L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA E IL PROBLEMA DELLA SALVEZZA. E. Testa



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L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA E IL PROBLEMA DELLA SALVEZZA E. Testa La letteratura giudeo-cristiana affonda le sue radici nella apocalittica tardiva giudaica. Tutti i dati cosmologici di questa corrente di pensiero hanno costituito tante altre categorie teologiche, con cui i giudeo-cristiani hanno voluto esprimere il dramma della redenzione e l oggetto mistico dei visionari. I. La cosmologia tripartita semitica La scala cosmica Il giudaismo tradizionale, S. Paolo, il Testamento di Levi e gli Scritti Pseudo-Clementini hanno conosciuto, tra la terra e il trono di Dio, una scala cosmica di tre cieli: il cielo delle meteoriti, quello degli astri e il cielo di Dio. Il giudeo-cristianesimo, specialmente siriano, sotto l influsso iranobabilonese, ammette invece una scala di sette cieli, dimora dei giusti, degli angeli e dei demoni e luogo del trono di Dio. In questi cieli si celebra un culto spirituale che deve essere imitato dalla terra. Nelle descrizioni dei particolari però, i documenti non sono d accordo. Secondo l Ascensione di Isaia e il Testamento di Levi tutti i cieli sono occupati da angeli e da Dio; gli angeli apostati e i demoni abitano nel firmamento e nell aria (opinione questa ammessa anche da S. Paolo in Ef. 2,1; 6,12). Secondo invece il 2 di Enoc, nel primo cielo ci sono le acque inferiori, le riserve della neve e delle piogge, con gli Angeli degli Elementi; ci sono inoltre le stelle con gli angeli che ne regolano l andamento. Nel secondo cielo ci sono gli angeli decaduti dal quinto. Nel terzo cielo ci sono il paradiso dei giusti e lo She òl dei cattivi. Nel quarto cielo c è il sole e la luna, con gli angeli preposti al loro corso. Nel quinto cielo ci sono gli Angeli Vigilanti. Nel sesto cielo gli Angeli superiori: i 7 Arcangeli e i 7 Cherubini e le 7 Fenici. Nel settimo cielo c è il trono di Dio. Questa scala cosmica di sette cieli, eminentemente giudeo-cristiana, viene contaminata, durante il secondo secolo, con le dottrine gnosticoellenistiche delle sette sfere planetarie o dei Kosmokràtores cattivi, cui si LA 40 (1990) 183-210; tavv. 63-66

184 E. TESTA oppone l Ogdoade o l ottavo cielo fisso, che costituisce la dimora di Dio, chiamata (zona del Signore). A questa scala di otto cieli (7+1), si identifica in seguito la dottrina liturgica giudeo-cristiana della ebdomade imperfetta (o del culto del candelabro del V.T.), seguita dall Ogdoade del Dies Domini (o della Domenica). Hanno questa dottrina S. Ireneo, l autore dell Epistola degli Apostoli, Clemente Alessandrino e l arcontico Pietro di Hebron. Di quest ultimo Epifanio ci racconta che definiva che i mondi celesti fossero otto oppure sette. In ognuno di questi risiedeva un principe (angelo) per ogni principe poi erano descritti determinati ordini... Ogni Arconte ha generato per sé ed ha creato un satellite (Potestà o alcune serve angeliche)... Sopra tutti i cieli, nell ottavo cielo, domina la Madre Lucente 1. Una stele-amuleto trovata a Kh. Kilkish rappresenta questa tematica. E un triangolo rettangolo smussato. Sulla ipotenusa sono intagliati sette gradini per salire su due mammelloni, che rappresentano i sette cieli e la Madre Lucente. Nel campo della stele ci sono rappresentate figure di uomini, di animali e di uccelli (la fenice?), per indicare probabilmente gli angeli e i satelliti, e ci sono graffiti parecchi simboli (fig. 1). La scala cosmica giudeo-cristiana dei sette cieli fu finalmente contaminata da quella gnosticizzata di dieci cieli. Ma i cieli, per queste correnti gnostiche, sono diventati Eoni, Angeli o Virtù. Secondo Ireneo, per esempio, i Valentiniani enumerano in tale maniera le dieci Virtù: sette corpi sferici che chiamano cieli, poi un cerchio che li contiene che chiamano ottavo cielo, poi il sole e la luna. Dato che questi elementi sono dieci, essi affermano che sono l immagine della Decade invisibile 2. Gli angeli e la loro gerarchia Legato alla corrente esseno-apocalittica, il giudeo-cristianesimo sviluppa oltremodo l angelologia, invadendo anche la teologia trinitaria e specialmente l azione mediatrice del Cristo. S. Paolo ai Galati (1,8) e ai Colossesi (2,18) rimprovera codesti abusi. La creazione degli angeli è legata con speculazioni della esegesi giudeo-cristiana del Genesi sulla creazione dei cieli o dell acqua. Unanimemente si affermava che gli angeli fossero i protóktistoi, i primi 1. PG 41, 679 2. PG 7, 637.

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 185 creati, e che non fossero immateriali, ma di natura ignea e con una forma gigantesca. Di solito i giudeo-cristiani scaglionarono la gerarchia angelica nella scala cosmica dei sette cieli e divisero codesti spiriti in superiori ed inferiori. Erano tante partecipazioni della Gloria di Dio. Gli Angeli superiori si trovano dal VII (X) al VI cielo e compiono la liturgia celeste lifnê Jahweh, avanti al santuario di Dio. Il 2 Enoc afferma: Le milizie, raggruppate per gradi, avanzano e si inchinano avanti al Signore, poi si ritirano, ritornando pieni di gioia e di allegrezza, ai propri posti... Le Glorie, invece, lo servono e non smettono né si ritirano, né di notte né di giorno, tenendosi sempre avanti al Signore... Tutte le milizie dei Cherubini cantano, intorno al suo trono, avanti al Signore 3. E l Ascensione di Isaia afferma che in questa liturgia angelica tutti nominano il Padre, il suo Beniamino e lo Spirito Santo, in coro concorde 4. I giudeo-cristiani, però, non sono d accordo sulla natura di questo culto angelico. Mentre quelli dell Asia influenzati da Giovanni presentano l immolazione dell Agnello, come centro del culto loro, quelli della Siria in polemica col giudaismo parlano piuttosto di loro offerte ed oblazioni razionali, di sacrificio incruento, di profumo di buon odore. S. Paolo aveva accettato quest ultima opinione (Ef. 5,2; Rom. 12,1). Gli Angeli inferiori, invece, occupano dal V al I cielo, e si curano dell amministrazione del cosmo, degli animali e degli uomini. Nel cosmo ci sono gli Angeli degli Elementi: cioè gli angeli addetti al movimento degli astri, ai serbatoi dell acqua, della neve e della grandine, all andamento dei fiumi e del mare, alla maturazione delle messi e dei frutti. Nel regno animale c è, secondo Erma, l angelo Thegri. Tra gli uomini agiscono gli angeli custodi, sia quelli delle settanta nazioni, capitanati da Michele-Waw (nel V.T.) o da Gesù-Waw (nel N.T.) sia quelli degli individui (compresi quelli degli angeli degli aborti), fra cui primeggiano i due angeli che presiedono alle due vie della dottrina essena. Vi agiscono pure l Angelo della Pace, incaricato di guidare l anima al Paradiso, appena esce dal corpo (cf. la dottrina ellenistica degli psicopompoi) e l Angelo della Penitenza, incaricato di portare messaggi di perdono, di preghiere e di conversione. 3. 2En., 11,6-12. 4. Asc. Is., 8,16-18.

