PROSCRIPTA racconti brevi. di Antonio Munno



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PROSCRIPTA racconti brevi di Antonio Munno

INDICE Un bacione a Firenze Film per Andreina I crisantemi transgenici Il taccuino di Emilio Il vangelo secondo Matteo, mio cugino La sterzata di Shephard L ultima fava Bar Le storie di Carlo La meraviglia. Il miracolo. Il prodigio Dal mondo sospetto al destino comune Contattami: scriptanavigant@gmail.com

Un bacione a Firenze Fa caldo. Impossibile mangiare il ghiacciolo senza che goccioli appiccicoso sulle dita. Firenze. Quanti rullini. Quanti poliziotti a rassicurarli. Quanti ruffiani a prostituirsi. Lucidano vetrine e pavimenti con la bava. Stazione di S.M.N. ore 1,30 La stazione è chiusa. A ridosso del muro, tanti sacchi a pelo che dormono. Io ho trovato un cartone e mi va già bene. Certo, sfiguro, ma mi distinguo. Non faccio in tempo a stendermi che arriva chiassoso un extra-comunitario. -Sigaretta, sigaretta- scuote i sacchi a pelo che reagiscono infastiditi. -Turisti di merda, tornate nei vostri Paesi se non fumate- dice e passa avanti. Lo guardo divertito e aspetto il mio turno. -Sigaretta?- -Tieni!- Ha gli occhi lucidi e l alito etilico. -Oh, finalmente uno intelligente!- -Solo perché ti ho dato una sigaretta, allora i tabaccai sono tutti degli scienziati?- -No, voglio dire che questi sono tutti pezzi di merda, non capire un cazzo, nessuno ci sentire, nessuno ci vede, solo per mandarci via- -Sono intrippati nelle loro seghe, non sanno nemmeno in che mondo si trovano-

-Come ti chiami?- -Antonio- -Di dove sei?- -Di Foggia- -Foggia! Pomodori. Dormire dal benzinaio. La mattina fare a botte per andare coi padroni di pomodori: merda!- -E tu?- -Micheal, delle isole Mauritius, vicino Madagascar- -Fregna!- -Vuoi un po di vino, vado a comprare?- -Perché no?- Se ne va, spedito. Ritorna dopo un po senza prima aver infastidito altri sacchi a pelo. Inauguriamo il cartone di vino bianco che scioglie ulteriormente la lingua. -Io sono nato povero e voglio morire povero. Io voglio essere un uomo, non voglio essere ricco. Tutti correre fiuu gli americani sulla Luna, Marte e noi qua! Fermate! Fermate a essere uomini. Io credo in Dio. Chi ha fatto il sole, gli americani? Chi ha fatto la Terra, il mare gli americani?- -E chi ha fatto gli americani?- -Dio ha sbagliato a fare gli americani- D improvviso sposta la sua attenzione verso un magrebino faccia tosta, tuta e scarpe da ginnastica, probabilmente scippatore. -Che guardi, che vuoi? Va a rubare ai giapponesi, va a rubare ai carabinieri!- Il magrebino non reagisce, è di marmo. Così Michael si alza e gli va incontro, sembra una zattera in un mare mosso.quando arriva dal magrebino, le sue intenzioni bellicose si stemperano in un abbraccio

e tanti baci. Sembra un pugile estenuato che si attacca al collo dell avversario. Riesce a tornare e crolla a fianco a me. Si riprende dopo un po al rumore di una macchina che parcheggia. -Dove vai?- -A chiedere una sigaretta- In macchina c è una signora che, alla vista di Michael, mette giù tutte le sicure. -Apri, dammi una sigaretta!- La signora finge di niente e Michael le fa la linguaccia e il marameo. La signora, a quel punto, rimette in moto e se ne va, rinunciando alla sua commissione. Michael ritorna, fa l ultimo sorso di vino e s addormenta. Più tardi ci sveglia il rumore delle macchine della pulizia, venute a lavare il pavimento e a cancellare le tracce della notte.

