Chi educa, si consuma ma non si perde!

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1 #3 Periodico mensile -Sped. in A.P. Art.2 comma 20/C 662/96 - Filiale di Cremona Chi educa, si consuma ma non si perde! Gennaio 2010 anno XXII n. 4 Intorno alla tomba dell Apostolo delle genti a San Paolo fuori le Mura a Roma, sono collocate delle piccole lucerne. Sono elettriche, eccetto una, che ancora conserva la fiamma viva. Lungo i secoli, i pellegrini hanno sempre rinnovato l olio della lampada presso la tomba del Santo. Giorno per giorno, fino a oggi, un monaco si occupa della lucerna. Dio mantiene la sua parola. Nel Tempio di Gerusalemme, e già nella tenda del convegno, chiamata anche dimora di Dio, si doveva «tener sempre accesa una lampada» (Es 27,20), come per indicare che Dio non abbandonerà mai il suo popolo. L olio si consuma e dev essere continuamente rinnovato. Usiamo spesso il significato figurativo del consumarsi : consumarsi nel lavoro, di gelosia, d amore, nel servizio, nella carità. Gesù, consumandosi fino alla morte, ci ha dato il senso della vita. La lampada a olio, come anche la candela, ne sono l immagine perfetta: mentre l olio e la cera si consuma, la fiamma dà energia vitale. Certamente la bellezza di Dio è il suo amore e la giustizia che ne scaturisce. Ma ciò che rende davvero bello il suo amore e la sua giustizia è che non hanno fine. Dio mantiene ciò che promette, è fedele. Il suo amore continuo è come un perenne consumarsi per noi. Tutto questo ci richiama la bellezza della sua presenza costante nella nostra storia. Risulta quindi appropriato faticare nella nostra vita per esprimere il significato del continuato consumarsi di Dio? Le vergini sagge non potevano né volevano condividere la loro riserva d olio, simbolo della loro perseveranza, poiché essa è un atteggiamento personale, intimo, un impegno, un valore spirituale, non una questione di meno fatica, di praticità o di calcolo. Così è importante diventi la logica che ogni educatore mette in campo. Il consumarsi non consiste soltanto nel considerare e calcolare il tempo dedicato all altro, le ore impegnate e tolte ai bisogni personali. Educare vuol dire consumare le energie interiori perché quello che si dà non è apparenza esteriore ma fa parte di un costrutto che parte dalle scelte più interiori. Là, dove le risposte alle domande, il silenzio, la preghiera cercano di dare senso alla vita, vengono sprigionate le più belle testimonianze di sevizio g ratuito. Ma sappiamo anche come p r o p r i o in questa stanza c è bisogno di r i n n o v a r s i continuamente: non si educa facendo crescere se non si sa crescere! Ascoltiamo questa storiella e proviamo a meditarla. Il sasso nel ruscello: «Tempo fa un grande maestro indiano di vita spirituale scrisse: Sono seduto sulla riva di un ruscello e osservo un sasso rotondo immerso nell acqua. Da quanti anni il sasso è bagnato dall acqua? Forse da dieci, forse da cento? Ma l acqua non è riuscita a penetrare nel sasso. Se spacco quella pietra, dentro è asciutta». Questo potrebbe essere un rischio anche per noi. Ci viene richiesto di dare ragione dell azione educativa che viviamo partendo proprio dall esperienza di sentirci immersi in Dio, ma la fatica è quella di lasciarci penetrare: Dio rischia di rimanere in superfici; così scegliamo di non trasformarci. Accettare di il lasciarsi «Ordinerai ai figli d Israele che ti portino dell olio puro, di olive schiacciate, per il candelabro, per tenere le lampade sempre accese». (Es. 27,20) consumare dagli altri è bello, ma senza una sorgente da cui attingere e che permetta di non esaurire la carica che vogliamo donare, l azione che compiamo non è duratura nel tempo, ma finisce dove inizia il nostro limite che, nella fede, possiamo superare.

