ALLA SCUOLA DELLO SPIRITO SANTO

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1 Jacques Philippe ALLA SCUOLA DELLO SPIRITO SANTO EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

2 Titolo originale dell opera: A l Ecole de VEsprit-Saint Traduzione dal francese di Mariarosaria Spagnolo Edizioni Dehoniane, Roma l a edizione, luglio a edizione, settembre a edizione, gennaio 1998 Edizioni Dehoniane Bologna Prima edizione: gennaio 2004 Ristampe: settembre 2005 gennaio 2007 novembre 2008 gennaio 2010 Ed. Communauté des Béatitudes, Edizioni Dehoniane, Roma 2004 Centro editoriale dehoniano via Nosadella Bologna EDB ISBN Stampa: Tipografia Giammarioli, Frascati (RM) 2010

3 A colei che ci dice: Fate quello che vi dirà. Giovanni 2,5

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5 In t r o d u z io n e «O mio Gesù, come è facile santificarsi. Occorre soltanto un briciolo di buona volontà. Se Gesù scorge nel cuore questo briciolo di buona volontà si affretta a donarsi all anima e nulla può impedirglielo, né gli errori, né le cadute; assolutamente niente. A Gesù preme aiutare quest anima e se l anima è fedele alla grazia di Dio, in pochissimo tempo può conseguire la più grande santità che una creatura possa raggiungere su questa terra. Dio è molto generoso e non rifiuta a nessuno la sua grazia: dà più di quello che noi gli chiediamo. La fedeltà nel seguire le ispirazioni dello Spirito Santo, è la via più breve». Questo bel testo è tratto dal diario di suor Faustina1. Nella sua semplicità e concisione, esso lancia un messaggio estremamente importante per tutti coloro che aspirano alla santità, vale a dire, in termini più semplici, per tutti coloro i quali vogliono rispondere all amore di Dio nella radicalità più totale. La più grande domanda che queste anime si pongono, la loro angoscia, a volte, è quella di non sapere come fare. 1 Diario di suor Faustina, Libreria Editrice Vaticana, p Suor Faustina Kowalske, nata nel 1905 e morta il 5 ottobre 1938, è stata beatificata da Giovanni Paolo II, la seconda domenica di Pasqua del Questa religiosa polacca ha ricevuto da Gasù la missione di far conoscere al mondo la Misericordia, in particolare attraverso un icona di Cristo misericordioso che lei stessa fece dipingere. 7

6 È possibile che tu, lettore, faccia parte di quelli che non si sono mai preoccupati troppo di porsi questa domanda. Forse il tuo cuore non ha mai conosciuto questa aspirazione ad amare Dio tanto quanto è possibile amarlo. Allora, te ne prego, supplica lo Spirito Santo di mettere in te questo desiderio e chiedigli anche di non lasciarti mai riposare! Allora sarai beato: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati (Mt 5,6)2. Cosi, per quelli che aspirano alla pienezza dell amore, ogni indicazione che permette di illuminare questo cammino e soprattutto di abbreviarlo, è assai preziosa. Quasi nessuno ne ha piena consapevolezza, ma, a mio parere, è necessaria ai santi perché dà la possibilità di santificarsi maggiormente e più in fretta, e ai peccatori di convertirsi; la Chiesa ne trarrà beneficio allo stesso modo. Il mondo sarà salvato dalla preghiera dei santi. E per questo che noi crediamo che sia molto importante trasmettere ai cristiani la parte migliore dei messaggi dei santi perché possano progredire velocemente verso la perfezione delpamore, anche se questo linguaggio non sarà capito da tutti. La domanda chiave di questo cammino, forse è sapere su dove concentrare i nostri sforzi. Questo non è sempre facile e non sempre corrisponde a quello che immaginavamo all inizio. 2 La giustizia nella Scrittura ha un significato diverso da quello che noi abitualmente le attribuiamo. E l atteggiamento dell uomo la cui volontà è pienamente conforme a quella di Dio per amarlo e amare il prossimo; in altri termini è quello che noi intendiamo per santità. 8

