Parrocchia di S. Andrea Apostolo. La fede di Abramo

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Parrocchia di S. Andrea Apostolo La fede di Abramo [12, 1] Il Signore disse ad Abram: Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. [2] Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. [3] Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra. [4] Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. [5] Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Cànaan. Arrivarono al paese di Cànaan [6] e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei. [7] Il Signore apparve ad Abram e gli disse: Alla tua discendenza io darò questo paese. Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. [8] Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. [9] Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb. (Gen 12,1-9) [15,1] Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande. [2] Rispose Abram: Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l erede della mia casa è Eliezer di Damasco. [3] Sog-

giunse Abram: Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede. [4] Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede. [5] Poi lo condusse fuori e gli disse: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle e soggiunse: Tale sarà la tua discendenza. [6] Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. [7] E gli disse: Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese. [8] Rispose: Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?. [9] Gli disse: Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione. [10] Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all altra; non divise però gli uccelli. [11] Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. [12] Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. ( ) [17] Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. [18] In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d Egitto al grande fiume, il fiume Eufràte; [19] il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, [20] gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, [21] gli Amorrèi, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei. (Gen 15,1-12.17-20) [22,1] Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo!. Rispose: Eccomi!. [2] Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò. [3] Abramo si alzò di buon mattino, sellò l asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. [4] Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. [5] Allora Abramo disse ai suoi servi: Fermatevi qui con l asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi. 2

[6] Abramo prese la legna dell olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt e due insieme. [7] Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: Padre mio!. Rispose: Eccomi, figlio mio. Riprese: Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov è l agnello per l olocausto?. [8] Abramo rispose: Dio stesso provvederà l agnello per l olocausto, figlio mio!. Proseguirono tutt e due insieme; [9] così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull altare, sopra la legna. [10] Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. [11] Ma l angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: Abramo, A- bramo!. Rispose: Eccomi!. [12] L angelo disse: Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo u- nico figlio. [13] Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. [14] Abramo chiamò quel luogo: Il Signore provvede, perciò oggi si dice: Sul monte il Signore provvede. [15] Poi l angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta [16] e disse: Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, [17] io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. [18] Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce. [19] Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea. (Gen 22,1-19) 3

TRACCIA DELLA RIFLESSIONE 1. Abramo, modello della fede Abramo non è uomo impeccabilmente virtuoso: 4 [10] Venne una carestia nel paese e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava sul paese. [11] Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente. [12] Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita. [13] Dì dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva per riguardo a te. [14] Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente. [15] La osservarono gli ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del faraone. [16] Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli. [17] Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram. [18] Allora il faraone convocò Abram e gli disse: Che mi hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie? [19] Perché hai detto: È mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie: prendila e vàttene!. [20] Poi il faraone lo affidò ad alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la moglie e tutti i suoi averi. (Gen 12,10-20). Come e in che cosa si manifesta la fede di Abramo? Il primo elemento è la fiducia All inizio del racconto (Gen 12,1) Dio chiede ad Abramo una progressiva riduzione dei riferimenti che gli garantiscono identità e sicurezza sociale: dovrà lasciare il paese, il parentado, la casa del padre e limitarsi alla moglie e al nipote orfano, Lot, del quale si era fatto carico. In una società tribale la famiglia è l unica organizzazione sociale che ha realmente importanza. La precedente migrazione da Ur a Harrân era avvenuta nel contesto di un nucleo familiare completo. Ora lo spostamento a Canaan doveva avvenire senza di esso, con tutti i pericoli che ciò comportava.

