OSSERVATORIO DISTRETTI

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1 OSSERVATORIO DISTRETTI AGRICOLTURA E PESCA 2015 a cura del dott. Luca Di Salvo 1

2 QUADRO NORMATIVO Il quadro normativo sui distretti è stato introdotto dalla legislazione nazionale nei primi anni 90, con la legge 371/1991 Interventi per lo sviluppo della piccola e media impresa, che introduceva il concetto di distretto industriale. La Regione Siciliana ha individuato, in sede di programmazione per l attuazione della politica di coesione in Sicilia, il distretto produttivo quale nuovo strumento di governance territoriale/settoriale. Tale scelta è riferita non solo alla legge n. 140/1999 ma anche alla legge (finanziaria) n. 266/2005 (artt ), poiché in essa viene introdotta la figura giuridica di distretto produttivo che diventa un soggetto dotato di autonoma personalità giuridica. Con il D. Lgs. 228/2001vengono definiti i Distretti agroalimentari di qualità come «sistemi produttivi locali, anche a carattere interregionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche» Sul tema dei distretti in ritardo rispetto ad altre regioni la Regione Siciliana legifera solo nel dicembre 2004 con la legge 17 all art. 56 stabilendo che l Assessore regionale alla Cooperazione, Commercio, Artigianato e Pesca avrebbe adottato con proprio decreto i criteri per il riconoscimento dei distretti produttivi, interpretati come cluster di imprese, affinché gli stessi potessero assumere il ruolo di referenti prioritari per le politiche di programmazione e sviluppo della Regione e quindi essere beneficiari finali di risorse comunitarie, statali o regionali. L 1 dicembre 2005, l Assessorato regionale alla Cooperazione ha emanato il decreto assessoriale (DA) n.152 che stabilisce i criteri di individuazione e le procedure di riconoscimento dei distretti produttivi, nonché le modalità di attuazione degli interventi previsti dal Patto di sviluppo distrettuale, regolamentato dall art. 5 dello stesso decreto. In particolare, l art. 2 del decreto assessoriale definisce il distretto produttivo come «cluster di imprese caratterizzato dalla compresenza di agglomerati di imprese che svolgono attività simili secondo una logica di filiera, verticale o orizzontale, ed anche di un insieme di attori istituzionali aventi competenze ed operanti nell attività di sostegno all economia locale» Secondo la normativa regionale i distretti devono essere composti da un agglomerato di imprese che svolgono attività simile e da un insieme di attori istituzionali (università, enti di ricerca ed alta formazione, pubbliche amministrazioni, ecc.) e devono presentarsi come filiera produttiva orizzontale o verticale, anche con dislocazioni transnazionali (in grado di garantire vantaggi localizzativi e competitivi); con un numero di imprese non inferiore a 50 ed un numero di addetti non inferiore a 150; con elevato grado di integrazione (da documentare con le catene di fornitura); con elevata capacità di innovazione tecnologica (processi di produzione, presenza di imprese leader, presenza di istituzioni formative, ecc.). Vi è inoltre il requisito riguardante la capacità di innovazione tecnologica, comprovata dai relativi processi di produzione o dalla presenza di imprese leader nei singoli settori, nonché dalla presenza di istituzioni formative specifiche o centri di documentazione sulla cultura locale del prodotto e del lavoro. Nel corso degli anni la Regione Siciliana ha proceduto sia al riconoscimento di ulteriori distretti produttivi sia alla conferma o meno di quelli riconosciuti con il primo Decreto assessoriale del

3 Con Decreto n. 611 del 2011 vengono riconosciuti altri 7 (sette) distretti produttivi, con Decreto n. 744/gab del 2012 viene riconosciuto il Distretto della filiera della carne bovina mentre con il Decreto 184/gab del 2013 ne vengono riconosciuti altri 3 (tre). Nel corso di questi ultimi anni, l Assessorato Regionale alle Attività Produttive così come previsto dal decreto assessoriale n. 152 del 2005, ha proceduto alla verifica della permanenza degli indicatori di rilevanza, confermando solo 19 distretti produttivi. La Tabella n. 1 mostra i 19 distretti produttivi riconosciuti dalla Regione per provincia e per settori alla data del > SCHILIRO' Per quanto riguarda il quadro normativo, la legislazione nazionale sui distretti si è sviluppata negli anni Novanta, in particolare, con la legge 371/1991 Interventi per lo sviluppo della piccola e media impresa, che introduceva il concetto di distretto industriale. In seguito è stata emanata la legge 140/1999, contenente norme in materia di attività produttive, che faceva rientrare la definizione di distretto industriale nel più ampio concetto di sistema produttivo locale, dove in quest ultimo non vi è la presenza di una specializzazione produttiva dominante. La Regione Siciliana ha legiferato in ritardo sul tema dei distretti rispetto alle altre regioni. Nel dicembre 2004 con la legge 17 all art. 56 ha stabilito che l Assessore regionale alla Cooperazione, Commercio, Artigianato e Pesca avrebbe adottato con proprio decreto i criteri per il riconoscimento dei distretti produttivi, interpretati come cluster di imprese, affinché gli stessi potessero assumere il ruolo di referenti prioritari per le politiche di programmazione e sviluppo della Regione e quindi essere beneficiari finali di risorse comunitarie, statali o regionali. La Regione Siciliana ha in qualche modo cercato di seguire l esempio della Lombardia, che è una regione dove vi è da tempo una significativa presenza di distretti nel tessuto produttivo ed è stata anche la prima regione ad introdurre una politica di sviluppo organica per i distretti industriali con la legge regionale del 22 febbraio 1993 Interventi per lo sviluppo e l innovazione delle piccole imprese in attuazione della legge 371/1991. Successivamente, in seguito all adozione della legge 140/1999, l impianto normativo e amministrativo dei distretti in Lombardia è stato aggiornato con la legge regionale del 5 gennaio 2000, n.1. sul Riordino delle Autonomie (Schilirò, 2008). La concezione di distretto che la Regione Lombardia ha cercato di portare avanti è quella di metadistretto > >SABATINI La Regione Siciliana ha individuato, in sede di programmazione per l attuazione della politica di coesione in Sicilia, il distretto produttivo quale nuovo strumento di governance territoriale/settoriale. Tale 3

