Camposampiero 12 gennaio 2009 Santuari Antoniani Omelia - padre Gianni

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Camposampiero 12 gennaio 2009 Santuari Antoniani Omelia - padre Gianni Quattro sono le persone decedute nell incidente stradale avvenuto lunedì 5 gennaio scorso nei pressi di Wa, città del nord-ovest del Ghana: - il signor Joseph YELBOURI, della nostra parrocchia del Sacro Cuore di Accra; - Suor Maria Assunta AAMAGR della Congregazione del Divin Bambin Gesù (Society of the Holy Child Jesus - SHCJ); - Padre Peter KUUPINE e padre Emilio GALLO, francescani conventuali, della nostra Custodia Sant Antonio di Padova. Un fatto terribile, che ha suscitato sgomento e incredulità, dolore e interrogativi in tutti i nostri Confratelli della Custodia del Ghana e in noi, frati della Provincia Patavina di Sant Antonio, nei familiari, parenti e amici delle persone morte, in tanti cristiani ghanesi e italiani. Ovviamente, ci siamo trovati tutti impreparati e incapaci di farcene una ragione: solo con uno sguardo di fede che ci ha invitato a rinnovare la nostra fiducia nel Signore siamo riusciti a trovare serenità e desiderio di continuare il cammino. Ne sono testimonianza alcune espressioni di condoglianza che mi sono giunte nei giorni scorsi. Ne cito solo tre tra le tante: Caro Gianni, coraggio e fede. La notizia che mi hai trasmesso sa dell'incredibile, mi viene da dire "non può essere", "non è vero". Accettiamo la dura volontà di Dio sorretti dalla fede che ci fa credere che il Signore ha sempre progetti di salvezza per tutti. La perdita di questi confratelli sia rimpiazzata da una fioritura di belle e nuove vocazioni. Mi unisco al vostro dolore e alla vostra preghiera. Fra Antonio Renzini, ministro provinciale di Bologna. Ricordiamo al Signore,con profondo affetto, i confratelli che ci hanno lasciato, i feriti e tutta la Custodia del Ghana e la Provincia Patavina perché il Signore doni la sua gioia a chi ci ha lasciato, consoli e dia forza ai feriti e faccia sì che dalla morte dei fratelli cresca sempre più la bellezza della carità, della comunione fraterna e della santità per tutti, frati e cristiani della Custodia. Un abbraccio fraterno. Padre Fermino Giacometti, Convento padre Kolbe Roma.

2 Carissimo Padre Vicario, proviamo un dolore molto forte per quanto è successo nella nostra Custodia del Ghana, ieri 5 gennaio. E la nostra fede è messa alla prova. Dio che è Amore ci illumini, e ci aiuti ad accettare i suoi disegni a noi incomprensibili. Uniti a te e a tutta la Provincia, al P.Bortolino e a tutta la Custodia del Ghana, e ai parenti dei carissimi P. Emilio Gallo e P.Peter Kuupine, che ha fatto il noviziato qui in Zambia con noi. Fra Camillo Venturini e padre Tiziano Bragagnolo Zambia. Padre Peter Kuupine era nato a Nandom un grosso agglomerato di villaggi con una radicata tradizione cattolica che ha dato origine a molte vocazioni sacerdotali e religiose, situato al nord dello stato del Ghana, vicino al confine con il Burkina Faso. Peter era entrato giovane nel postulato a Sunyani dove era allora guardiano Padre Vincenzo Marcoli e aveva fatto il Noviziato in Zambia. Gli studi filosofici li ha sostenuti ad Accra mentre la teologia l ha frequentata al Tangasa College di Nairobi Kenia. Rientrato in Ghana, dopo l ordinazione sacerdotale (febbraio 2003) ha iniziato il suo ministero come promotore vocazionale, compito che ha mantenuto anche dopo che nel Capitolo Custodiale dell ottobre 2005 era stato eletto Guardiano della Comunità San Francesco d Assisi di Saltpond. Oltre che superiore della fraternità, padre Peter aveva anche la responsabilità assieme agli altri frati del Santuario diocesano e della Casa di Spiritualità annessi al Convento: accoglieva e animava gruppi parrocchiali, predicava giornate di ritiro per sacerdoti e religiose, esercitava il ministero del sacramento della riconciliazione, si prestava per la direzione spirituale. Padre Peter svolgeva tutto questo con passione e cordialità, sempre disponibile al servizio richiesto. La Casa di Spiritualità di Saltpond vede un affluenza annuale di circa diecimila persone ed è molto apprezzata dai vescovi e dal clero locale. C è la convinzione tra gli stessi frati che l offerta di una seria proposta di spiritualità sia una delle strade più significative della presenza francescana in Ghana Padre Peter era salito al nord, a casa sua, assieme al nipote fra Timothy, giovane studente di filosofia ad Accra del quale padre Emilio era rettore, per il funerale del nonno. Rientrava a Saltpond con gli altri religiosi e laici giunti anche loro al nord per commemorare i cent anni di fondazione della chiesa di Nandom. La morte ha stroncato la sua giovane vita (avrebbe compiuto 41 anni il 9 gennaio) lasciando nel dolore confratelli, familiari ed amici. Verrà sepolto, assieme a padre Emilio, sabato 24 del corrente mese, nel cimitero francescano presso il Convento di Saltpond ove già riposa un altro religioso il ghanese Joseph NANÁ DANSO, anche lui morto a 32 anni in un incidente stradale nel 1994, ed un missionario olandese della Congregazione della Società delle Missioni Africane (SMA) che dopo quarant anni di vita missionaria si era ritirato come monaco nei pressi del convento dei Frati e delle Clarisse.

