CAPITOLO NONO. del Vangelo della Sofferenza. 1. I malati: testimoni della croce e della resurrezione



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1 Approcci Pastorali 22 marzo 2010 CAPITOLO NONO I MALATI: TESTIMONI ED EVANGELIZZATORI del Vangelo della Sofferenza dr.essa sr Riccarda Lazzari 1. I malati: testimoni della croce e della resurrezione I malati sono prevalentemente considerati come destinatari della missione ecclesiale; temine del servizio professionale e pastorale. Questo è indubbiamente un aspetto importante della pastorale sanitaria, ma non è l unico. I malati non sono soltanto il termine della cura pastorale della chiesa, ma sono essi stessi testimoni ed evangelizzatori del mistero della sofferenza. Dice in proposito il cardinal Biffi: C è una cosa che agli occhi di Dio è singolarmente buona, a lui gradita e perfetta (cfr, Rm 12,2); ed è quando il malato diventa annunciatore, protagonista del vangelo della sofferenza e della speranza. Ma quando il malato diventa annunciatore del Vangelo della sofferenza? Quando accoglie la malattia nella fede e la vive, come colui che è chiamato a imitare da vicino il Redentore crocifisso e ad associarsi a lui nell essere fonte della vitalità della chiesa 1. Afferma la Salvifici Doloris: La chiesa vede in tutti i fratelli e le sorelle di Cristo sofferenti quasi un soggetto molteplice della sua forza soprannaturale. Il Vangelo della sofferenza viene scritto incessantemente, e incessantemente parla con le parole di questo strano paradosso: le sorgenti della forza divina sgorgano proprio in mezzo all umana debolezza. Coloro che partecipano alle sofferenze di Cristo conservano nelle proprie sofferenze una particella dell infinito tesoro della redenzione del mondo e possono condividere questo tesoro con gli altri 2. Il Vangelo della sofferenza lo 1 Biffi G., I malati nella comunità ecclesiale. Nota pastorale, EDB. Bologna 1987, n. 35. 2 Salvifici Doloris n.27.

2 scrivono tutti coloro che soffrono insieme con Cristo, unendo le proprie sofferenze umane alla sua sofferenza salvifica 3. Anche oggi, come in ogni epoca, ci sono coloro che con la propria vita scrivono il vangelo della sofferenza alla luce del mistero pasquale del Redentore. Anche oggi, uomini e donne di ogni età, ceto e condizione, visitati della malattia e dalla sofferenza, scrivono pagine affascinanti e sconvolgenti di: sofferenza e fede; sofferenza e speranza; sofferenza e carità. Ed è proprio attraverso l esperienza viva e palpitante di questi testimoni della croce e della resurrezione che possiamo comprendere il mistero della conformazione a Cristo realizzato da fratelli e sorelle nell esperienza della malattia e del dolore. Le pagine del vangelo della sofferenza scritte dai malati di tutti i tempi, sono incalcolabili; attingo da questo immenso tesoro della redenzione, alcune testimonianze, frutto della mia lunga esperienza accanto ai malati gravi e terminali. Camminando con loro nel duro sentiero della malattia e del dolore, ho visto in essi i veri testimoni della croce e della resurrezione di Cristo 4. Loro stessi hanno desiderato comunicare questa esperienza, attraverso lo scritto, per aiutare altri a percorrere con fiducia e coraggio il sentiero della croce che conduce alla Resurrezione. A me hanno affidato il compito di elaborare in un testo la loro esperienza 5. 2. Il Vangelo della sofferenza scritto dai malati del nostro tempo La sofferenza è una chiamata Cristo non spiega in astratto le ragioni della sofferenza, ma dice: Seguimi. Prendi parte con la tua sofferenza a quest opera della salvezza del mondo 6. Questa realtà è confermata, con la vita, da una testimone del nostro tempo: Bianca, non ancora quarantenne, professoressa in lettere, sposa e madre di due figli, colpita da morbo crudele ed inarrestabile. Consapevole della gravità della propria malattia, un melanoma in fase metastatica, ella accoglie la sofferenza come una chiamata a vivere il mistero del proprio dolore nel piano della Salvezza, e scrive così: 3 Salvifici Doloris n. 26. 4 Salvifici Doloris n. 25. 5 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, Camilliane Torino 1997. 6 Salvifici Doloris n. 26.

