La santità al femminile

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1 Chiavari, 25 settembre La santità al femminile Introduzione Prima di parlare di santità al femminile, vorrei dedicare la prima parte della nostra riflessione alla santità e alla sua condizione nella Chiesa di oggi, dopo il Concilio, e nel contesto socio culturale attuale. Il significato che do a santità è quello di una vita cristiana vissuta sul serio; è la storia di cristiani che cercano con sincerità di vivere il Vangelo, senza nulla di eroico o di straordinario, ma nell ordinaria fedeltà a ciò che il Signore mette sulla loro strada. 1. La santità non è passata di moda Al di là delle apparenze, la santità non è passata di moda. Uno degli aspetti più interessanti di questo nostro tempo, così caratterizzato dal secolarismo e ritenuto da qualcuno come irrimediabilmente estraneo a Dio, è un nuovo interesse per la santità, cioè per un modo esigente e autentico di pensare e vivere la vita cristiana; c è un fascino esercitato anche nell opinione pubblica laica da uno stile di vita ispirato alla radicalità del Vangelo: basti pensare all attenzione mostrata dai media per persone come Madre Teresa o Giovanni Paolo II. Il Concilio ci ha insegnato che la santità è dono e possibilità per tutti. Il battesimo è la fonte della chiamata alla santità: "I seguaci di Cristo... nel battesimo della fede sono fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina e perciò realmente santi" (LG 40). Ogni battezzato è chiamato alla santità; questa chiamata è prima un dono che un compito: nel sacramento egli ha già ricevuto la santità, per gratuita iniziativa di Dio. La santità non è privilegio di pochi, ma possibilità per tutti. Dio, presso il quale non vi è preferenza di persone (cfr. Ef 6, 9), chiama tutti gli uomini a divenire suoi figli. Per questo la vocazione alla santità è universale: esprime la volontà di Dio di rendere tutti gli uomini parte del suo popolo. Ed è il dono di Dio che attiva dentro nella vita dei battezzati energie di disponibilità, di risposta, di adesione ad esso; dice il Concilio che "un'unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adoranti in spirito e verità Dio Padre, seguono Cristo povero, umile e carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria" (LG 41). Giovanni Paolo II ci ha insegnato che non solo la santità è chiamata per tutti, ma che essa è l unico modo di essere cristiani; e che rispetto a questa chiamata non esistono sconti, se non tradendo nella sua radice l'essere stesso della vita cristiana (cfr nn 30 e 31). 1

2 Le molte canonizzazioni di questi anni hanno evidenziato il valore della santità: si tratta di personalità molto diverse tra loro, quelle che sono state proposte ad esempio e modello della vita dei cristiani di oggi. I santi e i beati riconosciuti dalla Chiesa in questi ultimi decenni dicono che ci si fa santi vivendo vocazioni diverse, in situazioni socio culturali molto lontane tra loro, favorevoli o drammatiche. I santi di questi anni ci dicono soprattutto che la santità è possibile oggi, in questo tempo, con le caratteristiche che esso ha. Tra gli esempi di vita cristiana esemplare che la Chiesa ci ha proposto in questi anni, vi sono anche diverse figure di laici cristiani: molto diverse tra loro, sottolineano che non c è un solo modello di santità, ma diversi modelli possibili. L esempio della santità laicale evidenzia la molteplicità esistenziale entro cui si possono compiere percorsi di santità. In particolare per i laici, non è possibile parlare di un modello di santità laicale, poiché è talmente varia l'esperienza concreta di ciascuno che è decisamente impossibile - al di là delle coordinate essenziali dell'essere cristiani - trovare un unico modo di vivere la santità. Del resto le figure di santi o di beati laici che la Chiesa ha proposto negli ultimi anni ci aiutano a capire tale diversità, dovuta al fatto che si diventa santi all'interno delle condizioni concrete della propria vita, per cui la santità è legata alla maternità o alla politica o a scelte radicali di vita cristiana nell'essere giovani... I coniugi Beltrame Quattrocchi hanno costruito il capolavoro della loro vita vivendo da sposi e genitori cristiani, nella condizioni più ordinaria che si possa immaginare; Gianna Beretta Molla accettando una maternità che le ha chiesto il sacrificio della vita; Alberto Marvelli, giovane ingegnere riminese di Azione Cattolica, vivendo la sua normale esistenza di giovane, impegnato a vivere il Vangelo nella sua città, dividendo il suo impegno tra la professione, la politica, i poveri, la sua famiglia, i suoi amici, ma portando nel cuore il fuoco dell amore di Dio. Proprio questa impronta dell'esistenza nel cammino della vita cristiana ci aiuta a capire che non esiste un unico modo di farsi santi, bensì una grande varietà di percorsi personali così come è varia e multiforme l'esperienza concreta della vita dei cristiani, dei laici in particolare. 2. Santità è Il maggiore patrimonio di santità della Chiesa credo che sia quello di una santità nascosta, discreta, calata dentro le pieghe dell esistenza quotidiana e ordinaria. C'è una Chiesa che non ha una visibilità d'effetto, che non attira lo sguardo dell'opinione pubblica, fatta di persone che vivono nella normalità della vita di tutti i giorni e delle relazioni ordinarie di famiglia, di amicizia, di lavoro uno stile di vita che è un punto di domanda per chi le frequenta. È la Chiesa che non smette di sorprendere chi la vorrebbe vedere solo come istituzione, la Chiesa dei mistici umili, che parla al mondo assetato di Dio con la semplicità di una vita nella quale si intravede la sapienza delle beatitudini. La Chiesa che le persone incontrano quando il fratello, l'amico, il collega parla con loro delle cose della vita senza far sfoggio della propria fede, ma lasciando trasparire il senso spirituale che per lui possiedono.... Le nostre comunità devono lasciarsi provocare da questi santi, che dicono come l'essenziale è invisibile, mentre nella visibilità cercata per se stessa è insito il 2