2 Educare.Help A cura dell Azione Cattolica di Cremona Educare: nel tempo e nello spazio La questione educativa interpella la Chiesa e le nostre comunità nel concreto delle azioni educative che quotidianamente mettono in campo. La relazione è basilare perché vi sia educazione reciproca tra le persone. Ritengo infatti che l educazione, in quanto relazione, non sia un rapporto a senso unico. Anche l educatore si sente interpellato nello spazio e nel tempo dai ragazzi o dagli adulti con cui percorre un pezzo di strada. La relazione educativa allora varia nel tempo diventando sempre più interrelazione. Una scelta importante in ambito educativo è la centralità della persona. Ci si dovrebbe interrogare come Chiesa se davvero mettiamo la persona al centro per dare forma alla vita, e sappiamo che nella nostra prospettiva di fede la forma migliore della vita è la forma di Gesù Cristo. Servi inutili I cammini formativi che proponiamo dovrebbero essere delle proposte organiche non solo nei contenuti e obiettivi, ma anche nel tempo. Per questo ritengo che sarebbe importante ritornare a riflettere sul valore della comunità educante fatta di tutte quelle persone che a vario titolo e con vari obiettivi intersecano la vita del ragazzo. Per far questo credo che occorra chiarezza reciproca tra gli attori circa i propri obiettivi e le peculiarità di ciascuna persona o associazione. Probabilmente spesso temiamo di perdere la titolarità, per esempio, del generare alla fede o dell educare correttamente. Non riusciamo ancora a capire che la vita della persone è sempre una continua sorpresa. Quel che noi possiamo fare è aprire qualche finestra nella vita degli altri ricordandoci che siamo sempre servi inutili. Siamo servi che hanno la gioia e la possibilità di veder crescere le persone in modi impensabili nella certezza (o meglio ancora nella fede) che tutti hanno sempre il Signore vicino. Noi che rivestiamo ruoli educativi siamo solo delle persone che i ragazzi incontrano sulle curve della vita e nulla più, passata la curva ognuno sceglie la propria via. Questa descrizione dell azione educativa dice insieme la limitatezza della nostre azioni, ma anche la presenza del Signore e la libertà delle persone. È bene ogni tanto ricordarci che l educazione significa sempre educare all autonomia e mai alla dipendenza. Occorre sempre rispettare la liberà delle persone. Promozione di umanità L educazione è una proposta organica nel tempo ma anche nei contenuti e nei modi. Infatti sarebbe miope se ritenessimo di poter rendere l educazione a compartimenti credendo che una cosa è l educazione scolastica, un altra quelle religiosa, un altra ancora quella sociale,. L educazione è una promozione di umanità con un valore (e una finalità) anche culturale, sociale, politica oltre che di fede. In questo quadro si può collocare la questione ambientale per esempio, ma anche quella economica ( e i tempi che viviamo ce lo dicono fortemente). Non possiamo pensare di offrire un buon servizio educativo se non siamo attenti a ricercare il giusto in tutte le situazioni della vita, soprattutto in quelle più quotidiane o concrete come per esempio educare ed educarci al rispetto delle cose e degli altri, alla cura del creato nei piccoli comportamenti di tutti i giorni oppure all uso dei beni che possediamo. Educare nello spazio e nel tempo che viviamo significa aver chiaro che non siamo educatori solo due o tre ore a settimana, significa arrivare puntuali e preparati all incontro con i ragazzi e sviluppare una progettualità ampia. Inoltre occorre essere in continuo cammino e darsi tempi e occasioni di formazione. Il nostro contributo più importante come educatori è quello di narrare la fede e le meraviglie del Signore, provocare la speranza (cioè amare il futuro) ed essere testimoni dell amore con passione e, come ci ricorda il Natale del Signore, incarnati nel nostro tempo e nel nostro spazio. Emanuele Bellani, Educatore ACR

