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Transcript:

Notiziario www.andropos.eu http://rosemaryok.skyrock.com/ Sommario: * Anche mio nonno * Donna nella storia * Fedro in vernacolo * Elena di Sparta * Detti e Modi di dire * Gerardina * Vero o falso: menta * Una città da scoprire * Nicodemate * Consigli utili * Il cantore dei sogni Giornale n.ro 11 del 30/05/08 C I O M M A IL GUSTO DELLA VITA ANCHE MIO NONNO ODORAVA DI AGLIO Il porto di Ellis Island, un isolotto alla foce del fiume Hudson,nella baia di New York, dal 1892 al 1954,ha accolto più di 20 milioni di aspiranti cittadini statunitensi, che all'arrivo dovevano esibire i documenti di viaggio, con le informazioni della nave che li aveva portati a New York. Medici del Servizio Immigrazione controllavano ciascun emigrante, contrassegnando sulla schiena con un gessetto, coloro che dovevano essere sottoposti ad ulteriori controlli, per accertarne le condizioni di salute. Ad esempio, si scriveva K per ernia, PG per donna gravida, e X per malato mentale. Chi, poi, superava questo primo esame, veniva accompagnato nella Sala dei Registri, dove ispettori ne registravano il nome, il luogo di nascita, lo stato civile, il luogo di destinazione, la disponibilità di denaro, la professione ed eventuali precedenti penali. Alla fine, ottenevano il permesso di imbarcarsi sul traghetto per Manhattan. I marchiati venivano sottoposti a controlli più approfonditi e buona parte di essi, con i vecchi, i deformi, i ciechi, i sordomuti e tutti coloro che avevano malattie contagiose, aberrazioni mentali ed altre infermità, non erano ammessi sul suolo americano, ma venivano immediatamente reimbarcati sulla stessa nave che li aveva condotti negli Stati Uniti. Nel 1917, venne introdotto il test dell'alfabetismo e, nel 1924, vennero approvate le quote d'ingresso:17.000 dalla Irlanda, 7.000 dal Regno Unito, 2.700 dalla Russia e 5.800 dall'italia. La Depressione del 1929 assottiglia ulteriormente il numero degli immigrati, che dai 241.700 del 1930, diventano 97.000 nel 1931 e 35.000 nel 1932. Nel contempo, Ellis Island diventa un centro di detenzione per i rimpatri forzati di dissidenti politici, anarchici, poveri e senza lavoro, che vengono obbligati a tornare al loro paese d'origine. Gli espulsi a forza dagli Stati Uniti sono 103.000 nel 1932 e 127.000 nel 1933. Anche mio nonno, del quale porto il nome, fu un aspirante cittadino statunitense e, fortunatamente, non fu marcato. La mia famiglia crebbe in America a Nuova York, dove nacque mia zia Anna, la sorella di mio padre. Ora, i miei parenti americani nemmeno li conosco, ma so la vita che ha fatto mio nonno, piena di umiliazioni e sacrifici. Si può individuare il quartiere italiano dall odore dell aglio, che pervade ogni cantuccio ed ogni fessura; perfino la fresca brezza del mare non può soffiarlo via, così scriveva il SAN FRANCISCO CHRONICLE, il 6 luglio del 1902. E mentre il Ku Klux Klan linciava gli italiani, non c è spazio per l uomo con la zappa, scriveva A. Sweeny sul NORTH AMERICAN REVUE. Intelligenti pauca. Andropos 1

La donna nella storia Un. Pionieri Cultura Europea C.D.A.P. U.P.C.E. http://www.neteditor.it/ SANE SOCIETY http://www.sanesociety.org/users/index.php?usr=3292 www.impulsesart.it/j/ SITO DEGLI AUTORI EMERGENTI Prof. B. Bruno di Cava de' Tirreni http://balbruno.alte rvista.org/index- 80.html INTRODUZIONE Poche donne hanno avuto la possibilità di distinguersi nelle scienze, considerate, fino a non molto tempo fa, di esclusica pertinenza del mondo maschile. È, quindi, un fatto eccezionale che IPAZIA, vissuta ad Alessandria d Egitto, tra il IV e V secolo d.c., si sia avvicinata agli studi scientifici dal padre Teone, come egli stesso ci tramanda, nell intestazione del III libro del suo commento al Sistema matematico di Tolomeo: Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia". LA HISTORIA Ipazia, studiosa di matematica, secondo Filostorgio, introdusse molti a questa scienza, sia con la parola,che con opere autografe,purtroppo scomparse. Pare che una delle discipline, in cui Ipazia seppe più distinguersi, fosse l astronomia. Suda, ci informa di interessanti scoperte compiute dalla donna a proposito del moto degli astri, scoperte che trasmise ai suoi contemporanei con un testo, dal titolo Canone astronomico. Ma Ipazia fu anche filosofa: Socrate Scolatico parla di lei, come della terza caposcuola del Platonismo, subito dopo Platone e Plotino. Mentre Damascio ci spiega come la nostra filosofa seppe passare dalla semplice erudizione, alla sapienza filosofica, Pallada, in un epigramma, tesse uno degli elogi più belli di Ipazia: "Quando ti vedo mi prostro, davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura".ella diviene, così, guida spirituale, nonché maestra di filosofia neoplatonica, una disciplina dove convergevano sia studi di matematica, che di geometria. Uno dei suoi più affezionati discepoli, Sinesio, così le scrisse, ormai vinto dalla malattia: Detto questa lettera dal letto nel quale giaccio. Possa tu riceverla stando in buona salute, o madre, sorella e maestra, mia benefattrice in tutto e per tutto, essere e nome quant altrimai onorato!". Ipazia aveva scelto l amore per le scienze e non si interessava minimamente alle passioni della carne. A tal proposito, Damascio tramanda che un suo giovine allievo si era follemente innamorato di lei. Accortasi di questa sua passione, la donna gli presentò una delle pezzuole usate per il mestruo e gli disse: "Questo, 2

