Le vittime del lavaro : Altorilievo di Vincenzo Vela



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Transcript:

Le vittime del lavaro : Altorilievo di Vincenzo Vela Autor(en): Objekttyp: Foletti, Giulio Article Zeitschrift: Unsere Kunstdenkmäler : Mitteilungsblatt für die Mitglieder der Gesellschaft für Schweizerische Kunstgeschichte = Nos monuments d art et d histoire : bulletin destiné aux membres de la Société d Histoire de l Art en Suisse = I nostri monumenti storici : bollettino per i membri della Società di Storia dell Arte in Svizzera Band (Jahr): 44 (1993) Heft 2 PDF erstellt am: 28.05.2016 Persistenter Link: http://dx.doi.org/10.5169/seals-393928 Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder Ausdrucke aus diesem Angebot können zusammen mit diesen Nutzungsbedingungen und den korrekten Herkunftsbezeichnungen weitergegeben werden. Das Veröffentlichen von Bildern in Print- und Online-Publikationen ist nur mit vorheriger Genehmigung der Rechteinhaber erlaubt. Die systematische Speicherung von Teilen des elektronischen Angebots auf anderen Servern bedarf ebenfalls des schriftlichen Einverständnisses der Rechteinhaber. Haftungsausschluss Alle Angaben erfolgen ohne Gewähr für Vollständigkeit oder Richtigkeit. Es wird keine Haftung übernommen für Schäden durch die Verwendung von Informationen aus diesem Online-Angebot oder durch das Fehlen von Informationen. Dies gilt auch für Inhalte Dritter, die über dieses Angebot zugänglich sind. Ein Dienst der ETH-Bibliothek ETH Zürich, Rämistrasse 101, 8092 Zürich, Schweiz, www.library.ethz.ch http://www.e-periodica.ch

*: : :*: : *M^:*:*:*:*H*:*:*ra^^ Capolavori d'arte Svizzera Giulio Foletti Le vittime del lavoro - Altorilievo di Vincenzo Vela Il viaggiatore che transita nella stazione di Airolo, nei pressi del tunnel ferroviario del San Gottardo, scorge, ai margini del piazzale, un gran cubo di granito. È un monumento, inaugurato nel 1932 per commemorare i cinquantanni del traforo fer roviario del San Gottardo, che racchiude l'altori lievo in bronzo intitolato Le vittime del lavoro, l'opera senza alcun dubbio più conosciuta e discussa dello scultore ticinese Vincenzo Vela, nato a Ligornelto nel 1820 e ivi morto, tra il gene rale cordoglio, nel 1891. L'importanza e il significato di questo bassori lievo, il cui gesso originale è conservato nel Mu seo di Ligornetto, sono notevoli non solamenie per la cultura artistica elvetica e, in particolare, del Canton Ticino. Infatti Le vittime del lavoro, opera concepita e realizzata tra il 1880 e il 1882, rappresenta senz'altro uno dei capolavori ricono sciuti, anche sul piano europeo, della scultura mo numentale sviluppatasi, durante tutto l'ottocento, nel solco della grande tradizione accademica e realista. Occorre pure sottolineare che questo tipo di produzione artistica solo di recente è stato riam messo, pur tra mille incertezze critiche e distin zioni estetiche, nella storia dell'arte ottocentesca. Fino a pochi anni or sono la quasi totalità dei mo numenti e delle statue che popolano piazze, viali e cimiteri di tutte le città europee erano semplice mente dimenticate: il loro valore formale pareva essere nullo, soffocato com'era dalla retorica cele brativa, dalla apparente mancanza di genuinità artistica e dall'incompatibilità con quella libertà estetica dichiaratamente perseguita dalle avan guardie. Oggi ci si rende conto che questa abbon dante produzione artistica, che effettivamente non è sempre di grande livello, porta con sé va lori formali e culturali non indifferenti, special mente quando l'artista, come nel caso del Vela con le Vittime del lavoro, aveva liberamente unito il suo credo artistico con la comune volontà cele brativa. Sono ben note le vicende biografiche e le ca ratteristiche dell'arte di Vincenzo Vela: dapprima umile scalpellino nella cave di marmo di Besazio, si reca nel 1832 a Milano presso lo studio del fra tello Lorenzo, scultore d'ornalo. Contemporanea mente segue gli studi presso l'accademia di Brera, tappa obbligata di tutti gli artisti ticinesi, dove frequenta i corsi di Benedetto Cacciatori (1793-1871), artista neoclassico di stretta osser vanza, e del pittore Luigi Sabatelli; ma il giovane Vela si stacca subito dall'influenza del neoclassici smo accademico, rivolgendo la sua attenzione alle esperienze innovative di Lorenzo Bartolini (1777-1850), scultore particolarmente attento alla viva e immediata rappresentazione della realtà; pure determinante, a quanto sembra, anche l'in fluenza del ginevrino James Pradier (1790-1852). Questa aspirazione a rappresentare con immedia tezza il dato naturale, al dì là del «belio» conven zionale e accademico, trova nel Vela un entusia sta sostenitore: e del resto la sua eccezionale e na turale capacità esecutiva, l'abilità artigianale im parata direttamente nelle botteghe e nelle cave di marmo del paese natale, facilitarono questa pro pensione a rappresentare nel marmo la realtà così come appare. Non bisogna però leggere la scultura del Vela con una chiave semplicemente realistica, come spesso si tende a fare riferendosi proprio alle Vittime del lavoro. La sua arte, anche quella dell'ultimo periodo, resta sempre negli stretti canoni della cultura romantica: il model lato del Vela rifiuta infatti il pittoricismo imme diato e l'aderenza totale, senza mediazioni, al vero, tipici della più schietta scultura realistica. Al contrario, la linea, i piani e il «colore» del model lato restano sempre definiti con chiarezza, e la ri cerca del vero (talvolta sorprendente per la capa cità mimetica di rendere i più minuti aspetti della realtà) cerca esclusivamente di sottolineare la psi cologia e l'emozione del soggetto raffigurato. Tutte le opere di successo del Vela rispondono a queste concezioni artistiche: sempre a Milano, tra il 1847 e il 1850 modella lo Spartaco, rappre sentazione simbolica della rivolta dei popoli op pressi contro i regimi autoritari; nel 1852, per la sua partecipazione nei moti libertari del 1848, deve trasferirsi a Torino, dove insegna all'accade mia Albertina fino al 1867, anno in cui ritorna nella sua villa di Ligornetto, carico di onori e di gloria. A questo periodo risalgono - e sono da ri cordare nella vastissima produzione creata dal suo inesauribile atelier - molte opere che gli val gono la fama internazionale, come Gli ultimi

