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CAPITOLO SECONDO L ARTE EGIZIA Sommario: 1. La civiltà Egiziana. - 2. L arte dei primi periodi. - 3. L arte del Medio Regno. - 4. L arte del Nuovo Regno. - 5. L arte della Bassa Epoca. 1. LA CIVILTÀ EGIZIANA La civiltà egiziana si sviluppò nella Valle del Nilo verso la fine del Neolitico, riunendo in un unico Stato le popolazioni che si erano insediate intorno al fiume. Malgrado la grande varietà e ricchezza, la produzione artistica egizia conservò sempre un carattere unitario, dovuto principalmente all influenza esercitata dalla tradizione politica e religiosa che convergeva nella figura del faraone, ritenuto, oltre che un capo politico, una divinità. Notevole rilevanza ebbero il culto dei morti e la credenza della prosecuzione della vita oltre la morte, rappresentate soprattutto dalla costruzione delle piramidi, ornate di dipinti e in cui, accanto alle salme, venivano deposti vasellame, suppellettili, oggetti ornamentali di osso e avorio, statuine di terracotta e altri oggetti che erano serviti in vita. Grande importanza aveva presso gli egizi anche il culto degli animali, come il gatto, il bue, lo scarabeo, il coccodrillo, l avvoltoio, il serpente. Le costruzioni funerarie e i dipinti che ne ornavano le pareti si ispiravano a figure di animali ritenuti sacri. Lo stesso faraone veniva frequentemente rappresentato in sembianze di animale, e comparvero le prime immagini di esseri metà uomo e metà bestia, di cui un noto esempio sono le sfingi. La storia dell antico Egitto è solitamente divisa nei seguenti periodi: Predinastico (5000-3000 a.c.); Antico Regno (2778-2220), con capitale a Menfi; Medio Regno (2040-1688), con capitale a Tebe; Nuovo Regno (1580-1085 a.c.) e Bassa Epoca (1085-332 a.c.) corrispondente all ultima dinastia egizia, quella dei Tolomei.

L arte Egizia 2. L ARTE DEI PRIMI PERIODI Lungo tutta la sua storia la produzione artistica, pur con alcune interruzioni coincidenti con le fasi di passaggio tra le dinastie, si mantenne costante in ogni regione. Una delle opere più importanti del primo periodo è la stele del Re-Serpente, oggi conservata al Louvre. A) L architettura funeraria Nel periodo dell Antico Regno si andarono delineando nuovi tipi di sepoltura, nettamente differenziati a seconda che dovessero ospitare il faraone o uno dei suoi sudditi. Vennero quindi concepite, oltre alle famose piramidi, le mastabe, destinate alle classi agiate. Mastaba in arabo significa «banco»: il nome, quindi, deriva dalla forma, che ricorda quella delle panche di mattoni che si trovavano lungo i muri delle case. Le mastabe erano costruzioni rettangolari, oblunghe, disposte una accanto all altra nelle necropoli, aperte verso Oriente, costituite da una sovrastruttura, con uno o più vani e un ingresso, e da una infrastruttura alla quale si accedeva attraverso un pozzo, dove era deposto il cadavere col suo corredo. La parte superiore della mastaba veniva utilizzata per le offerte al Ka, cioè ai cosiddetti «doppi» dell estinto raffigurati mediante statue, usanza derivata dalla prescrizione di conservare la più grande quantità possibile di immagini del defunto. Anche le pareti difatti erano ornate da rilievi policromi che ne illustravano episodi della vita, con immagini tracciate secondo la tipica maniera pittorica (volto e gambe di profilo, busto di fronte), che creava un particolare contrasto con la fissità e la rigorosa frontalità delle statue. Famose a tal proposito le mastabe della necropoli di Menfi, quelle di Mereruka, di Ti e di Plahhotep a Saqqara, risalenti alla V e VI dinastia. Oltre ai grandi complessi funerari si andò sviluppando nel periodo un architettura civile, di cui però si hanno poche notizie, riservata a edifici privati, solitamente realizzati con mattoni crudi, legno o canne, e decorati con fasce colorate. 13