Battaglia Di Azio (2 sett. del 31 a.c.) http://www.google.it/search?hl=it&q=andropos&meta = Antonio della Rocca www.adierreartgallery.com http://www.partecipiamo.it dunque, ami o giovane? Niente di bello! ". All apice del suo successo culturale, perseguitata dagli ignoranti invidiosi, capeggiati da quel suo alunno Cirillo, che nel contempo era diventato Vescovo di Alessandria, avversata dai cristiani e da coloro che non trovavano riscontro, nella loro limitatezza, nelle grandi verità cui era giunta Ipazia, organizzarono vilmente il suo assassinio. Nella primavera del 415 una banda di monaci cristiani catturò Ipazia per strada, la colpì e trascinò il suo corpo fino in una chiesa dove il suo corpo fu fatta a pezzi con tegole acute e i suoi resti bruciati. Era allora Imperatore il minorenne Teodosio II, e reggente era sua sorella Pulcheria. Cirillo (375-444) venne fatto santo e nel 1882 fu dichiarato dottore della chiesa cattolica. Dopo l'assassinio d Ipazia, i suoi allievi abbandonarono la città. Così Socrate Scolastico racconta la sua morte: la trascinano fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario: qui, strappatale la veste,la uccisero colpendola con i cocci. Dopo che l ebbero fatta a pezzi,cancellarono ogni traccia di lei nel fuoco del Cinerone. Alessandria, un grande centro culturale fin dal tempo dei Tolomei, ove avevano studiato e insegnato Eratostene, Archimede, Euclide, Tolomeo, e Plotino, perse definitivamente il suo ruolo di centro culturale. RIFERIMENTI CULTURALI Oltre a Damascio, Filostorgio, Socrate e Suda, si sono interessati alla vita, all opera ed alla personalità di Ipazia: Silvia Roncheey, Peter Brown ed Eveline Patlagen. Anche Voltaire parla di Ipazia nelle Question sur l Encyclopédie (1772), sottolineandone soprattutto l ingiusta condanna. In altri suoi scritti, poi,definirà la sua morte "excès du fanatism". Da Voltaire, l'eco di Ipazia rimbalzerà fino a Vincenzo Monti ed a Diodata Saluzzo Roero, membro dell Accademia Torinese delle Scienze e dell Arcadia, che, nel suo Ipazia, ossia delle filosofe ( 1827 ) presentò la filosofa, come martire cristiana e non pagana: Languida rosa sul reciso stelo (Da Le stelle della Storia di F.Pastore) Colori nell aria È il nuovo concorso indetto dall Associazione Culturale Impulsesart, ed colleglegato alla manifestazione internazionale, dedicata alle mongolfiere Ferrara Balloons Festival, dal 19 al 28 settembre 2008 Parco Urbano Giorgio Bassani. Inoltre,con soli 20, avrai la possibilità di vincere un pernottamento per due persone ed un entusiasmante viaggio panoramico su Ferrara, a bordo di una mongolfiera, offerto dall'organizzazione del Festival Internazionale dei Balloons. Per informazioni: www.impulsesart.it 3

SCHERZANDO CON I CLASSICI: DALLE FAVOLE DI FEDRO: Ranae ad Solem Una molto libera traduzione in vernacolo di Franco Pastore E Rane o sole Vedendo nu mariuòle ca se spusàve, Esòpo sta favulella raccuntàve: Cùmme sapètter e rane ch o sòle stéve pe se spusà tutt o munne facèttere arrevutà. Quando Giove sentètte sta mmuìna, chiese o mutìve e tutto stu casìne. E puverèlle, scure e ntribulàte, e rispunnèttere tutte preoccupàte: - Si ùnu sole a nuie ci assécca l acqua e dìnt ò mùnne fa nu parapìglia, che càzze succede si chìste fa e figlie?- Le rane al sole (Traduzione) Vedendo un ladro che prendeva moglie, Esopo raccontò Questa favola: Come seppero le rane Che il sole stava per sposarsi Fecero un baccano tale, che destarono la curiosità del padre degli dei e degli uomini. Allora, interrogate, con rabbia e preoccupazione, esposero tutta la loro apprensione: - Se un solo sole,dissero costernate, fa evaporare l acqua del nostro stagno,cosa succederà quando da lui nasceranno altri soli?- FEDRO - LIBRO I - Ranae ad Solem - Vicini furis celebres vidit nuptias Aesopus, et continuo narrare incipit. Uxorem quondam Sol cum vellet ducere, clamorem ranae sustulere ad sidera. Convicio permotus quaerit Iuppiter causam querellae. Quaedam tum stagni incola 'Nunc' inquit 'omnes unus exurit lacus cogitque miseras arida sede emori. Quidnam futurum est si crearit liberos? Da FEDRO ED ESOPO in napoletano di F. Pastore. Raduno Internazionale Triennale "SS. Trinità di Cava" Mostra/Convegno di Arte - Cultura Religione il 14-16 luglio 2008 Via Morcaldi, 6, Badia Benedettina SS. Trinità di Cava, 84013, Cava de Tirreni, Salerno, Italia. Tema dell'incontro: " Dio è Amore, Amore è Arte " 4

LA DONNA NELLA LETTERATURA (2) La città era situata sulla collinetta di Hisarlik ed era stata fondata, secondo la leggenda, da Ilio nella parte nord-occidentale dell Asia minore, nell attuale Turchia, a 6,5 km dal mar Egeo, ed era detta in greco Ilio dal nome del suo fondatore. Capitale della Troade, munita di possenti fortificazioni da Apollo e da Posidone, Troia, controllava lo stretto dei Dardanelli ed il commercio dei metalli tra l'egeo, il Mar Nero e la zona danubiana. Gli scavi archeologici di Heinrich Schliemann hanno permesso di individuare il sito della città di Troia sulla collina di Hissarlik, nella Turchia occidentale. Vi sono stati rinvenuti nove strati sovrapposti corrispondenti ad altrettanti insediamenti. La città omerica è stata identificata in Troia VII, distrutta da un incendio,intorno al 1260 a.c.. Ergo, è possibile che il racconto mitico di Omero abbia un qualche fondamento storico e sia collocabile, cronologicamente, in età micenea, quando un popolo di lingua greca (gli achei dell Iliade) tentò di espandersi in Asia Minore. Mentre la bella Elena festeggia a Troia il suo nuovo matrimonio con il principe Paride, Menelao, tornato a Sparta, dopo il funerale del nonno e scopre che Elena era fuggita. Allora si reca dal fratello Agamennone e chiede a lui ed a tutti i princi-pi greci, che avevano prestato giuramento alla corte di Tindareo, davanti al cavallo sacrificale, di aiutarlo a riconquistare la sposa. Menelao e Odisseo tentano di convincere i Troiani a restituire Elena, ma essi rifiutano. Allora si riunisce un grande esercito, composto da tutte le forze greche, al comando di Agamennone, per attaccare Troia. Si imbarcano sulle navi e dopo aver sacrificato IFIGENIA, la figlia di Agamennone, partono alla volta di Troia.Giunti sulle spiagge della Troade, gli eserciti si accamparono tra le navi e le possenti mura della città, in un assedio lungo e difficile. Troia, infatti, resistette per nove lunghi anni. Iniziò il decimo anno e si verificarono fatti tali da cambiare il corso degli eventi e della nostra storia. Dopo nove anni di assedio Agamennone si rifiuta di restituire a Crise, sacerdote di Apollo, la figlia Criseide, che egli ha ottenuto come preda di guerra. Il dio colpisce con una pestilenza il campo dei greci e Agamennone è costretto a restituire Criseide, ma, per compensarsi della perdita, sottrae ad Achille la schiava Briseide. 5

