LASCIATI ILLUMINARE DA CRISTO, LUCE DEL MONDO

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Transcript:

LASCIATI ILLUMINARE DA CRISTO, LUCE DEL MONDO Preghiamo O Dio, Padre della luce, tu vedi le profondità del nostro cuore: non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo, e crediamo in lui solo, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore. Egli è Dio e vive Salmo 23 1 Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; 2 su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. 3 Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,

per amore del suo nome. 4 Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. 5 Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo, il mio calice trabocca. 6 Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. Ef 5, 8-14 8 Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; 9 e il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10 Cercate ciò che è gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12 poiché di quanto essi fanno in segreto è vergognoso perfino parlare. 13 Tutte queste cose, che vengono apertamente condannate, sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. 14 Per questo sta scritto: «Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà». LA GUARIGIONE DELL UOMO CIECO DALLA NASCITA 9 1 Ora, mentre passava, vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché siano manifestate in lui le opere di Dio. 4 Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5 Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6 Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: «Va a lavarti nella piscina di Siloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8 Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l elemosina?». 9 Alcuni dicevano: «È lui». Altri dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10 Allora gli chiesero: «Come dunque ti si sono aperti gli occhi?». 11 Egli rispose:

«Quell uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va a Siloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». 12 Gli dissero: «Dov è questo tale?». Rispose: «Non lo so». 13 Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14 era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15 Anche i farisei, dunque, gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16 Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c era dissenso tra di loro. 17 Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». 18 Ma i Giudei non vollero credere di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19 E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20 I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; 21 come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui: ha l età, parlerà lui di se stesso». 22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23 Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l età, chiedetelo a lui!». 24 Allora chiamarono di nuovo l uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da gloria a Dio! Noi sappiamo che quest uomo è un peccatore». 25 Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». 26 Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27 Rispose loro: «Ve l ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28 Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! 29 Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30 Rispose loro quell uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31 Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno venera Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32 Da che mondo è mondo, non s è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33 Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto fare nulla». 34 Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori. 35 Gesù seppe che l avevano cacciato fuori e, incontratolo, gli disse: «Tu credi nel Figlio dell uomo?». 36 Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37 Gli disse Gesù: «Tu l hai visto: colui che parla con te è proprio lui». 38 Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi. 39 Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». 41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

I DON T KNOW HOW TO LOVE HlM (Canto dì Maria Maddalena) Io non so come amarti, cosa fare, come commuoverti. Io sono cambiata, sì sono molto cambiata. In questi ultimi giorni. quando mi guardo, mi sembro un altra. Io non so cosa mi succede, non capisco perché mi turba. Lui è un uomo, è solo un uomo e io ne ho avuti così tanti prima. Lui è solo uno di più. Dovrei forse farlo cadere, dovrei forse gridare, dovrei parlare d amore, lasciare intendere quel che provo. Non avrei mai pensato di arrivare a questo. Ma che vuole da me? Non vi pare strano per me? Non dovrei essere in questa situazione. Io che sono sempre stata così calma, così fredda, nessun coinvolgimento, la situazione sempre sotto controllo Mi fa così paura. Non avrei mai pensato di arrivare a questo. Ma che vuole da me? Tuttavia, se mi dicesse Ti amo mi sentirei persa, impaurita. Non potrei cedere, proprio non potrei. Gli volterei le spalle e me ne andrei. Non vorrei amare. Mi fa così paura. Io lo voglio così tanto. Io lo amo così tanto. Messaggio In questo capitolo si presenta l'itinerario battesimale: è un cammino di illuminazione che ci fa uomini nuovi, nati dall'alto (3,3), da quell'acqua che è lo Spirito (3,5). I battezzati sono chiamati «illuminati» (cf. Eb 6,4; 10,32); un antico inno dice: «Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà». Si dice spesso che la fede è cieca, confondendola con l'irrazionalità della creduloneria, equamente diffusa tra chi crede di credere e chi crede di non credere! La fede cristiana è essenzialmente un «vedere». Non si tratta di avere visioni singolari e strane: si tratta semplicemente di aprire gli occhi sulla realtà. L'uomo infatti è cieco dalla nascita: i suoi occhi, più che finestre sull'altro, sono specchi che riflettono fantasmi, scambiati per verità. Il buio e la paura gli hanno chiuso gli occhi e gli fanno proiettare sulle palpebre i suoi timori. Solo la luce dell'amore gli permette di aprire gli occhi e vedere ciò che c'è. Il testo inizia con un cieco che vede e termina con dei presunti vedenti che restano ciechi. In mezzo c'è il processo di illuminazione dell'ex cieco. La conoscenza che egli ha di Gesù come «quell'uomo» (v. 11), diventa sempre più chiara e profonda: è un profeta (v. 17), è da Dio (v. 33), è il Figlio dell'uomo, è il Signore che vede e adora (vv. 35-38). Dall'iniziale «non so dove sia», giunge ad accoglierlo come quello che parla con lui (v. 37). Le resistenze che l'ex cieco incontra - sono fuori o dentro di lui? - lo portano a scoprire la sua identità: diventa una persona libera di pensare senza pregiudizi, dipendente dalle pressioni altrui e capace di contraddire chi nega la realtà. È un mondo nuovo, che torna a rispecchiare il Volto di cui è immagine: è «io sono» (v. 9), sta davanti a «Io-Sono»! Nel racconto noi siamo come i vari personaggi. O ci identifichiamo con il cieco, per fare la sua stessa esperienza di luce, o siamo tra quelli che vogliono resta ciechi, perché presumono di non esserlo (v. 41). L'ostilità incontrata dal cieco illuminato è la medesima che ha dovuto sostenere Gesù da parte dei suoi

