Il nonno e il mare. Manuela Giordano * Quando penso al mare mi viene sempre in mente l immagine di mio nonno.

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Il nonno e il mare Manuela Giordano * Quando penso al mare mi viene sempre in mente l immagine di mio nonno. Lui figlio di pescatore, a sua volta pescatore, diceva che al mare doveva tutto. appunto il mare. Mio nonno raccontava sempre le sue storie, la sua vita di sacrifici per la famiglia, trascorsa proprio su una barca in mezzo al mare, ma anche il suo grande amore per l immensità, per quella risorsa incommensurabile che è Piccolissimo, già dall età di otto anni, andava ad aiutare suo padre a pescare le seppie. La condizione economica, non certo florida, gli impediva di frequentare tutto l anno la scuola. Infatti andava a scuola da gennaio a maggio perché il resto del tempo doveva lavorare per aiutare la famiglia. Nonostante ciò aveva sviluppato un vero amore per la lettura. * Seconda classificata al Concorso "Storie e Memorie di Mare e Marinai", indetto dal Circolo Unione di Manfredonia in memoria della prof.ssa Maurizia Cordella. 1 giugno 2018

Raccontava che nelle sere d estate, tra una calata e l altra impiegava il tempo a leggere i classici e forse tra le pagine dei libri, fantasticava sulle storie che leggeva. Gli piaceva tanto il Conte di Montecristo, il Guerin Meschino, i Promessi Sposi, l Orlando Furioso e soprattutto la Divina Commedia che conosceva quasi a memoria. Diceva sempre che non esisteva pace maggiore che veleggiare sulle acque del mare sotto un cielo stellato perché era come se l immenso del mare si fondesse con quello del cielo e lo avvolgesse in una soffice coperta azzurra. Sotto quel cielo si sentiva in pace e felice. Delle coste conosceva praticamente ogni anfratto e le riconosceva dagli spuntoni, non certo con la cartina geografica. Spesso, nelle lunghe sere invernali, ci raccontava di quando, da bambino, andava nelle grotte, scendendo dal barchino e faceva il bagno al chiaro di luna e della fatica di lavorare sulle acque del mare quando non c erano gli strumenti attuali (scandagli, radar e simili), per cui erano necessari muscoli e capacità ma anche rispetto per l immensità. Con gli anni aveva anche imparato a localizzare i banchi di pesci, per cui sapeva dove si potevano pescare le triglie, piuttosto che i polpi o le seppie. Le sue conoscenze, cementate nel corso del tempo, lo avevano fatto diventare un decano della marineria.

A tavola, racconta la mamma, il mare la faceva da padrone. I frutti del lavoro, infatti, venivano portati a casa per cui non c era pasto giornaliero senza pesce. Esso, quindi, era doppiamente elemento di sostentamento, sia perché veniva venduto, sia perché serviva per alimentare la sua numerosa famiglia. Diceva spesso che l intelligenza dei suoi figli era proprio il frutto dell alimentazione forzata che lui e mia nonna avevano loro imposto. Quando mancava l energia elettrica, poi, diventava un fiume in piena e raccontava delle sue esperienze. Una cosa che mi è rimasta impressa è che, durante una giornata di lavoro, purtroppo l ancora gli si era impigliata allo stivale ed era stato trasportato sul fondo del mare ma, lui, per nulla impaurito, si era tolto lo stivale e, consapevole del rischio di embolia che stava correndo, era riuscito lentamente a riemergere. I marinai sulla barca, tra cui mio zio, avevano già temuto il peggio. Ma lui era ancora vivo. Tutti pensavano che dopo questo episodio avrebbe abbandonato il mare. Ma lui diceva sempre: Se tu lo rispetti e ne conosci i pericoli, il mare può essere il tuo grande alleato. Era un personaggio quasi mitico per noi bambini mio nonno.

Lo vedevi spesso fuori dal suo garage o fuori dal suo balcone a rattoppare le reti con le lunghette, così le chiamava lui. Ne aveva di diverse dimensioni che servivano per tipi di rete diversi, a seconda del pesce che si doveva pescare. Il mare era per lui tutto, tanto che quando c erano i matrimoni in casa di mia madre, i balconi e la barca erano allestiti con u gran pavose (il Gran Pavese) ovvero con le bandiere di tutti i paesi del mondo e mi aveva spiegato che quando le barche erano in festa si allestivano così e che alle sue feste familiari voleva assolutamente che partecipasse anche il mare che per circa 70 anni era stata tutta la sua Vita. Un altro episodio dimostra poi che i pescatori, e mio nonno in particolare, sono degli ottimi metereologi perché attraverso i segni del cielo sono in grado di indovinare le condizioni climatiche. Pare che durante una calda giornata estiva avesse imposto a mia madre, allora fanciulla, di non uscire perché di lì a poco sarebbe arrivato il diluvio. Mia madre protestò: il cielo era limpido, il mare calmo e nulla lasciava presagire un temporale. Mia madre uscì ma dopo un centinaio di metri scoppiò una tempesta di pioggia tanto che per tornare ce vulevene i stuele. Quando rientrò a casa, sulla soglia l aspettava mio nonno, sorriso in volto e orgoglio nel cuore, che le disse: Che ti avevo detto?.

Era una bella persona mio nonno, amava la sua famiglia, i suoi sei figli, dei quali era molto orgoglioso e sua moglie per la quale era solito proferire queste parole: Accanto a un grande uomo non può che esserci una grande donna. L ho sempre visto come una figura romantica. Mia madre dice sempre che mio nonno incarnava il personaggio protagonista de Il vecchio e il mare. Da sei mesi non c è più, ma spesso, passeggiando sul lungomare in questi ultimi giorni primaverili, mi sembra quasi di vederlo veleggiare sulla sua barca all orizzonte anche se lui veleggia sempre nel cuore e nella vita di tutta la sua famiglia che ha amato e che lo ha molto amato.