Omero La morte di Ettore - Parafrasi (Iliade, libro XXII, vv. 136-144, 248-272 e 306-366)



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Omero La morte di Ettore - Parafrasi (Iliade, libro XXII, vv. 136-144, 248-272 e 306-366) TESTO ORIGINALE Come lo vide, Ettore fu preso dal tremito e non poté più resistere: / si lasciò indietro le porte e si mise in fuga, e il figlio di Peleo balzò dietro a lui, fidando nei piedi veloci; come sui monti il falco, che è l uccello più rapido, / si avventa facilmente dietro la colomba trepida / che gli sfugge di sotto, e lui si avvicina gridando / con un volo serrato, il cuore lo spinge a ghermirla così volava diritto Achille, smanioso, ed Ettore, in fuga, atterrito, / muoveva i veloci ginocchi sotto le mura di Troia. PARAFRASI Come vide Achille, Ettore iniziò a tremare e non poté più resistere: si lasciò alle spalle le porte [di Troia] e iniziò a scappare, e Achille si mise a inseguirlo, confidando nella sua velocità; come il falco, che è il più veloce degli uccelli, in mezzo alle montagne insegue con facilità la paurosa colomba, che tenta di sfuggirgli mentre lui si avvicina, e grida mentre le vola vicino e desidera catturarla così Achille correva rapido, desideroso [di raggiungere Ettore], mentre questi scappava, terrorizzato, correndo veloce sotto le mura di Troia. [<] [<] quando furono vicini, avanzando l uno contro l altro / parlò per primo il grande Ettore, l eroe dall elmo splendente «Non fuggirò più, figlio di Peleo, come ora ho fatto tre volte / attorno all illustre città di Priamo, e non ho avuto il coraggio / di aspettare il tuo assalto. Ma ora il mio cuore mi spinge / a starti di fronte, sia vincitore o sconfitto. Ma su, invochiamo gli dei, che saranno / i migliori testimoni e garanti dei nostri patti. Se Zeus mi concede che io resista e ti tolga la vita, / io non recherò orrende offese al tuo corpo / ma, dopo averti spogliato delle armi illustri, / ridarò ai Greci il tuo corpo: tu fa altrettanto». Lo guardò di traverso e gli rispose il veloce Achille: «Ettore, non parlarmi, maledetto, di accordi; Quando furono vicini, mentre camminavano l uno verso l altro, il grande Ettore, l eroe dall elmo splendente, parlò per primo: «Non scapperò più, Achille, come ho fatto ora girando per tre volte attorno alla nobile città di Priamo, senza trovare il coraggio di fermarmi ad aspettare il tuo attacco. Ora desidero affrontarti, sia che debba vincere, sia che debba essere sconfitto. Ma ora preghiamo gli dei, che saranno i migliori testimoni e garanti dei nostri accordi. Se Zeus mi concederà di resistere al tuo attacco e di ucciderti, io non infierirò sul tuo cadavere e, dopo averti tolto le tue splendide armi, restituirò il tuo corpo ai greci. Tu prometti di fare la stessa cosa [in caso di vittoria]». Il veloce Achille lo guardò arrabbiato e gli rispose: «Ettore, maledetto, non parlarmi di accordi;

non ci sono patti tra gli uomini e i leoni, / non hanno cuori concordi i lupi e gli agnelli, / senza tregua sono nemici gli uni degli altri: così tra me e te non ci può essere mai amicizia / né giuramenti, prima che uno di noi cada e sazi / di sangue Ares, il guerriero dal pesante scudo. Pensa piuttosto a tutto il tuo valore, perché ora devi / essere combattente e coraggioso guerriero. Non puoi sfuggirmi; qui subito Pallade Atena / ti uccide con la mia lancia; e pagherai tutti quanti / i lutti per i miei compagni, che uccidesti infuriando in battaglia». non possono esserci accordi tra gli uomini e i leoni, non possono essere d accordo i lupi e gli agnelli, che sono sempre gli uni nemici degli altri. Allo stesso modo, tra me e te non possono esserci amicizia o patti, fin quando uno di noi non cada a terra e nutra con il suo sangue [il dio della guerra] Ares, guerriero dal pesante scudo. Pensa piuttosto a trovare tutto la tua forza, perché ora devi combattere da guerriero coraggioso. Non puoi sfuggirmi; ora Pallade Atena ti ucciderà con la mia lancia; e pagherai per tutti i miei compagni che hai ucciso, combattendo ferocemente sul campo di battaglia». [<] Dette queste parole, [Ettore] sguainò la spada acuta / che