NEL DESIDERIO DI GESU EUCARISTIA SORGENTE DI COMUNIONE Schede di animazione mariana monfortana 2010-2011 7 Noi ci chiediamo qual è il modo di seguire Gesù: «come e dove, Signore, vuoi che io ti segua?». Giungendo al termine del nostro itinerario, troviamo la risposta nell Eucaristia. Gesù che adoriamo e riceviamo nella comunione, è colui che viene come il Figlio totalmente donato. E l Eucaristia ci dice che la nostra vocazione è di essere come Cristo, donati, dati, spesi; ci insegna che la forma della dedizione è la misura della nostra vocazione. Dare corpo e sangue per i fratelli, lasciarci mangiare e consumare: questa è la sola forma che ci permette di realizzare la nostra umanità. Fin d ora possiamo essere santi! Ricevendo l Eucaristia, cercando di viverla nel quotidiano abbiamo tutto, non ci manca nulla: abbiamo la vita eterna. Con Cristo sono tutto e non ho altro da desiderare. Per l Eucaristia ogni oggi è il giorno più bello della mia vita perché Gesù si dona totalmente a me, senza risparmio. Non possiamo vivere con la noia o con il vuoto, non possiamo sciupare le nostre giornate, non riconoscendo la possibilità di vivere istanti di vera gioia con Gesù! Per l Eucaristia la nostra vita è compiuta nella Chiesa. Facendo l Eucaristia noi siamo un corpo solo con la Chiesa e, quindi, con tutta l umanità. Nell Eucaristia partecipiamo alle sofferenze, alle speranze, alle gioie, ai cammini di tutti gli uomini e le donne di questo mondo. L Eucaristia crea in noi quella coscienza di essere parte di un corpo, di una famiglia più grande. Non siamo delle isole. Per questo l Eucaristia porta il mondo dentro di noi! Così in ogni Eucaristia Gesù interroga anche noi sull amore e poi ci affida qualcuno, e poi ci invita ad andare con Lui, a seguire lui! Chiediamo al Signore di manifestarsi a ciascuno di noi come il Signore, che nella forza della Pasqua ricostituisce, rianima i suoi, con tutta la delicatezza della sua presenza, con tutta la forza del suo Spirito.
Nel desiderio di Gesù: Eucaristia, sorgente di comunione 2 IN ASCOLTO Dal Vangelo di Giovanni (21,4-14) Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. QUANDO LA COMUNIONE È FATICA Il testo dice che si trovavano insieme solo in sette, tra apostoli e discepoli! L evangelista, riportando i loro nomi, ci lascia intuire che ciascuno ha una sua storia, un carattere, un temperamento. Basta pensare a Pietro: è partito con grande entusiasmo e poi ha rinnegato Gesù. Pieno di sé, sicuro, impulsivo, di cuore grande ma anche fragile. E poi Tommaso: è colui che fa superare tutte le paure degli altri ad andare a Gerusalemme ma sarà anche incredulo davanti al Risorto. Smarriti dopo la morte di Gesù, vanno insieme a pescare, più per necessità che per amore. A questa situazione fa da sfondo la notte, il senso di disa-
Nel desiderio di Gesù: Eucaristia, sorgente di comunione 3 gio, il non prendere niente. Sentono tutto il peso dello stare insieme, con fatica e con poco frutto. Sono persone accostate le une alle altre, ma non cementate dal fuoco dell amore. Non so, ma a me sembra che qualcosa di tutto questo appartenga anche alla nostra esperienza e possiamo riconoscerci nella fatica dei discepoli del Signore. A volte il nostro vivere la fede è come quella pesca infruttuosa. Sembra che tanti sforzi per costruire la fraternità in famiglia, nella comunità parrocchiale, nei nostri gruppi siano inutili: è difficile accettarsi, è difficile accogliere la novità; si sperimenta la voglia di imporre i propri modi di vedere le cose, si provano gelosie ed invidie; si preferisce a volte restare alla finestra e calcolare il proprio dono. La grande opera di Gesù è di ri-costituirci nella comunione dei cuori e della vita. Gesù lo fa, dicendoci in primo luogo che occorre partire dal poco che si è e si ha, senza fermarsi a deplorare ciò che non c è. La distanza che si costata tra l ideale e la realtà non è lo spazio del rammarico ma della pazienza, dell attesa, della preghiera che tante volte purifica e prepara all accoglienza del Signore che prima o poi si presenta, come nel nostro brano di Vangelo. Gesù nell Eucaristia ci dice proprio questo: «non rinchiudetevi davanti alla fatica della comunione e della fraternità!». Anche noi potremmo dire: perché siamo solo noi? E gli altri dove sono? Perché non siamo di più a fare questa esperienza? Ecco: il Signore ci invia a buttarci anche per gli altri e di ringraziarlo, sicuri che attorno a Lui ogni più piccola esperienza di comunione, come un granello di senape, potrà crescere e diventare un albero grande. Per questo, tuttavia, ci viene chiesto uno sguardo particolare sulle nostra esperienze di comunione e di comunità. Siamo insieme non perché migliori degli altri: sappiamo bene di essere peccatori ma sempre di nuovo perdonati. Sappiamo bene che ci sono tra di noi molte diversità e tante divisioni: per età, cultura, origini, sensibilità, modi di vedere le cose. Ma siamo insieme appunto per diventare in cuore solo ed un anima sola. Siamo in cammino: ci sono quelli che vanno di buon passo, quelli che zoppicano feriti dalla vita o dagli stessi fratelli, quelli che camminano con entusiasmo e quelli che sbuffano, quelli che sono decisi e quelli che esitano. Ma siamo insieme per dirci che non ho ragione né io né tu, ma che uno solo è il nostro maestro.
