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giunta regionale 9^ legislatura ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 1/27 PROVINCIA DI VERONA Servizio tutela faunistico ambientale LA GESTIONE DEL CINGHIALE IN PROVINCIA DI VERONA Stagione venatoria 2012/2013

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 2/27 - luglio 2012 - STATUS DEL CINGHIALE E PROBLEMATICHE CONNESSE 1. Presenza del cinghiale in provincia di Verona Il cinghiale (Sus scrofa) era presente in provincia di Verona probabilmente sino al XVIII secolo nella fascia dei querceti termofili della Vallagarina (Valle dell Adige), oltre che già nel XIV secolo in Valpolicella (Lessinia). Nel XIX secolo tuttavia il cinghiale non viene più indicato tra le specie del territorio veronese, almeno sino alla prima metà degli anni 90 del secolo scorso a partire dalla Lessinia occidentale, con particolare riferimento alla Vallagarina (comune di Dolcè).

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 3/27 Solo a partire dal 1996 iniziarono, tuttavia, i primi abbattimenti nel comune Dolcè, da parte del personale della Polizia provinciale. In particolare nel 1996 vennero abbattuti 2 esemplari, 6 nel 1997, 7 nel 2000, successivamente gli abbattimenti vennero interrotti sino al 2006. La specie dalla Vallagarina è andata via via espandendosi anche nella Lessinia centrale, e successivamente in quella orientale, fino alla base della fascia pedemontana, anche grazie alla fuga più o meno accidentale di esemplari allevati localmente. Da 2-3 anni la presenza del cinghiale è segnalata anche nell alta Lessinia, all interno del Parco naturale regionale della Lessinia. L incremento della sua popolazione ha reso pertanto necessaria la riattivazione del piano di controllo, che nel periodo 2006-2010 ha portato all abbattimento complessivo di 183 capi, di cui 2 nel 2006, 50 nel 2007, 88 nel 2008, nessuno nel 2009 (il piano è stato sospeso dall agosto 2008 al febbraio 2010), 43 nel 2010 e 67 nel 2011. Se la presenza del cinghiale in Lessinia è assestata da anni ed in continua espansione, sul Baldo invece risulta ancora del tutto occasionale e di fatto limitata al fondovalle. Nel 1999 sono stati comunque effettuati 4 abbattimenti di cinghiale (di cui 3 incroci) nel comune di San Zeno di Montagna sul Baldo. Nel 2009 è stato inoltre denunciato un incidente stradale causato da un cinghiale in loc. Piovezzano tra gli abitati di Sona e di Affi, nella fascia morenica del lago di Garda, a conferma della diffusione della specie anche in tali territori, come confermato dalle attuali segnalazioni sul Baldo (dalla Val d'adige sino a quote superiori a 1.000 m s.l.m.) e e nelle colline moreniche del Garda, dove tra l'altro nel 2012 sono stati effettuati degli abbattimenti in girata ai fini della rimozione di tali nuclei. 2. Danni causati alle colture agricole Per quanto riguarda i danni arrecati dal cinghiale alle colture agricole viene rilevato un loro continuo incremento a partire dall anno 2000. Da rilevare il fatto che gli importi stimati non rappresentano la situazione reale, in quanto condizionati dal fatto che le denunce risultano comunque ancora limitate. In particolare nel 2011 sono stati stimati circa 93.000 euro di danni, contro i 78.000 euro del 2010, i circa 25.000 euro del 2009 e i circa 32.000 euro del 2008, con una spesa per la prevenzione pari, nel 2011 pari a 20.000 euro nel 2011, 5.000 euro nel 2010 e a 17.000 euro nel 2009. Ad essere interessate sono risultate

