PRETTY WHO MAN. di Enrico Bernard



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Transcript:

PRETTY WHO MAN di Enrico Bernard Sulla falsa molto falsa e, comunque, rovesciata perché qui la partita si giuoca a ruoli invertiti riga del celebre film, una esilarante commedia a due personaggi sui miti del sesso, dell amore, del tradimento, dell imbroglio e del successo in una New York post-postmoderna dove tutto é possibile e dove tutto, incubi e sogni, nel bene e nel male, puntualmente si avvera. Una famosa scrittrice ospite di un albergo di lusso nella Grande Mela si ritrova in bália di uno strano cameriere che imbroglia carte e ruoli e si rivela un diavoletto trasformista capace di assumere le piú svariate personalitá. Qual è il suo vero piano? Una commedia divertente da morire! New York Times - entertainment art Siae enricobernard@gmx.it entertainmentart@gmx.net

Personaggi Miss Sarah Sampson, una bella donna intorno alla cinquantina. David, il facchino dell'albergo, ventenne. La scena: la stanza di un elegante albergo di Manhattan.

SCENA 1 Si apre la porta con uno scatto della serratura elettronica. Prego, si accomodi. Le mostro la stanza. MISS SARAH: (fa il gesto di aprire la borsetta per cercare la mancia da dare al ragazzo). La valigia la sistemo nell'armadio... questo invece dove vuole che lo metta? MISS SARAH: Può dare a me, grazie. (Fa lo stesso gesto di prima per liquidare il ragazzo con una mancia, ma lui puntualmente la interrompe). Questo è il bagno... la luce è sulla destra... saponi, profumi, tutto a posto... la vasca ha l'idromassaggio... MISS SARAH: Sì, grazie. Glielo consiglio caldamente... il bagno caldo è molto rilassante. MISS SARAH: brodo. Basta non finire come la gallina nel il Certo, intendevo a temperatura corporea... (è un'allusione di troppo, cambia discorso) Naturalmente anche la cabina doccia dispone di getti d acqua per il massaggio... nel caso in cui non avesse tempo per un bagno ristoratore, la doccia relax è quello che ci vuole tra un impegno e l'altro. MISS SARAH: Di impegni mi bastano quelli che ho avuto. Lo sappiamo, lo sappiamo... MISS SARAH: Sappiamo, chi? E cosa? Il premio, tutti ne sono al corrente in albergo. Posso permettermi di congratularmi personalmente, anche a nome del personale?... Perdoni il pasticcio linguistico, sono mortificato... MISS SARAH: Ma si figuri! - Comunque, grazie... (il ragazzo svicola ancora dalla questione mancia). Vado avanti. La chiave elettronica accende anche la luce nella stanza... vede? Così... infila la chiave, la spinge bene dentro la fessura e...

(Un istante di tensione e ambiguità tra i due, poi si accende la luce centrale) MISS SARAH: Zac! Venuta. Sul serio? MISS SARAH: Il lampadario si è illuminato come un albero di natale sulla quinta strada, non la vede con i suoi splendidi occhioni azzurri? visione... Scusi, in verità ero rimasto abbagliato da una MISS SARAH: Ha le visioni? E chi ha visto, la Madonna? Al contrario, quando si resta abbagliati è come un flash accecante e subito dopo si vede tutto buio, nero, come in fondo ad un tunnel, o ad un pozzo. MISS SARAH: Farà bene a farsi controllare la vista, allora. Non dipende dalla vista. E piuttosto il sintomo di un disturbo che potrebbe evolvere in una malattia professionale vera e propria. SARAH: Mi spiace. A fine turno, dopo ore ed ore trascorse a fare su e giù in ascensore, con la flebile luce dei corridoi, la pupilla si dilata per adattarsi al soffuso riverbero del neon. E quando si viene colpiti da una fonte luminosa più forte, per un istante non si vede più nulla. MISS SARAH: Abbagliato dalla luce, ma brillante nel dialogo. Complimenti! Il Pulitzer per la narrativa avrebbero dovuto assegnarlo a lei, non a me. Lo so... MISS SARAH: Ah, viva la faccia della modestia! Mi perdoni se non l'ho nominata pure per il Nobel!... Non mi fraintenda, dicevo solo che so bene di essere invadente, di parlare troppo, il mio problema... MISS SARAH: Ma lei è una fonte inesauribile di problemi! E a quanto pare i più sono irrisolti! Farebbe la fortuna di qualsiasi strizza-cervelli La terapia è troppo cara per uno come me, non posso permettermela, Miss Sampson. Uso la terapia del "fai-da-te". MISS SARAH: E sarebbe?