186 E. TESTA I demoni e il problema del male L apocalittica oltre che degli angeli, si è sempre preoccupata di un altro gruppo di abitatori della scala cosmica: dei demoni. Il ciclo di Enoc (primo e secondo) aveva parlato della caduta etica degli Angeli Vigilanti, detti egrégoroi, che avevano peccato con le donne. In castigo, erano stati incarcerati nel secondo cielo, oppure come diranno i giudeo-cristiani eredi di questa teoria dell apocalittica ebraica nel firmamento, tra il cielo delle meteore e la sfera lunare. Il capo di questi dannati è l angelo Samael-Semyaza-Azazel. I giudeo-cristiani ortodossi però elaborarono una teoria propria sui demoni. Sono costoro i Satana, presidi e governatori delle cose temporali, per cui il loro capo, Satana-Arioch-Marioch, fu sempre chiamato principe di questo mondo, dio di questo mondo. Anche questi angeli, ad un certo momento, furono gelosi di Adamo che non vollero adorare. Il luogo del loro castigo fu il firmamento e la zona dell aria, ove continuamente si azzuffano fra loro e tentano al male l umanità rivale. Essi sono anche difensori della legge del V.T. Ma gli eterodossi non furono contenti di queste teorie etiche della caduta, e preferirono spiegare il male con una teoria psico-ontologica, fondata sopra lo jes\er ra> degli Ebrei e specialmente sugli spiriti delle tenebre degli Esseni, creati già da Dio con la tendenza al male, per mescolanza di elementi cattivi. Anche costoro, insieme al loro capo, Mastema- Beliar, vagano sopra la terra e sono i capi della via delle tenebre. Per tutte e tre le teorie, però, i demoni sono divisi in due classi, quelli superiori e quelli inferiori. Quelli superiori (comandati da Beliar-Satana-Samael) abitano nel Cielo o nel firmamento e sono divisi in egrégoroi, in Potenze, in Dominazioni e in Arconti. Negli ultimi tempi cadranno da questa zona superiore per precipitare nell Abdon o Grande Abisso (cf. Lc. 10,18; Ef. 6,12). Sarà Michele-Waw (= Gesù-Waw) a racchiuderli per sempre laggiù (Apoc. 12, 8-9). I demoni inferiori invece (detti anche Pneumata) abitano nell aria intorno alla terra e sono le anime dei Giganti, nati dal matrimonio tra gli angeli egrégoroi e le donne; sono pure le anime degli indemoniati e l incarnazione dei sette vizi capitali degli uomini (per alcune correnti degli otto vizi). Costoro stanno in lotta continua fra loro e tentano di riversare sugli uomini questo loro spirito di avversione e di invidia, specialmente servendosi della Torah. Cristo morendo li pacificherà con gli uomini (Col. 1,20).

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 187 La terra e la sua geografia L apocalittica non si cura solo della scala cosmica, ma anche della conoscenza della terra. Di solito gli scopritori abbinano la forma quadrata mundi con quella circolare. Il libro di Enoc è l esempio migliore. La terra è costituita dall arida. Qui c è il Sion (centro del mondo, con l ombelico nel Calvario), c è la Terra Santa e il Sinai. Questa zona è abitata dagli Eletti, i quali, dopo una lunga lotta (economia del V.T.), sono stati rappacificati dalla croce con le Genti che abitano nel resto della Terra. Dalla terra partono i quattro venti, verso i quattro angoli, verso Sud, verso Est, verso Ovest e verso Nord. Della regione del Sud poco si sono occupati gli apocalittici. Della regione dell Est ne hanno parlato solo per armonizzarsi con la Bibbia, Gen.2-3. En. 28-32 ci descrive questa regione: partendo da Gerusalemme, dapprima si incontra il deserto (arabo) con alberi odoriferi e acque miracolose (pare quelle che, secondo Ez. 47,8, scendono dal Tempio verso il Mar Morto). Segue poi una regione vasta, con alberi di resina, con altra acqua sempre viva. Finalmente si arriva in una regione montagnosa, con alberi di Aloes e con altra acqua. Verso il Nord svettano sette monti, si allarga il Mar Eritreo, si eleva una spessa cortina di tenebre e il Paradiso della Giustizia, con l Albero della Conoscenza. Anche della regione del Nord ne hanno parlato a causa della tradizione biblica di Is. 14. Enoc (77,3) afferma che questa regione si suddivide in tre zone: la prima è abitata dagli uomini palestinesi, la seconda è occupata da mari, da abissi, da sette montagne con foreste, da sette grandi fiumi che scendono alcuni nella regione di Sem e altri verso l abitazione di Cam, da 7 grandi isole e da zone tenebrose con nubi; la terza zona è occupata dal paradiso di giustizia, chiamato dai Fenici S\afon, e dai profeti Montagna del Nord o Montagna di Dio. Gli apocalittici hanno molto sviluppato le notizie che riguardano la regione dell Ovest. Ne aveva parlato anche il folklore mesopotamico in Gilgamesh e quello classico dell Odissea. Enoc, che compie questo viaggio con scrupolo, ci descrive il succedersi delle varie zone (17-19+ 20-25). Dopo una zona di fuoco, si elevano montagne tenebrose, battute da tempesta. Quindi ci si inoltra nei luoghi dei luminari e nei depositi dei tuoni e dei fulmini. S incontra poi un grande bacino di acque: il Mare d Occidente, ove si gettano le bocche dei fiumi : quello di fuoco (il Nilo Flegetonte) e gli altri di minore entità (lo Stige, l Acheronte e il Cocite).