FILM PER ANDREINA Entra dall uscita di sicurezza. Attraversa la penombra di un corridoio. Pigia nel cerchietto del sotterraneo e le porte dell ascensore si chiudono. L arrivo è accompagnato dal trillo di un campanello. Raggiunge una porta, la chiave nel pugno che apre. Appoggia la borsa su di un mobiletto e il cappello da proibizionismo anni 20 sull attaccapanni. Va verso la scrivania e porta sull' ON l interruttore che giace al lato di uno schermo. Immediatamente inizia il teatrino mobile dell orologio svizzero. Le lancette segnano le 8 p.m. Le statuette sfilano sulle note del carillon. Black Aut. Dal buio della bocca di un megafono esce lentamente l occhio della camera. Cresce la luce e il suono, la camera va a cercare il cartello sul muro: LEICESTER SQUARE -Cittadini di tutto il mondo, benvenuti alla gioia, benvenuti alla sempre accesa piazza del divertimento e dell allegria. Tutto è pronto, tutto abbiamo preparato per imbarazzarvi nella scelta di questo spettacolo infinitooo..-. L uomo al megafono è eccitato. Veste un frac grigio. Capelli bianchi e basettoni escono dal cilindro con la bandiera del Regno. Ora la camera indietreggia. Ragazzi, che tengono volantini inquieti, riempiono lo spazio a mò di cerniera lampo che si chiude. -Corona il tuo sogno- -Da noi vivrai l indicibile- -Da noi di più- si legge sui volantini colorati. La camera si confonde nel marasma. Avvista un arco umano divertito e va a sbirciare curiosa. Un uomo travestito da Charlot tiene banco. Corre dietro un passante calvo per mettergli una parrucca. Ora sente il rombo di un aereo e tira fuori dalla borsa un telecomando. Poi passa un rasta e tira fuori un pettinone. Infine arriva la macchina della polizia e riprende il telecomando.

Imbrunisce. La camera si lascia affascinare dalle luci intermittenti dell EMPIRE. Poi si volta a guardare l uomo ragno. E di colore, ha un incisivo d oro. Si inarca fino a portare le gambe sopra le spalle e cammina a quattro zampe: bocche aperte. Le statue umane immobili: in alto le insegne del LITTLE HAVANA. Il BURGER KING, CICHITA. Di fronte, il chitarrista hippie dalla voce da pecora: seduti, a gambe incrociate, i nostalgici. Infine, nel buio, commoventi predicatori derisi nella piazza della perdizione. ( Servizio: Cara Andreina, è mia intenzione mostrare la piazza e i giullari che intrattengono. I giullari cambiano continuamente e, quindi, tutto sarebbe legato ai presenti nel momento delle eventuali riprese. I locali, bene o male, sono quelli. Mi piacerebbe che le insegne fossero riprese da molto vicino, fino a farle apparire mostruose, o comunque, aggressive.) A questo punto, la camera si ferma su di un ragazzo che raccoglie bicchieri e bottiglie vuote sui tavoli esterni di un locale. Lo segue. Entra nel bar piantonato da due gorilla. OXIGEN: fumo e baccano. Il ragazzo appoggia i vuoti sul banco. So le nove e mezzo, io vado in pausa- dice all altro dietro il banco. Così, fa le scale, passa il bar del primo piano e sale ancora per guadagnare l ufficio dove si tengono zaini e giacche. Proprio davanti alla porta, incrocia un altro ragazzo, intento a scendere, nell atto di indossare la giacca. -Dove stai andando, Simone- -In pausa e tu, Mauro?- -Lo stesso!- -Dài che ti aspetto!- Scendono le scale e insieme escono dall Oxigen. Si dirigono verso la piazza. Passano davanti al chiosco dei biglietti del teatro. S- E così, questo è il tuo ultimo giorno di lavoro?- M- Sì -Cosa fai dopo?- -Me ne torno in Italia- -A far che?- -Non lo so, so solo che mi sono rotto il cazzo a guardare nei bicchieri o nelle bottiglie della gente che beve-