gli pendeva al fianco, grande, robusta; / si raccolse e attaccò, come l aquila alta nel cielo, / che piomba sulla pianura attraverso le nuvole oscure / per prendere qualche agnello tenero, o qualche timida lepre: / così Ettore si scagliò, agitando la spada acuta. E anche Achille si mosse, l animo pieno di furia / selvaggia: aveva il petto coperto dal bellissimo scudo, /ben lavorato, e muoveva l elmo splendente / con quattro cimieri; ondeggiava la bella criniera dorata /che Efesto aveva messo, folta, attorno al cimiero. Come nel cuore della notte s avanza fra le altre stelle / la stella di Espero, la più bella nel cielo, / così risplendeva dalla punta acuta la lancia che Achille / brandiva nella destra, meditando la morte di Ettore, / e guardando il bel corpo, dove meglio avrebbe ceduto. Era tutto coperto dalle armi di bronzo, / le bellissime armi che, uccidendolo, aveva tolto a Patroclo, / tranne che si vedeva il punto dove la clavicola divide il collo / dalle spalle, la gola, il punto dove la morte è più rapida. Dopo aver detto queste parole, [Ettore] estrasse dal fodero la spada appuntita, grande e resistente che portava sul fianco; raccolse tutte le sue forze e attaccò, come un aquila che si lancia dall alto, attraversando le nuvole oscure, per catturare un piccolo agnello o una lepre paurosa: così Ettore si lanciò all attacco, muovendo la spada appuntita. E anche Achille si mosse, con il cuore pieno di rabbia selvaggia: il suo petto era coperto dallo scudo bellissimo, splendidamente ornato, e muoveva l elmo brillante dai quattro cimieri; la bella criniera dorata e folta che Efesto aveva messo attorno all elmo oscillava. Come nel pieno della notte tra le altre stelle spicca la stella di Espero, che è la più bella nel cielo, così brillava la punta aguzza della lancia che Achille teneva con la mano destra, mentre pensava a come uccidere Ettore e ne osservava il corpo possente, cercando di capire dove fosse più facile colpirlo. [Il corpo di Ettore] era tutto coperto dalle armi di bronzo, le bellissime armi che egli aveva sottratto a Patroclo uccidendolo. Si vedeva però il punto in cui la clavicola divide il collo dalle spalle, la gola, il punto dove è più veloce uccidere.

Là, mentre attaccava, lo colpì con la lancia il nobile Achille, / e la punta gli attraversò il collo morbido, / ma l asta pesante di bronzo non gli recise / la trachea, così che poteva parlare e rispondere; cadde riverso / nella polvere e su di lui si vantò il nobile Achille: / «Ettore, tu credevi, quando spogliasti Patroclo, d essere / al sicuro e non contavi per niente me che ero lontano; / sciocco! Lontano, ma difensore molto più forte, / restavo indietro io accanto alle navi, / io che ti ho tolto la vita; cani ed uccelli / ti sbraneranno orrendamente, lui lo seppelliranno gli Achei». / Gli rispose, senza più forze, Ettore, l eroe dall elmo splendente: «Per la tua vita, per i tuoi ginocchi, per i genitori ti supplico: / non lasciare che mi divorino i cani presso le navi dei Greci, / ma accetta in abbondanza oro e bronzo, / il riscatto che ti daranno mio padre e la mia nobile madre, / e restituisci il mio corpo a casa, perché i Troiani e le spose / troiane mi concedano l onore del rogo». Lo guardò di traverso e gli rispose il veloce Achille: «Cane, non mi pregare per i miei ginocchi né per i genitori: vorrei che mi bastasse l animo ed il furore / a tagliare il tuo corpo e a mangiarlo crudo, per quello che m hai fatto, / com è vero che nessuno allontanerà i cani dalla tua testa, / neanche se mi portassero un riscatto di dieci o venti / volte più grande e ne promettessero ancora, / neanche se Priamo discendente di Dardano ti ripagasse / a peso d oro; neanche così la tua nobile madre / che ti ha partorito ti metterà sopra un letto funebre / e ti piangerà: ti sbraneranno tutto i cani e gli uccelli». Morendo gli disse Ettore, l eroe dall elmo splendente: In quel punto, mentre Ettore lo stava attaccando, il nobile Achille lo colpì con la lancia. La punta [della lancia] attraversò il collo morbido [di Ettore], ma la pesante lancia di bronzo non gli tagliò la trachea, di modo che