Nel desiderio di Gesù: Eucaristia, sorgente di comunione 4 GESÙ: CUORE DELLA COMUNIONE... Gesù appare tante volte dopo la sua risurrezione e spesso lo fa in una maniera mite e discreta. Maria Maddalena, in un primo momento, pensava che lui fosse il giardiniere; i discepoli di Emmaus lo prendono per un viandante; nel nostro vangelo si presenta come uno sconosciuto che sta passando in riva al lago. Gesù si presenta all alba, in quel momento del mattino in cui la luce è velata. E i discepoli non si erano accorti che era Lui. Vuol dire che riconoscere Gesù, quando si presenta a noi come Risorto, non è cosa facile! Possiamo chiederci: come si presenta Gesù? - Gesù si presenta, soprattutto, come Colui che incoraggia, che è vicino non per rimproverare e fare dell ironia, come succede a volte con un pescatore che non ha preso nulla. Gesù è vicino per dare animo e infondere forza, per riaprire il flusso del cuore e del respiro. I discepoli avvertono che nella loro solitudine qualcuno è entrato gratuitamente e si è interessato a loro. - Gesù invita, poi, a ritentare: «Provate a ributtare»! Rianima, fa appello alla ricchezza interiore, va incontro ai suoi facendo ritrovare il senso dello stare insieme, ri-dando la gioia di lavorare unendo tutte le forze. I discepoli capiscono che tutto questo non può che venire dallo Spirito del loro Maestro: «E il Signore», gridano infatti! Ecco: Gesù entra per diventare Lui il punto di riferimento della loro unità. Noi leggiamo questi versetti in chiave eucaristica! Proviamo, quindi, ad avvicinare l esperienza narrata al mistero del pane e del vino. Gesù, nell Eucaristia, passa nella nostra vita personale e nelle nostre esperienze di comunità e legge nei nostri cuori. Vede le nostre fatiche nel vivere la comunione, le nostre dispersioni. Penso che, soprattutto, vede il nostro desiderio di essere un cuore solo ed un anima sola! E non ci rimprovera! Al contrario: è lì per darci animo, per faci ritrovare il gusto sempre nuovo dello stare insieme, del confessare insieme la nostra fede. Gesù dice anche a noi: «quando le cose sono difficili, quando vivere da fratelli costa fatica, non fuggite via, non scappate!». Gesù ci invita a ributtare ancora le reti della fraternità e a tesserle di nuovo. Ma ributtarle non guardando a noi, ma a Lui, fidandoci della sua Parola! Il nostro ritrovarci attorno all Eucaristia, allora ha questo significato: vo-
Nel desiderio di Gesù: Eucaristia, sorgente di comunione 5 gliamo che sia Gesù il punto di riferimento della nostra unità, della nostra comunione. Vogliamo che tutto nasca da questa sorgente! Il Signore, dopo aver rianimato i suoi con la pesca miracolosa, li fa sedere a terra, uniti nel gesto del mangiare insieme perché in questo segno vuole che nasca una comunione di vita. Gesù è delicato nei suoi gesti: la brace, il pesce, il pane cotto sono già stati preparati da Lui. E questo cibo offerto dal Signore risorto richiama la sua Passione e la sua morte: il fuoco è quello della sua sofferenza d amore! Ma come nell episodio della moltiplicazione dei pani, anche qui Gesù chiede ai discepoli di portare anch essi qualcosa: «Portate un po del pesce che avete preso ora»... E l invito a ridonare quanto hanno ricevuto per grazia. Pensiamo alle parole dell offertorio: «Benedetto sei tu, Signore, Dio dell universo, dalla tua bontà abbiamo ricevuto...lo presentiamo a te perché diventi...». L Eucaristia è il banchetto che ci ricompone in unità. Ha la sua sorgente nella passione e risurrezione di Gesù e quindi è il suo dono. Ma Gesù ci fa la grazia di poter portare anche noi qualcosa, ossia la nostra vita di tutti i giorni, perché ci vuole associare veramente al suo amore. Gesù ci dice proprio questo: che la comunione e la fraternità sono dono divino ma insieme anche