Walter Veltroni E se noi domani L Italia e la sinistra che vorrei Rizzoli
Proprietà letteraria riservata 2013 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-17-04449-3 Prima edizione: maggio 2013 Impaginazione e redazione: studio pym / Milano
E se noi domani
Per mio nonno Cyril Kotnik, che ha conosciuto l orrore delle torture naziste di via Tasso.
Per raggiungere il porto, si deve navigare. Navigare, non gettare l ancora. Navigare, non andare alla deriva. Franklin Delano Roosevelt, 14 aprile 1938
Premessa Alcune avvertenze per l uso di queste pagine. Il testo che è arrivato nelle vostre mani non è un saggio, uno di quelli ordinati e compiuti. No, quello che state per leggere è un pamphlet. Non è il manifesto di chi si candida a qualcosa, non è un esauriente programma politico o elettorale. Sono idee sull Italia e sui democratici. Ci si può dimettere dagli incarichi e ritrarre dal potere ma non si può rimuovere, se autentica, la passione per le cose della propria comunità. È qui, solo qui, il senso di questo testo. Non c è nessuna «dietrologia delle ragioni» da coltivare. È solo il pensiero di chi osserva la politica con passione. Forse per questo è, spero, un libro libero e aperto. Un libro scritto nelle settimane precedenti la drammatica elezione del presidente della Repubblica, che ha squadernato tutta intera la crisi devastante del sistema politico e la pericolosa fragilità di quello istituzionale. Un collasso che, per la combinazione con l acutezza della crisi sociale, può generare fenomeni pericolosi per la stessa democrazia. E, nonostante questo, il discorso 11
E se noi domani politico è sempre identico: un intreccio di isteria e gergalità che respinge e allontana dalle passioni. Eppure proprio di passione politica in questo Paese ce n è tanta. Penso anche ai ragazzi che hanno occupato le sedi del Pd nell aprile 2013: dimostrano quanto sia diffusa la voglia di partecipare e quanto sia necessaria una politica che si metta in moderna relazione con essa. L Italia sta passando dalla cruna di un ago, stretta tra recessione e crisi politico-istituzionale. A spingerla fuori sarà solo la passione civile e la razionalità di un disegno d insieme che torni a far pensare che la politica non è un luogo buono per maneggioni e ambiziosi incontinenti, ma la più alta ed emozionante delle missioni laiche. Quella di cui, comunque, una comunità ha bisogno per sopravvivere. Attorno alla elezione del presidente della Repubblica si è consumata la crisi del sistema, della quale lungamente si parla in questo libro, e il logoramento di un Pd che ha mostrato di essere molto lontano dall idea di partito aperto, riformista e non correntizio con cui era nato. In fondo le riflessioni che il lettore sta per conoscere muovono proprio dalla considerazione della pericolosità, per tutta la democrazia italiana, della implosione di un partito e di una idea, quella della sinistra riformista, che ha il dovere di rappresentare la ragione e la passione per il cambiamento di tanta parte del Paese. Avendolo fatto crescere, con tanta fatica, ho provato davvero dolore in quei giorni per lo spettacolo di divisioni e personalismi che il Pd ha messo in campo. 12
Premessa Ma non smetto di credere ostinatamente alla giustezza della ispirazione che lo ha fatto nascere: la necessità di un grande e plurale partito riformista, capace di accogliere anche spinte e posizioni più radicali e riconoscere a esse piena cittadinanza. Un partito che si proponga davvero di fondare un nuovo assetto istituzionale e di far vivere un progetto generale, una sorta di rivoluzione democratica per l Italia. E di dare per la prima volta a questo Paese una maggioranza riformista. È stato il sogno della mia vita politica e non intendo rinunciarvi, almeno con le idee. Da questo bisogno di chiarezza è nato il libro e anche il suo carattere insolitamente rapsodico. Così anche le parole, figlie dei pensieri, hanno preso quel ritmo. E dunque forse sono più libere. È come se, si parva licet, il rassicurante Seurat avesse improvvisamente dipinto un quadro con i colori impetuosi di Turner. Per me questo testo è lo sviluppo dell idea dell Italia e del centrosinistra che tentai di definire per il Pd al Lingotto nel 2007. Una precisazione va fatta, per rispondere alla legittima domanda: «Perché le cose che dici non le hai potute realizzare?». È finalmente il momento di ricordare che dal 2001 a oggi il tempo della mia responsabilità politica nazionale è durato in tutto sedici mesi, da quando, nell ottobre del 2007, facemmo nascere il Pd e lo portammo poi al 34 per cento, fino alle dimissioni del febbraio 2009. Meno di un anno e mezzo su dodici. Prima 13
E se noi domani di allora sono stato sindaco di Roma e dopo non ho più avuto, e credo di essere stato l unico, nessun incarico di direzione politica. Lo dico solo perché mi sono stufato di essere accomunato a chi, da una parte e dall altra degli schieramenti, ha svolto funzioni di governo, parlamentari e di partito ininterrottamente o quasi per tutti questi dodici anni. Ma io sento, per parte mia, una responsabilità. Non aver detto prima, per pavloviano spirito di unità, ciò che è scritto nelle pagine che seguono. Anche questo testo, per me, ora che non ci sono altre sedi per farlo, è un contributo all unità e al rilancio delle idee di cambiamento. Unità frutto non di rimozioni o di antichi e nobili riflessi naturali, ma di una sincera nettezza delle proprie posizioni. E di un grande amore per il riformismo e per il Paese.