Cerco di comunicare il più possibile con gli altri. MISS SARAH: Me ne sono accorta. Ecco, il mio problema nasce proprio da questa predisposizione al dialogo: ho talmente bisogno di parlare, di confrontarmi con gli altri che finisco per non farmi mai gli affari miei e così mi impiccio dei cavoli altrui. MISS SARAH: Cavoli altrui, ottima metafora, mi piace, rende l'idea. Ma adesso vorrei farmeli anch'io, i miei, se permette - i cavoli... capisce? Mi scusi non la sto mandando al diavolo, ma... Certo, lei non vede l'ora che io esca per andarsi a riposare. MISS SARAH: Fuochino. E magari rilassarsi nella vasca con l'idromas- saggio. MISS SARAH: Fuoco! Lei è davvero un mostro di intuizione. Allora le faccio vedere velocemente il resto dell'appartamento. Sarò un fulmine. MISS SARAH: (delusa perché vorrebbe che lui se ne andasse una volta per tutte) Acqua!... Qui c'è il comando della televisione... 112 canali nazionali e tutto quello che vuole. MISS SARAH: (contrariata dal fatto che il ragazzo non se ne vada, lo provoca) C'è anche il porno? (Imbarazzato) C'è sì, ma... MISS SARAH: Ma? Non fa per lei. Non mi sembra il tipo. MISS SARAH: Scusi, non volevo metterla in imbarazzo. Io ho la lingua lunga almeno come la mia penna... Non si preoccupi, agli sfottò dei clienti ci sono abituato. Del resto, lo ammetto, il mio ruolo è abbastanza fastidioso, tuttavia indispensabile per il benessere e la tranquillità del soggiorno. MISS SARAH: E' una minaccia? Signora la direzione dell'albergo ci dà disposizioni precise in tal senso: Insistete dicono - a costo di apparire petulanti. Mostrate ai clienti tutto ciò

che devono sapere ché se poi di notte, andando in bagno, uno di loro sbatte il cranio sullo stipite della porta, perché non è riuscito a trovare l interruttore della luce, ci pianta una grana legale! MISS SARAH: Va bene, ho capito. La prego solo di accelerare i tempi di questo supplizio da scuola alberghiera. Sto facendo del mio meglio per renderle il soggiorno il più confortevole possibile. MISS SARAH: Ce la sta mettendo proprio tutta, non c'è ombra di dubbio. Allora? C'è altro, mio bravo e disciplinato soldatino dagli occhi colore dell indaco? Ah sì, ecco, la vista! Grazie per avermela ricordata! Ci mancava solo che dimenticassi proprio quella... MISS SARAH: E' così importante? Il fatto è che molti clienti, diciamo la maggior parte, non tirano nemmeno su le tende e... mi creda, si perdono una vista eccezionale. E un vero peccato, perché solo il panorama giustifica il costo del pernottamento. Altrimenti, tanto varrebbe fermarsi in un Motel sull'autostrada! MISS SARAH: Per quanto mi riguarda i Motel sull'autostrada vanno benone. Ti consegnano le chiavi alla reception senza tante storie: meno ti vedono, ti sentono e ti parlano e meglio è. Se permette, anche il servizio ai clienti conta qualcosa. I Motel non dispongono del servizio in camera, per esempio. Questo giustifica la differenza di prezzo... le sembra poco? Uno deve pur sapere per quali comfort spende tanto! MISS SARAH: Sarei disposta a pagare tariffa doppia solo per non averla alle calcagna. Mi dispiace, Miss Sampson, ma anch io faccio parte del pacchetto. Sono uno di quei costosissimi comfort... MISS SARAH: La smetta di preoccuparsi per i costi, tanto il mio conto lo paga l'organizzazione del premio Pulitzer. Beata lei MISS SARAH: Questa conversazione comincia a durare davvero troppo. Bene, non parlerò più.