188 E. TESTA Poi si incontra un isola montagnosa, ricca di tenebre e di tempeste invernali. Da qui si può seguitare il cammino verso l ovest, oppure si può ripiegare verso il sud (altri testi dicono verso il nord). Battendo ancora la regione dell ovest, si incontra la Grande Montagna Occidentale, nei cui fianchi si aprono quattro grotte profonde: una con acqua e luce per Abele e per i Giusti; le altre tre, oscure e tenebrose, per i peccatori, per gli empi e per gli uccisi. Inoltrandosi sempre verso l ovest, si apre una regione di fuoco ove sono puniti i luminari del Cielo; e si arriva all estremità della terra, ove ci sono i fondamenti e la pietra angolare della medesima e i quattro venti che la sostengono. Ripiegando invece verso il Sud (o secondo altri verso il nord), si scorgono sette montagne di fuoco, tre che si spingono ancora a sud e tre che ripiegano ad est. La settima di centro è la Montagna di Dio che si eleva fino al cielo per far da trono al Signore. Quando Egli scende sopra la terra viene ad abitarci ed anche i giusti ci vengono a gustare l Albero della vita. Oltre queste sette montagne c è la fine dei cieli, una grande terra desertica e un abisso informe. Qui c è il luogo delle visioni dalla fine del tutto, specialmente dei tre fuochi e delle sette stelle, cioè delle tre montagne di fuoco e dei sette angeli che hanno peccato con ledonne. Il libro della vita Dopo aver trattato della terra teatro delle azioni degli uomini gli apocalittici si curano anche dei libri ove tali azioni saranno registrate. Già Malachia aveva affermato che dinanzi a Dio c era un libro memoriale (sefer zikkarôn) con tutti i nomi di quelli che lo avevano temuto (3,16-17) e il Documento di Damasco lo aveva reso popolare (20,19). L Ascensione di Isaia ne allarga il concetto, affermando che nel settimo cielo c è il libro di tutto il mondo, con le azioni scritte, tanto di Israele quanto di uomini ignoti (9,22-23); e 2 En. 13,10 afferma che in esso sono scritte tutte le opere del cielo della terra e del mare. I giudeo-cristiani moralizzano questo Libro della Vita che conterrà i nomi dei giusti non più in base a una predestinazione da parte di Dio (come nelle tavolette celesti ) ma dopo essersene resi degni, mentre i cattivi ne saranno cancellati per essere iscritti nel libro dei colpevoli. Di solito, sia l uno che l altro libro è in funzione del giudizio divino. Già nell Apocalisse Giovanni aveva scritto che furono aperti dei libri; ne fu

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 189 aperto anche un altro che era il Libro della Vita. E i morti furono giudicati secondo a quanto era scritto in essi in seguito alle loro opere (20,12). Chi non fu trovato scritto sul Libro della Vita, fu gettato nel fuoco (20,15). Perciò Erma pretende che si faccia penitenza, si lotti contro i vizi e si sia davvero giusti per essere iscritti nel Libro della Vita; l autore delle Odi di Salomone vuole invece che si resti vittoriosi nella lotta morale e Clemente Romano che si siano tollerate con confidenza tutte le traversie della vita. Non per rivelazione, ma per mezzo della voce della coscienza e della testimonianza della comunità, cui è nota la nostra condotta morale, veniamo a sapere in quale dei due libri sono scritti i nostri nomi. Le regioni degli inferi Ogni cosmologia totale, oltre che delle coelestia e delle terrestria, deve parlare anche delle inferiora. E l apocalisse giudeo-cristiana lo fa senz altro, al contrario di quella greca che solo più tardi e sempre con una certa riluttanza l ha accettata negli articoli della sua fede. Però anche i giudeo-cristiani hanno esplorato soltanto una zona particolare, dovendo illuminare un problema preciso, quello della sorte dei Giusti del V.T. e dei Santi d Israele. I quali nello She òl infernale occupavano solo una delle quattro caverne della Montagna Occidentale, quella con acqua luminosa 5. Essa è una dimora provvisoria (come provvisori sono lo She òl del primo e quello del secondo cielo, per le anime degli altri giusti e degli angeli caduti) in attesa della resurrezione finale. Si trova nei sotterranei, sotto il limo della terra (Apocrifo di Geremia). L entrata si apre sotto il Calvario, manifestata dalle rocce spaccate; però dopo ci sono delle porte con dei catenacci di ferro 6, custodite dai portieri dell Ade (pyloroì hàdou). Si vede in seguito un gorgo di acque letali (Erma), nel cui fondo vive il Dragone dalle sette teste. Si spalanca poi la caverna della montagna Occidentale con acqua luminosa. Nella parte più profonda impera l Angelo della Morte (il quale non è stato mai considerato della famiglia dei demoni) insieme ad altri angeli coadiutori. In questa zona fa notte e ci sono le tenebre che legano i Giusti e li rendono prigionieri; alcuni di essi però sono indocili (apeithoùntes), altri dormono (Mt. 27,52; 5. 2En., 22,9. 6. Odi di Sal., 17,8-11; 42,13-26.