egli poteva parlare e rispondere; cadde con la schiena a terra e davanti a lui il nobile Achille si vantò: «Ettore, quando hai preso le armi a Patroclo, tu credevi di essere al sicuro e non ti preoccupavi di me, che ero lontano; sciocco! Io ero lontano, ma anche se restavo indietro, alle navi, ero un guerriero molto più forte [di Patroclo], io che ti ho ucciso; tu sarai sbranato dai cani e dagli uccelli, in maniera orribile, mentre Patroclo sarà seppellito dagli Achei». Ormai privo di forze, Ettore dall elmo splendente gli rispose: «Io ti prego in ginocchio: non lasciare che io finisca divorato dai cani presso l accampamento dei Greci, e accettando il grande riscatto di oro e bronzo, che ti offriranno mio padre e mia madre, restituisci il mio corpo a casa, affinché gli uomini e le donne troiani mi concedano l onore del rogo». Guardandolo con odio, il veloce Achille gli rispose: «Cane, non mi supplicare: vorrei avere abbastanza coraggio e rabbia per tagliare il tuo corpo e mangiarlo io stesso, per quello che mi hai fatto [uccidendo Patroclo]; nessuno quindi impedirà ai cani di mangiarti, neanche se mi portassero un riscatto enorme, promettendomene ancora di più, neanche se Priamo, discendente di Dardano, pagasse il tuo corpo tanto oro quanto pesi; neppure così la tua nobile madre, che ti ha fatto nascere, potrà metterti sul letto funebre e piangerti: il tuo corpo sarà divorato pezzo per pezzo dai cani e dagli uccelli». Mentre moriva, Ettore dall elmo splendente disse ad Achille:

«Ti conosco bene e lo prevedevo / che non ti avrei persuaso; hai un cuore di ferro nel petto. Bada però che io non ti provochi l ira / degli dèi, il giorno che Paride e Febo Apollo / t uccideranno alle porte Scee, per quanto tu sia valoroso». Mentre così diceva, la morte lo avvolse, / l anima lasciò le membra e volò nell Ade, / piangendo il suo destino, lasciando la forza e la giovinezza. E a lui già morto rispose il nobile Achille: «Muori; la mia morte l accetterò quando / vorrà compierla Zeus e gli altri immortali». «Ti conosco bene e immaginavo che non ti avrei convinto; nel tuo petto c è un cuore di pietra. Stai attento, però, che la mia morte non provochi l ira degli dèi nei tuoi confronti, il giorno in cui Paride e Apollo, nonostante tu sia un guerriero coraggioso, ti uccideranno davanti alle porte di Troia». Mentre diceva queste parole morì, l anima lasciò il corpo e volò nell aldilà, rimpiangendo il suo destino sfortunato: morire nel pieno della forza e della giovinezza. E a Ettore, che era già morto, disse il nobile Achille: «Ora sei tu a morire; per quanto mi riguarda, io accetterò la mia morte quando questo sarà il volere di Zeus e degli altri dèi». Parafrasi completa Come vide Achille, Ettore iniziò a tremare e non poté più resistere: si lasciò alle spalle le porte [di Troia] e iniziò a scappare, e Achille si mise a inseguirlo, confidando nella sua velocità; come il falco, che è il più veloce degli uccelli, in mezzo alle montagne insegue con facilità la paurosa colomba, che tenta di sfuggirgli mentre lui si avvicina, e grida mentre le vola vicino e desidera catturarla così Achille correva rapido, desideroso [di raggiungere Ettore], mentre questi scappava, terrorizzato, correndo veloce sotto le mura di Troia. [ ] Quando furono vicini, mentre camminavano l uno verso l altro, il grande Ettore, l eroe dall elmo splendente, parlò per primo: «Non scapperò più, Achille, come ho fatto ora girando per tre volte attorno alla nobile città di Priamo, senza trovare il coraggio di fermarmi ad aspettare il tuo attacco. Ora desidero affrontarti, sia che debba vincere, sia che debba essere sconfitto. Ma ora preghiamo gli dei, che saranno i migliori testimoni e garanti dei nostri accordi. Se Zeus mi concederà di resistere al tuo attacco e di ucciderti, io non infierirò sul tuo cadavere e, dopo averti tolto le tue splendide armi, restituirò il tuo corpo ai greci. Tu prometti di fare la stessa cosa [in caso di vittoria]». Il veloce Achille lo guardò arrabbiato e gli rispose: «Ettore, maledetto, non parlarmi di accordi; non possono esserci accordi tra gli uomini e i leoni, non possono essere d accordo i lupi e gli agnelli, che sono sempre gli uni nemici degli altri. Allo stesso modo, tra me e te non possono esserci amicizia o patti, fin quando uno di noi non cada a terra e nutra con il suo sangue [il dio della guerra] Ares, guerriero dal pesante scudo. Pensa piuttosto a trovare tutto la tua forza, perché ora devi combattere da guerriero coraggioso. Non puoi sfuggirmi; ora Pallade Atena ti ucciderà con la mia lancia; e pagherai per tutti i miei compagni che hai ucciso, combattendo ferocemente sul campo di battaglia». [ ]