3 Tra i primi frati della Provincia di Padova inviati nel 1977 come missionari nella Repubblica del Ghana c era anche padre Emilio Gallo: «Da tempo afferma nell intervista di cui potrete ritirare il testo al termine della celebrazione nutrivo il sogno di condividere la mia vita con persone che fossero in situazioni di particolare necessità o in terra di missione» (Messaggero di Sant Antonio Edizione italiana per l estero, 11/2004, p. 26). In effetti, ancora nel 1962, il Rettore del Seminario che esisteva qui presso il Convento dei Santuari Antoniani così scriveva di fra Emilio, allora assistente dei fratini : «assicuro che fra Emilio sarà un buon frate e un sacerdote zelante, capace di affrontare l apostolato missionario» (Padre Tito Magnani, lettera del 2 settembre 1962). Ma prima di veder realizzato il suo sogno, fra Emilio ha percorso il normale iter formativo all interno dei vari Seminari della Provincia e dell Ordine, ottenendo la licenza in Teologica al Seraphicum di Roma. Ha accolto poi con disponibilità i vari impegni che gli sono stati affidati soprattutto come educatore e formatore dei futuri religiosi e sacerdoti. Così, è stato prima vicerettore e assistente dei ragazzi del Seminario di Rivoltella del Garda (1967-1971), poi guardiano e rettore dei giovani del Seminario ginnasiale di Pedavena (1971-1973). Infine ha fatto ritorno ancora a Rivoltella (1973-1976) come guardiano del Convento e rettore del Seminario. Da tutti era stimato per la sua bontà d animo e per la giovialità che sapeva creare fraternità, per la laboriosità e la disponibilità con cui portava avanti determinati incarichi, per la sua fedeltà alla vita di preghiera e per una innata capacità di leggere se stesso e gli avvenimenti con gli occhi della fede. Gli piaceva il gioco del pallone e praticava volentieri altri esercizi fisici. Padre Emilio amava molto la sua vocazione francescana e sacerdotale, e nutriva una devozione per sant Antonio di Padova che aveva imparato a conoscere proprio qui, in questo Santuario vicino a casa sua, situata in Via Straelle, ove era nato il 19 novembre 1940. Chi ha vissuto con lui testimonia che aveva un desiderio particolare: poter trascorrere del tempo per conto proprio nel deserto cosa che gli fu possibile prima di essere inviato in missione in Ghana e poi anche durante l esperienza missionaria. L opportunità di realizzare il suo sogno missionario si è presentata quando nel Capitolo provinciale del 1976 la nostra Provincia religiosa decise di aprire, in collaborazione con la Provincia Sant Antonio degli Stati Uniti d America, una missione in Ghana, nel nome di Sant Antonio di Padova che lì conosceva una profonda devozione popolare. «Non nascondo le perplessità che nutro in merito a questa nuova prospettiva scrive padre Emilio all allora Ministro provinciale padre Stefano Poletto -: l incognito è sempre misterioso, anche se affascinante. Mi domando prima di tutto se sto veramente interpretando la volontà di Dio nei miei