7 Suor Faustina, in questo brano, come in altre riflessioni del suo Diario, ci dà un consiglio, frutto della sua esperienza, che merita di essere ascoltato: La via più breve è la fedeltà alle ispirazioni dello Spirito Santo. Dunque, invece di disperdere i nostri sforzi in direzioni che potrebbero rivelarsi sterili o poco produttive, suor Faustina ci propone di indirizzarli specialmente verso un solo punto: saper riconoscere, accogliere e mettere in pratica le ispirazioni dello Spirito Santo. Questa è la cosa che ci «ripagherà» di più. Ne spiegheremo il perché e cercheremo anche di far comprendere che cosa significhi questo concretamente. 9

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9 I. L a sa n tità è opera d e llo S pirito Sa n to È illusione comune pensare che la santificazione sia opera deir uomo; che basti avere un programma di perfezione ben chiaro per poi mettersi all opera con coraggio e pazienza e realizzarlo progressivamente: tutto qui. Purtroppo (o fortunatamente!), non è tutto qui... Senza dubbio sono necessari coraggio e pazienza, ma la santità non è certamente la realizzazione di un programma di vita che fissiamo noi. Esporremo, i due motivi più importanti per i quali questo non è possibile. 1. IL COMPITO VA AL DI LÀ DELLE NOSTRE FORZE È impossibile giungere alla santità con le nostre sole forze. Tutta la Scrittura ci insegna che essa è solo frutto della grazia di Dio. Gesù ci dice: Senza di me non potete fare nulla (Gv 15,15). E san Paolo: C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo (Rom 7,18). I santi stessi lo testimoniano. Ecco come si esprime Grignion de Monfort parlando di questa santificazione che è il progetto di Dio per noi: «Oh! Che opera mirabile: la polvere cambiata in luce, la sozzura in purezza, il peccato in santità, la creatura in Creatore e Puomo in Dio! Oh! Opera mirabili 11

10 le! Lo ripeto, ma opera difficile ed impossibile alla sola natura; solo Dio, con la grazia e con grazia abbondante e straordinaria, può realizzarla; e neanche la creazione di tutto l universo è grande come questo capolavoro»1. Per quanto ci sforziamo, non possiamo cambiare noi stessi. Solo Dio può venire a capo dei nostri difetti, dei nostri limiti nell ordine dell amore; solo lui ha un influenza così forte sui nostri cuori da poter realizzare una cosa simile. Noi non dobbiamo diventare santi con le nostre sole forze2, ma dobbiamo trovare il modo di permettere a Dio di farci santi. Questo richiede molta umiltà (rinunciare alla pretesa orgogliosa di potercela fare da soli, accettare le nostre povertà ecc.), ma allo stesso tempo è molto incoraggiante. Infatti, se le nostre forze hanno dei limiti, la potenza e l amore di Dio invece non ne hanno. Noi possiamo fare in modo che questa potenza e questo amore vengano in aiuto alla nostra debolezza. Ci basta accettare quest ultima nella pace riponendo in Dio solo tutta la nostra fiducia e la nostra speranza. In fondo è molto semplice, ma spesso avviene che ci vogliono anni per comprendere e per vivere cose semplici. In un certo senso, il segreto della santità è comprendere che possiamo ottenere tutto da Dio a condizione di sapere come prenderlo. E il segreto della piccola via 1 II segreto di Maria, inizio della prima parte. 2 Ovviamente questo non vuol dire che non dobbiamo compiere degli sforzi; questi però, devono orientarsi verso la giusta direzione per non rimanere sterili e il loro scopo non deve essere quello di farci giungere alla perfezione, ma quello di lasciarci trasformare da Dio senza opporgli resistenza, per aprirci il più possibile alla sua grazia che ci santifica. 12

