Avvicinamento: dal Cant del Gal seguire il sentiero che conduce al Rif. Pradidali fino a la Portela da dove si prenderà poi il sentiero del Cacciatore. Alla prima fune metallica abbandonare il sentiero e dirigersi a destra fin sotto la parete, superare dei facili salti di roccia sempre verso destra sino a raggiungere la base dello sperone grigio che parte dal canale che separa il Sass Maor dal Picco Valpradidali. (1h30, se non si perde troppo tempo nell'ammirare la scintillante mole del Sass Maor...). Si consiglia comunque di partire dal Cant del Gal di buon ora. Discesa: la discesa non presenta particolari difficoltà, tuttavia richiede attenzione e tempo (h. 1.30). Dalla cima verso Nord fino ad un intaglio dove si scende qualche metro ad un anello cementato. Con una o due doppie (mt. 20 e 25) si raggiunge la base del camino. Scendere per rocce e traversare a sinistra per cenge (ometti) sino a trovare degli ancoraggi che permettono di calarsi ad un canale ghiaioso; lo si attraverso sino ad una costola dalla quale si scende verso la forcella fra Sass Maor e Cima della Madonna. Un ancoraggio permette di calarsi nel canale poco sotto la forcella. Scendere lungo il canale calandosi ad un salto oltre il quale si segue il canale di destra. Per tracce e ometti si raggiunge una crestina dalla quale si può scendere nel fondo del canale a sinistra (anche bolli rossi). Da qui si segue tutto il canale (possibili brevi doppie) sino ad un ultimo ancoraggio che permette di calarsi sul ghiaione. In breve al Rif. del Velo. (1h30) Difficoltà: dal IV al V+ (vedi note). Sviluppo: la parete ha un dislivello di mt. 1000 per 28 tiri di corda (corde da mt. 55). Attrezzatura: la chiodatura risulta sufficiente lungo la via Solleder mentre per quel che riguarda la Bettega i chiodi sono rari, si consiglia perciò di portare, oltre la normale dotazione, anche una piccola scelta di chiodi. Esposizione: est. Periodo consigliato: estate. Tempo salita: 10-12 ore, ma, vista la lunghezza e l'impegno, non è da escludere anche la possibilità di un bivacco. Primi salitori: Emil Solleder e Franz Kummer, 2 Settembre 1926 Aldo Bettega, Giorgio Gilli e Luigi Gorza, 13 Agosto 1956 Riferimenti bibliografici: AAVV, Pale di San Martino, Edizioni Versante Sud, luglio 2002 De Franceschi Lucio, Pale di San Martino Ovest, CAI-TCI, 2003 Riferimenti cartografici: Kompass, foglio 622 - Pale di S. Martino, Fiera di Primiero - scala 1:25.000 Relazione salire un diedro uscendo dopo mt.30 a sinistra ad una sosta chiodata. Traversare a sinistra ancora qualche metro fino a portarsi sullo spigolone arrotondato e seguirlo per percorso non obbligato. Puntare ora ad una strapiombante lastra giallastra e salire poi il camino che questa forma con la parete fino ad una spalla detritica. Proseguire in parete e poi per una fessura diedro. Ancora in parete puntando al grande diedro della Solleder fino a sostare sotto una grande nicchia gialla. (Fino a qui abbiamo contato 13 tiri di corda con difficoltà continue di IV, V e alcuni passaggi di V+). Può sembrare una descrizione poco precisa ma i pochi punti di riferimento che offre la parete sono sufficienti, affidatevi anche al vostro intuito (fa parte anche questo dell'andare in montagna!). Lunghezza 14, V: uscire dalla nicchia a sinistra, superare la placca grigia e successivamente salire diagonalmente a destra ad una sosta chiodata. Lunghezza 15, V, V+: diritto pochi metri, poi sulla destra ad un breve diedrino che porta ad una piccola cengia. Lunghezza 16, V: uscire alla destra della cengia in placca esposta traversando orizzontalmente a destra poi diagonalmente sempre a destra alla sosta. Lunghezza 