L eroe, sdegnato, si rifiuta di combattere con i greci. Poiché, i i Troiani ottengono molte vittorie, Patroclo decide di scendere in campo con le armi di Achille, ma viene ucciso da Ettore. Achille, per vendicare l'amico, torna a combattere e cerca lo scontro con Ettore, uccidendolo in duello ed infierendo sul suo corpo. Il vecchio re Priamo, giunge nel campo dei greci, chiede la restituzione del corpo di suo figlio Ettore e lo ottiene. Il destino della città di Troia, privata dell eroe più forte, è ormai segnato. Tra l altro, gli stessi dei vogliono la rovina della città. Dopo la morte di Ettore, anche il destino di Achille è segnato. Il dio Apollo dirige la freccia di Paride proprio nel suo tallone. Unico punto vulnerabile. Le armi divine di Achille verranno assegnate all'astuto Ulisse. È lui che con l inganno permette ai greci di entrare nella città per distruggerla. Ulisse tesse l inganno. Fa costruire un grande cavallo di legno, vuoto all interno,dove si nascondono i più valorosi guerrieri. I greci fingono la partenza, abbandonando il cavallo sulla spiaggia. Invano Lacoonte, figlio di Antenore, sacerdote di Apollo, scelto dai Troiani esultanti per la su partenza dei Greci, per compiere un sacrificio a Nettuno, cercò di dissuadere i suoi concittadini dal portare dentro le mura di Troia l'insidioso cavallo ligneo, costruito da Epèo, Anzi, a punirlo dell assennato consiglio, due serpenti,mandati da Nettuno dal mare, s'avventarono contro lui, soffocandolo insieme ai due figli, accorsi in suo aiuto. I Troiani imprudenti, convinti dal prodigio del serpente marino, trascinano il cavallo dentro le mura e, durante la notte, i guerrieri nemici ne escono e mettono la città a ferro e fuoco. Caduta Troia, i greci iniziano il viaggio di ritorno, ma solo pochi di essi raggiun-geranno la Grecia. Agamennone sarà ucciso dalla moglie Clitemnestra ed Ulisse vagherà per altri dieci anni, prima di raggiungere Itaca. Tutto ciò, per la bellezza di una donna: Elena di Troia. Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all'orco generose travolse alme d'eroi, e di cani e d'augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giove l'alto consiglio s'adempìa), da quando primamente disgiunse aspra contesa il re de' prodi Atride e il divo Achille..." (ILIADE L. I trad, di V.Monti) *) (da Un unico grande sogno di Franco Pastore - Ed. ebook 2006 a cura di Poetilandia) 6

Dora Sirica http://www.naonisart.it/ http://it.video.search.yahoo.com/search/video?p=andropos Editrice ANTITESI Roma w w w. e d i t l i b r i. n e t www.bluteam.net Teleradio News Caiazzo ------ Giannigosta @libero.it. Detti, proverbi e modi di dire, dagli appunti di - Quànn o ciùcce nu vvo vév hai voglia do siscà - Jètt p truva aiùt e truvàv scarrùp - Ogni parte do mùnno assumìglie a casa tòia- Trad.: Non sempre si riesce a cambiare il corso degli eventi. Spesso, infatti, i nostri sforzi ottengono il risultato contrario. Commento Tre detti campani, che si completano. Il primo si riferisce alle difficoltà inevitabili della vita che spesso è sorda ai nostri desideri e necessità. Il secondo ribadisce il concetto: i nostri sforzi per cambiare la sorte, a volte, si risolvono a nostro danno. Il terzo è un vero capolavoro di saggezza popolare: quando siamo nel giusto ed in pace con noi stessi, possiamo vivere ovunque, anche perché la vita si svolge allo stesso modo in ogni luogo. In ogni parte del mondo, infatti, si deve lavorare per vivere, lottare per rimanere in salute, sopportare pregi e difetti di una comunità sociale. Aspetti semantici: Ancora oggi abbiamo l occasione di evidenziare il rapporto dei dialetti del meridione con la lingua latina e greca. In riferimento ai tre proverbi su indicati, troviamo: *assumìglie: dal latino adsimulo (essere pressappoco simile da cui adsimilis in Tacito) *siscà re : dal latino barbaro fistula re diventato in volgare fisclare (si legge infatti in una glossa longobarda: fistula vulgo fiscla dicitur). In provenzale sisclar, in ital. fischiare ; *ciùccio: dall arabo sciécco, da cui sciachar = ragliare e sciachàro = raglio; *jètt: dal lat. Ìvit (pass.rem.di eo-is- ivi- itum- ire = andare); *munno: dal latino mundus - i = mondo; *scarrùpe, scarrupàte ( in napolet.scarrup -àt ): s intens. + gr. katà + lat. rupes = giù dalla rupe, ossia distruzione; *guàllera: dal latino vellera (pelle); da cui i termini:guallaruso, sguallariato *pertùse : dal part.pass. del verbo pertundo - is - di - pertusum ere (bucare, forare); da cui mpertusàt e spertusàt (col sign. passato da parte a parte) 7

per promuovere l arte http://www.tuttoveneto.it/ DaylyMotion ALICE VIDEO http://dailymotion.alice.it/relevance/search/andropos D *mastu : dal latino magister (tre volte più bravo, più esperto in qualcosa, più abile maestro in ); sasìcce : parola composta da sal - salis + siccus - sicci (sale + asciutto). Infatti la salsiccia è carne salata e messa ad asciugare, in gergo, maturare in un posto arieggiato; nepùte : dal latino nepōtis (nipote); radice greca neputìos (νηπυτίοσ: il bambino). Sciarada campana Seca, seca mastu ciccio a panella e nu sasìcce o sasìcce cio mangiàmme a panella cià stipàmme. Cià stipàmme ndò pertùse, zi Totònne o guallarùse DETTI POPOLARi Quànne se zappa è quànne se puta, zi Ciccio nu ttène nepùte. Quànne po se tratta e vendemmia, zi Cicce a cà e zi Cicce a llà. Filastrocche religiose, cantate dalle donne campane di fine secolo, tra i campi, durante il lavoro, nel mese di maggio: Zomba zumbètta 1 Maria Elisabetta Cu ciente mataràzze 2 a Marònna o piglia mbraccio E o piglia pe nu dito E o porta mparaviso E o piglia pe nu pere E o porta a San Michele Mamma Santissima Mamma Adduluràta A na fenèsta te metteste E a na fenèsta te levaste Passaie san Giuvànne Battista E te purtàie nòve 3 e Crìste. 1) Zomba, zumbètta: salta, saltella 2) mataràzze: materasso 3) nòve: nuòve, notizie TUTTOVENETO.IT Tuttoveneto offre uno spazio gratuito per pubblicare on-line le opere di scrittori, pittori, scultori, musicisti e fotografi. Tuttoveneto raccoglie, grazie anche alle tue segnalazioni, la lista degli eventi più interessanti del territorio nazionale. www.tuttoveneto.it 8