Un silenzio. MISS SARAH: Che c'è, si è offeso? Ci mancherebbe. MISS SARAH: Allora perché ha deciso di ingoiarsi la lingua? Perché non voglio essere invadente. Tuttavia... MISS SARAH: Oh, my God! C'è pure un "tuttavia"... Beh, io devo completare il mio giro dimostrativo della sistemazione. MISS SARAH: Sistemazione? Sì, insomma, dell'appartamento. MISS SARAH: Non è un appartamento, ragazzo: è una semplice stanza d'albergo. I termini esatti mi vengono imposti dalla direzione. Ho dovuto fare un bel un tirocinio per imparare a memoria la pappardella. MISS SARAH: Pensa un po' quanto tempo e fiato sprecati! Dico: non bastava darmi la chiave elettronica e aspettare che chiamassi qualcuno nel caso fossi tanto imbranata da non riuscire ad usarla? Mi creda, io capisco che la sto tirando un po' per le lunghe, ma sa in fondo la colpa è anche un po sua. MISS SARAH: Mia? Questa è bella... Certo, perché se invece di limitarsi ad assentire con un cortese quanto sbrigativo cenno del capo, lei continua a stuzzicarmi, a interrompermi, a impedirmi di fare il mio lavoro con una serie di obiezioni del tutto fuori luogo... MISS SARAH: Fuori luogo? E perché mai? Perché lei è la classica persona che vuole avere ragione su tutto, mentre qui non ci sono né torti né ragioni qui occorre solo pazientare un paio di minuti. Poi, se avrà motivo di reclamare, potrà rivolgersi alla direzione. Ma vedrà che non ce ne sarà bisogno visto che la sistemazione, l'appartamento... insomma la stanza, la chiami un po come le pare, è perfetta Almeno spero. MISS SARAH: Spera? Siamo ancora a questo punto? Al Capo di Buona Speranza? La prego, mi faccia fare il mio lavoro.

MISS SARAH: Allora si sbrighi!... Su su, faccia il suo lavoro e si tolga dai piedi. Dalla finestra si vede tutto lo skyline del centro. MISS SARAH: Come dice, scusi? Lo skyline. MISS SARAH: Ma perché? Come perché? Perché siamo all attico, Miss Sampson. Sopra c'è il roof garden. MISS SARAH: No, le chiedevo, perché fa tutto questo? Questo cosa? Il mio dovere? MISS SARAH: Lo fa per il dovere o per il piacere? Non la seguo. MISS SARAH: Finora sono stata io a dover seguire lei sul sottile filo della logica. E non appena mi libero dal guinzaglio per dire qualcosa che si avvicina alla verità, lei cade dalle nuvole come un piccione colpito dalle pale di un elicottero. Piccione, elicottero... non capisco. MISS SARAH: Glielo spiego io. Il suo comportamento non è normale... sembra quasi che lei voglia attaccare bottone... Insomma, fa il finto tonto! Il cascamorto...! Non mi permetterei mai, mi creda. MISS SARAH: Si sa che le signore della mia età sono sempre allupate... e dal momento che lei è un bel giovanotto (e sa pure di esserlo)... beh, usi la sua cara logica e tragga da sé le conclusioni... Lei è completamente fuori strada, Miss Sampson. MISS SARAH: Guardi che al mio paese due più due fanno sempre quattro. Anche al mio, se è per questo. Non siamo del tutto imbecilli in Arkansas. MISS SARAH: Ottimo, abbiamo stabilito un punto di accordo: due più due fanno sempre quattro e non sei, sia nello stato del Vermont, da dove vengo io, sia in quello dell'arkansas, da dove viene lei. Quattro e non sei, ok? E nemmeno otto. Almeno qui a New York.

