Meditazione per il Venerdì Santo
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- Adolfo Ricciardi
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1 Meditazione per il Venerdì Santo NOTA BENE: In occasione della meditazione sulla Passione di Cristo, nel Giorno del Venerdì Santo, è mi pare indispensabile che sia fatta la lettura della Passione secondo il Vangelo di Giovanni (che costituisce l atto centrale della Liturgia del Venerdì Santo). Potrebbe eventualmente essere letta o tutta prima della meditazione, oppure intercalando suoi brani alla meditazione stessa. Testo della meditazione: Le parole di questa meditazione sulla Passione di Nostro Signore non hanno altro principale scopo se non quello di aiutare ad entrare con tutto il nostro essere nel Mistero della Passione e della Morte di Gesù Cristo, entrare per lasciarsene trasformare, per essere interiormente rinnovati ad immagine di Cristo. In Lui e per mezzo di Lui sta e si realizza tutto il mistero della nostra salvezza; in Lui sta infatti tutto il senso ed il valore della nostra esistenza. Questa prima riflessione ci dice che non possiamo essere semplicemente degli spettatori di fronte alla Passione di Cristo ed al Mistero della sua Morte, ma dobbiamo fare davvero nostro quel Mistero; tutto il nostro essere deve essere mosso da quel Mistero: la nostra mente, i nostri affetti, la nostra volontà, la nostra vita nel suo svolgersi nel tempo e nello spazio, nel suo anelito verso l eternità. Il nostro essere dev essere inondato e riempito dalla potenza e dalla grazia di quel Mistero, avvenimento unico ed irripetibile, offerto una volta per sempre al mondo, anche se come sappiamo esso si rende continuamente presente in modo sacramentale, in modo soprannaturale, nel Mistero dell Eucaristia. Abbiamo detto tutto il nostro essere deve essere pervaso e posseduto, ma il primo passo da compiere è la contemplazione, è la comprensione - per mezzo 1
2 della fede e dell intelligenza illuminata dalla fede e sostenuta dalla grazia - di ciò che è davvero avvenuto nella Passione e nella Morte del Figlio di Dio Incarnato. La nostra contemplazione e comprensione avvengono tenendo fisso lo sguardo su Gesù in tutti momenti della sua Passione: l agonia nel Getsemani, il tradimento di Giuda, Gesù tradotto davanti al Sinedrio, il rinnegamento di Pietro, Gesù trasferito dalla casa di Caifa nel Pretorio, Gesù davanti a Pilato, condotto da Erode, deriso, umiliato, flagellato, incoronato di spine, il doloroso viaggio di Gesù verso il Calvario, la Crocifissione, Gesù Cristo in Croce (le sue Parole), la Morte di Gesù. Come la Sacra Scrittura ci presenta la Passione di Cristo, che cosa ci dice, perché entri in noi la comprensione di essa? Con riferimento alla Passione di Cristo, la Sacra Scrittura ci dice che era necessario che Egli fosse sottoposto alla Passione, morisse esaltato sulla Croce, e diventasse così causa di salvezza per tutti coloro che credono in Lui. Era necessario, non nel senso assoluto che Cristo fosse costretto a sottoporsi alla Passione: infatti, Cristo è andato incontro alla Passione liberamente, secondo le parole del profeta Isaia: Egli fu offerto (Egli fu sacrificato) perché Egli lo volle (Is 53, 7). a) Era necessario, poiché la Passione di Cristo era la via più conveniente per raggiungere la liberazione dell uomo dal peccato e per offrire all uomo tutto ciò che è necessario per la sua eterna salvezza: Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna (Gv 3, 14-15). b) Era la via conforme al Mistero della Volontà di Dio, conforme a quanto prestabilito da Dio da tutta l eternità, nella sua prescienza e nella sua sapienza, che cioè il Cristo per mezzo dell umiliazione della Passione meritasse la gloria dell esaltazione, come dice Gesù risorto ai discepoli di Emmaus: Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? (Lc 24, 26). c) Era la via annunciata dalle Sante Scritture: Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei 2
