IL DIGIUNO CRISTIANO IL MANGIARE APPARTIENE AL REGISTRO DEL DESIDERIO, DEBORDA LA SEMPLICE FUNZIONE NUTRITIVA PER RIVESTIRE RILEVANTI CONNOTAZIONI AFFETTIVE E SIMBOLICHE. L'uomo, in quanto uomo, non si nutre di solo cibo, ma di parole e gesti scambiati, di relazioni, di amore, cioè di tutto ciò che dà senso alla vita nutrita e sostentata dal cibo. Il mangiare del resto dovrebbe avvenire insieme, in una dimensione di convivialità, di scambio che invece, purtroppo e non a caso, sta a sua volta scomparendo in una società in cui il cibo è ridotto a carburante da assimilare il più sbrigativamente possibile. Il digiuno svolge allora la fondamentale funzione di farci sapere qual è la nostra fame, di che cosa viviamo, di che cosa ci nutriamo e di ordinare i nostri appetiti intorno a ciò che è veramente centrale. E tuttavia sarebbe profondamente ingannevole pensare che il digiuno - nella varietà di forme e gradi che la tradizione cristiana ha sviluppato: digiuno totale, astinenza dalle carni, assunzione di cibi vegetali o soltanto di pane e acqua -, sia sostituibile con qualsiasi altra mortificazione o privazione. Il mangiare rinvia al primo modo di relazione del bambino con il mondo esterno: il bambino non si nutre solo del latte materno, ma inizialmente conosce l'indistinzione fra madre e cibo; quindi si nutre delle presenze che lo attorniano: egli "mangia'', introietta voci, odori, forme, visi, e così, pian piano, si edifica la sua personalità relazionale e affettiva. Questo significa che la valenza simbolica del digiuno è assolutamente peculiare e che esso non può trovare "equivalenti'' in altre forme di rinuncia: gli esercizi ascetici non sono interscambiabili! Con il digiuno noi impariamo a conoscere e a moderare i nostri molteplici appetiti attraverso la moderazione di quello primordiale e vitale: la fame, e impariamo a disciplinare le nostre relazioni con gli altri, con la realtà esterna e con Dio, relazioni sempre tentate di voracità.
Il digiuno è ascesi del bisogno ed educazione del desiderio. Solo un cristianesimo insipido e stolto che si comprende sempre più come morale sociale può liquidare il digiuno come irrilevante e pensare che qualsiasi privazione di cose superflue (dunque non vitali come il mangiare) possa essergli sostituita: è questa una tendenza che dimentica lo spessore del corpo e il suo essere tempio dello Spirito santo. In verità il digiuno è la forma con cui il credente confessa la fede nel Signore con il suo stesso corpo, è antidoto alla riduzione intellettualistica della vita spirituale o alla sua confusione con lo psicologico. Certamente, poiché il rischio di fare del digiuno un'opera meritoria, una performance ascetica è presente, la tradizione cristiana ricorda che esso deve avvenire nel segreto, nell'umiltà, con uno scopo preciso: la giustizia, la condivisione, l'amore per Dio e per il prossimo. Ecco perché la tradizione cristiana è molto equilibrata e sapiente su questo tema: "Il digiuno è inutile e anche dannoso per chi non ne conosce i caratteri e le condizioni'' (Giovanni Crisostomo); "E' meglio mangiare carne e bere vino piuttosto che divorare con la maldicenza i propri fratelli'' (Abba Iperechio); "Se praticate l'ascesi di un regolare digiuno, non inorgoglitevi. Se per questo vi insuperbite, piuttosto mangiate carne, perché è meglio mangiare carne che gonfiarsi e vantarsi'' (Isidoro il Presbitero). Sì, noi siamo ciò che mangiamo, e il credente non vive di solo pane, ma soprattutto della Parola e del Pane eucaristici, della vita divina: una prassi