11 di santa Teresa di Lisieux. Dio ha un cuore di padre e noi possiamo sempre ottenere da lui tutto quel che ci è necessario se sappiamo prenderlo dalla parte del cuore3. Io credo che questa idea che da Dio possiamo ottenere tutto, Teresa P abbia avuta da san Giovanni della Croce, suo unico maestro o quasi. Ecco cosa ci dice questo grande santo nel suo Cantico spirituale: «Grande è il potere e la tenacità dell amore, tanto da prendere e legare Dio stesso. Felice l anima che ama! Essa ha Dio per prigioniero, arreso a tutto ciò che essa vuole, perché egli è di tal natura che, se lo prendono per amore e per bene, lo moveranno a fare quanto desiderano»4. Questa frase audace sul potere che il nostro amore e la nostra fiducia possono esercitare sul cuore di Dio, 3 Ecco un brano di una lettera di Teresa che può aiutarci a comprendere tutto questo: «Vorrei tentare di farle comprendere, _ per mezzo di un paragone semplicissimo, quanto Gesù ama le anime, anche imperfette, che confidano in lui. Supponga che un padre abbia due figli sventati e disobbedienti e che, sul punto di punirli, veda uno di loro che trema e s allontana da lui con terrore, pur avendo dentro di sé il sentimento profondo di meritare il castigo, mentre invece il fratello si getta tra le braccia del padre dicendo che si pente del dolore che gli ha arrecato, che gli vuol bene e che d ora in avanti metterà giudizio. Se poi questo fanciullo domanda addirittura al padre di punirlo con un bacio, non credo che il cuore di quel padre fortunato possa resistere alla confidenza filiale del figlio del quale conosce la sincerità e l amore. Egli non ignora, tuttavia, che il figlio ricadrà più d una volta nelle stesse mancanze, ma è disponibile a perdonargli sempre se il figlio lo prenderà dalla parte del cuore...» (Lettera 229). 4 Cantico spirituale B, strofa 32,1. 13

12 svela una verità bella e profonda. Lo stesso san Giovanni della Croce la esprime altrove con parole diverse: «Quello che più tocca il cuore di Dio e trionfa su di esso, è una salda speranza»5. E ancora: «Dio ha una così grande stima della speranza del- Panima che incessantemente si rivolge a lui e conta su lui solo, che si può dire che le dona tutto ciò che ella spera»6. La santità non è un programma di vita: essa è qualcosa che si ottiene da Dio; esistono dei mezzi infallibili per ottenerla, tutto consiste nel capire quali siano... Abbiamo il potere di diventare santi, semplicemente perché Dio si lascia conquistare dalla fiducia che noi riponiamo in lui. Quello che diremo più avanti ha lo scopo di introdurci su questa buona strada. 2. S o l o D io c o n o s c e i l c a m m in o d i o g n u n o La seconda ragione per la quale non diventiamo santi fissando un programma, consiste nel fatto che, come esistono tanti tipi diversi di persone, allo stesso modo esistono tante forme diverse di santità e dunque anche di cammini verso la santità. Ognuno è assolutamente unico per Dio. La santità non è la realizzazione di un certo modello di perfezione, identico per tutti. Essa 5 Massima Massima

13 r è una realtà assolutamente unica che Dio solo conosce e che solo lui sa far sbocciare. Nessuno di noi sa in che cosa consista la propria santità; questo gli viene svelato solò man mano che il suo cammino prosegue, e spesso è qualcosa di ben diverso da quel che immaginavamo. Di fatto, il maggiore ostacolo nel cammino verso la santità è, forse, attaccarsi troppo all immagine che ci si è fatti della propria perfezione... La perfezione che invece vuole Dio è sempre diversa, ci disorienta sempre, ma, in fin dei conti è infinitamente più bella poiché solo lui è capace di creare dei capolavori assolùtamente unici, mentre l uomo, al contrario, sa solo imitare. Ne consegue un principio importantissimo: per accedere alla santità, l uomo non si può limitare a seguire delle regole generali che valgono per tutti. Egli deve anche capire quello che Dio gli chiede in particolare e che, forse, non chiede a nessun altro. Come riconoscere il volere di Dio? Ci sono diversi modi: attraverso gli avvenimenti della vita, nei consigli di un padre spirituale e con altri mezzi ancora. Tra questi ve ne è uno la cui importanza è fondamentale e merita di essere spiegata. Si tratta delle ispirazioni della grazia divina le quali sono delle sollecitazioni interiori, dei movimenti dello Spirito Santo nel profondo del nostro cuore, attraverso i quali Dio ci fa conoscere quello che ci chiede e, allo stesso tempo, ci comunica la forza necessaria per compierlo, se noi acconsentiamo. In seguito diremo come discernere ed accogliere queste ispirazioni. Per diventare santi dobbiamo, ovviamente, sforzarci di mettere in pratica la volontà di Dio che conosciamo dalla Scrittura, dai comandamenti ecc. e che è rivolta 15