4 confronti E poi ci sono le difficoltà mie, dipendenti dalla mia persona; potranno essere superate con la buona volontà, l impegno e lo studio (inglese compreso)» (lettera del 21 maggio 1976). In effetti, il primo momento di preparazione alla missione padre Emilio l ha vissuta all estero per l apprendimento della lingua inglese: è stata dura ammette egli stesso - «perché mi ha fatto sperimentare, per la prima volta, il distacco dalla propria terra e dalla propria lingua» (MSA p. 26). Giunto in Ghana nel 1977 assieme a padre Giorgio Abram e a fra Giuseppe Contessi, padre Emilio ha dedicato i primi anni allo studio della lingua, delle tradizioni e della mentalità della popolazione Fante, rinunciando con lungimiranza, ma con sacrificio, ad un immediato inserimento nell attività pastorale. Questo però gli ha permesso di affrontare con buona preparazione il suo primo impegno pastorale (e siamo nel settembre del 1978), che ha portato alla creazione della Parrocchia di Cristo Re ad Effia-Kuma, evitando gli errori altrove verificati. La comunità parrocchiale era formata inizialmente da uno sparuto gruppo di fedeli curati saltuariamente da un sacerdote della Cattedrale di Takoradi. Alla fine del suo mandato nel 1986 la Parrocchia di Cristo Re era una comunità molto numerosa, che ha accolto tanti fedeli battezzati in età adulta. Alla sede centrale furono aggregate altre comunità (out-stations) dei villaggi circostanti. Furono costituiti e animati i vari gruppi parrocchiali tradizionali del Ghana, cui fu aggiunta una fiorente comunità di Francescani Secolari, adulti (OFS) e giovani (GiFra). Padre Emilio fu in seguito cooptato dal primo vescovo di Sunyani (una città al centro del Ghana) come parroco della cattedrale. Appezzando le sue capacità, dimostrate a Takoradi, il Vescovo voleva che egli fosse maestro per i giovani preti destinati a sostituire i missionari nelle chiese esistenti e a dar inizio a nuove parrocchie che cominciavano a sorgere nel vasto territorio della diocesi. Nel frattempo padre Emilio vide sorgere il nuovo convento con annesso postulato, e mise le fondamenta perché un isolata out-station diventasse la parrocchia oggi affidata ai frati con la bella chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù. A Sunyani commenta padre Emilio - «ho vissuto uno dei momenti più belli della mia vita sacerdotale. Ricordo il forte impegno per la formazione cristiana dei fedeli, ma soprattutto la gratificazione e il reciproco arricchimento che ricevevo nei contatti con i catechisti, con le piccole comunità di base, visitando i villaggi. Noi frati offrivamo idee e proposte ma la loro concretizzazione avveniva per la spontanea collaborazione dei parrocchiani, per il sostegno del vescovo, dei sacerdoti locali e del pastoral-team con il quale c è sempre stata una forte intesa. Ricordo positivamente anche il lavoro

5 di ristrutturazione di alcune specifiche iniziative della comunità parrocchiale, come il nuovo stile di fare catechesi, di celebrare le liturgie, l impegno di inserire la celebrazione dei sacramenti nel contesto di un cammino di fede e, infine, la proposta del rito dell iniziazione degli adulti. Sono stati obiettivi e tappe di lavoro pastorale che hanno inciso molto nella mia vita» (MSA p. 26-27). Trasferitosi nel 1998 nel convento di Cape Coast, padre Emilio fu responsabile dell attività pastorale della zona periferica di Elmina, formata da numerosi piccoli villaggi, in ciascuno dei quali promosse il restauro o l edificazione sia degli edifici di culto, sia dei locali per le attività parrocchiali. Come ultimo lavoro ha edificato, su un ampio terreno appositamente acquistato, una edificio, oggi adibito a chiesa, primo tassello di un futuro attrezzato centro pastorale. Durante la sua permanenza a Cape Coast, padre Emilio ha ricoperto anche la carica di Custode Provinciale (2001-2005), gestendo le ultime fasi del disimpegno della Provincia statunitense in Ghana. Durante l ultimo Capitolo Custodiale dell ottobre 2005, padre Emilio ha rinunciato all ufficio di Custode ed è stato trasferito ad Accra per dedicarsi alla formazione dei giovani frati studenti di filosofia che frequentano il Seminario interdiocesano di St. Paul, adiacente al nostro Convento di San Bonaventura della capitale ghanese. E ha dedicato il suo tempo libero alla nascita di una nuova comunità cristiana nella periferia della capitale, la Comunità di Santa Chiara (St. Clare). Nella missione del Ghana padre Emilio ha rappresentato uno stile basato sui rapporti con i gruppi parrocchiali e con i singoli fedeli. Ha dato più importanza all attività pastorale di catechesi, di amministrazione dei sacramenti e di colloquio personale che alle opere materiali o all attività più squisitamente sociale. Per questo è stato un ricercato consigliere spirituale, apprezzato soprattutto dai sacerdoti e dalle suore locali. Di fronte a quanto di buono e bello che padre Peter e padre Emilio hanno saputo realizzare e che ho sinteticamente ricordato, come non provare tristezza e dolore per il modo con cui hanno bruscamente concluso la loro vita terrena? Pur con i loro inevitabili limiti e resistenze allo Spirito del Signore, infatti, siamo certi che ognuno con il proprio stile e insieme a collaboratori fidati come Suor Maria Assunta e il Signor Joseph essi hanno preso sul serio il mandato del Signore Gesù ascoltato nel Vangelo: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Il dolore che tutti abbiamo provato e viviamo per la morte di questi nostri Confratelli ha il potere si afferma di distruggere una