190 E. TESTA Ef.5,14). Questa dimora non ha come abbiamo accennato il carattere di stabilità: infatti i suoi inquilini dovranno un giorno essere risvegliati e liberati per entrare nella Gerusalemme Celeste 7, nel Regno di Dio, e avere il riposo eterno in una delle tre dimore definitive che, per il Presbiteri della Chiesa di Gerusalemme, sono o i cieli, o le delizie del Paradiso, o gli splendori della Città (Ireneo). Alcuni Giusti del V.T., Abele ed Enoc, sono però già con il corpo nel settimo cielo, per anticipazione, mentre gli altri ci sono, per adesso, solo con l anima; alla resurrezione ci andranno anche con il corpo, purificato dalla corruzione. In una di queste tre dimore saranno trasferiti anche gli abitatori dello She òl del primo cielo; mentre quello del secondo cielo (gli egrégoroi e i Demoni superiori) saranno gettati nella parte più profonda dello She òl sotterraneo, chiamato Hagual, Abadon o Grande Abisso 8. Possiamo dunque concludere questo primo tema della struttura letteraria del giudeo-cristianesimo, affermando che esso si muove su un fondo apocalittico giudaico, che interessa, come dirà un inno arcaico della chiesa primitiva, tanto gli eporànioi, quanto gli epìgheioi, e i katachthònioi, cioè le tre zone del cosmo intero (Fil. 2,11). II. Le orme apocalittiche lasciate dal Salvatore Fino a pochi anni fa influenzati dalle teorie di Bultmann gli autori, anche cattolici, ammettevano che i miti fossero essenzialmente antistorici e politeistici, causa di alterazioni fondamentali del messaggio che pretendevano manifestare. Negli ultimi anni, valenti autori di storia delle religioni e di etnologia (J.Henninger, M.Eliade, U.Bianchi, J.L.Mc Kenzie, A.Closs, F.Festorazzi, ecc.) hanno affermato al contrario che il mito è piuttosto astorico, può essere monoteistico e che non è suscitato né dalla immaginazione pura, né dall intelletto puro, ma da una facoltà intuitiva che ha le sue radici negli strati più profondi dell anima. E questa una facoltà di afferrare intuitivamente le realtà invisibili, anzi trascendentali; è un affermazione simbolica, una rappresentazione condensata della realtà sacrale. Così almeno considerarono il mito i teologi giudeo-cristiani i quali rivestirono con esso tutto il contenuto della rivelazione (cf. Mythoi 7. PG 14,1052A. 8. Asc. Is., 10,8.

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 191 Ioudaikoì, Tito 1,14; 1Tim.1,4;4,7; 2Tim.4,4), formulando i dogmi essenziali di essa con termini cosmologici della loro apocalittica e con gli elementi della loro simbologia. S. Paolo ne criticherà gli abusi. L Incarnazione apparve ai giudeo-cristiani come una discesa (katàbasis) del Verbo dal cielo alla terra, attraverso la scala cosmica; la Passione fu considerata da essi come un combattimento del Crocifisso con gli Angeli dell aria; la Liberazione dei Giusti del V.T. come una lotta del Vivente con il dragone dalle sette teste e con l Angelo della Morte; la Resurrezione sarà per essi una esaltazione (anàbasis) dell Umanità di Cristo, sopra tutte le schiere angeliche; l Ascensione sarà descritta da loro come un trionfo militare su tutti i nemici travolti nella battaglia. Mitiche sono pure le formulazioni teologiche che riguardano la Chiesa e la salvezza degli individui. Come una sposa preesistente alla creazione è presentata dai giudeo-cristiani la Chiesa di Cristo. E l anima, dopo la morte, dovrà per essi fare un viaggio attraverso le sfere angeliche, rendendo conto ai guardiani dei singoli cieli o attraverso le zone mitiche della terra, per arrivare ai tre Paradisi di Oriente, di Settentrione e di Occidente. Gli stessi mistici devono compiere il mitico viaggio, nelle loro meditazioni domenicali. Finalmente di figure mitiche sono rivestiti i dommi dell escatologia giudeo-cristiana: il millenarismo e l anàpausis. Il mito della Katàbasis Per dire l idea astratta che invisibile per natura, il Verbo non poteva esser scoperto dalle creature quando discese sopra la terra 9 i giudeo-cristiani immaginarono che Nostro Signore, il leone spirituale, inviato dal Padre Eterno, ha nascosto le sue tracce spirituali, cioè la sua divinità. Con gli angeli si è fatto angelo; con i Troni, Trono; con le Potenze, Potenza; con gli uomini, uomo, durante la sua discesa. In effetti Egli è disceso nel seno di Maria, per salvare la razza delle anime umane che avevano sgarrato. In conseguenza essi (gli angeli), nella sua discesa dall Alto, non lo riconobbero e dissero: Cos è questo Re della gloria? Allora lo Spirito Santo rispose: Il Re della gloria è il Signore delle Potenze. Così si legge nel Physiologos che, secondo E. Peterson, darebbe la forma più arcaica del mito della discesa nascosta. L autore del- 9. Ireneo, PO 12, 794.

192 E. TESTA l Ascensione di Isaia già abbellisce questo mito, dandoci, di cielo in cielo, tutti i particolari: c è un discorso di Dio che dà al Cristo l ordine della discesa e dell ascesa dal cielo allo She òl e viceversa, specificandogli tutte le modalità; c è la descrizione minuta della trasformazione del Cristo che attua il comando paterno, dopo il sesto cielo; e perfino c è dal terzo cielo in poi, la menzione di una parola d ordine, presentata ai portieri dei vari cieli inferiori 10. Arrivato sulla terra, il Verbo si sarebbe adattato alla legge comune, per non essere riconosciuto nemmeno dagli uomini 11. Altri autori posteriori arricchiscono ancora di più il mito: si parla allora di un corteggio dello Spirito Santo e dei quattro Arcangeli Michele, Gabriele, Uriele e Rafaele, che ai portieri chiedono, con il Sal 23,10, di aprire le porte al Re della Gloria (corteggio che viene però sciolto dallo stesso Cristo); si afferma che contro le mene degli angeli, curiosi di scoprire la natura del Discendente, Cristo si sarebbe munito di sigilli (sfragìdeis) che lo avrebbero reso invulnerabile e imprendibile. Ireneo afferma che, scendendo i sette cieli, Gesù si sarebbe appropriato delle sette forme del culto angelico, per portarle con il candelabro sopra laterra 12. Come si vede facilmente, le idee astratte della teologia dell Incarnazione (invisibilità, mistero, divinità unita alla natura umana, possesso della Sapienza divina secondo Is. 11,2) sono concretizzate in categorie e in strutture immaginative e mitiche. Il mito della lotta sopra la Croce Come abbiamo visto, gli angeli delle zone inferiori dei cieli (firmamento e aria) erano interessati alla condotta morale dell umanità ed erano in lotta continua con essa a causa delle inosservanze della Legge. Cristo, che doveva con la sua morte pacificare sive quae in terris, sive quae in coelis sunt (Col. 1,20), si dovette occupare anche di questi Angeli inferiori, zelatori ed esigenti. E nacque così il mito della lotta con le Potenze dell aria. Le Omelie Pasquali, ispirate da Ippolito, ci assicurano che l arma usata da Cristo in questa lotta fu solo la Croce, la quale toccando con il suo 10. Asc. Is., 10,7-31. 11. Asc. Is., 11,17. 12. Ireneo, PO 12, 761.