^^^^^^^^^^m^^m^^^^^^mmmm^^^^^mmm^^ 1 v*.>. -*ä -f- y- Vincenzo Vela, Le vittime del lavoro, 1932, bronzo, 244x327 cm. Airolo. giorni di Napoleone I, presentata all'esposizione Internazionale di Parigi nel 1867 e acquistato da Napoleone III, il monumento all'alfiere in Piazza Castello a Torino del 1857, il Cristoforo Colombo commissionatogli dall'imperatrice Eugenia e de stinalo all'imperatore Massimiliano del Messico... L'altorilievo intitolato alle Vittime del lavoro. modellato nel gesso tra il 1880 e il 1882, è dunque un'opera di un artista ormai maturo, ricco e arri vato, con alle spalle una carriera prodiga di suc cessi, e quindi pienamente libero di dare sfogo alla sua creatività e alle sue più autentiche pas sioni. Occorre sottolineare che questa origine non è molto comune in questo tipo di produzione arti stica, legata, per lo più, a commissioni dirette o a concorsi ben precisi. Il grande altorilievo è quindi l'omaggio del Vela, memore delle sue origini proletarie, alle centinaia di umili lavoratori che in quel periodo sacrificarono la loro vita e la loro salute nella co struzione della galleria del San Gottardo; è l'espressione singolare del pensiero filantropico, radicale e socialisteggiante che sempre il Vela aveva apertamente professato e concretamente praticato, partecipando di persona ai moti risorgi mentali italiane e alle rivolte liberali nel Ticino; è infine una moderata rivolta verso i committenti nobili e aristocratici che sempre, fino ad allora, avevano sostenuto la carriera dell'artista: «In questi tempi in cui si sprecano milioni per mo numenti ai re, in cui si erigono tanti ricordi per i ricchi mi è sembrato dovere il ricordare i martiri del lavoro» scriveva ad un amico poeta nel 1886. D'altro canto il Vela sperava che l'altorilievo potesse trasformarsi in monumento ufficiale per commemorare l'apertura del tunnel del Gottardo avvenuta, per l'appunto, nel 1882. La presenta zione del lavoro all'esposizione nazionale di Zu rigo del 1883, con il titolo «Die Opfer der Arbeit» e con la precisazione che si trattava di un «Gypsmodell für ein in Bronze auszufüherendes Hochre lief» fu certamente dettata dalla volontà di pro porre il lavoro a qualche mecenate, perché fosse tradotto in un monumento ufficiale. Quest'aspira zione trovò espressione anche nella proposta di unire all'altorilievo un busto di Louis Favre, l'inge gnere che diresse i lavori del traforo del San Got tardo. Di questo tentativo, che mutava radicai-