personale ed ecclesiale di digiuno fa parte della sequela di Gesù che ha digiunato, è obbedienza al Signore che ha chiesto ai suoi discepoli la preghiera e il digiuno, è confessione di fede fatta con il corpo, è pedagogia che porta la totalità della persona all'adorazione di Dio. In un tempo in cui il consumismo ottunde la capacità di discernere tra veri e falsi bisogni, in cui lo stesso digiuno e le terapie dietetiche divengono oggetto di business, in cui pratiche orientali di ascesi ripropongono il digiuno, e la quaresima è sbrigativamente letta come l'equivalente del ramadan musulmano, il cristiano ricordi il fondamento antropologico e la specificità cristiana del digiuno: esso è in relazione alla fede perché fonda la domanda: "Cristiano, di cosa nutri la tua vita?'' e, nel contempo, pone un interrogativo lacerante: Che ne hai fatto di tuo fratello che non ha cibo a sufficienza?. (Il digiuno cristiano di Enzo Bianchi - fondatore della Comunità monastica di Bose) DOMENICA 18 MARZO V DOMENICA QUARESIMA Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33 Crea in me, o Dio, un cuore puro LUNEDÌ 19 MARZO bianco S. GIUSEPPE Solennità - Liturgia delle ore propria 2Sam7,4-5a.12-14a.16; Sal88; Rm4,13.16-18.22; Mt1,16.18-21.24a opp. Lc 2,41-51a. In eterno durerà la sua discendenza MARTEDÌ 20 MARZO Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30 Signore, ascolta la mia preghiera MERCOLEDÌ 21 MARZO Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42 A te la lode e la gloria nei secoli GIOVEDÌ 22 MARZO Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59 Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza VENERDÌ 23 MARZO Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42 Nell angoscia t invoco: salvami, Signore SABATO 24 MARZO Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56 Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge DOMENICA 25 MARZO rosso DOMENICA DELLE PALME (Anno B) Liturgia delle ore seconda settimana Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 14,1-15,47 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ORE 10,00 S. MESSA PRO POPULO ORE 11,30 S. MESSA PRO POPULO ORE 18,30 S. MESSA IN MEMORIA DI PAOLO ORE 18,30 S. MESSA PRO POPULO ORE 18,30 S. MESSA IN MEMORIA DI GIOVANNA ORE 18,30 S. MESSA PRO POPULO ORE 18,30 S. MESSA IN MEMORIA DI ELISA E VITTORINO ORE 18,30 S. MESSA IN MEMORIA DI BIANCA ORE 10,15 S. MESSA PRO POPULO ORE 18,30 S. MESSA PRO POPULO
Leggere e capire la Bibbia.. con pranzo? Il Dio della promessa Il cammino di lettura della Bibbia che vogliamo percorrere al suo interno è, per questo anno pastorale 2017-18, di tipo tematico: la promessa di Dio, che è il filo rosso che guida tutta la Sacra Scrittura. Noi tutti sappiamo che Dio è fondamentalmente colui che promette, che s impegna, fa alleanza. Dio è il Creatore che, creando, fa alleanza con la vita (Gen 1-2) e che esplicita questa sua relazione di fedeltà alla vita lungo la storia, rivelandosi come Salvatore- Redentore, perché s impegna con un popolo, Israele, e si fa garante della vita di questo popolo (Esodo) e attraverso lui, di ogni credente. Dunque il Dio biblico è colui che s impegna a mantenere ciò che promette. Poi, però, avviene che Israele e noi credenti, ci troviamo a vivere delle situazioni in cui Dio invece sembra contraddire e smentire le sue promesse, la sua fedeltà e allora comincia la crisi. Questa crisi, secondo la Bibbia, è la crisi di fede che il popolo d Israele e ogni credente deve attraversare e da cui deve uscire per pervenire a una maggiore esperienza di Lui (vedi Giobbe). Nel nostro cammino di lettura della Bibbia cercheremo di rintracciare, a grandi linee, questa tematica di incontro e scontro tra la promessa di Dio e la crisi della storia in alcuni testi presi dalle sezioni tradizionali dell Antico Testamento: Pentateuco, Libri storici, Libri sapienziali, Libri profetici. Gli incontri si terranno ogni terza settimana del mese alle ore 11,15 nei locali della parrocchia e comprende anche il pranzo per chi lo desidera. Di seguito l itinerario che, fatto a tavolino, potrebbe subire delle variazioni: 18 marzo La promessa a Davide (1-2 Samuele) 15 aprile La promessa e la crisi dell esilio (Profeti) 20 maggio La promessa e il giusto sofferente (Giobbe) 17 giugno La promessa e la sofferenza salvifica (Profeti)
