Per il centenario della nascita di Augusto Giacometti



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Per il centenario della nascita di Augusto Giacometti Autor(en): Objekttyp: Stampa, Renato Article Zeitschrift: Quaderni grigionitaliani Band (Jahr): 46 (1977) Heft 3 PDF erstellt am: 29.05.2016 Persistenter Link: http://dx.doi.org/10.5169/seals-36253 Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder Ausdrucke aus diesem Angebot können zusammen mit diesen Nutzungsbedingungen und den korrekten Herkunftsbezeichnungen weitergegeben werden. Das Veröffentlichen von Bildern in Print- und Online-Publikationen ist nur mit vorheriger Genehmigung der Rechteinhaber erlaubt. Die systematische Speicherung von Teilen des elektronischen Angebots auf anderen Servern bedarf ebenfalls des schriftlichen Einverständnisses der Rechteinhaber. Haftungsausschluss Alle Angaben erfolgen ohne Gewähr für Vollständigkeit oder Richtigkeit. Es wird keine Haftung übernommen für Schäden durch die Verwendung von Informationen aus diesem Online-Angebot oder durch das Fehlen von Informationen. Dies gilt auch für Inhalte Dritter, die über dieses Angebot zugänglich sind. Ein Dienst der ETH-Bibliothek ETH Zürich, Rämistrasse 101, 8092 Zürich, Schweiz, www.library.ethz.ch http://www.e-periodica.ch

RENATO STAMPA Per il centenario della nascita di Augusto Giacometti (Stampa 16 agosto 1877 - Zurigo 9 giugno 1947) - i I^Sm? : AUGUSTO GIACOMETTI: Autoritratto 1945

177 Bello e doveroso e ricordare gli uomini che, grazie al loro ingegno e alla loro attivitä, lasciarono un' impronta che resiste agli anni e magari ai se coli per tramite delle loro opere. Augusto Giacometti nacque il 16 agosto 1877 a Stampa di Bregaglia, figlio di Giacomo Giacometti (1853-1920 ca.) e di Emilia Marta (1853-1928), nata a Stampa, figlia di Agostino Stampa (1802-1877), proprietario a Thorn (Ger mania) di una pasticceria e ritiratosi poi con la sua numerosa famiglia a Stampa, dove Emilia Marta sposö, nel 1876, Giacomo Giacometti. Non fu, come scrisse l'artista stesso, un'unione felice: il padre, contadino con casa e fondi, in buone condizioni finanziarie, era abituato al duro lavoro, mentre la moglie era nata e cresciuta in un ambiente borghese e benestante. Ho voluto accennare a questi fatti per la ragione che l'influsso della madre sui figli e, almeno nei primi anni di vita, molto piü incisivo di quello paterno, anche se Augusto ha avuto, sia con la madre che con il padre, gli stessi, intimi legami. E mi sembra che questo atteggiamento del figlio verso 1 genitori dimostri la grandezza e nobiltä di spirito del pittore e spieghi anche perche egli abbia preferito vivere la sua vita da solo, una vita dedita altarte, ma oscurata, direi, da un incubo misterioso, dovuto alle amare esperienze familiari, fatte nella gioventü. Lui stesso scrive nel suo «II libro di Augusto Giacometti»: «Se poi ho preferito la solitudine nella vita e ho rinunciato a una mia famiglia, e anche perche non mi toccasse mai e poi mai di essere trascinato in una tale diabolica situazione e in una terribile tragedia familiäre che noi, mio padre, mia madre, mio fratello ed io innocenti e rassegnati accettammo in sorte». Sono, queste, tristi parole. Chi conosce un po' da vicino la storia delle nostre famiglie, potrebbe persino indicare la data in cui nella famiglia materna entra, direi, un elemento genetico che determinerä questo duro destino. Un elemento fino allora estraneo sia alla famiglia paterna che materna e per fortuna con l'andar del tempo attenuatosi e infine scomparso. Scrivendo queste righe mi ricordo che il pittore mi aveva detto che uno dei suoi autori prediletti, del quäle aveva letto tutte le opere e questo fatto mi sembra indicativo era Marcel Proust (1871-1922), noto special mente per il suo libro «A la recherche du temps perdu». Per Augusto una seconda madre fu la zia Maria Lucrezia, chiamata Marietta, moglie di Gia como Torriani, addetto al consolato d'italia a Zurigo, senza discendenza. Fu la zia che lo prese con se a Zurigo, dove pote frequentare e ottenere il diploma di maestro di disegno alla Scuola d'arte e mestieri. II tedesco Taveva imparato alla Scuola cantonale a Coira. Magnifiche particolar mente le pagine dedicate alla sua gioventü nel libro summenzionato. Ecco come A.G. descrive il giorno della confirmazione: «Fui confirmato nella chiesa di Santa Regula a Coira, dal parroco Hosang. Degli Scolari del convitto ero il solo ad essere confirmato in quella primavera. Tornato dalla confirmazione, il direttore del convitto mi fece chiamare nel refettorio. Mi portö un bicchiere di vino, carne fredda e pane. Mise le cose sul tavolo