IL RACCONTO DEL MESE Gerardina Gente che va e che viene, senza sosta e senza riguardo per chi soffre. Vengono preparati come per una festa o un incontro conviviale senza invito; col sorriso idiota stampato sulle facce e profumati, come travestiti in calore. Si siedono sui letti, alzano la voce come se fossero al bar, con uno sguardo globale e compassato alla camerata ed ha chi sta rantolando, pronto ad esalare l ultimo respiro. Io me ne sto per i casi miei, nell attesa paziente della mia ora, godendomi qualche infermiera decente e le carezze di mio figlio, che spera ancora di riportarmi a casa per il novantacinquesimo compleanno. Povero figlio mio! Non ho sbagliato a volergli tanto bene da dare l impressione di preferirlo agli altri, ma era solo un modo di ricompensarlo per tanta dedizione. L unica cosa che mi dispiace è di non avere con me la mia Gerardina, con le sue chiappe dure ed il sorriso di Sisina, una simpatica contadinotta dell agro, che sapeva ben soddisfare le mie esuberanze giovanili. Non è che Maria, l ostetrica paganese, non sapesse fare all amore, ma non aveva estro e pensava esclusivamente al suo piacere. Tanina, invece, una splendida trentenne del mio paese, sapeva come accendermi: misteriosa e graffiante, giocava con i miei capelli biondi, alitandomi sull orecchio come una gattina in amore. Ma la più spregiudicata era Nobile, una brunetta senza scrupoli, che correva dietro tutti i pantaloni del quartiere. Olga, poi, era la Maddalena della situazione, per lei ogni occasione era buona per festeggiare alla sua maniera. Giannina era una bambola tascabile, bruna, delicata e piccolina, sospirava come Giulietta da Rimini davanti al suo Romeo. La sua vocina era tutta un fremito, quando veniva a prendere il piacere nel folto giardino di mio nonno, profumato d aranci e biancospini. Ma ecco l infermiera che ritorna, speriamo che non aggiunga altre flebo a questa che sta finendo. - Eccolo qua, il mio simpaticone!- - Cosa posso fare per voi?- - Qualcosa potrebbe - le dico maliziosamente e stendendo la mano come se dodovesse poggiarvi sopra qualcosa, ma fa finta di non aver mi sentito ed aggiunge altre flebo sulla sommità dell asta, pronte a sostituire quella che si stà svuotando. Mio figlio sta sorridendo, meglio così, sembra meno teso ed io posso appisolarmi. - Salve ragazzi! si sente improvvisamente nel silenzio della camerata. È quello stronzo del cappellano che, ogni giorno, a quest ora, viene a fare il suo show. Tutto sommato è una brava persona, con la barba ed il sorriso buono di Padre Pio. Mi sta fissando, ha gia capito che me ne sto andando, ecco, si avvicina: - Preghiamo tutti per il nostro caro fratello Armando!- iniziano a pregare, compreso mio figlio che ha le lacrime agli occhi. Abbasso le palpebre e prego anch io, mentre il rompiballe fa il segno della Croce e raccomanda la mia anima a Dio - Vorrei dirgli che sono in pace e che non ho paura, ma la testa ricade sul cuscino ed egli va a far chiasso in un altra camerata. Vorrei vedere la mia Gerardina. Certo, ho avuto tante donne, ma l unica che ho veramente amato, per tutta la mia vita, e mia moglie Nora, buona, dolce sensibile e soprattutto paziente, ha sopportato tutte le mie intemperanze. 9

E si che non sono stato un tipo facile, con le mie scappatelle ed i miei errori. Povera donna, in fondo ha fatto una vita di sacrifici nelle ristrettezze del dopoguerra, quando non c era spazio nemmeno per i sogni. Questa sera viene a farmi visita con mia figlia ed i miei nipoti, speriamo che la me la fanno coricare vicino, è una settimana che non sento il suo calore. Come mi manca Gerardina! L ho conosciuta sette anni fa, quando ancora ero autosufficiente, fu mia figlia a chiamarla come collaboratrice domestica e lentamente, giorno dopo giorno, si è insinuata nella mia vecchiaia, divenendo indispensabile. Per un suo sorriso, un suo tenero atteggiamento, ho accettato ogni cosa, dal bagno alla tenera carezza delle sue mani, nella pratica quotidiana delle pulizie intime. Ed è stata questa intimità a cementare un legame così forte. Purtroppo, da qualche mese, mi ha lasciato per non so quali problemi e mi manca terribilmente, speriamo che mi venga a salutare prima ch io parta. - Questa volta non ce la faccio!- sussurro a mio figlio che mi sta baciando sul capo. Poi, la sorpresa più grande: sono tutte qua le mie donne: Sisina, Maria, Giannina, Olga, Giulia, tutte quante e tutte giovani e belle, quasi mi vergogno di farmi vedere così vecchio. Sorrido a tutte ed esse sono ansiose di portarmi con loro, ma non è possibile, mia moglie non è ancora venuta. Maria mi si avvicina e mi permette di carezzarla. Uno mano fresca si posa sulla mia fronte: riconosco il tocco, è la mano della mia Norina. - Sei venuta, finalmente!- - Caro!- - Vieni coricati con me!- - Non posso, siamo in ospedale!- - Ma sei mia moglie! cerco di obiettare, senza successo. Non riesco a dirle nulla e le bacio la mano, come per sussurrarle: -Grazie per il bene che mi hai voluto!- e gliela bacio ancora e, questa volta, come per dirle addio. Ecco, l orario di visita è finito e se ne vanno tutti, anche la mia Norina, che mi lancia dalla porta un ultimo sguardo, con gli occhi umidi di pianto. Se ne vanno convinti che torneranno ancora, come è abitudine di tutti gli uomini pensare che le situazioni durino all infinito. Sto per affrontare la mia ultima notte in ospedale e mi preparo all impresa. Incubi e sogni si alternano con un ritmo impressionante. A tarda ora viene Ermanno, il mio primo nipote, figlio del mio primogenito: - Ciao nonno, come stai?- - Non sto bene!- gli rispondo laconicamente e ripiombo nel mio torpore. Cerco di far passare in fretta questa notte, presto sarò liberato. Franco se ne va e Gino prende il suo posto. Lentamente, compaiono le prime luci dell alba ed incomincio a prepararmi. I miei fratelli sono tutti ai piedi del mio letto, ma aspetto i miei genitori. Cesare mi sorride ed Alfredo mi dice che stanno per arrivare. Si aprono le porte della camerata ed entrano gli infermieri per le terapie. 10

