Poesie sul tema dell'acqua



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Transcript:

Poesie sul tema dell'acqua consigliate da Acea Ato2 S.p.A.

Titolo: La pioggia nel pineto Gabriele D'Annunzio 1902 c. Titolo: L'acqua è insegnata dalla sete (da Poesie e Lettere) Emily Dickinson 1850 c Titolo: Ciò che disse il tuono (da The Waste Land) T. S. Elliot 1921 c. Titolo: Mattino (da Poesie) Federico Garcia Lorca 1927 c. Titolo: La Fontana malata Aldo Palazzeschi 1909 c. Titolo: Pioggia (da Myricae) Giovanni Pascoli 1891 c. 2

Titolo: La bella estate Cesare Pavese 1940 Titolo: Il ruscello (da Poesie d amore e libertà) Jaques Prévert 1952 c. Titolo: Fiumi diluiti Giuseppe Ungaretti 1920 c. 3

La pioggia nel pineto Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove sui mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, sui ginestri folti di coccole aulenti, piove sui nostri volti silvani, piove sulle nostre mani ignude, sui nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri l'illuse, che oggi m'illude, o Ermione Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. 4

Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, nè il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come un foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancora trema, si spegne, risorge, treme, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. 5

Ascolta. La figlia dell'aria è muta; ma la figlia del limo lontane, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove sulle nostre mani ignude, sui nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione (Gabriele D'Annunzio 19-20 secolo) 6

L'ACQUA E' INSEGNATA DALLA SETE L'acqua è insegnata dalla sete. La terra, dagli oceani traversati. La gioia, dal dolore. La pace, dai racconti di battaglia. L'amore da un'impronta di memoria. Gli uccelli, dalla neve. (E. Dickinson) 7

Ciò che disse il tuono Dopo la luce rossa delle torce su volti sudati Dopo il silenzio gelido nei giardini Dopo l'angoscia in luoghi petrosi Le grida e i pianti La prigione e il palazzo e il suono riecheggiato Del tuono a primavera su monti lontani Colui che era vivo ora è morto Noi che eravamo vivi ora stiamo morendo Con un po' di pazienza Qui non c'è acqua ma soltanto roccia Roccia e non acqua e la strada di sabbia La strada che serpeggia lassù fra le montagne Che sono montagne di roccia senz'acqua Se qui vi fosse acqua ci fermeremmo a bere Fra la roccia non si può né fermarsi né pensare Il sudore è asciutto e i piedi nella sabbia Vi fosse almeno acqua fra la roccia Bocca morta di montagna dai denti cariati che non può sputare Non si può stare in piedi qui non ci si può sdraiare né sedere Non c'è neppure silenzio fra i monti Ma secco sterile tuono senza pioggia Non c'è neppure solitudine fra i monti Ma volti rossi arcigni che ringhiano e sogghignano Da porte di case di fango screpolato Se vi fosse acqua E niente roccia Se vi fosse roccia E anche acqua E acqua Una sorgente Una pozza fra la roccia Se soltanto vi fosse suono d'acqua Non la cicala 8

E l'erba secca che canta Ma suono d'acqua sopra una roccia Dove il tordo eremita canta in mezzo ai pini Drip drop drip drop drop drop drop Ma non c'è acqua Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto? Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca C'è sempre un altro che ti cammina accanto Che scivola ravvolto in un ammanto bruno, incappucciato Io non so se sia un uomo o una donna - Ma chi è che ti sta sull'altro fianco? Cos'è quel suono alto nell'aria Quel mormorio di lamento materno Chi sono quelle orde incappucciate che sciamano Su pianure infinite, inciampando nella terra screpolata Accerchiata soltanto dal piatto orizzonte Qual è quella città sulle montagne Che si spacca e si riforma e scoppia nell'aria violetta Torri che crollano Gerusalemme Atene Alessandria Vienna Londra Irreali Una donna distese i suoi capelli lunghi e neri E sviolinò su quelle corde un bisbiglio di musica E pipistrelli con volti di bambini nella luce violetta Squittivano, e battevano le ali E strisciavano a capo all'ingiù lungo un muro annerito E capovolte nell'aria c'erano torri Squillanti di campane che rammentano, e segnavano le ore E voci che cantano dalle cisterne vuote e dai pozzi ormai secchi. In questa desolata spelonca fra i monti Nella fievole luce della luna, l'erba fruscia Sulle tombe sommosse, attorno alla cappella C'è la cappella vuota, dimora solo del vento. Non ha finestre, la porta oscilla, Aride ossa non fanno male ad alcuno. Soltanto un gallo si ergeva sulla trave del tetto Chicchirichì chicchirichì Nel guizzare di un lampo. Quindi un'umida raffica Apportatrice di pioggia 9

