Intervista a Pisani Domenico sulla storia della sua famiglia 5 Maggio 2011

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1 Intervista a Pisani Domenico sulla storia della sua famiglia 5 Maggio 2011 D: Parlami della tua famiglia, da dove vuoi partire? Iniziamo dai miei nonni, Pisani Domenico, mio nonno faceva il barbiere a Torre Annunziata dove è nato e cresciuto, mia nonna Antonucci Rosa era casalinga, ma io so che quando era giovane prestava servizio presso una casa di gente facoltosa in Calabria, a Cetrara, perché lei era di quelle parti. Durante questo lavoro fu sedotta non so bene da chi, mi sembra proprio dal padrone di casa, da cui ebbe un figlio illegittimo, Antonucci Gennaro (che adesso è morto) che però non fu riconosciuto dal padre, quindi lo crebbe lei, almeno fin quando non si sposò. Poi questo Gennaro ebbe un figlio che si chiamava Antonucci Antonino mio cugino, Gennaro era il fratellastro di mio padre (Luigi Pisani), non ho mai saputo che lavoro facesse, non so niente su di lui perché era molto più vecchio di mio padre. Pisani Luigi, mio padre, iniziò, in giovane età, a lavorare con i suoi zii nei pastifici a Torre Annunziata, dove viveva. Iniziò a lavorare molto giovane, verso i 9-10 anni, dopo che rimase orfano di padre che è morto giovane, nel 1929 quando aveva 8 anni. Tra gli zii che lo portavano a lavorare, uno faceva cognome Maresca, Maresca Raffaele marito di una sorella di mio nonno, di cui non ricordo il nome forse era Giulia, che aveva un figlio che si chiamava Maresca Arturo, poi c era zio Aniello, poi c era sicuramente una zia che si chiamava Carolina, che se la vedi era uguale ad Antonietta (sorella dell intervistato), Carolina si sposò con un certo Coppola di questo matrimonio mi ricordo solo di un figlio che si chiamava Coppola Giuseppe lui faceva il sarto e mi ricordo che verso gli anni se ne andò in brasile. D: Che lavoro svolgeva in Brasile? Forse sempre il sarto, mi ricordo che lo vidi una volta negli anni 80 quando tornò in Italia per avviare le pratiche per percepire la pensione civile, perché da quello che si era capito la moglie lo avrebbe accolto in casa di buon grado perché all epoca la pensione era di mila lire che per l epoca era una somma enorme, ti potevi permettere anche il maggiordomo. D: Quindi ha trovato moglie in Brasile, si è sposato lì? Si D: Ritornando alla storia di tuo padre, mi stavi raccontando di quando ha iniziato a lavorare nei pastifici.. Si, ha svolto questo lavoro penso fino ai anni quando fu chiamato per la leva militare obbligatoria e da lì a poco l Italia entrò in guerra. Fece la campagna in Grecia e Albania, quindi fu

2 fatto prigioniero dai nazisti, mi pare che inizialmente fu portato in un campo di lavoro in Belgio e successivamente fu portato in un campo di concentramento in Germania e poi mi pare anche in Francia. Da qui riuscì a fuggire per tornare in Italia, fermandosi lungo il percorso per cercare lavoro, riuscì a tornare a Napoli. Da questa esperienza della guerra imparò a parlare e scrivere il Tedesco, il Francese, il Greco ed il Belga. Tornò, quindi verso la fine della guerra forse era il 44-45, Dopo qualche anno nel 47 entrò in azienda, faceva il guidatore tranviario (ATAN) dove conobbe i parenti di mia mamma, così si conobbero e dopo un breve fidanzamento si sposarono mi pare nel Quando si sposò, portò con se sua mamma, la nonna Rosa, che è morta che io avevo pochi mesi, era l inizio del 50. D: Quando si sposarono dove andarono a vivere? Quando si sposano vanno a vivere a San Giovanni a Teduccio, nei pressi del Deposito Tranviario dove lavorava mio padre. In questi anni (fine anni 40) mio padre iniziò ad interessarsi di politica, iniziò a frequentare il PC e il sindacato CGIL. Verso il ebbe un incidente tranviario sulla linea che andava a Capodimonte, in seguito al quale fece una causa di servizio all azienda ed ebbe un riconoscimento per un invalidità al lavoro così gli venne assegnata una pensione pari a 25 anni di lavoro, che era il minimo per andare in pensione, così andò in pensione, era il 57 lui era del 21 quindi aveva 36 anni. In quel periodo ci trasferimmo da San Giovanni a Fuorigrotta, infatti, nel ci venne assegnata la casa, Ina casa, a Fuorigrotta. Il problema in questo periodo era che la famiglia cresceva e la pensione che percepiva mio padre era poca, così comprò un furgone lambretta con il quale si arrangiava facendo trasporti, ad esempio andava nei mercati a comprare il pesce e poi andava a venderlo nei paesi, faceva scambio merci. Insomma, vedeva come doveva fare per portare la campata a casa perché i soldi erano pochi e i figli erano assai. Poi non so bene come ma conobbe un certo Gennaro di cui non ricordo il cognome che aveva una bottega a via Piedigrotta di restauro di mobili antichi e papà si mise a socio con questo. D: Come mai? Era esperto di mobili antichi? No, si buttò, e fece questa società. Allora usava il furgone per andare in giro per Napoli e paesi a prelevare mobili vecchi e fracichi, che la gente si levava, oppure andava a svuotare le cantine. Poi dopo qualche tempo litigò con il socio e si separarono, si mise a società con un'altra persona ma le cose andarono male ugualmente, perché, nel frattempo, a via Piedigrotta dovettero rifare la strada e la chiusero per un sacco di tempo, almeno un anno; la chiusura della strada diede molte difficoltà all attività e quindi ogni tanto prendeva il furgone, lo caricava di mobili e andava a Roma a fare il mercato di Porta Portese, sempre per cercare di recuperare le spese. Portò avanti questa attività fin

