ATC BARI Corso per la formazione di cacciatori operatori per il controllo della fauna selvatica Il Cormorano (Phalacrocorax carbo)

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ATC BARI Corso per la formazione di cacciatori operatori per il controllo della fauna selvatica Il Cormorano (Phalacrocorax carbo) Biologia e problemi gestionali

Premessa Negli ultimi decenni la popolazione europea di Cormorano (Phalacrocorax carbo) è notevolmente aumentata. I motivi di questo incremento vanno ricercati nella protezione legale accordata alla specie, dopo decenni di persecuzioni, e in un generale incremento delle risorse alimentari per il concomitante sviluppo delle attività di pesca e acquacoltura, al ripristino delle zone umide, all aumento della fauna ittica nei fiumi a seguito delle politiche di disinquinamento (depuratori). In questo contesto sono emersi dei conflitti fra queste attività e la presenza stessa del Cormorano

In Europa il Cormorano è ampiamente distribuito con due sottospecie: Phalacrocorax carbo carbo frequenta principalmente le coste della Norvegia, delle isole Britanniche, dell Islanda e della Francia Settentrionale. Phalacrocorax carbo sinensis, molto più numeroso e con caratteristiche spiccatamente più migratorie, è presente nelle zone umide interne e lungo le coste del Mediterraneo e del Nord Europa La distinzione fra queste due sottospecie è piuttosto difficile.

Distribuzione L Italia per la sua collocazione geografica gioca un ruolo importante, ospitando il 15% circa della popolazione svernante. Alla fine degli anni 80 del secolo scorso si stimavano in 16.000 gli individui svernanti, aumentati a 60.000 nell arco di dieci anni

Distribuzione Areale di svernamento e di nidificazione in Italia; la grandezza dei simboli rossi è correlata al numero di individui e di coppie nidificanti. I simboli blu indicano i siti abbandonati o di tentata nidificazione

Distribuzione in Puglia

Distribuzione I principali Paesi di origine della popolazione svernante italiana sono la Danimarca, la Svezia, la Polonia, i Paesi Bassi e la Germania. L Adriatico settentrionale (Golfo di Trieste, Laguna di Caorle, Laguna di Venezia e Delta del Po) è il settore più importante per numero di individui presenti. Va inoltre sottolineato il ruolo del Delta del Po per la nidifi cazione registrata per la prima volta nel 1986. Il numero delle coppie è progressivamente aumentato tanto che nel 1999 ne sono state censite 650-700, su un totale nazionale di circa 800.

Specie simili Marangone dal ciuffo Cormorano Marangone minore

Marangone minore Phalacrocorax pygmeus Dimensioni contenute Becco corto e robusto Coda lunga Collo corto

Cormorano Phalacrocorax carbo Becco lungo e robusto Presenza di bianco sulle guance e sulla testa Macchia bianca sui calzoni

Marangone dal ciuffo Phalacrocorax aristotelis Ciuffo talora appena accennato Becco lungo e sottile Angolo evidente tra becco e fronte Dimensioni simili al cormorano ma aspetto più slanciato Assenza di bianco sulla testa e sui calzoni

Il Cormorano è una specie gregaria. Nidifica in colonie localizzate in prevalenza su alberi in prossimità di zone umide con acque sia correnti che ferme, spesso in associazione con diverse specie di aironi. Raramente nidifica su scogliere, in canneti o sul terreno privo di vegetazione. In Nord Europa la riproduzione inizia a marzo, mentre in Italia i primi insediamenti si registrano già verso fine gennaio. Il numero di uova deposte varia fra 2 e 5 e l incubazione, effettuata da entrambi i genitori, dura 23-30 giorni. I pulli rimangono nel nido per circa 50 giorni. Restano legati ai genitori fino all età di 12-13 settimane.

Il successo riproduttivo in Europa dipende dalle condizioni climatiche, dalla disponibilità di risorse alimentari e dalla densità dei nidi nelle colonie più numerose. In Italia è stata registrata una media di 2,5 pulli involati per nido.

La gregarietà della specie si mantiene anche al di fuori della fase di nidificazione, sia nei pressi delle aree di foraggiamento nei posatoi diurni, sia nei dormitori (roost) notturni, che possono ospitare anche diverse centinaia di individui. La presenza di siti idonei ed un contenuto disturbo antropico sono fattori determinanti per la formazione dei roost. In Italia vengono maggiormente utilizzati alberi, pali e strutture galleggianti (bidoni utilizzati per le mitilicolture), e fari di segnalazione, isolotti, coste rocciose, tralicci dell alta tensione.

