[STORIA DELLA FOTOGRAFIA: UNO DI NOI] di Mosè Franchi Molto spesso ci siamo sorpresi nel verificare come alcuni personaggi famosi fossero attratti dalla fotografia. Ne è scaturito orgoglio, che il più delle volte era esagerato: questo perché la fotografia è una disciplina nobile, che spesso si accompagna a sensibilità, desiderio di raccontare, responsabilità nel documentare. Nessuna meraviglia quindi, nessuna ragione per sorprendersi. Oggi ci occuperemo del Ché: rivoluzionario e figura leggendaria del XX secolo. Che dire di lui? Dopo che la storia ha già tracciato le sue indicazioni, possiamo solo sottolineare l energia e la polivalenza del personaggio. Ché era Medico (si laurea nel 1953), politico, viaggiatore, soldato. Benché la sua salute non fosse perfetta (soffriva d asma), non dimenticò neanche lo sport e le scalate in montagna.
Ché Guevara: Giochi Panamericani, 1955 Ché iniziò a maneggiare la fotocamera, questo ufficialmente, nel 1951, quando con un amico decise di interrompere per un anno gli studi accademici. Lui e Alberto Granado partirono in motocicletta (una Norton), col desiderio di arrivare fino in Perù, per operare come volontari presso un lebbrosario. Fu durante questo peregrinare per il Sud America che il nostro venne a contatto con la povertà, desiderando così una visione continentale del Sud America. Anche l idea di rivoluzione prese corpo in quel periodo: quale soluzione unica alle diseguaglianze economico- sociali. Storia e politica a parte, che dire delle immagini del Ché? Purtroppo non abbiamo potuto visitare le mostre che sono state organizzate, anni addietro, sui lavori del rivoluzionario argentino. Per quanto abbiamo visto nella rete, ci sorprende (perché?) un equilibrio formale ricercato, un attenzione nelle inquadrature, anche una profonda sensibilità. Dicono portasse con sé sempre la fotocamera, anche durante la guerriglia, e questo parla di attenzione e responsabilità.
Autoritratto Fermiamoci qui: aggiungiamo solo che Ché era anche appassionato di scacchi e di poesia. Ovunque sia ora, sta ancora viaggiando: magari scattando fotografie. LA FOTO PIU STAMPATA DEL XX SECOLO
Per rimanere in tema, la foto che ritrae il Ché sembra sia stata la più stampata del XX secolo: almeno così si dice. Non siamo certo in cerca di primati, ci basta solo dare un nome (ed un luogo) all immagine. Il volto che guarda l orizzonte della rivoluzione è stato ritratto nel 1960, in occasione della commemorazione del La Coubre, una nave da trasporto esplosa il 4 Marzo dello stesso anno. Morirono più di 100 persone e le cause non furono mai accertate. A scattare fu Alberto Díaz Gutiérrez, detto Korda, e l immagine venne pubblicata sette anni più tardi, quando il rivoluzionario argentino era già deceduto. Sembra che il fotografo non abbia ricevuto alcun compenso: questo per una delle immagini più famose di tutti i tempi. * [REPORTAGE E DINTORNI] Prima o poi dovevamo iniziare. Nessun altro mezzo può avvicinare alle vicende della vita come la fotografia. Il tema è quindi importante, avvalorato anche dalle immagini che popolano i siti WEB: ormai veri interpreti del tempo reale. E vero, ci sarebbe da parlare anche del movie e della TV; ma trattandosi, la nostra, di una rubrica storica, ci sentiamo di dare la precedenza alla foto e al suo valore storico. Del resto, oggi sono i social network a conquistare la ribalta: autentici interpreti e animatori degli eventi nord africani. La storia non si ferma, anche perché l uomo muta continuamente i propri comportamenti. Kurt Hutton, sulla giostra 1938 tipica foto di reportage
Tranne alcune eccezioni (Crimea, Guerra Civile Americana: ricordate?), fu in occasione della Prima Guerra Mondiale che alcuni fotografi furono inviati sugli scenari del conflitto; questo per dire come i quotidiani si sono adattati con lentezza (forse per cause anche tecnologiche) al mezzo fotografico. M Dietrich E. Solomon I precursori del moderno reportage fotografico sono Erich Salomon, Wolfgang Weber e Felix H. Man, autore quest ultimo di un servizio su una Giornata di Benito Mussolini ( Una giornata con Mussolini, 1931). A Solomon va ascritto il merito di aver portato avanti un reportage indiscreto, riuscendosi ad intrufolare nelle situazioni più particolari. Foto di A. Eisenstaedt
Sempre in ambito giornalistico, l agenzia più importante nei termini del reportage fu la berlinese Dephot, poi seguita dall Associated Press di Berlino: il cui fotografo principale era l ungherese Alfred Eisenstaedt. Il principio generale della fotografia di quei tempi contemplava di documentare tutto per come accadeva, senza preoccuparsi di migliorare il senso estetico dell immagine. Da notare che nel 1936 le riviste illustrate tedesche erano 13! Anche Robert Capa lavorò per Dephot, interprete anche lui di un nuovo giornalismo fotografico. Robert Capa. Lo sbarco in Normandia, 6 Giugno 1944. I fotografi del tempo usavano macchine di piccolo formato (24X36, per intenderci) e sfruttavano anche la notte per i loro servizi, magari con tempi di posa estremamente lenti: il tutto per trasferire l atmosfera del momento. Questo nuovo giornalismo fotografico migrò poi in Inghilterra, con il Weekly illustrated (1934) e Picture Post. Una copertina di LIFE, che conterrà al suo interno il servizio di Robert Capa sullo sbarco in Normandia. Non ci dilungheremo oltre; desideriamo solo sottolineare come il reportage fotografico non sia iniziato con LIFE (come spesso si ripete). Eisenstaedt (uno dei fotografi principali della rivista americana, fondata nel 1936) non fece altro che trasportare negli USA uno stile già affermato in Germania; anzi, dovette anche adattarsi ad usare flash e treppiede, questo perché gli editori erano convinti che la foto dovesse essere estremamente nitida. Solo dal 1938, dopo la comparsa del Picture Post, LIFE adottò i criteri del nuovo fotogiornalismo. Ne parleremo ancora. *
[LEZIONI DI FOTOGRAFIA] Come spesso potrebbe capitarci, ci permettiamo di consigliare un libro: si tratta di Lezioni di Fotografia, dell autore Stephen Shore. Non facciamoci spaventare, non si tratta di un volume accademico ; ma unicamente di un libro dove ad una foto viene abbinato un commento. Chi scrive non crede si possa migliorare lo scatto unicamente guardando fotografie, facendolo però può aumentare la consapevolezza allo sguardo, alla comprensione: particolarmente delle opere altrui. Il merito della pubblicazione che segnaliamo sta proprio qui: offrire un metodo di lettura e riflessione, nei tempi e nei modi che noi desideriamo. Infatti non suggeriamo di riporre il volumetto in biblioteca, ma di lasciarlo vicino al divano o sul comodino, di fianco al letto. Uno o due foto alla volta possono bastare, perché la comprensione merita le sedimentazioni del tempo. Lezione di fotografia. La natura delle fotografie. Shore Stephen editore: Phaidon *