Dopo aver detto queste parole, [Ettore] estrasse dal fodero la spada appuntita, grande e resistente che portava sul fianco; raccolse tutte le sue forze e attaccò, come un aquila che si lancia dall alto, attraversando le nuvole oscure, per catturare un piccolo agnello o una lepre paurosa: così Ettore si lanciò all attacco, muovendo la spada appuntita. E anche Achille si mosse, con il cuore pieno di rabbia selvaggia: il suo petto era coperto dallo scudo bellissimo, splendidamente ornato, e muoveva l elmo brillante dai quattro cimieri; la bella criniera dorata e folta che Efesto aveva messo attorno all elmo oscillava. Come nel pieno della notte tra le altre stelle spicca la stella di Espero, che è la più bella nel cielo, così brillava la punta aguzza della lancia che Achille teneva con la mano destra, mentre pensava a come uccidere Ettore e ne osservava il corpo possente, cercando di capire dove fosse più facile colpirlo. [Il corpo di Ettore] era tutto coperto dalle armi di bronzo, le bellissime armi che egli aveva sottratto a Patroclo uccidendolo. Si vedeva però il punto in cui la clavicola divide il collo dalle spalle, la gola, il punto dove è più veloce uccidere. In quel punto, mentre Ettore lo stava attaccando, il nobile Achille lo colpì con la lancia. La punta [della lancia] attraversò il collo morbido [di Ettore], ma la pesante lancia di bronzo non gli tagliò la trachea, di modo che egli poteva parlare e rispondere; cadde con la schiena a terra e davanti a lui il nobile Achille si vantò: «Ettore, quando hai preso le armi a Patroclo, tu credevi di essere al sicuro e non ti preoccupavi di me, che ero lontano; sciocco! Io ero lontano, ma anche se restavo indietro, alle navi, ero un guerriero molto più forte [di Patroclo], io che ti ho ucciso; tu sarai sbranato dai cani e dagli uccelli, in maniera orribile, mentre Patroclo sarà seppellito dagli Achei». Ormai privo di forze, Ettore dall elmo splendente gli rispose: «Io ti prego in ginocchio: non lasciare che io finisca divorato dai cani presso l accampamento dei Greci, e accettando il grande riscatto di oro e bronzo, che ti offriranno mio padre e mia madre, restituisci il mio corpo a casa, affinché gli uomini e le donne troiani mi concedano l onore del rogo». Guardandolo con odio, il veloce Achille gli rispose: «Cane, non mi supplicare: vorrei avere abbastanza coraggio e rabbia per tagliare il tuo corpo e mangiarlo io stesso, per quello che mi hai fatto [uccidendo Patroclo]; nessuno quindi impedirà ai cani di mangiarti, neanche se mi portassero un riscatto enorme, promettendomene ancora di più, neanche se Priamo, discendente di Dardano, pagasse il tuo corpo tanto oro quanto pesi; neppure così la tua nobile madre, che ti ha fatto nascere, potrà metterti sul letto funebre e piangerti: il tuo corpo sarà divorato pezzo per pezzo dai cani e dagli uccelli». Mentre moriva, Ettore dall elmo splendente disse ad Achille: «Ti conosco bene e immaginavo che non ti avrei convinto; nel tuo petto c è un cuore di pietra. Stai attento, però, che la mia morte non provochi l ira degli dèi nei tuoi confronti, il giorno in cui Paride e Apollo, nonostante tu sia un guerriero coraggioso, ti uccideranno davanti alle porte di Troia». Mentre diceva queste parole morì, l anima lasciò il corpo e volò nell aldilà, rimpiangendo il suo destino sfortunato: morire nel pieno della forza e della giovinezza. E a Ettore, che era già morto, disse il nobile Achille: «Ora sei tu a morire; per quanto mi riguarda, io accetterò la mia morte quando questo sarà il volere di Zeus e degli altri dèi».