3 rischio di smarrire la strada; che non c'è motivo di scoraggiarsi quando le apparenze parlano di peccato e infedeltà; che gli occhi della fede sanno vedere l'invisibile amore, azione, presenza di Dio dentro ogni frammento di vita, anche lì dove Dio sembra assente, o le situazioni senza via d'uscita: far maturare questo sguardo è il servizio più grande da rendere alle persone affinché vivano l'altezza della loro vocazione. Credo che ci sia un modo di guardare la santità che nel nostro tempo evidenzia alcuni aspetti particolari: - santità è accogliere l inquietudine del cuore, che ci fa desiderare di continuo un oltre di pienezza e di eternità mai raggiunto, se non nell orizzonte di Dio; - santità è credere alla possibilità della comunione piena con Dio e pertanto non smettere di cercarla, di attenderla, di affidarsi alla promessa di essa; - santità è vivere con gratitudine, riconoscendo nella nostra esistenza quotidiana i segni attraverso cui il Signore si accompagna a noi e conduce la nostra vita; - santità è vivere senza calcolo, con gratuità e disinteresse perché il cuore ha riconosciuto altrove la propria ricchezza, in un tesoro che è amore e che è la relazione con la persona del Signore; - santità è consentire che Dio ci rigeneri di continuo nella sua misericordia; è rendersi conto che la comunione con Lui è dono del suo amore; - santità è vivere legando la propria vita al Signore Gesù e al suo mistero. Questo aspetto riassume e racchiude tutti gli altri: credo che oggi sia importante che si riscopra che alla radice della nostra vita di impegno, di servizio, forse di coinvolgimento corresponsabile nella vita pastorale della comunità c è la fede che non possiamo dare per scontata e che essa è amore, che ci lega al Signore e che in esso trova il senso della vita. Questa dimensione contemplativa fa sì che la vita di ogni giorno ci appaia in tutta la sua grandezza quando semplicemente ci riporta a tratti della vita di Gesù; quando ci fa rivivere nella nostra vita ciò che è stato nella sua; semplicemente, quando ci consente nell amore di continuare in noi il mistero della vita di Gesù e della sua Pasqua. 3. Una santità al femminile In questo panorama vogliamo interrogarci sul modo con cui le donne hanno vissuto la santità, nelle diverse fasi del cammino della Chiesa. Forse qualcuno potrebbe rispondere che quella delle donne è una santità uguale a quella degli uomini, ma questo significherebbe non considerare come reali per la fede le differenze di sensibilità che sono legate alle differenze di genere. L esperienza delle donne nella storia della Chiesa si presenta con caratteri ricchi e contraddittori. Da una parte si colgono esperienze intense, coraggiose, innovative, dall altra la tentazione del ripiegamento, della chiusura nelle piccole cose di ogni giorno. La storia del cristianesimo mostra la ricchezza di un patrimonio di santità 3