MISS SARAH: Ma lo sa che ha una gran bella faccia tosta? Lei al posto mio che cosa farebbe? MISS SARAH: E lei che cosa sta facendo esattamente? Le riassumo di nuovo la mia funzione e poi la lascio in pace. MISS SARAH: Magari, sarebbe ora. Dunque... io porto le valigie in camera, mostro questo e quello, faccio un giro di ispezione per controllare che tutto sia a posto, mi accerto che l'ospite sia soddisfatto della sistemazione, prendo la mancia ed esco. MISS SARAH: Ah, la mancia... è un ora che cerco di dargliela ma sembra che lei svicoli Tenga pure... e si volatilizzi. Grazie! Calma, prima devo mostrarle il meccanismo di chiusura delle tende. Questo è il pulsante "off" questo è quello "on". MISS SARAH: Ah, ma allora è un vizio!... C'è scritto sopra grosso come su un cartello stradale, perché mi fa perdere altro tempo? - Vuole prendersela questa benedetta mancia, sì o no?! Vede... ecco... il fatto è che... devo farla comunque avvicinare alla finestra. MISS SARAH: (ridendo, ma un po' turbata) Oddio, non mi vorrà mica buttare di sotto? (ride a sua volta) Macché! - e poi le finestre sono chiuse ermeticamente. Per il ricambio dell'aria c'è la climatizzazione computerizzata. Vede? La temperatura della stanza si può modificare col termostato digitale... MISS SARAH: E allora, perché insiste tanto con questa stramaledetta finestra? Penso proprio di doverle una spiegazione. MISS SARAH: Lo penso anch'io, ma si sbrighi, prima che sia costretta a chiamare aiuto. La disposizione tassativa della direzione è di non chiudersi la porta alle spalle quando si mostra la stanza al cliente. MISS SARAH: Perché?

Perché le telecamere nel corridoio possano seguire i nostri movimenti all'interno. MISS SARAH: E per questioni di sicurezza? Oppure non si fidano di voi? Diamine!... No, non si fidano affatto di noi. E tutte queste precauzioni non sono certo per la sicurezza del cliente. MISS SARAH: Ma allora a che cosa servono? A controllare le mance, miss Sampson. MISS SARAH: Le mance? Sì. Noi siamo obbligati a spartire le mance coi portieri, le addette alle pulizie, le cameriere... così con la telecamera possono controllare dal vivo quanto buschiamo. Insomma, non vogliono che ci facciamo sopra la cresta. MISS SARAH: Mi scusi, che c'entra allora la finestra? Vuole forse buttarsi di sotto col malloppo per evitare la spartizione dei pani e dei pesci?... Anche in questo caso le devo una spiegazione. MISS SARAH: Certo... ma non ha paura che tutte queste spiegazioni - oserei dire abbastanza inverosimili - possano procurarle qualche fastidio? Se qualcuno la ascolta, intendo... Assolutamente no. MISS SARAH: Che vuole dire? Che non corro nessunissimo rischio. MISS SARAH: Non ha appena detto che con la porta aperta siamo per così dire, immortalati in un film? No: per ragioni di privacy la telecamera può sorvegliare solo l'ingresso della stanza, il resto, a partire ovviamente dal letto, è fuori portata... E anche qui, davanti alla finestra, nessuno ci vede, quindi se voleva gentilmente offrirmi quella mancia, ecco, questa è zona franca... Vede, con tutti i miei discorsi volevo solo arrivare a questa banalissima rivelazione... e mi dispiace che lei mi abbia frainteso... io sono una persona pulita, Miss Sampson... una persona perbene. MISS SARAH: Intanto però si frega la mancia o meglio, si guarda bene dal dividerla con altri lavoratori come lei. Necessità fa virtù: devo pagarmi gli studi, ho assoluto bisogno di soldi.

MISS SARAH: Poi andrà a spifferare che non le ho dato nulla, così farò anche la figura della taccagna e non potrò più mettere piede in questo albergo. - Magari le cameriere mi sputeranno anche nel succo di frutta! - Mio Dio, che schifo! Non si preoccupi, non ho intenzione di dire bugie. MISS SARAH: scena? Allora, qual è il senso di questa messa in Che dirò solo una mezza verità, Miss Sampson. MISS SARAH: E sarebbe? Che lei mi ha dato la metà... Guardi, ho pronti in tasca cinque dollari da infilare nella cassa comune, così se lei avesse la gentilezza di concedermi dieci dollari di mancia, gliene sarò grato. Infinitamente grato. Cinque a me e cinque da spartire con gli altri... del resto fanno tutti così qui dentro, glielo giuro. MISS SARAH: Dieci dollari? Si fa pure la tariffa da solo, il furbo! Non è obbligata, beninteso. Io l avevo notato il suo gesto, era chiaro che voleva darmi la mancia... ma se lei avesse in mente una cifra al di sotto dei dieci dollari insomma miss Sampson, mi affido al suo buon cuore. MISS SARAH: Poi eviterà che qualcuno sputi nel mio succo d'arancia! Assolutamente! MISS SARAH: Assolutamente sì o assolutamente no? Ovviamente sì! Il contrario proverebbe che non ho lavorato bene, che non sono riuscito a rendermi indispensabile, in sintesi, che non ho saputo relazionarmi efficacemente con la controparte. MISS SARAH: Senti senti. Mi sa che lei ha la stoffa dell'imprenditore. E' un abito da facchino, signora: la stoffa è piuttosto ruvida, gratta la pelle quando la si porta per troppo tempo. MISS SARAH: Allora sa come si dice? Contadino, scarpe grosse e cervello fino. Modestamente... mi arrangio, faccio del mio meglio per sbarcare il lunario.

