BOLLETTINO DI INFORMAZIONE DELL OPERA DELLA DIVINA CONSOLAZIONE

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OTTOBRE 2012 Per Christum abundat consolatio nostra BOLLETTINO DI INFORMAZIONE DELL OPERA DELLA DIVINA CONSOLAZIONE Presentazione del Motu Proprio «La porta della fede» di Benedetto XVI Dio Consolatore NUOVA RUBRICA a cura di Padre Tagliareni Lourdes: nata senza retina ora ci vede Alberto Perez è uscito dall omosessualità: «ora sono felice» WWW.ODC.ALTERVISTA.ORG

P a g i n a 2 L immagine del mese

- OTTOBRE 2012 P a g i n a Per Christum abundat consolatio nostra BOLLETTINO DI INFORMAZIONE A CURA DELL OPERA DELLA DIVINA CONSOLAZIONE Fondatore dell Opera e responsabile del Bollettino: 3 LE ALTRE NOTIZIE OLTRE LA COPERTINA PER UNA NUOVA SOCIETÀ Introduzione ad un Terza Via di Padre Giuseppe Tagliareni La rinuncia a Satana Padre Giuseppe Tagliareni. Sede: Casa S. Giorgio Contrada S. Giorgio (Sciacca, S.S. 115 al km. 129,8). Riceve per appuntamento il martedì pomeriggio e il sabato. Tel. 0925 997015 www.odc.altervista.org Cell. 3398896068 (TIM), 3931409912 (WIND) padregius43@gmail.com ALCUNI SANTI DEL MESE: Quattro beati e santi del mese di Ottobre Gesù risorto appare alla Madre Editoriale In questo mese di ottobre inizia un evento ecclesiale di grande importanza, che interessa tutta la Chiesa: il Papa ha indetto l Anno della fede, per commemorare i cinquant anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II e i vent anni del Catechismo Cattolico. E sembrato bene porre in primo piano questi anniversari per mettere a tema delle riflessioni pastorali la fede, la prima delle virtù teologali, che oggi soffre una terribile crisi di vaste dimensioni. Già Giovanni Paolo II parlò di apostasia (perdita della fede) di tanti cristiani e oggi l attuale Pontefice non fa che cercare di risvegliare la fede dove è assopita, difenderla dove è minacciata, diffonderla dove ancora non si conosce. E a questo chiama tutti i fedeli: prendere coscienza del gran dono della fede, viverla nel modo più autentico e quindi trasmetterla alle nuove generazioni. Il mondo contemporaneo soffre di tante cose: crisi della famiglia, recessione economica, conflitti continui, guerre vere e proprie, piaghe devastanti come l aids, la povertà, la miseria, la droga, la tossico-dipendenza, la fuga di tanta gente dalla propria terra, la violenza sui minori e sui deboli, lo smarrimento dei valori morali, la corruzione, etc. Ma forse, la piaga maggiore è l ateismo, la perdita della fede, il vivere come se Dio non ci fosse. Papa Ratzinger già dall inizio del suo pontificato ha fatto una sfida agli uomini che pure dubitano di Dio: Perché non vivere come se Dio ci fosse? Tutto, ma proprio tutto cambierebbe e certamente in meglio. Perché Dio porta subito ordine, rispetto, accoglienza reciproca, aiuto fraterno. Questa è la vera sfida da fare agli atei. Ma siamo noi cattolici i primi a dover dimostrare che Dio c è e che Gesù Cristo è Dio-con-noi. I Santi e noi ne abbiamo tanti lo dimostrano. Pertanto, l anno della fede deve essere per noi un invito e una occasione a ritrovare le nostre radici, il Vangelo vivente nella santa Tradizione, il Dio vivente tra di noi, Gesù, la sua Eucaristia che è alimento di vera santità e la sua Parola, che è l unica verità che libera. Di questo ha bisogno il mondo: di nuovi santi, che facciano vedere Dio con noi. Bisogna perciò mettere Dio davanti a noi, Dio in noi e con Lui andare agli altri. Infine, non sarebbe male in questo anno riprendere in mano i testi del Concilio Vaticano Secondo, visti nella ermeneutica della continuità, oppure il Catechismo della Chiesa Cattolica che è stato redatto proprio vent anni fa. Essi presentano la fede perenne e ciò che la Chiesa dice di se stessa oggi. Ne va della nostra identità e della fedeltà vera a Dio. Con la nostra fedeltà assoluta daremo vera consolazione a Cristo, che a suo tempo disse: Quando il Figlio dell uomo tornerà, troverà la fede sulla terra?. Siano benedetti tutti coloro che diranno: Sì, Gesù, io credo in Te: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente, che deve venire nel mondo. Padre Giuseppe

P a g i n a 4 DAL VATICANO La sintesi del discorso del Papa ai componenti dell internazionale democristiana (22.9.2012) I segnavia di Benedetto XVI per i politici cristiani «La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, diventando così occasione di discernimento e di nuova progettualità» (Caritas in veritate, 21). È in questa chiave, fiduciosa e non rassegnata, che l impegno civile e politico può ricevere nuovo stimolo ed impulso nella ricerca di un solido fondamento etico, la cui assenza in campo economico ha contribuito a creare l attuale crisi finanziaria globale (Discorso alla Westminster Hall, Londra, 17.9.2010). Il contributo politico ed istituzionale [dei cristiani in politica...] non potrà quindi limitarsi a rispondere alle urgenze di una logica di mercato, ma dovrà continuare ad assumere come centrale ed imprescindibile la ricerca del bene comune, rettamente inteso, come pure la promozione e la tutela della inalienabile dignità della persona umana. Oggi risuona quanto mai attuale l insegnamento conciliare secondo cui «nell ordinare le cose ci si deve adeguare all ordine delle persone e non il contrario» (GS, 26). Un ordine, questo della persona, che «ha come fondamento la verità, si edifica nella giustizia» ed «è vivificato dall amore» (CCC, n. 1912) ed il cui discernimento non può procedere senza una costante attenzione alla Parola di Dio ed al Magistero della Chiesa, particolarmente da parte di coloro che, come voi, ispirano la propria attività ai principi ed ai valori cristiani. Sono purtroppo molte e rumorose le offerte di risposte sbrigative, superficiali e di breve respiro ai bisogni più fondamentali e profondi della persona. Ciò fa considerare tristemente attuale il monito dell Apostolo, quando mette in guardia il discepolo Timoteo dal giorno «in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole» (2 Tm 4,3). Gli ambiti nei quali si esercita questo decisivo discernimento sono proprio quelli concernenti gli interessi più vitali e delicati della persona, lì dove hanno luogo le scelte fondamentali inerenti il senso della vita e la ricerca della felicità. Tali ambiti peraltro non sono separati, ma profondamente collegati, sussistendo tra di essi un evidente continuum costituito dal rispetto della dignità trascendente della persona umana, radicata nel suo essere immagine del Creatore e fine ultimo di ogni giustizia sociale autenticamente umana. Il rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale - con conseguente rifiuto dell aborto procurato, dell eutanasia e di ogni pratica eugenetica - è un impegno che si intreccia infatti con quello del rispetto del matrimonio, come unione indissolubile tra un uomo e una donna e come fondamento a sua volta della comunità di vita familiare. E nella famiglia, «fondata sul matrimonio e aperta alla vita» (Discorso alle Autorità, Milano, 2.6.2012), che la persona sperimenta la condivisione, il rispetto e l amore gratuito, ricevendo al tempo stesso dal bambino al malato, all anziano la solidarietà che gli occorre. Ed è ancora la famiglia a costituire il principale e più incisivo luogo educativo della persona, attraverso i genitori che si mettono al servizio dei figli per aiutarli a trarre fuori («e-ducere») il meglio di sé. La famiglia, cellula originaria della società, è pertanto radice che alimenta non solo la singola persona, ma anche le stesse basi della convivenza sociale. Correttamente quindi il Beato Giovanni Paolo II aveva incluso tra i diritti umani il «diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della propria personalità» (Centesimus annus, 44). Un autentico progresso della società umana non potrà dunque prescindere da politiche di tutela e promozione del matrimonio e della comunità che ne deriva, politiche che spetterà non solo agli Stati ma alla stessa Comunità internazionale adottare, al fine di invertire la tendenza di un crescente isolamento dell individuo, fonte di sofferenza e di inaridimento sia per il singolo sia per la stessa comunità. Se è vero che della difesa e della promozione della dignità della persona umana «sono rigorosamente e responsabilmente debitori gli uomini e le donne in ogni congiuntura della storia» (CCC, 1929), è altrettanto vero che tale responsabilità concerne in modo particolare quanti sono chiamati a ricoprire un ruolo di rappresentanza. Essi, specialmente se animati dalla fede, devono essere «capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (GS, 31). Utilmente risuona in questo senso il monito del libro della Sapienza, secondo cui «il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto» (Sap 6,5); monito dato però non per spaventare, ma per spronare e incoraggiare i governanti, ad ogni livello, a realizzare tutte le possibilità di bene di cui sono capaci, secondo la misura e la missione che il Signore affida a ciascuno.