3 quando ha potuto, poi ad un certo punto non ce la faceva più con le spese e lasciò la bottega. Quindi si comprò una fiat 600 multipla, che poteva portare 8-9 persone all interno, quindi, visto che all epoca i trasporti funzionavano una chiavica, c era parecchia gente che o con dei furgoni o piccoli pulmini facevano trasporti abusivi di persone e si prendevano all epoca 100 lire a persona. Faceva la tratta Piazza Municipio-Ferrovia, oppure a Fuorigrotta facevano Cumana-Rione Traiano. Solo che la polizia dopo un po di tempo iniziò a fermarli spesso a fare controlli, multe, sequestri. Contemporaneamente mio padre coltivava sempre la passione dei mobili e quadri antichi così ogni tanto quando capitava l occasione andava a prendersi qualche quadro antico o mobile e lo restaurava. Nel 60 più o meno papà che aveva più di 40 anni fece domanda mi pare per il ministero dei beni culturali o per la sovraintendenza dei beni artistici e museali di Napoli, per svolgere un servizio di sorveglianza e fu preso. Ha prestato servizio presso il Museo Nazionale, il Museo di Capodimonte, Museo di San Martino e Villa Pignatelli, a volte andava pure a Capri. In questo periodo, quando prese il posto al museo, riprese l attività politica e sindacale. Poi quando gli capitava l occasione ha sempre continuato ad interessarsi a cose d arte. Nel 1985 a 65 anni è andato di nuovo in pensione. E il 23 novembre 1990 morì per un arresto cardiaco. D: Con la tua famiglia quindi hai vissuto a San Giovanni e Fuorigrotta No, per un periodo abbiamo vissuto anche a Bosco Reale, negli anni in cui io finivo le scuole di avviamento professionale, quindi doveva essere all incirca il 62. Vista la situazione economica, papà decise di fittare la casa a Fuorigrotta e andammo ad abitare in una casa in campagna nei pressi di Bosco Reale. D: Come era la vita del nucleo familiare in casa? A livello di casa è stata sempre una casa in cui in determinate situazioni arrivavano parenti da tutte le parte che venivano ospiti da noi, all epoca c erano meno formalismi rispetto ad oggi. Mi ricordo che venivano i parenti da Torre Annunziata, in occasione della festa della madonna di piedi grotta. All epoca si usavano dei materassi vegetali e quelli di lana uno sopra l altro, d inverno mettevi quello di lana sopra e d estate li giravi, insomma quando venivano parenti e amici a dormire si sfilavano i materassi e si mettevano per terra, così i ragazzi dormivano per terra e gli adulti nel letto. A Fuorigrotta la casa era di 3 stanze e noi eravamo già 5-6 figli, quindi in queste situazioni mia mamma gliev n freva, diciamo che era mio padre quello più ospitale. D: la casa com era fatta? 3 stanze più il bagno e la cucina, poi in seguito facemmo la veranda sul balcone della cucina. Per dormire ci organizzavamo così: in una stanza dormivano i miei genitori con gli ultimi arrivati, i figli più

