«Gesù Cristo - la fedeltà di Dio»



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1 «Gesù Cristo - la fedeltà di Dio» Concelebrazione eucaristica alla fine dell anno accademico 2013/14 Centro Internazionale giovanile di San Lorenzo, Chiesa di «San Lorenzo in piscibus», Roma, 13 giugno 2014, ore 18.30 Saluto Cari fratelli nel servizio sacerdotale, cari amici del Centro San Lorenzo, cari fratelli e sorelle in Cristo! La Chiesa celebra oggi la memoria di Sant Antonio di Padova o di Lisbona (ca. 1195-1231), frate francescano, teologo, grande predicatore e Dottore della Chiesa. San Francesco d Assisi lo chiamò in una lettera il mio vescovo (1223/24). Fra le sue opere emergono circa 250 appunti e pensieri preparate per le sue omelie della domenica e delle feste dell anno liturgico. Sant Antonio era un vero predicatore positivo come lo richiede il nostro Papa Francesco nell Esortazione Apostolica «Evangelii gaudium» (24 nov. 2013). 1 Ringrazio per questo invito alla celebrazione eucaristica in occasione della chiusura dell anno accademico 2013/14. Ringrazio tutti componenti dello staff del Centro Internazionale giovanile di San Lorenzo, gli studenti della School of Mission della comunità Emmanuel, i volontari e la comunità eucaristica e di preghiera che si è formata in questo anno. Da parte del Pontificio Consiglio per i Laici ringrazio per tutto quello che è stato fatto in questo anno, per tutta la semina che avete distribuita in questa Chiesa di San Lorenzo «in piscibus» e nell attiguo Centro giovanile. Il Signore ricompensa le vostre fatiche e il vostro impegno per la diffusione della Sua Buona Novella fra i giovani con abbondanti doni e grazie. Omelia 1 Cfr. Francesco, Esortazione Apostolica «Evangelii gaudium» sull annuncio del vangelo mondo attuale, 24 nov. 2013, Tipografia Vaticana, Città del Vaticano 2013, 144 (= EG n. 159); vgl. Ariane Czerwon, Predigt gegen Ketzer. Studien zu den lateinischen Sermones Bertholds von Regensburg, Collana: Spätmittelalter, Humanismus, Reformation 57), Editrice Mohr Siebeck, Tübingen 2011, 112.

2 (Mt 5,27-32) Cari fratelli nel servizio sacerdotale, cari amici del Centro San Lorenzo, cari fratelli e sorelle in Cristo! Quando ho letto l Esortazione Apostolica «Evangelii gaudium» di Papa Francesco mi ha molto sorpreso l importanza che il Santo Padre attribuisce all omelia e alla catechesi. Non meno di 30 delle 220 pagine di questo documento sono dedicate (nell edizione italiana) a queste due tematiche. Il Papa caratterizza la buona omelia coll uso di un linguaggio positivo: Non dice tanto quello che non si deve fare ma piuttosto propone quello che possiamo fare meglio. In ogni caso, se indica qualcosa di negativo, cerca sempre di mostrare anche un valore positivo che attragga, per non fermarsi alla lagnanza, al lamento, alla critica o al rimorso. Inoltre, una predicazione positiva offre sempre speranza, orienta verso il futuro, non ci lascia prigionieri della negatività. 2 L odierna pericope che segue la lectio continua del vangelo di Matteo (Mt 5,27-32) - che fa parte del discorso della montagna (cfr. Mt 5,1-7,29) - è una forte esortazione dai contenuti inequivocabili: Non commetterai adulterio. 3 E Gesù stesso alza il tiro riguardo al sesto comandamento del decalogo quando aggiunge: Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. [Vorrei notare che ci troviamo davanti alla «questio maxime disputata» degli ultimi mesi riguardante il magistero ecclesiale e la riflessione della Teologia morale, cioè la concezione autentica del matrimonio cristiano con tutte le sue implicazioni (unità, indissolubilità). 4 Facciamo allora molto bene se riflettiamo un po sull odierno brano evangelico che offre fra l altro la linea di demarcazione tra la concezione teologica, l ordinamento canonico e la conseguente prassi della Chiesa Cattolica, della Chiesa Ortodossa e del Protestantesimo.] Considerando l indicazione del Papa s impone la domanda: dove si trova nell odierno insegnamento di Gesù il valore positivo che attragga e che va proposto dal predicatore? Dove si trova l offerta della speranza, dell orientamento verso il futuro, 2 Francesco, EG 159 3 Cfr. Meinrad Limbeck, Matthäus-Evangelium, Collana: Stuttgarter Kleiner Kommentar. Neues Testament 1, Editore Katholisches Bibelwerk, Stuttgart 1986,87-89; Joachim Gnilka, Das Matthäusevangelium 1,1-13,58, in: HThK NT I/1, 159-171; Ulrich Luz, Das Evangelium nach Matthäus (Mt 1-7), in: EKK I/1, 346-369; Peter Fiedler, Das Matthäusevangelium, in: ThK NT 1, 129-158, bes. 136-141. 4 Cfr. CCC 1644; Walter Kardinal Kasper, Das Evangelium von der Familie. Die Rede vor dem Konsistorium, Verlag Herder, Freiburg im Breisgau 2014.