3 A cura di Don Matteo Scavare in profondità, per capire La figura dell archeologo è sempre affascinante: porta in sé il gusto della scoperta di cose antiche, della ricerca di oggetti misteriosi, del ritrovamento di ciò che sembrava perduto per sempre. L archeologo cerca, e quando ha trovato non si accontenta, ma decide di scavare più a fondo. La sua passione è scavare e scovare, cercare per conoscere, conoscere per capire. A pensarci bene, in ognuno di noi può emergere la passione dell archeologo; tutti noi possiamo cercare, conoscere, capire. A tutti può interessare andare a fondo, per far emergere ciò che è fondamentale per la nostra esistenza. Anche i discepoli di Giovanni, che si erano fidati di lui e che sulle sue indicazioni avevano iniziato a farsi discepoli di Gesù, decidono di essere esploratori: anche a loro non basta la superficie, ma vogliono scendere in profondità, vogliono approfondire una conoscenza che merita maggiore intimità. Maestro, dove dimori?. Gesù, vogliamo capire dove abiti, quali sono le tue abitudini, i tuoi progetti, lo scopo della tua vita. Come è fatta la tua casa? Cosa fai? Quali sono le tue priorità? Non sono domande da curiosi, non sono tentativi di rubare un intimità protetta, non sono operazioni da paparazzi senza scrupoli: sono questioni profonde, che innescano il meccanismo della conoscenza. Non si accontentano, i primi discepoli, di un amicizia superficiale, senza curiosità, senza passione: vogliono conoscere proprio come l esploratore i segreti della vita del Maestro, vogliono capire la sua vita per poterla imitare e testimoniare. E vanno al centro, al nocciolo della questione: sapere dove questo Maestro abita significa per loro conoscere tutto di lui. Anche loro vogliono scavare nella sua vita, per esplorarne le profondità. Domande che fanno riflettere Forse non ce ne accorgiamo più, ma anche a noi Gesù rivolge la domanda diretta: Che cosa cercate?. La rivolge in particolare ai ragazzi e ai giovani: Che senso dai alla tua vita? Che progetti hai? Cosa cerchi di realizzare? Quali profondità vuoi raggiungere? Perché ti accontenti della superficie? Che senso hanno i tuoi sabato sera? Sei soddisfatto di come ti diverti? Le provocazioni potrebbero continuare: soprattutto se si pensa a quanti giovani tornano spesso a casa delusi da una musica che assorda e non crea condivisione; oppure sconfitti da litri di birra (o, peggio, superalcolici e sostanze ) che scombinano e non offrono verità; oppure attratti da amicizie che illudono e non costruiscono relazioni Cosa stiamo cercando? Dove stiamo scavando? Dobbiamo trovare risposte concrete, prima di rassegnarci alla stupida idea di non avere la stoffa dell archeologo: tutti possiamo scavare, ma l importante è individuare la giusta direzione. L importante è ascoltare Lampada per i miei passi Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: Che cosa cercate? Gli risposero: Maestro, dove dimori? la domanda che ci serve, per poterne formulare una nuova che ci spinga a scavare in profondità. Ancora qualcosa da dire E bello constatare che ci sono ancora tanti giovani con la passione di esplorare: gente capace di essere sanamente curiosa, della vita e del mondo. Gente interessata a sapere dove abita il Maestro: che lo sa scovare nei poveri, negli ultimi, nelle persone sole, anziane, che hanno bisogno di una mano tesa e attenta. I nostri Oratori, senza troppa pubblicità, senza urla stridule, hanno ancora qualcosa da dire e da insegnare. Senza dimenticare la grande tradizione educativa, e soprattutto con lo spirito di chi sa inventare qualcosa di nuovo, i ragazzi e giovani che dimorano nei nostri Oratori possono ancora trasmettere la curiosità dell archeologo, che non smette mai la ricerca. C è ancora qualcosa da dire, soprattutto quando si tratta di andare in profondità, per trovare la giusta risposta e formulare una nuova domanda.