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 193 apice la sommità dei cieli e rendendo stabile la terra con i suoi piedi, stringendo inoltre con le sue braccia immense tutte le parti e gli Spiriti numerosi dell aria, tra cielo e terra, essa fu tutta in tutto e da per tutto. Diventando in più un maledetto a causa della Legge e salendo per questo sulla Croce, Gesù soddisfa, una volta per sempre, alle dure esigenze dei custodi angelici di essa e li spoglia così del loro cheirògrafon, scritto contro l umanità peccatrice; li mette quindi in rotta e diventa capo glorioso di ogni Principato e Potestà 13. Quindi aggioga questi angeli vinti al suo carro trionfatore (Col. 2,15), accomunandoli agli uomini (Col. 1,20) 14. Se avessero scoperto questo piano di battaglia commenta anche S.Paolo i Principi di questo mondo non avrebbero tanto tramato per crucifiggere il Re della Gloria, rappresentante dell intera umanità, che aveva peccato contro la Legge e contro il calendario liturgico, a cui essi erano stati preposti (cf. Enoc!). Il mito della lotta nello She òl Gesù, scendendo nello She òl con lo scopo di liberare i Giusti del V.T., deve lottare con i due custodi di esso, il Dragone dalle sette teste e l Angelo della Morte. Influì, per la formazione di questo mito, tanto quello precedente della lotta del Crocifisso contro i demoni, quanto la liturgia battesimale, dato che la vasca e l acqua erano state accostate dalla simbologia liturgica allo She òl. Il Vivente, il Libero per essenza, scende nel regno dei morti, trasformandosi secondo la forma degli angeli che vi abitano 15, come già ha fatto nella katàbasis della scala cosmica. Dovrà essere per essi fiele e aceto, senza però che se ne accorgano. Presi di sorpresa, i capi saranno sbaragliati e il vincitore potrà liberare i giusti, facendoli suoi prigionieri (Ireneo) 16. Egli combatté con la sua Croce, che sopra la terra ha usato già per legarvi il Demonio e che nello She òl brandirà come una verga 17. 13. Atti di Andrea, 14,54s.; Cirillo di Gerusalemme, PG.33, 802. 14. Asc. Is., 7,9s 15. Asc. Is., 10,8.10. 16. Test. di Dan., 5,10-11; PG 14, 1052A. 17. Cfr. PG. 14, 1052A.

194 E. TESTA Allora Mors et Vita duello conflixere mirando, e l Angelo della Morte, spogliato del suo potere 18, e vedendo discendere nel suo regno questo nuovo personaggio, non legato da catene, proprie di quel luogo, fu atterrito e fuggì, condannando così la sua ignavia; anche i portieri dell Ade ebbero paura (Cirillo di Gerusalemme). Seguitando la battaglia, Gesù fracassò con le proprie mani il dragone dalle sette teste e ne estirpò tutta la sua discendenza 19. Testi tardivi, trasferendo la lotta già combattuta sopra la Croce in questa zona infernale, affermano che Gesù combatté anche contro Belial, contro l Orco e contro il Serpente maligno dell Eden 20 e ottenne così la decisione vittoriosa a favore dei Padri. Tutti i nemici e avversari furono dispersi 21, lo She òl fu vinto e fu spogliato di ogni potere (hàdes skyleouomènon). Il vittorioso, allora, si avvicinò a quelli che dormivano e li svegliò (Cirillo di Gerusalemme), cioè li resuscitò dai morti (cf. Mt. 27,53; Apocrifo di Geremia, Ignazio, Giustino e Ireneo). I risuscitati allora ritornati corporei e ricchi di energia 22 dissero al vincitore ancora trasformato: Sei tu che devi venire o dobbiamo aspettare un altro? (Cirillo di Gerusalemme). E Gesù iniziò il rito battesimale. Radunò un assemblea dei vivi fra i morti, parlando loro con labbra sante 23 : annunziò loro la sua venuta che era stata concessa a quelli che credevano la remissione dei peccati (Ireneo); predicò la speranza, la fine dei secoli e l avvento del giorno eterno 24 ; evangelizzò la buona novella della salute che apportava ad essi (euangelìsasthai; Apocrifo di Geremia). Finita così la catechesi, li spoglia, li fa scendere e risalire nell acqua e li battezza con la propria destra, proprio come si fa con i viventi 25 finalmente impone loro la sfragìs del nome suo 26. 18. Asc. Is., 9,16. 19. Odi di Sal., 12,1-7. 20. Gregenzio, PG. 86,1,654; Test. di Dan., 5,10-11. 21. Odi di Sal., 22,1-7. 22. Odi di Sal., 22,10. 23. Odi di Sal., 42, 13s. 24. Or. Syl., 8,310-312. 25. Epist. degli Apost., PO 9, 209. 26. Odi di Sal., 29,14; 42,13-26.

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 195 Poco dopo scenderanno anche gli Apostoli e i Dottori a continuare in nome della Chiesa la stessa cerimonia compiuta da Gesù nel triduo della sua morte 27. Solo allora lo She òl riconobbe il vittorioso, si diede per vinto e la Morte lo lasciò risalire con un corteggio di parecchi salvati 28. Il mito della esaltazione Anche il domma della esaltazione divina del corpo umano del Risuscitato fu rivestito dai giudeo-cristiani di categorie mitiche. Sfruttarono i concetti e le credenze che essi avevano sopra il mistero domenicale, il quale insegnava la liberazione dalle cose terrene, il passaggio dalle tenebre alla luce, dalla Ebdomade imperfetta della economia del V.T. alla Ogdoade perfetta della nuova liturgia e voleva effettuare un graduale spogliamento dalla corporeità per far rivestire agli uomini la gloria della divinizzazione. Questo mito esprime tali concetti astratti con la categoria fondamentale della anàbasis dallo She òl alla destra del Padre. Ed è lungo questa scala che avviene la trasformazione graduale richiesta dal domma. Il mito inizia dallo She òl, perché da qui dopo aver spogliato l Angelo della Morte, il terzo giorno, Egli risalirà, avendo con sé i Giusti 29. I quali, dopo la loro resurrezione, gridarono al Figlio di Dio: Agisci con noi secondo la tua Grazia; facci sortire dalle tenebre; aprici le porte per uscire con te; perché vediamo che la nostra morte non si è avvicinata a te. Siamo noi salvati con te, perché tu sei nostro Salvatore 30. Gesù li esaudì e risalirono insieme il primo lasciando nel sepolcro le vesti (fasce, sudario, ecc.), come simbolo e segno della morte; gli altri lasciando nello She òl la mortalità della vita anteriore (Erma). Quindi, dopo aver speso tutta la domenica per dare agli apostoli prove tratte dalla S. Scrittura e dalla esperienza della divinizzazione incipiente della sua carne che era stata già mortale (ma ora non più soggetta benché sempre reale e non fantastica alle leggi fisiche), Gesù sale con essi sul Gebel es-sajjad, detto pure Monte Galilea. Sale cioè nel- 27. Erma, Par., 9,16,2-7. 28. Odi di Sal, 42, 15s. 29. Or. Syl., 9,16-17. 30. Odi di Sal., 42.

