MINTIMU LI COSI AN CHIARU. Commedia in atto unico di. Personaggi ed interpreti



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Transcript:

MINTIMU LI COSI AN CHIARU Commedia in atto unico di VITO STRIDI Personaggi ed interpreti PANCRAZIO ORONZA VITO ANTONIO ANNUNZIATA CARMELA PASQUALE SERAFINA NOTAIO (capofamiglia) (moglie di Pancrazio) (figlio di Pancrazio ed Oronza) (figlio di Pancrazio ed Oronza) (figlia di Pancrazio ed Oronza) (comare e vicina di casa) (marito di Carmela) (figlia di Carmela e Pasquale) INTRODUZIONE Questa vicenda si svolge in una famiglia modesta, dove regna la discordia e il malcontento. Pancrazio, capo di questa famiglia, per indispettire sua moglie Oronza, donna perfida, malvagia e manesca, escogita una menzogna che gli permetterà, almeno per poco, di riuscire a dominare l'indomita moglie ma, ad un certo punto, si rende conto che non è quello il sistema per farsi rispettare e decide d'imporsi con le cattive, ritrovando se stesso in una dimensione nuova. La commedia termina così a lieto fine.

Questa vicenda si svolge nel nostro Salento meridione d'italia PANCRAZIO: Un giorno o l'altro me ne devo andare in America. Eh! Me ne vado! E con che cosa me ne dovrei andare? Dovrei prendere una grossa eredità. E chi dovrebbe darmela questa eredità se i miei parenti sono tutti poveri? E pensare che ho uno zio in America. Ma lui fa il lustrascarpe, cosa può mai avere? Sono stanco di stare qui e di sentire sempre gridare mia moglie. E non solo gridare. Mi da certi schiaffoni da farmi vedere le stelle. Si sente dall'altra stanza una voce minacciosa. Cosa stai borbottando? Se vengo te ne do ancora. PANCRAZIO: Povero me! Povero me! Mi fanno ancora male le spalle. Che mani pesanti che ha! Si affaccia sulla porta il compare e, dopo aver chiesto se può entrare, si avvicina a Pancrazio. PASQUALE: Compare Pancrazio. Stamattina stai parlando da solo? Scommetto che hai bisticciato con comare Oronza. PANCRAZIO: Bisticciare? Altro che bisticciare. Ogni parola pesava cinquanta chili. (accennando con la mano) PASQUALE: PANCRAZIO: PASQUALE: Compare! Tu però ti fai trattare troppo male. Dovresti avere un po' più di dignità. Si! Perché tu fai tremare tutti! Tu non bisticci mai con tua moglie? (rifacendo il gesto con le mani) Compare! Ma cosa dici! Io a casa mia li faccio

tremare tutti. E' che non mi piace andare in campagna a lavorare, ma mi devono rispettare lo stesso. Sono sempre io il capofamiglia. PANCRAZIO: Eh! Beato te! Io ho una moglie che è una macchina di botte. In quanto al lavoro penso sia meglio che lo facciano gli altri. E, mentre parlano insieme i due compari, entra in scena Oronza. PANCRAZIO: Ah! Eccoli qua, tutti e due insieme già di prima mattina. La coppia più bella del mondo! Che vi venga un colpo! Mi dispiace solo che abitiamo in un vicolo cieco, dove non passa neanche un camion, almeno potevo avere la speranza che una volta o l'altra vi potesse travolgere. Compare. Andiamo via perché il disco ha iniziato a suonare e sono sicuro che se rimaniamo ancora un po' va a finire che ce le prendiamo di santa ragione. PASQUALE: Si. Andiamo via. Andiamo a giocare a tresette. Andate! Andate via e non tornate più. Qualche attimo dopo si affaccia comare Carmela. CARMALA: Comare! Ti sto sentendo urlare! E' successo qualcosa? E cosa dovrebbe succedere? Abbiamo dei mariti di cui non ci si può proprio fidare e anche Gesù Cristo da loro una mano altrimenti, cadono tanti fulmini... e non gliene fa cadere uno sulla loro testa? Stamattina mio marito se l'è prese per bene. Non puoi fare nessun affidamento su di lui. CARMELA: Eh! Tuo marito stamattina e... mio marito le ha prese ieri sera invece Eh! Comare mia! Dobbiamo sopportarli. Cosa