14 Le piramidi Capitolo Secondo Fig. 1 Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino Il primo artefice delle piramidi, che come si è detto erano destinate alla sepoltura del faraone, fu probabilmente Imhotep, architetto di Gioser e fondatore della III dinastia. Questi edifici si trovano esclusivamente nell area del Basso Egitto, nei dintorni dell antica capitale. La struttura della piramide derivava probabilmente da un evoluzione, per moltiplicazione e sovrapposizione, della forma della mastaba. Per la sua costruzione venne utilizzata per la prima volta la pietra, in luogo del mattone crudo e fra le sue caratteristiche, oltre alla forma geometrica simboleggiante un aspirazione verso l alto, vi è la strutturazione delle pareti che presentano quasi sempre la stessa inclinazione. Fra le piramidi più famose vanno segnalate quelle della necropoli di El Giza, presso Menfi (Fig. 1), conosciute coi nomi greci di Cheope, la più grande con una superficie di 43.000 metri quadrati e un altezza di 146 metri circa, di Chefren e di Micerino. Rispetto alle mastabe le piramidi hanno fornito un minor numero di ritratti e di oggetti, perché questi si trovavano negli edifici circostanti andati distrutti. Ogni piramide infatti possedeva, oltre ad annessi al tumulo e alla cripta, un tempio per il culto del defunto ai piedi della costruzione, con numerose statue. Sempre nella necropoli di El Giza si trova, ad esempio, il Tempio della Sfinge, dal quale si poteva accedere al sepolcro del faraone. Il complesso monumentale era completato da un terzo elemento: il tempio a valle, dove si celebravano i riti della sepoltura, collegato alla piramide da un lungo camminamento coperto. Noto è il complesso di sepolcri reali della V dinastia, ritrovato presso Abusir. A fianco alle piramidi di El Giza si trova anche una colossale Sfinge, con testa umana e corpo di leone, lunga 70 metri e alta 20. Fu scolpita direttamente in una collina calcarea e completata con grossi blocchi di pietra. Annessa all omonima piramide, sembra che fosse stata concepita come immagine del re Chefren.

B) La scultura L arte Egizia Notevole rilevanza rivestono le opere scultoree. Oltre alle raffigurazioni dei faraoni di cui la più importante è il gruppo che raffigura Micerino e la sua sposa sono stati ritrovati «ritratti» di sacerdoti, funzionari e scribi. L artista egizio si serviva di diversi materiali: granito, basalto, calcare bianco o dipinto, alabastro, pietra e legno pregiato, ma durante l Antico Regno venne preferito il calcare, dipinto in policromia. Nel produrre l immagine del faraone o di una divinità, lo scultore seguiva sostanzialmente due principi estetici: l essenzialità e la regolarità. La sua attenzione non era tanto rivolta all espressività del volto o alla raffigurazione della vitalità dei personaggi, quanto ai rapporti di ordine e simmetria che dovevano stabilirsi fra le parti della struttura. La materia, solitamente un blocco di pietra, veniva squadrata per ricavarne una figura priva di ornamenti e dall aspetto solido. L immagine, attraverso la sua immobilità e freddezza, doveva suggerire un idea di solidità e di solennità eterne. Fig. 2 Scriba seduto 15 Nello scolpire l immagine del faraone o di un altro membro della famiglia l artista dell Antico Regno doveva attenersi scrupolosamente alle regole dettate dalla tradizione. Se invece il modello era un suddito poteva godere di una maggiore libertà espressiva: ne sono esempi le statue con occhi in calcare bianco, pupille di cristallo di rocca e ciglia in rame, che emanano una intensa e viva espressività. Molto noti, entrambi conservati al Louvre, sono lo Scriba seduto (Fig. 2) e la Testa Salt, detta Testa Rossa, nella quale con notevole realismo un occhio è raffigurato più piccolo dell altro.

16 C) La pittura Capitolo Secondo Durante l Antico Regno cominciò ad assumere rilevanza anche la pittura. Interessanti sono le pitture murali della tomba di Nefermaat e di Atet, note col nome di «oche di Meydum», e i due bassorilievi dipinti di Dahsur, oggi conservati nel Museo Egizio del Cairo e al Louvre. Vennero anche introdotte delle innovazioni, come l uso dei colori verde e blu; tuttavia, l arte continuò a risentire dell influenza della tradizione religiosa. Disegno e pittura furono utilizzati come una sorta di scrittura decorativa (Fig. 3), un linguaggio magico regolato da una grammatica rigorosa, che aveva come unico scopo quello di evocare un rito. Nel tracciare le immagini, il pittore dell Antico Regno utilizzava una sorta di scrittura ingrandita, di geroglifici dell uomo e della donna, che rimanevano statici e dai volti inespressivi. Anche il colore aveva un valore simbolico: il verde, tipico del papiro, rappresentava la giovinezza; il nero la terra dell Egitto; il rossiccio, proprio della sabbia del deserto, la sterilità; il bianco la luminosità; il giallo dell oro l eternità. Fig. 3 Geroglifici egizi