196 E. TESTA l altura settentrionale dell Oliveto, dove l aspettavano Mosè ed Elia, insieme agli altri Giusti risuscitati la mattina. Alla loro presenza dopo una epifania del Padre che lo proclama suo Figlio amato Gesù, secondo l Apocalisse di Pietro, seguita l anàbasis già iniziata la mattina dallo She òl 31. Ma per quanto grandiosa sia stata questa Ascensione domenicale, rimase ancora, per la maggior parte degli angeli, un mistero pieno di dubbi, per cui la Merkabâ che lo portava, cioè i due angeli di cui parla il Vangelo di Pietro, lo predicarono per tutto il tragitto ai dubbiosi. Con il Sal. 23 intimarono agli Arconti di aprire le porte al Re della gloria; essi aprirono, ma, spauriti, si assembrarono alle porte e non riconobbero la grandezza del Messia (Apoc. di Pietro). Giustino ce ne dà la ragione, dicendo che gli Arconti non lo riconobbero perché lo videro senza bellezza, senza onore, senza gloria nella sua forma 32. Origene, fondandosi anche su Isaia 63,1, ripete lo stesso concetto: l eroe solitario che viene da Edom, con le vesti insanguinate non poteva dissipare i dubbi degli Arconti e delle Potenze ipercosmiche. E vero che nella passione Egli ha fatto eroismi, ma quelle piaghe persistenti fomentavano grossi dubbi (Gregorio Nazianzeno) e poi che cosa significava quel corpo umiliato di uomo? Gli angeli pure dubitarono quando Cristo risuscitò, vedendo che la sua carne saliva dalla terra al cielo. Dissero allora: Chi è il Re della gloria? E mentre alcuni dicevano: Alzate le vostre porte o principi, perché vi entri il Re della gloria. Altri dubitando rispondevano: Ma chi è colui che sale da Edom? (S. Ambrogio). I giudeo-cristiani Naasseniani mettono in bocca agli angeli: Ma questi non è nemmeno un uomo, è un verme della terra! Come si vede, salendo, Cristo non aveva ancora rivestito del tutto le vesti di luce, per cui gli Arconti non lo riconobbero perché egli rivestiva ancora la povera tunica della natura umana, e perché i vestimenti erano stati arrossati al pressoio dei nostri mali (S. Gregorio di Nissa). Anche a questi Angeli inferiori, il Risuscitato avrebbe potuto ripetere quello che aveva detto in mattinata alla fervorosa Maddalena: Non mi intrattenere perché non sono ancora salito al Padre mio (Gv. 20,17). Soltanto con la sessione alla destra di Dio, l umanità di Cristo rivestirà la gloria della divinità, e allora, come afferma l Asc. di Isaia: Tutti i Giusti che io avevo visto e anche gli Angeli vennero presso di lui, e Adamo, Abele e Set e tut- 31. ROC 1 (1910), p. 317. 32. PG 6, 554.

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 197 ti i Giusti si fecero avanti e l adorarono, lodandolo tutti in coro; e anch io cantai con essi e la mia lode era come la loro. E allora tutti gli Angeli si avvicinarono e adorarono e cantarono. E io fui trasfigurato diventando come un Angelo. E allora l Angelo che mi guidava mi disse: Adora Costui! E l adorai e cantai. E l Angelo mi disse ancora: Costui è il Signore di tutte le Glorie che tu hai vedute! 33 Colui che era stato tanto umile sopra la terra (tapeinòs), in tale maniera era diventato nel cielo glorioso (èndoxos)! La sua carne si era completamente trasformata; era diventata incorrotta, gloriosa, potente e spirito vivificante (pneuma Zoopoioùn). Questo giorno dunque per l umanità segnava l inizio di un nuovo mondo (hò estin àllon kòsmou archè). Il mito del trionfo sui nemici e delle donazioni agli amici Era domma creduto da tutta la Chiesa che il Risuscitato, il giorno della sua Ascensione gloriosa (dopo quaranta giorni secondo i lucani, dopo cinquanta secondo i giudeo-cristiani), trionfò sopra i nemici schiavi e donò vari doni alla sua Chiesa (Ef. 4,7-12; Col. 2,15). Anche questo domma fu rivestito dai giudeo-cristiani con strutture mitiche. Il Cristo secondo Ireneo radunò i suoi discepoli, perché volle che la sua Ascensione avvenisse davanti ai loro occhi sicché vedessero aprirsi i cieli per riceverlo 34. La porta che immetteva a così glorioso viaggio si trovava secondo Cirillo sulla Cima dell Oliveto 35. Il corteo è costituito da un gruppo di Giusti che ancora non erano potuti salire nel cielo e rivestire le loro vesti di gloria 36 ; inoltre secondo l Apocrifo di Giacomo era costituito anche da due discepoli; e secondo S. Paolo dai Principati e Potestà, vinti nella lotta della Croce (Col. 2,15). Tutti quanti come prigionieri di guerra devono seguire il carro dei trionfi del duce glorioso che inizia la sua nuova anàbasis nei cieli 37. Il carro è costituito da una nube lucente, quella stessa sopra cui Cristo ritornerà alla fine del mondo come Giudice. 33. Asc. Is., 9,28-32. 34. PO 12, 793. 35. PG 33, 855. 36. Asc. Is., sl., 9,17-18. 37. Asc. Is., sl., 9,17.

