25/12/2016 Natale del Signore (messa di notte)
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- Maria Teresa Piva
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1 25/12/2016 Natale del Signore (messa di notte) Dal vangelo secondo Luca (Lc 2,1-14) 1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: e- gli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. 8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Dio non ci dà mai un dono che non siamo capaci di ricevere. Se lui ci da un regalo di Natale, è perché abbiamo la capacità di capire e di riceverlo. (papa Francesco) Una delle domande che molti si fanno è su come veramente siano andate le cose riguardo la nascita di Gesù. A tal fine occorre tener presente che non solo gli evangelisti, ma gli storici, i filosofi, gli scienziati, i poeti, insomma tutti quelli che allora scrivevano, non lo facevano certo per il popolo che in genere non sapeva leggere né scrivere, ma cercavano di fornire strumenti per gli addetti ai lavori. Gli evangelisti, quindi, non scrivevano direttamente per la comunità di riferimento, piuttosto per i catechisti che dovevano trasmettere le verità storiche e teologiche riguardanti la figura di Gesù. Matteo e Luca sono gli unici evangelisti che ci parlano della nascita di Gesù con narrazioni che concordano solo sul luogo della nascita (Betlemme), sul tempo (durante il regno del re Erode), sui genitori (Maria e Giuseppe) e sul concepimento del bambino (Spirito Santo). Altri elementi, che fanno parte della memoria delle prime comunità cristiane e che costituiscono l attuale tradizione, scaturiscono da alcuni vangeli apocrifi che però sono più attenti agli aspetti marginali di tipo miracolistico e fiabesco dell evento piuttosto che alla verità storica. Molte delle notizie sono giunte fino a noi anche attraverso la pittura religiosa che, soprattutto nelle chiese, non era un elemento esclusivamente decorativo, bensì costituiva una lezione di catechismo. Infatti, anche l architettura delle chiese si prestava a questo essenziale servizio, basti pensare che quelle francescane erano concepite come piazze dove si poteva catechizzare il popolo con la parola e con gli affreschi alle pareti. Ma è proprio la pittura religiosa che, arricchendosi di preziosi particolari, ha fornito talvolta indicazioni distorte; basti pensare all ambiente signorile dell annunciazione o all immagine della Madonna di venerea bellezza o al particolare del libro aperto sulle ginocchia. Probabilmente la 12
2 casa di Maria era molto semplice, lei era una bambina bruna, come le coetanee che vivevano in Palestina e certamente non sapeva leggere. Se poi si consulta l iconografia della natività, allora si scopre che in queste stupende rappresentazioni ci sono molti particolari che nulla hanno a che vedere con quello che gli evangelisti hanno voluto dirci. In altre parole, oggi in maniera particolare, abbiamo perso il significato profondo di questa nascita perché abbiamo preferito farci abbagliare da aspetti sentimentali permettendo così che il presepe, l albero di natale, le lucine colorate intermittenti, i doni di Gesù bambino (o di babbo natale), il panettone, il panforte e lo spumante caratterizzassero questa festa. A noi non deve interessare se la data della nascita non corrisponde alla verità storica, però di fatto non è vero l anno calcolato dal monaco Dionigi il piccolo, perché le uniche indicazioni si trovano nei vangeli di Matteo e Luca e si fondano sulle date dei due censimenti, quello di Augusto (8 a.c), quello di Quirinio (6/7 d.c.) e la morte di Erode il Grande (4 a.c.). Gli storici oggi la collocano intorno al 6/4 a.c.. Il giorno e il mese poi non interessavano agli evangelisti perché, come dice Origene (cfr. Ottava omelia sul levitico 3,2. ), nella Bibbia non si festeggia la data della nascita sulla terra di alcuno, sono i peccatori come il faraone e Erode che hanno introdotto questa usanza. Anche i primi cristiani, infatti, per i santi festeggiavano la data della morte che è la nascita al cielo. Molto più importante era stabilire la data del concepimento di Gesù