CATECHESI SULLA SETTIMANA SANTA

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Transcript:

CATECHESI SULLA SETTIMANA SANTA DOMENICA DELLE PALME Il lungo periodo della quaresima, si conclude con la Settimana Santa, cioè con i primi cinque giorni di questa settimana. Con la Domenica delle palme inizia la grande settimana. La benedizione delle palme, da cui questa domenica prende il nome, e la processione che ne è seguita vogliono evocare l ingresso in Gerusalemme di Gesù e la folla che gli va incontro festosa. Forse la nostra processione appare un po povera rispetto a ciò che dovrebbe rievocare. Perché? L importante non è prendere in mano le palme gli ulivi e compiere qualche passo verso la Chiesa; ma vogliamo esprimere la volontà di iniziare un vero e proprio cammino. Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù:

condussero l asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nazareth di Galilea. (Mt 21,1-11) Questa scena piena di entusiasmo contiene una domanda che è anche un invito: vuoi tu muovere i passi entrando con Gesù a Gerusalemme fino al Calvario? Vuoi vedere dove finiscono i passi del tuo Dio, vuoi essere con lui là dove lui è? L entrata in Gerusalemme dà il via all ora storica di Gesù, l ora verso la quale tende tutta la sua vita, l ora che è al centro della storia del mondo. Questa è secondo l evangelista Giovanni l ora in cui sarà glorificato il figlio dell uomo (Gv 12,23). Il Vangelo ci racconta che cosa fa Gesù quando la folla gli va incontro gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d Israele (Gv 12,13). Gesù non parla. Non dice nulla, pone soltanto un gesto simbolico, ricco di significato: cavalca un asino. L asino era l animale mite che i primi re d Israele Davide, Salomone cavalcarono in tempo di pace. Gesù fa un gesto semplice per indicare il servizio umile e benevolo. Quello di Gesù è il primo di una serie di gesti, fuori dalle aspettative della gente: gesti di pazienza, di inermità di fronte ai suoi persecutori, che neanche

gli apostoli capiranno. Proviamo a contemplarlo così il nostro Signore; proviamo a metterci nel suo cuore e a provare i suoi stessi sentimenti. GIOVEDÌ SANTO Con il Giovedì Santo entriamo nel cuore dell anno liturgico, il Triduo Pasquale. Ci si riunisce per fare memoria di quella prima eucaristia celebrata da Gesù. qui ritroviamo altri segni: un pezzo di pane, un po di vino, una bacinella con l acqua, e un asciugatoio. Il segno del pane e del vino anticipano il sacrificio cruento della Croce avvenuto un volta per tutte sul calvario. Quando noi partecipiamo alla messa feriale o domenicale, noi celebriamo tutti gli eventi successivi alla cena: agonia, passione, crocifissione, morte di Gesù, la notte gelida del sepolcro, e il mattino radioso della resurrezione. Il segno della brocca e dell asciugatoio invece indica l atteggiamento del servizio reciproco, animato dall amore e dall accoglienza. Il Signore ci dice di ripresentare questo gesto nel nostro piccolo servizio in parrocchia, nel mondo e nella nostra famiglia. Il cambiamento del nostro stile di vita, di prospettive, del nostro modo di pensare è una vera e propria Pasqua che noi celebriamo insieme a Gesù. Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è

per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga (1 Cor 11, 23-26). Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi

chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi (Gv 13, 1-15). VENERDÌ SANTO È il giorno nella quale siamo invitati a volgere lo sguardo verso colui che hanno trafitto (cf. Gv 19,37). Gesù spira il suo ultimo alito di vita, che ancora oggi e per i secoli eterni anima e animerà ancora i passi della Chiesa, i nostri passi. Il venerdì santo è un giorno molto intenso e commovente. È il giorno della primavera per la Chiesa. Si una primavera di sangue. Quel sangue d ora in avanti scorrerà nella Chiesa e salverà tutti coloro che ad essa si abbevereranno. Questa grazia scorre ancora nelle vene della Chiesa, nei sacramenti. Gesù muore, come muore ogni uomo solo, spaventato, rassegnato. Muore come muoiono i bambini che non diventeranno mai adulti e non conosceranno mai le gioie dell'amore, muore come muore la folla dei disperati di ogni epoca, per cui la morte diventa l'unico e definitivo gesto di consolazione e di bene. Ogni discepolo di Cristo in fondo, è chiamato a morire. Ma cosa significa morire? Togliersi la vita? No assolutamente! Per noi morire significa secondo: Non sono più io che vivo (Gal. 2, 20): mi sono lasciato spogliare delle mie ragioni; il mio " io " è stato calpestato, io non urlo nel cuore la mia ira e il mio risentimento, ma piuttosto, tra le lacrime, grido la mia libertà. Ora solo può

