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Transcript:

Ente Culturale Schola Cantorum San Lorenzo Martire San Lorenzello Ente di rilievo regionale per la promozione di attività educativo-culturali San Lorenzello e le sue canzoni 1

Nustalgia d i paes (Nicola Vigliotti Alfonso Guarino) Sant Laurenz mij I penz semp a te M aiauz a matina N veu Muntruan M stregn i còr m pett E chiangu com a n uaglion E uògl e uògl E uogl turnà a te A sera i ross mmez a chiazza Iucaun nnanz a i cafè E nuia uagliun dent a i cumvent Pazziavam a spaccastromm la e a campana Quant era begl i nou aust a sera Quand i Santòn asciva da i cumvent E a mus ca sunava, l bott c faceun tr mà E cu l man s scavaun i craùn Dent a stagion nnanz a l putech Sunaun chitarr e manduglin E chi fiscava e chi cantava E tutt era n allegria Pur si s puzzaun d a fam E tutt era n allegria Pur si s puzzaun d a fam Sant Laurenz mij E chi s scorda d chella maidunata Ch a glid m d gl ann s purtava E s v veva e s magnava struff l e castagn n cumpagnia, e quand a nott sott a na f nestra tutti uniti noi canteremo sta bella s rnata e i cuarr senza ròt s ntunava padrò mitt c abbeu s agliuccava Ma cacche cos è mò cagnata Pur a prec hann scassata, T tern tropp spiss st ass ccat Eppur stu paes è begl assaij: cuntent i c torn tutt gl ann e m n vau trist e scunsulat Sant Laurenz mij (due volte) 2

E nata na uagliona I vint nou giugn, quand l ran era matur, e trullallà, viva gl amor e chi i sap fa. E nata na uagliona cu ros e sciur mman, n n era d a città e mancu d i paes, e trullallà, viva gl amor e chi i sap fa. E nata dentr i uosch v cin a T tern V cin a T tern com è cchiù begl sta, e trullallà, viva gl amor e chi i sap fa. E nata na uagliona cu ros e sciur mman, e trullallà 3

Fraulina sta malata Oh, che Pasqua disgraziata! Oh, che Pasqua disgraziata! Cu l chiocch la d l òua hann r nfurzat a via: a Pruìncia l ha lassata e i Cumùn l ha pigliata. Fraulina sta malata, tutta chiena d dulur, ha bisogno del dottore per poterla visitar. Fraulina che uò fa, fraulina che uò fa, si tant bella, m fai m pazzì. 4

Pascaglina a C rràtana Pascaglina a C rratana, ha tre figlie de putate: c è la prima, Luciella, m fa propria assaurì; a s conda, Marziella, chella è propria na purcella; e a terza, Giuannina ha rapert na casina. Pascaglì cu st tre figlie vai facenn i partit, quand sposa sta pappona e s ha mett dent i lett : ossa, pil e senza pett m fa propria na pietà. 5

Non piangere Esterina Non piangere Esterina se ti vuoi maritar, non piangere Esterina, uelà, se ti vuoi maritar. Ma il mio papà non vuole, sposi quel marinar ma il mio papà non vuole, uelà, sposi quel marinar. Prendi un coltello che taglia, e ammazza il tuo papà, prendi un coltello che taglia, uelà, ammazza il tuo papà. Ma mi vedrà la luna, la luna non può parlar, ma mi vedrà la luna, uelà, la luna non può parlar. Ma mi vedranno le stelle, le stelle spia non fan, ma mi vedranno le stelle, uelà, le stelle spia non fan. Prendiamo una barchetta, andremo in alto mar, prendiamo una barchetta, uelà, andremo in alto mar. 6

Atturn a st cuasin Atturn a st cuasin, c gir n i vagabond, priass r a Madonna ca gliaggia sparà nfront. Mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì. Che uonn st uagliun, che vann facenn daccà e l uva malament a f nisc n d à uastà mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì. Uagliò tu piglia a conca, i pur pigl a pompa uagliò tu piglia a conca e l ua a pumpià mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì mpiripì. 7

I cuarr senza rot I cuarr senza rot n ncammina, i cuarr senza rot n ncammina: padrò mitt c abbeu nata vota uè nenna bella n nciabbandunà. Ci porti un litro di quel bon, ci porti un litro di quel bon, ci porti un litro di quel bon farem la sbornia. La compagnia dei fil di fer, la compagnia dei fil di fer, la compagnia dei fil di fer farem la sbornia. E se prendiam la sbornia la pagheremo noi. E se Umberto ci dà il cappotto vado di trotto, vado di trotto; se Umberto ci dà il fucile vado di fila a fare il soldà. Non piangere, morosa mia, a far il soldato ci vado io Tu c hai purtat sul l prasecch nuc, castagn, avriu e f cusecch, ma piglia i stocch d sausicchia fresca e pur i cap cogl e a v ndresca. Portc n begl buttiglion d vin vecch, tost e bbon d chell che c mett n all gria che farà sta cuntent a cumpagnia. E c facem ciott ciott, c cumb nam bbon bbon a salut d a signora e d i padron. E si a padrona c dà a pagnotta, i mabbott, i mabbott si c dà na masciucchella, o che bella, o che bè! Statt cuntenta, padrona mia, s gliott tutt sta cumpagnia, statt cuntenta, padrona mia s magna tutt e accussì sia. 8