contemporanei. È la stessa che deve sostenere la Chiesa di Giovanni da parte del suo ambiente e ogni credente da parte del mondo. Il Vangelo è eterno e racconta una storia sempre attuale: in ogni tempo c'è un cieco che viene alla luce e mostra ai presunti vedenti che sono ciechi, perché aprano gli occhi sulla loro situazione. La luce fa breccia nelle tenebre di una persona concreta: gli altri sono chiamati a fare la stessa esperienza, superando le proprie resistenze uguali a quelle che emergono nel racconto. Gesù è per gli esclusi È «cieco dalla nascita». Non sa che cosa sia la luce. Non l'ha mai conosciuta. Né lui né i suoi genitori hanno colpa, ma sta lì, seduto a chiedere l'elemosina. Il suo destino è vivere nelle tenebre. Un giorno, mentre Gesù passa da quelle parti, vede il cieco. L'evangelista dice che Gesù è niente meno che la «Luce del mondo». Forse ricorda le parole dell'antico profeta Isaia, quando questi assicurava che un giorno sarebbe arrivato in Israele qualcuno che «avrebbe gridato ai prigionieri: "Uscite", e a quelli che sono nelle tenebre: "Venite fuori"», alla luce. Gesù agisce sugli occhi del povero cieco con fango e saliva per infondergli la sua forza vitale. La guarigione non è automatica: anche il cieco deve collaborare. Egli fa quello che gli indica Gesù: si lava gli occhi, si deterge il volto e comincia a vedere. Quando la gente gli chiede chi l'abbia guarito, non sa come rispondere. È stato «un uomo che si chiama Gesù»: non sa dire di più. Non sa neanche dove si trovi, ma sa che, grazie a quell'uomo, può vedere la vita con occhi nuovi. È questo l'importante. Quando i farisei e gli esperti della religione lo incalzano con le loro domande, l'uomo risponde molto semplicemente: per me «è un profeta». Non ne capisce molto, ma uno che è capace di aprire gli occhi deve venire da Dio. Allora i farisei si infuriano, lo insultano e lo «cacciano fuori» dalla loro comunità religiosa.. La reazione di Gesù è commovente: «Quando senti che l'avevano espulso, andò a cercarlo». Gesù è fatto così, non dobbiamo mai dimenticarlo: è colui che viene incontro agli uomini e alle donne che non sono accolti dalla religione. Gesù non abbandona chi lo cerca e lo ama, anche se viene escluso dalla propria comunità religiosa. Il dialogo è breve: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli è disposto a credere. Il suo cuore è già credente, ma ignora tutto: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gesù gli dice: non è lontano da te. «Lo hai visto: è colui che parla con te». Occhi nuovi Il racconto del cieco di Siloe ha una struttura basata su un forte contrasto. I farisei credono di sapere tutto, non hanno dubbi, impongono la loro verità; arrivano addirittura a cacciare dalla sinagoga il povero cieco: «Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio», «Sappiamo che quest'uomo che ti ha curato non osserva il sabato», «Sappiamo che è un peccatore». Al contrario, il mendicante guarito da Gesù non sa nulla. Racconta solo la propria esperienza a chi ha voglia di ascoltarlo: «Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». «Quell'uomo ha agito sui miei occhi e ho iniziato a