-Lo so, è un lavoro di merda, ma hai mai fatto il lavapiatti?- -Sì ma non so dirti cos è peggio- Seguono l inferriata del giardino poi ad un certo punto si fermano a consumare un panino. Tra un morso e l altro: -Ecco, proprio lì ho fatto il lavapiatti, al Rendez Vous- -Che cos è, un bar?- -Sì, bar, sala da thè, pasticceria. Non facevo un gran che, amoreggiavo tutto il tempo con le bariste. La vedi quella ai gelati?- -Sì,carina!- -Si chiama Ilona. E lituana. Veniva sempre in cucina a lavarsi le mani e a bagnarmi- -E tu?- -Niente, ridevo, non conoscevo una parola di inglese. Una volta, verso Pasqua, mentre facevamo la pausa, mi costrinse a salire senza biglietto sulla giostra dei cavalli a dondolo che era venuta per la festa- -Cos è accaduto?- -E arrivato il tipo con una faccia da Mangiafuoco, grosso e grasso, barba e capelli lunghi, e ci ha fatto scendere malamente- -Che ora si è fatta?- -Mancano cinque alle dieci- -Ci avviamo?- -Sì, dài!- Si alzano e si dirigono verso l Oxigen. La camera li segue. -Ora che hai menzionato Mangiafuoco, questa piazza sembra un po il paese dei balocchi- -Sì, è vero, Collodi deve essere passato di qui prima di scrivere Pinocchio. Ridacchiano. Arrivano all Oxigen, salutano i gorilla della security e fanno le scale. -Perché ti sei licenziato dal Rendez Vous?- -Perché io dopo un po mi rompo il cazzo- -E con Ilona?- -Quando ho la pausa vado a spiarla dalla vetrata- Arrivano in ufficio e lasciano zaini e giacche. Scendendo: -Ancora cinque ore di lavoro- -Per te sono le ultime- -Già, per il resto sono cazzi tuoi- -Grazie per la solidarietà- -Dovere!- Simone rimane al primo piano, Mauro scende al piano terra. Riprende la caccia ai vuoti. Su e giù, dentro e fuori. Scansa persone, sostituisce

posaceneri. Pulisce i tavoli. Scopa e paletta, raccoglie carte e cicche di sigarette. Va a prendere il ghiaccio e controlla i bagni. Il tutto in una terribilmente lucida assenza. -La spazzatura, Mauro!- grida il ragazzo dietro il banco. Mauro raggiunge lo sgabuzzino della spazzatura dove trova Simone ed altri ragazzi che stanno già portando fuori i sacchi. Mauro se ne carica due e sotto sforzo: -Con tutti sti gorilla che abbiamo, non potremmo farla fare a loro questa operazione?- -Hai ragione, loro risparmierebbero i soldi della palestra e noi non rischieremmo l ernia- Ora la camera è fuori e vede crescere la montagna di immondizia, come macerie di una guerra impacchettate. Si torna in quella stanza del sotterraneo. Lo schermo è scomposto in 8,16 quadri. Ogni quadro è pieno di immondizia. In uno, ora compare pure Mauro che butta l ultimo sacco di immondizia. A questo punto, l uomo va coll indice sull interruttore e lo porta sull OFF. Mauro e Simone escono dall Oxygen mentre si spegne l insegna. Per strada qualcuno vomita, qualcuno canta, per lo più dormono in piedi. Mauro e Simone si salutano diretti verso differenti fermate dell autobus del ritorno a casa. Mauro è sull autobus, la testa appoggiata al finestrino. Sul ponte di Vauxall albeggia. Ore 10,30 a.m. Suona la sveglia appoggiata su un comodino in una stanza stretta che vede due materassi sul pavimento. -Non l hai mai usata sta sveglia, adesso che hai finito di lavorare, l hai puntata- dice Massimo, l amico di stanza di di Mauro, mentre si gira nel letto. -Dovevo pur darle un senso, mi è costata una sterlina al mercato di Brixton- -Tu sei pazzo- -Lo so- Mauro si sta vestendo. -Ma che devi fare?- -La cosa più importante prima di lasciare Londra- -E quale sarebbe?- -La tomba di Marx- -Niente meno!-

