Giovanni e Paolo al di là di Falcone e Borsellino

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Giovanni e Paolo al di là di Falcone e Borsellino di Alessandra Camassa drammaturgia e regia Dario Garofalo Siamo nella Casa degli Uomini Eletti. Qui si trovano tutti quelli che in vita si sono distinti per coraggio, onestà, dedizione al lavoro, ma che non sono stati uomini perfetti. Non è dunque il paradiso. In questo luogo metafisico, che tanto poco profuma di santità, due personaggi si incontrano di nuovo, dopo molto tempo. I toni appaiono subito quelli di un'amicizia interrotta o di una fiducia tradita. L'imbarazzo iniziale, i difetti di comunicazione, lo sgomento dello specchiarsi l'uno nelle miserie dell'altro, lasciano gradualmente il posto al ricordo di un senso della vita condiviso, fanno via via spazio alla feconda opportunità di una identità nuova, slegata dalla materia, più alta, senza i vincoli del tempo, più sincera. Le differenze tra i due personaggi rimarranno le medesime, senza conciliazione possibile; questo eccezionale incontro ne definirà solamente, con inusitata franchezza, confini e motivi. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due personaggi di questa pièce, sono trattati al di qua di ogni tentazione agiografica o mitizzante. Chiamarli eroi è facile, inutile, anzi volgare: allontanando da noi il senso civico del loro agire, ci allontana al contempo dalle nostre responsabilità, ci paralizza in un disarmante fatalismo, ci ricorda solo ciò che non ci compete, non ci riguarda, non ci appartiene. Attraverso le voci di dentro di Giovanni e Paolo, il teatro si offre nella sua straordinaria funzione di luogo privilegiato in cui è possibile, seppure per una manciata di minuti, vedere contemporaneamente la maschera e il volto, quello che si conosce insieme a quello che si può solo immaginare, ciò che è insieme a ciò che non è più.

GLOSSARIO MINIMO e PERSONAGGI CITATI Mafia: è un tipo di associazione per delinquere nata in Sicilia almeno un secolo addietro e poi diffusasi in varie altre parti d'italia e anche del Nord America. Disciplinata da regole interne inderogabili e spesso feroci (segreto assoluto sui componenti e sulle attività, rigorosa gerarchia, cieca obbedienza) è di fatto frazionata sul territorio in molteplici organismi variamente denominati (il più noto è la così detta famiglia ) e tra di loro più o meno intensamente collegati. Dal tradizionale settore delle estorsioni - ad esempio il così detto pizzo imposto ai commercianti l'attività delinquenziale si è progressivamente spostata verso il traffico degli stupefacenti e infine verso la corruzione nel settore pubblico e in quello economico- finanziario. Uomo d'onore: è l'affiliato mafioso ufficiale, quello arruolato formalmente di solito con un cerimoniale segreto. Non sono consentite dimissioni: si esce dalla consorteria solo con la morte. Collaboratore di giustizia: viene definito così il mafioso pentito, cioè colui che si affranca dal suo passato criminale e collabora con gli organi di giustizia confessando i crimini commessi e rivelando quelli degli ex compagni; ottiene dallo Stato protezione per sé e la sua famiglia, sostegni economici e sconti di pena per i reati confessati. Trattativa Stato- mafia: si fa riferimento ad una asserita trattativa che si sarebbe svolta, a distanza, tra capi mafiosi e organi dello Stato impersonati da alti ufficiali dei Carabinieri e importanti uomini politici, dopo gli attentati dinamitardi del 1992 (tra cui quello di via dei Georgofili a Firenze) e specificamente dopo l'attentato di Capaci in cui persero la vita il giudice Falcone, la moglie e la loro scorta; i mafiosi avrebbero proposto di astenersi da ulteriori atti dinamitardi a condizione che lo Stato avesse concesso una serie di vantaggi tra cui quanto meno l'attenuazione del regime di carcere duro/41 bis. C'è chi dice che il giudice Borsellino venne ucciso perché contrario a quella trattativa, ipotesi tuttora oggetto di indagine giudiziaria. Sismi: così si chiamava, sino alla riforma del 2007, il servizio segreto militare; in più occasioni è stato al centro di oscure vicende non senza inquietanti risvolti giudiziari (si è parlato di settori di quel Servizio deviati rispetto alla legalità). Buscetta, Tommaso detto Masino : uno dei primi e certo il più importante dei collaboratori di giustizia. Dopo una vita movimentata trascorsa tra Italia, Sud America e Stati Uniti, nel 1984 iniziò a collaborare col giudice Falcone svelando - per primo - gli organigrammi, le dinamiche e gli affari delittuosi di cosa nostra italiana e di quella operante in Usa. Dopo l'assassinio di Falcone si decise a rivelare ciò che disse di sapere sulle commistioni tra mafia e politica, in particolare con le aree di potere intorno all'on. Giulio Andreotti.