SE IL CHICCO DI GRANO CADUTO IN TERRA MUORE, PRODUCE MOLTO FRUTTO. 18 MARZO 2018 V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B) In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l ora che il Figlio dell uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. (Gv 12,20-33) Che cosa davvero attira le genti a Gesù? Il suo successo, la capacità di persuasione e di trascinamento delle folle? Niente di tutto questo. Così, quando alcuni greci - verosimilmente dei proseliti provenienti dal mondo non ebraico, che fungono qui quasi da avanguardia di quei pagani che aderiranno alla fede cristiana - esprimono a Filippo e poi ad Andrea la richiesta di poter vedere Gesù, egli non risponde direttamente, ma rimanda al mistero della sua persona. Egli persegue sì, il cammino verso la gloria, ma non si tratta della gloria umana legata al potere, all'avere, all'apparire, bensì di quella di chi sa donare
pienamente la propria vita. Ecco il paradosso del chicco di grano che, cadendo nel terreno, sembra destinato a marcire e a morire, ma proprio così esso non rimane solo (greco: monos), perché dà vita a una nuova pianticella, ricca di molti chicchi. Anche il Figlio è il "monogenito" del Padre, per la sua irripetibile singolarità, che sarebbe però solitudine sterile se non accettasse il cammino verso una morte paradossalmente feconda, perché in essa viene generata la moltitudine dei figli di Dio. LO STILE DEL DISCEPOLO Questo cammino non è destinato a rimanere solitario, ma viene condiviso da tutti coloro che vogliono essere discepoli del Figlio dell'uomo, ossia di colui che, nella piena obbedienza al Padre, rivela e restaura il progetto originario di Dio sull'umanità. I suoi discepoli sono coloro che accolgono la legge del seme e mettono in gioco la loro vita. Tre termini qualificano questo discepolato: servire, seguire, essere con. È un "servire" integrale, con tutto se stessi, e libero, come traspare chiaramente dal verbo greco diakoneô; è un "seguire" accettando che sia un altro a tracciare il percorso e a dettare i tempi del cammino; è un "essere con" che esprime una comunione di vita profonda del discepolo con il Maestro. L'onore del discepolo sarà quello di partecipare alla gloria del Figlio, sperimentando così tutta l'attenzione e la cura amorosa che il Padre ha per lui. PREGHIERA DI GESÙ Dopo aver parlato della relazione tra lui e coloro che vorranno essere suoi discepoli, Gesù esprime uno straordinario e profondo turbamento, che nei Vangeli sinottici ha un parallelo nel momento della prova del Getsemani; per questo si ama parlare qui di "Getsemani giovanneo". Nel quarto Vangelo tale turbamento era già apparso in occasione della morte di Lazzaro (vedi Gv 11,33) e riapparirà più avanti in relazione al tradimento di Giuda (Gv 13,21). È un turbamento profondo di fronte alla tremenda lotta contro i nemici dell'uomo, il peccato e la morte, lotta in cui è implicato Dio stesso. Giovanni, che presenta la Passione come la paradossale rivelazione della gloria, e attenua perciò il racconto dei tratti dolorosi della vicenda, anticipa qui tutto il dolore dell'evento e la tensione drammatica tra la volontà di Gesù e la necessità di una radicale obbedienza al progetto del Padre. È una lotta interiore il cui esito è una decisione che manifesta il desiderio più profondo di Gesù: non il proprio successo personale, ma la rivelazione di quell'amore di Dio che si espropria di tutto, consegnando perfino il