4 piccoli; in un altra stanza dormivamo io Rosario e Giannino, nei letti a castelli; e in un altra stanza dormivano le femminucce sempre sui letti a castello, che poi era il soggiorno che aveva da un lato i letti a castello al posto del divano e dall atro lato il tavolo da pranzo e poi c erano quei mobili da dove usciva il letto. D: Che immagine hai della tua famiglia? Io dall età di 14 anni ho vissuto poco la famiglia, perché quando ci trasferimmo a Bosco Reale io frequentavo la scuola a Torre del Greco quindi per me era un massacro, scendevo alle 5 di mattina per tornare alle 5-6 della sera perché dovevo arrivare a piedi da casa fino alla stazione, della vesuviana scendevo a Torre Annunziata centrale, cambiavo treno e prendevo quello per Torre del Greco, da qui dovevo farmela a piedi dalla stazione fino a scuola, poi il pomeriggio facevo il tragitto inverso, insomma era una sfacchinata. Così andai a vivere a casa di nonna materna a San Giovanni, perché da lì la mattina prendevo il 255 e arrivavo direttamente a Torre del Greco e dallo stazionamento a piedi raggiungevo la scuola. In quel periodo andavo a scuola per elettricista marittimo e quindi imparavo a fare delle cose, quindi all epoca c era uno che era fidanzato con una cugina di mia mamma che lavorava in una distilleria ma il fine settimana prendeva dei lavoretti tipo pitturare una casa, fare impianti elettrici, lavori di muratura e idraulica ed io scendevo con lui a fare questi lavori. Anche quando abitavo a Fuorigrotta nel palazzo in cui abitavamo c era un mio amico, Mariano, il cui fratello faceva il materassaio che poi successivamente si imparò anche a fare il tappezziere e spesso io e Mariano, ragazzi, uscivamo con il fratello a fare questi lavori, tipo cardare la lana, mettere le tende e cose così. Poi Mariano iniziò a fare l idraulico e spesso uscivo con lui dopo la scuola per fare lavori di riparazione idraulica, ad esempio aggiustare qualche tubo rotto, cambiare rubinetti o servizi igienici. Poi papà si aprì la bottega e ogni tanto andavo a lavorare lì, avevo 8-9 anni, mi mettevo vicino gli operari e imparavo ad affinare i mobili a darli la pulitura. Un amico di papà si aprì una bottega di tappezzeria e un estate andai a lavorare per lui, prendevo 500 lire a settimana. A San Giovanni facevo quei lavori lì. Verso i 14 anni i miei zii, dal lato di mia mamma, avevano una cooperativa che lavorava nella Cirio di San Giovanni a Teduccio, perché la Cirio all epoca fece organizzare i lavoratori che facevano lavori di manovalanza come cooperativa e poi li chiamava per farli lavorare. Anche mio padre nel periodo in cui era disoccupato andò a lavorare alla Cirio. Io iniziai a lavorare con i miei zii prevalentemente nel periodo estivo, e visto che mi davo da fare riuscivo anche a lavorare con una certa continuità e spesso mi davano anche incarichi abbastanza faticosi, come quando lavoravo nelle squadre di manutenzione oppure nella segheria. Mi ricordo che quando la mattina suonava la sirena della fabbrica tu vedevi una fiumana di gente che entrava a lavorare. D: Questi lavori che facevi erano un tratto comune dei fratelli più grandi?