possiamo fare? Meno male anzi che prendono un po' di pensione. CARMELA: Si! Puoi star tranquilla che se non portava niente a casa l'avrei già cacciato. Comare cambiamo discorso, cosa mangi oggi? Comare mia! Sono ancora indecisa. Volevo cucinare le fave ma, ieri sera ho dimenticato di metterle a bagno. Dovevo cucinarle con un po' di verdura di campagna, va a finire che preparo solo quella. Uh! Ora che ci penso, è ancora da pulire e non so se avrò tempo di farlo perché, quel lazzarone di Serafina stanotte ha fatto la pipì a letto, e quanta... Sai, comare, che dorme ancora con noi? Beh! Ci ha bagnati tutti. Oh! Io questi problemi non li ho più ormai. I miei si sono fatti grandi ormai. Sono mezzi fessi, però la pipì nel letto non la fanno più. A questo punto entra Serafina con indosso una camicia da notte. SERAFINO: CARMELA: Mamma! Mi dici come faccio ad andare a scuola? Proprio stamattina che dobbiamo fare il dettato e dobbiamo essere interrogati sulla tabellina del due. Ti arrangi! Non l'ho fatta io la pipì nel letto. ( si alza dalla sedia, lo prende per una mano e dice) Andiamo via piuttosto, lazzarone. Escono di scena. Dall'altra stanza si sente gridare. VITO: Mamma! Guarda Antonio! Mi sta inseguendo! E' meglio che vada così li sistemo bene.

Oronza esce di scena e li sistema per le feste. Correndo entrano i figli con evidenti segni di lotta sul corpo. ANNUNZIATA: Tutta colpa vostra! Ahi! Ahi! Ahi! I due fratelli, mezzi fessi, si guardano in faccia e si mettono a ridere. Annunziata si toglie una scarpa e dice: ANNUNZIATA: Quando torna papà glielo dico. VITO: ANTONIO: Ma cosa le hai messo, (serio serio) caffè? (ancora più serio) No! Colla per topi! ANNUNZIATA: Scemi! Quando viene papà gli dico che mi avete messo la colla nella scarpa (ed esce di scena) VITO: ANTONIO: VITO: ANTONIO: VITO: ANTONIO: Antonio! Che cosa hai fatto a Francesco Sparaciole? Perché? L'ho incontrato l'altro giorno ed era ingessato dalla testa ai piedi. Gli ho domandato: "Francesco, cosa ti è successo"? Mi ha risposto con una frase molto irriguardosa e posso assicurarti che, se si poteva muovere, mi avrebbe certamente riempito di botte. Quante storie per un bastone che gli ho messo nella ruota della bicicletta. Antonio! La mamma ha detto di trovarci il lavoro. Lavoro? Ma cosa ti passa per la testa. Hai dimenticato cosa è successo l'ultima volta?

VITO: ANTONIO: VITO: INSIEME: Si! Due anni fa. E non ricordi che il padrone voleva farci lavorare? Già! E' vero! Ora ricordo. Quando ci vide arrivare in campagna ci disse:"beh! Non avete portato la zappa"? "Io per zappare vi ho chiamati". Ma per chi ci hai preso, per due cretini? Che con la zappa si lavora!!!... E con una risata escono di scena. Entrano invece i due compari, un po' brilli. PASQUALE: Uh! Compare! All'ultima mano, quando mi hai fatto cenno con l'occhio, ho capito che dovevo buttare l'asso, così abbiamo potuto vincere. PANCRAZIO: Il bello è che io, è vero che ho chiuso l'occhio, ma è perché mi era entrato un nocciolo di uva quando ho bevuto direttamente dal fiasco. PASQUALE: Parla piano compare, che se ci sentono quelle due brigadiere... Compare! Quando le buttiamo giù dal terrazzo? Così almeno facciamo il funerale insieme e può darsi che ci fanno anche lo sconto. (balbettando a causa del vino che hanno bevuto) PANCRAZIO: Compare! Ma ci pensi a mia moglie? Quella, fra cento anni la trovano ancora intatta. PASQUALE: Eh!... PANCRAZIO: Ehi! Se tu eri un verme, la mangiavi? (poi diventa tutto ad un tratto serio) Compare! E' da tanto che ho un pensiero per la testa... Volevo farle uno scherzo che, quando scoprirà la verità, può darsi che mi ammazza, ma almeno mi

