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ANCORA UN COLPO AL PATRIMONIO DEL CLAN DI PALMA DI GRAVINA SEQUESTRATI A BARI E TURI BENI PER 20MILIONI DI EURO 1 / 5

In applicazione della normativa antimafia sulle misure di prevenzione patrimoniale (il cosiddetto Pacchetto sicurezza ) nella mattinata di oggi i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni mobili ed immobili emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo nei confronti di RAFFAELE DI PALMA, 60 anni, pluripregiudicato di Gravina, con precedenti penali per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all estorsione, al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio e usura. Sigilli sono stati apposti a immobili siti a Bari e Turi ed a conti correnti per un valore di 20 milioni di euro. Quella di Gravina è un organizzazione malavitosa di stampo mafioso, fortemente radicata sul territorio, capace non solo di resistere ai continui arresti operati dalle forze dell ordine nel corso degli anni (si ricorderanno su tutte le operazioni antimafia Gravina e Canto del cigno ), ma anche di disporre di ingenti quantitativi di denaro che vengono riciclati attraverso o società finanziarie o società edilizie costituite appositamente o attraverso l acquisto di lussuosi beni mobili e di prestigiosi immobili. Un patrimonio che la Procura Antimafia di Bari sta continuamente attaccando nella convinzione che proprio la sottrazione dei beni ai clan malavitosi possa produrre i maggiori risultati sul piano della lotta anti-mafia. Nel corso di quest anno sono ben quattro i provvedimenti di sequestro preventivo che vengono operati nei confronti del clan che fa capo a Raffaele Di Palma, dagli inquirenti ritenuto un pericoloso esponente della malavita locale contiguo ai clan Mangione, Gigante e Matera. Il sequestro di questa mattina toglie all organizzazione criminale altri 20 milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai circa 32 milioni già sequestrati a febbraio, marzo ed aprile scorsi. Beni e conti 2 / 5

correnti non intestati direttamente al pluripregiudicato, ma a sue persone di fiducia, prestanomi a loro volta pregiudicati, che attraverso la costituzione di due società edilizie stavano reinvestendo gli utili dell attività illecita: si tratta di 90 immobili tra garage, appartamenti e pertinenze in ristrutturazione a Bari (nel cuore del quartiere Madonnella ) e in costruzione a Turi. Sequestrati anche conti correnti in tre banche (due di Bari e una di Cassano). Un indagine patrimoniale, quella su Di Palma, che i Carabinieri, su disposizione dell Autorità giudiziaria, avviano nel settembre del 2010. Il tenore di vita e il patrimonio nella disponibilità del pluripregiudicato gravinese sono troppo sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati: gli inquirenti non hanno dubbi, si tratta di ingenti introiti derivanti da attività illecite che devono essere riciclati e reinvestiti attraverso pseudo attività lecite. In pochi mesi, nel febbraio 2011, si arriva al primo sequestro preventivo, più consistente: 98 unità immobiliari dislocate non solo nel Barese ma anche in regioni limitrofe, quattro società (due edili, una finanziaria e un artigianale per il confezionamento e la vendita di materassi), tre auto di grossa cilindrata, otto conti correnti. Per un valore complessivo di 30 milioni di euro. Un mese dopo, marzo 2011, a seguito di ulteriori accertamenti i Carabinieri sequestrano a Di Palma una fiammante Ferrari, una potente Audi, gioielli, depositi bancari e polizze assicurative. Per un valore complessivo di oltre un milione di euro. 3 / 5

Ancora un mese dopo, aprile 2011, un ulteriore sequestro: un impresa edile ed un conto corrente. Valore complessivo oltre 300 mila euro. Dopo sei mesi, questa mattina, i carabinieri del Nucleo Operativo di Bari hanno inferto un altro ulteriore colpo al patrimonio del clan per complessivi 20 milioni di euro. Una cronologia che permette agli investigatori e agli inquirenti di considerare l attività criminale dell organizzazione non solo ancora molto attiva sul territorio, ma con una vivace mentalità imprenditoriale che non conosce crisi di mercato, ma soprattutto non conosce crisi di liquidità. Società edilizie che dovendo riciclare denaro sporco sono in grado di competere sul mercato immobiliare a prezzi concorrenziali rispetto agli imprenditori edili onesti. Un operazione imprenditoriale che falsificando le regole dell offerta e della domanda del mercato non ha solo conseguenze penali (riciclo di denaro di provenienza illecita e creazioni di apposite società edilizie o finanziarie o artigianali), ma il turbamento dello stesso mercato immobiliare essendo le società edili in mano ai clan in grado di vendere appartamenti a prezzi decisamente più bassi. Si tenga conto che l ingente disponibilità di liquidi permette agli imprenditori di non far ricorso al fido bancario per finanziare la loro attività. Per le banche i suddetti sono più che altro ottimi clienti con conti correnti in attivo. Il contrasto ai patrimoni illeciti diventa così per la Procura Antimafia di Bari non solo uno dei mezzi, forse il più importante, per un serio contrasto all attività delinquenziale. Privando i clan delle risorse economiche si riesce a depotenziale la loro capacità criminale più di quanto possa 4 / 5

fare la detenzione in carcere. Le ingenti somme a disposizione, infatti, permettono ai capi clan non solo di ri-inventarsi come imprenditori che finiscono poi per agire sul mercato con spregiudicatezza a scapito dei veri imprenditori onesti, ma di mantenere in piedi tutta l organizzazione malavitosa: stipendiare gli affiliati e mantenere le loro famiglie quando queste sono in difficoltà. Ma il sequestro di patrimoni illeciti non ha solo un valore squisitamente penale ed economico. La Procura Distrettuale Antimafia di Bari, da sempre impegnata su questo fronte, intende dare a questo tipo di provvedimenti un valore altamente simbolico: toglie alle organizzazioni malavitose i beni di proven ienza illecita per restituirli al cittadino onesto è iniettare nelle vene della società una fiala di fiducia nella Squadra Stato. 5 / 5