198 E. TESTA In questa nuova anàbasis i portieri dei vari cieli riconoscono, nel corpo già glorificato del Cristo, la divinità 38, sicché si pentono della loro ignoranza precedente 39 e si associano alle acclamazioni del trionfo. Ormai tutti hanno compreso il grande mistero di un uomo che era già con Dio, di un uomo mescolato con la divinità (Ippolito). In tutti i cieli la lode si accresceva, dato che le vesti del trionfatore brillavano sempre di più di splendore immenso; aumentavano di cielo in cielo di 49 gradi (Pistis Sophia). Non tutti del corteo possono sopportare tanta luce progressiva: per questo, nel secondo cielo, Cristo fa fermare i due fortunati discepoli che lo avevano accompagnato, poi, arrivato ai cieli superiori, rimanda nella loro sfera anche gli Angeli inferiori. Finalmente, da solo, Cristo glorioso penetra nel cielo di Dio, e si siede alla destra del Padre 40. E mentre quelli che avranno creduto alla sua Croce e alla sua Ascensione al settimo cielo, d onde era disceso, saranno salvati 41, saranno riempiti di doni, secondo la misura che Egli stesso crederà opportuna (Ef. 4,7-9) 42 e poi finalmente saranno fatti compartecipi della sua Gloria 43, i suoi nemici invece, secondo il Sal. 109, saranno per sempre messi come sgabello dei piedi suoi (Ef.1,20-22; 1Cor. 15,25-26; Ebr. 10,12s). Ne parlano Giustino ed Ireneo 44. Il mito dello sposalizio eterno tra la Chiesa e Cristo Per esprimere l idea biblica della preesistenza nel pensiero di Dio, di Cristo e della Chiesa sua sposa, i giudeo-cristiani sono ricorsi al mito della donna attempata e dell uomo archetipo. La preesistenza intenzionale degli occidentali è così diventata una realtà escatologica presente all origine nel disegno divino. Fondati sulla dottrina ebraica della preesistenza di Adamo, l eletto figlio dell Uomo, creato prima dei giorni del sole e degli astri 45, i giudeo- 38. Ireneo, PO 12, 794. 39. Asc. Is., 11, 23-24.25-30. 40. Asc. Is., 11,32. 41. Asc. Is., 3,20. 42. Giustino, PG 6, 559.683. 43. Ireneo, PG 7, 703. 44. Il primo in PG 6, 395 e il secondo in PG 7, 1082. 45. 1En., 48,2.

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 199 cristiani elaborarono la dottrina mitica dell Uomo archetipo. Era questi l Anthropos totale che designava per essi sia l Adamo che il suo corpo, sia l Eletto che la sua comunità dei Santi: puri ambedue, senza peccato, potenza che regge tutte le cose (Sap. 10,1-2) e inseparabili fra loro. E l applicarono a Cristo e alla Chiesa preesistenti. Come Cristo, dunque, l Adamo primo e spirituale è da sempre, così la Chiesa è la prima creata (pròte ektìsthe); è spirituale anch essa (pneumatikè), predestinata avanti ai secoli (Ignazio) ed è esistente prima degli Eoni. Fa parte cioè delle sette cose create da Dio secondo gli Ebrei prima del mondo. Per questa ragione, quando essa si dà a vedere ai visionari, si presenta come una donna attempata con capelli bianchi 46. Compare questa dottrina nel dialogo tra l angelo e il Pastore: Che cosa pensi che sia quella vecchia da cui hai preso il libro? Ed io risposi: La Sibilla!... Sbagli, mi disse, non è la Sibilla. Ed io di nuovo: E allora chi è? Ed Egli: E la Chiesa! Ed io di rimando: E perché è vecchia? Ed Egli: Per il fatto che è la prima creata, per questo è vecchia; e il mondo è stato fatto per essa! 47 Come Eva una volta manifestatasi fu separata momentaneamente soltanto da Adamo, per riformare subito un solo corpo nel matrimonio, così la Chiesa scenderà dal cielo già vestita come una sposa novella, preparata per il proprio marito (Apoc. 21,1-2), come una vergine vestita da sposa che esca dalla camera nuziale, tutta di bianco, la testa coperta fin sulla fronte da una mitra 48. Essa infatti è già sposa di Cristo e a lui è intimamente unita, come corpo all anima 49, come torre alla roccia 50 : non formano che un solo spirito, un solo corpo tra i due. Questo duplice tema, di già per sé mitico, sarà esasperato dai giudeocristiani gnostici, i quali influenzati dall ellenismo parlarono della coppia Logos-Zoè, facente parte della Ogdoade primordiale, e del mito dell Anthropos-Androgine, che da Marco il diacono sarà accoppiato con la stessa Maria, sposa di Cristo! 46. Erma, Il Pastore, Vis., 1,2,2; 4,2,2; 4Esd.,4,4,1. 47. Idem, Vis., 2,4,1. 48. Idem, Vis., 4,2,1-2. 49. 2Clem, 14,1-2. 50. Erma, Sim., 9,13,5.

200 E. TESTA III. La salvezza apocalittica dei fedeli Il mito delle due vie Parlando della Chiesa terrestre i giudeo-cristiani ricorrono al mito esseno delle due vie o dei due Spiriti. Già l ebraismo aveva parlato dei due yes\er, per esprimere le due tendenze psicologiche al bene e al male, insite nell uomo sin dalla creazione, chiamate diaboùlia o logismoì. I giudeo-cristiani volendo dare una spiegazione a questa duplice tendenza psicologica, ricorsero al mito esseno dei due spiriti. Dio, nel piano salvifico della predestinazione, ha creato due Spiriti, il Principe della luce o Angelo della verità e Belial o Angelo delle tenebre. Il primo ha arruolato sotto la sua bandiera gli eletti, i figli della giustizia o i figli della luce, separati da Dio dal gruppo dei figli delle tenebre o della iniquità, che obbediscono a Belial o all Angelo tenebroso. Una inimicizia implacabile oppone i due eserciti in lotta, che durerà per volontà di Dio per tutto il corso della storia, fino al termine deciso, fino alla rinnovazione o visita di Dio. Durante questa visita della collera ardente di Dio, i figli delle tenebre saranno distrutti e non rimarrà di essi nessun resto 51. Questa dottrina costituirà per la Chiesa nascente una paràdosis o dottrina apostolica (S. Paolo e S. Giovanni) 52. Erma però dà al mito una colorazione tutta propria. L Angelo della luce diventa un Essere Increato, uno Spirito divino (tò Theion pneuma), cioè diventa lo Spirito della Verità (pneuma aletheìas), che è il Signore (Kyrios), la Seconda persona della SS. Trinità. L Angelo delle tenebre rimane invece il diavolo, creato da Dio e diventato cattivo per propria iniziativa. Con il rito del battesimo il neofita si attacca (akolouthein) all Angelo della giustizia e rinunzia (apotàxasthai) all Angelo del male 53. Dipende dalla condotta etica del battezzato se lo Spirito Santo, delicato, riservato, dolce e pacifico, continuerà a vivere gioiosamente nell anima sua. Basterebbe un eccesso di collera perché lo Spirito si senta nell angustia e cerchi di uscire dalla sua dimora. Al suo posto entrerebbe subito lo Spirito cattivo. Incompatibile è la coabitazione dei due Spiriti 54. 51. 1QS 3,15-4,26. 52. Gregorio di Nissa, SC 6,43. 53. Erma, Il Pastore, Prec., 4,2,9. 54. Idem, Prec., 5,1; 2-4; 2,5.