son fatto trattare bene per un po' di tempo. PASQUALE: Di cosa si tratta compare? Che idea è? PANCRAZIO: Compare! Mi raccomando però. Dobbiamo saperlo solo noi due altrimenti... incomincia a mettere i soldi da parte perché poi dovrai farmi la corona. PASQUALE: Tra di noi queste cose compare? Dimmi! Dimmi! PANCRAZIO: Sai come è attaccata ai soldi, tanto che solo quando riscuoto quel po' di pensione,... non che mi tratta bene, ma è poco poco più dolce; e, con questa idea... penso che diventerà dolce come il miele. Ecco di cosa si tratta:... PASQUALE: Compare! Dove la trovi una persona istruita che ti fa questa parte? PANCRAZIO: Eh!... Per trovarlo lo troviamo. Basta andare in un altro paese, in modo che non sia conosciuto. PASQUALE: Compare! Sai cosa ti dico? L'idea mi sembra buona. Quando dobbiamo andare a trovare questa persona? PANCRAZIO: Penso che è meglio partire subito. Si spengono per un attimo le luci, oppure si chiude un momento il sipario e quando si riapre nella scena ci sono Pancrazio seduto come un pascià, Annunziata che svolge qualche lavoro domestico e Oronza che, come al solito, urla contro tutti. Guardatelo! Guardatelo che bello! Mi sembri il quadro della felicità. Perché non ti muovi un po'? Vai a raccogliere qualche cipollino e portali a Don Filippo. Lui mi dice sempre:" Quando tuo marito va a raccogliere i cipollini, me

li porti pure, io glieli pago". Ma tu,...altro che cipollini... Che ti venga un accidente! Non hai voglia di far niente. Che buono a nulla devo sopportare. Lui, sempre fermo, sta già pensando a ciò che deve succedere. Sempre Oronza si rivolge sgarbatamente verso Annunziata che è l'unica sensibile e garbata della famiglia. E tu, lumacona, ancora i piatti stai lavando? Vai a riempire una giara d'acqua. ANNUNZIATA Ma!!! La faccio piena piena. ORONZA Basta che la prendi, Piena, Piena quanto sei stupida. Esce di scena Annuinziata Eh! Gesù Cristo mio! Devi farne dieci!?!... Fanne uno ma buono, tu invece, hai fatto al contrario. In quel momento fanno ingresso in scena i due fratelli, con un portamento da scemi. Oronza si mette le mani nei capelli. VITO: ANTONIO: Di dove state venendo voi due? Siamo andati a raccogliere qualche fascina di legna. Fascine?!? E di dove le avete raccolte se noi non abbiamo nessun vigneto Noi,... noi le abbiamo raccolte dalla terrazza a fianco. Sulla terrazza di Giuseppe ce n'erano tante, così abbiamo pensato di spostarne un po' sulla nostra terrazza.

Oronza inveisce contro Pancrazio. Senti i tuoi figli! Senti cosa combinano. E tu che non gli dici mai niente. Che razza di uomo sei, non gli hai mai dato uno schiaffo. PANCRAZIO: Beh! Se è per questo, ci pensi tu. Pochi! Pochi sono quelli che vi do. Che razza di famiglia che ho. Non posso contarne nulla. Se non era per quel po' di pensione che vi da lo stato... Entra Annunziata con la giara in mano. ANNUNZIATA: Mamma! Dove la lascio? Che scema! Dove devi lasciarla? A terra, no? A questo punto entra Serafina. SERAFINA: Compare Pancrazio! Hai una sigaretta e un fiammifero? Ha detto papà PANCRAZIO: La sigaretta ce l'ho, per il fiammifero vai dalla comare. SERAFINO: (si avvicina ad Oronza) Comare Oronza! Mi dai un fiammifero? SERAFINO: E quando il prezzemolo, e quando un gambo di sedano. Ma non avete mai niente nella vostra casa?!? Comare Oronza! Me lo dai il fiammifero? Ogni volta mi dici le stesse cose. Quando vieni tu a casa nostra a chiedere le cose? Ecco! Ecco! Hai la lingua più lunga di quella di tua

madre. Serafino esce di scena. Dopo un po' si sente suonare alla porta. Nessuno si muove, e quando si sente bussare di nuovo Oronza, tanto per cambiare, grida ancora. Andate ad aprire la porta, maledizione! Mentre i maschi fanno solo finta di alzarsi, Annunziata va ad aprire però si trattiene davanti alla porta a parlare con chi ha bussato. Chi è che ha bussato si può sapere? Annunziata torna dalla mamma intimidita. ANNUNZIATA: Mamma! E' una persona. VITO: E chi è questa persona? Guarda che se sono quelli che vendono cerotti digli di andare via altrimenti gli faccio fare la fine di quello che è passato l'ultima volta. Perché mamma, cosa gli hai fatto? Cosa gli ho fatto? Pensa che alla fine i cerotti non voleva più vendermeli perché servivano tutti a lui. ANNUNZIATA: No mamma! Non vende cerotti. Sembra un signore. Fallo entrare allora. Vediamo, chi è questo signore. Entra in scena un signore con in mano una valigetta. Cosa vuoi? Per caso vendi biancheria? Il signore, un po' timido, parla in italiano.