4 I nostri amic Possiamo Contare su di Voi? A cura di Don Francesco Vorrei condividere, con chi avrà la pazienza di leggere queste righe, alcune considerazioni a partire da esperienze che ho fatto nel mio oratorio con i miei amici adolescenti. Mi sforzo di chiamarli amici e me lo impongo cercando di vincere la tentazione di rispondere con ostilità alle loro innumerevoli provocazioni. Parlo di me e del modo con cui penso a loro, non certo del modo con cui mi relaziono con loro Sarebbe interessante sentire direttamente dai miei amici cosa pensano del nostro rapporto, fatto necessariamente anche di fermezza, che spesso finisce con uno scontro. Una domanda scontata: ma di chi stiamo parlando? Gli adolescenti di questo articolo sono quelli dell oratorio? Ovvero quelli che in oratorio tutti i giorni fanno impazzire le signore del bar? Oppure sono quelli che vengono a catechesi e al gruppo di Azione Cattolica? Sono quelli del grest o quelli che ogni volta che vado in oratorio devo sgridare perché stanno giocando a calcio sotto al portico (avendo a disposizione 3 campi da gioco)? Oppure sono quelli che incontro a scuola sui banchi dell Istituto Tecnico per Geometri? O magari nei corridoi durante la sorveglianza all intervallo e che poi non si avvalgono dell ora di religione? Tanti adolescenti diversi, tanti gruppi diversi, ma in fondo sono tutti adolescenti. Ogni generalizzazione è sempre imprecisa e a volte inutile, ma è innegabile che ci sono delle caratteristiche comuni che possono essere alla base di orientamenti per l azione educativa della comunità dell oratorio nei loro confronti. Penso a loro e al tempo speso per loro, alle energie e alle invenzioni per riuscire ad aprire un canale di comunicazione (iniziative, serate, riunioni, video, tonsille saltate per sgridarli da un capo all altro del campo dell oratorio ) e devo constatare che non ci sarebbe stato niente di tutto questo se non fosse per una passione condivisa con altre persone. Mi sarei stancato ben presto di rincorrere chi sfugge come un anguilla o di parlare a chi non vuole sentire se non fosse stato per l aiuto e per il sostegno di chi condivide con me l impegno educativo. Sto pensando alle catechiste che il Signore mi ha fatto incontrare e per le quali non posso che essere grato. Abbiamo sperimentato il sostegno reciproco (per grazia capita spesso di essere avviliti o di sperimentare il fallimento ma non contemporaneamente, così che uno possa sostenere l altro che attraversa il momento di sconforto tipico dell educatore). Così come devo ricordare gli educatori di Azione Cattolica e un gruppo di giovani che hanno scoperto la bellezza di mettersi a servizio della crescita dei più piccoli. Mi rendo conto che non è così normale che in un oratorio si trovino così tante e diverse figure educative che accettino di lavorare con gli adolescenti spesso ingrati, ma mi limito a constatare che se vado avanti non è perché sono bravo o sono eroico ma perché ho trovato nella mia comunità un sostegno efficace. Se non c è passione non c è oratorio, ma la passione si spegne presto se non è condivisa. Possiamo Contare su di voi Una delle piste suggerite dal progetto per l anno oratoriano Possiamo Contare su di voi è di partire dal vissuto dei ragazzi. È una bella idea e in teoria molto utile, ma si sperimenta continuamente la fatica di riuscire a conoscere la vita che fanno, i loro pensieri e le loro domande. Spesso mi capita di domandarmi se la lingua che io utilizzo per parlare con loro sia comprensibile. Ho a volte l impressione che la loro testa, cioè il cervello, funzioni in modo diverso dal mio. Mentre io ho imparato a ragionare nell epoca dei libri stampati che vanno dalla prima all ultima pagina e le pagine sono in un ordine rigido altrimenti non si capisce nulla; i miei amici adolescenti hanno imparato a ragionare nell epoca di internet in cui da una pagina si salta all altra grazie al link di una parola, senza un ordine preciso e senza omogeneità di contenuto. Nell ultima lezione di religione siamo passati dall editto di Costantino all alcolismo attraverso una serie di collegamenti difficili da ricostruire e che rischiano di condurre a parlare di tutto e di niente alla fine. Insomma una delle difficoltà più grosse con i miei amici è la comunicazione. Spesso è triste constatare l incomunicabilità, soprattutto quando il contenuto della comunicazione è il cuore dell annuncio su Gesù che salva, ma contemporaneamente è una sfida avvincente quella di trovare sempre nuove strade per annunciare il vangelo, perché possano conoscere e riconoscere l amore di Dio per ognuno di loro. Per grazia del Signore (e non lo dico per dire) continuo a sperimentare che la creatività si moltiplica quando si progetta insieme a qualcuno.

