, n. 6). Erti indifferenziati (n. 3) Sono tutti laterali e due a ritocco marginale parziale (Al), il terzo a ritocco profondo (A2). Denticolati (n. 11) In questo gruppo ritocchi marginali e profondi sono equamente divisi all interno dei singoli tipi primari. Sei pezzi sono incavi (D1), tutti laterali meno uno trasversale; il ritocco è in quattro casi diretto, negli altri inverso. Quattro sono raschiatoi denticolati (D2): in due casi, uno dei quali bitrasversale (Fig. 6, n. 8), il ritocco isola una spina. Va sottoli- 112

25 neato l elemento di falcetto di Fig. 6, n. 7, con fitta seghettatura sul margine e lustratura estesa su entrambe le facce del pezzo. E inoltre presente un raschiatoio denticolato carenato bilaterale (D6). Pezzi scagliati (n. 13) Per l analisi di questi strumenti è stata impiegata la divisione, proposta da Cremillieux e Livache 27, in: E1 = pezzo scagliato a bordo assottigliato; E2 = pezzo scagliato a bordo eliminato o pezzo scagliato-bulino; E3 = pezzo scagliato misto. In base a questa classificazione tipologica la nostra industria comprende 6 E1 (Fig. 6, nn ) uno dei quali, opposto a troncatura, è anche l unico pezzo al limite col bulino su frattura (Fig. 5, n. 7); e 7 E3 (Fig. 6, n. 12), uno dei quali in ossidiana. Caratteristica generale è l irregolarità della forma e la scarsa estensione e continuità del ritocco. Inoltre, in sei casi, le scagliature partono da una superficie di frattura, senza che essa ne venga gran ché modificata (Fig. 6, nn ): particolarità, questa, che si riscontra sovente nelle industrie di età neolitica in Puglia 28. Diversi (n. 1) Si tratta di un pezzo di tecnica campignana frammentario che costituiva, verosimilmente, la base di uno strumento a scheggiatura bifacciale e sezione biconvessa: misura mm (57) X 35 X 21. Pezzi a ritocco inframarginale (n. 17) Trattandosi di materiale raccolto in superficie sono qui descritti solo i pezzi che presentavano ritocchi inframarginali continui e regolari; essi sono stati comunque esclusi dal computo dell industria illustrato nella Tab. 1. Tre sono lame (LO), una delle quali bilaterale. Due sono schegge 27 - CREMILLIEUX A. - LIVACHE M.: Pour le classement des pièces écaillées in Dialektiké, Cahiers de typologie analytique, Centre de Palethnologie Stratigraphique Eruri, Pau 1976, pagg RONCHITELLI A.: L industria litica dell'area B, in TINE S., Passo di Corvo e la civiltà neolitica del Tavoliere, Sagep Editrice, Genova 1983, pagg

26 (RO), entrambe di ravvivamento. I restanti 12 pezzi sono frammenti di lame con tracce di utilizzazione (L/RO) inverse (n. 6), dirette (n. 5) e in un caso bifacciali; metà di esse presenta margini smussati dall uso; sono inoltre prevalentemente laterali (n. 7), ma anche bilaterali (n. 4) e latero-trasversali (n. 1). Varie Da questa raccolta di superficie proviene anche una conchiglia di Spondylus, molto fluitata e senza tracce di lavorazione da parte dell uomo. Osservazioni Da quanto fin qui esposto si desume che l industria litica di C. Chiarappa è caratterizzata da (Tab. 1): - indice debole dei bulini, superiori comunque ai grattatoi, che hanno indice molto debole; - indice forte degli erti differenziati; al loro interno dominano le troncature, seguite dai bechi, fra i quali sono presenti alcune punte da trapano; i pochi dorsi, tutti profondi, sono indeterminabili perchè frammentari; infine i geometrici appaiono alquanto anomali, anche se riconducibili alla forma del trapezio rettangolo; 29 - Cfr., oltre ai foliati, i gruppi: troncature, geometrici e raschiatoi corti. 114