cioè il momento dell incarnazione del Verbo. Molte sono state le date ipotizzate nell antichità, ma quelle che la tradizione ci ha mandato rivestono un particolare carattere simbolico e pastorale. Infatti, il 25 marzo, ritenuta la data dell incarnazione e della morte di Gesù, corrisponde all equinozio di primavera, cioè all inizio del risveglio della natura che simbolicamente passa dalla morte alla vita, in tal modo la data, da un punto di vista liturgico, si presta alla celebrazione della vittoria della luce sulle tenebre (veglia di Pasqua). I nove mesi precisi decorrenti da questa data cadono il 25 dicembre (solstizio d inverno) giorno della celebrazione della festa pagana del Sole Invitto sostituita, per evidenti motivi pastorali, dalla festa cristiana del Natale. Tutte queste imprecisioni storiche ci portano a una considerazione peraltro scontata: gli evangelisti hanno voluto inviarci un messaggio che non attiene alla cronistoria, ma alla teologia. In Luca questo piccolo evento, la nascita di un bambino che anche oggi passerebbe inosservata ai rotocalchi, è inserita nella grande storia universale di Roma. Accanto all imperatore Cesare Augusto, che con il suo potere ha donato al modo romano la pace, è posto un bambino mandato da Dio per la salvezza di tutti gli uomini. Il viaggio da Nazaret a Betlemme serve a Luca per dimostrare che Gesù è il Messia che, secondo le scritture, come discendente di Davide sarebbe dovuto nascere proprio a Betlemme. Per Luca questa nascita rappresenta l oggi di ogni uomo nel quale Gesù, attraverso il paradosso della debolezza e della fragilità, espressione chiara del suo farsi uomo, porta il messaggio di salvezza sulla terra. Con questo paradosso l evangelista racconta l amore di Dio che si affida all uomo con il rischio di essere da lui rifiutato. Gli angeli, che raffigurano lo stesso Signore, danno la chiave di lettura di questo mirabile evento: è l amore di Dio per tutti gli uomini che invia Gesù per portare loro gioia e pace. Ora affidiamoci alla parola di Dio. 1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. L incipit del brano (VEge,neto) è una formula semitica comune nell ebraico dell A.T.. Luca inizia la narrazione in forma solenne per riferire un dato storico: il censimento ordinato da Ottavio, pronipote di Giulio Cesare, detto l Augusto per le sue imprese. La data di questo censimento è uno fra i problemi del N.T. più discusso dagli storici. La complessità scaturisce da diversi fattori quali il tipo di censimento e le testimonianze degli storici e degli evangelisti. In questo caso i tipi di censimento richiamati dal versetto sono due e presentano entrambi delle difficoltà con la compatibilità del racconto. 13
3 I censimenti universali erano finalizzati a valutare la potenza militare perché nei territori assoggettati all autorità romana si contavano gli individui che godevano dello status di cittadino romano i soli che potevano essere ammessi nell esercito. Augusto indisse tre censimenti universali nel 28 a.c., nell 8 a.c. e nel 14 d.c. fra i quali quello dell 8 a.c. risulterebbe, da un punto di vista cronologico, più compatibile con il racconto di Luca, tuttavia è difficile che lo sia perché erano censiti i soli cittadini romani dell impero e Giuseppe non era fra questi. I censimenti provinciali erano finalizzati a valutare la ricchezza delle provincie per la conseguente tassazione. Questi censimenti spesso scatenavano rivolte popolari e anche quello di Quirinio, cui fa riferimento Luca, svoltosi fra il 6 e il 7 d.c., suscitò malcontento fra i giudei e scatenò la seconda rivolta di Giuda il Galileo (cfr. Flavio Giuseppe, guerra giudaica 2,8). Il malcontento era dovuto al fatto che i giudei non accettavano di sottomettersi a un governatore straniero e di perdere così l indipendenza nazionale. Il censimento, inoltre, era locale per cui i cittadini non dovevano spostarsi nei luoghi d origine ed è per questo motivo che non può avere chiara compatibilità con il racconto evangelico. A tal proposito, in mancanza di evidenze storiche che consentano una datazione precisa e considerato