5 Possiamo Contare su di Voi? i adolescenti Il bisogno di protagonismo Un altra indicazione di fondo per la pastorale di quest età è di sfruttare il bisogno di protagonismo. Ottimo, ma c è il rischio di fraintendere. In questi anni ho provato a renderli protagonisti dell organizzazione della loro festa dell ultimo dell anno, il risultato è che se fosse stato per loro non ci sarebbe stato altro che musica (evidentemente senza nemmeno procurare gli strumenti per farla sentire ). Quello che voglio dire è che non è sufficiente che siano protagonisti, ma occorre aiutarli ad essere protagonisti di qualcosa di grande e di bello, altrimenti rischiano di accontentarsi del poco che hanno. È in quest ottica che continuiamo a proporre una catechesi su Gesù Signore e Salvatore, oltre naturalmente a tutte le altre proposte di genere vario. Questa cosa l ho imparata andando con loro al Ser.Mi.G. di Torino. Prima di partire ero un po dubbioso: la mondialità, la pace, lo sviluppo sostenibile, la preghiera, la messa non sarà troppo? È un inganno: il cuore dei ragazzi è ancora capace di abbracciare il mondo intero e di accogliere Dio, ma occorre avere il coraggio di fare loro proposte all altezza della misura del loro cuore. Certo molti dei ragazzi non sanno di avere così tante possibilità, ma possono scoprirle con l aiuto dei loro educatori. Al Ser.Mi.G. hanno loro proposto niente di meno che di salvare il mondo sconfiggendo la fame e la povertà, ma quello che li ha appassionati è che hanno saputo mostrare a loro delle strade concrete per realizzare questi grandi progetti. Non credo che sia un caso se ancora oggi parlano di quell esperienza e cercano un pochino di portarla avanti. Certo per fargliela ricordare il Signore sa usare molti strumenti, anche i contatti di facebook di quelli di Lucca che erano dei tipi alquanto pittoreschi e che evidentemente hanno subito fatto amicizia con i miei amici più pittoreschi. Concludo Concludo raccontandovi cosa è successo qualche settimana fa: alcuni di loro (confesso che in effetti non erano quelli che spaccano tutto così per passare il tempo, ma poco importa) hanno deciso di scrivere su un cartellone il riassunto di alcuni articoli che li hanno colpiti (in diversi ricevono la rivista N u o v o Progetto ma spesso non l a leggono e questo era un modo per aiutarsi a leggerla). Ne hanno scelti tre, il secondo era questo: Emergenza giovani? Emergenza adulti! I giovani d oggi vengono considerati come una generazione dai pochi e falsi ideali, ma il problema è che sono proprio gli adulti che li inducono a seguire queste falsità. I giovani vogliono verità e umiltà da parte del mondo adulto. L ho letta come una provocazione salutare. Spessissimo gli adolescenti ci provocano, non sarà che ci stanno aiutando ad essere più autentici e a verificare quanto crediamo in ciò che proponiamo loro? Forse è un loro diritto pretendere di sapere se ciò che offriamo loro ha veramente valore come diciamo.