3 dell uscita dalla prigione della negatività? Vorrei suggerire alla nostra riflessione tre passi per arrivare a questa prospettiva positiva, senza omettere o annacquare il contenuto chiaro e preciso dell odierna pericope del vangelo di Matteo. 1. «Non desiderare» Nel secondo insegnamento paradigmatico del discorso della montagna si lasciano evidenziare tre aspetti: il primo riguarda la radice profonda dell adulterio, cioè il desiderio di voler avere per sé la donna di un altro. Mi sembra che dipende tanto dalla giusta interpretazione del verbo greco «μοιχεύω» - «desidero». 5 L insegnamento di Gesù mette insieme il sesto (adulterio) con il nono/decimo comandamento del decalogo, cioè il desiderio di voler avere per sé la moglie oppure le proprietà del prossimo (cfr. Es 20,14.17; Dt 5,18.21). È importante sapere che nella concezione ebraica solo l uomo poteva rompere il matrimonio di un altro ma non il proprio matrimonio. Certamente non è facile intendere bene l espressione di Gesù (cfr. Mt 5,28): Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha commesso adulterio con lei nel proprio cuore, che fa capire che non lo sguardo come tale provoca la rottura del matrimonio, ma solo quando si tratta del primo passo di un azione successiva, cioè uno sguardo che ha una precisa intenzione. Anche il relativo verbo ebraico («chamad») esprime non solo un desiderio teorico ma contiene una intenzione molto concreta. 6 E questo desiderio porta in sé una duplice conseguenza: da una parte rompe il vincolo matrimoniale esistente e dall altra parte riduce la donna ad un oggetto di un possesso personale. 7 Mi sembra che il primo valore attraente del nostro vangelo si trova nella nuova visione della donna che non è più un oggetto da possedere, che non può più passare da un proprietario dall altro. Ma questo versetto contiene anche il riferimento ad una delle radici più profonde del peccato in genere, cioè il desiderio dell avere. Lo stesso Signore afferma che il peccato dell adulterio nasce - e anche si consuma - nel più intimo dell uomo, cioè nel suo cuore. E i due versetti seguenti (VV 29 s.) fanno capire che l occhio - oppure la mano - sono in grado di svegliare oppure di indurre a questo desiderio dell avere. Mi sembra che siamo davanti ad una delle radici profonde di tante ingiustizie e tante miserie in tutta la storia dell umanità, del passato e del presente, cioè la scontentezza dell uomo di fronte a quello che veramente è e quello che legittimamente possiede. E non è di poco conto che Gesù sottolinei per ben due volte (VV 29.30) che è in gioco il destino definitivo dell uomo, cioè la sua condanna irrevocabile, l entrata nella Geenna, cioè nell inferno. Così ci viene detto che con desideri incontrollati o impulsivi, ma anche coll occhio o con la mano, decidiamo il nostro ultimo destino. Nessun 5 Cfr. Friedrich Hauck, art. «μοιχεύω», in: TWNT 4, 737-743. 6 Cfr. Luz, Evangelium nach Matthäus 264. 7 Cfr. Gnilka, Matthäusevangelium 163.

4 tribunale terreno può condannare un adulterio nel cuore, solo il giudizio di Dio conosce i pensieri più intimi dell uomo e li può giudicare. È sorprendente con quale radicalità Gesù concepisce la legge di Dio che porta al regno dei cieli (cfr. Mt 5,20), oppure alla sua perdita, all inferno (cfr. Mt 5, 22.20.30). O con altre parole: solo chi segue Dio entra nel suo regno. Chi cerca sotto il pretesto dell adempimento della legge il proprio guadagno non lo trova, e se si indurisce in questo desiderio, lo perde per sempre. 2. «Non ripudiare» Il secondo aspetto riguarda la parola «ripudio». Dice Gesù nei VV 31 s.: Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l atto di ripudio». Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. La parola «ripudio» esprime il fatto concesso dalla Torah del licenziamento della propria moglie, che Gesù limita al caso di una unione illegittima. Fino al giorno di oggi gli esegeti non hanno chiarito in modo definitivo il significato della relativa parola greca πορνεία. 8 Ma c è da considerare che Gesù elimina con questa doppia formula giuridica il divorzio legale dalla moglie da parte dell uomo e dichiara illegittimo anche il matrimonio con una donna divorziata. Gesù non vuole mettersi contro una concessione aperta della Torah, ma chiede una libera rinuncia al divorzio ed esige di rimanere nel vincolo del matrimonio esistente. O con altre parole: Gesù chiede di realizzare - anche di fronte a tutte le prove e difficoltà che nel matrimonio possono esistere - il progetto divino che esprime una fedeltà incondizionata dei coniugi come riflesso ed immagine della fedeltà totale di Dio verso l uomo. O in altre parole: il divieto del divorzio si orienta alla volontà originaria di Dio come era all inizio della creazione, che il vangelo di Matteo esplicita alcuni capitoli più tardi con parole chiare e inequivocabili (cfr. Mt 19, 3-8): Non avente letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l uomo non divida quello che Dio ha congiunto. 8 Cfr. Gnilka, Matthäusevangelium 167 ss.; Luz, Evangelium nach Matthäus 362 s.