Mi attaccano un altra flebo. Sorrido. Arriva la colazione e Gino cerca di farmi bere una tazza di latte. Sento una voce familiare, mi giro ed eccola lì la mia Gerardina è venuta a salutarmi, ora posso andarmene in pace. Mio padre e mia madre sono arrivati e si avvicinano, cerco di alzarmi per andare loro incontro. Gerardina mi sostiene nello sforzo. Gli occhi incominciano a storcersi, prima di chiudersi per sempre. Gino corre nel corridoio alla ricerca di un medico. Piange il mio povero figliolo, ma sono già tra le braccia di mia madre e, mentre Gerardina mi adagia delicatamente sul cuscino, con lei sto già volando verso il sole. ( Franco Pastore IL GUSTO DELLA VITA Ed. Palladio ) CONSIGLI UTILI L alito cattivo non sempre dipende dalla cattiva igiene del cavo orale: non lavarsi i denti dopo ogni pasto, non utilizziamo il filo interdentale, avere il vizio del fumo o mangiare cibi con molto aglio.esso può dipendere anche da difficoltà digestive, da stipsi, da transito rallentato nel nostro intestino e così via. Infatti, e la putrefazione del cibo all interno dello stomaco o dell intestino aprodurre gas o composti volatili che vengono eliminati con la respirazione. Allora è opportuno seguire i seguenti consigli: - stimolare la motilità gastrica e intestinale; - evitare lo stress e gli stati ansiosi; - evitare una cattiva alimentazione; - fare uso di l olio essenziale di finocchio; - ingerire ogni giorno cibi ricchi di fibre (carciofo, frutta con buccia, verdure crude, biscotti integrali), che normalizzano e migliorano il funzionamento della flora intestinale; - bere tanta acqua, per ammorbidire le feci; - Fare uso di tarassaco ed aloe vera per eliminare le tossine; - Non lasciarsi impressionare da fenomeni iniziali di meteorismo. A.L.I.A.S. - ACCADEMIA LETTERARIA ITALO-AUSTRALIANA SCRITTORI CONCORSO INTERNAZIONALE 2008 POESIA, NARRATIVA E PITTURA -------- I lavori dovranno essere presentati in 6 copie di cui solo una firmata, corredati da un brevissimo curriculum vitae dell Autore, (quattro righe) una foto, (facoltativa) indirizzo e numero telefonico, entro e non oltre il 30/06/2008. Saranno premiati i primi tre lavori qualificati in ciascuna categoria e PREMI SPECIALI. Gli altri finalisti verranno premiati con la MENZIONE D ONORE e SEGNALAZIONE DI MERITO. Il RITORNO DEI TEMPLARI - Dal mirabile grafos di Paolo Liguori,il noto grafico delle favole di Andropos in The World, una nuova avvincente storia si è materializzata in un fumetto, che rappresenta una vera novità nel suo genere. Tratto dal dramma storico di Franco Pastore The Templars,l opera grafica visualizza l ultimo atto del grande Ordine dei monaci guerrieri : l arresto e la morte dei capi templari voluta da Filippo il Bello di Francia ed organizzata dal perfido consigliere monsieur de Nogaret. La vicenda storica si snoda in tutta la sua drammaticità nel susseguirsi delle vignette, dove l espressione dei personaggi sottolinea tutta la gravità di una situazione socio-storica, che culmina con la morte dei protagonisti attraverso il fuoco.l opera grafica chiude con la maledizione del gran maestro, Jaques de Molay, che invoca per i suoi carnefici il giudizio di Dio. 11

Vero o Falso? Alcuni aromi usati in cucina sono piante medicinali. - Menta piperita GALASIA ARTE www.galassiaarte.it/profili/franco_pastore.html MBUTOZONE.IT www.mbutozone.it/poesie/pastore.htm IL CLUB DEGLI AUTORI www.club.it/autori/sostenitori/franco.pastore/indice-i.html REKSTORY http://www.rekstory.com/public/search/q/franco pastore/c/ VERO LA MENTA La menta,della famiglia delle Labiate, cresce in Giappone, nell America del Nord e del Sud e nelle zone temperate d Europa. Per le sue molteplici proprietà sia medicinali che industriali, viene coltivata nei nostri giardini. Si presenta come una pianta erbacea perenne, dal profumo vivo, piccante, balsamico, canforato, veramente inconfondibile, dal sapore fresco e bruciante allo stesso tempo. Il fusto è alto 30-60 cm., liscio, quadrangolare, ramoso alla sommità; le foglie hanno un breve picciolo, sono appuntite e frastagliate; i fiori sbocciano da giugno a settembre, e sono disposti ai vertici dei rami, a forma di gracili spighe di color azzurro o rosato. Ha proprietà: - toniche e stimolanti della digestione, - anti-spasmodiche, - antisettiche. - Indicata anche per i gas intestinali, - l emicrania, - l inappetenza, - pruriti. L infuso : si prepara mettendo un cucchiaio di foglie secche in 100 grammi di acqua: una tazza di questa bevanda presa dopo i pasti facilita la digestione, calma eventuali dolori di stomaco e concilia il sonno. Le foglie secche di menta piperita si trovano in farmacia, confezionate in tavoletta. La tisana digestiva si può preparare mettendo in una tazza di acqua bollente un cucchiaino di fiori di camomilla, un pizzico di fiori di tiglio e un pizzico di foglie di menta. Mescolare tutto fino ad amalgamare bene gli ingredienti.questa salsa, in Inghilterra, si serve esclusivamente con l agnello al forno. 12