6 Uno sguardo sul mondo Aborto: oggi più che di etica è questione di economia 32 a Giornata nazionale per la Vita: una sfida nella povertà Aborto: colpa anche di povertà e precariato Questo periodo di crisi è sicuramente motivo di grande inquietudine e incertezza per tante famiglie, e soprattutto laddove è in arrivo un figlio. «Quale futuro potremo garantire al nostro bambino se già ora facciamo fatica ad arrivare a fine mese? Meglio aspettare!». La preoccupazione, oggi sempre più diffusa, riguarda anche tanti cristiani. Cattolici praticanti che, disoccupati o in cassa integrazione, con contratti precari o stipendi così bassi da non poter essere una garanzia per il futuro, si trovano di fronte a un grave problema di coscienza che sembra assurdo affermarlo nasce proprio dal loro senso di responsabilità. Oggi l aborto sta diventando una questione di economia più che di etica. Non solo slogan da campagna elettorale Occorre allora dare un aiuto concreto alla vita, perché tutti abbiano la possibilità di affermare coi fatti il proprio sì alla vita. Il compito spetta prima di tutto alla politica: a tutti deve essere garantito il diritto a guardare al futuro con ottimismo. È impensabile che dei genitori siano umiliati dall impossibilità di provvedere con il proprio onesto lavoro al benessere dei figli. Ed è disarmante rilevare che la rassegnazione e la sfiducia siano sentimenti dominanti nelle giovani generazioni, che non a caso ritardano sempre di più il matrimonio e poi la nascita dei figli. Abbiamo il dovere ricordano i vescovi italiani di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi. Troppo spesso le questioni riguardanti la famiglia e la vita rischiano di rimanere sono grandi slogan, validi soprattutto in campagna elettorale: è tempo di una maggiore attenzione alle criticità del sociale. Scelte chiare e coerenti per un ideale alto Nell attesa di una riforma sociale bisogna mettere in atto una riforma di stili. I primi che si possono incamminare su questa strada sono i datori di lavoro: grandi imprenditori o piccoli artigiani che siano, non posso- dirsi no e s t ranei a questa p roblem a t i c a. L a A cura di Riccardo Il prossimo 7 febbraio ricorrerà la 32a Giornata nazionale per la Vita. Il messaggio scritto per l occasione dal Consiglio Permanente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) si focalizza in particolare su un tema di grande attualità: la crisi economico-finanziaria. Lo chiarisce già il titolo: La forza della vita una sfida nella povertà. garanzia di un posto fisso con le dovute tutele e una paga giusta troppo spesso non è economicamente conveniente per le aziende che, attentissime ai bilanci, sono un po distratte nei confronti dell uomo. Occorre allora che qualcuno faccia un primo passo, anche a scapito di smenarci qualcosa. Un segnale positivo, certamente controcorrente, può venire dai tanti imprenditori cattolici che guardano al lavoro non pensando solo al profitto. Aiuto e vicinanza: l appello della Chiesa Il problema è ormai sotto gli occhi di tutti. Nel messaggio per la Giornata della Vita i vescovi italiani, ribadendo che nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale, affermano che il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrompere la gravidanza. Da qui l invito dei vescovi a manifestare concretamente aiuto e vicinanza. Una vicinanza che non si può limitare alla solidarietà formale che tutti esprimono, ma deve tradursi nella reale garanzia di quella sicurezza economica che non è ricerca del lusso, ma mezzo necessario per vivere degnamente e poter garantire a sé e ai propri cari una vita bella e apprezzabile e perciò più umana.