3 Io sono una persona privilegiata dal Signore, mi sento eletta da lui a portare questa dura croce: sento che questa sofferenza mi avvicina di più al Signore e con lui rinnovo il sacrificio stesso di Gesù che solo per amore ha scelto di soffrire per noi 7. Quando il male prese il sopravvento Bianca capì che la chiamata era vicina e ripeteva: Dio è Provvidenza, ogni giorno io sento la divina Provvidenza accanto a me; io la vedo ovunque, essa mi conduce e mi dona forza.. 8. La sofferenza è preghiera: La sofferenza è la preghiera per eccellenza, se offerta a Cristo sull altare del sacrificio. La testimonianza di Terez conferma questa realtà. Terez è una donna di origine ungherese, ella sposa, per amore, il sindaco della sua città, già divorziato con due figli affidati alla madre. Ben presto, però, la sua vita matrimoniale si trasforma in stenti, difficoltà, miseria, a cui si aggiungono: umiliazioni e tradimenti da parte dello sposo. Terez è costretta all esilio e viene in Italia. Nella nuova patria, dopo pochi mesi di soggiorno, è aggredita da un male crudele e inarrestabile. In questo calvario Terez incontra un amico vero, Gesù, e nel dialogo con lui, attraverso una preghiera incessante, ella trova la forza di affrontare serenamente il suo calvario. Ella scrive: Ora non mi ricordo quante volte al giorno giungo insieme le mani in preghiera, ma sicuramente tante, tante volte. Non sono io che voglio pregare, ma c è in me qualcosa che è più forte di me E così prego continuamente.. sono portata a ringraziare il Signore per la mia malattia e questo mi ha dato nuova forza per amare la vita e voi italiani; ogni giorno che passa, ogni minuto, è dono del mio amico Gesù 9. Terez ha fatto della sua malattia una incessante preghiera, e nel dialogo amoroso con Gesù è arrivata a dire grazie al Signore per il suo melanoma. Sono arrivata a dire grazie al Signore per la mia malattia, ogni giorno che passa, ogni ora e ogni minuto, è un dono del mio amico Gesù. Ella accetta il dolore come prova di amore e giunge a ringraziare il Signore anche per la sua malattia. 7 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p.153. 8 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p. 154. 9 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p. 78-79.

4 La sofferenza è un tempo di grazia E questa l affermazione di un paziente colpito da grave e insidiosa malattia della pelle. La cute di Clemens alterna fasi di essudazione e di desquamazione, un siero caratteristico di odore acre, fuoriesce da tutto il tegumento, bagnando intensamente l intera persona. La sua situazione non è rosea, la malattia oncologica è grave non solo per le caratteristiche istologiche, ma anche per le difficoltà che crea alla sua vita di relazione. Clemens è inserito nel movimento dei focolarini fondato da Chiara Lubic, e di fronte alla dura prova della malattia, egli sperimenta veramente che cosa significhi vivere la spiritualità di Gesù abbandonato, proposta dal movimento. Nelle lunghe giornate trascorse in ospedale egli scrive: Per me questo periodo di malattia è stato un tempo di grazia. Ho sperimentato quel profondo mistero della sofferenza e del dolore, quell assurdo sì a Gesù abbandonato, quell amore a lui tante volte dichiarato con timore e speranza, quel messaggio indispensabile per risorgere e gioire. Sì, il tempo della malattia è stato un periodo tremendo, ma stupendo. Uno di quei doni di Dio che io certamente avrei rifiutato, che però oggi considero come un privilegio che ha dato pienezza alla mia vita 10. Dunque la malattia per Clemens è stata un tempo di grazia che ha dato pienezza e significato alla sua vita!. La sofferenza è celebrare un fiat Io voglio soltanto ciò che Dio vuole 11 dice Marino alla sua giovane sposa che non si rassegna alla prognosi infausta del marito. Nel lungo calvario della sua malattia egli arriva ad esprimere un fiat generoso, amoroso, totalmente abbandonato al volere del Padre. Marino afferma: Ho offerto la mia vita per la mia famiglia, per la mia parrocchia, per lei, per tutti gli amici che mi hanno voluto bene. Dio non ha voluto la mia guarigione, sia fatta la volontà di Dio 12. Alla moglie che lo implora disperatamente con queste parole: Marino, ti prego, chiedi a quel Dio che tanto ami di guarire, egli risponde: Rosalba, lo sai che io prego, ma se Dio non vuole la mia guarigione, sia fatta la volontà di Dio. Io voglio soltanto ciò che Dio vuole!. Pochi attimi prima di morire, Marino esclamò: Come è bella la vita! 10 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p.53. 11 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p.132. 12 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p.132.