A maidunata Sta maidunàta sia fatta Ai signori qui presenti E distinte le signore E cu tutt i dentr e for, all grezza e cuntantezza e l ran senza munnezza; cu gl bbon principij d gl ann accà a cent ann, ammen ammen! cu gl bbon principij d gl ann accà a cent ann, ammen ammen! Ammen, ammen, ammen ammen! Quel vecchio canuto, curvato dagli anni Se muore quest anno, un altro verrà: di questo più bello, un altro sarà! Il tempo ormai fugge, non giova l affanno, se muore quest anno, un altro verrà di questo più bello, un altro sarà! La donna, sì come un fiore gentile, che spunta in aprile ma presto morrà: di questo più bello un altro verrà, di questo più bello un altro sarà. Porgeteci del vino, di frutti un canestro così San Silvestro contento, contento si fa e vero, sincero, e vero, sincero l augurio sarà di questo più bello, un altro verrà, di questo più bello, un altro sarà. 9

LA SERENATA Tutti uniti noi canteremo pien di gioia e pien d amore di chi ci ascolta il dolce nome noi vogliamo festeggiare. Tutti uniti noi canteremo pien di gioia e pien d amore di chi ci ascolta il dolce nome noi vogliamo festeggiare. 10

Vorrei una cameriera Vorrei una cameriera. Che ne faresti tu? Al mio biroccio mancano i fanali, gli occhi della cameriera, gli occhi della cameriera. Al mio biroccio mancano i fanali, gli occhi della cameriera potrebbero servir. Vorrei una cameriera. Che ne faresti tu? Al mio biroccio mancano le stanghe, le gambe della cameriera, le gambe della cameriera. Al mio biroccio mancano le stanghe, le gambe della cameriera, potrebbero servir. Vorrei una cameriera. Che ne faresti tu? Al mio biroccio mancano i cuscini, le zizze della cameriera, le zizze.della cameriera. Al mio biroccio mancano i cuscini, le zizze della cameriera potrebbero servir. Vorrei una cameriera. Che ne faresti tu? Al mio cavallo manca la criniera, i peli della cameriera, i peli della cameriera. Al mio cavallo manca la criniera, i peli della cameriera potrebbero servir. Vorrei una cameriera. Che ne faresti tu? Al mio biroccio manca il portafrusta, la fessa della cameriera, la fessa della cameriera. Al mio biroccio manca il portafrusta, la fessa della cameriera potrebbe servir. 11

A mamma d Luciella A mamma d Luciella era gg losa, a mamma d Luciella era gg losa, e mancu a gl mulin la occhi nera mia e mancu a gl mulin a mannava. N iorn ch a gl mulin uleva ì, n iorn ch a gl mulin uleva ì, truàu i mur nar, la occhi nera mia, truàu i mur nar che durmiva. Scet t mur nà da chiss sonn, scet t mur nà da chiss sonn, venuta è Luciella la occhi nera mia, venuta è Luciella a macinare. na vota che s v nuta sola sola, na vota che s v nuta sola sola, t uogl fa a farina, occhi nera mia, t uogl fa a farina, fina fina. E mentr ch a farina s mac nava, e mentr ch a farina s mac nava, a man n copp i pett a l occhi nera mia, a man n copp i pett i m nava. O mur nà n m parlà d chess, o mur nà n m mparlà d chess, i tengu sett frat, o mur nar mij, i tengu sett frat : ti ammazzeranno. Non ho paura di sei, nemmeno di sette, non ho paura di sei, nemmeno di sette, tengu nà scupp ttolla, occhi nera mia, tengu nà scupp ttolla car cata; a tengu car cata a pallin d or, a tengu car cata a pallin d or, a spar mbett a te, occhi nera mia, a spar mbett a te, chi mor mor! 12

Iat a diaul femm n fè na femm na na vota tant m mbapucchiau che m n nnammurau: è a pura verità! Agg pers i temp e l ora appress a na unnella megl sarrìa na pella dent a cantina a i a piglià. A sgarra chi s nzòra e acchiappa na mp chèra è megl a i ngalera p n n a suppurtà a femm na p mmè è n cib e uaij, avess ra murì tutt mparanza! Iàt a diaul, femm n fè, a la Vergine l ema purtà, iàt a diaul, femm n fè e nuia omm n ema ngrassà. a femm na p mmè è n cib e uaij, avess ra murì tutt mparanza! Iàt a diaul, femm n fè, uia omm n stet cu me, tutt l femm n hanna cr pà e nuia omm n ema ngrassà. 13