Io, veramente, sono,... Che ti venga un accidente! Vuoi dire chi sei? PANCRAZIO: E fallo parlare quel poveretto. E io che sto dicendo? Che parli no? I due figli maschi intanto gli girano intorno perché poche volte hanno visto un signore così e Pancrazio già pregusta il divertimento che ci sarà. Voi siete la famiglia Scarsetta? TUTTI IN CORO: Si! TUTTI: TUTTI: Questa è la via Sant'Antonio? Si! E' il numero tre? Si! E il capofamiglia si chiama Scarsetta Pancrazio? Tutti si guardano in faccia e poi insieme rispondono:no! Come no! Mio marito si chiama 'Ngau! Va bene. Ma tradotto dovrebbe essere Pancrazio. Beh! Come... si chiama chiama, parla e sbrigati. Di cosa si tratta? Non voglio dilungarmi troppo. (apre la valigetta e

prende un foglio di carta scritto a macchina) Io sono il notaio Carretta e curo gli interessi della famiglia... (il notaio volutamente non fa mai il nome del benefattore)dunque, questo documento datomi appunto dalla mensionata famiglia, dice quanto segue. Voglio precisare che questa famiglia è ricchissima e voi, forse non forse, ne avrete vantaggi. (inizia così a leggere il documento) "Io sottoscritto... nel pieno delle mie facoltà mentali, dichiaro quanto segue: Ritenendomi io, devoto di Sant'Antonio; poiché per tre volte colto da infarto ed altrettante volte sono stato toccato dalla Sua grazia; voglio fare opera di bene come ringraziamento al grande Santo regalando la somma di 1OO milioni, con la seguente clausola: Prima di tutto dovrà essere una famiglia povera; non dovrà essere nativa del posto perché voglio rimanere anonimo; la famiglia che usufruirà di tale fortuna sarà scelta con dei criteri che elencherò: 1) Il paese dove si trova questa famiglia dovrà essere a 65 chilometri dal mio paese. (65 come i miei anni) Dovrà abitare nella via Sant'Antonio al numero 3. (le grazie da me ricevute) Dovrà essere povera, onesta e possibilmente devota del Santo". A queste parole tutti rimangono a bocca aperta. Io, per la verità, sono stato un po in giro ed ho chiesto vostre informazioni e, mi è stato riferito che siete una famiglia povera, ma un po' turbolenta. TUTTI INSIEME: Chiacchere, chiacchere! Non lo sai come sono nei paesi? Noi nientemeno ci vogliamo un bene che non finisce mai. E' vero Pancrazio? E

poi... ho tre figli che sono tre angeli del Paradiso. Io comunque dovrò indagare bene, queste sono le volontà del mio cliente. Chiederò ancora informazioni al vicinato. In quell'attimo si affaccia comare Carmela. CARMELA: Comare! Cos'è successo? Stavo scopando fuori ed ho visto entrare un signore molto elegante ed ho pensato:"avrà sbagliato casa. Non è per caso uno che vuol fidanzarsi con tua figlia"? Uh! Comare mia! Te ne vieni con certi argomenti! Che fidanzare e fidanzare, è ancora una bambina. A luglio termina quindici anni. ANNUNZIATA: Il tredici, vero mamma? (rivolgendosi alla comare)di piuttosto che non puoi vedere entrare nessuno che subito ti presenti. Eh! Comare mia! Prenditi una sedia, siediti, così ascolti tutto quello che ti interessa. Scusate signora Scarsetta. Chi è questa signora che ha fatto ingresso in casa vostra? Forse una parente, o una vicina? CARMELA: (tenta di parlare in italiano) Sonto la comare di sangiovanni. Sono battezzata questa bella signorini. Neh! Che figlioccia che tengo. Signora! Dovrei farvi delle domande, se non vi dispiace. Però, mi dovete dire la pura verità. CARMELA: (incrociando le braccia) Certo! Che mi possa cadere la casa