Contorno, Salvatore detto Totuccio : importante affiliato mafioso di una famiglia palermitana, nel 1984 seguì l'esempio di Buscetta offrendosi a proficua collaborazione che risultò anch'essa cruciale nel così detto Maxiprocesso di Palermo. Bagarella, Leoluca: cognato del boss Totò Riina è stato spietato killer della mafia, più volte condannato all'ergastolo per efferati omicidi e anche per la strage di Capaci. Messina Denaro, Matteo: assoldato in Cosa Nostra giovanissimo, seguendo le orme del padre Francesco, è via via salito nella gerarchia mafiosa sino a essere adesso considerato il probabile capo di tutta la consorteria. Condannato più volte all'ergastolo, è latitante dal 1993. Cugini Salvo, Ignazio e Nino: furono due imprenditori che fecero grandi fortune con la gestione delle esattorie. Affiliati alla famiglia mafiosa di Salemi erano nel contempo esponenti di rilievo della Democrazia Cristiana e, in particolare, legati alla corrente politica che faceva capo all'on. Giulio Andreotti. Entrambi imputati nel Maxiprocesso di Palermo, Nino morì di morte naturale prima della sentenza (1984) mentre Ignazio venne condannato a lieve pena detentiva: nel 1992 fu poi ucciso da alcuni killers mafiosi capitanati da Leoluca Bagarella. Consigliere Rocco Chinnici: magistrato, ebbe il merito di ideare, all'inizio degli anni Ottanta, quello che poi sarà chiamato Pool Antimafia, cioè una struttura organizzata di più giudici che cooperavano insieme nelle indagini antimafia, in tal modo superando le difficoltà operative e l'isolamento del giudice singolo. Di quella struttura entrarono a far parte, in posizione trainante, i giudici Falcone e Borsellino; l'enorme mole di lavoro compiuto sfociò essenzialmente nel così detto Maxiprocesso (474 imputati) che si chiuse con moltissime condanne nel dicembre 1987. Ma nel frattempo Chinnici era stato assassinato, nel luglio del 1983, mediante esplosione di una autobomba davanti la sua abitazione. Cassarà Antonino detto Ninni : funzionario di Polizia col grado di vice questore fu impegnato in diverse importanti indagini e fu stretto collaboratore di Giovanni Falcone e del Pool Antimafia. Venne barbaramente assassinato dalla mafia nell'agosto del 1985. Consigliere Antonino Meli: magistrato, fu nominato dirigente dell'ufficio Istruzione di Palermo nel 1988, venendo preferito a Giovanni Falcone col discutibile argomento di una maggiore anzianità di servizio. Sta di fatto che il Pool Antimafia fu sostanzialmente disgregato, azzoppando l'ulteriore sviluppo delle relative indagini.

23 anni fa, nei mesi di maggio e luglio del 1992, i magistrati della sezione antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il magistrato Francesca Morvillo e le squadre di scorta venivano brutalmente uccisi dalla mafia. Si consumava in quei tragici mesi non solo la scomparsa di due uomini onesti, di professionisti dediti e leali al proprio ruolo. Con la morte di Falcone e Borsellino si spaccava la storia del nostro Pease e veniva alla luce prepotentemente la questione della connivenza tra poteri di Stato e poteri di Mafia, tra ragione particolare e ragione di Stato. Una pagina di storia che consegna per sempre alla memoria le figure di uomini eroici che hanno vissuto consapevolmente, fino all estremo, le proprie scelte e la responsabilità verso i propri valori e doveri morali. GIOVANNI E PAOLO al di là di Falcone e Borsellino di Alessandra Camassa con Gaspare Balsamo e Dario Garofalo scene Lucia Mammana - Sara Pellegrini costumi Aurora Damanti - Letizia Mascagni regia Dario Garofalo- Cinzia Maccagnano Produzione BOTTEGA DEL PANE A 23 anni esatti dalla strage di Capaci, la Sezione di Bergamo dell'associazione Nazionale Magistrati in collaborazione con l Ordine degli Avvocati e la Camera Penale di Bergamo presenta per la prima volta in Lombardia in forma teatrale uno spettacolo per ricordare, ma soprattutto per aiutare a comprendere e per migliorare il nostro essere cittadini. Il 23 maggio è il giorno in cui venne trucidato Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta. Nella stessa data, simbolicamente scelta, al Liceo Mascheroni va in scena "Giovanni e Paolo. Al di là di Falcone e Borsellino", la pièce scritta da Alessandra Camassa, magistrato attualmente presidente della Sezione Penale del Tribunale di Trapani, che ebbe modo di conoscere sia il giudice Falcone che il giudice Borsellino. Un'opera che, come è chiaro dal titolo, si incentra anche sull'altra grande figura della lotta contro la mafia, il giudice Paolo Borsellino, rimasto vittima dell'altro ben noto attentato il 19 luglio del 1992 in via D'Amelio a Palermo, in cui morirono anche cinque agenti della scorta. I due magistrati simbolo della battaglia contro Cosa Nostra sono in questa rappresentazione considerati oltre ogni tentazione agiografica o mitizzante. "Chiamarli eroi è facile, inutile, anzi volgare - spiega l'autrice del testo - Allontanando da noi il senso civico del loro agire, ci allontana al contempo dalle nostre responsabilità, ci paralizza in un disarmante fatalismo, ci ricorda solo ciò che non ci compete, non ci riguarda, non ci appartiene". Il progetto, fortemente sostenuto dal Gruppo Legalità del Liceo Mascheroni, costituito da docenti e da rappresentanti dell Associazione e del Comitato Genitori dell Istituto, realizza, con questo spettacolo, uno degli obiettivi e delle finalità primari che animano gli intenti formativi di convivenza civile e di educazione alla cittadinanza democratica, quali la memoria e la conoscenza storica, che danno spessore alle storie individuali e a quella collettiva, senso al presente e permettono di orientarsi in una dimensione futura.