Maggie Stiefvater. Shiver. Traduzione di Mari Accardi



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Transcript:

Maggie Stiefvater Shiver Traduzione di Mari Accardi

Titolo originale: Shiver 2009 Maggie Stiefvater Pubblicato in accordo con Scholastic Inc., 557 Broadway, New York, NY 10012, USA 2009 RCS Libri S.p.A., Milano Prima edizione Best BUR novembre 2015 ISBN 978-88-17-08472-7 Seguici su: Twitter: @BUR_Rizzoli www.bur.eu Facebook: /RizzoliLibri

Shiver

A Kate, perché ha pianto.

Capitolo uno Grace -9 C Ricordo che ero distesa nella neve, una macchiolina rossa calda che si stava raffreddando, ed ero circondata dai lupi. Mi leccavano, mi mordevano, si avventavano sul mio corpo spingendolo ancora più a fondo. Così accalcati bloccavano quel poco di calore che il sole offriva. Il ghiaccio scintillava sulle loro gorgiere e i loro fiati formavano figure opache sospese nell aria. L odore di muschio dei loro manti mi faceva pensare a un cane bagnato o alle foglie che bruciano, un odore piacevole e spaventoso insieme. Le loro lingue mi scioglievano la pelle, le zanne impietose mi strappavano le maniche e si impigliavano tra i miei capelli, premevano sulla clavicola, alla giugulare. Avrei potuto gridare, ma non lo feci. Avrei potuto reagire, ma non lo feci. Ero lì distesa e li lasciavo fare, guardando il cielo bianco dell inverno diventare grigio. Un lupo spinse il naso nella mia mano e contro la mia guancia, coprendomi il viso con la sua ombra. I suoi occhi gialli guardavano diritto nei miei, mentre gli altri lupi mi strattonavano da ogni parte. Rimasi a fissare quegli occhi il più a lungo possibile. Gialli. E a guardarli meglio, con pagliuzze brillanti di tutte le gradazioni dell oro e del nocciola. Non volevo che distogliesse lo sguardo, e non lo fece. Volevo protendermi 9

ad afferrare la sua gorgiera, ma le mie mani rimasero serrate sul petto, e le braccia aderenti al corpo per il gelo. Non riuscivo a ricordare cosa si prova a stare al caldo. Poi il lupo se ne andò e, senza di lui, gli altri lupi si avvicinarono. Sempre più vicini, soffocanti. Mi sembrava di aver qualcosa nel petto, che si agitava. Non c era sole; non c era luce. Stavo morendo. Non riuscivo a ricordare com era fatto il cielo. Ma non morii. Ero persa in un mare di ghiaccio, e poi rinacqui in un mondo caldo. Ricordo questo: i suoi occhi gialli. Credevo che non li avrei più rivisti.

Capitolo due Sam -9 C Strapparono con forza la ragazza dall altalena fatta con il copertone, nel cortile, e la trascinarono nel bosco; il suo corpo tracciò una scia poco profonda sulla neve, che andava dal suo mondo al mio. Vidi quello che stava succedendo. Non li fermai. Era stato l inverno più lungo e più freddo della mia vita. Giorno dopo giorno, sempre sotto un sole pallido e impotente. E la fame: fame bruciante e corrosiva, una padrona insaziabile. In quel mese tutto era rimasto immutato, il paesaggio congelato in un diorama incolore, privo di vita. Avevano sparato a uno di noi mentre cercava di rubare i rifiuti sulla soglia di una casa, così i sopravvissuti del branco restavano nel bosco a morire lentamente di fame, in attesa del caldo e dei loro vecchi corpi. Finché non trovarono la ragazza. Finché non attaccarono. Si acquattarono attorno a lei, ringhiando e azzannando per contendersi il diritto a sferrare per primi il colpo mortale. Vidi quello che stava succedendo. Vidi i loro fianchi tremare di avidità. Li vidi strattonare il corpo della ragazza, cancellando la neve sotto di lei. Vidi i musi imbrattati di rosso. E ancora una volta, non li fermai. Avevo un ruolo preminente nel branco, erano stati 11

Beck e Paul a conferirmelo, e quindi avrei potuto farmi avanti subito, e invece indugiai, tremando dal freddo, sprofondato nella neve. La ragazza mandava odore di caldo, di vita, di umano soprattutto. Che cosa cõera che non andava in lei? Se era viva, perchž non reagiva? Sentivo lõodore del suo sangue, un profumo caldo e vivido in quel mondo morto e freddo. Vidi Salem sussultare e tremare mentre le strappava i vestiti. Mi si attorcigliò lo stomaco per il dolore: era passato cos tanto tempo dallõultima volta che avevo mangiato. Avrei voluto farmi largo tra i lupi per trovarmi al fianco di Salem e fingere di non sentire lõumanitˆ della ragazza o i suoi deboli gemiti. Era cos piccola, sopraffatta dalla nostra massa feroce, il branco accalcato su di lei, bramoso di scambiare la sua vita con la nostra. Con un ringhio e un bagliore di denti mi feci avanti. Salem ringhiò a sua volta contro di me, ma ero più agile di lui, nonostante la fame e la giovane etˆ. Paul emise brontolii minacciosi per sostenermi. Ero accanto a lei, e lei guardava il cielo infinito con occhi distanti. Forse morti. Spinsi il naso nella sua mano; il profumo del suo palmo, tutto zucchero e burro e sale, mi riportò a unõaltra vita. Poi vidi i suoi occhi. Svegli. Vivi. La ragazza mi fissava, sosteneva il mio sguardo con unõonestˆ estrema. Indietreggiai con un balzo e ricominciai a tremare; ma stavolta non era la collera che mi tormentava. I suoi occhi nei miei occhi. Il suo sangue sul mio muso. Stavo andando in pezzi, dentro e fuori. La sua vita. 12

La mia vita. Il branco indietreggiò, diffidente. Mi ringhiarono contro, non ero più uno di loro, e grugnirono contro la preda. Pensai che fosse la ragazza più bella che avessi mai visto, un minuscolo angelo insanguinato nella neve, e loro stavano per farla a pezzi. Vidi quello che stava succedendo. Vidi lei come non avevo mai visto nulla prima di allora. E li fermai.