Quasi secco era il Gange, e le foglie afflosciate Attendevano pioggia, mentre le nuvole nere Si raccoglievano molto lontano, sopra l'himavant. La giungla era accucciata, rattratta in silenzio. Allora il tuono parlò DA Datta: che abbiamo dato noi? Amico mio sangue che scuote il mio cuore L'ardimento terribile di un attimo di resa Che un'èra di prudenza non potrà mai ritrattare Secondo questi dettami e per questo soltanto noi siamo esistiti, per questo Che non si troverà nei nostri necrologi O sulle scritte in memoria drappeggiate dal ragno benefico O sotto i suggelli spezzati dal notaio scarno Nelle nostre stanze vuote DA Dayadhvam: ho udito la chiave Girare nella porta una volta e girare una volta soltanto Noi pensiamo alla chiave, ognuno nella sua prigione Pensando alla chiave, ognuno conferma una prigione Solo al momento in cui la notte cade, rumori eterei Ravvivano un attimo un Coriolano affranto DA Damyata: la barca rispondeva Lietamente alla mano esperta con la vela e con il remo Il mare era calmo, anche il tuo cuore avrebbe corrisposto Lietamente, invitato, battendo obbediente Alle mani che controllano Sedetti sulla riva A pescare, con la pianura arida dietro di me Riuscirò alla fine a porre ordine nelle mie terre? Il London Bridge sta cadendo sta cadendo sta cadendo Poi s'ascose nel foco che gli affina Quando fiam uti chelidon - O rondine rondine Le Prince d'aquitaine à la tour abolie Con questi frammenti ho puntellato le mie rovine Bene allora v'accomodo io. Hieronymo è pazzo di nuovo. Datta. Dayadhvam. Damyata. Shantih shantih shantih (Thomas Stearns Eliot) 10

MATTINO E la canzone dell acqua è una cosa eterna. È la linfa profonda che fa maturare i campi. È sangue di poeti che lasciano smarrire le loro anime neri sentieri della natura. Che armonia spande sgorgando dalla roccia! Si abbandona agli uomini con le sue dolci cadenze. Il mattino è chiaro. I focolari fumano e il fiumi sono braccia che alzano la nebbia. Ascoltate i romances dell acqua tra i pioppi. Sono uccelli senz ala sperduti nell erba! Gli alberi che cantano si spezzano e seccano. E diventano pianure le montagne serene. Ma la canzone dell acqua è una cosa eterna. (Federico Garcia Lorca) 11

La fontana malata 12 Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchette, chchch... E' giu', nel cortile, la povera fontana malata; che spasimo! sentirla tossire. Tossisce, tossisce, un poco si tace... di nuovo. tossisce. Mia povera fontana, il male che hai il cuore mi preme. Si tace, non getta piu' nulla. Si tace, non s'ode rumore di sorta

che forse... che forse sia morta? Orrore Ah! no. Rieccola, ancora tossisce, Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, chchch... La tisi l' uccide. Dio santo, quel suo eterno tossire mi fa morire, un poco va bene, ma tanto... Che lagno! Ma Habel! Vittoria! Andate, correte, chiudete la fonte, mi uccide quel suo eterno tossire! Andate, mettete qualcosa per farla finire, magari... magari morire. Madonna! Gesù! Non più! Non più. Mia povera 13

fontana, col male che hai, finisci vedrai, che uccidi me pure. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... (Aldo Palazzeschi) 14

Pioggia Cantava al buio d'aia in aia il gallo. E gracidò nel bosco la cornacchia: il sole si mostrava a finestrelle. Il sol dorò la nebbia della macchia, poi si nascose; e piovve a catinelle. Poi tra il cantare delle raganelle guizzò sui campi un raggio lungo e giallo. Stupìano i rondinotti dell'estate di quel sottile scendere di spille: era un brusìo con languide sorsate e chiazze larghe e picchi a mille a mille; poi singhiozzi, e gocciar rado di stille: di stille d'oro in coppe di cristallo. (Giovanni Pascoli) 15

Il ruscello Tanta acqua è passata sotto i ponti ed anche un grande fiume di sangue Ma ai piedi dell'amore scorre un bianco ruscello E nei giardini della luna dove ogni giorno si fa festa a te questo ruscello canta addormentato Quella luna è il mio capo dentro cui gira un grande sole blu E gli occhi tuoi sono questo sole. (J. Prévert) 16

FIUMI DILUITI Mi tengo a quest albero mutilato stamani mi sono disteso in un urna d acqua e come una reliquia ho riposato. Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e come un beduino mi sono chinato a ricevere il sole una docile fibra dell universo. Questo è il Serchio al quale hanno attinto duemil anni forse di gente mia campagnola e mio padre e mia madre che mi ha visto nascere e crescere. Questa è la Senna e in quel suo torbido mi sono rimescolato e mi sono conosciuto. (Giuseppe Ungaretti) 17