Le caratteristiche della pittura L arte Egizia Una delle caratteristiche peculiari della pittura egizia, comune ai vari Regni che si sono succeduti, era la disposizione fronte-profilo della figura umana. Anche la scelta di tale disposizione, così come la stilizzazione dei corpi, era ispirata ad un preciso schema tradizionale. Questi principi venivano rispettati però unicamente nella raffigurazione di soggetti appartenenti al popolo egiziano, mentre in quella di genti straniere, di prigionieri o di schiavi, era sostanzialmente libera e i corpi di sovente rappresentati anche in posizione frontale. Un esempio molto noto sono le pareti dipinte della tomba di Kaiemankh a El Giza, risalente alla VI Dinastia, dove sono raffigurate scene di contadini e di pescatori al lavoro. La rappresentazione di queste figure risulta immediatamente più sciolta. I volti intensamente espressivi e il movimento ritmico dei personaggi conferiscono all intera raffigurazione una energica vitalità. Altra caratteristica dell antica pittura egizia, comune alle varie epoche, è l uso della linea, con la funzione di distinguere le singole parti della struttura e le figure dal fondo, per evitare la sovrapposizione di immagini. La distinzione fra i vari ruoli sociali veniva invece solitamente rappresentata attraverso un uso gerarchico delle proporzioni: la figura del faraone, ad esempio, veniva sempre raffigurata fortemente ingrandita rispetto agli altri personaggi. 3. L ARTE DEL MEDIO REGNO Verso la fine della VI Dinastia l Antico Regno decadde e l Egitto entrò nel periodo denominato Medio Regno, contraddistinto da ricorrenti disordini. Dell XI Dinastia, verso il 2100 a.c., il principe tebano Mentuhotep III ristabilì l ordine unificando le terre dell Alto e del Basso Egitto, ma i conflitti sociali che avevano segnato il periodo precedente avevano comunque lasciato un solco profondo nella cultura. Essendosi persa la fiducia in un sistema ideologico e cosmologico stabile e organizzato, la produzione artistica fu caratterizzata dal declino di quel senso dell assoluto e dell eterno che erano stati tipici dell arte dell Antico Regno. Ciò è particolarmente visibile nelle opere scultoree dedicate ai faraoni, che perdono gran parte della loro imponenza e diventano più simili agli esseri umani. Ne sono esempi i ritratti di Sesostri I al Museo del Cairo, Sesostri III, Amenemhat III e la Sfinge di granito rosa al Museo del Louvre. Le poche statue-ritratto del tempo, come quelle di Ankh-Reku al British Museum e di Nakhti al Louvre, sono caratterizzate da una vena di malinconia sconosciuta nell epoca precedente. Durante il Medio Regno iniziò a prevalere la tecnica del rilievo applicata alla decorazione di stele, che finirono col sostituire le statue nelle 17