Alimentazione Per alimentarsi il Cormorano compie degli spostamenti giornalieri dell ordine di 5-20 km, raramente superiori ai 30. Caccia prevalentemente nelle acque costiere poco profonde, sia dolci che salmastre, ma si può spingere nell entroterra in canali e fiumi di varia tipologia e dimensione, sino alla zona dei salmonidi. Per cercare e catturare le prede il Cormorano effettua delle immersioni che possono durare, in relazione alla profondità, da pochi secondi fi no a superare il minuto e mezzo. Predatore tipicamente solitario, può aggregarsi in piccoli gruppi o formazioni anche di centinaia di individui. Lo spiccato opportunismo lo porta ad alimentarsi della quasi totalità delle specie ittiche e delle classi d età presenti in un corpo d acqua. La dieta tende quindi a rispecchiare la composizione della comunità presente. In Europa sono state registrate almeno 77 specie preda, un terzo delle quali consumate regolarmente. Nelle aree marine e costiere è comunque preferenziale la cattura di specie legate al fondale, mentre nelle acque interne prevale la cattura di Ciprinidi. Il fabbisogno giornaliero si assesta mediamente sui 400-450 g di pesce, con variazioni legate al sesso, all età, al peso corporeo, alle condizioni climatiche, al contenuto energetico delle prede e alle caratteristiche ecologiche delle aree di foraggiamento

Gestione e controllo Per limitare l impatto degli uccelli ittiofagi sulle attività di allevamento ittico vengono utilizzati diversi sistemi di protezione, a seconda delle caratteristiche ecologiche e delle dimensioni dei bacini. I sistemi ad oggi utilizzati sono distinti in attivi e passivi. Nella prima categoria rientrano i mezzi di dissuasione acustica con spari a salve, cannoni a gas ecc I sistemi di difesa passiva consistono, invece, nella creazione di barriere per impedire l accesso degli uccelli ittiofagi. Nel breve periodo dell ordine di alcune settimane, si registra una buona efficacia di entrambe le metodiche. Nel lungo periodo, dell ordine di alcuni mesi, i sistemi di dissuasione attiva portano ad una assuefazione da parte dei cormorani.

È stato però dimostrato che l effetto dei dissuasori acustici può essere massimizzato se applicato durante gli eventi di foraggiamento sociale, che, come abbiamo visto, rappresenta il comportamento più critico per l entità dei danni provocati. Il metodo più efficace rimane comunque la copertura parziale o totale dei bacini con reti (maglia 10 x 10 cm); in alternativa è possibile utilizzare fili, cavi o funi incrociati o paralleli, tesi ad una distanza non superiore a 10 m l uno dall altro, a pochi centimetri dalla superficie dell acqua. Recenti studi hanno inoltre evidenziato l efficienza dei rifugi artificiali per i pesci (creazione di zone di rifugio mediante lo sviluppo di vegetazione sommersa, la predisposizione di manufatti subacquei o gabbie sommerse con maglie di 12 x 15 cm), che sembrano ridurre la capacità predatoria del Cormorano

Tra i sistemi di dissuasione attiva rientrano anche gli abbattimenti. Nonostante vengano utilizzati in quasi tutta Europa, diversi studi ne hanno dimostrato l inefficacia soprattutto su scala locale. Come per altre specie problematiche, i cormorani abbattuti vengono, infatti, sostituiti in poco tempo da altri (fenomeno del turnover). Il ricorso all abbattimento, pertanto, dovrebbe essere finalizzato a rafforzare l effetto degli altri sistemi di dissuasione, aumentando la distanza di fuga della specie. Dal punto di vista legale, il Cormorano è una specie protetta e non cacciabile (Direttiva 79/409/ CEE, legge nazionale 11 febbraio 1992 n. 157

Tuttavia, ai sensi della legge157 e leggi regionali, al fine di prevenire gravi danni alla pesca, le Amministrazioni provinciali e gli Enti gestori dei parchi e delle riserve naturali regionali possono proporre l adozione di provvedimenti di abbattimento, in deroga al regime generale di protezione della specie. Il rilascio del provvedimento è subordinato alla verifica della presenza di un danno di grave entità (problematica legata soprattutto alle valli da pesca estensive), alla verifica dell assenza di soluzioni alternative soddisfacenti, cioè dell inefficacia dei metodi ecologici (incruenti) di prevenzione del danno sopra discussi, e all acquisizione del parere dell Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (già Istituto nazionale per la fauna selvatica). I piani di controllo devono essere affiancati da azioni volte a verificare l effettiva riduzione dei danni arrecati dalla specie; in caso contrario non sono reputati ammissibili nel quadro normativo vigente. Per l esecuzione dei prelievi le Province possono avvalersi di persone di comprovata capacità tecnica, tra cui cacciatori, che abbiano frequentato uno specifico corso di formazione e conseguito l apposita abilitazione