cominciare a vivere in me Cristo, quel Cristo che accettò per primo la stessa mia sorte, che fu umiliato e offeso come me, molto più di me. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell ora il discepolo l accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19, 25-30). SABATO SANTO Il vissuto dei discepoli nel sabato dopo la crocifissione del Maestro è di grande smarrimento. Perché sono tanto smarriti? Perché il loro Maestro è stato ucciso, il suo appello alla conversione non è stato ascoltato, le autorità lo hanno condannato a morte. C è stato, a partire dalla cena pasquale, un succedersi di fatti imprevedibili che li ha sorpresi e resi muti. Si ha l impressione in questo giorno che Dio sia diventato muto, che non parli, che non suggerisca più linee interpretative della storia. Manca ogni prospettiva di futuro, non si vede come uscire da una situazione di catastrofe e di crollo delle illusioni, sono assenti

persino quei segni che incominceranno a scuoterli al mattino della domenica. Qui sorge impellente una domanda: perché fermarsi al sabato santo? Perché riflettere sullo smarrimento dei discepoli? Non siamo già nel tempo della Pasqua? È vero: siamo già nel tempo della resurrezione. Nel nostro cuore c è solo spazio per la gioia e per la letizia. Il peccato è vinto nella sua forza inesorabile di distruzione e però continua a coinvolgere innumerevoli situazione della storia, e della vita degli uomini. Siamo in una situazione simile a quella dei discepoli di Emmaus nella mattina di Pasqua. Gesù è risorto, le donne hanno trovato il sepolcro vuoto, gli angeli hanno detto di non trovarlo tra i morti, ma il loro cuore è ancora appesantito. Siamo simili agli apostoli nel cenacolo, che hanno già sentito parlare della risurrezione e tuttavia sono ancora chiusi in casa per la paura (Gv 20, 19). Ancora oggi questa buona notizia, è costretta a farsi strada fra la diffidenza e il rifiuto. I sentimenti di smarrimento e di paura dei primi discepoli nel sabato santo vanno contrastati e vinti con la fede e la speranza di Maria. Lei è stata in silenzio ai piedi della Croce nell immenso dolore della morte del Figlio e resta in silenzio dell attesa senza perdere la fede nel Dio della vita. Che cosa dici Maria dall abisso della tua sofferenza? Che cosa suggerisci ai discepoli smarriti? Mi pare che Maria ci sussurri una parola simile a quella detta un giorno dal Figlio: Se avrete fede pari a un granellino di senapa. (Mt 17,20).

Da un'antica «Omelia sul Sabato santo». (Pg 43, 439. 451. 462-463) Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. VERSO LA RESURREZIONE Dopo aver accompagnato Gesù nel venerdì santo verso la passione e la morte, anticipate nell eucaristia del giovedì santo e dopo aver sostato in silenziosa meditazione nel sabato santo, Cristo risorge. È pasqua, la pasqua del Signore. La resurrezione di Cristo è davvero l unica realtà che conta e dà senso alla nostra

esistenza. La fede nella resurrezione si basa sulla testimonianza di coloro che ne sono stati partecipi, delle donne che scoprono la tomba vuota e ascoltano l annuncio dell angelo, degli apostoli che videro il Signore vivo. Vogliamo interrompere questa testimonianza trasmessa pungo questi secoli? Allora lasciamoci guidare da quell ultimo sospiro di Cristo sulla Croce; lasciamoci sospingere dallo Spirito Santo. Lasciamo che lui parli nella nostra vita e nella vita di chi sta intorno. Dopo il sabato, all alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l ho detto».abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno (Mt 28,1-10).

MA NON FINISCE QUI. L AVVENTURA CONTINUA La Chiesa, ancora oggi grida a tutto il mondo che il Signore è risorto. Questo è l annuncio di speranza. Noi che diciamo di credere alla resurrezione siamo invitati si ad accogliere il Risorto nella nostra vita. Ma non è tutto. L avventura continua.. siamo chiamati, ad accogliere Gesù risorto e a cambiare modo di vedere e pensare. Dobbiamo accettare che l amore di Dio dissolva le nostre paure. Oggi, il giovane che vuole vivere secondo il vangelo nella sequela di Gesù, dentro le sfide del proprio tempo, è consapevole che deve prendere su di sé la propria croce. Sa che deve rinnegare se stesso, non nel senso di non avere stima di sé e di non desiderare grandi progetti per il suo domani, ma nel senso che solo nel Signore Gesù può trovare la pienezza della propria vita e il compimento dei propri sogni. La sua vita sarà realizzata ed autentica nella misura in cui saprà mettersi in gioco per il Signore e per i fratelli nel segno del dono di sé. La sintesi e il centro di questa scelta, dunque, non possono che essere la croce di Gesù. Una vita evangelicamente vissuta e realizzata è una vita nel segno dell imitazione di Cristo. "Nasciamo anche attraverso una scelta nasciamo allora dal di dentro, e non nasciamo di colpo, ma come pezzetto per pezzetto Allora non tanto nasciamo, quanto piuttosto diveniamo. Ma ad ogni momento possiamo non divenire, possiamo non nascere.

Ciò dipende da noi. E per questo pezzetto per pezzetto io cerco una garanzia per la parola "mio". La cerchi anche tu, figlio? La nascita ha inizio da un unione interiore. In questo sta l amore." [K. Woityla, Tutta l opera poetica, ed. Bompiani, Milano 2001, pag. 925]