MISS SARAH: E secondo me ci riesce a meraviglia! Non si preoccupi glieli darò i suoi dieci dollari. Anzi facciamo una bella cosa... (fruga nella borsetta ed estrae il portafogli) dieci dollari vanno per la cassa comune, così io salvo la faccia e nessuno mi sputa nella colazione. Mentre qui - ecco c è la sua mancia, contento?... Questa la può tenere segreta, tutta per sé. (resta a bocca aperta quando si ritrova in mano la banconota) Miss Sampson! MISS SARAH: Sì? Che altro c'è? Sono cento dollari! MISS SARAH: Beh? Sono forse troppo pochi per una mancia come si deve, considerando la crisi e la svalutazione del dollaro? Pochi? Sono troppi sono un'enormità. MISS SARAH: Mi fa piacere per te. Vedi solo di non abituarti male. Di clienti generose come me ce ne sono sempre di meno in giro. Non so come ringraziarla. MISS SARAH: Semplice: non farlo. Alza i tacchi e lasciami in pace, sono stanca e voglio riposarmi prima di cena. E poi mi hai già rotto abbondantemente... Cento dolla...! (fa per andare via guardando ammirato la banconota ma fa un salto all'indietro) Accidenti!... MISS SARAH: Che ti prende? Hai il singhiozzo oppure hai deciso di prendermi con la forza per dimostrarmi la tua gratitudine? Chiedo scusa per la reazione inconsulta. MISS SARAH: Ci mancava solo la "reazione inconsulta"! - Parla come mangi, ragazzo. Io sono cresciuta in un quartiere povero di Chicago e da ragazzina mi sbucciavo le ginocchia giocando per la strada... Ora però ha vinto il premio... MISS SARAH: Lascia perdere. Ho letto il suo romanzo su Chicago prima della crisi finanziaria. MISS SARAH: Capisco, hai incassato il centone come facchino e ora speri di rimediarne un altro facendo il lecchino. - Guarda che non ci casco.

No, no... lei è stata generosissima... meriterebbe un bacio in fronte. MISS SARAH: Solo in fronte? Potrebbe essere... MISS SARAH: Potrei essere tua madre, grazie della sincerità. Volevo dire che potrebbe essere frainteso... il bacio, intendo io sono in servizio. MISS SARAH: Sì, ma non sei la mia scorta personale, io non sono mica un testimone sotto protezione... E grazie alle tue sciroppose lezioni serali, ormai le tende me le so chiudere da sola, la tv so accendermela da sola e so pure mettere in funzione l'idromassaggio. Da sola! Quindi, perché hai esclamato "accidenti" invece di toglierti dai piedi? Per l'entusiasmo. MISS SARAH: Che entusiasmo? L'entusiasmo per la sua generosità... ah, fossero tutti come lei! MISS SARAH: Se tutti i clienti fossero come me potresti rilevare la Chase Manhattan Bank! Colto da un raptus di gioia, stavo per entrare nella zona a rischio, proprio mentre sventolavo la banconota da cento dollari... Mi sarei fregato... oh, scusi, mi sarei tradito con le mie stesse mani. Vedendo il bigliettone mi avrebbero costretto a versarlo nel calderone comune. (Si mette in tasca la banconota da cento e restituisce quella da dieci a Miss Sarah) Ora, Miss Sampson, le dispiacerebbe allungarmi la mancetta diciamo "ufficiale", a portata di videocamera? Così, solo a scanso di equivoci, altrimenti qualcuno potrebbe sospettare che ci sto marciando. MISS SARAH: Cristo santo, pure la recita mi tocca fare! - Pronto? (fanno tutti e due un passo verso l ingresso e David, con fare ossequioso si rivolge a Sarah) Adesso può agire Miss Sampson. MISS SARAH: Devo fare pure la battuta? Non sono un attrice ma due parole con la voce impostata le so dire anch io!...