-Prestami il London A-Z -E là, nel tiretto- -Higate cemetery- Mauro sta cercando sulla cartina. -Eccolo, è in culo a Giuda, dovrò cambiare almeno tre autobus. Senti puoi prestarmi la tua tessera della metropolitana?- -Sempre lì, nel tiretto- dice Massimo ad occhi chiusi. Ecco Mauro uscire dalla stazione della metropolitana di Archway. Chiede ai passanti dove si trova il cimitero. Lo indirizzano. Una piccola salita, attraversa un piccolo parco e poi il cancello del cimitero. C è una vecchietta, si paga una sterlina. -Dove è sepolto Marx?- chiede alla vecchietta mollandole una sterlina. -Segui la strada tenendo la sinistra, la troverai, subito dopo una curva, sulla destra- Una piccola discesa, una salita e, subito dopo la curva, Mauro vede un uomo in un frac grigio rivolto verso destra. Megafono a tracolla, fa un inchino beffardo tirandosi dalla testa un cilindro con la bandiera del Regno. Alle spalle, un uomo con una borsa e un cappello da proibizionismo anni 20 che trattiene un troppo facile sorriso.

I CRISANTEMI TRANSGENICI Se son fiori, appassiranno! Che pena vederli sfiorire! Tutta colpa dell orologio delle stagioni che si era dichiarato indipendente: sin dai primi giorni di Ottobre i crisantemi erano tutti sbocciati. Due anni prima si era fatto rimborsare dalle assicurazioni. Una bella valigetta di bigliettoni da cento. Al momento della stretta di mano, però, il direttore gli fece capire di non farsi più vedere. - Assicurare i crisantemi, oggigiorno, è come assicurarsi una coltellata- gli disse sulla porta. L anno precedente si era salvato convincendo il vescovo ad anticipare di due settimane la festa di commemorazione dei morti. L operazione gli costò il rifacimento del portale del Duomo ed una noia mortale nel giorno dell inaugurazione quando passò addirittura per benefattore. Il Signore del Crisantemo Tutta una collina coltivata a crisantemi aveva fatto la sua fortuna e la sua fama di Signore del Crisantemo. Quell anno aveva contattato una multinazionale di colture transgeniche. Vedrà, potrà tenerli fino a Pasqua! gli aveva assicurato l agente. Il prezzo delle sementi gli sembrò anch esso transgenico ma sempre meglio che pagare il pizzo alla Curia od ingrassare quei magnaccia delle assicurazioni- si disse. Quando la notizia si diffuse, insorsero i Verdi con una manifestazione che vide il suo momento più alto nel lancio di crisantemi di plastica davanti alla sua abitazione. Il Signore del Crisantemo era alla finestra e diceva voglio vedere chi la smaltisce tutta sta plastica!- Poi ci fu la scomunica del vescovo che in una lettera aperta ai parrocchiani lo accusava di sacrilegio e di immoralità. Il bue che dice cornuto all asino- commentò il Signore del Crisantemo.

La delegazione Sarà stata suggestione, una notte ricevette in sogno una delegazione di morti. Siamo venuti per delle rimostranze- disse il portavoce. Il Signore del Crisantemo li fece accomodare in salotto e si mise a disposizione. Com è sta faccenda dei crisantemi transgenici? gli chiese il portavoce con tono mafioso. Vedete rispose il Signore del Crisantemo accomodante che qui è già tutto transgenico: le stagioni, le religioni, la politica, il pane.-. Bene, se questa è la sua risposta, si prepari alle fiamme trangeniche disse il portavoce mentre se ne andava seguito dalla delegazione. Le fiamme transgeniche La mattina dopo, il Signore del Crisantemo si mise a cercare sul libro della smorfia le parole: delegazione, portavoce, mafia, morti, fiamme transgeniche. Voleva trarre profitto da quella visita inaspettata giocando numeri al lotto. Ad ogni parola trovò il numero corrispondente tranne che per le fiamme transgeniche. O meglio, le fiamme c erano ma non erano transgeniche. Mentre impugnava la penna per scrivere alla casa editrice affinchè aggiornasse la smorfia, sentì puzza di bruciato, bruciato transgenico, venire dalla collina.