fatti dell apporto dell uomo. Il fuoco che Gesù ha preparato chiede di essere nutrito, alimentato anche dal contributo umano. Tutto è dono ma il Signore vuole la nostra collaborazione. Occorre metterci del nostro, umilmente, perché Lui lo vuole! Gesù coinvolge sempre nella responsabilità per la comunione e la fraternità! E molto bello tutto questo, anche se ci fa pensare e magari mette in crisi quell immagine di comunità che a volte è in noi. A volte pensiamo alla comunità familiare e cristiana come ad una stazione di servizio dove attingere di volta in volta quello che ci serve! Invece ogni esperienza di comunità è un dono affidato alla cura di ognuno, la comunione è un esperienza da costruire giorno dopo giorno con l apporto di tutti, da servire con lo stesso amore di Gesù, spezzando il pane per tutti coloro che lo cercano e lo desiderano. Noi siamo chiamati ad essere pietre vive nella costruzione della fraternità. Pietre vive, non fredde ed inerti. Pietre non semplicemente accostate le une alle altre, ma ben ordinate, ciascuna con il suo dono, il suo compito, il suo posto.
Nel desiderio di Gesù: Eucaristia, sorgente di comunione 6 IL VOLTO «EUCARISTICO» DI MARIA: CON LEI...DI FRONTE ALL AGNELLO! In quest ultima riflessione mettiamo a fuoco Maria come adoratrice dell Eucaristia, dunque nostra compagna e nostro modello nella adorazione eucaristica. Per aiutarci a individuare l atteggiamento giusto per l adorazione eucaristica, il Papa [Giovanni Paolo II] utilizza due immagini molto belle, quasi due icone. La prima è quella di Giovanni Evangelista che mette il suo capo sul Cuore del Signore nell ultima cena. L altra è quella di Maria che ha tra le sue braccia Gesù appena nato e lo contempla. Sono due immagini che si completano a vicenda per indicare quali sentimenti dobbiamo nutrire nei confronti di Gesù. Vale la pena rileggere le parole dell Enciclica. Cominciamo da quella che fa riferimento a Maria: lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia non è forse l inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?. Comunione Eucaristica che diventa poi adorazione eucaristica. Una volta stretto Gesù tra le braccia, sapendo che egli resta li davanti a noi, va da sé che si continua questa nostra intimità. [...] Quanto a Giovanni: è bello intrattenersi con Lui e chinati sul suo petto come il discepolo prediletto essere toccati dall amore infinito del suo cuore. Se il Cristianesimo deve distinguersi nel nostro tempo soprattutto per l arte della preghiera come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento?. Ecco due indicazioni stupende. Come fare allora l adorazione? Che cosa tenere presente perché il nostro modo di farla sia ispirato pienamente all atteggiamento di Maria e all atteggiamento del discepolo prediletto che, non a caso, è lo stesso che prese con sé Maria? [...] Si tratta di stare davanti a Gesù con gli occhi e il cuore della Madre. È la contemplazione eucaristica alla scuola di Maria. Ma direi anche: in compagnia di Maria. Quando stiamo davanti a Gesù, a mano a mano che la contemplazione diventa profonda, percepiamo il Suo amore immenso, la sua grandezza, e percepiamo insieme la nostra pochezza, la nostra nullità, il nostro peccato. Percepiamo che i nostri occhi sono indegni di aprirsi su di Lui. Viene spontaneo rivolgerci al soccorso della Madre. Non per farsi sostituire, ma per farsi sostenere da lei nello sguardo contemplativo, come a dire: guardalo Tu per me Gesù,