7 A cura di don Paolo Che cercate? Venite e vedrete Linee progettuali e gruppo educatori Il sogno nemmeno tanto segreto di ogni oratorio è la presenza, bella e serena, di figure educative. Il languore di diversi ambienti forse passa per il rammarico di tante assenze che costringono alla delega al solo prete o a qualche figura sparuta (allenatore, genitore volonteroso, catechista). Si parla nel primissimo capitolo di passione educativa, vi si impegna addirittura il profilo spirituale di una chiesa insomma si punta molto in su. Ma se guardiamo da vicino il testo, soprattutto il suo terzo capitolo che tratta più direttamente dell Oratorio e delle sue strutture-figure-spazi umani, ci accorgiamo che non mancano concretezza e realismo, conditi con una buona dose di speranza: quella speranza che lascia intravvedere il meglio, senza disprezzare il possibile. Immaginiamo allora che alcuni educatori abbiano l avventura di imbattersi nel testo, nei suoi colori e nelle sue idee. Che cosa ne ricaverebbero? Verrebbero forse attratti dal terzo capitolo (pp ) e forse colpiti da alcune provocazioni, ma anche da possibili strumenti e infine interpellati anche da respiri più grandi. Le provocazioni Agli educatori d oratorio il nuovo testo diocesano rimanda.. la bellezza e l urgenza di rinnovare una disponibilità al servizio: cosa solo in superficie banale, perché invero sempre traballante ed erosa dalla consuetudine e dalla stanchezza; questione psicologica certo, ma anche spirituale, umana e cristiana. A questo proposito il documento spende volentieri la tanto profonda e tradizionale parola virtù : l esigenza di pensare e pensarsi senza cedere alla faciloneria del fare e del fare subito;.. l esigenza della rete, ovvero del non potersi permettere il lusso dei compartimenti stagni, non tanto per far bella figura, ma perché i destinatari dell azione educativa non sono le idee del singolo educatore, ma l esistenza dei ragazzi, le loro famiglie, l intera comunità;.. l appartenenza ad un organismo più ampio, la comunità cristiana, visibile nella concretezza della Parrocchia, allargata ad altri suoi livelli nelle possibili ed auspicabili collaborazioni tra oratori entro ad es. una stessa zona pastorale;.. il riferimento ormai indispensabile alle famiglie dei ragazzi e agli altri soggetti che sul territorio fanno educazione, oltre l orticello del mio spazio oratoriano. Gli strumenti Tra le righe del Terzo capitolo si possono scorgere anche strumenti più concreti, quasi passi che cercano di rendere meno aleatorio il muoversi degli educatori innanzitutto la formazione degli educatori: la sete del sapere e dell essere, vissuta in percorsi strutturati forniti dalla Parrocchia, dalla zona o dalla diocesi; poi il confronto in determinati momenti dell anno tra educatori su problemi, risorse e prospettive; l elaborazione e la verifica del progetto oratoriano, l ascolto delle linee diocesane e parrocchiali; il dialogo con l assistente dell oratorio per una condivisione non retorica o formale, ma quasi quotidiana; lo studio di alcuni temi particolari, coagulati nelle schede (sezione verde del documento) specifiche per il ruolo di uno o più educatori (allenatori ad es.) o per la condizione dei ragazzi (immig r a t i, disabili, adolescenti e giovani ) I respiri più grandi Sì, ci sono anche quelli e assumono nel testo la coloritura di grandi intuizioni e scelte che come ricorda il Vescovo nell introduzione devono proprio stare a cuore a tutti: le tre grandi idee-guida della pastorale diocesana (cammini catechistici, famiglia e collaborazioni): tre grandi sfide che chiamano in causa una fede e una speranza più grandi; lo sbocco sull oltre oratorio che fa pensare all oratorio non come un assoluto; al tempo delle grandi scelte; ad un dopo che è nelle mani del Signore; a tanti elementi che si rincorrono e che sono la bellezza (certo un po complicata) della vita di un giovane; il coraggio di vedere un territorio, provare strade nuove, sperimentare senza ripetitività, imparare dal Vangelo una fiducia di fondo che il fallimento non può schiacciare. Con la speranza che pensarsi come educatori non spaventi più di quanto entusiasmi! 7

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