Per Christum abundat consolatio nostra P a g i n a 5 In primo piano Eutanasia: ecco perché il suicidio è l ossessione della società laica Ovunque vada, Beppino Englaro, viene accolto da una folla, plaudente, quasi entusiasta. E una di quelle persone che riescono ancora a tirar fuori la gente di casa. Ma chi siete andati a vedere?, verrebbe da chiedere. Recentemente Englaro è venuto in un paesino della mia terra, Mezzolombardo, in cui 400 persone, su invito di un assessore che proviene dal PATT (forse l unico partito in Italia che nello statuto si propone di seguire la dottrina sociale della Chiesa), avevano firmato la richiesta perché si introducesse nel comune il testamento biologico. Quel testamento, poi, non lo ha firmato nessuno. Perché una cosa è plaudire al principio secondo cui chi vuole morire, deve poterlo fare quando vuole, altra cosa invece è pensare alla propria morte, e all eventualità che un giorno qualcuno ci aiuti ad andarcene, magari con troppo fretta o superficialità Tante firme, dunque, nessun testamento, e tanti ad applaudire Englaro. Mi viene da pensare che sia solo questione di tempo. L eutanasia, se le cose continuano così, entrerà a breve in tutte le legislature europee. Chi si batte per la vita, deve ovviamente lottare anche sul fronte delle leggi. Ricordando, però, che se la battaglia rimane ferma lì, a vincerla sarà solo chi, come i radicali, ha la pazienza di erodere un confine alla volta. La battaglia vera è ancora una volta teologica. Perché l eutanasia, come il suicidio, in ogni tempo, ci porta ad una sola domanda: esiste Dio? In una società in cui il senso di Dio è presente, in cui Dio è Creatore e amico dell uomo, l eutanasia non entrerà mai. In una società, invece, in cui Dio è espulso dalla vita di ogni giorno, il suicidio è inevitabile. Da un punto di vista logico, è facilissimo da comprendere: Cristo, infatti, cioè un Dio con noi, rende ogni vita, e ogni morte, quale che essa sia, degna di essere vissuta. Ogni vita, perché la vita ha senso solo se ha un respiro che vada al di là dei muri di questo mondo; ogni morte, perché ogni morte è un evento vero e significativo solo se apre a qualcosa. Altrimenti è un non evento. Ma questa verità può essere compresa anche da un punto di vista storico. Il sociologo Marzio Barbagli, nel suo Congedarsi dal mondo, ci ricorda che nel mondo cristiano il suicidio era più raro, ed è invece più diffuso laddove la società è più secolarizzata (nei regimi atei si raggiunge sempre il top). In un mondo cristiano la vita è anzitutto dono di Dio: un dono non si butta via, non si spreca; ed è anche un compito: un compito da portare a termine. Dio ci dona la vita, ma ce ne chiede anche conto. Chi crede in Lui, dunque, vi attinge fede, speranza e carità: fede, cioè fiducia che tutto ciò che accade, anche il male, sia in fondo grazia perché anche dal male si può trarre il bene; speranza, cioè certezza nella presenza di Dio accanto a noi; carità, cioè amore, per Dio, ma di conseguenza anche per noi stessi, sue creature, e per chi ci sta vicino (per cui uccidersi diventa tradire l amore, per Dio, per sé, per gli altri che ci amano). A fermare il gesto estremo di molte persone, nella società cristiana, ricorda sempre il Barbagli, furono spesso, oltre all amore per Dio, la paura dell inferno e la consolazione della confessione. L uomo di fede sa dunque che, come di fronte al male fisico vi è sempre la possibilità di affrontarlo, così di fronte a quello morale, non si è mai definitivamente sconfitti dalla propria colpa, dal senso della propria miseria. In varie culture esiste il suicidio di vergogna, come ammissione di un fallimento: nel cristianesimo, nessuno è mai fallito del tutto, perché tutti possono rinascere a vita nuova, perdonati da Cristo, lavati dal suo sangue. Infine, nota sempre il Barbagli, la società cristiana aveva una forte coesione sociale: ciò significa che l esistenza di una famiglia salvava tantissime persone dalla disperazione, vuoi perché sperimentavano l amore di qualcuno, vuoi perché sentivano, nei suoi confronti, un forte senso del dovere. Se tutto questo è vero, vivere è, nelle società di fatto atee e secolarizzate, un impegno sempre più gravoso: siamo soli, esistenzialmente, se Dio non c è (senza una fede e una speranza che siano soprannaturali e non soltanto buoni auspici). Non amiamo Dio, né lo temiamo, né ne cerchiamo il conforto ed il perdono. Inoltre proprio l aver scacciato Dio dalla nostra vita, ci consegna al nostro egoismo, all individualismo: non per caso viene oggi a mancare anche la coesione sociale. La famiglia è sempre più disgregata e ridotta. Pochi matrimoni e pochi figli. Vuoto demografico. Così la solitudine esistenziale, metafisica, diventa solitudine concreta, di tutti i giorni. Così Englaro, annunciatore non della buona novella, non della resurrezione, ma della morte autonoma, può avere tanti fans. Oggi che la vita è sempre meno sacra, perché non vi è più Dio, può rimanere, sacro, il dolore? Può rimanere evento da preparare, cui giungere parati (estote parati, si diceva un tempo), la morte? Se è il nulla eterno che ci aspetta, il nulla ci circonda. Circonda vita e morte. Balzarci dentro, prima o dopo, per un infarto o per suicidio assistito, cambia nulla Francesco Agnoli Da Il Foglio, 30/08/12

P a g i n a 6 Presentazione del Motu Proprio «La porta della fede» di Benedetto XVI Con la lettera apostolica in forma di Motu Proprio "Porta Fidei" il Papa indice l'anno della fede che va dall 11 Ottobre 2012, 50 Anniversario dell'apertura del Concilio e 20 della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica al 24 Novembre 2013, Festa di Cristo Re dell'universo). Il testo si presenta senza alcuna suddivisione in capitoli; 15 numeri scandiscono un unico movimento tematico che ha come denominatore comune la fede. A dare il titolo è una frase tratta dagli Atti degli Apostoli attribuita a Paolo e Barnaba i quali "...appena arrivati (ad Antiocliia), riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede" (At 14,27). La metafora della porta è molto suggestiva per introdurre e accompagnare la riflessione sulla fede; essa esprime: possibilità di accesso, ingresso in una casa, impegno per attraversarla, sicurezza... Gesù stesso la utilizza per autodefinirsi: "lo sono la porta delle pecore" (Gv 10,7); e nella visione dell' Apocalisse il Risorto parlando alla Chiesa di Laodicea afferma: "lo sto alla porta e busso... (Ap 3,20). Oltrepassare questa porta che Dio mantiene sempre aperta per noi non è raggiungere una mèta ma iniziare un cammino che comincia con il battesimo e finisce con la contemplazione piena della Trinità nella vita eterna. La Chiesa si pone accanto ad ogni credente per aiutarlo e sostenerlo in questo itinerario e per fare in modo che, attraverso un'autentica relazione di fiducia con il Dio-Amore, ogni persona ne viva pienamente l'amicizia. Sin dalle prime battute del documento si intravede chiaramente l'obiettivo di fondo: rimettere al centro della vita ecclesiale il tema della fede in un momento in cui, per diversi motivi, essa è fortemente in crisi. Sembra quasi di riascoltare la domanda sofferta di Gesù: «Quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà ancora fede sulla terra?». Non possiamo più dare per scontato che i cristiani abbiano la fede; è problematica la trasmissione della fede da una generazione all'altra ed è altrettanto in crisi l'accezione genuina della fede in molti battezzati. Gli effetti della crisi della fede potrebbero essere gli stessi dai quali Gesù mette in guardia i suoi nel discorso della montagna e cioè che il sale perda il sapore e la luce sia tenuta nascosta (Mt 5,13-16). È una deriva pericolosa rispetto alla quale bisogna assolutamente stare attenti ricordando che l'unica opera che il Cristo ci ha lasciato è quella di credere (Gv 6,29). L'Anno della fede, nel contesto di due anniversari importanti (Concilio e Catechismo), unitamente al Sinodo sulla Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana in programma per il prossimo Ottobre, è «un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede». In questa scelta mi sembra di cogliere una delle priorità dell'attuale pontificato. Sin dalla prima enciclica (Deus Caritas est) e via via attraverso i vari discorsi, i due volumi su Gesù di Nazaret, le catechesi...il Santo Padre ha ribadito la necessità di a. riscoprire il vero volto di Dio; b. rinnovare la professione della vera fede; c. annunciare Colui in cui sì crede. Già Paolo VI nel 1967 aveva invitato tutta la Chiesa a vivere un anno dedicato alla fede in modo che questa venisse confermata in maniera «individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca... la Chiesa deve riprendere esatta coscienza della sua fede per ravvivarla, per purificarla, per confermarla e per confessarla». Papa Benedetto XVI fa proprie queste motivazioni e crea quasi una continuità con Papa Montini; infatti quest'ultimo apriva l'anno della fede spinto da una esigenza post-conciliare, il primo lega, ancora una volta, il tema della fede con quello del Concilio e del Catechismo a distanza, rispettivamente, di 50 e 20 anni. Il legame tra fede e Concilio sembra essere lo stesso che vi è tra fede e contenuti. Il Concilio viene definito la "grande grazia di cui ha beneficiato la Chiesa nel secolo XX"; non è in discussione il valore teologico e propositivo, il problema che il Pontefice si pone è di natura ermeneutica: "Se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa" (Discorso alla Curia Romana - 22 Dicembre 2005). Colgo in questa espressione inserita al n.5 del documento alcune suggestioni: a. la necessità di una giusta ermeneutica introdotta da un "se" che lascia intendere il pericolo di interpretazioni sbagliate e l'invito a ri-pensare il Concilio in modo più completo e profondo; b. la scommessa sul Concilio come opportunità di rinnovamento ("può essere e diventare"); come a dire che ancora (nonostante siano passati 50 anni) non è stata valorizzata tutta la potenzialità del Concilio; c. l'invito ad un rinnovamento ecclesiale di cui si avverte tutto il bisogno. Alla luce di quest'ultima considerazione i due concetti di "Crisi" e "Rinnovamento" si possono finalmente coniugare: la crisi della fede può diventare, alla luce dei contenuti proposti dal Concilio rettamente intesi, una grande opportunità di rinnovamento ecclesiale. Il tema del rinnovamento della Chiesa viene presentato da diverse angolature. La prima è quella della testimonianza offerta dalla vita dei credenti. «L'Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo» (n.6). La scoperta di Dio, la comunione e l'amicizia con Lui orientano il cristiano - liberato dal peccato grazie al mistero pasquale di Cristo e santificato dall'azione dello Spirito - ad una vita nuova (Rm 6,4) in cui la logica del peccato con le sue conseguenze è fermamente allontanata. Il cristiano rende operosa la fede per mezzo della carità (Gal 5,6) che diventa il nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la sua vita. Dalla conversione all'amore nasce l'esigenza dell'evangelizzazione. <...anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l'entusiasmo nel comunicare la fede» (n.7). Il ragionamento proposto dal Pontefice è estremamente lineare: la fede nasce dall'ascolto della Parola, si nutre dell'incontro con il Risorto nella Parola, nei sacramenti, nella Chiesa...plasma la vita intera sostenendo una continua conversione, diventa desiderio di annuncio di quanto sperimentato per grazia perché altri accedano alla porta della fede. Accoglienza del Mistero, conversione di vita, testimonianza credibile, annuncio del Vangelo sembrano le tappe di questo cammino che si trasmette da credente a credente e da una generazione all'altra. Queste tappe coincidono con i momenti del Mistero racchiuso nel "Credo" e cioè: il Mistero Creduto (professione di fede/tradizione/contenuti); il Mistero contemplato (liturgia e preghiera); il Mistero testimoniato (esemplarità di vita da parte dei cristiani e della comunità ecclesiale); il Mistero annunciato (evangelizzazione). Rimanendo ancora nella dinamica della fede il documento in esame nei nn. 10,11 e 12 si sofferma sul binomio atto di fede/contenuti di fede. Partendo dall'espressione di Paolo ai Romani secondo cui «...con il cuore si crede e con la bocca si fa la professione di fede» (Rm 10,10) viene ribadita la necessità di mettere insieme l'atto personale, libero, intelligente e responsabile di credere in Qualcuno con i contenuti oggettivi