14 a tutti. Ma è anche indispensabile, come abbiamo già detto, andare oltre, aspirare a conoscere non solo ciò che Dio chiede a tutti in modo generale, ma anche ciò che egli si aspetta da me in particolare. E qui che entrano in gioco le ispirazioni di cui parliamo. Però bisogna affermare che queste ispirazioni sono necessarie anche per quel che riguarda il compimento della volontà generale di Dio su di noi. La prima ragione è la seguente: se aspiriamo alla perfezione, abbiamo così tante cose da mettere in pratica, così tanti comandamenti e virtù da seguire, che ci è impossibile combattere su tutti i fronti; ad un certo punto della nostra vita, dobbiamo sapere a quale virtù dare la priorità, non secondo le nostre idee, ma secondo ciò che Dio effettivamente ci chiede, cosa che sarà molto più efficace. Comunque non si tratta sempre di quello che pensiamo noi. Ci sarebbero molte cose da dire a questo proposito: molto spesso ci succede di compiere sforzi smisurati per progredire su di un punto mentre Dio ci chiede un altra cosa. Per esempio, facciamo degli sforzi enormi per correggere un difetto del nostro carattere mentre Dio ci chiede semplicemente di accettarlo con umiltà e mitezza verso noi stessi! Le ispirazioni della grazia sono preziosissime per orientare bene i nostri sforzi nei combattimenti che dobbiamo affrontare... Senza di esse rischiamo o di rilassarci su alcuni punti o di esigere da noi stessi più di quanto Dio stesso non ci chieda, il che è comunque grave e più frequente di quanto non si pensi. Dio ci chiama alla perfezione ma non è perfezionista. E la perfezione si raggiunge non tanto attraverso la conformità esteriore a un ideale, quanto attraverso la fedeltà interiore a delle ispirazioni. 16

15 C è una seconda ragione dimostrata dall esperienza: molto spesso non abbiamo la forza di compiere neanche la volontà e i comandamenti di Dio che già conosciamo e che sono validi per tutti. Ora, ogni volta che siamo fedeli nel rispondere ad una mozione dello Spirito, desiderando di essere docili a ciò che Dio si aspetta da noi, anche nelle cose più piccole, questa fedeltà attira su di noi un sovrappiù di grazia e di forza che potremo applicare in altri campi per essere un giorno capaci, forse, di praticare i comandamenti che non avevamo avuto la forza di mettere completamente in pratica fino a quel momento. Si potrebbe dire che è un applicazione della promessa di Gesù nel Vangelo: Bene, servo buono e fedeleysei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto (Mt 25,21). Ne deduciamo una legge spirituale fondamentale: Otterremo la grazia di essere fedeli nelle cose importanti cheyper il momento, sono per noi impossibili, solo continuando ad essere fedeli nelle piccole cose, alla nostra portata, soprattutto quando queste piccole cose sono quelle che lo Spirito Santo ci chiede, sollecitando il nostro cuore con le sue ispirazioni. Terminiamo questa parte con una considerazione di importanza capitale per motivarci nel desiderio di essere fedeli a queste ispirazioni. Se vi proponessimo di fare degli sforzi per realizzare qualche progresso spirituale secondo le vostre idee e i vostri criteri, non avreste successo. Lo abbiamo detto: tra quel che Dio ci chiede effettivamente e quel che noi immaginiamo che egli ci chieda, a volte c è una bella differenza. Non avremo la grazia per fare ciò che Dio non ci chiede. 17