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 4/27 prevalentemente le coltivazioni ad uva, ma anche quelle prative (distruzione del cotico erboso) e a mais: nel caso della vite va rilevato il fatto che le colture in Valpolicella risultano costituite da piante basse e quindi facilmente predabili dal cinghiale. Da segnalare inoltre danni da cinghiale ad impianti di irrigazione. Nel 2009, ma ancor più nel 2010 e 2011, si è assistito ad una implementazione dei sistemi di prevenzione, che nel caso specifico sono rappresentati dalla recinzione elettrica permanente degli appezzamenti coltivati, in quanto la stessa, fino ad ora, sembra aver dato i migliori risultati in termini di rapporto costi/benefici. Essa è composta di due file elettrificati posti rispettivamente a 25 e 50 cm dal suolo e fissati a paletti di supporto in plastica, fibra di vetro o legno. La recinzione elettrifica risulta vantaggiosa per appezzamenti di dimensioni limitate a colture di pregio e pertanto si presta bene per la realtà territoriale della Lessinia (fascia montana e pedemontana) caratterizzata appunto da una variegata frammentazione delle colture. Per quanto riguarda gli altri metodi ecologici di prevenzione dei danni, rappresentati da repellenti di tipo chimico e acustico, nonché dall'alimentazione complementare al di fuori delle zone coltivate, non si è in possesso di dati oggettivi circa il loro utilizzo e i risultati ottenuti: si ritiene tuttavia essere estremamente limitato. Indubbiamente sarebbe opportuno investire risorse, oltre che per la recinzione elettrica degli appezzamenti di maggiore pregio, anche per un potenziamento della pratica del foraggiamento complementare con l'obiettivo di riproporre ai cinghiali condizioni di elevata produttività del bosco il quale, offrendo anche protezione e rifugio, diventa un habitat frequentato in maniera pressoché esclusiva. Interessante sarebbe inoltre valutare l'efficacia dei repellenti acustici di ultima generazione, già utilizzati con successo in altre province dell'italia settentrionale e centrale, che hanno un raggio di azione di circa un ettaro e una attivazione automatica, con un costo relativamente basso (attorno ai 200 euro). 3. Incidenti stradali causati dal cinghiale Le prime denunce incidenti stradali causati dal cinghiale risalgono all'anno 2006 ed hanno sinora interessato la Lessinia, inclusa la fascia dell'alta pianura ad est di Verona. Complessivamente si assiste ad un continuo incremento degli stessi. Si riassumono di dati relativi ai sinistri sinora avvenuti:

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 5/27 anno 2006: n. 1; anno 2007: n. 1; anno 2008: n. 7; anno 2009: n. 4; anno 2010: n. 11; anno 2011: n. 7. Gli incidenti causati dal cinghiale risultano in incremento ed interessano attualmente anche la fascia montana, oltre a quella pedemontana, sino a quote di 700-800 m, e ciò in considerazione della diffusione della specie in tutte le aree ad essa vocate. Ad essere interessata è stata inoltre interessata la fascia dell'alta pianura ad est di Verona (comuni di Lavagno e di San Martino Buon Albergo): le quote inferiori sono frequentate durante il periodo invernale, quelle superiori in primavera-estate. Da segnalare, infine, la segnalazione di una collisione con un cinghiale nel 2009 tra le località di Affi e Sona nella fascia delle colline moreniche del lago di Garda. Grazie al contributo regionale di 20.000,00 la Provincia di Verona ha acquistato numerosi segnali stradali di pericolo selvaggina vagante, che sono stati collocati nell'autunno 2010 lungo tutte le strade provinciali del Baldo, ma soprattutto della Lessinia. 4. Metodologie di prelievo in provincia di Verona Il cinghiale è oggetto di prelievo, nella forma del controllo, a partire dal 1996. Nel periodo 1996-1999 gli abbattimenti sono stati effettuati esclusivamente dal personale del Corpo di Polizia Provinciale con la tecnica dell'aspetto con carabina. Successivamente nel periodo 2000-2001 gli abbattimenti sono stati svolti da cacciatori all'uopo autorizzati dalla Provincia con il metodo della braccata. A partire dall'anno 2006 il prelievo è stato effettuato all'aspetto da altana e con la girata da parte del personale della Polizia provinciale e dei coadiutori abilitati, sulla base del parere dell'i.s.p.r.a. In ordine alla proposta di eradicazione della specie formulata dall'amministrazione provinciale. Il piano approvato nel 2006 (per essere sospeso nell'agosto 2008 a causa di indagini da parte della Procura di Verona in ordine alla destinazione delle carcasse) prevedeva il prelievo alla cerca di notte con faro, all'aspetto da altana e con la girata, con successiva