Per Christum abundat consolatio nostra P a g i n a 7 che definiscono Colui in cui si crede. Il solo atto di credere senza un contenuto oggettivo può condurre ad un pericoloso soggettivismo religioso; al contrario, il solo contenuto senza l'adesione del cuore e della volontà fa rimanere la fede nello stretto perimetro dell'intellettualismo religioso. Serve coniugare i due elementi in modo che all'apertura del cuore si accompagni la conoscenza/relazione con il Dio-Amore. In questo senso l'anno della fede, attraverso i due riferimenti al Concilio Vaticano II e al Catechismo della Chiesa Cattolica, può diventare l'occasione per recuperare ì contenuti fondamentali del credere e aiutare ogni cristiano, a conoscerli meglio al fine di trasformarli in vita vissuta. Tale necessità diventa ancora più urgente nel nostro contesto caratterizzato da una pericolosa frammentarietà (anche religiosa, per cui non sempre i contenuti riescono a comporre un tutt'uno armonioso ed equilibrato) e dal tentativo di tanti o di "costruirsi" dei contenuti religiosi in modo arbitrario o di ignorare quelli esistenti. Il Papa ribadisce a più riprese la necessità di ritornare ai contenuti della nostra fede presentati in modo ordinato e sistematico nel Catechismo e nel Concilio che a loro volta attingono al bagaglio sempre vivo della Tradizione. L'iniziativa voluta dal Pontefice, anche da questo punto di vita, potrebbe costituire una grande opportunità per ri-pensare la Chiesa come comunità che educa alla fede, che presenta il vero volto di Cristo e i misteri della salvezza. Se per molto tempo ci si è soffermati quasi esclusivamente sull'aspetto liturgico-cultuale, forse è arrivato il momento dì inserire quest'ultimo dentro un quadro più ampio in cui la comunità celebra la fede che conosce nella catechesi, testimonia nella carità e annuncia nella missione. Il binomio atto/contenuti aiuta a superare il pericolo dell'individualismo della e nella fede. Se l'atto di fede è sempre personale la sua normale confessione è sempre comunitaria. «E' la Chiesa, il primo soggetto della fede» (n.10) ed è all'interno della Chiesa madre e maestra che ogni singolo battezzato aderisce al Dio Trinità e fissa lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede (Eb 12,2). Il penultimo numero del documento (14) è dedicato esclusivamente alla testimonianza di carità che deriva dalla professione di fede. Il Pontefice riprende alcuni passaggi del NT (inno alla carità di Paolo, Giacomo, 2 Pietro) dove si mostra la superiorità dell'amore non in contrapposizione alla fede ma come traduzione della stessa: la fede senza le opere è morta! Per evitare di mettere le due virtù teologali l'una di fronte all'altra il Papa afferma: «la fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l'una permette all'altra di attuare il suo cammino...è la fede che permette di riconoscere Cristo ed è il suo stesso amore che spinge a soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita» (n.l4). Il testo del motu proprio si chiude con un invito ad essere dei cercatori di Dio soprattutto in mezzo alle prove e alle difficoltà della vita con la certezza che la vittoria che ha sconfitto il mondo è la nostra fede. La relazione con Dio vissuta e sperimentata nella fede non ci esonera dalle lotte quotidiane e dalle debolezze legate alla nostra condizione creaturale ma ci consente di viverle sapendoci sostenuti da Colui che, per amore nostro è morto ed è risorto. Don Baldo Reina

P a g i n a 8 Non si può aderire a Gesù senza rinunciare a Satana. Questa è la prima cosa da fare. Si tratta di rinnovare le promesse del Battesimo, a cui forse siamo stati infedeli, e cercare con l aiuto di Dio di iniziare una vita nuova, più pura e santa. Se la nostra veste battesimale si è sporcata, dobbiamo farcela lavare e purificare col Sangue di Cristo, mediante il Sacramento della Riconciliazione o Confessione col Sacerdote. Nessuno può presumere di essere senza peccato. Durante l Ultima Cena, a S. Pietro che non voleva farsi lavare i piedi, Gesù disse: Se non ti laverò, tu non avrai parte con Me (Gv 13, 8). Dunque, per accostarsi a Gesù e avere parte al suo banchetto e alla sua intimità, occorre essere purificati, mondati da ogni macchia di peccato. Bisogna dunque rinunciare a Satana: causa e origine di ogni peccato e di ogni male sia personale che sociale e credere in Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Rinunciare significa abbandonare, cambiare proposito, tagliare i legami col male di qualunque specie e con Satana che è all origine del male e del peccato. Imitando Gesù che nel deserto fu tentato e vinse il tentatore, dobbiamo anche noi rifiutare tutte le proposte del Maligno, tutte le sue ammalianti seduzioni e recidere, con l aiuto di Dio, tutti i lacci che egli ci ha messo addosso, per mezzo dei peccati fatti da noi o da altri in relazione con noi. E perciò molto utile a tale scopo, prendere coscienza di tutte le volte che abbiamo ceduto al tentatore e dire che rinneghiamo il cedimento e vogliamo tornare a Dio con tutto il cuore. E utile anche rinnegare tutti i legami stabiliti con persone malefiche (maghi, megere e altri servi di Satana) o con le anime dei defunti o con le generazioni passate. Bisogna rinnegare tutto ciò che viene da Satana o che ci può rendere suoi schiavi, anche a nostra insaputa. -Io rinuncio a Satana e ad ogni spirito malefico! -Io rinuncio alla magia e ad ogni forma di peccato! -Io rinuncio ad ogni contatto con maghi, fattucchiere, cartomanti, operatori dell occulto! -Io rinuncio ad ogni legame malefico con persone vive o defunte! -Io rinuncio ad ogni spirito di maledizione sulla vita, la salute, la famiglia, il lavoro, il matrimonio, l economia, la pace della Meditazione di Padre Giuseppe Tagliareni La rinuncia a Satana mia casa, che mi viene per via generazionale o per altra via; -Io rinuncio ad ogni spirito di depressione, di paura, di angoscia, di disperazione, di suicidio -Io rinuncio allo spirito di superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia! -Io rinuncio ad ogni medianità, carisma diabolico, spiritismo, premonizione, cartomanzia -Io rinuncio ad ogni forma di dipendenza dal fumo, droga, alcol, lotterie, Tv, pornografia -Io rinuncio allo spirito di menzogna, di odio, di vendetta, di lamentazione, di mormorazione -Io rinunzio allo spirito di bestemmia, di ossessione, di fuga dalla Chiesa e dalla famiglia -Io rinunzio al rifiuto della preghiera, dei Sacramenti, della Croce! Nel fare le rinunce si possono specificare gli spiriti negativi che più hanno oppresso la persona (es. spirito d impurità) o la famiglia (es. odio) o la gente a cui si appartiene. Nel meridione d Italia, ad esempio, sono molto frequenti i seguenti spiriti : -di turpiloquio e di bestemmia; -di profanazione delle Feste; -di fornicazione e adulterio; -di mafiosità e di prevaricazione; -di omertà e di vigliaccheria; -di approfittamento indebito; -d assenteismo dal posto di lavoro; -di superstizione e vana osservanza; -di mormorazione e calunnia; -di magia e stregoneria; -di comparaggio e favoritismo; -di vandalismo e autolesionismo; -di e- vasione dalle tasse; -di esibizionismo e vanagloria; -di delitto d onore ; -di odio e di vendetta; -d invidia e gelosia; - di gola e di pigrizia; -di gioco d azzardo; -di alcolismo e tossico-dipendenza; -di usura; -di corruzione amministrativa; -di maledizione; -d incesto e di pedofilia; -etc. E conveniente ripetere spesso la rinunzia specifica a quegli spiriti che più ci hanno invasi o ai quali abbiamo aperto la porta del nostro cuore. Poi bisogna riaffermare il Credo. -Io credo in Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo e voglio la salvezza di Gesù Cristo! -Io credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica e voglio vivere in essa! -Io credo al Magistero della Chiesa e a tutto ciò che ci propone a credere!

Per Christum abundat consolatio nostra P a g i n a 9 NUOVA RUBRICA a cura di Padre Tagliareni Cos è la consolazione? La consolazione non è togliere la sofferenza e il dolore. Questo nella vita presente ci accompagnerà sempre, fino alla morte. E pur vero che siamo stati creati per essere felici; ma la felicità non è di questo mondo. Sembra che più la cerchiamo e più ci sfugge. Di certo, non si può comprare, né si può ereditare, né si può catturare. Vi sono sì dei momenti di gioia anche intensa nella vita, ma quanto poco durano! Tutti ne andiamo in cerca famelici, ma spesso gustiamo amarezze e delusioni. Le sofferenze e le pene spesso attraversano la nostra vita e non possiamo cacciarle via. Cosa fare allora? Darsi alla fuga nell alcol e nella droga, nella spasmodica ricerca di una vincita al Lotto o al Gratta e vinci? Un ricorso alla magia che promette di risolvere tutto e, con modica spesa, consegnarci ad un futuro pieno di speranze? Oppure conviene tuffarsi nel lavoro da mani e sera e non pensare ad altro? Lasciare che le cose vadano per la loro strada e diventare insensibili per non soffrire? Oppure fare yoga, ricorrere alle Medicine alternative, a qualche corso per aumentare il proprio potenziale mentale e ottenere l autoliberazione dal male? Se non riesce, c è sempre la fuga nel turismo (anche sex): sempre eccitante e gratificante, con tutti gli imponderabili incontri e nuove sensazioni, tutte da vivere e da incorniciare. Ma la pena rimane. La pena del vivere, del soffrire, del lottare, del dover trangugiare tanto amaro a casa, all ufficio, per strada, con gli amici (pochi), coi nemici (parecchi), con gli estranei (incidenti di percorso), con situazioni nuove e impensate (malattie, licenziamenti, separazioni coniugali, figli che vanno via di casa, lutti, ). Costante come un sottofondo musicale, ora più forte ora più lieve, la pena rimane e talvolta diventa lamento, oppure protesta, o anche bestemmia, oppure stato d ansia e di timore, oppure depressione che ritorna invincibile, o anche disperazione che dispone alla soluzione finale (suicidio). Tutti conosciamo il dolore, ma non tutti ne sanno capire il valore umano e il senso. Tutti dobbiamo penare, ma pochi sanno farlo con dignità e serenità di spirito: cosa difficile e a cui nessuno ci prepara. Vediamo che tutti fuggono il dolore come la peste e si fanno esperti di ogni mezzo che valga ad eliminarsi, fin anche la morte dolce (eutanasia) invocata, agognata, preparata, legalizzata, autorizzata quando umanamente non c è rimedio che cambi le cose. Ora noi diciamo che tutti possiamo essere consolati efficacemente da Dio, come solo Lui può fare, se sappiamo indirizzare il nostro lamento al Suo cuore di Padre. Allora, Egli si fa vicino e addolcisce la pena e riapre l orizzonte della speranza nelle Sue promesse più belle. Allora l anima comincia a respirare e il cielo cupo che la sovrastava comincia a dissolversi come dense nubi al vento potente d oriente e il sole torna a brillare nel cielo sereno. Questa è la consolazione che viene da Dio. Di questa abbiamo immenso bisogno. E l unica che non deluda né inganni. Dobbiamo imparare a cercarla.