178 e se ne andö. Lä, solo, nel grande refettorio abbandonato, bevvi il mio bicchier di vino e mangia! la carne fredda. Mi sentivo triste. Tale la mia confirmazione». Anche queste, parole amare. Dette perö con rassegnazione, senza rimproveri mossi al direttore del convitto, il quäle, a quanto sembra, esercitava il suo «mestiere» non per vocazione, ma per vivere... II benevolo lettore vorrä perdonarmi se ho messo in rilievo la triste gio ventü dell'artista. Grazie al suo talento e alla possibilitä di realizzare il suo sogno, nella vita gli si apri una nuova dimensione: Tarte. Fu, direi, il suo rifugio. Come rifugio fu il suo atelier a Zurigo, alla Rämistrasse, dove potei una volta visitarlo con un giovane amico pittore che voleva a ogni costo fare la conoscenza dell'artista. Ma non era, questa, un'impresa facile. lo incontravo l'artista talvolta in cittä, quasi sempre la sera tardi, ma lo salutavo appena appena, non avendo il coraggio di fermarlo, e lui, forse, non mi conosceva che di nome. Pensai che per fissare un appuntamento il me glio era ricorrere al telefono, ma cercai invano il suo numero nell'elenco telefonico. Una volta salii quasi di soppiatto le venti scale che conducevano al suo rifugio claustrale. Ma anche qui cercai invano il bottone per sonare il campanello... Non rimaneva quindi che una terza possibilitä: ri correre allo scritto. La risposta, molto gentile, non tardo ad arrivare. E cosi, almeno una volta, potei visitare il suo atelier. Poiche allora mi interessavano in modo particolare i piccoli studi astratti, domandai all'artista fra Taltro come aveva concepito e eseguito la famosa fantasia su un fiore di patata, del 1917. La risposta: «Ho preso un bei fiore, Tho osservato at tentamente, ho notato i suoi colori tipici, ho stabilito la percentuale di ogni colore in rapporto all'insieme della «superficie» del fiore... Partendo da queste considerazioni, eseguii la composizione...». E cosi, penso, tutti I suoi lavori astratti furono concepiti allo stesso modo. II suo modo di procedere non ha naturalmente nulla a che fare con le com posizioni di tanti imbrattatele moderni, esclusi naturalmente quei pochi che sanno dare alle loro opere un'impronta personale. Come ha constatato, se non erro, un critico inglese, le prime opere astratte di A. Giacometti risalenti al lontano 1897, rappresentano, nel campo dell'arte, una nuova con quista e sono dunque di grande importanza. Che egli non abbia perseverato su questa via, sarä dovuto al fatto che le nuove opere furono accolte con una certa diffidenza anche dai piü lungimiranti amatori d'arte, colti all' improvviso da questo nuovo genere. Forse sarä opportuno osservare che ho aderito all'invitö del redattore dei QGI di scrivere queste righe per commemorare il centesimo anno della nascita di A. Giacometti non perche ritenessi di essere la persona compe tente di assumere questo compito, ma per la ragione che sarö uno dei

179 ÜS8 * m AUGUSTO GIACOMETTI: L'eruzione dell'etna (olio) pochi bregagliotti viventi che ha conosciuto l'artista e si ritiene quasi in dovere di ricordarlo cosi come Tha conosciuto. * * * Riprendo il filo del discorso interrotto alla fine del suo soggiorno a Zurigo, cui segue un soggiorno a Parigi, dove l'artista fu allievo del Grasset. La scoperta dei primi grandi pittori italiani, fra cui il Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Filippo Lippi nelle pinacoteche della Ville lumiere, lo indusse a