Caro Rousseau, C è un tempo, tanto inspiegabile quanto necessario, in cui partire. Il più bello dei cortili, sennò, rimane solo un cortile. Tuo,Emilio. Il taccuino di Emilio D improvviso il mio passo si è fatto insicuro. Non più la terra buona di tutta la mia infanzia, sotto ai piedi, ora, le selci levigate della mia prima volta in città. Mi sono fermato a guardarla come una volpe atterrita da fari d automobile. Corre la città, corre l uomo nel suo artifizio. Si ferma ad un semaforo rosso, riparte dopo il colpo di clacson. Ho preso una mela da una bancarella e mi sono sentito ficcare un calcio in culo.sono seduto su di un marciapiede accartocciato dallo spavento. Clochard- così mi ha detto che si chiama, mi ha preso per mano e mi ha portato a mangiare. Il crocifisso è alto, troppo alto per chi vi entra con la testa bassa. I vassoi in formica opaca. La luce giallognola in un silenzio religioso. Uno straccio bianco al pennone degli sconfitti, ecco cosa mi è sembrata la mensa della Caritas.

Siamo usciti dalla mensa e, per un po, ce ne siamo portati appresso il silenzio. Clochard mi ha accompagnato all uscita della città e mi ha dato un indirizzo:-pestalozzi Enrico, Neuhof-. Mi hanno detto che potevo andare. Ho raccolto i miei stracci celermente. Non è la cella che fa impazzire ma il sapere che la mia libertà dipende da terzi. La frontiera è una barra di legno. Il confine è d aria e luce.(*c.s.i.) Rousseau era un lupo, Pestalozzi è un gatto. Rousseau lo si vedeva solo con la coda dell occhio, Pestalozzi è più maldestro. Questo maldestro di Pestalozzi non ha tanta paura della gente. So solo di non essere arrivato. Scarpe rotte eppur bisogna andare. Lascio effimere orme sulla neve. Senza tempo è il cammino. Senza pausa è l ansia di uomo. A Jasnaia Poliana si legge sul frontone: Studiare è desiderare. La scuola è senza porte e senza finestre. Trattenere è un invito ad andare. Tolstoj sa della terza legge della dinamica. Tolstoj non sa cos è il caos. Tolstoj sa cos è il rispetto. Tolstoj non sa nemmeno se ha il diritto. Oggi è arrivata la polizia coi fucili. Tolstoj è uscito col suo ramoscello di ulivo. Gli hanno dato la cicuta del monopolio di stato.

IL VANGELO SECONDO MATTEO, MIO CUGINO Quanta strada per raggiungerla! Poveri re magi e poveri anche i cammelli. Ora che la stella cometa era proprio sulle loro teste, scesero dai gropponi e presero i doni. San Giuseppe si avventò sull uscio. -Parola d ordine!- chiese aggressivo. - Non al denaro, non all amore, né al cielo - rispose Baldassarre. -Bene, chi siete?- -Siamo i re magi, siamo venuti a portare i doni al re dei re- disse Melchiorre. -Cosa avete portato?- -Oro, incenso e mirra- dissero i re magi rispettando il turno. -Non avete i Lines dormi-asciutto?- -No!- rispose Gasparre mentre si riempiva di stupore. -Allora non abbiamo bisogno di niente- disse San Giuseppe cacciandoli malamente. Nei ritagli di tempo, Gesù andava a trovare suo padre in bottega. Dava una sistemata e raccoglieva i trucioli. -Che cosa vuoi fare da grande?- gli domandava San Giuseppe. -Non lo so, forse il Maestro- rispondeva Gesù. -Basta che non lavori per i padroni- si raccomandava San Giuseppe. Nella Samaria c era un capellone fannullone. Cantava Help e Ticket to Ride. Le madri dicevano ai figli di non avvicinarlo perché aveva i pidocchi. I pidocchi non lo avvicinavano perché lo consideravano uno di loro. Un giorno si trovò a passare di lì Gesù. Sarà stata la stanchezza o la debolezza, insomma, cadde a terra. Prima passò un bancario e disse- ci mancava un altro capellone!- e se ne andò. Poi passò un prete e disse- ecco che fine fa chi non viene all oratorio!- e se ne andò. Infine arrivò il capellone fannullone e si fermò a soccorrerlo. Gesù lo ringraziò e insieme cantarono una canzone di Battiato di quando era ancora lucido: -si salverà chi non ha voglia di far niente e non sa fare niente-.