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 6/27 destinazione dei capi abbattuti per il 50% al coadiutore e per il restante 50% al titolare del fondo agricolo danneggiato. Trattandosi di attività di controllo, e non di caccia, il prelievo è stato affidato (a partire dal 2006) a personale abilitato, denominato coadiutore nel controllo del cinghiale, a seguito della frequenza di apposito corso di formazione e del superamento della relativa prova d'esame a quiz: con lo stesso corso è stata rilasciata l'abilitazione anche di cacciatore di cinghiale. Complessivamente sono stati organizzati più di 20 corsi che hanno consentito l'abilitazione di oltre 1.500 coadiutori/cacciatori di cinghiale. Con l'entrata in vigore della nuova normativa regionale in materia di controlli sanitari per le carni di selvaggina selvatica abbattuta (deliberazione della Giunta della Regione del Veneto n. 2305 del 28/07/2009) è stato definito in modo dettagliato il percorso necessario per la destinazione delle carni, per la messa in funzione dei centri di raccolta e di lavorazione della selvaggina, per l'organizzazione delle operazioni post-abbattimento e relativa modulistica da utilizzare a seguito dell'abbattimento, conformemente a quanto previsto dai Regolamenti (CE) n. 853/2004 e 854/2004 costituenti il Pacchetto igiene. In particolare la sopraccitata deliberazione ha ribadito che le carni degli animali selvatici abbattuti in attività di controllo attuata dalle Amministrazioni Provinciali e dagli Enti di Gestione dei Parchi ( ) devono essere destinate esclusivamente alla commercializzazione previo invio ad un centro di lavorazione della selvaggina ( ) per essere sottoposte ad ispezione sanitaria ( ) e, se ritenute sane, sottoposte a bollatura sanitaria. La Provincia di Verona con deliberazione della Giunta n. 279 del 10 dicembre 2009 ha pertanto dovuto adeguare il proprio piano di controllo del cinghiale prevedendo l'obbligo della destinazione dei capi ad un centro di lavorazione (attualmente è attivo solo un centro nel comune di Fumane nella Lessinia occidentale) mediante apposito contratto di vendita: in particolare è stato previsto che il centro di lavorazione acquisisca le carcasse di cinghiale ad un prezzo di 1,50/kg di animale eviscerato e in pelle (da versare alla Provincia), destinando un quantitativo di carne pari al 10% del peso della carcassa al coadiutore che ha abbattuto il capo a titolo di rimborso spese. Le somme introitate dalla vendita dei cinghiali verranno destinate dalla Provincia per il 30% ai Comprensori alpini e Ambiti territoriali di caccia coinvolti per il sostegno dell'attività di controllo e per il 70% alle imprese agricole per il risarcimento dei danni subiti ad integrazione della quota assegnata dalla Regione Veneto.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 7/27 Il piano di controllo del cinghiale è stato pertanto riattivato a partire dal mese di marzo 2010, consentendo il prelievo in Lessinia (unica unità di gestione interessata) di 43 capi con la sola tecnica dell'aspetto da altana. Non sono state invece organizzate girate e neppure è stato attivato il prelievo alla cerca notturna; gli abbattimenti, effettuati esclusivamente dai coadiutori in parte dei Comprensori alpini della Lessinia e dall'a.t.c. n. 1 (interessato marginalmente dalla presenza del cinghiale), sono stati sospesi dalla Polizia provinciale a partire dal 15 agosto 2010 per ragioni di pubblica sicurezza, fino all'approvazione del nuovo piano di controllo. Con deliberazione della Giunta provinciale n. 80 in data 19 maggio 2011 sono state approvate le nuove disposizioni tecnico-operative in ordine al