vedere». Il racconto finisce con il monito finale di Gesù: «Io sono venuto, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Gesù ha timore di una religione difesa da scribi sicuri e arroganti, che manipolano in modo autoritario la Parola di Dio per imporla, utilizzarla come arma o addirittura scomunicare quelli che hanno un parere diverso. Teme i dottori della legge, preoccupati più di «osservare il sabato» che di «guarire» i mendicanti malati. Una religione con un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». Noi, teologi, predicatori, catechisti e educatori, che pretendiamo di «guidare» altri senza forse esserci lasciati illuminare per primi da Gesù, non dobbiamo prestare ascolto alla sua provocazione? Continueremo a ripetere instancabilmente le nostre dottrine senza vivere un' esperienza personale di incontro con Gesù che ci apra gli occhi e il cuore? La nostra Chiesa oggi non ha bisogno di predicatori che riempiano le chiese di parole, ma di testimoni che trasmettano, anche in modo umile, la loro piccola esperienza del vangelo. Non abbiamo bisogno di fanatici che difendano la «verità» in maniera autoritaria e con un linguaggio vuoto, intessuto di luoghi comuni e frasi fatte. Abbiamo bisogno di credenti veri, attenti alla vita e sensibili ai problemi della gente, cercatori di Dio capaci di ascoltare e accompagnare con rispetto tanti uomini e donne che soffrono, che sono alla ricerca e non riescono a vivere in maniera più umana né più credente. Cercare la luce Non siamo fatti per vivere nell'oscurità. Abbiamo paura di camminare nelle tenebre. Tuttavia, la vita spesso si presenta a noi come una via che dobbiamo percorrere «a tentoni». Non vogliamo accettare il mistero, ma il mistero è presente nel più profondo della nostra vita. L'essere umano si è fatto gradatamente strada nella storia cercando di illuminare l'esistenza con la ragione, e ha certamente fatto passi da gigante. L'umanità ha accumulato una quantità sempre maggiore di dati, li ha organizzati in sistemi e scienze sempre più complessi, e li ha trasformati in tecniche sempre più potenti al fine di dominare il mondo e la vita. Ciò nonostante, la ragione è una luce che ci lascia ancora nelle tenebre. Essa può spiegare tutto tranne se stessa. Si direbbe che l'essere umano possa conoscere e dominare ogni cosa, ma non può conoscere e dominare la propria origine né il proprio destino ultimo. Nel dare una risposta alle domande decisive dell'uomo, gli scienziati più progrediti del nostro secolo sono impotenti tanto quanto gli umili abitanti del paleolitico. Qual è il destino ultimo dell'umanità? Che cosa avverrà di tutti e di ciascuno? La vita è una parentesi tra due grandi «vuoti»? Ci aspetta qualcosa o qualcuno al di là della morte? La cosa più razionale sarebbe riconoscere che la nostra vita si muove umilmente nell'orizzonte dell'ignoto. È questo l'orizzonte nel quale si situa il credente. Non come chi pretende di «vedere» e di «spiegare» l'enigma ultimo dell'esistenza, ma come un cieco in cerca della luce, che si lascia illuminare da Gesù e ha il coraggio di affrontare con fiducia il mistero della vita perché crede in un Padre. Molti cristiani oggi parlano della loro fede con un'insicurezza sempre crescente. Avvertono nell'intimo lo scontro con altre