17, V, VI-: per una fessura salire verticalmente sino ad un tetto che si supera sulla destra, poi per placca diritti alla sosta. Lunghezza 18, V, V+: traversare orizzontalmente a sinistra fino ad una sosta molto esposta su uno spigolo arrotondato. Lunghezza 19, V, V+: traversare a sinistra lungo una fessura sotto uno strapiombo sino ad una buona sosta. Lunghezza 20, IV+: lungo un ballatoio detrico si attraversa una zona franata. Al limite sinistro di tale frana si sale per placca grigia ad una sosta sotto uno strapiombo. Lunghezza 21, IV+: ancora attraversando a sinistra per placca grigia si raggiunge il punto più favorevole per cominciare a salire diritti sino ad una sosta (attenzione ai chiodi fuori via). Lunghezza 22, IV, poi più facile: ci si porta ora a destra sino ad entrare nel grande diedro finale. Per roccie rotte e facili fin sotto due fessure parallele. Lunghezza 23, V, V+: salire lungo le due fessure parallele poi superare un breve caminetto strapiombante. Lunghezza 24, V, V+: portarsi ora un poco a destra in parete, salire dritti poi superare un passaggino ostico (chiodo storto) e salendo leggermente a sinistra raggiungere una comoda sosta. Lunghezza 25, V-: portarsi ora a destra nel fondo di un grande camino; risalirlo sino ad un foro che permette di uscire ad una cengia detritica (conviene togliersi lo zaino per passare nel foro).
Lunghezza 26: salire a sinistra lungo una facile rampa fino ad un salto più ripido (facile ma fate attenzione ai massi instabili). Lunghezza 27, V i primi metri, poi più facile: probabilmente la via originale passa all'interno di un camino sulla destra. Noi l'abbiamo trovato molto friabile (probabile una recente frana), abbiamo così salito la compatta placca appena a sinistra del camino fino a raggiungere un comodo punto di sosta. Lunghezza 28, III: ancora un ultimo tiro su percorso non obbligato vi porterà diretti in vetta ad ammirare il fantastico panorama. Note: nonostante le difficoltà siano piuttosto contenute si tratta di un itinerario lungo ed impegnativo, da non sottovalutare assolutamente. La classica via "Solleder", aperta dalla grande guida tedesca a conclusione della sua ormai mitica trilogia (Civetta, Furchetta, Sass Maor), con la variante d'attacco Bettega, costituisce una salita fantastica in ambiente grandioso. Su questa via la bellezza non va ricercata nei singoli passaggi o tiri di corda, ma nella logica dell'itinerario che, percorrendo placche, camini, fessure e traversi esposti supera i mille metri di questa slanciata parete arricchendoti di una incredibile esperienza alpinistica. La roccia è quella classica delle Pale, solida e lavorata, ma qualche passaggio friabile su una parete così lunga è inevitabile. Non voglio nascondere anche il pericolo di scariche di sassi in un breve tratto della parte centrale dell'itinerario, poco prima di raccordarsi alla Solleder (potrebbe però essere stato solo un caso capitato a noi). Per quel che riguarda la nostra ripetizione posso dirvi che abbiamo toccato la vetta dopo 12 ore di arrampicata in una bellissima giornata di inizio estate e, dopo aver dormito al rifugio del Velo, abbiamo completato il nostro week-end con la salita del celeberrimo "Spigolo del Velo" (combinazione che vi consiglio assolutamente). Ora tocca a voi: buona salita! Aggiornamento: relazione a cura di Claudio Camisasca, da una ripetizione con Daniele Brunelli del 21/06/2003.
La via
Lungo la via
Lungo la via In vetta
Il libro contiene la narrazione del Raid Scialpinistico svoltosi nel 2015 per celebrare i 40 anni della Scuola Guido Della Torre. Maggiori informazioni su http://www.nomosedizioni.it/spaziobianco