P a g i n a 10 PER UNA NUOVA SOCIETÀ Capitolo V: Assoluto di P. Giuseppe Tagliareni ASSOLUTO è ciò che è e rimane sempre identico a se stesso e non subisce alcuna diminuzione o contraddizione possibile. Sul piano dell essere solo Dio è assoluto; tutto il resto è relativo e si spiega solo per una relazione di dipendenza dall assoluto, secondo il principio di ragion sufficiente. Al di fuori di Dio, anche il mondo creato con tutte le sue leggi è un assoluto, sebbene in dipendenza dal Creatore. Esso è conoscibile, anche se non in modo esaustivo, a causa della sua complessità e vastità. Esso muta nel susseguirsi di fenomeni diversi, ma non nelle leggi di fondo e nella sostanza di cui è fatto: queste rimangono stabili secondo la natura voluta dal Creatore e da Lui posta in essere e conservata tale. Sul piano del pensiero, assoluta è quella verità che, per quanto è possibile conoscere, corrisponde all essere. La nostra conoscenza, per quanto faticosa e limitata, può arrivare alla verità con certezza. Sul piano dell agire, assoluta è quella norma che vale sempre e in ogni luogo. Sul piano dei valori, che orientano il pensiero e l azione degli uomini, sono assoluti quei valori che danno pienezza di essere a chi li sa raggiungere e non cambiano con le mode correnti. Tali sono ad esempio, l onestà, la libertà, l indissolubilità del matrimonio, la fedeltà, etc. Sul piano del fare, la variabilità è infinita, in dipendenza dei soggetti, dei tempi, delle circostanze, delle finalità da raggiungere. Frutto del fare è l azione; questa non può mai essere assoluta, perché ha inizio e fine. Sul piano della storia, l assoluto è il fine ultimo per cui Dio ha creato tutte le cose e a cui le dirige infallibilmente. Questo lo si sa dalla Rivelazione cristiana: l unica che ha garanzie di verità assolutamente credibili e sostenibili, fondate sulla testimonianza del Figlio di Dio, Gesù Cristo, sulla sua parola, la sua morte di croce e la sua risurrezione. Da Lui sappiamo che la storia umana è diretta da Dio all instaurazione del Suo Regno, affidato nelle mani del Figlio di Dio. A Lui si prostreranno tutte le nazioni. Egli è il Signore! La storia, nelle sue grandi linee è diretta alla sua glorificazione. Egli ha vinto l avversario implacabile, Satana, e assoggettate a sé tutte le cose, compresa la morte, consegnerà tutto al Padre: fine ultimo di tutte le cose. Se dal punto di vista religioso, che è l ambito del sacro e del culto, l Assoluto è Dio e il Suo Regno, per mezzo di Gesù Cristo, dal punto di vista profano, che è l ambito della laicità, l Assoluto è il Super -Organismo dinamico, che è il complesso organico che ingloba tutta l umanità e dove ogni singola persona trova la sua collocazione vitale e ogni organismo la sua funzione integrata con tutte le altre in modo vitale. Questo Super-Organismo è dinamico, cioè si costruisce nello spazio e nel tempo e può essere teo-spiritualista o materialista, a seconda che ciò che lo anima ammetta l apertura al trascendente o no. Poiché Dio esiste davvero e Gesù Cristo è veramente Dio fatto uomo, tutte le religioni sono destinate a cadere, eccetto quella fondata da Gesù stesso. E questo avverrà, come è vero che la verità prima o poi trionfa e la menzogna cade. Così, dal punto di vista profano, la laicità si dovrà orientare verso la costruzione del Super-Organismo dinamico teo-spiritualista, poiché quello materialista è destinato a fallire. Infatti, lo spirito umano non si può sopprimere e Dio non si può cancellare. La storia va verso il fine voluto da Dio e nessuno è da più di Dio! Se questo piano va avanti faticosamente, ciò è dovuto al libero arbitrio di ogni persona umana, che Dio rispetta sempre. Ma il piano provvidenziale va avanti. Ovviamente questo non può avvenire automaticamente. C è di mezzo la libertà umana e gli interessi di parte, stabiliti da secoli. L Induismo, il Buddismo, l Islam ad esempio, non sono compatibili col Cristianesimo: prima o poi dovranno fronteggiarsi, se non altro nella coscienza di ogni fedele. Se il Cristianesimo prevarrà come luce sulle tenebre, ciò non sarà senza che le tenebre si ribellino e non cerchino di oscurare la luce. Così, in campo laico, se il Super-Organismo dinamico teospiritualista si imporrà su quello materialista, ciò non sarà senza dolore, senza lotte e opposizioni. A parte gli interessi stabiliti, che prosperano in questo mondo di tenebra, c è anche la presenza nella storia umana di una potenza irrazionale e superiore a quella dell uomo, qual è quella diabolica. Ma Satana è stato vinto da Gesù sul Calvario e dunque il suo potere è destinato ad essere annullato. Gesù e Satana sono i due poli opposti della storia umana. In quanto creature sono dipendenti da Dio; in quanto intelligenza e potenza, superano tutte le altre creature. Ma Gesù supera Satana, sia per natura che per merito: per natura, perché Egli è non semplicemente un uomo, ma Dio Verbo fatto Uomo; per meriti, perché ha obbedito al Padre fino a sacrificare la vita umana, presa dalla Vergine Maria e ha amato gli uomini fino al segno supremo, dando la vita per la loro salvezza eterna. Per questo Dio l ha esaltato e gli ha dato un Nome che è al di sopra di ogni altro nome e a Lui, Agnello Immolato, ha consegnato i destini del mondo, come afferma S. Giovanni nell Apocalisse. La storia dunque, è nelle mani di Gesù e chi non collabora con Lui cade nelle grinfie di Satana, destinato alla dannazione finale. Dal punto di vista religioso, il regno di Gesù va avanti con l evangelizzazione degli uomini e con la carità. Poi con l edificazione della Chiesa come Corpo Mistico di Cristo, vivente per la vita divina (= Grazia), mediante i Sacramenti (= Liturgia) e la Parola di Dio messa in pratica. Costruire ciò è compito dei seguaci di Gesù, gli Apostoli vecchi e nuovi, i cristiani di tutto il mondo, animati e aiutati dallo Spirito Santo. Dal punto di vista laico, non si può parlare né di Vangelo né di religione, se non come di uno degli elementi di una determinata cultura, che ne ingloba tanti altri. Siamo oggi in società multi-etniche e multiculturali : le religioni hanno pari diritto di essere e di attuarsi nei loro culti e così anche chi non si riconosce in una determinata confessione o rito, come gli agnostici e gli atei. Lo Stato è laico, cioè prescinde dalle credenze religiose dei suoi cittadini e si struttura con leggi proprie, nate non da un determinato credo religioso, ma dalla volontà di coloro che detengono la legittima autorità e ultimamente dalla scelta di vivere insieme in una società, fatta da un certo numero di persone o di popoli. In regime di democrazia, sono i rappresentanti del popolo che fanno le leggi dello Stato, a cui tutti sono tenuti a sottomettersi, per il bene comune. La legge, che è un ordinamento razionale diretto al bene comune di un determinato popolo, dovendo regolare il comportamento sia di chi crede che di chi non crede, non può essere fondata sulla religione, perché avrebbe in partenza il rifiuto di coloro che non credono. Come si sa, l Islam non ammette la laicità. Di fatto, dove esso è maggioritario si tende a stabilire la sharia, la legge coranica, e non