(sorride) Non ce n'è bisogno, non possono ascoltarci, il circuito audio è stato eliminato per ragioni di privacy ma non gliel avevo già detto? MISS SARAH: Sì no ma che me ne importa! Ora vattene e chiudi quella maledetta porta... comincio a sentirmi spiata qui dentro. Certamente, la lascio tranquilla, miss Sampson. MISS SARAH: Grazie... A proposito, come ti chiami? David. MISS SARAH: Bravo David, e salutami tuo padre. Presenterò. (Ma che c'entra mio padre?) MISS SARAH: Non il padre di sangue, David quello putativo, il tuo creatore... ma sì, insomma, Michelangelo Buonarroti. Per la verità mio padre si chiamava Frankie. MISS SARAH: Mi riferivo alla famosa statua di Michelangelo... ma lascia perdere, che ne sai tu di statue e di arte rinascimentale! La mia era solo una battuta e poi lo sa Miss Sampson? Io studio per farmela una cultura, non sono come lei che ormai sa già tutto e forse, purtroppo ha esaurito ogni argomento d interesse MISS SARAH: Sentilo, sentilo! - Adesso anche le pulci hanno la tosse. (esce chiudendo la porta) E grazie ancora! MISS SARAH: Non c'è di che... se ne è andato, finalmente che liberazione!

SCENA 2 Sarah apre la valigia, ne estrae una vestaglia, il beutycase ed entra in bagno. In quel momento David, con un passpartout, riapre la porta della stanza. Si avvicina al letto, posa qualcosa sul cuscino. David esce mentre dal bagno riappare Sarah, che nel frattempo ha indossato la vestaglia. Si ferma un istante come ad ascoltare dei passi che si allontanano. Poi prende dalla borsetta un miniregistratore. Si avvicina al letto e nota la cosa sul cuscino. E un cioccolatino, lo prende in mano e lo osserva con sospetto. MISS SARAH: Un cioccolatino. Prima non c'era strano eppure ho una memoria fotografica degna della "signora in giallo" e come lei parlo da sola, penso ad alta voce. Pensare ad alta voce schiarisce le idee... beh', sai che ti dico Sarah? Fanculo la dieta. Scarta e mangia il cioccolatino. Resta immobile per qualche istante. Spero solo che non fosse ripieno di cianuro. Ci sono un paio di autrici mie rivali capaci di corrompere un inserviente ai piani per farmi ingurgitare a tradimento un cioccolatino avvelenato... No, niente effetti eclatanti, il cianuro avrebbe agito subito... sono sana e salva. Posso mettermi l'anima in pace: per oggi non si muore. Prende un miniregistratore dalla borsetta e comincia a dettare. Candide nuvole, piovono fiocchi di notevole consistenza, resistenti al tatto. Sul suolo mille stelle bagnate stendono una coltre bianca e multiforme. Neve di ghiaccio vestita, di mille cristalli colorata, sui tetti delle case affolla piccoli nidi di rondini, tra le grondaie dolcemente accoccolati. La vedi la poesia di un paesaggio innevato? Silenziosa provocazione del tempo cui non possiamo sottrarci. Nelle nostre case accettiamo con assenso Misteriosa immobilità, pausa dell animo protestata o accolta. Interrompe la dettatura, si alza, prende dal frigobar una bottiglietta di whisky che versa in un bicchiere. Sorseggiandolo torna sul letto e continua a registrare. Ecco, è come la nave dei miei sogni. Vi approdo con lo sguardo e i desideri, e mi sento sicura mentre dai mille, piccoli oblò osservo il mondo. Il cielo e la terra, nel dolce ondeggiare, si incontrano e si scontrano, cercando il proprio limite; le colline imbiancate si lasciano accarezzare dal flebile sole