4 scelta è riferita non solo alla legge n. 140/1999 ma anche alla legge (finanziaria) n. 266/2005 (artt ), poiché in essa viene introdotta la figura giuridica di distretto produttivo che diventa un soggetto dotato di autonoma personalità giuridica 9. La legge regionale n. 17 del dicembre 2004 ha istituito i distretti produttivi. All art. 56 la legge stabiliva che l Assessorato regionale alla Cooperazione, Commercio, Artigianato e Pesca avrebbe adottato con proprio decreto i criteri per il riconoscimento dei distretti produttivi, interpretati come cluster di imprese, affinché gli stessi potessero assumere il ruolo di referenti prioritari per le politiche di programmazione e sviluppo della Regione e quindi essere beneficiari finali di risorse comunitarie, statali o regionali. L 1 dicembre 2005, l Assessorato regionale alla Cooperazione ha emanato il decreto assessoriale (DA) n.152 che stabilisce i criteri di individuazione e le procedure di riconoscimento dei distretti produttivi, nonché le modalità di attuazione degli interventi previsti dal Patto di sviluppo distrettuale, regolamentato dall art. 5 dello stesso decreto.. In particolare, l art. 2 del decreto assessoriale definisce il distretto produttivo come «cluster di imprese caratterizzato dalla compresenza di agglomerati di imprese che svolgono attività simili secondo una logica di filiera, verticale o orizzontale, ed anche di un insieme di attori istituzionali aventi competenze ed operanti nell attività di sostegno all economia locale» 12. Secondo la normativa regionale i distretti devono essere composti da un agglomerato di imprese che svolgono attività simile e da un insieme di attori istituzionali (università, enti di ricerca ed alta formazione, pubbliche amministrazioni, ecc.) e devono presentarsi come filiera produttiva orizzontale o verticale13, anche con dislocazioni transnazionali (in grado di garantire vantaggi localizzativi e competitivi); con un numero di imprese non inferiore a 50 ed un numero di addetti non inferiore a 150; con elevato grado di integrazione (da documentare con le catene di fornitura); con elevata capacità di innovazione tecnologica (processi di produzione, presenza di imprese leader, presenza di istituzioni formative, ecc.). Vi è inoltre il requisito riguardante la capacità di innovazione tecnologica, comprovata dai relativi processi di produzione o dalla presenza di imprese leader nei singoli settori, nonché dalla presenza di istituzioni formative specifiche o centri di documentazione sulla cultura locale del prodotto e del lavoro 14. Nel corso degli anni la Regione Siciliana ha proceduto sia al riconoscimento di ulteriori distretti produttivi sia alla conferma o meno di quelli riconosciuti con il primo Decreto assessoriale del Con Decreto n. 611 del 2011 vengono riconosciuti altri 7 (sette) distretti produttivi, con Decreto n. 744/gab del 2012 viene riconosciuto il Distretto della filiera della carne bovina mentre con il Decreto 184/gab del 2013 ne vengono riconosciuti al 3 (tre) Nel corso di questi ultimi anni, l Assessorato Regionale alle Attività Produttive così come previsto dal decreto assessoriale n. 152 del 2005, ha proceduto alla verifica della permanenza degli indicatori di 4

5 rilevanza, confermando solo 19 distretti produttivi. La Tabella n. 3 mostra i 19 distretti produttivi riconosciuti dalla Regione per provincia e per settori alla data del > >pecorino - L.N. 317/1991: definizione di distretto industriale - L.N.140/1999: introduzione della nozione di sistema produttivo locale ed estensione della «distrettualità» a settori diversi, quali quelli agroalimentari, rurali e ittici. - D. Lgs. 228/2001: Distretti agroalimentari di qualità come «sistemi produttivi locali, anche a carattere interregionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche» - L.R. 17/2004, che, all art.56, demanda all assessorato Regionale alla Cooperazione, Commercio, Artigianato e Pesca la funzione di individuare i criteri di selezione. - Decreto n.152 del 1 dicembre 2005, con il quale l Assessore regionale alla Cooperazione definisce i requisiti di individuazione e i procedimenti di riconoscimento dei distretti produttivi > 5

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