piano di controllo del cinghiale per il periodo 2011-2015. Rispetto al precedente piano sono state apportate le seguente modifiche: 1. determinazione degli obiettivi gestionali, riassumibili in eradicazione, controllo e gestione venatoria + controllo : l'eradicazione è stata prevista nella fascia della pianura, sul Baldo e nella fascia delle colline moreniche del lago di Garda. Nella Lessinia al di sopra dei 900 m s.l.m. è stato previsto il solo controllo, mentre al di sotto di tale quota il controllo è stato associato al prelievo venatorio da attuarsi nei mesi di novembre-gennaio su autorizzazione regionale sentito l'i.s.p.r.a.. 2. prelievo consentito solo all'appostamento da altana, con la girata e con i chiusini E' stato invece bandito il prelievo alla cerca in ragione della sua pericolosità; 3. ampliamento degli orari per il prelievo da altana, considerando che il cinghiale possiede abitudini prettamente notturne; 4. migliore regolamentazione del prelievo con la girata, analogamente che per il prelievo venatorio. Sono state dettagliate tutte le procedure per l'organizzazione e lo svolgimento delle necessarie operazioni, con particolare riferimento a quelle relative alle misure di sicurezza da adottare e le necessarie abilitazioni (conduttore e cane limiere) da possedere; 5. rimodulazione de prezzo di vendita delle carcasse (da 1,5 euro a 1,2 euro/kg di peso) e della percentuale (da 10% a 25%) da assegnare al soggetto abbattitore, a titolo di rimborso spese; 6. diversa ripartizione delle somme introitate dalla Provincia per la vendita delle carcasse al Centro di lavorazione.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 8/27 Le nuove disposizioni hanno determinato un maggior interesse verso il controllo di questa specie ed hanno consentito nel 2011 il prelievo di 67 cinghiali, conferiti poi al Centro di lavorazione per la successiva commercializzazione. L'ISPRA ha formulato parere favorevole alla proposta di piano di controllo predisposta dalla Provincia per il periodo 2011-2015. A partire dalla stagione venatoria 2010/2011 è stato dato inizio al prelievo venatorio del cinghiale nella provincia di Verona, ed in particolare nella Lessinia a valle dei 900 m s.l.m.. La Provincia di Verona ha elaborato un proprio piano di gestione sulla base degli indirizzi preventivamente approvati dalla Regione, che è stato sottoposto favorevolmente all'i.s.p.r.a. per essere successivamente condiviso e approvato dalla Regione con apposita deliberazione. Complessivamente nel periodo dicembre-gennaio 2011 sono stati abbattuti n. 122 cinghiali, contro i 347 capi della stagione venatoria successiva 2011/2012 (rispetto agli 800 assegnati): i dati relativi al prelievo sono riassunti nella relazione allegata. Emerge un incremento significativo degli abbattimenti, quale risultanza di un maggior interesse dei cacciatori verso questa specie nonché di una migliore organizzazione delle squadre di girata. Da rilevare il fatto che il cinghiale in provincia di Verona è specie cacciabile da solo due anni e quindi è evidente la mancanza di una specifica tradizione venatoria soprattutto per quanto riguarda le fome di caccia collettiva, nella fattispecie rappresentate dalla sola girata. Con l'apertura della caccia del cinghiale vi è stato indubbiamente un forte imput nella formazione e nel rilascio delle specifiche abilitazioni, sia quale cacciatore di cinghiale che conduttore di cane limiere. Proprio sul fronte della formazione la Provincia sin da subito ha previsto l'obbligatorietà del la formazione per poter accedere al prelievo del cinghiale in ogni sua forma, all'aspetto e con la girata. In questa direzione si intende, naturalmente, proseguire anche in futuro, soprattutto attraverso la sensibilizzazione delle associazioni venatorie affinchè venga abilitato un maggior numero di cani limiere.