16 Invece, nelle cose che egli si aspetta da noi, la sua grazia ci viene assicurata: Dio dona ciò che ordina. Quando Dio ci ispira di fare qualcosa (se è veramente lui la fonte di questa ispirazione), ci dà allo stesso tempo la capacità di farlo. Anche se questo al principio ci supera o ci fa paura... Ogni mozione divina, oltre ad essere luce per comprendere ciò che Dio desidera, è forza che anima la volontà. 3. LA FEDELTÀ ALLA GRAZIA ATTIRA ALTRE GRAZIE «Ecco un breve racconto dal Diario di suor Faustina: «Oggi ho cercato di fare tutte le mie pratiche di pietà prima della benedizione, perché mi sentivo peggio del solito. Perciò subito dopo la benedizione sono andata a coricarmi. Però quando andai in dormitorio, conobbi all improvviso interiormente che dovevo entrare nella cella di suor N. che aveva bisogno d aiuto. Entrai subito in quella cella e suor N. mi disse: Che fortuna che Dio l ha condotta qui, sorella. E parlava con una voce così bassa che riuscii a capire a malapena. Mi disse: Sorella, mi pórti per favore un po di tè col limone, perché ho una gran sete e non posso muovermi perché soffro molto. In realtà soffriva molto e aveva la febbre alta. Le feci il servizio e con quel po di tè spense l arsura delle sue labbra. Quando entrai nella mia cella, la mia anima venne avvolta da un grande amor di Dio e compresi quanto occorra fare attenzione alle ispirazioni interiori e seguirle fedelmente. E la fedeltà a una grazia, ne attira altre»7. 7 Diario di suor Faustina, Libreria Editrice Vaticana, p

17 r Questo testo illustra bene alcune cose già dette sopra e sottolinea un punto importantissimo: ogni fedeltà ad un ispirazione viene ricompensata da grazie sempre più abbondanti, in particolare da ispirazioni sempre più frequenti e più forti. E come se l anima si allenasse nella fedeltà à Dio per giungere a una percezione sempre più chiara della sua volontà e a una facilità maggiore per compierla. Anche san Francesco di Sales afferma: «Quando sappiamo trarre beneficio da un ispirazione che Nostro Signore ci dona, egli ce ne ridona un altra e così continua a donarcene altre nella misura in cui ne sappiamo trarre beneficio»8. Questo è il dinamismo fondamentale che potrà condurci, poco a poco, alla santità: la nostra fedeltà a una grazia ne attirerà altre9. Anche santa Teresa di Gesù Bambino testimonia questo dinamismo della fedeltà che rende sempre più facile il compimento della volontà di Dio: «La pratica della virtù ci divenne dolce e naturale; dapprincipio il mio viso tradiva spesso il combattimento, ma poco a poco quella espressione scomparve e la rinuncia mi divenne facile anche dal primo istante. Gesù lo ha detto: A colui che possiede, verrà dato 8 Lettera 2074 nell edizione di Annecy. Padre Ravier, presentando i punti essenziali della spiritualità di san Francesco di Sales, afferma che «le ispirazioni sono dei mezzi di cui lo Spirito Santo si serve per guidare ognuno di noi ad ogni istante. Discernerle e seguirle è uno dei punti più importanti della vita devota», in F rancesco di S a le s, Lettere di amicizia spirituale, Desclèe de Brouwer, p Ciò non vuol dire che tutto è perduto se a volte siamo infedeli. Parleremo di questo nei prossimi capitoli. 19