5 3. Gesù Cristo - la fedeltà di Dio Cari fratelli e sorelle in Cristo, Torniamo alla nostra domanda posta all inizio: dove si trova il valore positivo che attragga e che è da proporre dal predicatore? Dove si trova l offerta della speranza, dell orientamento verso il futuro, dell uscita dalla prigione della negatività? Il valore positivo, la parola della speranza, dell orientamento e dell uscita dalla negatività si chiama fedeltà, si chiama fedeltà di Dio! 9 Pensiamo alle parole che Dio sul monte Sinai rivolge a Mosè nel libro dell Esodo (cfr. Es 34,6): Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni 10 Dio mantiene le sue promesse (cfr. Es 33,19-23) e lui stesso rivela le sue proprie qualità: la misericordia, la clemenza, la pazienza, la perseveranza, l amore e infine la sua fedeltà! Di fronte a tutte le prove e difficoltà che l uomo deve affrontare l esempio della «radicale» fedeltà di Dio offre un orientamento e dona la forza per superarle. Sia nella rivelazione dell Antico come in quella del Nuovo Testamento la fedeltà è la qualità di Dio! Dio è il fedele come tale! E questa fedeltà ha avuto nel compimento della storia della salvezza un volto, il volto di Cristo! Si può affermare che la fedeltà di Dio si è incarnata nella persona di Gesù Cristo, nel Suo Figlio prediletto (cfr. 2 Ts 3,3; 2 Tm 2,13). L opera della redenzione è l espressione della sua fedeltà, una fedeltà fino alla morte in croce! Gesù sottolinea all inizio dell odierno vangelo che la legge che è stata data da Dio nella prima Alleanza non è stata abolita, ma si è adempiuta nel senso più fedele e autentico, nel senso che Dio stesso ha voluto. E questo adempimento avviene fino al più piccolo dettaglio, cioè fino alla originale volontà di Dio. E questa volontà divina è la santità come è stato rivelato al Sinai. Ricordiamoci le parole di Dio del libro del Levitico (cfr. Lev 11,44): Poiché io sono il Signore, vostro Dio. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo. E Gesù lo ripeterà nel discorso della montagna (cfr. Mt 5,48): Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Il senso dei comandamenti è l indicazione di una strada sicura da percorrere per rimanere nell Alleanza con Dio. La Torah ci dice come l alleato di Dio deve corrispondere 9 Cfr. Adam Simon van der Woude, art. «mn fest, sicher», in: Theologisches Handwörterbuch zum Alten Testament, vol. 1, Edizioni Chr. Kaiser/Gütersloher Verlagshaus, Gütersloh 2004, 177-211; Rudolf Bultmann, art. «πιστεύω», in ThWNT 6, 174-230, part. 193 ss. 10 Cfr. Is 49,7: Cosi dice il Signore, il redentore d Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato, rifiutato dalle nazioni, schiavo dei potenti: «I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, del Santo d Israele che ti ha scelto»; Sal 143,1: Signore, ascolta la mia preghiera! Per la tua fedeltà, porgi l orecchio alle mie suppliche e per la tua giustizia rispondimi ; Dt 7,9: Riconosci dunque il Signore, tuo Dio: egli è Dio, il Dio fedele, che mantiene l alleanza e la bontà per mille generazioni con coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti

6 nelle sue intenzioni e nelle sue azioni a questo patto con Dio. Nient altro vogliono dire tutti i dieci comandamenti del decalogo. 11 E Gesù ci mostra che questo adempimento della legge è possibile: Lui realizza in tutta la sua vita il senso ultimo della legge al punto che tutte le profezie si sono adempiute in lui, fino alla croce e alla sua risurrezione. Non viene chiesto niente di impossibile: la volontà di Dio si adempie seguendo la sua fedeltà, cioè con un impegno che corrisponde con gratitudine e perseveranza alla sua offerta di salvezza. 12 Mi sembra che siamo tutti chiamati - in modo particolare di fronte alle condizioni del nostro oggi - a proporre e testimoniare nella pastorale giovanile la realtà della fedeltà di Dio in Gesù Cristo e la possibilità di viverla con coraggio e gioia. Preghiamo in questa Celebrazione eucaristica che Dio doni a tutti i credenti la forza della fedeltà, in modo particolare ai coniugi nel loro matrimonio, ma anche ai sacerdoti, religiosi e religiose. Che tutti conservino in sé il primo amore e testimonino con gioia e convinzione il Dio fedele è che divenuto uomo nel suo Figlio Gesù Cristo. Amen. a Mons. Josef Clemens, Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, Città del Vaticano 11 Cfr. Hans Urs von Balthasar, Licht des Wortes. Skizzen zu allen Sonntagslesungen, Paulinus-Verlag, Trier 1987, 34-36. 12 Cfr. Deut 30, 11-14: Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: «Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?». Non è di là dal mare, perché tu dica: «Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo ese - guirlo?». Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.