4 delle donne, eppure da certi punti di vista è come se di tutto questo fosse rimasta poca traccia, o una traccia sproporzionata alla realtà. Certo le donne hanno lasciato meno documenti della loro santità e del loro cammino di fede, ma questo dipende da ragioni socio culturali: in passato, la donna ha avuto più scarso accesso alla cultura e quindi ha documentato di meno la propria esperienza; in passato era naturale che la donna vivesse all ombra dell uomo e che dunque emergesse di più il ruolo dell uomo anche in iniziative e imprese che hanno visto un forte protagonismo delle donna. Basti pensare ad esempio a S. Francesco e S. Chiara, o a S. Benedetto e S. Scolastica. Chi può dire quanta parte ha avuto la donna, nelle imprese che sono poi state esaltate soprattutto come dell uomo? vedere 4. Credere da donne Nel cammino di santità della Chiesa mi pare si possa vedere l originale fede delle donne, il cui cammino verso la verità e il mistero di Dio avviene anche attraverso quell approccio che passa dal cuore e attraverso le espressioni della mistica. C'è una specificità femminile anche nel vivere l'esperienza della fede? Credo di sì. La maternità è la chiave di lettura simbolica della vita della donna. La maternità intesa ovviamente non solo come esperienza del dare la vita in senso fisico, ma come un modo di essere di tutta la donna, di tutte le donne, la cui vita, il cui corpo, la cui personalità è tutta orientata alla maternità, cioè a quel dono di sé così profondo e totale da generare una nuova vita; esperienza che coinvolge la donna in tutte le fibre del suo essere: sentimenti, psicologia, pensieri, e anche corpo. Nella maternità vi è il senso pieno di una vita che si dona: amore, tenerezza, sacrificio, accoglienza, dolore, futuro, fedeltà in essa si sperimenta la fecondità della sofferenza, del legame tra la morte e la vita. Vi è in essa la speranza di reintegrare la morte nella vita, accogliendo il dolore che l uomo affronta giorno per giorno lungo tutta la sua esistenza, nella sua funzione misteriosa e positiva. A partire da questo aspetto fondamentale della vita della donna, vorrei provare a leggere la santità, nella sua forma di declinazione del tratto fondamentale dell esistenza femminile. Potremmo dire che la santità al femminile vede la maternità della donna esprimersi e realizzarsi nella dimensione della fede, della relazione con il Signore. a) Nella fede delle donne vi è il senso della persona del Signore Nell'originale modo d'essere della donna è vivo soprattutto il senso della persona; nell'esperienza di fede questo diviene la percezione, particolarmente viva e tipica, della relazione con la persona del Signore Gesù. Le donne di cui parla il Vangelo mostrano quanto questa dimensione fosse viva. 4

5 Da Maria di Magdala, che ha sfidato il buio, che ha attraversato di notte le strade di Gerusalemme per andare al sepolcro, alla ricerca del suo Signore, il Risorto si lascia riconoscere. Nella casa di Betania il Signore apprezza la scelta di Maria che sta seduta ai suoi piedi ad ascoltarlo, semplicemente per stare con lui; e non è che l'operosità di Marta non sia utile o positiva, ma se non è inscritta entro una primaria relazione personale e gratuita con la persona del Signore, rischia di essere un vano, per quanto generoso, affannarsi che si esaurisce nel gesto. Maria di Magdala e Maria sorella di Marta e di Lazzaro: nella loro fede si mostra l intensità della relazione umana e al tempo stesso i caratteri dell essere discepoli: persone che vivono nel e del legame, nell ascolto, nella dedizione devota e appassionata. Le donne dice il Vangelo di Luca che seguivano Gesù e lo sostenevano con i loro beni. Grandi figure di donne sono protagoniste degli incontri con Gesù di cui i Vangelo ci tramandano la memoria: donne che sono perdonate e si mettono alla sequela b) Le donne vivono la fede con i caratteri affettivi della loro personalità. L intensità affettiva della donna, l intuito del futuro, la sua cura della vita rendono singolare anche l approccio della fede. Il tratto materno emerge come modo di rapportarsi anche al Signore, al Vangelo, alla fede. Il femminile è fedeltà gratuita al piccolo riconosciuto come vita; è capacità di rischio; quella delle donne una fedeltà al Signore e al suo Vangelo, anche nel tempo dell oscurità; è disponibilità a sfidare la notte, a restare ad attendere una luce imprevista, impossibile agli uomini ma non a Dio. c) La fede delle donne capisce Dio con il cuore Nella fede delle donne, proprio per il prevalere dell amore nell esperienza della relazione con il Signore, colpisce non solo l intensità della fede, ma anche l intelligenza che esse hanno del mistero del Signore. A cominciare dalla Madre, la cui immagine, ai piedi della croce, parla non solo del dolore per la morte del Figlio, ma anche del compiersi di quel cammino di silenzio e di attesa iniziato con l annuncio dell Angelo. Ai piedi della croce, dove tutto paradossalmente si svela, dove si manifesta la verità anche della vita dei discepoli, Maria accoglie tra le sue braccia, nel corpo esanime del Figlio, la Vita del mondo. Lei, da donna, sa che cosa significhi generare passando attraverso la morte. Ma lo sanno anche le altre donne, quelle che sono rimaste nei pressi del Calvario. Durante la sua vita. hanno seguito il Signore con l intensa semplicità della loro fede. Lo hanno ascoltato anche con il cuore, e hanno ricevuto nella loro esistenza i segni della salvezza che ri-genera a nuova vita. Poiché lo hanno seguito, amandolo, lo hanno anche capito. Esse restano perché l amore personale che hanno avuto per Gesù ha dato loro l intelligenza di capire che il Dio che egli rivelava era diverso da 5