6 persona o un gruppo o di fargli fare un salto di qualità verso una maggior consegna di noi stessi al Signore e alla sua Provvidenza, un più convinto aiuto reciproco per costruire fraternità e una disponibilità interiore ad accoglierci nell amicizia: se in noi avviene, magari nel tempo, questo salto di qualità allora questi nostri Fratelli non saranno morti invano perché da loro viene nuova vita per noi. Quale? Certamente quella che stiamo esprimendo in questo momento attraverso la nostra numerosa partecipazione a questa santa Messa di suffragio. È la testimonianza concreta che crediamo prima di tutto alla presenza provvidente del Signore: ha promesso di stare con noi tutti i giorni, sia in quelli gioiosi come in quelli tristi. E non per una facile consolazione quanto per infondere ancora in noi il coraggio di continuare a testimoniare oggi la nostra fede in Cristo morto e risorto, sull esempio dei nostri cari defunti. In nostro essere qui oggi è anche testimonianza di amicizia verso i familiari di padre Emilio, i fratelli, le sorelle, i cognati e le cognate, i nipoti tutti: hanno prima accolto con trepidazione e poi seguito con gioia l impegno missionario di padre Emilio, lasciandosi coinvolgere e coinvolgendo altri nella preghiera e negli aiuti di sostegno economico a determinati progetti da realizzare in terra ghanese. Ora vivono il dolore della scomparsa di padre Emilio, dolore acuito dalla impossibilità di rendere l ultimo saluto alla sua salma: egli, infatti, aveva più volte espresso il desiderio di essere sepolto in Ghana, tra la gente che ha servito con passione per più di trent anni. Pur consapevole che «il colore della pelle ha un suo peso» tanto da essere ricercato spesso solo perché era il padre bianco che poteva dare un aiuto materiale, padre Emilio afferma: «Non mi sono mai sentito culturalmente e spiritualmente distaccato dai miei parrocchiani» (MSA p. 27). La scelta di essere sepolto in terra ghanese è la conseguenza di questa consapevolezza ed è un gesto di fraterna condivisione verso i frati e i cristiani del Ghana. L essere così numerosi quest oggi a questa celebrazione è anche testimonianza di solidarietà che molti di voi avete vissuto nei confronti non solo di padre Emilio ma anche degli altri nostri confratelli che stanno vivendo la loro vocazione francescana e sacerdotale in terra ghanese: noi frati vi siamo riconoscenti per il prezioso contributo che avete dato allo sviluppo della nostra presenza in Ghana, e vi siamo grati anticipatamente per il lavoro che ancora farete proprio per non dimenticare padre Peter e padre Emilio. Noi frati riconosciamo che senza il vostro apporto il nostro progetto di aprire e consolidare una missione in terra ghanese non si sarebbe mai

7 realizzato, certamente non nelle modalità attuali apprezzate da vescovi, sacerdoti e cristiani locali. Infine, la presenza numerosa di frati e sacerdoti diocesani ringrazio in particolare Mnsignor Santalucia, già parroco di San Pietro di Camposampiero e don Giampaolo, missionario in Equador, parente di padre Emilio: porta le condoglianze del Padre Vescovo di Padova, Monsignor Antonio Mattiazzo di suore e di semplici fedeli testimonia quanto sia grande e bella la presenza dello Spirito Santo: nel suo amore ci ha tutti consacrati e inviati a testimoniare il vangelo di Cristo, formando un unica grande comunità di credenti. Ed è proprio come comunità cristiana allargata che insieme vogliamo inviare ai nostri Confratelli del Ghana e ai cristiani che loro servono in particolare alle due Comunità di San Bonaventura in Accra e di San Francesco in Saltpond il nostro fraterno ricordo e il nostro affetto: possano essere consolazione al loro dolore e alla loro fatica di riprendere il cammino senza padre Peter e padre Emilio. A tutti voi qui presenti, a nome dei frati dell intera Provincia Patavina di sant Antonio, va il grazie riconoscente per la vostra partecipazione e la vostra testimonianza di amicizia, di solidarietà, di fraternità ecclesiale. Ci sia di consolazione quanto potrebbero dirci dal cielo padre Peter e padre Emilio per bocca dell Apostolo Paolo: «Abbiamo combattuto la buona battaglia, abbiamo terminato la corsa, abbiamo conservato la fede. Ora ci resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, ci consegnerà in quel giorno; non solo a noi, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione» (cf. 2 Tim 4,7-8).