Si sente un rumore. sulla testa se non dico la verità. CARMELA: CARMELA: sono...acidi. Comare! Stai attenta a quello che dici... che a casa mia stai. Bene! Mi dica un po'. Com'è la sua comare? Una santa donna! Ed è con tutte le persone così? Si! Più o meno. Certo, se si alza di traverso al mattino... Oronza fa di tutto per far capire alla sua comare di non dire cose che possano nuocere alla sua famiglia. CARMELA: CARMELA: E, suo compare, com'è? E' bravo o cattivo? Guarda! Mio compare poi,... è un fannullone come pochi. E, con quel bel campione di mio marito... da una cantina escono e in un'altra entrano. Che ti venga un colpo, comare! Dì la verità! Dì che stai scherzando. (si rivolge al notaio) Signor notaio, mio marito eti un angelo del paratiso (cercando di parlare in italiano)e' vero che va qualche volta alla cantina, ma è perché glielo ha ordinato il medico. Soffre di bronchi e noi, questa malattia, la combattiamo con i metodi antichi: vino caldo e zucchero e, siccome a casa non ne abbiamo, va a prenderselo alla cantina. Ma comare mia! Ma mi state prendendo in giro? Ma se non passa giorno senza suonargliele perché torna ubriaco.

Il notaio finge di essere interessato. Ma non darle retta! Quali botte! Al massimo gli canto qualche canzone d'amore. E poi, un'altra cosa: non lo sto dicendo apposta, ma noi siamo devoti proprio di Sant'Antonio. Non immagini quante volte andiamo e veniamo a piedi al santuario che abbiamo vicino al paese. CARMELA: Ma! Io non sto capendo più niente. Vino caldo, canzoni d'amore, Sant'Antonio. Speriamo almeno che vi faccia una grazia Sant'Antonio. Entra in scena Serafina. SERAFINA: E' permesso? E da quando in qua si cerca permesso a casa mia SERAFINA: Tu mi dici sempre che bisogna bussare quando vengo a casa tua e devo aspettare che tu mi dici "avanti" SERAFINA: SERAFINA: SERAFINA: CARMELA: Entra, entra, ti ho vista nascere quante chiacchere E chi ti capisce. Mi dici sempre parole. Chi è questa bambina? Questa signorina è mia figlia. Sai com'è brava? Mi fa già i lavori di casa e poi alla scuola è la più brava della classe. Perché non reciti una poesia a questo signore. Quale devo dire, quella di Natale? No. è meglio quella sulla mamma.

Serafina si mette sulla sedia. SERAFINA CARMELA: Sono piccina per la mia mamma. Sono piccina per il mio papà. Ma quando combino qualcosa sono botte a volontà. Quando è mattina si dice buon giorno; quando è buio buona sera e se per caso mi dimentico mi fanno, come si dice, tutta nera. Come son bravi i miei genitori mai bisticciato con qualcuno, tra loro sempre grande rispetto tranne qualche pugno in faccia, nello stomaco e sul petto. Che bella famiglia che ho, si vogliono un bene veramente assai se non era che se si mangia osci, no' si mangia crai. Sono piccina per la mia mamma. Sono piccina per il mio papà. Quante cose potrei raccontare con il rischio di farmi ammazzare. Com'è commovente vero signor notaio? (rivolgendosi al notaio) Non ti preoccupare! Noi siamo una famiglia perbene e non abbiamo nulla da temere. Allora vado. Buongiorno. (fa qualche passo) E ora, quand'è che tornate? Non lo so. In qualsiasi momento della giornata.

Io... stavo chiedendo, perché... io esco durante la giornata. Se non vedo almeno una Santa Messa, la notte non riesco a dormire. Vada! Vada pure signora! Capisco che quando qualcuno ha certe abitudini, non può farne a meno. Eventualmente...verrò verso mezzogiorno. Si! Vieni, vieni! Così mangi qualcosa con noi. Il notaio esce e Oronza fa nervosamente avanti e indietro per la stanza. CARMELA: Povera me! Bisogna che esco e avvisi tutti i vicini, altrimenti chessà cosa potranno dire. Come è successo a questa cretina(rivolgendosi alla sua comare) Ma, non capivi quando ti facevo segno? Io non ho capito niente. Ma, cosa è successo? C'è un signore che ci regala 100 milioni però, dobbiamo essere una famiglia timorata di Dio e devota di Sant'Antonio. Si vede la meraviglia sul volto di Carmela. CARMELA: ANTONIO VITO ANTONIO VITO Ah! Ora incomincio a capire. Ma! Ed a noi cosa ci tocca Atonio noi con i soldi ci compriamo una bicicletta nuova Tu sei scemo, con la bicicletta bisogna pedalare E' vero e pedalare significa lavorare. Sai cosa facciamo ci compriamo l'automobile.