SSÌSSSSS^^ AW* P @ m * FAVRF, PM^»afe-** ";;:.", i Slittili HI n witf Vincenzo Vela, Bozzetto per il monumento all'ingegnere Louis Favre. Riproduzione in «Giornale Ufficiale Esposi zione Nazionale Svizzera» 19-20 (1883) p. 191. mente il significato del bassorilievo trasforman dolo da memoriale degli operai morti per malattia o incidente ad un blando omaggio, un poco reto rico, all'ingegnere che diresse i lavori, sono testi moni un disegno apparso sul «Giornale Ufficiale il lustrato dell'esposizione Svizzera» del 21 giugno 1883, ispirato certamente dal Vela stesso, e un modelletto più tardivo, in gesso colorato. Ma, vivente lo scultore, forse per il carattere eversivo del bassorilievo, forse per le polemiche sorte circa la sua eventuale collocazione, a com memorare l'impresa del San Gottardo fu chiamato lo sconosciuto scultore Pietro Andreoletti (1841-1932) di Porto Ceresio, che realizzò due mo numenti, invero un poco retorici e convenzionali, nei cimiteri di Gesehenen ed Airolo. Solamente nel 1893, due anni dopo la morte dello scultore, il gesso fu tradotto in bronzo, die tro esplicita richiesta della Galleria d'arte Mo derna di Roma. Ma, come detto, l'aspirazione del Vela di vedere collocato Le vittime del lavoro nei pressi della galleria del San Gottardo fu esaudita solamente nel 1932; il monumento, voluto dalle Ferrovie Federali, fu inaugurato il 1 giugno del 1932. Reca sul retro la lapide dettata da Francesco Chiesa «Nel cinquantesimo anniversario della grande umana vittoria che dischiuse fra genti e genti la via del San Gottardo questa pietra ove l'arte segna e consacra l'oscura eroica fatica del la voratore ignoto MDCCCLXXXII-MCMXXXII». L'opera suscitò, fin dal momento della sua ap parizione, notevole interesse sia in Svizzera che in Italia, dove fu presentata, nell'esposizione na zionale di Torino, nel 1884; i critici e il pubblico erano impressionati dalla forza polemica del vi vace realismo del mesto corteo di minatori, che descrive nei dettagli - il panno grezzo della ba rella, gli stivaloni, il cappuccio del mantello, le lu cerne, la cupa e fumosa atmosfera - la tragica conclusione di un incidente sul lavoro. Tuttavia, benché siano innegabili queste concessioni all'im mediatezza e all'iliustrativismo dell'estetica reali stica, l'altorilievo è ancora inseribile in una di mensione tardo romantica sia dal punto di vista formale (si veda ad esempio la voluta deforma zione antirealistica dell'anatomia dei minatori) sia dal punto di vista concettuale: in fondo il ritmo della scena ha una dimensione sacrale e simbo lica che annobilisce il crudo realismo della com- 7~7" A v$? Vincenzo Vela, Le vittime del lavoro, le Ligornetto, Museo Vela. JSfe A y 11-1883, gesso. Antonio Ciseri, Trasporto di Cristo al sepolcro, olio/tela, 1864-1868. Locamo, Santuario Madonna del Sasso.

}y -,ii " s. «U H? M.'^al-i î?srf TRAFORO MDCCCLXXI - MiDCCCLXXXIl - tìati " ' Vincenzo Vela, Le vittime del lavoro, 1932, Airolo. posizione. Non a caso una delle fonti che ispira rono il Vela è un altro capolavoro dell'arte acca demica e romantica dell'ottocento italiano e tici nese, il Trasporto di Cristo al Sepolcro, dipinto tra il 1864 e il 1868 per il santuario della Madonna del Sasso di Locamo dal pittore ticinese Antonio Ciseri (1821-1891). La somiglianza iconografica (si veda l'analogia tra il Cristo e il minatore morto) e anche l'affinità spirituale tra le due opere, già no tate dai critici dell'epoca, è notevole: sono due fu nerali, uno religioso l'altro volutamente laico che rispondono alla stessa volontà di raffigurare, at traverso il verismo delle espressioni, il dolore della morte. D'altro canto Le vittime del lavoro sono facil mente collocabili nell'ambito di una certa produ zione artistica europea a sfondo realistico e so ciale, tipica della seconda metà dell'ottocento e denominata in Italia «Verismo sociale»; ne sono buoni esempi la notissima opera Proximus tuus dello scultore italiano Achille d'orsi (1845-1929), i bronzi dedicati ai lavoratori del braccio da Jules Dalou (1838-1902) o da Costantin Meunier [1831-1905), o anche la Tour du Travail di Rodin, accanto a cui l'opera del Vela fu esposta nell'espo sizione universale di Parigi del 1900. Le vittime del lavoro sono, per tutti questi mo tivi, tra le più significative opere del nostro Otto cento; e sono anche un buon viatico per chi vuole affrontare il difficile viaggio nello sterminato, va riegato, e in buona parte sconosciuto, mondo della scultura del secolo passato. Giulio Foletti è storico dell'arte ricercatore presso l'uffi cio cantonale dei monumenti storici. Laureatosi a Fri bourg nel 1984, ha pubblicato alcune monografie su arti sti ticinesi dell'ottocento e del Novecento. Bibliografia Offizielle Zeitung der Schweizerischen Landesausstel lung 19-20, 1883, p. 183-192. - R.MaNZONI, Vincenzo Vela. L'homme le patriote l'artiste, Milano 1906. - A. Gui dini, Vincenzo Vela, Como 1893. - ANGELO GATTI, Vin cenzo Vela, Roma/Bellinzona 1944. - M.JOACHIM WASaVlER, Museo Vela a Ligornetto, Berna 1987,- D.MAS- SOLA, Vincenzo Vela, Lugano 1983. - N.J.SCOTT, Vin cenzo Vela 1820-1891, New York/London 1979. Redazione: Elfi Rüsch