In cucina dà freschezza ai dolci e, usata con moderazione, insaporisce frittate e insalate; è usata soprattutto per preparare le salse alla menta: tritare un pugno di foglie di menta, aggiungendovi un bicchiere di buon brodo, due cucchiai di aceto bianco, un pizzico di zucchero e uno di sale. Poche foglie di menta aggiunte alle patate lessate,durante la cottura, le profumano deliziosamente. Rosa Maria Pastore ù A n g o l o d e l l a p o e s i a, d e d i c a t o a C h i a r a ASCOLTO Mi fermo ed ascolto risa di bambini, ch il canto delle cicale l accompagna: è il mio sogno Un raggio di sole m accarezza, e l anima, or calda, si rischiara. ANTITESI EDITRICE ROMA Daniela Liguori Ermanno Pastore voce e tammorre, Nuccia Paolillo voce e ballo, Cristiana Cesarano voce e ballo,michele Barbato e Giovanni del Sorbo chitarre,a. Benincasa basso acustico,pasquale Benincasa percussioni, Enrico Battaglia mandolino e violino. UN INCONTRO FELICE CON LA BELLA MUSICA DELLA NOSTRA TERRA: I TAMBURANOVA 13

L. A. Olivieri http://www.alidicarta.it/ POETILANDIA http://www.poetilandia.it/pagineautori/francopastore.html La città dei nuovi autori Poesia Creativa www.poesia-creativa.it D A.L.I.A.S. www.alias.org.au Salerno, una città da scoprire La storia della Pinacoteca comprende un arco di tempo che va dal primo conflitto mondiale ad oggi. Tra il 1927 e il 1938 furono recuperate opere del XV, XVI, XII e XVIII secolo, alle quali bisogna aggiungele le opere acquistate dalla Provincia dal 1927 alla "Prima mostra fra Artisti del Salernitano". Nel 1932, fu definito il nucleo storico della Pinacoteca, a cui si aggiunse la Collezione Pinto (*), che rientrava nella donazione del primo piano del palazzo omonimo, oggi sede della Pinacoteca. È recentissima la nascita della Sezione dedicata agli artisti stranieri, con l acquisto, nel maggio del '99, di un gruppo di opere dell'austriaco Peter Wilburger, poco dopo la sua scomparsa. Questa sezione si è rapidamente ampliata, grazie a numerose donazioni che hanno consentito di allestire un suggestivo percorso creativo. Fortunatamente è stata completata l opera di ristrutturazione di tutto il piano destinato alla pinacoteca, ergo, è ora possibile offrire alla pubblica fruizione un significativo approccio con la raffinata eredità, che nel tempo è andata accumulandosi e che, oggi, costituisce il patrimonio della Pinacoteca Provinciale. I dipinti sono catalogati in tre grandi gruppi: a) dal rinascimento meridionale al tardomanierismo; pregevoli sono le tavole di Andrea Sabatini da Salerno e del Maestro della Incoronazione di Eboli. Di grande interesse le tele del 600 di Giovanni Battista Caracciolo, Andrea De Lioni e Carlo Rosa. Del 700 le tele del Solimena e della sua Accademia b) dal naturalismo caravaggesco al tardo barocco; c) dall?accademia del Solimena alla pittura di genere B. Andropos (*) Il Palazzo Pinto è una dimora gentilizia del seicento, situata nel centro storico di Salerno, sulla trafficata Via dei Mercant,i a non molta distanza dal Duomo. I suoi saloni, recentemente ristrutturati, ospitano la Pinacoteca Provinciale. Il blasone della famiglia Pinto risale ai tempi dei principi Sanseverino. Il palazzo fu danneggiato durante i bombardamenti alleati, in occasione dello Sbarco di Salerno, nel settembre del 1943. 14

NICODEMATE CORTO E BELLO Dio non paga il sabato La settimana, si sa, è un periodo cronologico di sette giorni di cui l ultimo, la domenica per noi, è di riposo, perché consacrato a Dio (Es 31,13-17). Il Signore Iddio, infatti, creò l universo, compreso l uomo, in sette giorni: nel primo creò la luce, nel secondo il firmamento, nel terzo separò le acque dalla terra, nel quarto creò gli astri del cielo, nel quinto gli animali, nel sesto l uomo a Sua immagine e somiglianza e nel settimo "cessò da ogni suo lavoro" (Gn 1,1,31). E così per millenni l uomo lavorò per sei giorni e si riposò nel settimo fino a quando in Inghilterra non si cominciò a far vacanza nel pomeriggio del sabato per alcune categorie impiegatizie. Il sabato inglese si estese in altri paesi compreso il nostro dove, nel 1935, fu istituito il sabato fascista con lo scopo principale di consentire ad alcune categorie di impiegati e salariati di prendere parte all addestramento pre e postmilitare e di svolgere attività politica, professionale, culturale e sportiva. La scuola ebbe così il sabato (Inghilterra) o il giovedì (Francia e Italia) libero. Da noi la settimana corta durò fino al 1937 e da allora non fu mai richiesta da alcuno anche a causa delle numerose vacanze durante l anno scolastico.fu ripristinata agli inizi degli anni Settanta nelle scuole a Tempo Pieno e nelle scuole materne. Con i decreti delegati prima, la legge di riforma della scuola elementare poi ed, infine, con il Contratto nazionale del comparto scuola si è avuta la legittimazione normativa di quanto già avveniva in molte scuole. Ora con i decreti di sperimentazione dell autonomia si può sperimentare quello che si fa da tempo in molte scuole di ogni ordine e grado, diventate ormai agenzie dove si organizza il tempo libero dei ragazzi. A favore della settimana corta vengono portati i seguenti argomenti: - Se la vita sociale e professionale si articola sul ritmo di lavoro settimanale di cinque giorni, anche la scuola deve adeguarsi a questo ritmo, perché essa è funzione della società; - Il ragazzo ha diritto di partecipare ai vantaggi dell aumento del tempo libero e, di conseguenza, alle maggiori possibilità di riposo e di ricreazione; e la scuola oggi lo deve concedere. Il blocco di tempo libero alla fine della settimana è più favorevole alla salute, che un suo frazionamento durante la settimana; 15