Gesù tornava dal suo viaggio in India quando gli venne incontro una donna tutta vestita di nero. Sul momento non la riconobbe poi, quando si gettò ai suoi piedi, capì che si trattava di donna Cuncetta, la moglie napoletana di Lazzaro. Aggiu fatt a guerr, aggiu fatt o contrabband, àggiu mangiat pan e ppan- diceva mentre Gesù cercava di tirarla su. Famm a ggrazj, famm a ggrazj- concludeva. Allora Gesù si fece condurre alla tomba di Lazzaro e fece spostare le pietre. -Lazzaro, alzati e cammina!- ordinò. Lazzaro si destò infastidito: -Se c è qualcosa che non capisco in questa fottutissima vita, quello è l accanimento terapeutico- si sfogò. Alla conta di mezzo giorno mancava una pecora. Al garzone sobbalzarono immediatamente le parole del suo padrone di origine sarda:- se manca un solo capo ti stacco un orecchio-. Preso dal panico, lasciò il gregge ed iniziò la ricerca della smarrita. Mentre percorreva la strada a ritroso, portava continuamente le mani ai padiglioni e si domandava quale dei due avrebbe scelto il padrone. Quando, dietro una fratta, ritrovò la pecora accasciata, il garzone fece salti di gioia. -Ti ho ritrovata!- diceva mentre se la baciava. -Hai ritrovato il tuo orecchio- pensava la pecora pulendosi dallo sbavacchio. Il garzone la prese di peso e se la portò intorno al collo. Quando raggiunse il gregge, erano tutte davanti alla TV a rincoglionirsi con I Fatti Vostri. In verità, in verità vi dico che è più facile smarrirsi nel gregge. Quando il suo carisma era diventato tale da riuscire a radunare migliaia di persone, Gesù venne invitato da Confindustria. Alla notizia reagì con queste parole Hanno la faccia proprio come il culo!-. Ci fu un lungo titubare, poi Simone gli disse Vàcci, basta che non fai la fine di Masaniello- e così andò. Quando fu il suo turno, portò il microfono all altezza della bocca e disse Di andare ai cocktails con la pistola non ne posso proprio più ; in questo nido di vipere ci

vorrebbero almeno una diecina di Ananas per far saltare tutto-. A quel punto intervennero i gorilla della security. -Lasciatemi, servi!- diceva mentre lo sbattevano fuori. Durante la sua relazione sul tema di Brecht: Aprire una banca è lo stesso che rapinarla Gesù si raccomandò al popolo convenuto di non confondersi con l usciere perché questi era solo un servo. -Ricordatevi- continuò che il nemico è generalmente invisibile ma non è sempre solo il ricco perché, se ogni ricchezza puzza di furto, un po tutti sognano di puzzare-. Guardatevi dall American Dream perché esso è esca per gli sprovveduti ed è miraggio per gli imbecilliammonì. Tutti il giorno e tutti i giorni a spiegare alla gente perché respirava, dove si trovava e chi la comandava: Gesù non ne poteva proprio più. Una mattina, a metà predica, abbandonò e se ne andò sul Calvario. Mica è colpa mia se sono andato troppo avanti col pensiero- si diceva mentre saliva. Quando fu in cima al monte, alzò gli occhi al cielo e disse Padre, io non lo so se questi hanno margini di recupero ma ricordati di chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione, che tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità -. Da Smisurata preghiera De Andrè Gesù raccolse mendicanti e punks-a-bestia per strada e disse loro di seguirlo. -Dove andiamo?- gli chiedevano. -A Roma!- rispondeva. -A far che?- insistevano. -A prenderci il salario sociale- e si azzittivano. Dopo un po qualcuno gli chiese e se non ce lo dànno?-. -Sfasciamo tutto!- rispose. -Ma tu sei non-violento- gli obbiettò. -Perché non mi hai visto spaccare le bancarelle dei mercanti fuori dal tempio- rispose risoluto.