ANTONIO Ma non abbiamo la patente. ORONZA Come non avete la patente voi c'è l'avete da quando siete nati. piuttosto portate la legna sulla terrazza di Lucia che, se se ne accorge, altro che automobile vi compro. (e, quando passa davanti al marito) E tu, togliti davanti, cipollone! PANCRAZIO: (con aria da furbacchione) Guarda che non mi devi far girare la testa che, se poco poco faccio il pazzo, i 100 milioni te li sogni perciò, d'ora in avanti mantieniti calma altrimenti, ogni volta che viene il notaio, trovo qualche scusa per litigare oppure gli dico che razza di donna che sei. Oronza esce di scena. Pancrazio sembra soddisfatto. Rimangono in scena Pancrazio e la figlia Annunziata e questa si rivolge al padre. ANNUNZIATA: Papà! Quando prendiamo i soldi mi compri un vestito nuovo? Anzi il mio primo vestito.. sai come lo voglio : tutto rosa con tanti bottoni sulla giacchetta. PANCRAZIO: Eh! Figlia mia! A te, se potessi, comprerei tutto! Ma ti prometto che se prenderemo i soldi potrai comprarti il vestito più bello del paese. In quel momento entra in scena il compare Pasquale. Si tiene la pancia e ride. PASQUALE: Allora, compare. E' venuto, no? Pancrazio non gli risponde, gli fa cenno di stare zitto perché nella stanza vi è Annunziata. PANCRAZIO: Annunziata. Vai a comprarmi le sigarette. Le solite, sai?

Annunziata esce di scena. PASQUALE: Sapessi compare. Me ne sono dovuto uscire di casa che, per un po' scoppiavo. Con mia moglie stanno facendo il giro dei nostri vicini. (scoppia a ridere anche Pancrazio. Pasquale continua) Però compare. Il giorno che scoprirà la verità, ti conviene andare lontano almeno 100 chilometri. PANCRAZIO: Compare! E' meglio un giorno da leone che cento anni da pecoroni. Ora mi diverto poi, dopo, quel che vuol succedere succeda. Entra Oronza. PASQUALE: Compare. Per caso ti serve qualche cosa? No comare. Stiamo scambiando qualche chiacchiera. PANCRAZIO: Compare. Cosa dici. Ce lo beviamo un bicchiere di vino? PASQUALE: Quasi quasi. PANCRAZIO: Oronza. Riempi due bicchieri. Pancrazio si siede sgarbatamente, Oronza gli salta addosso mettendogli le mani al collo come se volesse strozzarlo. Scusate. Ho visto la porta aperta e sono entrato. Oronza cambia subito atteggiamento. Diventa immediatamente dolce. Lo stavo aiutando a sedersi. Gli ho preparato un po' di vino caldo perché non si stava sentendo bene e vero Pancrazio? PANCRAZIO: Si. Si avvocato. Mia moglie è una santa donna. Quando si presenterà a San Pietro (sottovoce) speriamo presto...

Come? Come? PANCRAZIO: Si. Dicevo che quando si dovrà presentare a San Pietro, sicuramente le darà la pergamena della bontà. Beh! Scusatemi! Devo andare alla missa. (tentando di parlare in italiano) PANCRAZIO: (sottovoce)speriamo almeno che ti cada sulla testa. Esce di scena Oronza e loro tre se la ridono. Ditemi una cosa. Per quanto tempo dobbiamo andare avanti con questa storia? PANCRAZIO: Di cosa ti lamenti! Ora vedi che ospitalità che ti fa. Mangi, bevi, cosa t'importa? Solo che, quando lo scopre, è meglio che fai un viaggio all'estero. Per me, invece,ogni tanto portatemi qualche garofano. Nel frattempo, andiamo al bar a farci una bella bevuta. Si abbassano le luci oppure per un attimo si chiude il sipario e, una voce dall'interno annuncia che è già passato un mese. Quando si riapre il sipario si sono Oronza e Pancrazio. Lui sdraiato e lei accovacciata che gli sta pulendo le scarpe. E' diventata più calma e deve inghiottire parecchi rospi per quei benedetti soldi. Pancrazio. Ma questo notaio quando si decide a darci i soldi? E' un mese ormai che va e viene da casa nostra e, combinazione poi, non si perde un pranzo. PANCRAZIO: Uh! Dove stai pensando! Quando prendiamo i soldi ci paga e ci strapaga. Mah! Speriamo presto! Quel cretino mi sta facendo