d inverno, le nuvole si rincorrono, assecondano ogni sogno. Sembrerebbe non esserci spazio per la vita quotidiana, e invece, in questo stringersi l un l altro, in questo vigile, inquieto sonno, si cerca e si trova il tempo per conoscersi. E si tocca, a volte, l anima dell altro. E lì che nasce il coraggio di comunicare. Si interrompe, si alza per ripetere l'operazione del minibar. Torna al letto con un altro bicchiere e continua a registrare. Tutto tace sotto la lieve coperta bianca che avvolge la città assonnata e ancora esausta. Il sole oggi non ha voglia di sorgere? Il sole forse oggi è stanco? E se si stesse interrogando sul perché ancora un giorno, e poi ancora un altro, dovrebbe illuminarci?. Il braccio sinistro accarezza la città avvolta nell ombra, il destro, invece, si allontana un poco, quasi a portare il mio sguardo oltre in quella nuvola forse c è la risposta, il fascio di luce colpisce proprio lei, è il suo momento, vive! Beve tutto d'un fiato. Cade fitta la neve. Ha voglia di stendersi sulla mia città, che se ne sta sdraiata in attesa di una coltre che l avvolga fin quando vorrà il cielo. Le nuvole sono argentate, simili a specchi, che di giorno ci riflettono e di notte ci ascoltano. La neve sa nascondere le cose sgradevoli e ravvivare le cose belle. Illumina finestre buie, attenua luci sfolgoranti. Tutto è armonia, purezza, incanto. Si alza nuovamente, va al frigobar, ma si accorge che le bottigliette di whisky sono finite. Allora va al telefono, attende qualche istante: Reception? Sono Miss Sampson... aspetti... non ricordo il numero della stanza... ah, non ne ha bisogno, meglio così. Senta, potrebbe mandarmi una bottiglia di bourbon? Qualsiasi marca, grazie, purché non sia gasolio per automobili. No, niente ghiaccio. Per cortesia, sto scrivendo, ne avrei bisogno entro ieri, grazie. Torna sul letto riprende a dettare: Seguo un fiocco di neve nelle sue evoluzioni. E simile al tempo che scompare mentre cerchiamo di decidere che cosa farne. Mi parla, mi dice: non essere ansiosa di arrivare, perché non saprai mai cosa ti riserva il destino. Guarda me, non so dove mi poserò. Per essere serena devi conoscere i confini delle tue possibilità e amarti come sei. Ascolto incantata, mentre si mostra ai

miei occhi sazio e grande come una pasticca di menta. E chiaro il suo messaggio. Ah Come respiro! Oltre il cerchio delle nuvole, scorgo due amanti avvolti in un lenzuolo di seta. Le loro lingue non si conoscono, ma le loro anime si attraversano. Il sapore della pelle di lei sospinge il giovane amante fino ad orizzonti sconosciuti, inebriati dall odore acceso di un amore oltre il tempo... Merda! S'interrompe. Cazzate. Tutte maledette cazzate. Parole a vanvera di una donna sola, e nemmeno del tutto ubriaca: il peggio che ci possa essere sulla faccia di questo maledetto pianeta. Prende il telefono Vi sbrigate con questa fottuta bottiglia di bourbon? Col telecomando accende la televisione proprio nel momento in cui compare lei, intervistata al suo arrivo all'aeroporto. SPEAKER: E' appena arrivata nella Grande Mela, per ricevere il premio Pulitzer, la celebre Miss Sarah Sampson, considerata l autrice dell'anno per il suo best seller "Parole di donne", una raccolta di novelle. Sarah si è addormentata.

SCENA 3 Nel televisore l'intervista a Sarah. INTERVISTATRICE: Miss Sampson, lei ha esordito alcuni anni fa con un romanzo di ambientazione sociale, la vita di una bambina prima e dopo la crisi finanziaria del novembre 2008, in un quartiere povero di Detroit... MISS SARAH: Di Chicago, carina! INTERVISTATRICE: Chicago appunto. Ora con le novelle decisamente intimiste di "Parole di donne" sembra voler cambiare registro, toccare tasti più personali... ed arriva il successo. MISS SARAH: La domanda? INTERVISTATRICE: Ha abbandonato l'impegno perché coi sentimenti si fa più presa sul pubblico? MISS SARAH: L'amore è un tema universale al quale la letteratura non può sottrarsi. Non ho abbandonato l'impegno, mi sono semplicemente impegnata su un fronte diverso: dalla lotta di classe sono passata a quella dei sessi. Ho voluto rappresentare come noi, le donne, il cosiddetto sesso debole, pur con tutte le nostre manie e ingenuità, siamo la parte trainante della società, quelle che tirano letteralmente la carretta, quelle che sanno buttare il cuore oltre l'ostacolo. La classe operaia e la condizione femminile sono sinonimi di sfruttamento. Non a caso, nelle rivoluzioni la prima pietra viene lanciata sempre dalla mano di una donna... Lei si immagina un mondo senza lavoratori e una società senza donne? INTERVISTATRICE: Io no. MISS SARAH: E neppure suo marito, temo. INTERVISTATRICE: Temo di no. Il premio Pulitzer, oltre al prestigio regala una bella cifra in denaro che nel suo caso si aggiunge a svariati milioni guadagnati con le copiose vendite del libro in tutto il mondo e relativi copyright. Domanda di rito: i soldi fanno la felicità? MISS SARAH: Io non sono mai stata brava a dare valore al denaro. (Ride) Certo non come mio padre e com era furente lui per questo avrebbe pagato per vedermi povera, indigente, vittima della mia indifferenza verso il denaro come mi sentissi superiore a... quella entità tangibile. Invece per lui era il potere era il coltello dalla parte del manico contro tutti (ride) contro di me Eppure mi mancherà quel suo malatissimo odio, oggi che avrebbe dovuto riconoscermi Ma no con quel sorrisetto sardonico si sarebbe limitato a dire:

Bella targa è d argento?... Male che va, te la puoi sempre vendere. Povero papà. Almeno la morte ti ha evitato lo stress del mio Pulitzer! INTERVISTATRICE: (tagliando corto perplessa) Uhm Ringraziamo Miss Sarah Sampson, autrice di "Parole di donne", che riceverà domani il prestigioso premio Pulitzer. Annah Riskoff, CNN, New York, a voi studio. La trasmissione va in pubblicità. Sarah continua a dormire. Si sente bussare. Una, due volte. Ma Sarah non sente. La porta si apre con uno scatto. Fa capolino David. Miss Sampson?... E' permesso?... Si può? David ha smesso la divisa d'albergo ora indossa jens, camicia e felpa. Ha un mazzo di fresie e un vassoio su cui barcolla una bottiglia di bourbon. David posa il vassoio e con la mano libera spegne la tivù. Sarah si sveglia di soprassalto. SARAH: Chi sei?! Che vuoi!? Sono io, miss Sampson. SARAH: Io chi? David, il facchino. SARAH: Non ti avevo riconosciuto. turno. In effetti, mi sono cambiato perché ho finito il SARAH: E allora che ci fai in camera mia? Niente... SARAH: Come, niente? Sei venuto a rubare o... peggio? No, mi lasci spiegare. SARAH: Ti do dieci secondi poi chiamo la reception. Ho sentito la chiamata. SARAH: Da Dio onnipotente? E ti sei fatto prete? Peccato, eri un ragazzo così carino. A lei piace sempre scherzare.

SARAH: A me, in questo momento, piacerebbe sapere cosa piace fare a te. Spero non cose troppo violente, tipo strozzarmi col cavo telefonico. E' un cordless. SARAH: Ecco che vuol dire essere all'antica! - Allora potresti strangolarmi col cordone delle tende... No, anche quelle ormai funzionano col telecomando. Si può fracassare un cranio col telecomando della tivù? Forse, metaforicamente... SARAH: Secondo te, dovrei chiamare aiuto? Lo ha già fatto. SARAH: Quando? Quando ha ordinato una bottiglia di bourbon. Non era quella, forse, la sua richiesta di aiuto? SARAH: Ma di che diavolo parli? Lei non sa quanta gente si attacca al collo della bottiglia per restare a galla. SARAH: Anche tu non ci vai piano con le metafore. Questa volta è la verità, la solitudine non ammette metafore. SARAH: Ma tu chi sei, il facchino dell'albergo o il mio grillo parlante personale? Decida un po' lei SARAH: Con quella felpa verde opterei per il grillo. Fatto sta che continui a zompettarmi attorno. Mi infastidisci e direi che un po' mi turbi. Mi ascolti: ho sentito la sua chiamata mentre staccavo dal lavoro. (con voce alterata, imitandola) Cazzo! Una bottiglia di bourbon, subito! SARAH: Ho detto "cazzo"? Vorrà dire che ero... che sono incazzata. Lo sono sempre quando vado in riserva. E allora? Non si possono dire parolacce in questo albergo del... lasciamo perdere, non vorrei ferire le tue orecchie di velluto... Non sono così delicato, miss Sampson. Fatto sta che tutti gli inservienti ai piani erano impegnati. Lei ha insistito alzando la voce - ha quasi perforato il timpano della ragazza alla reception - e allora mi sono offerto