ideologie, correnti e credenze. Vorrebbero riformulare la loro fede, giungendo a una nuova sintesi cristiana della vita, ma non ci riescono. Forse, senza riuscire a confessarlo a se stessi, interiormente si sentono sempre meno credenti, perché scoprono che la loro fede si è trasformata un po' alla volta in qualcosa di irreale. È allora che, lontani da parole vuote e da false sicurezze, dobbiamo adottare un atteggiamento umile e sincero di ricerca, come quel cieco dalla nascita che si è lasciato illuminare da Gesù. Anche oggi Gesù può fare in modo che «coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Testimone della verità C'è una caratteristica che definisce Gesù e configura tutta la sua azione: la sua volontà di vivere nella verità. È sorprendente la sua decisione di vivere nella realtà, senza ingannare se stesso o chicchessia. Egli è la Verità. Per questo non tollera la menzogna o l'occultamento della verità. Non ne sopporta la distorsione o le manipolazioni: Non ci sono in lui tentativi di dissimulare la verità o di trasformarla in propaganda. La sua onestà nei confronti della realtà lo rende libero di dire tutta la verità. Gesù diverrà «voce dei senza voce, e voce contraria a quelli che hanno troppa voce» (Jon Sobrino). Gesù va sempre al fondo delle cose. Parla con autorità perché parla a partire dalla verità. Non ha bisogno di falsi autoritarismi. Parla con convinzione, ma senza dogmatismi. Non ha bisogno di fare pressione su nessuno: basta la sua verità. Non grida contro gli ignoranti, ma contro quelli che falsificano in maniera interessata la verità per agire in modo ingiusto. Gesù invita a cercare la verità. Non parla come i fanatici, che la impongono, né come i funzionari, che la «difendono?» per dovere d'ufficio. Dice le cose con assoluta semplicità e padronanza. Quello che dice e fa è trasparente e facile da comprendere: la gente lo capisce subito. Gesù ci conduce alla nostra verità. Chi è Gesù Cristo per il vero cristiano? S. Ambrogio risponderebbe così: CRISTO è TUTTO PER NOI Se desideri risanare le tue ferite, Egli è medico; se sei angustiato dall arsura della febbre, Egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla colpa, Egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, Egli è potenza; se bai paura della morte, Egli è vita; se desideri il Paradiso, Egli è via; se fuggi le tenebre, Egli è luce, se sei in cerca di cibo, Egli è nutrimento.

Preghiamo Noi crediamo in Gesù. Egli ha vissuto a Nazareth, terra dove il sole e la storia hanno generato una speranza. Noi crediamo in Gesù, Uomo per gli uomini. Con lui sembra che sia facile vivere come persone rispettose di se stessi, attente agli altri. capaci di accogliere coloro che attendono. Noi crediamo in Gesù, Uomo per il mondo. Con lui sembra si capisca bene che la terra è per tutti, il potere un servizio, il perdono una forza d amore. Noi crediamo in Gesù, Uomo dell avvenire. Con lui sembra che il nostro destino si sottragga alle fatalità del profitto per alcuni, della violenza come unica soluzione, dell indifferenza per nascondere le nostre paure. Noi crediamo in Gesù. Egli è morto a Gerusalemme, terra dove la notte e la storia hanno generato tempi nuovi. Noi crediamo in Gesù Figlio di Dio. Con lui noi ritroviamo in Dio un Padre che ci ama, fa nascere l amore, invita alla gioia dei figli di Dio. Con lui, noi ritroviamo in Dio un Padre attento a tutti gli uomini e alla loro storia, impegnato nella nostra realizzazione. Noi crediamo in Gesù Figlio di Dio. Con lui, noi comprendiamo infine che Dio salva il mondo, che ci crea per il Regno, che ci fa nascere allo Spirito. GUIDAMI DOLCE LUCE Attraverso le tenebre che mi avvolgono guidami tu, sempre più avanti. Nera è la notte, lontana è la casa. guidami tu, sempre più avanti. Reggi i miei passi: cose lontane non voglio vedere, mi basta un passo per volta. Così non sono sempre stato, né sempre ti pregai, affinché tu mi conducessi sempre più avanti. Amavo scegliere la mia strada, ma ora guidami tu, sempre più avanti. Sempre mi benedisse la Tua potenza: anche oggi sicuramente saprà condurmi sempre più avanti. Guidami, dolce luce, guidami tu, sempre più avanti. (Card. Newman)