5 Inneggiando alla vita, Marino entrava in quella Vita dove ogni lacrima è asciugata ed ogni pena è trasformata in gaudio (Cfr Ap 21,4 ss.). La sofferenza è gioia Dall inizio di quest anno è l ottava volta che mi ricovero in questo ospedale; la mia situazione è grave, ma ho tanta fede e quando la sofferenza si accetta nella fede si è capaci anche di gioire. Nel mio patire io sono un uomo gioioso, e porto l amore di Dio ai malati di questo reparto. Il mio corpo è quasi tutto pieno di piaghe, non so come andrà a finire la mia situazione.. però qualunque cosa mi accada, io mi fido del Signore... Se soffriamo doniamo al Signore la nostra pena ed essa si cambierà in gioia; io l ho provato fatelo anche voi 13. Sono parole di un giovane colpito da un tumore della pelle: la micosi fungoide, che lentamente ha reso tutto il suo corpo una grande e terribile piaga. Salvatore ha 38 anni, ogni giorno è sottoposto a dolorose medicazioni di circa un ora, durante le quali non può fare a meno di gridare e piangere. Egli, tuttavia, non perde la sua gioia e serenità. Anzi lui stesso, quale testimone e apostolo di Cristo, visita i malati della sua corsia e dice loro: anche se soffro, per me è gioia; se soffriamo doniamo al Signore la nostra pena ed essa si cambierà in gioia; io l ho provato, fatelo anche voi. 3. La visione cristiana della morte nei malati del nostro tempo La visione cristiana della morte è un contributo decisivo all umanizzazione della morte stessa. La morte inizia nel momento stesso in cui comincia la vita; c è un coestendersi della morte in tutto l arco dell esistenza. E grave il non parlare della morte. Ogni vita sulla terra è destinata a morire; se non ci fosse il peccato, la morte ci sarebbe ugualmente senza però quei risvolti di angoscia e di degrado che l accompagnano. La chiave di lettura della morte umana è l interpretazione della morte di Gesù: solo alla luce della morte del Redentore è comprensibile la nostra morte. La morte di Gesù si conclude nella Resurrezione in forza dell amore; la morte umana è riscattata dalla morte di Gesù ed è perciò via necessaria alla resurrezione. Dice l apostolo: Siamo infatti tribolati da ogni parte ma non schiacciati; siamo sconvolti ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati.., portando sempre e 13 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p. 121-122.

6 dappertutto nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.. convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù (2Cor 4,8-11,14). Da queste parole, emerge chiaramente che per il cristiano, anche la morte, come la vita, e qualunque altra cosa, sono realtà ordinate al raggiungimento dell unico vero bene: il Signore. Ed è proprio in questa luce pasquale che Paolo afferma: per me vivere è Cristo e morire un guadagno ( Fil 1.21). Anche oggi, uomini e donne del nostro tempo, vivono con questa fede la propria morte. Anche oggi, i testimoni della croce e della resurrezione, affrontano il morire nell ottica della fede nel Risorto. La morte non mi spaventa Io riesco ad affrontare la morte con serenità e coraggio pensando che in fondo nel mondo, ci sono moltissime persone più sfortunate di me che lottano quotidianamente contro la morte, ma non hanno l affetto e l aiuto che io ricevo ogni giorno. Anche mio padre l anno scorso è mancato, dopo lunghe sofferenze durate anni, ma io sono convita che ora è vicino al Signore e che sta meglio di tutti noi. E per questo che la morte non mi spaventa 14. Sono parole di una lettera che Marita ha scritto pochi giorni prima di morire. Lei è una sposa giovane e bella, e, nella corsa inarrestabile della sua malattia oncologica, ha saputo accogliere la morte come realtà pasquale. La morte è mia sorella Roberto è un giovane pieno di vita e d interessi, ha mille sogni nel cuore e tanti progetti da realizzare, ma un terribile melanoma viene a chiudere i suoi orizzonti. Egli non ha paura della morte e la considera come una sorella : Io non ho avuto né fratelli né sorelle, la morte è una sorella che è dentro di me, cammina con me; so che non tarderà molto a venirmi a prendere, ed essa mi condurrà alla fine dei miei giorni in un altra vita. E stata breve la mia esistenza quaggiù: la sua durezza mi ha reso maturo anzi tempo; so che vivrò nel paradiso del Signore; l unica mia pena è lasciare Silvana, mia sposa, e soprattutto, dare lei questo dolore 15. 14 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p.27. 15 Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p.39.

7 Roberto morì dicendo l Ave Maria; mentre scandiva insieme con me le parole: prega per noi adesso e nell ora della nostra morte, la Vergine Maria lo prese e lo portò con sè nei sentieri dell eternità. La morte è il compimento di una missione Vita mutatur, non tollitur, celebra la liturgia. Un giovane paziente parla così della morte: Santa Teresina di Gesù Bambino diceva: la morte è il dolce arrivo dello sposo, come potrebbe farmi paura, se essa mi apre le braccia a colui che ho desiderato tutta la mia vita? Così è anche per me, la morte mi apre la porta del paradiso e questo mi dà gioia. Io penso che il Signore non mi abbia ancora preso con sé, perché vuole che io porti a compimento la mia missione sulla terra, quando la mia missione sarà compiuta, allora egli mi prenderà con sé 16. Dov è, o morte, la tua vittoria? Dov è, o morte, il tuo pungiglione?( 1Cor 15,55). Dalle testimonianze, qui sopra esposte, emerge prorompente la risposta: il Cristo Risorto ha vinto la morte e ci ha reso partecipi della Vita divina che non avrà fine. 16.Lazzari R., Testimoni della croce e della gioia, p.123.