Per Christum abundat consolatio nostra P a g i n a 11 si ammettono non credenti, se non come cittadini di seconda classe, mal tollerati e privi dei normali diritti. Il Cristianesimo, invece, ammette la laicità, a partire dal pronunciamento di Gesù Cristo: Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (Mt 22,21). L enucleazione del potere politico da quello religioso è stato molto faticoso e spesso conflittuale lungo tutto il Medio Evo, quando la religione sacralizzava tutta la società. Ma a partire dalla rivoluzione industriale, la vecchia società sacrale cadde per sempre. La rivoluzione francese e i fenomeni culturali dell Illuminismo e del sorgere delle Nazioni e dei regimi democratici, fenomeni spesso pilotati dalla Massoneria inglese e internazionale, fecero il resto. Una volta tolta la religione come fondamento del vivere civile e delle leggi di uno Stato, dove si potrà trovare un Assoluto? Oggi non si può certo accettare né un re assoluto, né un dittatore: tanti ce ne sono stati, ma sono tutti crollati, tra tanto sangue e rovine. Lo Stato in se stesso non può essere un Assoluto, perché non nasce prima dell uomo ma dopo e può essere sempre cambiato nelle sue leggi fondamentali (Costituzione) e nelle altre espressioni che regolano la vita di tutti i cittadini. Neanche si può prendere la volontà popolare da sola, perché essa è sottoposto alle pressioni, al capriccio, all ignoranza, all egoismo, agli interessi di parte. Neanche la cultura corrente è un Assoluto: essa è continuamente cangiante, anche se non del tutto. Oggi poi, impera il relativismo, che è la negazione dell assoluto! Qual è l Assoluto storico che a prescindere da Dio (non da tutti ammesso né accettato), può essere il fondamento teorico e pratico del vivere civile di un popolo laico o addirittura di tutta l umanità di oggi e di domani? Alcuni sottolineano la persona umana e il bene comune. La prima è base della famiglia e della società; il secondo è il fine da tutti accettabile e perciò capace di orientare le diverse volontà. Questo è vero e va tenuto presente. Tuttavia non è sufficiente né univoco. La persona umana riporta alla sua natura e ai problemi connessi. C è ad esempio chi rifiuta di considerarsi maschio o femmina e vuole essere gay o lesbica; c è chi include tra i diritti della persona quello di avere figli a qualsiasi costo e diritto a fare l inseminazione artificiale o quello di abortire o divorziare Il bene comune poi, è spesso fumoso, mal visto, contraddetto da nuove leggi e disposizioni, che col mutare dei tempi si prefiggono altri beni da raggiungere, spesso tra loro non bene connessi: si fa il bene di una categoria e si danneggiano le altre (vedi certi scioperi), si creano nuovi centri di divertimento e si trascurano le infrastrutture; si sovvenzionano film pornografici e si tolgono fondi alla sanità; si promuovono anche gli ignoranti e poi si abbassa la qualità e la preparazione, etc. Come fare a dire qual è il vero bene di tutti? Comprendiamo che deve essere ciò che costruisce l intera società come un tutt uno, senza ledere alcuno. Perciò ci vuole un punto di riferimento assoluto. Noi crediamo che un vero Assoluto laico e dinamico ci sia: è il Super-Organismo dinamico storico, punto di arrivo di tutta la Storia degli uomini e unico strumento del vivere civile in cui tutti possono integrarsi armonicamente in modo vitale, sia per la persona che per l intero Organismo. Quando tutti gli uomini capiranno che tutti abbiamo bisogno di tutti e che tutti influiamo su tutti, cominceranno a chiedersi qual è il loro posto giusto e il loro ruolo in questo enorme complesso che si chiama famiglia umana, nuova Società post-industriale e tecnologica fatta a misura d uomo, dove tutti hanno un apporto positivo da dare e beni vitali da prendere. Lo sforzo teorico maggiore è di concepire come questo Super-Organismo deve es- sere per potere far vivere e far crescere bene miliardi di persone in un progresso indefinito e in pace tra di loro. Un esempio non peregrino ma del tutto pertinente è la Chiesa, che però ricopre l ambito religioso. La Chiesa è una società perfetta: ha in sé tutti i mezzi del suo sviluppo armonico e organico, datigli dal suo Fondatore, che è l Uomo-Dio Gesù Cristo. Ha la sua anima, che nasce dallo Spirito di Cristo e la sua prassi, che coinvolge l azione collettiva e l orienta verso un punto assoluto: il Regno di Cristo nei cuori e nel mondo. La sue attività principali sono: evangelizzare, reggere e santificare; costruire la Civiltà dell amore (inteso come carità) su tutta la terra, promuovendo la giustizia e la pace, la fratellanza universale e il Regno di Dio. La Chiesa è un super-organismo religioso (cristiano e cattolico); bisogna inventare un super-organismo laico, che possa inglobare tutta la vita civile, a prescindere dalla religione che si vuole liberamente professare. S intuisce che alla base ci deve essere un ontologia dinamica: si tratta infatti di studiare un ente (il Super-Organismo) dinamico (che si costruisce essenzialmente nel tempo e nello spazio), che esiste perché messo in atto coerentemente da una massa di persone (= prassi), animata da una ideologia, che a tutto dà forma, unità, coerenza. E uno studio dunque metafisico. La metafisica è oggi quasi completamente sconosciuta, specialmente quella dinamica, mentre è proprio essa che dirige il mondo contemporaneo, che è in costruzione dinamica. In pratica l Assoluto teorico è molto complesso, mentre quello pratico che si esprime nella prassi è molto semplice e da tutti condiviso: per il modello materialista è il denaro o l interesse economico, oppure il potere, oppure il piacere; per il modello teo-spiritualista è l amore, la condivisione, l accoglienza reciproca. Ridotti all osso, sono in maniera antitetica: il denaro e l amore. Tutto ciò che è fatto per denaro costruisce il modello materialista; tutto ciò che è fatto per amore vero costruisce il modello teo-spiritualista. Se dunque si vuole costruire una società a misura d uomo, bisogna rigettare sia il Capitalismo che il Socialismo, sia i loro ibridi come la Social-democrazia. In esse non tutto è male: ad esempio sono buoni la libertà d iniziativa e la proprietà privata, il fine sociale delle imprese e delle istituzioni, il valore enorme delle masse quando agiscono insieme. Il loro male sta nel materialismo di base, nell evoluzionismo selettivo, nella logica di contrapposizione, di concorrenza, dove l altro è mio avversario o nemico da abbattere. Invece, se si accetta il modello teo-spiritualista, l altro diventa un amico con cui collaborare per fare una società più bella e aperta ai valori dello spirito (amore, solidarietà, fratellanza universale, arte, etc.). L assoluto è allora la Nuova Società a misura d uomo. Tutti devono ritenerla come una cosa irrinunciabile e concorrere a costruirla, ognuno per la sua parte. E come la casa comune in cui tutti dobbiamo abitare, aiutandoci gli uni gli altri come una sola famiglia. Se la casa va in rovina, tutti ci stiamo male; se la casa è bella, tutti ne godiamo. Dobbiamo imparare ad operare secondo la dialettica della costruzione ( apriti al dialogo rispondi al bisogno co- struisci la pace ). L ideologia cristiana con i suoi valori irrinunciabili e non negoziabili deve essere l anima della prassi di tutti. La si deve far conoscere in tutti i modi, specialmente mediante i mass-media. Nuovi partiti politici devono nascere e programmare interventi legisla- tivi e operativi nel senso suddetto. Anche i corpi intermedi e tutte le varie istituzioni si dovranno ideologizzare in senso organico-dinamico cristiano, rifiutando per sempre tutto ciò che è capitalista o marxista: mostri che hanno ucciso l anima ed espulso lo spirito dal mondo. La costruzione della Nuova Società sarà coerente se tutte le forze operative saranno dirette a questo fine. Il mondo di oggi ha estremo bisogno di ideologi e di leader formati in senso ideologicocristiano, con le idee chiare sul Super-Organismo dinamico da costruire e di tanti mezzi a disposizione, soprattutto mass-media. Bisogna ripensare tutto, compreso lo sport e l economia, in senso organicodinamico e formulare orientamenti sicuri per la prassi. E evidente che non ci si potrà mai alleare con chi porta avanti un altro progetto di società, ad esempio quello materialista, edonista, conflittuale. Proprio la chiarezza ideologica fa vedere che si tratta di modelli inconciliabili. La Nuova Società è un Assoluto storico che non ammette altri Assoluti concorrenti. Esso non si impone con la forza, ma si propone con la conoscenza e la convinzione, rispettando sempre l altrui pensiero e libertà. Tuttavia, come ci si è battuti per la democrazia contro la tirannide, ci si potrà battere per la Nuova Società e la Civiltà dell amore.

P a g i n a 12 Lourdes, nata senza retina ora ci vede: il miracolo di Erminia Pane Secondo il positivista Émile Zola, basterebbe un solo miracolo per confutare gli argomenti di chi non crede. E un ovvietà abbastanza palese, ma non c è nessun interesse a confutare nulla o a dimostrare di aver ragione, la fede è un dono e un atto di libertà e chi non vuole credere riuscirà sempre a divincolarsi anche davanti al più palese miracolo. Tuttavia non si può tacere sul fatto che di eventi miracolosi ce ne sono stati diversi, nonostante l arroganza degli scettici, «dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli» (Albert Einstein, Lettera a Maurice Solovine, GauthierVillars, Parigi 1956 p.102). Uno di questi eventi inspiegabili è quello della signora Erminia Pane, la cui vicenda è finita anche sui maggiori quotidiani. Una storia recente, incredibile e decisamente documentata, si potrebbe dire addirittura inconfutabile. Erminia è nata senza la retina dell occhio destro e dunque cieca da quell occhio, si è sempre definita «atea e disperata, partecipavo alle sedute spiritiche». Nata a Napoli, ha vissuto poi a Milano dove si è sposata, ha avuto una figlia, e poi è rimasta vedova. Nel 1977 è stata colpita da una paresi alla parte sinistra del corpo, che le ha immobilizzato il braccio, la gamba e la palpebra, quella dell unico occhio sano, rendendola così completamente cieca. L Inps le ha infatti riconosciuto la pensione di invalidità e l Unione Italiana dei Ciechi l ha accolta come associata. Cinque anni dopo, nel 1982, ha deciso di operarsi per riaprire la palpebra dell occhio sano. Erminia, nella sua camera di ospedale, si è chiusa in bagno per fumare una sigaretta. Così ha raccontato quel momento: «Sentii aprire la porta e un fruscio di vesti, mi tirai su la palpebra con la mano e vidi una signora vestita di bianco, con la testa coperta». La visione ha detto di essere la Madonna di Lourdes e le ha promesso la guarigione: «Voglio che tu vada in pellegrinaggio a piedi scalzi e con tanta fede. Per adesso non dire niente a nessuno di questo nostro incontro, parlerai di me solo al tuo ritorno». I medici ovviamente hanno cercato di dissuaderla, la sala operatoria era già prenotata, ma invece dell intervento, la mattina del 3 novembre 1982 Erminia si è recata a Lourdes con la madre, entrando scalza nel santuario, inginocchiandosi nella grotta e bagnandosi alla fontana. Immediatamente, con l occhio destro, quello al buio da sempre, ha visto il volto della donna apparsale in ospedale. Da quello sinistro invece, la paralisi alla palpebra è scomparsa, il braccio e la gamba hanno ricominciato a muoversi. Tornata a casa, vedendoci da entrambi gli occhi, ha fatto domanda di rinuncia alla pensione di invalidità, ma l Inps gliel ha sempre rifiutata: il certificato medico attestava la mancanza della retina e dunque l impossibilità a vedere. Ma lei da quell occhio vedeva benissimo, e anche nell altro aveva riacquistato la vista. I suoi occhi sono stati esaminati, controllati e verificati da tanti oculisti, per ultimi i medici della motorizzazione che le hanno rilasciato la patente, dopo che la signora Pane ha superato la visita oculistica, cominciando a guidare senza problemi. Nel 1994 la Commissione del Bureau Médical di Lourdes, dopo aver analizzato a lungo i documenti medici precedenti e successivi alla guarigione, ha riconosciuto il carattere miracoloso dell evento. Nel 2007 la donna ha accettato di scrivere la sua storia in un libro, «Erminia Pane, uno strumento al servizio di Dio La storia e le testimonianze di una miracolosa guarigione asseverata a Lourdes», di cui l autore è Alcide Landini. Erminia Pane, morta nel 2010, è stata l unica falsa invalida d Italia ad autodenunciarsi regolarmente, senza nessun esito. Non sappiamo se questo è uno dei casi analizzati dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, il quale ha riconosciuto: «Riguardo ai miracoli di Lourdes che ho studiato, credo effettivamente che si tratti di qualcosa non spiegabile». Un altro premio Nobel per la medicina, Alexis Carrel, a Lourdes ha trovato la fede constatando in prima persona una guarigione miracolosa. Quando la vicenda è finita sui media, Avvenire ne ha approfittato per ironizzare sugli acchiappa-fantasmi del Cicap (Centro italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), i cosiddetti positivisti e atei di professione per dirla con Einstein, quelli dell imbarazzante Seconda Sindone per intenderci. Gianni Gennari ha scritto sul quotidiano cattolico: «Loro il Corsera lo leggono qualche volta, qualcuno ci scrive anche, e io ero certo che si sarebbero fiondati dalla signora Pane: verificare, svergognare, sfatare, smentire e sventolarne poi lo scalpo. Invece niente! Dormono? Hanno chiuso l esercizio? Se ci sono, battano un colpo». Inutile dire che i Cicappini hanno preferito far finta di nulla (avrebbero dovuto chiudere bottega se no?), preferendo continuare la caccia alle streghe nei castelli infestati. Da Uccronline.it Alberto Perez è uscito dall omosessualità: «ora sono felice» In questo periodo vengono alla luce molte storie di persone uscite dall omosessualità. Mi è capitata tra le mani questa storia di un ragazzo ventenne, spagnolo, di nome Alberto Perez. Questo giovane ha rilasciato una intervista nella quale ha raccontato come ha fatto a diventare cosciente di sé, per usare le sue parole, ed uscire così da questo stile di vita. Al contrario di due persone contattate da questo sito web, Adamo Creato (nome fittizio a protezione della privacy) e Andrea Ferrameo, Alberto è stato aiutato dalla cosiddetta terapia riparativa. Ha spiegato il giovane ex omosessuale: «La terapia è stata la strada che mi ha portato all autocoscienza di ciò che ero. La cosa strana, era che questa situazione non riguardava nello specifico la sessualità, mi resi conto che le mie attrazioni omosessuali avevano la loro origine in problemi emotivi. La lettura del libro Riscoprirsi normali di Richard Cohen mi scosse. Mi sentii descritto in tutto». Alla domanda dell intervistatore sulla terapia da lui seguita, Alberto ha risposto: «(la terapia) ha toccato tutte le aree scoperte della mia vita; ha individuato tutti i fattori che hanno attivato il complesso omosessuale. L omosessualità non è altro che il grido dell anima che desidera riempire tutti i vuoti affettivi passati». Il tempo passato sotto terapia, ha continuato Alberto Perez, non è la cosa che conta di più, l importante è quanto si lavora bene per una vera comprensione di sé: «Sono riuscito a scappare da questa situazione perché avevo davvero toccato il fondo, non mi sentivo soddisfatto, ero vuoto. Mi sentivo lacerato dalla forte e incontrollabile dipendenza della pornografia [...] Attraverso la terapia ho capito che aveva sviluppato queste tendenze da situazioni che ho vissuto tutta la mia vita e l ambiente in cui sono cresciuto». Secondo Perez, «E raro il caso in cui uno davvero desideri essere gay. Tutto l ambiente si basa sul corpo, il denaro e la giovinezza, cose che non durano per sempre». Nelle ultime battute di questa intervista Alberto ha parlato della sua vita ora: «Ho in mente molti progetti tra cui anche la creazione di una trasmissione radiofonica sull argomento. Ma soprattutto porto avanti la mia denuncia contro le menzogne delle Lobby Gay e porto sostegno a tutti coloro che ne sono state vittime». E infine: «La realtà è che io non credo che ci siano uomini gay. L orientamento omosessuale non esiste, ci sono uomini eterosessuali con attrazioni omosessuali. No, non è un gioco di parole. Non sono mai stato gay, io non sono un ex gay, ero solo un giovane uomo con un problema di identità sessuale. Oggi il conflitto è stato risolto, sono molto felice». Luca Bernardi - da www.uccronline.it/2012/07/19/alberto-perez-e-uscito-dallomosessualita-ora-sono-felice/