L APOCALITTICA GIUDEO-CRISTIANA 201 I frutti delle due presenze sono diametralmente opposti. I frutti dello Spirito Santo sono voci di giustizia, di santità, di temperanza, e tutte opere buone. Le sette vergini e le dodici vergini sono la personificazione di tali virtù. I frutti invece dello Spirito cattivo sono tutti i vizi che, insieme con gli spiriti del male loro preposti, s impossessano materialmente dell anima. I sette demoni (pneùmata) o i dodici demoni ne sono una personificazione. La vita spirituale è dunque per ogni anima una lotta contro questa possibilità di possessione diabolica e contro le suggestioni del male (diaboùlia). La preghiera, il digiuno sono le armi per tale lotta che è possibile sempre vincere, perché il Demonio, dopo la vittoria di Cristo, è senza una potenza reale 55. Come si vede la struttura mitica essena è stata cristianizzata. Invece essa fu esasperata dagli gnostici, i quali, mettendosi sulla linea della teologia iranica e della filosofia platonica, caddero nel dualismo ontologico, ammettendo due principi eterni Jahweh e Gesù, V.T. e N.T., spirito e carne, maschio e femmina, incompatibili per essenza fra loro. Il mito del buon viaggio Fu rivestita con tale mito la dottrina della salvezza individuale del defunto e le elevazioni spirituali dei mistici. Questi ultimi raggiungono la salute mediante la meditazione o le visioni celesti e mediante l iniziazione per ignem. Isaia attraversa le sfere successive dei cieli, nella estatica Ascensione omonima; Erma fu trasportato in una regione inaccessibile, mentre il cielo si apriva 56. Anche S. Paolo fu rapito al terzo cielo (2Cor. 12,2-3) e S. Giovanni fu rapito in spirito e vide i cieli aperti (Apoc. 4,1-2). Lo stesso assicura S. Stefano (Atti 7,55s). Di solito queste estasi purificanti accadevano nel giorno della domenica (Apoc. 1,10) e producevano una graduale liberazione dal sensibile (2Cor. 12,2-3: con il corpo o senza corpo non lo so ). L iniziazione per ignem con la conseguente impressione di lettere, di numeri, di sigilli e di segni sulle vive carni aveva invece un valore purificante per gli iniziati, punitivo per gli ilici o terreni. Inoltre aveva un valore escatologico, illuminante e configurante al corpo glorioso di Cristo 55. Idem, Prec., 8,2; 11,17. 56. Idem, Vis., 1,1,3-4.

202 E. TESTA per i giusti, distruggente ed eterno per i peccatori. Finalmente costituiva una prova divina, arra efficace di redenzione per i fedeli, e minaccia per l empio e per il peccatore 57. I defunti raggiungono la salute mediante un rito funebre di iniziazione e mediante le varie commemorazioni delle sinassi liturgiche. Ci sono alcuni che redimono i loro morti per premunire il loro passaggio. Infatti alcuni di questi mischiando olio con acqua, lo versano sul capo del partente. Costoro usano come essenza profumata il detto balsamo e acqua, insieme con la comune invocazione con lo scopo di diventare imprendibili e invisibili ai Principati superbi e alle Potestà e perché il loro uomo interiore possa ascendere non visto: quasi essi siano di quelli che lasciano il loro corpo tra le creature, mentre l anima loro al contrario è diretta verso il Demiurgo Comandano inoltre di dire nella stessa iniziazione ai Principati e alle Potestà le loro conoscenze misteriose sulla loro natura in modo da confonderli. E dicono che le Potestà fuggono da questi iniziati, che superiori ad esse possono compiere il loro viaggio santificante 58. Viaggio che compiono mentre la Chiesa li accompagna nelle sinassi del giorno terzo, nono, quarantesimo e del giorno anniversario. E questo buon viaggio (detto da essi èxodon oppure eùodon), tanto per i defunti quanto per i mistici, è strutturato secondo uno schema mitico comune. Essosi può svolgere o attraverso le regioni cosmiche della nota scala spesso superate con il carro merkabâ o attraverso le regioni mitiche dell Oceano, superato per mezzo della nave. Questo duplice viaggio aveva delle tappe, delle difficoltà, delle guide, dei mezzi comuni. I mezzi erano in conseguenza dei riti di iniziazione il possesso di lettere, di numeri, di sigilli, di nomi sacri, manifesti o segreti, da usarsi come potenti lascia-passare. Le guide erano Reymel, Michele- Waw o un altro dei sette arcangeli, a seconda della specializzazione. Le difficoltà erano i vizi-demoni, le mitiche regioni da attraversare, le porte, gli Arconti e le potestà da superare, essendo costoro gelosi guardiani dei vari cieli o delle varie regioni loro affidate. Le tappe obbligatorie erano quel superamento ascetico di se stessi, per poter raggiungere la perfezione e di conseguenza per poter acquistare la capacità di conoscere Dio a faccia a faccia e per vedere tutti, le cose degli altri e le proprie. Grosso modo, tali tappe erano divise in tre grandi regioni: la prima di purificazione, la 57. Clemente d Alessandria, PG 9,710 e forse 1Pt 4,12-19. 58. Ireneo, PG 7,666; Epifanio, PG 41, 635, Teodoro, PG 89, 362.