In cambio di questa fiducia Dio offre ad Abramo due promesse, dall adempimento tutt altro che ovvio e scontato: - una numerosa discendenza che, vista l età del patriarca, appare decisamente improbabile; - il possesso, in un futuro remoto, della terra di Canaan, abitata da genti fiere e bellicose. Abramo si fida delle promesse di Dio e parte. Una partenza che costituisce una nuova nascita non solo per lui, ma anche per tutti coloro che accoglieranno la benedizione di cui è portatore. Non può essere casuale che, uscendo da Carran, egli si diriga verso la terra di Canaan (Gen 12,5), già segnata dalla maledizione di Cam. Nessuna terra sarà più maledetta perché Abramo è uscito dalla logica del serpente. Chiamato a divenire, nella fede, segno e strumento della benedizione di A- donai per tutte le genti, egli inizia il suo difficile percorso, sapendo che il futuro che lo attende non sarà una sua conquista ma il frutto di una promessa. Parte, ma l iniziativa non è nelle sue mani. Senza prove visibili, crede nella promessa. Il secondo elemento è l obbedienza della fede Senza di essa la fede sarebbe un insieme di vane considerazioni velleitarie. Abramo effettivamente parte Se non fosse partito, tutte le sue considerazioni sulla fiducia in Dio sarebbero state un puro esercizio mentale. E d altra parte, senza queste considerazioni previe, l obbedienza non sarebbe avvenuta: come obbedire senza fiducia nella chiamata? È il rapporto tra fede e opere, come ricorda l epistola di Giacomo (2,14ss): «[2,14] Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? [15] Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano [16] e uno di voi dice loro: Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? [17] Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. ( ) [19] Tu credi che c è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! [20] Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza calore?» 5

Nel racconto di Gen 15 ad Abramo è ripetuta la promessa di una numerosa progenie e della terra. È lo stesso patriarca che fa rilevare l assurdità delle promesse divine, ma nuovamente si fida e crede e questo gli viene imputato a giustizia. In altre parole: Abramo assume l atteggiamento che Dio gli richiede e Dio accetta come valida questa sua posizione. È il massimo che un essere umano possa fare di fronte alla chiamata di un Dio che continua a promettere senza mantenere. Siamo di fronte ad un vero e proprio sacrificio dell intelletto, quasi all abdicazione di se stesso e tuttavia Abramo non rinuncia a porsi davanti a Dio con la sua dignità di interlocutore. Dopo avere dato il proprio assenso di fede (15,6) di fronte alla rinnovata promessa di entrare in possesso della terra di Canaan (15,7), il patriarca insiste: come potrò sapere che ne avrò il possesso? (15,8). Qui avviene uno strano rito, dai risvolti inquietanti, che sembrano gettare Abramo in uno stato di prostrazione e di terrore (15,12). È un arcaico rito di alleanza: i contraenti passavano tra le carni sanguinanti e invocavano su di sé la sorte riservata a queste vittime, se avessero trasgredito il loro impegno. Sotto il simbolo del fuoco il roveto ardente (Es 3,2), la colonna di fuoco (Es 13,21), il Sinai fumante (Es 19,18) è Dio stesso che passa; e passa solo, poiché la sua alleanza è un patto unilaterale. L uomo non potrebbe garantire la propria fedeltà, solo Dio può impegnare la propria. È questa l unica certa e sicura garanzia delle promesse fatte. 2. La fede di Abramo messa alla prova Il racconto del sacrificio di Isacco (Gen 22,1-19) rivela che la fede non è semplicemente sapere e accettare alcune verità e neppure un irragionevole sentire. Essa è l incontro di due libertà, quella divina e quella umana. È la libertà umana che si affida ragionevolmente alla libertà di Dio. Ma ciò suppone un arduo cammino, simile a quello percorso da Abramo: imparare, attraverso la prova, che la libertà di Dio non è arbitrio irrazionale. È un faticoso e doloroso percorso di purificazione che conduce il credente a spogliarsi delle immagini caricaturali di Dio, nelle quali tendiamo a costringerlo. Dio mette alla prova (22,1) il credente costringendolo ad un viaggio fuori dalle sicurezze acquisite, fuori dalla onnipotenza illusoria del proprio desiderio, fatto coincidere con l immagine di Dio. 6