18 ancoray e sarà nell*abbondanza. Per una grazia ricevuta fedelmente egli me ne concedeva molte altre...»10. Aggiungiamo anche che questa tappa è accompagnata da una grazia di felicità: nonostante che obbedire allo Spirito, all inizio ci costi molto, perché dobbiamo affrontare le nostre paure, i nostri attaccamenti ecc., questa obbedienza, in fin dei conti, è sempre fonte di gioia e di felicità ed è accompagnata da un effusione di grazia che dilata il cuore, che rende l anima libera e felice di camminare sulle vie del Signore: Corro per la via dei tuoi comandamenti perché hai dilatato il mìo cuore (Sai 119,32). Dio ci ricompensa ampiamente con una generosità che solo lui possiede. Solo lui ci può trattare così... Ecco una legge spirituale che l esperienza conferma e che merita di essere sottolineata. Questo vuol dire che, anche se la via della docilità alle mozioni dello Spirito è molto esigente, poiché lo Spirito soffia dove vuole (Gv 3,8), essa è comunque una via di libertà e di felicità nella quale l anima cammina senza vincoli e il cuore non è rinchiuso, ma dilatato. Questa dilatazione del cuore è un segno che manifesta la presenza dello Spirito. Lo Spirito Santo viene giustamente chiamato Consolatore. Quando i tocchi dello Spirito, che ci illuminano e ci spingono ad agire, vengono accolti, riversano nel nostro cuore non solo luce e forza ma anche un unzione di conforto e di pace che molto spesso ci colma di consolazione. E quand anche il loro obbiettivo fosse di poca importanza, poiché essi procedono dallo Spi 10 Manoscritto autobiografico A, p

19 rito divino, hanno il potere che solo Dio possiede: di consolarci e di colmarci. Una sola gocciolina dell unzione dello Spirito Santo può riempire il nostro cuore di una soddisfazione più grande di tutti i beni della terra messi assieme, perché fa parte dell infinito di Dio11. Cospàrgi di olio il mio capo, il mio calice trabocca (Sai 23). Questa unzione dello Spirito si espande immancabilmente nell anima di colui che compie il bene ispiratogli dallo Spirito. Qui troviamo l altra grande legge della vita spirituale: ciò che è veramente capace di colmare i nostri cuori non sono tanto i beni che riceviamo, quanto il bene ispirato da Dio che pratichiamo: c è più gioia nel dare che nel ricevere. Abbiamo appena mostrato fino a che punto sia fecondo accogliere e seguire le mozioni dello Spirito, tanto da poter dire con suor Faustina che questo è senza dubbio il mezzo principale per santificarci. Ma adesso sorgono diverse domande: come riconoscere e discernere queste mozioni dello Spirito? Tutti ricevono queste mozioni? Come favorire la loro presenza nella nostra vita spirituale? Cercheremo di rispondere a queste domande, cominciando dall ultima. 11 Riccardo di San Vittore dice: «Io oso affermare che una sola goccia di queste divine consolazioni può far ciò che tutti i piaceri del mondo non saprebbero fare. Questi ultimi non possono saziare il cuore mentre una sola goccia della dolcezza interiore, che lo Spirito Santo riversa nell anima, la porta fuori di sé e le dona una santa ebbrezza». 21

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21 II. C o m e far sbo ccia re LE ISPIRAZIONI Dio ama tutti gli uomini allo stesso modo e vuole condurre tutti alla perfezione, ma usa delle vie molto diverse per gli uni e per gli altri. Questo vuol dire che le ispirazioni della grazia si potranno manifestare di più o di meno a seconda della persona. Lo Spirito non si può costringere: Dio è padrone dei suoi doni. Tuttavia, non si può dubitare del fatto che Dio concederà ad ogni persona le ispirazioni necessarie, almeno per la sua santificazione. Ascoltiamo san Francesco di Sales: «Oh, quanto sono fortunati coloro che tengono dischiuso il cuore alle sante ispirazioni! Ché mai non son privi di quelle che lor sono necessarie a vivere bene e devotamente nella propria condizione, e bene e santamente esercitare i carichi imposti dalla loro professione. Poiché, come il Signore dà, per via dell ordine naturale, agli animali tutti gli istinti richiesti alla conservazione e all esercizio delle naturali qualità loro, così, qualora non resistiamo noi alla grazia di Dio, egli dà a ciascuno di noi le ispirazioni occorrenti per vivere, operare, e conservarci nella vita spirituale»1. 1 Trattato delvamor di Dio, libro Vili, cap