cambiare anche di carattere. Andarmi a vedere tutti i giorni una messa... Dici che Sant'Antonio ci sta facendo la grazia? Mi sembra che è parecchio che non te le suono. PANCRAZIO: Speriamo che duri! ORONZA.Cosa hai detto? Cosa hai detto? PANCRAZIO: Niente. Niente. Però, con te va d'accordo vero? Perché allora non lo convinci a darci presto i soldi? PANCRAZIO: Calma. Calma. Ogni cosa a suo tempo. Tu continua a comportarti così e vedrai che questa storia finisce presto presto. (e si fa il segno della croce) Entra in scena il notaio. Buongiorno. Scusate. Ho visto la porta aperta e sono entrato. Non fa niente. Entrate. Entrate. Qui è come se foste a casa vostra. Tanto per regolarmi, oggi rimanete a pranzo? Mah! Signora! Avrei da fare mille cose ma, visto che insistete tanto, vuol dire che rimarrò. Cosa si mangia? (e si strofina le mani) Pasta e fagioli. Buoni! Buoni! Vado matto per la pasta e fagioli e, magari, mi prepari anche un po' di patatine fritte e... un bel Rosato del Salento. Va bene. Le friggo presto presto.

Pancrazio si avvicina al notaio e sottovoce gli dice. PANCRAZIO: Ehi! Bello mio! Guarda che non devi esagerare. Mi sembra che ne stai approfittando troppo. I patti erano che dovevi passare ogni tanto, non che ti devi presentare tutti i giorni per il pranzo. Se credi di poter fare il furbo a casa mia, ti sbagli di grosso. Il notaio fa finta di niente e si va a sedere comodamente su una poltrona. Entra compare Pasquale, si avvicina a Pancrazio e gli sussurra all'orecchio. PASQUALE: Compare. Devo dirti una cosa. Lo sai che ho visto tua figlia Annunziata che piangeva per la strada? Pancrazio si alza di scatto dalla sedia. PANCRAZIO: E' successo qualche cosa? PASQUALE: No. Non ti preoccupare. La colpa è di questo cretino del notaio. Pancrazio guarda verso il notaio e con una smorfia... PANCRAZIO: Si!... Notaio!... PASQUALE: Ti stavo dicendo... di questo cretino. Sembra che con questa situazione, voglia approfittarsi di tua figlia. Cerca di tenere gli occhi aperti! Pasquale esce dalla scena Pancrazio si avvicina di nuovo al notaio e, calmo calmo, glielo dice ancora una volta. PANCRAZIO: Ehi! Bel giovane! Guarda che a casa mia ti devi

comportare benee soprattutto non dare fastidio a mia figlia Eh! Caro mio! Pensa piuttosto se sapesse tua moglie che hai organizzato tutta questa vicenda. Cosa pensi che ti accadrebbe? PANCRAZIO: Che ti venga un colpo! Siamo arrivati al punto che mi ricatti anche. Stai attento a quello che fai. Entra Annunziata. Il notaio si alza e le va torno torno facendo il pappagallo e Annunziata lo respinge. Il padre si alza, si avvicina alla moglie e le dice. PANCRAZIO: Oronza! Ma te ne sei accorta almeno che quello fa il cretino con tua figlia? Oronza è intenta a rammendare dei calzini. PANCRAZIO Su! Dove stai badando! Gliel'ho detto io a tua figlia di farsi corteggiare. Almeno possiamo sperare che ci da presto i soldi. Ma lei si vergogna! SI vergogna, si vergogna, ma se è una bambina. ORONZA Ma che dici vedi che ha quasi quindici anni. Pancrazio si mette a girare per la casa parlando da solo. PANCRAZIO: Gesù Cristo mio! Ma cosa ho combinato! Volevo fare una vendetta a mia moglie ma, non mi sembra giusto che debbano pagare i miei figli, con questo disgraziato che io stesso ho portato in casa così, agendo in ho dimostrato solo che sono più disgraziato di lei perché... quando ci conoscemmo lei non era così. Io, poi, non mi sono interessato più di nulla e lei ha preso il sopravvento. Ma ora basta! Succeda quel che succeda. Ora basta! A tutto c'è un