Figlio amatissimo. Tutto converge verso la preghiera con cui conclude questo suo itinerario spirituale: «Padre, glorifica il tuo nome». E tutta la missione di Gesù sarà proprio un far conoscere il Nome del Padre agli uomini, come afferma ripetutamente nella sua preghiera sacerdotale (Gv 17,6.26). LA RISPOSTA DEL PADRE La preghiera di Gesù non cade nel vuoto, ma riceve una risposta: una voce giunge dal cielo. Essa - riportata soltanto da Giovanni -, comunica una parola di rivelazione e soprattutto di conferma: il Padre approva la scelta del Figlio di conformarsi alla legge del seme, che morendo genera vita. Il Padre dichiara di aver glorificato il suo Nome proprio attraverso le opere che Egli ha dato a Gesù da compiere, e promette un'ulteriore glorificazione del Nome (che avverrà nella Pasqua di Gesù). C'è una comunicazione in Dio: il Padre glorifica il Figlio, e costui glorifica il Padre non sottraendosi neppure alla Passione e alla morte. La gloria di Dio è la salvezza del mondo! Ed è questa l'ora del Cristo, che diventa l'ora del mondo intero; ogni persona, decidendosi "per" lui o "contro" di lui, entra nel mistero di questa ora che è salvezza, ma anche giudizio sul male. In questo senso si rovescia quanto avvenuto a Babele: là si era prodotta la dispersione, la divisione degli uomini tra loro; qui si ha invece il raduno definitivo degli uomini, in un'unità profonda resa possibile dalla morte di Gesù. Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, Come già profetizzato perché possiamo vivere e inconsapevolmente dal sommo sacerdote Caifa (Gv 11,52), la morte di Gesù è un'elevazione sulla croce che lo fa (Il CENACOLO I/2018) centro di attrazione per un'umanità nuova. agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Amen CATECHESI ADULTI - EVANGELII GAUDIUM: La vera ricchezza della Chiesa sono i poveri I prossimi appuntamenti dell itinerario si svolgeranno il lunedì alle ore 17 in salone a San Giovanni Battista, nelle seguenti date: 19 marzo La nuova evangelizzazione riconosce la forza salvifica dei poveri 9 aprile La nuova evangelizzazione accompagna i poveri nella loro liberazione 23 aprile La nuova evangelizzazione esige missionari nello Spirito Daniela e Maria Teresa
Appuntamenti della Settimana 10,00 S. Messa: animazione Gruppo 4 a Elementare DOMENICA 18 MARZO V DOMENICA DI QUARESIMA LUNEDÌ 19 MARZO 11,15 Leggere e capire la Bibbia 11,00 Ritrovo Gruppo 4 a Elementare 11,00 Incontro Gruppo 1 a Media 11,30 S. Messa 21,00 Gruppo Rinnovamento nello Spirito 13,15 Pranzo insieme Adolescenti MARTEDÌ 20 MARZO 20,45: I Martedì del Vescovo Nessun viaggio si fa da soli Nonostante le deviazioni, Celebrazione penitenziale (Santuario S. Guido Conforti) 7,30 10,00 La Caritas parrocchiale distribuisce alimenti 17,00 19,00 Incontro Gruppo di 3 a Elementare MERCOLEDÌ 21 MARZO 17,00 19,00 Incontro Gruppo di 4 a Elementare 19,15 Incontro Adolescenti 21,00 Prove canti Coro GIOVEDÌ 22 MARZO 17,00 18,30 Incontro Gruppo di 5 a Elementare 19,15 Incontro Giovani 4 a e 5 a Superiore 21,00 Incontro di preghiera Gruppo Gesù Vivo 21,00 Percorso preparazione al Sacramento del Matrimonio VENERDÌ 23 MARZO 17,00 Via Crucis (chiesa San Giovanni Battista) 17,00 19,00 Incontro Gruppo di 4 a Elementare 21,00 Un Dio vale l altro? - Incontri per riflettere, porsi domande e approfondire. (Oratorio Corpus Domini) 10,00 S. Messa (Istituto Porta) 14,30 16,00 Incontro Gruppo 2 a Elementare SABATO 24 MARZO 14,30 16,00 Incontro Gruppo 3 a Elementare 14,30 16,00 Incontro Gruppo 5 a Elementare 18,30 S. Messa prefestiva 10,15 Commemorazione dell ingresso del Signore in DOMENICA 25 MARZO DOMENICA DELLE PALME Gerusalemme (Ritrovo sulla collina e benedizione ulivi) 10,30 S. Messa della Passione del Signore - animazione Gruppo 1 a Media 18,30 S. Messa