22 Bisogna anche aggiungere che queste mozioni dello Spirito, anche se purtroppo rivestono un ruolo poco rilevante nell esistenza di molti cristiani, non sono una cosa eccezionale, ma fanno parte di un «funzionamento normale» della'vita spirituale. San Paolo lo suggerisce quando dice: Tutti quelliy infatti, che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio (Rom 8,14), e anche: Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito (Gal 5,25). Tutti noi abbiamo ricevuto l adozione filiale e la grazia dello Spirito Santo con il battesimo. Il frutto di questo sacramento è lo sbocciare nella nostra vita di quello che la teologia chiama: doni dello Spirito Santo, che hanno lo scopo di «disporre l anima a ricevere prontamente l impulso della grazia divina»2. Il dottore angelico dice anche: «I doni dello Spirito Santo rendono tutte le facoltà dell anima capaci di sottomettersi alla mozione divina»3. Ogni cristiano deve dunque desiderare e chiedere queste grazie d ispirazione. Dio certamente le dona in misura più o meno grande e a chiunque è stato dato moltoymolto sarà chiesto (Le 12,48), così come a colui al quale è stato dato di meno, meno sarà chiesto. Però queste grazie d ispirazione non sono facoltative poiché possono essere decisive per il nostro progresso spirituale e accoglierle nella nostra vita è importantissimo. Che cosa permette concretamente la manifestazione delle ispirazioni della grazia? Cosa bisogna fare perché il Signore ce ne faccia trarre il maggiore beneficio 2 San Tom m aso, Somma teologica, la, Ilae, q. 68, a Ibid. 24

23 possibile? Elencheremo un certo numero di condizioni che favoriscono la loro manifestazione. 1. P r a t ic a r e l a l o d e e l a g r a t it u d in e Quello che ci impedisce di ricevere grazie più abbondanti da Dio è il non riconoscere abbastanza quelle che ci ha già concesse, ringraziandolo per questo. Senza dubbio, se ringraziamo Dio con tutto il nostro cuore per ogni grazia ricevuta, particolarmente per le ispirazioni, egli ce ne concederà ancora di più. Ascoltiamo santa Teresa di Gesù Bambino che parla a sua sorella Celina (suor Genoveffa): «Quel che più attira le grazie del Buon Dio, è la riconoscenza, perché se noi lo ringraziamo di un beneficio, egli ne rimane toccato e si affretta a donarcene altre dieci e se noi lo ringraziamo ancora con la stessa effusione, che moltiplicarsi incalcolabile di grazie! Io Tho sperimentato, prova e vedrai! La mia gratitudine è senza limiti per tutto quello ch egli mi dona e io glielo provo in mille modi»4. Non si tratta di calcolare, ma di prendere coscienza che la nostra ingratitudine verso Dio ci fa ripiegare su noi stessi e ci chiude alla sua grazia. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici, dice il Salmo (103,1). La lode purifica il cuore e lo dispone meravigliosamente a ricevere la grazia divina e le mozioni dello Spirito Santo. 4 Consigli e ricordi di suor Genoveffa. 25

24 2. D e s id e r a r e e c h ie d e r e l e isp ir a z io n i Poi bisogna ovviamente desiderare e chiedere spesso le ispirazioni nella preghiera: Chiedete e vi sarà dato (Le 11,9). Ecco quella che dovrebbe essere la richiesta da rivolgere più spesso a Dio: Ispirami in tutte le mie decisioni e fa' che non trascuri nessuna delle tue ispirazioni. Dobbiamo chiederle in tutte le circostanze della nostra vita, nei momenti particolari, di fronte a scelte importanti; quando abbiamo l'impressione che la nostra vita con il Signore proceda a fatica e debba essere vivificata, forse sarebbe bene prendere qualche giorno di ritiro e di preghiera più intensa per chiedere la luce dello Spirito Santo. Sarebbe sorprendente allora che Dio non ci rispondesse donandoci le sue ispirazioni. 3. D e c i d e r s i a n o n r if iu t a r e n u l l a a D io Oltre a una preghiera cosciente ed esplicita in questi termini, è importante che in noi ci sia una forte e costante determinazione nell'ubbidire a Dio in ogni cosa, grande o piccola che sia, senza nessuna eccezione. Più Dio ci vede in questa disposizione di totale docilità, più ci concede le sue ispirazioni. Non dico che sia necessario essere capaci di ubbidire a Dio in tutto; questo ci è indubbiamente impossibile a causa della nostra fragilità. Ma bisogna essere molto determinati e far sì che, specialmente con la preghiera, ci fortifichiamo incessantemente nella risoluzione di non trascurare mai la volontà che Dio potrebbe esprimerci, per quanto piccola possa essere. 26