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 9/27 PROPOSTA GESTIONALE PER LA STAGIONE VENATORIA 2012/2013 Per la stagione venatoria 2012/2013 il prelievo del cinghiale verrà effettuato secondo le modalità già previste per le due passate stagioni 2010/2011 e 2011/2012 nelle more dell'approvazione del nuovo Piano faunistico venatorio regionale, che conterrà appunto contenere il piano di gestione di questa specie. In particolare vengono confermati gli obiettivi gestionali, le zone interessate al prelievo (Unità di gestione Lessinia), le modalità di prelievo (all'aspetto da appostamento e con la girata), i tempi e orari e il piano di abbattimento (n. 800 capi complessivi, distinti per sesso e classe d'età, da ripartire tra i vari ATC, Comprensori alpini e Aziende faunistico-venatorie). Il precedente piano di gestione aveva ricevuto il parere tecnico favorevole dell'ispra. Nella precedente stagione venatoria il piano di gestione del cinghiale predisposto dalla Provincia di Verona è stato approvato con deliberazione della Giunta n. 183 in data 13 ottobre 2011, che ha modificato la precedente n. 266 del 25 novembre 2010. 1. Criteri per l individuazione delle Unità di gestione provvisorie La deliberazione regionale n. 2088 del 3 agosto 2010 che approva i primi indirizzi per la gestione del cinghiale nel Veneto stabilisce i criteri fondamentali per l individuazione, da parte delle Province, delle Unità di gestione della specie. In particolare individua 3 tipologie di territorio che, in considerazione delle densità sostenibili dal contesto ambientale in relazione all'impatto che la specie può avere sia sull'ambiente naturale, sia sulle attività antropiche, vengono distinte in: Aree A: dove il cinghiale non è presente o dove il cinghiale non è in alcun modo compatibile con il contesto (agricoltura intensiva e specializzata/di pregio, viabilità, biocenosi vulnerabili oggetto di protezione). Obiettivo gestionale: ERADICAZIONE ( tolleranza zero ); Aree B: dove il cinghiale è presente e: aree B1: la presenza del cinghiale è consolidata (non è più perseguibile l eradicazione) ma causa comunque problemi di danni all agricoltura/impatti

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 10/27 negativi. Obiettivo gestionale: mantenimento di densità di popolazione al di sotto di una soglia di tolleranza, definita sulla base della dannosità. In queste aree l attività venatoria è incompatibile ( fortemente sconsigliata ) dal momento che l apertura della caccia tende a far massimizzare le densità ; aree B2: la presenza del cinghiale è consolidata ed è, entro certi limiti, compatibile con la realtà territoriale (agricoltura-biocenosi-viabilità); può rappresentare una risorsa faunistica. Obiettivo gestionale: mantenimento nel tempo delle condizioni ritenute compatibili, sia in termini di estensione dell area (non deve aumentare) sia di livello di danni. Può essere ammessa l attività venatoria. Fig. 1 Individuazione della fascia montana (zona Alpi) e pedemontana per la gestione del cinghiale. Tutto il territorio di pianura (con l esclusione della fascia pedemontana) è individuato a priori, sulla base dell analisi del territorio (presenza continua di aree agricole ed urbanizzate) come Area A e quindi con l obiettivo gestionale dell eradicazione.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 11/27 La fascia pedemontana viene qui individuata grossolanamente, lasciando alle Province il compito di delimitarla puntualmente, lungo confini naturali o amministrativi ben definiti, in un buffer di massimo 3 km dalla linea tracciata nella cartografia allegata. Sulla base dei criteri sopraccitati e dei dati relativi alla presenza, consistenza, prelievi sinora effettuati, tipologie colturali e danni prodotti e agli aspetti naturalistici del territorio si ritiene di suddividere, anche per la stagione venatoria 2012/2013 (analogamente che per le due precedenti stagioni), nelle more dell'approvazione del nuovo Piano faunistico-venatorio regionale, la zona alpina e pedemontana della provincia di Verona in due distinte Unità di gestione, la prima denominata Baldo, la seconda Lessinia, analogamente a quanto previsto nella passata stagione venatoria. Entrambe le Unità di gestione appartenengono per la quasi totalità alla Zona faunistica delle Alpi, fatto salvo che per una fascia collinare, per lo più appartenente alla Lessinia, comprensiva di parte del territorio dell Ambito territoriale di caccia n. 1 del Garda e dell Ambito territoriale di caccia n. 2 dei Colli. 