Per Christum abundat consolatio nostra P a g i n a 13 Intervista a Magdi Cristiano Allam (Seconda parte) Dopo i disordini seguiti all'uscita del film Innocence of Muslims, condannato con violenza dal mondo musulmano, cosa dovrebbe fare dunque l Europa? In Europa, nell assoluto rispetto di tutti i musulmani che, come qualsiasi altra persona, godono di quei diritti e di quei doveri che valgono indistintamente per tutti, dobbiamo avere il coraggio di dire una volta per tutte che l islam non è affatto una religione pari all ebraismo e al cristianesimo, oppure che Gesù Cristo e Maometto sono la stessa cosa. Fin quando non avremo la consapevolezza di questa verità e il coraggio di affermarla in libertà, continueremo a prenderci in giro. Cosa pensa invece del fondo speciale del Qatar per le banlieue francesi? Siamo di fronte alla svendita della nostra sovranità. E' indubbio che le banlieue parigine rappresentino realtà degradate e in parte islamizzate: basti pensare che persino molte ragazze francesi non musulmane preferiscono, nel tratto che va dalla propria abitazione alla metropolitana, indossare il velo pur di non avere problemi con gli islamici. Il fatto che la Francia abbia accolto la disponibilità del Qatar a investire una cifra stimata in cento milioni di euro per la riqualificazione di aree popolate da musulmani rappresenta una reale abdicazione della nostra sovranità e una implicita ammissione che ogni valore è secondari rispetto al denaro. E un pessimo segno di questa Europa relativista e materialista che idolatra la moneta e che al tempo stesso è oramai è andata oltre l essere islamicamente corretta. E un Europa che, di fatto, è pronta a farsi sottomettere dall Islam. Cosa cambierebbe in Francia nel caso in cui la riqualificazione dei quartieri poveri da parte della finanza islamica avvenisse davvero? Indubbiamente avremmo un territorio francese totalmente islamizzato che obbedirà alle direttive di una realtà che non è soltanto, in quanto islamica, lontana dai nostri valori, ma che sarà addirittura esterna alla Francia, straniera. A mio giudizio è una vera follia, ma evidentemente dobbiamo cominciare ad aprire gli occhi. In che senso? In ambiti diversi, come quello strettamente finanziario ed economico, assistiamo già a forme di colonizzazione islamica che ci impongono delle scelte che vanno a ledere i nostri diritti fondamentali. Forse questo atto, questa presenza così palese in un ambito pubblico come quello della ricostruzione dei quartieri, ci costringerà ad aprire maggiormente gli occhi. Lei si candida a Premier d Italia alle prossime elezioni nazionali 2013. Qual è la sintesi del suo programma? Riscatto della sovranità monetaria dell Italia; il Federalismo dei Comuni e la Repubblica Presidenziale; la legittimità del primato dell interesse nazionale degli italiani; lo stipendio alle madri che scelgono di occuparsi a tempo pieno dei figli, della famiglia, della casa; la difesa della nostra civiltà laica e liberale dalla minaccia islamica. Quando Dio è l'unica risposta convincente... E una storia sconvolgente di conversione dei nostri giorni quella di Leah Libresco, la popolare blogger americana atea responsabile del Patheos Atheist Portal. Lo scorso 18 giugno un post di questa giovane filosofa, laureata a Yale e collaboratrice dell Huffington Post, ha decisamente scioccato i numerosi followers soprattutto atei - del suo blog, facendo presto il giro del mondo. Questo è il mio ultimo post annunciava drastico il titolo dell articolo dove la blogger dichiarava di aver trovato finalmente la risposta a quella sua morale interna che finora l ateismo non riusciva a soddisfare: il cristianesimo. La risposta, cioè, che Leah da anni respingeva e confutava con spiegazioni che cercano di inserire la moralità nel mondo naturale. Per anni ho tentato di argomentare da dove derivasse la legge morale universale che riconoscevo presente in me ha spiegato la blogger; una morale oggettiva come lo è la matematica e le leggi fisiche. In questa ricerca continua di risposte, Leah si è rifugiata, ad esempio, nella filosofia o nella psicologia evolutiva. Non pensavo affatto che la risposta fosse lì ammette, ma al contempo non potevo più nascondere che il cristianesimo dimostrasse meglio di ogni altra filosofia quello che riconoscevo già come vero: una morale dentro di me che però il mio ateismo non riusciva a spiegare». I primi segni di conversione sono arrivati il giorno della domenica delle Palme, quando la blogger partecipa a un dibattito con gli alunni di Yale per spiegare da dove deriva la legge morale. Durante la spiegazione, viene interrotta da un ragazzo che cercava di farmi ragionare come lei stessa ricorda chiedendomi non di portare le spiegazioni di altri, ma di dire cosa ne pensassi io. Non lo so, non ho un idea certa è la risposta della donna davanti alla semplice ma spiazzante domanda. La tua migliore ipotesi? incalza il giovane, non ne ho una replica lei. Avrai pur qualche idea continua lui; non lo so insomma penso che la morale sia innamorata di me o qualcosa del genere prova a dire la filosofa, ma il ragazzo a questo punto le dice cosa pensava. Riflettendo, racconta la donna, mi accorsi che, come lui, credevo che la morale fosse oggettiva, un dato indipendente dalla volontà umana. Leah scopre quindi di essere anche lei credente in un ordine, che implica qualcuno che lo abbia pensato e nell esistenza della Verità, nell origine divina della morale. Intuivo spiega ancora che la legge morale come la verità potesse essere una persona. E la religione cattolica mi offriva la strada più ragionevole e semplice per vedere se la mia intuizione fosse vera, perché dice che la Verità è vivente, che si è fatta uomo. Chiedendo poi a quel ragazzo cosa le suggerisse di fare, la filosofa atea convinta, inizia a pregare con lui la compieta nel Libro dei salmi e continua a farlo sempre, anche da sola. Anni e anni di teorie, prove, convinzioni, sgretolati quindi davanti all unica Verità: Dio. Riportata sul portale, la storia di Leah ha provocato reazioni contrastanti e milioni di commenti. Basti pensare al fatto che sia stata postata su Facebook 18 mila volte e che la sua pagina web ha ricevuto circa 150 mila contatti. Molti commenti sono accusatori, persone atee che si sentono tradite da quella che era per loro una leader. Molti altri, invece, vengono dai cattolici che, al pari dei tanti non credenti, seguivano il blog. Alcuni esprimono le proprie congratulazioni e dichiarano: Sono così felice per te. Ho pregato tanto. L avventura è appena cominciata. Intervistata dalla Cnn, la Libresco ha comunque confessato di aver ancora molto da capire e studiare su quello che sostiene la Chiesa circa la morale, come ad esempio la questione sull omosessualità che la lascia ancora confusa. Ma non è un problema ha affermato, in quanto tutto ciò di cui si è convinta è ragionevole. Dopo la conversione, la donna ha cercato anche una comunità di cattolici. Se mi chiedono come sto oggi rispondo che sono felice, dice la blogger che ha concluso: è bello andare a Messa dove incontri il Dio fatto uomo-incarnato.