Gesù si era iscritto al corso per computer perché, diceva, -bisogna cavalcare la tecnologia sennò sti bastardi ci fottono-. Smessi i panni del predicatore, ora si era messo in testa di fare l Hacker. -Bisogna azzerare i conti e mischiare le carte- continuava. Prima, però, dovette scomodare lo Spirito Santo perché scendesse e gli facesse dono della lingua inglese. - Sti inglesi sono peggio dei romani, ti impongono pure la lingua- si lamentava. All ultima cena Gesù dovette fare parecchi miracoli perché il vino finiva sempre. A turno cantavano una strofa de La società dei magnaccioni e poi si accoravano nel ritornello. Solo Giuda partecipava svogliatamente. Allora Gesù prese il pintone del vino e gli riempì il bicchiere. Bevi,- gli disse così ti scordi di quanto sei stronzo!-.-lo sai meglio di me che è tutto scritto e noi siamo solo inchiostro- si difese Giuda. Sei il miglior avvocato che io conoscarispose Gesù toccandogli il bicchiere col suo. A quel punto intervenne Pietro a chiedere spiegazioni. Tu è meglio che ti stai zitto!- lo stroncò Gesù. Mentre aspettava che le guardie venissero a prenderlo, Gesù fu preso da una botta di malinconìa. Svaniti i fumi dell alcool dell ultima cena, ora si sentiva solo. Così raggiunse Maria. -Che c è, figliuolo!- -Ho tanta voglia di tornare nel tuo liquido amniotico!- -Andiamo, su, hai trentatre anni!- -Mi faccio piccolo!- Allora Maria lo prese sulle ginocchia e gli cantò La giacca di Claudio Lolli. Gesù capì. Diede un bacio alla madre e se ne ritornò nell orto degli ulivi. Pilato cantava Roma capoccia e si lavava le mani. Allora Gesù gli disse di voi romani ho sempre apprezzato il senso dell igiene; siete capaci di spostar montagne per fare dighe e acquedotti. Per le fogne,poi, primeggiate nel disfarvi della merda-. -Non lo sapevi che la merda più la smuovi e più puzza?- -Non muoverti, allora; la trovo da me l uscita-.

LA STERZATA DI SHEPHARD Tutta l'inghilterra è ferma. Un minuto, una preghiera: la regina madre sta morendo. Roma. Angelus, prima domenica di marzo dell'anno 2000. Nostradamus aveva visto giusto. Il Papa del 2000 è nero ed è anche punk. - Tutta la notte... (applauso) - Tutta la notte ho pensato alla regina madre (applausi). E' a lei che dedico questo pezzo -. Così rivolge il telecomando al cielo e preme un tasto. Ora il cielo si apre e scende una nuvola. Incredibile! Sulla nuvola c'è Sid Vicious. Eccolo raggiungere il palco dove lo aspetta la sua band. Giusto una pacca sulla spalla e poi iniziano: God save the Queen. Los Angeles, barflys - Io lo sapevo - - Che? - - Che erano tutte stronzate: regine, conti e marchese - - So' più stronzi quelli che ci credono - - Speriamo che schiatta subito, così tirano fuori una nuova birra - - Costerà una cifra! - - Già, queste regine non ci servono proprio a niente! - - Portano solo disgrazie - - E noi ne abbiamo abbastanza da dover bere per dimenticarle! - - Cin - - Cin - I vermi scelti. Salviette al collo e pugni che stringono posate sulla tavola bandita, i vermi sono pronti. Dopo estenuanti prove selettive sulla storia della monarchia inglese con accenni alle monarchie europee, a questo sparuto numero di vermi spetta l'onore di spolpare la regina madre. - Quando arriva? - - Arriverà, arriverà! - - E se decidesse di farsi cremare? - - Ci facciamo un brodino con le ceneri! E dove va, non ha scampo! -