6 quello che loro pensavano e attendevano, e lo hanno accolto. I discepoli, che si attendevano un Dio vittorioso e potente, non possono capire questo Messia troppo lontano da quello che essi avevano in mente; nella loro delusione, se ne vanno. Le donne restano, perché sono fedeli al loro amore, ma anche perché sono in grado di capire che Dio può salvare il mondo proprio morendo su una croce. Così, potranno ricevere il primo annuncio della risurrezione. La Chiesa e il mondo di oggi hanno bisogno della testimonianza di una fede che crede che nulla è impossibile a Dio ; che crede che i percorsi del suo entrare nella vita personale e nella storia umana sono imprevedibili, sempre al di là. Giovanni Paolo II ha riconosciuto il valore di questa fede proclamando molte donne sante e beate e riconoscendo come dottori della Chiesa donne come Teresa d Avila, ma anche come Teresa di Lisieux. Questa ultima nulla ha di intellettuale; i suoi scritti rivelano una fede pervasa da affetto, da amore, espresso talvolta nelle forme ingenue, altre volte in forme poetiche. Non avrebbe titolo ad essere dottore della Chiesa, se non fosse che nell amore vi è una sapienza che penetra nella realtà più profondamente della stessa ragione. Davanti ad una testimonianza come questa, si può dire veramente che l amore conosce Dio. d) La fede delle donne conosce l ordinaria radicalità dell amore Essa sa affrontare e sfidare i rischi che l amore porta con sé. Lungo la via del Calvario, le donne hanno rischiato di essere arrestate con Gesù come sue seguaci, pur di rimanergli vicino, pur di non abbandonare Colui che aveva dato senso alla loro vita. La fede delle donne non teme il sacrificio fatto per amore, soprattutto quando questo è richiesto dall amore per i piccoli e per i deboli. Soprattutto considera il sacrificio e il dolore come forme per seguire fino in fondo un Signore crocifisso; desidera il martirio e la morte come forme radicali di identificazione con il Signore, perché l amore domanda di perdersi nella persona che si ama. E anche nel caso in cui la fede si esprima nel servizio ai più poveri, è sempre il Signore la ragione ultima per cui ci si sottopone al sacrificio del servizio. e) La fede delle donne conserva nel cuore e dà continuità Maria e le donne del Vangelo dicono che gli atteggiamenti fondamentali della fede sono quelli del custodire e del meditare eventi e parole. Dice il Vangelo di Luca che Maria serbava tute queste cose meditandole nel suo cuore. Maria continua a non dimenticare, a non buttare via, anche se non capisce, finché non si capirà. La donna ha questa forza della memoria che conserva, anche quando non comprende, e sa attendere, finché una luce imprevista rivelerà il senso delle cose. 6

7 Ai piedi della croce si dice che Maria stava. Stare: è il compito del discepolo. le donne, cioè la dimensione delle donne e degli uomini, l anima contrapposta all animus produttivo, creativo, organizzativo, le donne stanno e sono per questo la figura privilegiata del discepolo. ( ) Le donne sono sempre presenti quando conta, dicono sempre la cosa giusta, ottengono sempre una risposta da Gesù in quanto sono veramente il prototipo del discepolo; stanno sotto la croce perché' il problema del dolore non è risolverlo, trovare una soluzione, ma contenerlo, avere un anima abbastanza spaziosa perché' esso possa abitarvi (Morra, Maria. Icona del credente, p 91). Per tutta la vita, lo spazio interiore di Maria si è dilatato progressivamente f) La fede delle donne intuisce il futuro La donna sa intuire la direzione del futuro; la fede delle donne sa riconoscere verso dove va il futuro: un figlio è futuro. Anche la fede sospinge sempre al di là, sempre oltre il presente. Nella fedeltà del custodire e nell impegno di meditare matura l intuizione di dove va la vita, dov è la spinta in avanti, e la scelta di mettersi nella sua scia con fiducia e con coraggio. Conclusione La santità delle donne è spesso una santità non appariscente, senza firma. Anche per questo la sua forza di costruzione della storia umana e della vita della Chiesa è più pura e più duratura. Con la loro santità, vissuta secondo i caratteri originali del loro essere donne, esse contribuiscono a far emergere quello che Giovanni Paolo II ha definito genio femminile e che ancora con tanta fatica viene riconosciuto, valorizzato e accolto. Che la Chiesa sappia accogliere l originale modo di vivere la fede delle donne è anche così contribuire al riconoscimento del valore della donna in quanto donna, nel mondo. Paola Bignardi 7

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