2. Unità di gestione Monte Baldo Area A Come evidenziato nel capitolo relativo alla status della popolazione, il cinghiale è presente in modo consolidato solo in Lessinia, mentre sul Baldo vi sono solo sporadiche segnalazioni del suo insediamento in particolare nei comuni di fondovalle di Rivoli Veronese e di Caprino Veronese. Questo comporta naturalmente un diverso approccio gestionale, che non può non tener conto del fatto che comunque il cinghiale è comunque una specie alloctona in grado di determinare significativi impatti sia alle biocenosi naturali che alle colture agricole locali. Se da una parte, risulta ormai impossibile eradicare il cinghiale in Lessinia, dall altra parte si ritiene invece assolutamente necessario evitare che questa specie possa affermarsi sul Baldo ove la componente faunistica e floristica risulta di notevole pregio. Alla luce di quanto sopra per l Unità di gestione Baldo si intende perseguire l obiettivo dell eradicazione, classificando pertanto tale territorio quale Area A. La recente deliberazione della Giunta provinciale n. 80/2011 ha previsto proprio per il Baldo l'eradicazione della specie.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 12/27 I Comprensori alpini del Baldo, a formare l Unità di gestione Baldo, sono pertanto tutti classificabili Area A, dove il cinghiale è presente in modo sporadico (per non dire raro) e comunque la sua presenza non è in alcun modo compatibile con le biocenosi presenti, e almeno per quanto riguarda il fondovalle e il versante verso il lago di Garda, con l agricoltura intensiva e specializzata e di pregio (mais, vite, olivo). Appartengono a questa Unità di gestione i Comprensori alpini di: 1) Brentino Belluno, 2) Rivoli Veronese, 3) Caprino Veronese, 4) San Zeno di Montagna, 5) Costermano, 6) Torri del Benaco, 7) Brenzone, 8) Malcesine, 9) Ferrara di Monte Baldo. I Comprensori alpini sono stati istituiti sui confini dei relativi Comuni amministrativi, salvo che per Costermano, Rivoli Veronese e Caprino Veronese, i cui confini inferiori corrispondono comunque alla linea della Zona Alpi approvata con la legge regionale n. 1/2007 Piano faunisticovenatorio regionale 2007-2010. All Unità di gestione Baldo appartengono anche le porzioni dell A.T.C. n. 1 ricomprese nella fascia pedemontana (comuni di Garda, Bardolino, Affi) potenzialmente interessabili dal cinghiale in caso di espansione verso valle, conformemente a quanto previsto dalla deliberazione della Giunta regionale n. 2088 del 3 agosto 2010. COMUNE Superficie ha s.a.s.p. ha Zona Alpi Fascia pedemontana Affi 984 400* X Bardolino 5428 100* X Trentino Belluno 2597 2554 X Brenzone 5011 4504 X Caprino Veronese 4735 4014 X X Costernano 1691 1036 X X Ferrara Monte 2690 1080 X Baldo Garda 1610 800* X Malcesine 6814 6132 X Rivoli Veronese 1842 1547 X X S. Zeno di 2827 2656 X Montagna TOTALE 36229 24823 * la s.a.s.p. è quella relativa alla porzione ricompresa nella fascia pedemontana ai sensi della deliberazione regionale n. 2088/2010. 3. Unità di gestione Lessinia