- Se il ragazzo partecipa alla vita di famiglia di sabato, libero da impegni scolastici, la forza educativa familiare viene maggiormente valorizzata. Contro la sua introduzione vi sono i seguenti argomenti: - Molti genitori non sono preparati a sobbarcarsi il nuovo peso dell ampliato compito educativo; per questo c è da temere che il ragazzo venga abbandonato a se stesso; - Probabilmente l aumento del tempo di vacanza non verrebbe dedicato al vero riposo e alla vera ricreazione e neppure all approfondimento di una cultura extrascolastica, ma indurrebbe il ragazzo, nel migliore dei casi, in "distrazioni" che peggiorerebbero il rendimento scolastico, soprattutto all inizio della settimana. La città, il quartiere, la piazza non sono più comunità educanti ma luoghi dell insidia; - L introduzione della settimana corta rende indispensabile l estensione delle lezioni a tutta la giornata e, forse, persino l internato. Ora noi sappiamo che la scuola del solo turno antimeridiano è di fatto scomparsa ed i pomeriggi sono pieni di varie attività curricolari ed extra; pertanto, a parte il fatto che in molte realtà soprattutto al Sud si lavora anche il sabato, accorciare la settimana scolastica significa "zippare" le attività scolastiche sovraccaricando alunni e insegnanti oltre ogni ragionevole misura. Essi, infatti, sarebbero sono costretti a stare a scuola 7/8 ore al giorno per 167 giorni annui, mentre sappiamo che in Italia 7/8 ore dentro non ci sta nemmeno un pluriomicida condannato all ergastolo! (E superfluo ricordare che il bambino è un innocente?) Personalmente, per farla breve, osservo con Oliver Pratt che "se il buon Dio si fosse attenuto alla settimana corta, il mondo sarebbe perfetto, perché senza l uomo". Renato Nicodemo LA VERGINE NELLA DIVINA COMMEDIA DI RENATO NICODEMO ------- FIRENZE ATHENEUM EDITORE Beatrice è uno strumento in mano a Maria, perché se Beatrice si fa mediatrice per il poeta, è Maria ad intercedere per la salvezza di tutta l'umanità. Nicodemo ricostruisce, così, i molteplici aspetti del grande tema mariano, nel suo snodarsi attraverso le le tre cantiche dantesche. Amore che per Dante culmina nei sublimi versi, poetici e insieme teologici, "Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio". 16

IL CANTORE DEI SOGNI DELLA VITA Questo volume di Emilio Prisco e Nunzia Cerbone, così accurato e documentato, consente di riscoprire e comprendere un poeta, Adolfo Genise, autore fecondo di raffinati versi e di testi per canzoni celebri tra la fine dell Ottocento e i primi decenni del Novecento, per troppi anni caduto nell oblio. Abbiamo avuto la fortuna di seguire giorno dopo giorno questo lavoro minuzioso, che ha richiesto laboriose indagini archivistiche, non disgiunte da una inveterata competenza musicale. Del resto era ora che qualche coraggioso rivalutasse un poeta che aveva saputo trattare con Asfodelia, Glicinie e Canti nuovi temi delicati e profondi quali quelli di una natura nei suoi poliedrici e misteriosi aspetti, l amore coniugale, la caducità esistenziale. E sulla nostra vita, quanto mai effimera, appaiono di particolare pregnanza i versi di Triste ricordo dedicati alla madre, nei quali il poeta Genise sottolinea: Oh! quanto piansi e quale ho sostenuta/ in fondo al cor lotta crudele e forte / ma da quel giorno non sei più venuta!.../ Ricordo i dì felici in cui t amai/ ed or mi sembra l universo muto! Anche Genise riscopre il dramma umano nel mistero della nascita, del vivere e della morte rispolverando senza ambiguità un problema esistenziale che scaturisce sin dalla creazione dell uomo. Quale bellezza e forza sono racchiusi nel Preludio alla raccolta Glicinie: È tenue l canto mio come carezza/ d aura che fugge: è l onda che si perde/ nel gran mare del nulla: è la dolcezza/ d un sogno spento nell età più verde Sembra proprio di avvertire l eco dei lirici greci (Mimnermo) e di certi motivi leopardiani, che dovevano essere ben presenti a chi, come il Genise, era imbevuto di studi classici. Ma qual è stato l assunto che ha spinto gli Autori a realizzare questo volume, tra l altro ponderoso, che dà la possibilità al lettore, dopo una essenziale introduzione storica dell Italia postunitaria, di immergersi subito nell opera di Genise? La risposta la si deve anzitutto al fatto che Adolfo Genise è sarnese di nascita e quindi c è stata una particolare cura per rivalorizzare dovutamente il suo ruolo determinante per i testi di canzoni in lingua italiana e in dialetto napoletano. Occorreva una buona dose di caparbietà e passione per poter dare alle stampe un tal volume ben curato in tutti gli aspetti contenutistici e stilistici, se si compara soprattutto con la sciatteria di certe scritture oggi imperanti. Gli Autori presentano i versi di Genise solo con qualche accenno di analisi testuale e offrono, pertanto, al lettore la possibilità di una esegesi personale e non eterodiretta. Non potevano mancare nelle liriche accenni ad elementi su Sarno, come il suo fiume omonimo e il castello: Oh sacro fiume del mio suol natio,/ dolce cantor de le bellezze eterne,/ vorrei le arcane melodie superne/ del tuo canto imitar col canto mio./ Tu passi e canti le tue glorie al sole/ che fur d atavi illustri un dì retaggio,/ mentre ei saluta con l estremo raggio/ il tuo vecchio castello e le viole. Il sonetto Trahit sua ci fa capire a quali ideali di vita si ispirasse il Genise rifuggendo dalle vanità del mondo impuro e privilegiando l arte come suo unico tesoro. Nella raccolta Glicinie troviamo traduzioni di testi poetici dal tedesco e dal francese quali quelli di Heinrich Heine, Théophile Gautier e Maurice Maeterlinck. Una traduzione dovrebbe essere bella e fedele. Ma può esserlo? Dipende certo dal traduttore, che deve essere 17