Ci appare scandaloso che Dio voglia mettere alla prova togliendo quello che aveva benevolmente e gratuitamente dato. Ma, anzitutto, perché la prova? Stando a come suonano le più diffuse traduzioni del testo, sembra che Dio venga a sapere qualcosa che prima non conosceva: «Ora so che tu temi Dio» (22,12). Ma questo ora non ha un significato temporale, quanto piuttosto un espressione di gioiosa certezza: non è Dio che finalmente, dopo la prova, viene a sapere; ma l uomo che si apre a Dio. E cosa scopre l uomo? Che Dio non è malvagio o ambiguo e contraddittorio: egli non vuole la morte di Isacco. Abramo stesso capisce che Dio gli chiede la dedizione di se stesso, non la morte del figlio: «Dio stesso provvederà l agnello per l olocausto, figlio mio!» (22,8). E l autore annota che «Abramo chiamò quel luogo: Il Signore provvede» (22,14). Dunque il significato complessivo della scena sembra indicare una liberazione dal male, offerta da Dio ad Abramo. È Abramo a vivere il dono del figlio dentro la durezza e l ambiguità della storia umana: è un dono che può essere minacciato dalla morte, persino sacrificato dalla sua autorità di padre, o semplicemente perduto dal padre. La prova è dentro l uomo, incapace, senza la fede, di riconoscere il dono di Dio come incondizionatamente affidabile e buono. Senza questa fiducia, l uomo è tentato di proiettare in Dio l ambiguità e il sospetto, che si fondano sulla equivocità della sua esperienza di bene/male, vita/morte. Così Dio appare arbitrario, dominato da una capricciosa volontà che può essere, in pari tempo, benevolmente amica e mostruosamente nemica. È la storia di Giobbe sofferente, tentato di costruirsi un immagine di Dio per decifrare il senso della sua vicenda. Ma questa decifrazione approda ad un immagine di Dio non ambigua e non equivoca quando la tentazione si risolve nella decisione della fede. Dalla prova Abramo apprende che Dio è l assoluta volontà di bene che vuole far vivere e salvare. Ma credere in questa assoluta volontà di bene, confidare in essa perché la riteniamo pienamente affidabile, comporta sofferenza, sforzo, lotta. L obbedienza della fede non si attua dentro la condizione di ambiguità ed equivocità della nostra storia umana senza sofferenza. Anche Gesù ha vissuto questa esperienza. 3. Dio provvede 7

Quando Dio appare ad Abramo e gli dice Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò, noi rimaniamo increduli e sorpresi perché questa richiesta ci appare una palese contraddizione con la promessa iniziale. Anche ad Abramo appare un arbitrio crudele, eppure egli crede ad un Dio che provvederà. Egli è convinto che questa incomprensibile richiesta rimanga all interno di una libera volontà divina che ritiene buona e a favore dell uomo. Ma non possiede alcuna evidenza teorica. La verità cui Abramo deve credere non è un assunto teorico, ma una libertà che sta di fronte a lui ed è per lui indisponibile. Abramo risponde ad una volontà libera che chiede, non ad una verità teorica. E questa libertà di Dio che chiede lo raggiunge attraverso richieste non solo non evidenti, ma addirittura contraddittorie con la promessa e la sua realizzazione. Il duplice Eccomi! di Abramo (12,1.11) è la parola chiave per andare al cuore del racconto: egli si espone e si offre disponibile a Dio, si fa vedere a Dio e ottiene così di vedere Dio. Non entra in possesso delle promesse di Dio, anzi è consapevole che gli sono indisponibili, che non può piegarle ai propri interessi, ma può entrarne in possesso solo nell obbedienza. E Dio rivela il suo vero volto proprio perché Abramo ha deciso di affidarsi a lui: l affidarsi a Dio da parte di Abramo ( Il Signore provvederà ) è il luogo nel quale Dio si manifesta ( Dio si fa vedere ). Ciò significa che la fede non è semplicemente riconoscere una verità che si mostra con evidenza. Essa è libertà umana (costituita insieme di conoscenza e di decisione) che si rende disponibile al compimento imprevedibile del progetto di Dio che gli sfugge (sostituzione del figlio con l animale). La prova di Abramo è una sfida alla nostra incomprensione. È un apprendistato per non racchiudere Dio entro schemi umani e cogliere quanto siamo lontani da lui. Abramo immaginava Dio come esigente ed oppressivo verso l uomo, ma Dio non è così Anzi l ultima indicazione è la benedizione divina ad Abramo (12,17-18), la comunicazione di una inesauribile energia vitale che da Abramo si irradierà su tutte le genti. 8 Mantova, 16 dicembre 2012