5 No, qualche volta di sicuro è venuto anche Rosario, ma Gianni era troppo piccolo, con Rosario andavamo, quando abitavamo a Portici verso i anni,... D: Portici? Non mi avevi detto che avevate vissuto anche li.. Praticamente quando stavamo a Bosco Reale a mia mamma non piaceva stare lì e fece tante di quelle lamentele che dopo un paio d anni ci trasferimmo a Portici, mi ricordo ancora l indirizzo Via Armando Leone traversa Diaz, era una casa enorme, saranno stati 6-7 vani, aveva addirittura due bagni, che all epoca non era molto diffuso. Questa è stata la casa più bella in cui abbiamo vissuto ed eravamo già 9 figli. È in questo periodo che papà lavorò per la Cirio, lavorava nell acetificio. Poi nei periodi in cui papà non lavorava prendevamo il camion di un parente che non aveva il ribaltabile, lui a volte faceva certi viaggi di brecciame che si andavano a scaricare in una fabbrica a San Giovanni a Teduccio vicino al mare, ed io papà e Rosario andavamo di primo mattino verso le 4 e mezza 5 in questa fabbrica e muniti di pale scaricavamo kg di brecciame, ci spaccavamo le mani. E poi se facevamo in tempo quando avevamo finito andavamo anche a scuola. Questo sempre per cercare di aiutare economicamente la famiglia. Poi dopo un paio d anni tornammo a Fuorigrotta e papà prese il posto al museo. Io nel frattempo mi ero preso il diploma in elettricista navale e lavoravo nella Cirio in modo abbastanza continuativo. E poi papà tramite un amicizia mi trovò un imbarco per una nave di Monte di Procida che si chiamava Positano. Feci questa esperienza di stare imbarcato, l unico problema è che i soldi erano troppo pochi e poi non mi entusiasmava quella vita, comunque stetti imbarcato dalla fine del 69 all inizio dell anno 70, più o meno 5 mesi. Poi ebbi un infortunio al piede e quando arrivammo al porto di Savona mi sbarcarono e me ne tornai a Napoli. Poi tramite un ragioniere che lavorava nella cooperativa dove lavoravano i miei zii andai a lavorare in un azienda di impianti industriali elettrici, ma ci lavorai poco, davvero poco. Perché nel frattempo avevo compiuto 21 anni e mi iscrissi a scuola guida per prendere la patente D ed un fratello di mia mamma, lo zio Giovanni, che in quel periodo si era comprato un autotreno, lo venne a sapere e mi chiamò per propormi di andare con lui per fare pratica di guida e allo stesso tempo per dargli una mano. Così iniziai a lavorare con lui e mi dava lire a settimana, che non era niente perché all epoca già mediamente guadagnavo intorno alle lire a settimana. Infatti è per questo che non volevo stare imbarcato perché là mi davano lire al mese. Così lavoravo con mio zio mentre mi prendevo le patenti, prima mi presi la D poi la E, ed iniziai a fare l autista. Nel frattempo, in famiglia successe che tutti andavamo a scuola e allora siccome dopo le medie non c erano le risorse economiche per mandarti al liceo, sia io che Rosario e Gianni in quel periodo ci iscrivemmo agli istituti professionali. Io mi iscrissi all istituto marittimo; Rosario, poiché quando stavamo a Portici, dopo la scuola media, andava a dare una mano ad un amico di papà che aveva un negozio di orologiaio, si iscrisse ad una scuola professionale dove si diplomò in micromeccanica orologeria, poi fece l esame integrativo e andò all Enrico Fermi che stava al Corso Malta la si diplomo in perito

6 meccanico. Gianni prese anche lui l indirizzo marittimo e poi fece l esame integrativo e andò al nautico. Loro oltre alla scuola andavano a fare il canottaggio. Gianni dopo il diploma andò a fare lotta libera per il gruppo sportivo della guardia di finanza e dopo si iscrisse all ISEF, che sarebbe una laurea di oggi. Loro hanno potuto fare lo sport perché in quel periodo la situazione economica già si era aggiustata un poco, papà lavorava al Museo e io aiutavo in famiglia; Rosanna andava al liceo e successivamente di iscrisse all università che però abbandonò dopo poco; Antonietta pure si diplomò però non volle continuare; Titti lo stesso, poi conobbe Antonio si sposò e se ne andò in Basilicata; Marialuisa si diplomò e non volle continuare; Franco non andava un gran che a scuola però mi pare che riuscì a prendersi una qualifica professionale, poi partì per il servizio militare, poi quando andammo a Baia Domizia in vacanza conobbe l attuale moglie Rosetta con cui si fidanzò. Quando tornò dal servizio militare se né andò nel paese di lei a San Giorgio a Liri dove iniziò a fare i primi lavori nell edilizia, poi si sposò e rimase lì; Peppino lasciò la scuola e se ne andò a San Giorgio e anche Ughetto non si diplomò; Davide neanche la terza media riuscì a prendersi. Ad un certo punto è come se ci fosse stato una fase di decadenza, non più sul piano economico ma sul piano delle motivazioni. Forse la famiglia troppo grande, problemi troppo grandi D: Quindi le tue sorelle erano tutte diplomate, ma lavoravano? Tutte si sono diplomate, io all epoca ero sposato e mi ricordo che per un periodo vennero a mantenere la casa Zia Patrizia, Titti e Marialuisa, si alternarono per un periodo di tempo. Titti per un periodo fece da baby sitter a Guido (figlio dell intervistato) appena nato perché mamma lavorava. Poi, man mano, si sposarono tutte e quindi iniziammo a chiamare altre persone per la casa. Antonietta dopo il diploma lavorava per una cooperativa che fu poi assorbita dalla Biblioteca Nazionale, dove lavora tutt ora; Rosanna ha fatto un percorso differente, si fidanzò con uno che aveva un pub a Posillipo, ma non si capì bene perché si lasciarono e Rosanna se ne andò con degli amici a Salina dove conobbe un certo Marchetti, che poi si è sposata ed ha continuato nel bene e nel male a stare con lui; Patrizia è l unica che si è laureata, dopo il diploma inizio a cercare lavoro, si sposò e trovò lavoro all Anas di Torino, era sposata e lei stava a Torino e lui a Napoli, successivamente vinse un concorso per l Università e tornò a lavorare a Napoli, e poi quando già era grande, in pratica qualche anno fa, si è iscritta all Università e si è laureata in Economia; Titti dopo il diploma si è sposata ed è andata a vivere a Rotonda (provincia di Potenza) dove si aprì un negozio di abbigliamento; Marialuisa ha sempre lavorato nell attività di famiglia del marito, la macelleria. D: Che tipo di educazione avete ricevuto in famiglia? C erano differenze tra maschi e femmine? Diciamo che in generale siamo stati cresciuti in modo da avere ognuno una certa autonomia. Il problema dei miei genitori fu che, erano diventati anziani, non c era più quell energia per seguire tutti i figli. Per quanto riguarda le differenze tra figli maschi e femmine loro stavano sotto a mammà,