3 Salmi Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati (Lc 24, ). Ma interroghiamoci ancora: perché la Passione di Cristo era la via più conveniente per la liberazione dell uomo dal peccato? 1) Poiché per mezzo della Passione di Cristo, si conosce quanto grande sia l amore di Dio per l uomo, e ciò conduce l uomo ad amare Dio: nell amore di Dio sta la perfetta salvezza per l uomo. È l Apostolo Paolo che ci ricorda che: Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rm 5, 8). 2) Con la sua Passione, Cristo ci ha dato l esempio di obbedienza, di umiltà, di costanza, di giustizia, di tutte le virtù che sono necessarie per la salvezza dell uomo. Cristo dice l Apostolo Pietro (1 Pt 2, 21ss) patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a Colui che giudica con giustizia. 3) Per mezzo della sua Passione, Cristo non ha solamente liberato l uomo dal peccato, ma ha anche meritato per lui la grazia della giustificazione e la gloria della beatitudine. Ecco perché la Passione è la sorgente della vita divina per l uomo. 4) Le sofferenze di Cristo, subite nella sua Passione, e la sua morte in Croce, sono riparazione del peccato del mondo: esse dimostrano con tutta evidenza la gravità del peccato e la necessità per l uomo di conservarsi immune da esso, di vivere nella libertà dal peccato, secondo l esortazione dell Apostolo Paolo: Siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo (1 Cor 6, 20). 5) La Passione di Cristo riporta l uomo a maggiore dignità, nel senso che come l uomo era stato vinto ed ingannato dal diavolo, così è ormai l uomo che può vincere il diavolo; e come l uomo meritò la morte con il peccato, così l uomo ora morendo può 3
4 superare la morte. Siano dunque rese grazie a Dio, che ci ha dato la vittoria per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo (1 Cor 15, 57). Convinti e sicuri del supremo valore salvifico della Passione di Cristo, credo, ora, che sia massimamente utile per la nostra meditazione fermare la nostra attenzione in modo particolare sulle Parole pronunciate da Gesù in Croce: esse sono come l ultima e più alta consegna di Lui a tutti i suoi discepoli, al mondo intero, all intera Umanità. Quelle Parole rivelano la vera disposizione di Cristo di fronte alla sua Passione ed alla sua Morte, rivelano soprattutto che nulla dà senso e valore quanto la perfetta sua unione con il Padre, il suo perfetto adempimento della Volontà del Padre. La vera vittoria sul peccato, la vera redenzione dal peccato, la vera salvezza dipendono dall obbedienza del Verbo Incarnato: Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce. Per questo Dio l ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome (Fil 2, 8-9). Il Vangelo di Matteo e quello di Marco riportano soltanto una delle espressioni pronunciate da Gesù sulla Croce; la ascoltiamo nel suo contesto: 1. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: Elì, Elì, lemà sabactàni, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Udendo questo alcuni dei presenti dicevano: Costui chiama Elia. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo! E Gesù, emesso un alto grido, spirò (Mt 27, 45-50). Le parole di Gesù, Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?, sono prese dal Salmo 21 (versetto 1). Il Salmo, ispirato dai canti del Servo di Jahvé (Isaia 52, 13-53, 12) e dalle confessioni di Geremia (Geremia 15, 15; 17, 15; 20, 7), finisce, come essi, con la proclamazione che la passione di tale giusto rigenera l umanità. Cristo è il Figlio che si è fatto Servo, è il Giusto che si è caricato di tutto il peso del peccato, del peccato che è tremenda lontananza da 4
5 Dio, del peccato che può essere riparato soltanto da Colui che è il solo Giusto, il solo Santo. Gesù pronuncia così gravi parole nel momento supremo della sua prova, mentre vive il momento e l ora per cui è venuto in questo mondo. Il grido di Cristo non è se non proclamazione della gravità del peccato, non è se non proclamazione che Egli ha vinto il peccato sulla Croce, che Egli ha sconfitto il peccato con l offerta del suo Sacrificio. Portando nella sua Carne mortale tutta la maledizione del peccato, Cristo ha vinto il peccato, ha liberato dal peccato e dalla sua più grave conseguenza: la lontananza da Dio, l abbandono di Dio. L Apostolo Paolo ce lo richiama nella sua Lettera ai Galati: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando Lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno (Gal 3, 13). Facendo proprie le parole scritturali del Salmo, Gesù assume con evidenza la figura del Servo di Jahvé e dice che Egli è l adempimento di tutte le profezie e le promesse di Dio, in Lui tutto si adempie e tutto si compie (come si evidenzierà tra poco commentando un altra espressione di Gesù prima di morire: Tutto è compiuto ). Atre due parole di Gesù sulla Croce sono riferite soltanto dal Vangelo di Luca. Vogliamo anche queste ascoltare nel loro contesto: 2. Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l altro a sinistra. Gesù diceva: Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 33-34). 3. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!» Ma l altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». (Lc 23, 39-43). 5
6 Le due espressioni rivelano che la Passione di Cristo, e la sua Morte, sono per il perdono dei peccati e per l eterna beatitudine nella gloria; sono per la vita non per la morte, ma la vita si raggiunge passando dalla morte alla vita. Il peccato è morte, e perciò non si può avere la vita se non liberati dal peccato. La richiesta di perdono che Cristo crocifisso rivolge al Padre è esplicitamente fatta perché essi non sanno quello che fanno. Ma il loro non sapere non rende superflua la necessità del perdono; il loro non sapere non è senza colpa, sebbene in alcuni sia più colpevole, in altri meno. E la grazia del perdono avviene proprio attraverso la conoscenza dell offerta dell amore di Dio, attraverso il dono del pentimento, attraverso un arrendersi alla volontà dell uomo alla volontà di Dio ed alla rivelazione di Dio. Gesù chiedendo il perdono, chiede anche tutti questi doni, che con la grazia del perdono sono strettamente connessi. Ed è perciò che il Paradiso (la vita eterna, la gloria eterna) è promessa da Cristo a colui, dei due malfattori crocifissi accanto a Cristo, che ha ormai conosciuto che Cristo può dare la salvezza, che Cristo può dare il perdono di Dio attraverso il riconoscimento ed il pentimento dei suoi peccati, attraverso la sua coscienza di aver meritato il giusto castigo. Della sorte del malfattore non pentito, che anzi continua ad insultare, a non riconoscere, a non accogliere, a non rivolgersi con fiducia al Cristo, il Vangelo non dice nulla, ma certamente tale sorte si contrappone a quella del ladrone pentito. Ancora un altra parola di Cristo pronunciata prima di spirare è riportata soltanto dal Vangelo di Luca: 4. Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù gridando a gran voce, disse: «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. (Lc 23, 44-46). 6
7 Questa espressione di Cristo non può non essere messa in rapporto a quella riportata da Matteo e da Marco, e sulla quale abbiamo già meditato: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Il totale abbandono di Cristo nella mani del Padre è la vera risposta a tutto il peso del peccato che grava su di Lui, il Giusto, il Santo. La sua comunione con il Padre è perfetta, non può essere rovinata dal peccato del mondo, e neppure dalla morte. Anzi, la sua morte non è per nulla una sconfitta, proprio perché avviene nella volontà del Padre, nell abbandono al Padre. Se davvero grande è il male del peccato, se davvero grande è il suo peso, non è però il peccato dell uomo che può prevalere: dall abbandono di Cristo nelle mani del Padre, il peccato è del tutto vinto. Per completare la nostra meditazione sulle supreme consegne di Cristo da Lui compiute sulla Croce, e per comprendere che in Cristo si adempie tutto il Mistero della Volontà di Dio, vogliamo ancora soffermarci sulle parole di Cristo crocifisso riportate dal Vangelo di Giovanni. 5. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19, 25-27) Dopo questo, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: 6. «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l aceto, Gesù disse: 7. «Tutto è compiuto!». E chinato il capo, spirò. (Gv 19,28-30) Gesù consegna a sua madre il discepolo che Egli amava, e consegna sua madre al discepolo, e questo avviene poiché ormai è giunta l ora, quell ora di cui Gesù parlò a sua Madre alle nozze di Cana, allorché disse: Che c è tra me e 7