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P a g i n a 20 5 Ottobre San Placido ALCUNI SANTI DEL MESE A cura di Matteo Orlando (dal settimanale Verona Fedele) «Perseverando il santissimo Benedetto nella solitudine, e crescendo in fama e in virtù, cominciarono nobili e onesti uomini di Roma a venire a lui e offrirgli i propri figli, affinché li educasse nel servizio di Dio» (dai Dialoghi di s. Gregorio Magno). Uno di questi primi seguaci di s. Benedetto fu Placido, figlio del patrizio Tertullo. Venerato come santo dalle Chiese cattolica e ortodossa, Placido fu un monaco esemplare: umile e ubbidiente, modesto e schivo, pacifico e nascosto. Principale discepolo di s. Benedetto da Norcia, insieme al più anziano Mauro (che viene citato nelle fonti sempre insieme a Placido), nei Dialoghi di Gregorio Magno (II, VII) si racconta che da giovane rischiò di annegare in un lago dove si sarebbe recato per prendere dell'acqua. Benedetto, che era nella sua cella, ebbe una visione che gli rivelò l'accaduto. Fu poi Mauro, mandato dall'abate, a salvare Placido dalla morte. Ancor più commovente del miracolo fu la successiva disputa sui meriti dello stesso. Mauro sosteneva che fosse avvenuto per i meriti di s. Benedetto. Il grande fondatore del monachesimo sosteneva invece che era merito di Mauro, per la sua pronta obbedienza. Mauro rimise il giudizio a Placido e questi disse: «Quando io ero tratto dall acqua, vidi sopra di me il mantello dell abate Benedetto e mi pareva che Egli mi traesse dall acqua». Per san Benedetto Placido e Mauro furono come le pupille dei suoi occhi ; li indicava, infatti, come esempio di vera vita religiosa agli altri monaci e li apprezzava soprattutto per la loro perfetta obbedienza e docilità. Dopo la sua morte, Placido fu ricordato per secoli come confessore. Nell'XI secolo si diffuse però la storia del suo martirio contenuta nella Passio S. Placidi. Lì si dice che nel 541 Placido fu mandato a Messina da san Benedetto, dove fondò un monastero di cui divenne abate. Pietro Diacono, autore della Passio, racconta che fu ucciso dai saraceni. Ma sembra che Pietro abbia confuso la storia di Placido con un altro martire. In qualche affresco medievale, Placido è rappresentato in tonaca e scapolare, con nella mano destra una croce bianca, segno di chiara fede e di serena obbedienza. 12 Ottobre San Serafino Nella provincia di Ascoli Piceno più di una ventina di comuni hanno il nome composto con la parola monte. Montegranaro, seppur sorga sopra una modesta collina (alta 277 metri), è uno di questi. In questo piccolo centro giunse al culmine della santità, nella maniera più modesta e sublime, un giovane francescano di nome Felice. Secondogenito dei 4 figli di Girolamo Rapagnano e Teodora Giovannuzzi, a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia, Felice fu presto mandato a lavorare in qualità di garzone presso un contadino che gli affidò il suo gregge. A 18 anni (siamo verso il 1558), alla morte del padre, abbandonò la verga del pastore per entrare come novizio tra i cappuccini di Jesi come fratello laico ed emise la professione religiosa l anno seguente, nel 1559, assumendo il nome di fra' Serafino, in onore dell angelo che era apparso a s. Francesco sulla Verna e che aveva sigillato con le 5 stigmate il corpo e la santità del poverello d Assisi. Serafino rimase per tutta la vita frate converso, addetto ai più umili uffici. Peregrinò per vari conventi della Provincia della Marca. Nel 1590 fra' Serafino si stabilì definitivamente ad Ascoli Piceno. Perfetto osservante della Regola, portava con sé solo due «libri»: il Crocifisso e la corona del Santo Rosario (di se disse: «Foss'io degno del purgatorio! Io son peccatore. Non ho nulla: ho soltanto il crocifisso e la corona; ma con questi spero di giovare ai frati e di farmi santo!»). Era letteralmente innamorato della Santissima Eucaristia e di sacramenti, serviva con fervore la Santa Messa in latino, ed era un uomo di profonda preghiera e di patimenti (per questo dormiva solo 3 ore a notte). Capiva e viveva intensamente il grande dramma della Messa e nessun altra cosa al mondo aveva per lui il valore e la potenza del santo sacrificio dell altare (per questo considerava Roma e Loreto le città più importanti del mondo, non per la loro grandezza ma perché vi si celebravano ogni giorno il più grande numero di messe). Innamorato dei misteri di Cristo e della Madonna, s incantava a meditarli e si estasiava. Negli uffici che esercitò, a contatto con i più svariati ceti sociali, seppe trovare parole opportune per tutti e seppur analfabeta mostrò una sapienza celeste che stupiva i dotti e i teologi. Era dotato dei doni celesti dell'introspezione dei cuori, e del carisma della consolazione. Aveva 64 anni quando morì il 12 ottobre 1604 in fama di santità. Fu beatificato da Benedetto XIII nel 1729 e canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767.

Per Christum abundat consolatio nostra P a g i n a 21 «Il mondo di oggi non è più capace d una tale perfezione. Quest uomo santo è stato del nostro tempo, ma il suo fervore era robusto come quello d una volta». Così scrisse santa Teresa d Avila di san Pietro d'alcántara, al secolo Juan Garavita (Alcántara 1499 - Arenas, Ávila, 1562), mistico e riformatore francescano. Originario di una nobile famiglia, dopo aver studiato grammatica e filosofia nella sua città natale, a 14 anni fu inviato all'università di Salamanca. Terminati gli studi, nel 1515, entrò tra i francescani del convento di più stretta osservanza a Manxaretes. A 22 anni fu mandato a fondare una nuova comunità a Badajoz. Dopo l ordinazione sacerdotale del 1524, nel 1525 fu eletto Padre guardiano del convento di Santa Maria degli Angeli a Robredillo. Dopo essere stato eletto ministro della Provincia di san Gabriele (Estremadura) nel 1538, al capitolo di Plasencia (1540) redasse le Costituzioni dei Membri di più stretta osservanza, ma l'opposizione ai suoi severi ideali fu tale che egli rinunciò all'incarico di provinciale e si ritirò con Giovanni d'avila sulle montagne di Arabida (Portogallo), conducendo una dura vita eremitica. Ben presto altri frati si associarono a loro e numerose piccole comunità furono stabilite. Nel 1555 intraprese un viaggio a piedi nudi fino a Roma ed ottenne il permesso da Papa Giulio III di avviare la fondazione di alcuni conventi di stretta osservanza in Spagna. I suoi seguaci, detti alcantarini, si propagarono presto in Spagna, Portogallo, nei possedimenti spagnoli e nel Regno di Napoli. Dotato del dono del consiglio, grande predicatore (specie sui libri profetici e sapienziali della Bibbia), fu un esempio di grande penitenza e della più dura austerità («mangiare solo 3 giorni alla settimana testimonia s. Teresa d Avila era per lui una cosa ordinaria. Giungeva a rimanere anche 8 giorni senza mangiare. In compenso pregava molto»). Fu una lettera di Pietro del 14.4.1562 ad incoraggiare Teresa a fondare Crispino e Crispiniano, fratelli di fede e di sangue, erano due cristiani partiti (verso la metà del III secolo) come missionari da Roma per predicare la fede in Gallia. Fissata la loro residenza presso Augusta Suessionum (l attuale Soissons), a imitazione di san Paolo istruirono molti nella fede di Cristo (predicando pubblicamente nel corso della giornata) e lavorando nella notte come calzolai a favore dei poveri. Gli infedeli ascoltavano i loro insegnamenti, rimanevano stupiti dall esempio della loro vita, specie della loro carità disinteressata, della pietà celeste, del disprezzo della gloria e di tutte le cose terrene. I due fratelli, così, ottenevano la conversione di molti alla fede cristiana. Continuarono questo lavoro per molti anni, quando fu presentata contro di loro una denuncia all imperatore Massimiano Herculeus, che era giunto nella Gallia Belgica (ora in Francia). L imperatore diede ordine di convocare il prefetto del pretorium Rictius Varus, il nemico più implacabile del nome cristiano. I martiri furono vittoriosi su questo giudice assai disumano, con la pazienza e la costanza con cui sopportarono i più crudeli tormenti (furono stirati, picchiati con bastoni, appesi alle macine, immersi in un fiume ghiacciato, bolliti con pece, lardo e olio) terminando la loro corsa trucidati dalle spade romane verso l anno 287. I loro corpi, abbandonati agli animali, rimasero inviolati dai loro morsi e, di nascosto, furono sepolti da alcuni fedeli in due sepolcri vicini, dove poi sorse nel VI secolo la basilica loro dedicata a Soissons, ornata riccamente da sant Eligio. La loro memoria liturgica è il 25 ottobre. Shakespeare, nell'enrico V (1599), riporta il discorso del re ai suoi uomini prima della battaglia di Agincourt, avvenuta il 25.10.1415, in cui Enrico V fa 18 Ottobre San Pietro d Alcantara il suo primo convento ad Avila (il 24.8.1562). Autore di un Tratado de la oración y meditación (1560), Pietro fu beatificato da Papa Gregorio XV il 18.4.1622 e canonizzato da Papa Clemente IX il 28.4.1669. un elogio della festa di san Crispino (e del suo inseparabile fratello Crispiniano), concludendo che «Crispino e Crispiniano non passeranno mai, da oggi fino alla fine del mondo». 25 Ottobre Santi Crispino e Crispiniano