18 Capitolo Secondo tombe. Precedentemente, il fondo delle pareti delle mastabe veniva scalpellato per lasciare in rilievo le figure. Anziché scalpellare tutto il fondo, gli artisti del Medio Regno iniziarono invece ad utilizzare il «rilievo inciso», detto anche «rilievo tipografico», consistente nello scolpire le figure direttamente sulla superficie, praticando delle profonde incisioni nel fondo, ottenendo due contorni: uno evidenziato dalla luce che illuminava i rilievi, l altro disegnato dall ombra prodotta dal dislivello fra la superficie scolpita e quella liscia della pietra. Fra i più importanti bassorilievi del periodo vanno ricordati quelli che adornano il sarcofago della regina Kawit e la stele di Gehuti-Hetep al Museo del Cairo, la stele di Meru al Museo Egizio di Torino, e la stele di Nakht al Louvre. Durante il Medio Regno furono anche prodotti numerosi «bozzetti» o «modellini», realizzati in legno, di soggetti popolari. Queste statuine venivano deposte nelle tombe in grande quantità, a seconda del numero di servi, schiavi o soldati posseduti in vita dal defunto. Tra le pitture sono interessanti quelle murali di Benï Hassan e della tomba di Knumhotep. 4. L ARTE DEL NUOVO REGNO A) L architettura Al Medio Regno, crollato in seguito all invasione degli Hyksos, un popolo proveniente dalla zona siro-palestinese, fece seguito intorno al 1580 a.c. il Nuovo Regno con capitale a Tebe. In questa fase gli artisti dedicarono maggior attenzione alla costruzione e alla decorazione dei templi, anziché delle tombe. Nelle città vennero eretti colossali edifici, paragonabili nelle dimensioni soltanto alle piramidi dell Antico Regno, alle quali, a partire dalla XVIII Dinastia, i faraoni rinunciarono, preferendo stabilire i sepolcri negli anfratti delle montagne. Famose a tal proposito sono le tombe della Valle dei Re, ossia la necropoli di Tebe. I templi adibiti al culto del defunto vennero costruiti sempre più lontano, senza comunicazione con le tombe. Di essi talvolta rimane soltanto un pilastro o qualche statua, come nel caso delle due sculture dedicate ad Amenofi III, denominate dai greci Colossi di Memnone, alte circa venti metri. Dell architettura civile di questo periodo sono state ritrovate scarse testimonianze che lasciano pensare a dei piccoli edifici, costruiti con mattoni crudi.

I grandi templi L arte Egizia Fig. 4 Tempio di Karnak Il tempio più famoso è quello dedicato alla regina Hatshepsut, costruito sul fianco della montagna e noto col nome arabo di Deir el-bahari, ossia «Convento del Nord», nel quale sono stati ritrovati numerose statue e bassorilievi. Notevole è anche il tempio di Ramesse II, oggi chiamato Ramesseum. Quelli meglio conservati sono i templi edificati a Luxor e a El Karnak (Fig. 4), entrambi dedicati ad Ammone; di quest ultimo è assai nota la «sala ipostila» (che in greco vuol dire «sala sostenuta da colonne»), ritenuta la più grande del mondo, che misura circa 100 metri di larghezza e 51 di profondità. Il soffitto, in pietra, è sostenuto da 134 colonne del diametro di 3,58 metri e alte 21 metri. Famose per la loro bellezza sono anche le colonne del tempio di Luxor, che hanno la forma di fasci di steli di papiro cinti da un anello situato sotto il capitello. Le antiche colonne egizie hanno tutte la caratteristica di essere prive della base; nei rari casi in cui è presente è soltanto abbozzata, di modo che la colonna sembra sorgere dal suolo. I templi rappresentarono il vero centro dell attività politica e religiosa del Regno tebano, e molti di essi vennero interamente decorati da rilievi dipinti. Oltre agli edifici menzionati precedentemente, va ricordato il gruppo dei templi a speos, o «rupestri», cioè scavati nella roccia della Nubia, regione ai confini dell Egitto. Vi fanno parte i due templi sotterranei di Abu Simbel, dedicati a Ramesse II e alla regina Nefertari. Il primo presenta sulla facciata quattro statue del faraone seduto, scolpite nella roccia e alte circa 20 metri, sormontate da un fregio formato da ventidue scimmie di due metri d altezza che guardano verso oriente. La prima sala del tempio contiene otto pilastri ed è interamente ornata di bassorilievi. Il tempio dedicato a Nefertari è invece più piccolo e presenta sulla facciata l immagine della regina accanto a quelle del marito e della dea Hator. 19