8 te, o donna? La mia ora non è ancora venuta. Per Gesù è venuta la sua ora, il momento supremo, il momento di passare da questo mondo al Padre; è in quel momento che emerge il vero e grande ed unico rapporto tra Gesù e sua Madre, e dunque tra sua Madre e l Umanità, e tutti coloro che sono chiamati a diventare discepoli di Cristo, e perciò figli di Colei che ha generato il Cristo nella Carne umana. Sant Agostino scorge in questa consegna fatta da Gesù un insegnamento morale: Gesù stesso egli dice fa ciò che ordina di fare, e, come maestro buono, col suo esempio insegna ai suoi che ogni buon figlio deve aver cura dei suoi genitori. Il legno della croce al quale erano state confitte le membra del morente, diventò la cattedra del maestro che insegna Alla Madre che lo aveva messo al mondo e che Egli lasciava, provvide lasciando il discepolo quasi come un altro figlio che prendesse il suo posto (Dal commento al Vangelo di Giovanni). In verità, i Padri della Chiesa e tutta la Chiesa hanno visto in Giovanni la figura dell Umanità ed in particolare di tutti i Discepoli di Cristo, di tutta la Chiesa. Cristo morente, Cristo che sta per andare al Padre, dà sua Madre all Umanità, ai Discepoli, alla Chiesa; e all Umanità, ai Discepoli, alla Chiesa dà la consegna di guardare a Maria come a Madre. Il rapporto materno di Maria con l umanità si è instaurato nel momento in cui Maria divenne la Madre del Verbo Incarnato, ma la Passione e la Morte di Cristo danno a questo rapporto tutta la sua luce e la sua consistenza. La Madre di Gesù è dichiarata Madre dei Discepoli di Cristo, Madre della Chiesa, Madre dell Umanità. Anche questa consegna di Cristo rientra nel perfetto adempimento della Volontà del Padre, come pure il pronunciamento del sitio ( ho sete ), per adempiere la Scrittura. Era naturale che un crocifisso bruciasse dalla sete, ma la manifestazione di tale sete è per Cristo adempimento di ciò che la Profezia, la Parola di Dio, aveva annunciato. La sete di Cristo in Croce non è soltanto sete corporale, è supremo anelito verso il Padre, verso il compimento della sua Volontà, ed è nello stesso tempo il voler attirare tutto a Sé, per condurre tutto al Padre. 8
9 In tal modo, Gesù può davvero proclamare che tutto è compiuto : tutta la Volontà del Padre è compiuta, tutte le profezie e le promesse di Dio sono giunte alla loro piena realizzazione, tutto ciò che era necessario per la salvezza dell Umanità si è avverato. Il Mondo, l uomo, il peccatore non possono attendere altro per la propria salvezza, per la propria vita, per poter entrare nell eternità di Dio, per poter entrare con Cristo nella Gloria di Dio. Così si comprende perché la Passione e la Morte di Cristo sulla Croce non sono affatto sconfitta, ma vittoria, non sono umiliazione ma glorificazione: il trionfo di Cristo è il perfetto adempimento della Volontà del Padre, e perciò questo non poteva avere altro sbocco se non nella Risurrezione, nella piena manifestazione della potenza e della gloria del Signore della vita, della Vita eterna fatta visibile. A che cosa ci ha condotto la nostra meditazione sulla Passione e sulla Morte di Cristo? A questo, spero con tutto il cuore: a dire con vera e profondissima convinzione: Abbiamo contemplato l amore di Dio, e vi abbiamo creduto (1 Gv 4, 16). a confessare con tutto l animo: abbiamo compreso la gravità del peccato ed abbiamo ricevuto la grazia del sincero pentimento dei nostri peccati; a constatare che nessun valore o significato potrebbe avere la nostra vita senza Gesù Cristo; che al di fuori della comunione con Lui e della nostra assimilazione a Lui non potremmo trovare salvezza e vita eterna; ed infine, a guardare a tutte le vicende e le tribolazioni del tempo, della vita nel tempo, ed anche al mistero della nostra morte, con una luce nuova, con la luce della fede, della fede in Colui che per noi è morto e risorto. Nella luce della fede e nella grazia della redenzione continuiamo il nostro cammino verso la gloria. Venerdì Santo 14 Aprile 2006 Mario Oliveri Vescovo di Albenga - Imperia 9
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