Al capezzale c'è tutta la famiglia reale ed anche lo stalliere. Tutti vogliono assistere a questo momento storico nonostante i ripetuti inviti del medico a sgombrare la stanza. La regina madre chiede al guardasigilli di avvicinarsi con un regale movimento della mano. Trattasi dell'ultimo desiderio della moribonda: l'ultimo giro per Londra sul Routemaster (il famoso bus rosso a due piani). Il guardasigilli comunica ai presenti la notizia, che suscita sommesso clamore. Il medico si oppone invano, poi se ne va sbattendo la porta. Inizia la mobilitazione. Il guardasigilli si prende cura della cosa in prima persona. Organizza subito un vertice al quale invita il capo della polizia e l'amministratore delegato dell'azienda dei trasporti. - A lei - dice rivolgendosi al capo della polizia - a lei il compito di organizzare una strategia di percorso: che ne so... Tower Bridge, Westminster, Trafalgar Square e qualche parco... ah, non voglio barboni sul tragitto -. - A lei - dice rivolgendosi all'amministratore delegato - il compito di attrezzare il Routemaster di un sollevatore che porti la regina madre al piano superiore - - Domande? - - No, Sir! - rispondono all'unisono i sottoposti. - Voglio che tutto sia pronto per domattina alle 10.00 - - Si, Sir - - Si, Sir - Buckingham Palace, ore 9.00 La regina madre si sta alzando. Il guardasigilli è sceso a controllare che sia tutto pronto. Il capo della polizia gli va incontro per mostrare la mappa del percorso. - Non male - dice il guardasigilli dopo un'occhiata fugace. Il Routemaster è pronto davanti alla porta, preceduto e seguito da una scorta di poliziotti in motocicletta. Il guardasigilli entra a guardare seguito dall'amministratore delegato: c'è il sollevatore e, cautelativamente, sono stati rimossi dei sedili che avrebbero potuto essere d'intralcio. - Un buon lavoro - dice il guardasigilli - ma non c'era un autista bianco?- - No Sir - risponde l'amministratore - l'ultimo è morto due mesi fa di cirrosi epatica -.

Ore 10.00 La regina madre è al piano superiore del Routemaster, ora la colonna si muove. La regina è stanca e commossa. Commossa è anche la gente che, alla notizia, si è riversata per le strade. Tutti agitano un fazzoletto bianco per l'estremo saluto e con lo stesso s'asciugano il pianto. Trafalgar Square, Big Ben, Westminster quando, ad un certo punto, il Routemaster si arresta inspiegabilmente. Il guardasigilli scende infuriato e va dall'autista. - Perché ti sei fermato? Segui la scorta! - L'autista è impassibile, non lo degna di uno sguardo. - Fottiti! - gli risponde con gli occhi fissi in avanti, quasi sotto ipnosi. Poi, deciso, come se fosse uscito da un lungo tormento, un tormento lungo quanto una notte, sterza tutto e riparte. Già, una notte insonne per Shephard. Drin, drin! - Pronto chi è? - - Sono il capo, domani non sei in linea, devi accompagnare la regina madre in giro per Londra. - Allora una, due, tre sigarette. I compagni dell'associazione Fratelli d'africa, i vicini di casa: già gli puntavano l'indice. - La regina? E chi se la incula?! - aveva detto una volta al pub suscitando ilarità. - Dove vai? Questa strada è fuori percorso! - gli dice ora il guardasigilli. - A Brixton! - risponde secco. Nulla si può contro quell'omone nero, chiuso nella sua cabina e protetto da vetri antiproiettili. La regina madre non si è accorta di niente. Le forze le scemano e forse ha perduto ogni senso. Quando arrivano sotto il ponte di Brixton, chiude definitivamente gli occhi, quegli occhi che mai videro la periferia del mondo.

L ultima fava Quando il violinista pazzo tornò al suo paese, la terra mostrava labbra aride e il popolo adorava i telefonini. D emergenza ricompose la scuola peripatetica e fece il punto della situazione. - Prima era il deserto dell anima e noi eravamo ginestre- disseora sarà anche il deserto della Terra e finirà per tutti. Peripatetici, -continuò- dobbiamo fermare la desertificazione ma, prima ancora, dobbiamo far saltare i ripetitori dei telefonini perché questi si so tutti rincoglioniti-. Il giorno dopo, il popolo si svegliò senza tacche sul telefonino. La scuola peripatetica continuò puntuale nella villa comunale. Il violinista pazzo era arrivato canticchiando una canzone del C.S.I. Ecco la Terra in permanente rivoluzione, ridotta imbelle, sterile, igienica, una unità di produzione, una unità di produzione. - Voglio citarvi una frase dei compianti indiani d America- disse ad un certo punto, Questa Terra non la abbiamo avuta in eredità dai nostri padri ma l abbiamo in consegna dai nostri figli. Ora, è successo questo, che, per andare appresso a quei babbioni di quegli altri americani degli Stati Uniti, abbiamo ridotto la Terra una mappina, senza guardare in faccia né ai padri né ai figli-.