a sua volta poeta, e dello stesso livello dell autore dell originale. La traduzione è per forza di cose re-invenzione in certa misura del testo originale. E solo un poeta può rendere dovutamente la trasposizione da una lingua straniera senza alterarne lo spirito originario; ed in questa operazione il Genise appare ineccepibile.limitiamoci ad esaminare la traduzione dei primi quattro versi di Dernier voeu Ultimo voto Voilà longtemps que je vous aime Madonna, io v amo e da gran tempo io v amo L aveu remonte à dix-huit ans! (vel dissi, or son tre lustri, in una sera): Vous êtes rose, je suis blême; voi siete il fiore ed io l antico ramo, J ai les hivers, vous les printemps. io son l inverno e voi la primavera. Ora si badi che se qui il Genise avesse tradotto letteralmente avremmo perso tutta la vis poetica et sentiendi insita nel testo francese. Emilio Prisco e Nunzia Cerbone hanno saputo inoltre dare al volume un taglio agile e scorrevole come quando analizzano la donna nelle liriche di Genise e ne sottolineano così il suo ruolo: Per Adolfo Genise, la donna, diremmo quasi la femmina, era una figura indispensabile e determinante nello svolgersi della sua esistenza. Sono donne che portano i nomi di Delia, Manny, Lucy che ci fanno intravedere momenti di vita, forse più sognati che vissuti insieme o come in Asfodelia e Canti nuovi, in cui si adombrano momenti legati a personaggi femminili che dalla fantasia passano alla realtà contingente. Ben diverse dalle donne delle liriche sono le figure di donna delle canzoni, alcune immaginarie, altre presentate con nomi esotici, ma tutte con caratteri ben definiti e più o meno presenti e vive nell immaginazione del poeta e forse anche nella realtà della sua vita. Nei versi delle canzoni napoletane di Genise ricorrono nomi di donne a noi tutt oggi familiari: Marì, Margarì, Furturè, Catarì, Nannì, Rusinè, Luisè, Carulì, Cuncettì, Nunziatì e ben lungi dallo sciocco esotismo oggi dilagante con i vari Jessica, Pamela, Tamara, Chantal, Desirée. La peculiarità di questo volume è non solo quella di aver saputo estrinsecare in toto la personalità di Adolfo Genise nella sua globalità poetica, ma di averci fornito, oltre ai versi, anche gli spartiti musicali delle composizioni più significative, come: Notturno, Lasciami sola!, I penzo sempe a te!, Notte sul mare, Luna curtese, Uocchie scurnuse, A Ricciulella, Suonno e fantasia, Campagnò, Oj luna, lu, e di tante altre canzoni che ci fanno capire il momento storico-culturale-musicale coevo. Ma prioritariamente in tanti versi del Genise è presente con forza trainante ed ispiratrice l AMORE (e qui ci sovviene l Alighieri con i suoi mirabili ed eterni versi: Amor, ch al cor gentil ratto s ap-prende; Amor, che a nullo amato amar perdona e Guido Guinizelli, il corifeo dello stil novo con Al cor gentil rempaira sempre amore). Una vena umoristica-erotica traspare nel refrain di Campagnò: Campagnò, si mme vuo bene,/ nun ce serve o lietto e sposa,/ ncopp a st evera addirosa/ è cchiù doce a stà cu te!/ è cchiù doce a stà cu te! I versi di Campagnò furono musicati da Giuseppe Capolongo, che fu unitamente al poeta Francesco Feola, il fondatore della casa editrice musicale La Canzonetta, che pubblicò molte composizioni di Adolfo Genise. 18

La prima interprete di questa canzone fu Anna Fougez, sciantosa languida, sofisticata e conturbante, diva del varietà e del caffè-concerto. Ma la canzone che su tutte le altre si staglia sia per il suo alto valore poetico che per la musica di Gaetano Lama è Come le rose su cui così intervengono gli Autori del volume: I versi semplici e delicati della canzone, colgono, con una vena di struggente malinconia, il periodico rinnovarsi della vita col rifiorire delle rose e nei voli festosi delle farfalle ne l azzurro con trepido vol! Ma la natura in fiore non trova consonanza di accenti e di sentimenti nell animo del poeta, perché, finito un amore, una voce gentile di donna non gli allieta più il cuore. La POESIA, e qui ovviamente ci riferiamo alla silloge completa genisiana analizzata da Emilio Prisco e Nunzia Cerbone, non è altro che una storia tessuta di ricordi, di immagini, di allegorie; essa ha talora un carattere autobiografico, che le perifrasi inventive e le iperboli sollevano in una sfera di incanto favoloso; e le parole servono a dipanare quell incanto, che acquista le proporzioni del simbolo e del mistero, come in Rimembranze d autunno: Cadevan le foglie!... Col vano/ fantasma dei memori dì,/ come esule augello, lontano/ migrava l mio sogno, Lucy! Il volume presenta, tra l altro, delle suggestive immagini fotografiche di Sarno, Nola, Saviano, Napoli, Lioni e Montefalcione, come pure brevi cenni sulla vita e le canzoni dei compositori-collaboratori del poeta Genise, il quale in quarant anni di attività nell ambiente musicale napoletano ebbe modo di conoscere e di godere della stima di grandi poeti, fra i quali Libero Bovio, Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo, Ferdinando Russo e dei più famosi musicisti del tempo, da Giuseppe Bonavolontà a Ernesto Tagliaferro, da Eduardo Di Capua a Nicola Valente, da E. A. Mario a Ernesto De Curtis. Il nome di Adolfo Genise e molti titoli delle sue canzoni di successo sono riportati nell Enciclopedia della canzone napoletana di Ettore De Mura, in tre volumi, edita da Il Torchio nel 1969. Ma con una puntualità, tipica degli accorti e scrupolosi ricercatori, Prisco e Cerbone ritengono l elenco incompleto, come hanno avuto modo di verificare e di riportare nel loro volume. Il volume contiene i nomi dei principali interpreti delle canzoni di Genise, dal 1896 ai nostri giorni: da Raffaele de Rosa, Elvira Donnarumma, Gennaro Pasquariello, Sergio Bruni, Aurelio Fierro, Claudio Villa, Mirna Doris, Gigi Finizio, Nunzio Gallo, Nilla Pizzi, Giacomo Rondinella, a Bruno Venturini. Un accurata bibliografia, l indice dei nomi di personaggi del passato e recenti ed un elenco delle canzoni del poeta sarnese testimoniano il rigoroso, attento e sentito lavoro condotto con competenza, passione e professionalità. dr. prof. Alberto Mirabella Emilio Prisco e Nunzia Cerbone, Adolfo Genise. Il cantore dei sogni della vita. Sarno 1861- Napoli 1934, Edisud Salerno 2007 pp. 344 18.00 PREMIO GIORNALISTICO CITTA DI SALERNO - L'Associazione Cult.le "i Meridiani" Onlus, in collaborazione con la Associazione "Giovani del Sud" e l'adesione del Presidente della Re-pubblica, dell'ordine Nazionale dei Giornalisti, con il patrocinio della Regione Campania, della Provincia e del Comune di Salerno, dell'esercito Italiano, del Comitato Regionale per le Comu-nicazioni, dell Ateneo Salernitano, del Provveditorato agli Studi di Salerno, dell'ente Provinciale per il Turismo di Salerno, delle Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo di Salerno e Paestum,con il contributo dell'anas, organizza e promuove la IV ediz. del Premio Giornalistico "Città di Salerno". L'evento si svolgerà il 22 maggio presso l'az. Aut. di Soggiorno e Turismo di Paestum, dalle 09:30 alle 13:00 ed il 23, alla Carnale di Salerno, dalle 18:30 alle 21:00. 19

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