160 recarsi a Firenze, dove resterä fino al 1915. Qui fu professore all'accade mia privata dello scultore lucernese Joseph Z'binden. In questi anni ebbe il primo successo: al concorso per un mosaico nel cortile del Museo na zionale svizzero a Zurigo ottenne il secondo premio ex-aequo (2000 fr., allora una bella somma), insieme con due altri pittori svizzeri /'/ primo premio non era toccato a nessuno. Tornato in patria, si stabilisce definiti vamente a Zurigo, dove rimarrä fino all'anno della morte. Spesso trascorreva le vacanze estive a Stampa. Lo spazio ristretto ci obbliga a sorvolare i successi ottenuti in quei lunghi anni in Svizzera e anche all' estero. Egli fu chiamato il mago del colore, una definizione che in fondo dice tutto e non dice nulla. Fu comunque anche eccellente disegnatore, le cui qualitä ammiro tutte le volte che contemplo l'affresco che ho potuto acqui stare all'esposizione a Coira nel 1966. Forse vale la pena di ricordare che, grazie a questa esposizione, quasi tutti i quadri esposti furono acquistati da svizzeri e si trovano oggi nel nostro paese. Nel suo testamento l'artista aveva lasciato la maggior parte dei quadri non venduti al suo amico dott. Poeschel. Alla morte di quest'ultimo, gli eredi, di nazionalitä tedesca, decisero di vendere tutti i quadri. Alcuni lungimiranti amatori d'arte riuscirono a persuadere gli eredi a organizzare l'esposizione prima a Coira, poi in Germania, sennonche giä la sera delt apertura dell' esposizione quasi tutti i quadri andarono a ruba e si trovano oggi in gran parte nel nostro paese e specialmente nel nostro Cantone. In Bregaglia, per quanto io sappia, ci sono pure parecchie opere dell'arti sta: a Maloggia un grande quadro a olio su tela, che copre tutta una pa rete delfatrio della Villa Baldini, La Motta, cioe il «Sogno»,; nella chiesa di S. Pietro a Borgonovo una pittura murale «L'entrata di Cristo a Ge rusalemme»; a San Pietro a Coltura la terza pittura murale 1), «II mattino della Risurrezione»; a Stampa, nella casa del pittore, fra altro, una squisita opera del periodo fiorentino, «Narciso»; a Castasegna tutta una gamma di delicati acquerelli o pastelli, di piccolo formato, destinati probabilmente a essere trasformati in quadri di maggior formato. Le pitture murali nelfe due chiese furono regalate dall artista alla comunitä evangelica di Stampa. Essendo Topera delt artista talmente vasta e molteplice, mi limiterö ad accennare brevemente solo ad alcuni aspetti. AI 1897 risalgono, come abbiamo giä osservato, gli studi astratti, che si protraggono per parecchi decenni (la fantasia sul fiore di patata e del 1917). le opere giovanili, alle quali abbiamo pure giä accennato, furono create in maggior parte durante il soggiorno fiorentino, cioe fino al 1915. Che il «mago del colore» dipingesse anche fiori, e piü che evidente. Que sta sua magia del colore si e forse realizzata, nella espressione piü peri) II 2 febbraio 1943 A. G. mi comunicava che «La Risurrezione a S. Pietro e un di pinto su tela e all'olio, 1/2 olio e 1/2 terebentina». Dunque, come la pittura nella Villa Baldini, e probabilmente come quella in S. Giorgio.

181 ;"" ' * XX FX"^: -'mx^-xxr- xp- *»».* :;;»vi r :::' «p,-. I:»: «4sii..._ M BS * il'*i^isuga>* P* M? AUGUSTO GIACOMETTI: Venezia 1930 (pastello) fetta, nelle sue numerose vetrate, di cui vogliamo menzionare almeno quel le nella chiesa di S. Martino a Coira e quelle forse ancora piü suggestive nella Wasserkirche a Zurigo, sulla riva della Limmat, grazie anche alla posizione della chiesa, aperta alla luce che vi entra in pieno durante quasi tutto il giorno. Inoltre menzioniamo anche i numerosi pastelli, di piccolo e medio formato, eseguiti durante le sue peregrinazioni in Europa e in Africa, i pochi, ma stupendi acquerelli, come pure i suggestivi ritratti e autoritratti, dal ritratto del padre del 1912 a quelli eseguiti durante tutta la sua lunga attivitä. Egli ha creato anche numerosi affreschi, ad esempio «I muratori»

182 nella Amtshaus I a Zurigo e «Ictino» nel Politecnico federale, pure a Zu rigo. Per ultimo voglio accennare anche ai quadri a olio di grande formato, come quelli esposti nella Sala di Augusto Giacometti nella Villa Planta a Coira. Malgrado la profusione di splendidi colori, questi quadri non mi sono mai piaciuti, forse perche concepiti piü dalt intelletto che dal cuore... Chi visita il cimitero della Chiesa di S. Giorgio tra Borgonovo e Stampa, dove sono sepolti i tre artisti Giovanni, Augusto e Alberto Giacometti si sofferma certamente anche davanti alla lapide di Augusto, nell'angolo sudovest dell'austero camposanto, su cui e scolpita o piuttosto «disegnata» una testa che guarda dietro di se, dall'espressione triste e addolorata: e la testa delt angelo nocchiero, che porta le anime in purgatorio: e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero. Da poppa stava il celestial nocchiero tanto che Tacqua nulla ne inghiottiva. Ed el sen gi, come venne, veloce. (Purgatorio, canto II, versi 40-43, 51) Si tratta della stessa testa che si vede sul mio affresco, cui ho giä accen nato. L'angelo, accanto al quäle siede una giovane donna, spinge la barca con la forza di un sol remo verso il purgatorio. Poiche mi sembra che la faccia della giovane donna appaia anche in alcune vetrate del maestro (S. Martino credo di non errare dicendo che la spinta o Tispirazione di rappresentare la morte o il trapasso dal mondo reale a un mondo ultraterreno, gli sia venuta da una precisa e personale esperienza. Vista da questo angolo visivo, la sua arte e talvolta invasa da un certo misticismo, tipico dell'artista, costantemente accompagnato nella sua vita, dalla soli tudine.

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