il fatto che i censimenti, per le distanze da percorrere e la complessità degli adempimenti, erano banditi senza un termine preciso per la loro conclusione, alcuni esegeti ritengono che il racconto sia compatibile con gli avvenimenti narrati da Luca. La maggioranza degli esegeti moderni ritengono, invece, che l evangelista sia incorso in un errore mettendo in relazione il censimento di Quirinio con gli eventi della nascita di Gesù che non può essere collocata dopo la morte di Erode il Grande avvenuta nel 4 a.c.. Considerato che la datazione sulla nascita non è esplicitamente riportata dai vangeli che la collocano negli ultimi anni della vita di Erode il Grande, gli studiosi ritengono che sia avvenuta tra il 7 e il 4 a.c. data che non concorda con quella tradizionale indicata dal monaco Dionigi il piccolo, incaricato da Roma di proseguire la compilazione della tavola cronologica per il calcolo delle date della Pasqua, preparata al tempo del vescovo Cirillo. Luca, probabilmente, non è incorso in un errore, ma si è servito di questo espediente sia per dimostrare l attuazione in Gesù della profezia del profeta Michea «1 E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti.» (Mich 5,1) sia per spiegare perché Gesù, discendente di Davide, è nato a Betlemme e cresciuto a Nazaret. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Da questi versetti emergono chiare le intenzioni dell evangelista: inserire in un evento della storia u- mana con il compimento di un dovere richiesto da un potere politico - la nascita del Figlio di Dio e rafforzare la discendenza davidica di Gesù, già preannunciata nel brano dell annunciazione (Lc 1, 27), perché da Betlemme era iniziata la regalità di David con l unzione da parte di Samuele (1 Sam 16, 1-13). Nella narrazione s intrecciano due storie: quella splendida e prestigiosa del messia Ottaviano Augusto che ha riportato la pace in tutto il mondo e quella umile della famiglia di Gesù, una fra le tante, che andava a farsi registrare. Come si è visto, Luca usa il paradosso per narrare la storia della realizzazione del disegno di Dio per la salvezza dell uomo. Infatti, non si serve del potere e della forza dell uomo più potente del mondo, ma della debolezza e fragilità di un bambino che per crescere dovrà affidarsi alle cure amorevoli dei genitori. 14
4 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. In due soli versetti Luca narra un evento straordinario; la semplicità e brevità è tuttavia carica di importanti significati. Giustino, intorno al d.c. sulla nascita di Gesù scrive: «...siccome Giuseppe non poté prendere alloggio nel villaggio, occupò la grotta assai vicina a Betlemme e mentre erano là Maria dette alla luce Cristo e l adagiò nella mangiatoia dove lo trovarono i Magi venuti dall Arabia». Da questa prima testimonianza letteraria, seguita da quella di Origene, dal protovangelo di Giacomo, e da altre più recenti, scaturisce la tradizione occidentale che però non è confermata da questi versetti di Luca. Infatti, quando si compiono i giorni del parto, Giuseppe e Maria si trovavano già a Betlemme perché è impensabile che Giuseppe abbia fatto percorrere a Maria in procinto di partorire circa 150 Km magari a dorso d asino. D altronde se Giuseppe è originario di Betlemme non è da escludere che avesse dei parenti disposti ad alloggiarlo soprattutto riguardo alla situazione di Maria. Per comprendere che cosa realmente significhi il termine grotta occorre dare uno sguardo alle case di un piccolo centro rurale come Betlemme dove gli abitanti vivevano in povere abitazioni, per lo più rurali, condivise da persone e animali. Questi alloggi erano formati da grotte naturali chiuse da un muro di pietre, oppure separate con un muretto da una costruzione di forma cubica eretta anche su due livelli. La casa, oltre la stanza centrale dove si svolgeva tutta la vita della famiglia, aveva un altra stanza più piccola che era usata come deposito, stanza per gli ospiti o per il parto. Infatti per la legge ebraica, una donna che partoriva, a causa della perdita di sangue, era impura per quaranta o ottanta giorni secondo che avesse partorito un maschio o una femmina (cfr. Lv 12). L impurità, inoltre non riguardava solo la donna bensì contraevano impurità il luogo dove si trovava e gli oggetti e le persone che essa toccava. Che Giuseppe fosse stato ospitato da parenti o fosse lui proprietario di un alloggio lo confermerebbero sia il passo in cui si racconta che i Magi «11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.» (Mt 2, 11) sia quello del ritorno dall Egitto dove appare chiara l intenzione di rientrare a Betlemme «21 Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'israele. 