Mario Merelli. l alpinista con tanti sogni dentro lo zaino. E li realizzava: un esempio di forza e di tenacia

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Costantino Castaldo
7 anni fa
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1 Mario Merelli l alpinista con tanti sogni dentro lo zaino E li realizzava: un esempio di forza e di tenacia Lo guidava un autentico amore per la montagna Un anno fa il tragico incidente sul pizzo Scais «I sogni si realizzano se uno ci crede». 1 / 5

2 Lui di sogni ne aveva molti dentro lo zaino. A quei sogni ci credeva. E li realizzava. Era un alpinista autentico, un impasto di forza e di volontà, ma che non sarebbero state sufficienti senza il suo amore per la montagna, che lo collocava nella dimensione più autentica. Per lui anche la cima più modesta valeva la pena di essere salita: lassù gli si sarebbero aperti nuovi panorami. Qualcosa da ammirare e da portare nel cuore. Erano le prime luci del 18 gennaio 2012, quando incominciò a scalare il canalone centrale sul versante sud-ovest, quello valtellinese, dello Scais. Per Mario Merelli la traccia era come un filo che lo avrebbe portato fin sulla vetta. Era là che voleva arrivare. Lui era tutto l opposto di quegli scalatori che si appagano del risultato: portare a termine una bella salita e poi uscirne, magari senza aver toccato la cima. Per Mario era diverso. Sapeva che una volta lassù l avrebbe inondato la magica luce del giorno che si svelava illuminando lo splendido panorama di creste innevate tutto attorno, fin dove si spinge l occhio. Quando avvenne l incredibile incidente che lo portò via, il macigno che si stacca quando invece il gelo notturno avrebbe dovuto tenere la roccia saldamente compatta, lo colpisce proiettandolo all indietro e facendogli perdere l equilibrio per trascinarlo 300 metri più in basso, Mario seguiva un sogno. Aveva già nel cuore l azzurro intenso della gran cupola del cielo e lo splendore delle Orobie, le montagne di casa sua. 2 / 5

3 Amava questi monti. Nelle serate alle quali era invitato per parlare davanti a un pubblico sempre foltissimo, il suo viso mobilissimo si animava e cambiava anche il tono della voce. Una volta avevamo azzardato: «Guarda Mario che tu forse non lo sai, ma sei un poeta». Lui aveva risposto con un gran sorriso, tra l incredulo e lo scanzonato. Pensieri semplici, che diventavano come un fiume in piena nel descrivere la montagna, i luoghi che aveva visto, le salite, le persone incontrate, le amicizie, i sentimenti. «Era un entusiasta. Si capiva che la montagna per lui era tutto», ricorda Emilio Moreschi, presidente del Gruppo Sesab, che l aveva conosciuto una decina di anni fà. Un volta erano andati assieme in alta Valle Brembana per salire il monte Pegherolo, Mario non c era mai stato. «Ma i è pròpe bèle» aveva esclamato ad un certo momento. C era tanto entusiasmo nella sua voce che era il riflesso di quanto provava dentro: l amore per le Orobie, le «sue» montagne. Mario si era fatto le ossa tra le cime sopra la sua casa, a Lizzola. Aveva l esempio del padre, Patrizio, che aveva costruito l albergo a Lizzola per restare tutto l anno tra le montagne. Lui paragonava Patrizio all Everest, il suo primo ottomila salito nel 2001: un forte punto di riferimento che gli aveva indicato la via a vette come il Coca, il Recastello, lo Scais. Da questo severo banco di prova era incominciata la sua marcia per imprese sempre più impegnative, culminate con le grandi ascensioni tra i giganti dell Himalaya. Non era solo la passione per la montagna che lo distingueva. In lui c era un genuino amore per la sua valle, per le sue origini, per il piccolo paese di Lizzola dove c erano le sue radici e dove aveva costruito la sua baita, sul margine del bosco e da dove l occhio in ogni momento potesse spaziare sui monti. La baita dove aveva portato Mireia, la bella sposa catalana, con la quale aveva voluto mettere su famiglia e piantare altre solide radici. Non molto lontano dalla famiglia d origine, dalla mamma Luigina che adorava. 3 / 5

4 «Ma c è un altro aspetto che di Mario colpiva chi incominciava a conoscerlo: la sua bontà e generosità», aggiunge Paolo Valoti, che con lui aveva condiviso tante salite ma anche iniziative e progetti. Quando aveva visto nascere il Palamonti, la «casa della montagna» che il Cai ha voluto collocare a Bergamo per rendere più intenso il rapporto tra i cittadini e la montagna, l aveva subito sostenuto prendendo parte a manifestazioni, serate, incontri. Un rapporto molto stretto con il Club Alpino anche per iniziative rivolte ai più giovani. Una bella foto lo mostra seduto sull erba con attorno decine e decine di ragazzini partecipanti al sesto meeting di alpinismo giovanile nel giugno del 2002 in Città Alta. Mario aveva una capacità di comunicativa non comune. L approccio in un primo momento poteva apparire timido, da montanaro di poche parole. Ma subito dopo si apriva, ed era affascinante vedere come si instaurassero rapporti di viva cordialità con chiunque. Veniva tutto dal suo cuore, dalla spontaneità con cui comunicava spalancando ancora di più gli occhi e allungando le sue grandi mani; dalla sua genuinità che, come un sasso nello stagno, si allargava attorno a lui suscitando immediate simpatie e amicizie fraterne. Lo ricordiamo così, in una giornata di nebbia bassa e di pioggia battente mentre accompagnava un gruppo di lettori della rivista Orobie in una escursione sul Canto Alto. Avrebbe potuto dire di no, ma non voleva deludere questi nuovi amici. Nebbia e pioggia, ma lui sorrideva come se ci fosse stato il sole. (Pino Cappellini, L Eco di Bergamo, 16 gennaio 2013) 4 / 5

5 «Mario Merelli l alpinista e sognatore» 5 / 5

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