P a g i n a 22 Dagli scritti di Maria Valtorta Gesù risorto appare alla Madre Maria ora è prostrata col volto a terra. Pare una povera cosa abbattuta. Pare quel fiore morto di sete di cui Ella ha parlato. La finestra chiusa si apre con un impetuoso sbattimento delle pesanti imposte e, col raggio del primo sole, entra Gesù. Maria, che s è scossa al rumore e che alza il capo per vedere che vento abbia aperto le imposte, vede il suo raggiante Figlio: bello, infinitamente più bello di quando ancora non aveva patito, sorridente, vivo, luminoso più del sole, vestito di un bianco che par luce tessuta, e che si avanza verso di Lei. Ella si raddrizza sui ginocchi e, congiungendo le mani sul petto, in croce, dice con un singhiozzo che è riso e pianto: «Signore, mio Dio». E resta così rapita nel contemplarlo, col viso tutto lavato di lacrime ma fatto sereno, pacificato dal sorriso e dall'estasi. Ma Egli non la vuole vedere, la sua Mamma, in ginocchio come una serva. E la chiama, tendendole le Mani dalle cui ferita escono raggi che fanno ancor più luminosa la sua Carne gloriosa: «Mamma!». Ma non è la parola accorata dei colloqui e degli addii avanti la Passione, né il lamento straziato dell'incontro sul Calvario e dell'agonia. É un grido di trionfo, di gioia, di liberazione, di festa, di amore, di gratitudine. E si curva sulla sua Mamma, che non osa toccarlo, e le mette le sue Mani sotto i gomiti piegati, e la alza in piedi e la stringe al Cuore e la bacia. Oh! allora Maria comprende che non è una visione, che è il Figlio realmente risorto, che è il suo Gesù, il Figlio che l'ama da Figlio ancora. E con un grido gli si getta al collo e lo abbraccia e lo bacia, ridendo nel pianto. Lo bacia sulla Fronte dove non sono più ferite, sulla Testa non più spettinata e sanguinosa, sugli Occhi fulgidi, sulle Guance risanate, sulla Bocca non più enfiata. E poi gli prende le Mani e ne bacia il dorso e la palma, sulle raggianti ferite, e d'un subito si curva ai suoi Piedi e li scopre da sotto la veste splendente e li bacia. Poi si alza, lo guarda, non osa. Ma Egli sorride e capisce. Socchiude la veste sul petto e dice: «E questa, Mamma, non la baci questa che t'ha fatto tanto male e che tu sola sei degna di baciare? Baciami sul Cuore, Mamma. Il tuo bacio mi leverà l'ultimo ricordo di tutto quanto è dolore, e mi darà quella gioia che ancora manca alla mia Gioia di Risorto». E prende fra le sue Mani il volto della Madre e ne appoggia le labbra sulle labbra della ferita del Costato, da cui escono fiotti di luce vivissima. Il viso di Maria è aureolato da quella luce, tuffato come è nel suo raggio. Ella bacia, bacia, mentre Gesù la carezza. Non si stanca di baciare. Pare un assetato che abbia attaccato la bocca alla fonte e ne beva la vita che gli sfuggiva. Ora Gesù parla. «Tutto è finito, Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio. La prova è compiuta. La Redenzione è avvenuta. Mamma, grazie di avermi concepito, allevato, aiutato in vita e in morte. Ho sentito venire a Me le tue preghiere. Esse sono state la mia forza nel dolore, le mie compagne nel mio viaggio sulla Terra ed oltre la Terra. Esse sono venute con me sulla Croce e negli inferi. Erano l'incenso che precedeva il Pontefice, che andava a chiamare i suoi servi per portarli nel Tempio che non muore: nel mio Cielo. Esse sono venute meco in Paradiso, precedendo come voce angelica il corteo dei redenti guidati dal Redentore, perché gli angeli fossero pronti a salutare il Vincitore che tornava al suo Regno. Esse sono state udite e viste dal Padre e dallo Spirito, che ne hanno sorriso come del fiore più bello e del canto più dolce nati in Paradiso. Esse sono state conosciute dai Patriarchi e dai nuovi Santi, dai nuovi, primi cittadini della mia Gerusalemme, ed Io ti porto il loro grazie, Mamma, insieme al bacio dei parenti e alla loro benedizione e a quella del tuo sposo d'anima, Giuseppe. Tutto il Cielo canta il suo osanna a te, Madre mia, Mamma santa! Un osanna che non muore, che non è bugiardo come quello dato a Me pochi giorni or sono. Ora Io vado al Padre con la mia veste umana. Il Paradiso deve vedere il Vincitore nella sua veste d'uomo con cui ha vinto il Peccato dell'uomo. Ma poi verrò ancora. Devo confermare nella Fede chi non crede ancora ed ha bisogno di credere per portare altri a credere, devo fortificare i pusilli che avranno bisogno di tanta fortezza per resistere al mondo. Poi salirò al Cielo. Ma non ti lascerò sola. Mamma, lo vedi quel velo? Ho, nel mio annichilimento, sprigionato ancora potenza di miracolo per te, per darti quel conforto. Ma per te compio un altro miracolo. Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come ero quando mi portavi. Non sarai mai sola. In questi giorni lo sei stata. Ma alla mia Redenzione occorreva anche questo tuo dolore. Molto va continuamente aggiunto alla Redenzione, perché molto sarà continuamente creato di Peccato. Chiamerò tutti i miei servi a que sta compartecipazione redentrice. Tu sei quella che da sola fa rai più di tutti i santi insieme. Perciò ci voleva anche questo lungo abbandono. Ora non più. Io non sono più diviso dal Padre. Tu non sarai più divisa dal Figlio. E, avendo il Figlio, hai la Trinità nostra. Cielo vivente, tu porterai sulla Terra la Trinità fra gli uomini e santificherai la Chiesa, tu, Regina del Sacerdozio e Madre dei Cristiani. Poi Io verrò a prenderti. E non sarò più Io in te, ma tu in Me, nel mio Regno, a far più bello il Paradiso. Ora vado, Mamma. Vado a fare felice l'altra Maria. Poi salgo al Padre. Quindi verrò a chi non crede. Mamma. Il tuo bacio per benedizione. E la mia Pace a te per compagna. Addio». E Gesù scompare nel sole che scende a fiotti dal cielo mattutino e sereno. Maria Valtorta, L Evangelo come mi è stato rivelato, 21 febbraio 1944

-- OTTOBRE GIUGNO 2012 Per Christum abundat consolatio nostra P a g i n a 23 Medjugorje: messaggi della Regina della pace MESSAGGIO A IVAN, 16 SETTEMBRE 2012. Rivoli, Torino, ore 18,40. Ivan: "È difficile trovare parole per descrivere la Bellezza e l Amore della Madonna. È venuta a noi questa sera particolarmente gioiosa e felice. È venuta in mezzo a noi con tre Angeli. Ci ha salutati tutti col suo saluto materno: «Sia lodato Gesù, cari figli miei». Poi la Madonna ha steso le sue mani, e poi pregato nella sua lingua aramaica sopra tutti noi, con le mani distese, per un tempo prolungato. In maniera particolare ha pregato sopra i malati qui presenti e per i sacerdoti presenti all incontro. Poi ha benedetto tutti noi con la sua benedizione materna e ha benedetto tutti gli oggetti sacri portati. Poi la Madonna ha dedicato un lungo tempo a pregare per la Pace nel mondo. Poi ha detto: «Cari figli, anche questa sera vi voglio aiutare. Pregate per la Pace. Pregate insieme a Me per la Pace nel mondo. Pace, cari figli! Soltanto Pace! Io prego insieme con voi per la Pace nel mondo. Per questo vi dico: perseverate cari figli nella preghiera! Grazie, cari figli, perché anche oggi a- vete risposto alla mia chiamata».

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-- OTTOBRE GIUGNO 2012 P a g i n a 28 CONSOLARE DIO E IL PROSSIMO. Regola per Consolatori Con la Vergine Madre 33. Oltre che del contatto vitale con Cristo-Chiesa, il Consolatore ha bisogno della Vergine Maria, che Gesù volle per Madre sua e nostra. Sul Calvario, ai piedi della Croce, ella ricevette la divina maternità sui discepoli del Figlio. La grazia della consolazione che con le altre grazie sgorgano dal Cuore del Redentore crocifisso, passano dal cuore e dalle mani di Maria. Essa è perciò, da una parte l'addolorata, per i dolori del Figlio e le colpe dei peccatori, e d'altra parte la Madre della divina Consolazione e come tale va cercata e onorata. 34. I Consolatori la prendono con sé come fece l'apostolo Giovanni, l'accolgono nella loro casa, le affidano la loro vita e i loro problemi; la prendono come Maestra di preghiera e perfetto Modello di sequela di Cristo. Uniti a lei in preghiera come gli Apostoli nel Cenacolo ricevono il dono dello Spirito Santo, senza il quale non c'è missione né vera consolazione. A lei chiedono fervidamente di farli entrare nell'intimità con Gesù, nella perfetta docilità allo Spirito. A lei affidano le anime da consolare, come alla Madre più buona e misericordiosa. 35. L'affidamento o consacrazione a Maria fa sì che lei possa operare in piena libertà la formazione dei suoi figli ad essere veri discepoli del Figlio suo Gesù, perfettamente preparati al grande compito affidato loro da Dio per questi tempi calamitosi e difficili. Nel cenacolo del suo Cuore Immacolato i piccoli Consolatori ricevono il grande Consolatore promesso da Gesù: lo Spirito Santo, che come fuoco d'amore scende dal Cuore del Padre e del Figlio per le ardenti suppliche di Maria, Sua Vergine Sposa e Madre della Chiesa, nel piccolo cuore dei suoi figli uniti a lei in preghiera. CONTINUA SUL PROSSIMO NUMERO Notizie dell Opera Padre Giuseppe Tagliareni, fondatore dell Opera della Divina Consolazione, vive presso la Casa S. Giorgio in Contrada S. Giorgio (Sciacca, S.S. 115 al km. 129,8). Riceve per appuntamento il martedì pomeriggio e il sabato. Tel. 0925 997015 - www.odc.altervista.org Cell. 3398896068 (TIM), 3931409912 (WIND). E-Mail: padregius43@gmail.com ORARI: Colloqui e Benedizioni: Martedì pomeriggio (ore 16-18); Sabato mattino (ore 9,30) e pomeriggio (ore 16-18); S. Messa feriale: ore 10; S. Messa festiva: ore 19 (18 ora solare). Per prendere appuntamento, telefonare in anticipo. Per fare delle offerte: - CCP. n. 88905179 intestato a: Associazione della Divina Consolazione Onlus Sciacca. -Per il 5 per mille: mettere il C.F.92016580844 nella casella apposita del modulo della Dichiarazione dei redditi. Dio ricompensi i nostri benefattori in terra e in Cielo. BENEFATTORI - SETTEMBRE 2012 Vania Sarullo (Calamonaci), Gesua Castellana (Favara), Alessio Amato (Agrigento), Caterina Dulcimascolo (Sciacca), Maria e Giuseppe Sciacca (Marsala), Gisella Baio Pace (Favara), Calogero Genova (Lucca Sicula), Emanuele Russo (Palazzolo A.), Dipendenti Dental Group (Palermo), Giuseppe Pepe (Villabate), Isidoro e Salvo Agnello (Villabate), Gaspare Aiello (Sciacca), Isabella e Valter Vizzaccaro (Roma), Elena e Vito Balano (Castelvetrano), Annamaria Friscia (Sciacca). Ogni giorno viene celebrata una Santa Messa per voi tutti. Dio vi benedica e ricompensi la vostra generosità.