Angioletta Io la vidi di notte tempo, una stella a me sembrava, amore amore, io mi ti abbraccio ed ai tuoi piedi io morirò. Angioletta, tu mi consoli, allorchè mi stringi al seno, ed io mi sento venire meno ed ai tuoi piedi io morirò. Ripensando quel bianco petto, quelle belle rotonde braccia, amore amore, io mi ti abbraccio ed ai tuoi piedi io morirò. 14

Dodici cose E la donna e la donna per esser bella, dodici cose, dodici cose deve avere; dodici cose, nella donna, è difficile trovar, dodici cose, nella donna, è difficile trovar. Deve avere, deve avere tre cose corte: braccia, mano e corta lingua; corta lingua nella donna è difficile trovar, corta lingua nella donna è difficile trovar. Deve esser, deve esser come il cavallo: grossa groppa, liscia e snella; liscia e snella nella donna è difficile trovar, liscia e snella nella donna è difficile trovar. Deve avere, deve avere tre cose nere: occhi, ciglia e chiome nere; chiome nere nella donna è difficile trovar, chiome nere nella donna è difficile trovar. Deve avere, deve avere tre cose strette: bocca, cinghia e poi va bene; e la terza, se conviene, in appresso si dirà, e la terza, se conviene, in appresso si dirà. 15

Serenata perduta (Raffaele Di Lucrezia) Manco cu stu silenzio tu mme siente, cu chesta luna chiara e nargentata, da te io nun pretenno quasi niente, i te vularria vedè sule affacciata. Stongo cu sta chitarra ncumpagnia, ch è bell assaie e tene è corde d oro, vieneme siente ccà miez a sta via, siente che sape dì pe te stu core. Stasera e stelle lucene chiù assaie, l aria è nu ncante profumat e doce, chistu silenzio nun c è stato maie, e maie aggiu tenuto tanta voce. Nun fa che sti parole vann o viento, lascia pe nu mumento stu cuscino, viene, pe carità, vieneme siente, voglio ca tu mme siente da vicino. Sta serenata l hanno ntis e rose, che stann a sta fenesta sempe nchiusa, mentr io t aveva dì nu sacch e cose, nun t aggio vist a voce s è cunfusa, E mo che a luna già s è ritirata, mene vago pur io che stong o scuro, mentre ca tu te staie sunnenn a nato, i mme ritiro sulo, mur mur. 16

Em iut a i Ven r Em iut a i Ven r em passat p a Funtana uè Catarì t nem fam, vid tu com aia fa. Em iut a i Ven r em passat p Sant Alìa, Pepp diss, Madonna mia, uè Nannì, facc a magnà. Em iut a i Ven r em passat p i Cuancegl c hann dat i m scuttegl, c em fatt n spunt negl. Em iut a i Ven r em passat p l Pr tar, zà Cuncetta a vammara c ha pr parat na vruulara. Em iut a i Ven r em passat p a Foresta gl em truat tutt nfesta, c ulem m briacà. Em iut a i Ven r em passat p a S neta ue Pascaglì t nem set, vid tu com haia fa. Em arr vat a i Ven r c em fatt n abbuttata. Uè uagliù c em scucciat, n ulèm cchiù cantà. 17

L estat e San Martino (Raffaele Di Lucrezia) Pecchè mme dici: Canta na canzona? Pe sentì chesta voce se te piace? No, nun me fa cantà, lasseme mpace e nun m addimannà manco a ragione. De sentì a chitarra, manch è cosa; nun vide ca pur essa è trist e stanca? Nun vide ca na corda già ce manca? Nun sona cchiù, è vecchia e s arreposa. Si po vuò ca te sòno nu mutivo, p te dì tutta sta malincunia; aggio lassato pur o mandulino. Nun canto cchiù, pur e sunà me privo. A giuventù è passata. St età mia, mo se chiamma: l estat e San Martino. 18

PAESINO (Guido Lombardi) Sono nato in un paese e ricordo la mia infanzia la ragazza nella piazza la domenica mattina coro: era quasi una bambina È passato tanto tempo ma le case sempre quelle e le pietre del Titerno sono bianche senza età Paesino, che mi hai visto da bambino che hai segnato il mio cammino, come un uomo il suo destino. Paesino, legna e fuoco nel camino vento freddo del mattino nostalgia del mio giardino. Monterbano, la pineta e il mulino la nel fiume, la campagna abbandonata da chi parte e va in città A cercare nuovi sogni babilonie di follia gente fredda e indifferente e che non ti da mai niente Paesino Vecchio sogno di un bambino, la corriera il suo trenino io ti sento a me vicino. Quaggiù in città vivo un altro tipo di realtà nell astuta civiltà tra violenze e falsità 19