25 Questa determinazione non deve comunque diventare uno scrupolo* di cui il demonio potrebbe servirsi per scoraggiarci; una paura di venir meno alla volontà di Dio o un angoscia di non riuscire a comprenderla. In questo campo, come dappertutto, dobbiamo lasciarci condurre dall amore e non dalla paura e, come diceva san Francesco di Sales, dobbiamo più «amare Vobbedienza che temere Vobbedienza»5. Dobbiamo fortificarci continuamente nella risoluzione di essere docili a Dio, stando in guardia che il demonio non se ne serva mai per turbarci con delle inquietudini o per scoraggiarci quando inevitabilmente cadiamo. 4. P r a t ic a r e l o b b e d ie n z a f il ia l e e f id u c io s a Perché Dio ci riveli sempre più la sua volontà con delle ispirazioni, bisogna iniziare a ubbidire alle volontà di Dio che già conosciamo e questo è applicabile in diversi campi. Come abbiamo già detto, ogni fedeltà alla grazia attira nuove grazie, sempre più abbondanti. Se siamo attenti a ubbidire alle mozioni dello Spirito, queste diventeranno sempre più numerose. Se invece siamo negligenti, rischiamo di farle diminuire. A chi ha sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha (Le 19,26), dice Gesù. Questo è il principio: per ottenere più ispirazioni, bisogna cominciare a ubbidire a quelle che riceviamo. 5 Cf. Lettera a santa Giovanna di Chantal. 27

26 È evidente che in seguito Dio ci gratificherà maggiormente con le sue ispirazioni sé vedrà che siamo fedeli nel compiere la sua volontà, quando questa si esprime in modi ordinari come i comandamenti, i doveri del nostro stato ecc. Esistono molteplici espressioni della volontà di Dio che già conosciamo senza aver minimamente bisogno di particolari ispirazioni: si tratta della volontà di Dio che si manifesta, in modo generale, nei comandamenti della Scrittura, nell insegnamento della Chiesa, nelle esigenze proprie alla nostra vocazione, alla nostra vita professionale ecc. Se c è in noi un sincero desiderio di fedeltà in tutti questi ambiti, Dio ci concederà molte più mozioni del suo Spirito. Se invece siamo negligenti nei nostri doveri abituali* potremo anche continuare a chiedergli le mozioni, ma avremo poca possibilità che ci ascolti... Cerchiamo, inoltre, di acconsentire, per amor di Dio, a tutte le occasioni legittime di obbedienza che si presentano a noi nell ambito della vita comunitaria, familiare, sociale. Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini, certo, ma è un illusione credere di essere capaci di ubbidire a Dio, se non siamo capaci di ubbidire agli uomini. In entrambi i casi, di fatto, l ostacolo da sormontare è sempre lo stesso: l attaccamento a se stessi e alla propria volontà. Chi non riesce a ubbidire alle persone, che gli piaccia o no, si culla solo in dolci illusioni, se crede di essere capace di ubbidire allo Spirito Santo. Se non sono mai disposto a rinunciare alla mia volontà (le mie idee, i miei gusti, i miei attaccamenti...), di fronte agli uomini, cosa mi garantisce che sarò capace di esserlo quando sarà Dio a chiedermelo? 28

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