27 - presenza del ritocco piatto 29 ; - indice forte del substrato, dove i raschiatoi, nel loro insieme, prevalgono sui denticolati; fra i primi i ritocchi marginali sono ben più numerosi dei profondi; fra i denticolati, invece, le due categorie si equivalgono; molto rari gli strumenti carenati; - indice medio dei pezzi scagliati; - presenza di uno strumento frammentario di tecnica campignana; - presenza di un microbulino; - frequenza, intorno al 2,0%, sia di elementi di falcetto che di pezzi in ossidiana; - prevalenza di manufatti molto piccoli, molto piatti e di tecnica laminare; talloni esclusivamente lisci. Tali caratteristiche avvicinano questo complesso ad altre industrie litiche pugliesi coeve, come quelle di Cala Colombo 30 e Cala Scizzo 31, in provincia di Bari, entrambe oggetto di studi recenti. Rispetto ad esse, la nostra mostra una percentuale leggermente superiore di bulini, sempre comunque nell ambito dell indice debole, ma soprattutto una presenza alquanto inferiore di pezzi scagliati che, nei due giacimenti baresi citati, raggiungono un indice forte; quanto al valore del substrato, questo è vicino a quello dello strato II di Cala Scizzo, superiore sia pure di poco alle percentuali che esso possiede a Cala Colombo 32. Non sono possibili invece confronti con località più vicine alla nostra, o perchè si tratta in gran parte di semplici segnalazioni 33, o perchè il materiale litico, pur proveniendo da scavi in giacimenti stratificati, è troppo scarso 34. Va notato comunque che l industria dell insediamento più recente a Casino S. Matteo-Chiantinelle 35 sulla riva sinistra del basso Fortore, caratterizzato anch esso da ceramica degli stili Serra d Alto, Diana e Diana-Bellavista, sembra avere in comune con la nostra l alta laminarità, la presenza di nu Cfr., oltre ai foliati, i gruppi: troncature, geometrici e raschiatoi corti Cfr., soprattutto riguardo ai livelli superiori, RONCHITELLI A.- SARTI L: L industria litica di Cala Colombo (BA) - Nota preliminare in Atti XXV Riunione Scientifica dell I.I.P.P. sulla Preistoria e Protostoria della Puglia centrale, Firenze 1985, in corso di stampa; ID: L industria liiìca di Cala Colombo (BA): contributo alla conoscenza di alcune industrie di età neolitica in Puglia" in Rivista di Scienze Preistoriche, vol. XXXIX, Firenze 1984, in corso di stampa I confronti più stretti sono con lo strato II: comunicazione verbale della dott. M.C. Martinelli, che ha in studio questo materiale Per la scarsa presenza dell ossidiana nel sito di C. Chiarappa cfr. nota

28 merosi erti differenziati, soprattutto troncature, e di pochi bulini, in maggioranza su frattura. A conclusione di questo lavoro si può sottolineare che, nel Foggiano, il passaggio dalle ultime fasi del Neolitico a ceramica dipinta 36 a quelle a ceramica degli stili Serra d Alto finale e Diana sembra caratterizzarsi, riguardo all industria litica, innanzitutto per la comparsa del ritocco piatto; e, inoltre, per una diminuzione (da indice medio-forte a debole) dei bulini; un incremento (da indice medio a forte) degli erti differenziati e, sia pure con entità più variabili, dei pezzi scagliati; una flessione del substrato; infine, a livello tecnologico, per un aumento dell indice di laminarità che passa dal 40,0% circa ad oltre il 60,0%: assistiamo pertanto, in questo momento, ad una inversione del rapporto fra le lame e le schegge. Annamaria Ronchitelli * Collaboratore alla Cattedra di Paletnologia - Università di Bari. ** Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Sezione Preistoria - Università di Siena. *** Il lavoro è stato distinto in due parti: nella prima parte Armando Gravina ha presentato l insediamento con la sua produzione vascolare; nella seconda parte Annamaria Ronchitelli ha presentato l industria litica. Gli autori ringraziano il Sovrintendente alle Antichità della Puglia, prof. E. M. De Juliis e l Ispettore prof. Lavermicocca per aver reso possibile l edizione di questi rilevamenti topografici. Le fotografie e i di.segni pertinenti ai reperti fittili sono di A. Gravina, i disegni dell industria litica sono di G. Fabbri. Gli autori inoltre esprimono un vivo ringraziamento al prof. Pasquale Di Giulio, che per primo ha segnalato l insediamento oggetto del presente lavoro Cfr. GRAVINA A. - GENIOLA A.: "Insediamento neolitico..." op. cit.; GRA- VINA A.: "Preistoria e Protost " op. cit Cfr., ad esempio, Grotta Pippola str. 4a (MANCINI F. - PALMA DI CE- SNOLA A.: "Saggio di scavo..." op. cit.); Cala Tramontana (PALMA DI CESNOLA A.: "Il Neolitico medio e..." op. cit.); Coppa Nevigata (PUGLISI S.M.: "Industria microlitica nei livelli a ceramica impressa di Coppa Nevigata " in Rivista di Scienze Preistoriche, vol. X, Firenze 1955, pagg ); Grotte di Occhiopinto e Scaloria (RELLINI U.: "La più antica ceramica dipinta in Italia ", Roma 1934) GRAVINA A. - GENIOLA A.: "Insediamento neolitico..." op. cit Cfr. fasi IV b-c e V del TINE (TINE S.: Passo di Corvo e la civiltà neolitica del Tavoliere", Sagep Editrice, Genova 1983), esemplificate, riguardo all industria litica, rispettivamente a Passo di Corvo (RONCHITELLI A.: "L'industria litica dell'area B" op. cit.) e a Cala Tramontana (PALMA DI CESNOLA A.: "Il Neolitico medio e...", op. cit.; RONCHI- TELLI A. - SARTI L.: "L'industria litica di Cala..." op. cit.). 116

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