7 che non è mai stata doce e sale, pertanto le ragazze man mano che crescevano era normale che si occupavano dei servizi da fare in casa, anche se comunque il grosso lo faceva mamma loro erano d aiuto. D: Che tipo di educazione avete ricevuto, più rigida o morbida? Non abbiamo avuto un educazione rigida, anzi magari per gli ultimi miei fratelli è stata fin troppo morbida, anche se, a dire la verità, al di là che i miei genitori erano già più anziani, in generale la società era cambiata. D: Nella tua famiglia non c erano personaggi del passato che venivano ricordati per qualcosa di particolare? Diciamo che in famiglia la personalità forte era mio padre, pertanto tutti gli amici e i parenti che venivano in casa venivano per lui e per la sua compagnia. Era lui che manteneva in piedi la conversazione, il gioco nel senso della poesia, dell arte, il racconto, la politica e poi intorno a lui sono cresciuti anche i fratelli di mia mamma ed anche se con alcuni erano quasi coetanei c era una forte differenza culturale tra loro. D: Oltre quel cugino di tuo padre che è andato in Brasile ci sono altre storie di migrazione? C è un altro cugino di papà che andò pure lui in Brasile con la moglie, sono stati parecchi anni li, poi tornarono in Italia e siccome la moglie era una donna molto sveglia per l epoca, lei e sto zio Pisani Giuseppe il figlio di zio Aniello, aprirono una latteria sul corso di Torre Annunziata e avevano una rappresentanza del latte Matese, poi questo zio che era molto sentito in famiglia perché molto intelligente, quadrato, capace. Nell ambito della sua famiglia era l autorità. Mi pare facesse il ragioniere contabile, all inizio che tornò dal Brasile spesso veniva a casa, io all epoca lavoravo sui camion, e quando tornavo il fine settimana li trovavo spesso la domenica mattina a casa con le figlie. Dei miei fratelli parecchi si sono spostati da Napoli ma nessuno all estero. Rosanna si trasferì a Salina e quando conobbe il futuro marito lo seguì a Brescia; Franco se ne andò a San Giorgio a Liri; Titti si è sposata e se ne andata a Rotonda (provincia di Potenza); Ugo e Peppe seguirono Franco dopo qualche anno. D: Gli eventi storici in che modo, secondo te, hanno interagito con la storia della tua famiglia? Noi siamo cresciuti in una famiglia che ha sempre risentito del fascismo, tutti e due i miei nonni sono di origini socialista non sono stati mai fascisti. Questo fatto ha portato situazioni avverse, pensa, mio nonno materno non partì per la guerra soprattutto per non servire la loro causa, lui aveva già 5-6 figli, e lo volevano mandare lo stesso in guerra, allora visto che lavorava nel porto si metteva delle asciugamani bagnate sulle spalle fin quando non ebbe una bronchite polmonare e fu dichiarato non idoneo. Poi mi hanno raccontato che quando arrivava qualche gerarca fascista a Napoli i carabinieri

8 lo andavano a prendere fino a casa per portarlo nel carcere comportamentale, una sorta di arresto preventivo. Lui ebbe pure problemi sul lavoro visto che non aveva la tessera del partito fascista.

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