20 B) Le arti figurative Capitolo Secondo La produzione artistica del Nuovo Regno subì una svolta decisiva con l incoronazione di Amenofi IV, della XVIII Dinastia (ca. 1350 a.c.). Questi, aiutato dalla regina Nefertiti, tentò di attuare una riforma religiosa imponendo il monoteismo e il culto del dio Aton. Trasferì la capitale in una località oggi denominata Tell el-amârna e cambiò il proprio nome in Ekhnaton. Notevole fu il suo influsso sulle arti figurative, rifiutando i modelli convenzionali e imponendo agli artisti di ritrarlo seguendo canoni realistici. In queste nuove raffigurazioni la sua figura non appare maestosa, come nelle opere che avevano caratterizzato i periodi precedenti, ma emaciata, quasi immateriale. Anche i ritratti della regina e dei membri della famiglia reale possiedono una semplicità e una naturalezza sorprendenti. Gli artisti, emancipatisi dai rigidi principi estetici imposti dalle precedenti tradizioni religiose, poterono esprimersi con più libertà. Da una raffigurazione sintetica ed essenziale si passò ad una maggiore grazia e raffinatezza formale: le figure divennero meno tozze, le estremità meno rigide, i colori meno pesanti. Si realizzarono effetti di trasparenza con mezzi toni e trapassi di tinte e il contorno dei corpi divenne meno rigoroso. Fig. 5 Ritratto di Nefertiti (Altes Museum, Berlino) Da questa riforma nacque la scuola artistica di Tell el-amârna, che produsse numerosi capolavori, come i tre ritratti della regina Nefertiti (Fig. 5). I primi due, in quarzite rosa e in calcare, si trovano presso i musei del Cairo e di Berlino; il terzo, un busto policromo attualmente a Berlino, è considerato fra le più affascinanti immagini femminili nella storia dell arte. Fra le altre opere vanno ricordate un busto in quarzite rosa dedicato a una regina o principessa, al Cairo, e le stele scolpite in bassorilievo e dipinte in policromia, di cui la più nota è quella denominata Gli innamorati nel giardino, a Berlino.

L arte Egizia 5. L ARTE DELLA BASSA EPOCA Alla morte di Ekhnaton, il Regno Egizio entrò in un periodo di decadenza. Disgregato dalle invasioni delle armate assire prima, persiane poi, cadde sotto il dominio di Alessandro Magno, che portò sul trono la dinastia dei Tolomei d origine greca. Infine venne occupato dai Romani, che lo ridussero a provincia dell impero. L attività artistica durante questo periodo non si arrestò, ma venne fortemente influenzata dalla cultura degli invasori o dei confinanti. Si affermò, inoltre, la tendenza ad ispirarsi alle opere del passato, venne per esempio recuperata nei bassorilievi la tecnica del «rilievo inciso», tipica del Medio Regno. Comparve tuttavia una nuova tipologia architettonica, di cui un esempio è il tempio di El Hibe, dove le colonne del porticato vengono per la prima volta unite da mura. I maggiori contributi vennero comunque dalla scultura, con la creazione di statue in bronzo di notevoli dimensioni. Furono adottate anche le tecniche del cesello e della ageminatura (incrostazione di fili e lamine di metallo e di smalti), già note ma poco utilizzate nelle epoche precedenti. Le statue, impreziosite da lamine dorate come nel ritratto della regina Karomama, acquistarono nuova vivacità. Dopo il 666 a.c. salì al trono la dinastia dei principi di Sais ed iniziò un breve ma fiorente periodo artistico, detto appunto saitico. Pur fortemente influenzata dalla cultura greca, la produzione non mancò di originalità. L influsso greco si esercitò soprattutto sulla scultura e comportò una più libera concezione spaziale e un ammorbidimento della plastica, tendente ad effetti naturalistici. La tecnica privilegiata era quella del «rilievo inciso». Di notevole interesse sono la statua in bronzo di Takusit, conservata nel Museo di Atene, e le numerose, caratteristiche statuine di animali sacri come il gatto, la scimmia e il falco. Pur oscillando fra modelli arcaici e greci, l arte di questo periodo espresse una raffinata sensualità che costituisce la caratteristica peculiare della Bassa Epoca. Esempi sono le statue di Nakt-Hor-Heb (Louvre), e di Wah-ib-ra (British Museum). Per i busti e le teste come la Testa verde (Staatliche Museen, Berlino) e il Ritratto di sacerdote (Museo di Boston) gli scultori saitici e tolemaici utilizzarono prevalentemente rocce vulcaniche anziché il marmo, preferito dai greci. L interpretazione del modello è talmente realistica che, oltre alle rughe che segnano il viso, sembra di intravedere sotto la superficie della pietra la struttura ossea del cranio. 21

22 Capitolo Secondo Durante la Bassa Epoca la pittura abbandonò le innovazioni introdotte dalla scuola di Tell el-amârna e riportò in vita i precedenti canoni estetici. Si andarono nuovamente moltiplicando come nella Stele di Tent Scenat (Louvre) i simboli magici e religiosi e si tornò a dar risalto al carattere grafico della composizione. Il colore, riutilizzato in senso antinaturalistico e decorativo, restituì alle immagini l antica piattezza e immobilità.