22 Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.» (Mt 2, 21-22). Con queste considerazioni, correttamente non dobbiamo pensare che con il termine alloggio l evangelista volesse indicare un albergo o un caravanserraglio come riportavano alcune traduzioni antecedenti quella della CEI, tanto più che il termine greco katalu,mati usato dall evangelista può significare anche stanza e probabilmente era proprio la stanza degli ospiti che era indisponibile dato il grande afflusso nel paese delle persone per il censimento. Quindi, Maria partorisce nella grotta posta dietro le stanze della casa e Luca non riferisce della presenza del bue e dell asinello. Il paradosso si fa ancor più stringente: dopo i personaggi altisonanti che ci richiamano alla mente sfarzo, chiasso e notorietà destinati però a spengersi, ecco che in un luogo sconosciuto una coppia anonima (Luca non usa i nomi propri, ma i pronomi) nasce la più inerme delle creature: un bambino destinato a cambiare realmente il corso della storia umana. È un paradosso che difficilmente potrà essere compreso dal popolo ebraico: un Dio che manifesta il suo grande amore per l uomo affidandogli suo Figlio, il creatore che chiede protezione alla sua creatura. Questi due versetti ci forniscono dei richiami molto importanti. Primogenito che nel linguaggio ebraico non significa primo di una serie, ma consacrato a Dio: «2 «Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me».» (Es 13, 2). Le fasce richiamano il libro della Sapienza dove è raccontata la nascita di Salomone: «4 Fui allevato in fasce e circondato di cure; 5 nessun re ebbe un inizio di vita diverso. 6 Una sola è l'entrata di tutti nella vita e uguale ne è l'uscita.» (Sap 7, 4-6). Luca, con questa allusione, ci dice che è nato un uomo come 15
5 noi, ha assunto la nostra condizione umana, compresa la morte, segno dell amore immenso che Dio ha per l uomo. La mangiatoia, infine, fa riferimento al passo del profeta: «3 Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende».» (Is 1, 3). La nascita di Gesù, a differenza di quella di Giovanni (cfr. Lc 1, 58) passa inosservata perché egli ha voluto condividere con l uomo la fragilità, la precarietà e l essere straniero. 8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Quando contempliamo un presepio e vediamo i pastori con i loro bambini per mano e sulle spalle un bianco agnellino, il cuore si apre a dolci sentimenti bucolici e a puri ricordi infantili. Questa non era la realtà dell epoca. Il popolo ebraico in quanto nomade praticava la pastorizia come principale fonte di sostentamento; quando diventò un popolo sedentario le cose cambiarono. La Genesi ci offre il primo spaccato del rapporto fra agricoltore e pastore: Caino agricoltore uccide Abele pastore (cfr. Gen 4). Ai tempi di Gesù il popolo sedentario disprezzava i pastori e aveva paura di loro. Questo era un sentire generalizzato che non apparteneva solo alla cultura semitica ma ai popoli del medio oriente. Gli Accadi li definivano «il nulla che viene dalla steppa», i Sumeri li tratteggiavano come quelli che «hanno apparenza di uomini ma la loro voce è quella del cane della prateria», gli Sciti li chiamavano «i draghi dei monti». I pastori che pernottavano all aperto e vegliavano la notte facendo la guardia al loro gregge, erano persone considerate impure perché, abbrutite dal continuo contatto con gli animali, cercavano di arrotondare la misera paga con furti, omicidi e violenze di ogni tipo. Per la loro condotta impura erano disprezzati ed emarginati senza alcun diritto civile e senza poter entrare nel tempio. Era pensiero comune che i pubblicani, le prostitute e i pastori sarebbero stati eliminati fisicamente dal Messia. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, L angelo che irrompe in questa notte calma, silenziosa ma desolata è l immagine del Signore che porta la luce del nuovo e che viene per insegnarci il cammino della liberazione: «20 Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. 21 Abbi rispetto della sua presenza, da' ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui.» (Es 20, 21). Anche questa è una notte di liberazione come fu quella dell Esodo quando il popolo ebraico fu liberato dalla schiavitù del faraone d Egitto. Solo che questa non è cruenta come quella. La gloria del Signore stupenda metafora per indicare la sua presenza che conforta e confonde l uomo non punisce il peccatore, ma lo avvolge nella luce del suo amore. La luce che squarcia la notte sconfigge il vecchio che ha oscurato il vero volto di Dio e dà inizio al nuovo nel quale Gesù ci rivela un Dio misericordioso e sorprendente nel suo amore per l uomo. Quei pastori che vivevano per così dire nell attesa del castigo di Dio, di fronte a quella manifestazione fuori dell ordinario e inspiegabile, ritenendo che fosse venuta per loro la resa dei conti con il castigo divino, sono presi dal terrore. 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». I pastori, questa genia reietta, è la prima destinataria dell annuncio di salvezza rivolto a tutti gli uomini. A loro per primi, non ai grandi della terra, è dichiarato l inizio di una nuova stagione. L angelo annun- 16
6 cia che l oggi ha origine proprio là dove un altro re fu scelto dal Signore: Davide il più piccolo e inerme fra i figli di Iesse che non era con i fratelli quando Samuele doveva ungere uno di loro re d Israele perché stava pascolando il gregge e che, a sorpresa, è proprio lui lo scelto da Dio «perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16, 7). Il Dio che viene non porta paura né tristezza ma meraviglia e gioia come avvenne anche nell Annunciazione quando Gabriele si rivolse a Maria con «rallegrati» e «non temere» (cfr. Lc 1, 26-38). Il segno è molto semplice e facilmente riconoscibile dai pastori: una mangiatoia, strumento giornaliero del loro lavoro. Dio parla all uomo con un linguaggio estremamente comprensibile, è l uomo che, avvolto dal chiasso del mondo, non riesce a vedere i segni da lui costantemente inviati. Ancora ci accompagna il paradosso: il figlio di Dio, colui che «52 ha rovesciato i potenti dai troni» (Lc 1, 52), appare sulla scena del mondo non come uno dei potenti ricordati all inizio del brano dall evangelista, ma come un bambino inerme, bisognoso di cure che si affida all uomo che dovrà liberare e si rivela agli ultimi, gli emarginati perché solo loro sono pronti a riconoscerlo e a riporre ogni speranza in lui. 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Con quel subito, l evangelista ci scuote e la scena da privata irrompe nella storia universale. I pastori sono i primi destinatari di un messaggio che però e rivolto all umanità tutta. La Gloria di Dio nei cieli si unisce a quella della terra e questo abbraccio non può che distendere la pace universale dove l uomo troverà tutto ciò di cui ha bisogno per una vita piena e gioiosa. La luce che squarcia i cieli è quel piccolo bambino il sole che sorge dall alto come Zaccaria nel suo cantico aveva preannunciato: «78 Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, 79 per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».» (Lc 1, 78). E tutto questo può avvenire perché Dio ama tutti gli uomini. Notte silenziosa dove i pensieri si fanno densi e il tempo pare dilatarsi, la notte come attesa della luce, la notte come profondità in cui trovare quiete. E' impossibile sfuggire al fascino notturno, e in questa speciale notte ogni anno si accende per ognuno una luce di speranza, che siamo amati, che siamo gli amati figli di Dio. 17
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