limite. Si avvicina al notaio e incomincia ad alzare la voce. PANCRAZIO: Senti! Signor notaio! Non ti sembra che stai esagerando? Ora mi fai la cortesia di alzare i tacchi e di andartene da questa casa. Il notaio risponde pensando che Pancrazio non sia capace do reagire. Ma, cosa ti salta in mente! Oronza si alza e cerca do calmare il marito ma lui, ormai, ha preso la decisione e non si ferma più. PANCRAZIO: Ti ho già detto che devi sparire da questa casa. (alzando ancora di più la voce) Ma, allora, vuoi che dica tutto a tua moglie. PANCRAZIO: Sei un verme schifoso! A mia moglie le dico tutto io ugualmente. Oronza a queste parole si incuriosisce. Cosa dovrei sapere io? Pancrazio si arrabbia, prende una sedia e tenta di spaccargliela sulla testa. Il notaio non ci pensa due volte e fila via di corsa. Pancrazio. Cosa è successo. Non ti ho mai visto così. PANCRAZIO: Nella vita c'è sempre una prima volta e uno, ad un certo momento, deve trovare una sua dignità.

Pancrazio! Ma cosa dici? Non ti ho mai sentito parlare così. PANCRAZIO: Tanto per essere chiari: il notaio... il premio... sono tutte storie che ho inventato io per farti un dispetto per tutto quello che mi hai fatto passare finora. Come?!? Come?!? Tutto uno scherzo? Le urla non si contano poi, Oronza, rivolgendosi alla figlia. Annunziata! Vai dal Rosso (personaggio locale che si occupa di pompe funebri) e ordina una bara e quattro candelabri. Sbrigati, sbrigati così, stasera stessa lo portano via tuo padre. Passa anche da quel cretino che fa i manifesti e digli che il funerale è per le tre. Annunziata scappa via coprendosi il viso con le mani e piangendo. Oronza si rimbocca le maniche e si avvicina minacciosa a Pancrazio ma, è Pancrazio invece che la riempie ben bene di botte. PANCRAZIO: Ma allora non hai capito niente! Oggi mi sento rinato! Mi sento un uomo e, come uomo devo suonartele. La moglie si inginocchia e grida perdono, perdono. Poi, dopo un po' che Oronza rimane inginocchiata, lui stende una mano e l'aiuta ad alzarsi e, una volta in piedi, Oronza dice ancora. Pancrazio! Perdonami! Perdonami! (e lo dice con tanta tenerezza) PANCRAZIO: Sono io che devo chiederti scusa perché, se tu sei diventata così, la colpa è mia perché non mi sono mai interessato di nulla e tu hai dovuto fare da madre e da padre ma, d'ora in avanti, dovrà cambiare tutto in questa casa. (e si abbracciano)

In quel momento entrano in scena i figli maschi.. VITO Papà antonio mi ha picchiato. PANCRAZIO VITO ANTONIO E perché? Perché lui con i soldi vuole comprato la macchina per andare a spasso e caricare le signorine. Io, invece voglio l'ape cinquanta con tre ruote così carico la legna i meloni e tutto quello che la campagna offre ( e fa il segno come dire tutto quello che c'è da rubare ) PANCRAZIO: D'ora in avanti avete finito di fare i cretini! L'automobile l'ape ve lo do a calci nel sedere lazzaroni dora in poi a lavorare tutte le mattine. Suonano alla porta. ed annunziata si precipita ad aprire e ritorna con un telegramma in mano ANNUNZIATA: Il postino mi ha dato questo telegramma. PANCRAZIO: Figlia mia è inutile che me lo dai in mano. ORONZA E vuoi darlo a me? che non ho gli occhiali? I FRATELLI E lo vuoi dare a noi che siamo tutti fessi. ANNUNZIATA Annunziata legge. Ho capito lo leggo io perché ho gli occhiali, perché non sono stupida e anche perché so leggere. però non vi arrabbiate con me. "MORTE IMPROVVISA DI GIUSEPPE SCARSETTA!

LASCIA GROSSA EREDITA' AL SUO UNICO NIPOTE SCARSETTA PANCRAZIO. VERRA' NOSTRO INCARICATO PER ULTERIORI CHIARIMENTI. STOP". Tutti si guardano in viso poi, dolce dolce, Oronza Pancrazio! Un altro scherzo?!?... F I N E