Nel desiderio di Gesù: Eucaristia, sorgente di comunione 7 ricevilo Tu per me. E dalla Madre possiamo immaginare che venga l incoraggiamento: non temere, tieni anche tu gli occhi aperti, il mio Figlio è misericordia, e il tuo nulla, il tuo peccato, non lo respingeranno, ma piuttosto lo attrarranno verso di te. Adorare con Maria, con la Madre, significa metterci nella posizione migliore perché il dialogo tra Gesù e noi avvenga in maniera piena, profonda. Maria c è stata data per questo. Gesù è certamente felice di guardarmi insieme con sua Madre, ridicendomi: ecco tua Madre. Ed infine, contemplare Gesù presente in Maria. [...] Anche nello stato di gloria, Maria ha con Lui un rapporto unico. Maria è come il Tabernacolo vivente di Gesù. Il Papa presenta nella Enciclica sull Eucaristia Maria come Tabernacolo di Gesù nell episodio della visitazione. Dice: Maria va da Elisabetta portando Gesù proprio come un ostensorio che si muove. Una sorta di processione eucaristica ante litteram! Il rapporto attuale di Gesù con Maria è talmente profondo, che noi possiamo incontrarlo in maniera particolarmente viva lasciandocelo donare da lei. La. nostra contemplazione di Gesù Eucaristia, integrando la dimensione mariana, ci fa entrare dentro un rapporto di familiarità: ora è Maria che ci presenta Gesù ( fate quello che egli vi dirà ), ora è lui stesso che, come sulla croce, ci addita la Madre. [...] Concludendo: cerchiamo di contemplare Gesù Eucaristia con Maria, come Maria, in Maria, vivente tabernacolo.mons. Aurelio Sorrentino, Maria e l Eucaristia. Meditazioni. PER LA RIFLESSIONE Quando sento il peso e la fatica del vivere insieme, nella famiglia, nella comunità parrocchiale, sperimento che l Eucaristia è per me scuola di comunione e forza per uscire da me stesso? Nell Eucaristia vivo l unità tra le due dimensioni della comunione: quella verticale con Dio in Cristo e quella orizzontale con i fratelli? L una si trasforma e sfocia nell altra? In che misura la celebrazione dell'eucaristia mi fa cosciente che sono chiamato a collaborare per costruire con gli altri una autentica esperienza di Chiesa?
Nel desiderio di Gesù: Eucaristia, sorgente di comunione 8 IL VOLTO «EUCARISTICO» DI MONTFORT: EUCARISTIA E VERA DEVOZIONE San Luigi Maria di Montfort, come è nel suo stile di missionario popolare, non ci spiega il mistero dell eucaristia con parole dotte, ma ci insegna efficacemente a dare ingresso a questo mistero nella nostra esistenza e a viverlo, perché abbia senso per noi. Egli ci trasmette una conoscenza amorosa di Gesù che si dona, attraverso le immagini dolcissime e toccanti di AES 71. Il Santo, inoltre, lega strettamente all Eucaristia la Vera Devozione a Maria e la Consacrazione a Gesù per le mani di Maria, sia nel senso più interiore sia nella pratica esteriore. Ad esempio, nel Trattato Montfort accosta tra loro la devozione all Eucaristia e la vera devozione a Maria, dicendo che sono le due devozioni più esposte alle falsificazioni, rappresentando ciò che «l oro e l argento sono in confronto agli altri metalli» (VD 90). Ma soprattutto, come la partecipazione al sacrificio eucaristico ci porta ogni volta alla trasformazione in Gesù Cristo, così una vita perseverante nella vera devozione insegnata da Montfort ha l obiettivo di farci progredire nella perfezione (cf VD 168) fino a condurci alla pienezza dell età di Gesù Cristo (cf VD 156). E ancora, con semplicità e con sapienza divina, il Montfort ci invita a innaffiare con le comunioni l Albero di vita piantato in noi, cioè la Vera Devozione a Maria (cf SM 76). E la cura da avere perché essa continui a portare frutto. Pensiamo alla legge della fecondità della vita spirituale, annunciata da Gesù nella parabola della vite e dei tralci. La comunione al corpo e al sangue di Cristo nel sacramento dell eucaristia fa si che l esperienza della devozione a Maria sia innestata in Cristo e per questo porti frutto. L IMPEGNO DI VITA Con la grazia dell eucaristia cercherò di servire la fraternità e la comunione nella mia famiglia, nella comunità parrocchiale, nelle mie relazioni con gli altri.