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 13/27 3.1. Inquadramento ambientale I Lessini si presentano come altopiano che degrada dolcemente da nord verso sud immergendosi sotto i materiali fluviali e fluvioglaciali che, riempiendo il fondo sottostante, hanno costituito la Pianura Padana. L altopiano sembra un grande ventaglio che si apre nella Vallagarina (valle formata dal fiume Adige) fino a quella del Chiampo e del Lèogra. Le dorsali che scendono nella pianura sono come le dita di una mano : attaccate al palmo, costituito dagli alti Lessini, palmo che è troncato dalla valle dei Ronchi, la quale scende dal gruppo del Carega fino ad Ala (Tn). Gli alti Lessini corrispondono alla fascia dei boschi maturi di conifere e latifoglie mesofile (tra i 1.300 e i 1700 m) e quella dei pascoli e di altitudine e degli arbusti contorti che si estende al di sopra dei 1.700 m. E questa la fascia dei pascoli e delle malghe e quindi dell alpeggio dei bovini; è povera di boschi e di acque superficiali e ricca di fenomeni carsici. La zona, inserita per la sua quasi totalità all interno del Parco naturale regionale della Lessinia, non si presta pertanto al cinghiale, anche se comunque viene frequentata dallo stesso durante il periodo estivo. I medi Lessini costituiscono una fascia che si estende indicativamente da 850-900 m a 1.300 m ed è caratterizzata dalla presenza di boschi di latifoglie sciafile, come il rovere (Quercus rubor) e il faggio (Fagus sylvestris), inframmezzate talvolta da formazioni naturali irregolari e continue di pino silvestre (Pinus sylvestris) o da aree rimboscate artificialmente con pino nero (Pinus nigra). In Lessinia la faggeta compare solitamente sopra la quota di 1.000 m in zone caratterizzate da una piovosità media annua superiore a 1.000 mm e da una temperatura media annua compresa tra 5 e 12 C. E questa la fascia dei centri abitati principali, come Bosco Chiesanuova, Velo Veronese, Erbezzo e Sant Anna d Alfaedo, dei prati e delle poche coltivazioni ancora praticate. La morfologia è alquanto mossa: i corsi d acqua formatisi più in alto hanno scavato i vaj, che sono assimilabili ai più famosi canyons. Le pareti dei vaj sono generalmente ripide e coperte di boschi e tanto strette, che l uomo non vi ha costruito neppure le strade, che invece corrono sulle dorsali, tra i prati ben coltivati e le poche piante da frutto. I bassi Lessini costituiscono la zona collinare che si estende dalla pianura (60-70 m s.l.m.) sino a 850-900 m, caratterizzata dalla presenza boschi di castagno (Castanea sativa), tra i 400 e gli 850-900 m di altitudine, associato a volte con la roverella (Quercus pubescens), il pioppo tremulo (Populus tremula) e la betulla argentata (Betula pendula), e alle quote inferiori dalla tipica vegetazione pedemontana termofile, rappresentata dalla roverella,

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 14/27 carpino nero (Ostrya carpinifolia) e orniello (Fraxinus ornus). Accanto a queste specie tipicamente termofile ve ne sono altre con temperamento più mesofilo che scendono talora a quote più basse fin sul fondo dei vaj, rappresentate dal carpino bianco (Carpinus betulus), il cerro (Quercus cerris) e il castagno; nelle zone più fresche il sottobosco comprende inoltre il nocciolo (Corylus avellana), l acero montano (Acer platanoides), il tasso (Taxus baccata) e il sorbo montano (Sorbus aria). Estese sono inoltre le macchie di leccio (Quercus ilex) sul Monte Pastello (Lessinia occidentale). Nella fascia collinare pedemontana troviamo inoltre ampie coltivazioni di ulivo e di vite che dal fondovalle si estendono ormai sino a quote variabili tra i 400 e i 500 m, intervallate da boschetti termofili, ove proprio i cinghiali trovano le condizioni trofiche ottimali. La Lessinia è caratterizzata da spiccati fenomeni carsici che fanno si che il territorio risulti molto scarso di acque superficiali. I pochi progni esistenti sono infatti quasi sempre in secca il quanto l acqua scorre in subalveo per riemergere nell alta pianura veronese (fascia delle risorgive). La fascia dell alta pianura è occupata invece da coltivazioni di vite e di alberi da frutto (in primis ciliegio), questi ultimi soprattutto nel settore orientale (Val d Alpone). E questa un area fortemente antropizzata con bassa vocazione per la specie. 3.2. Delimitazione geografica dell Unità di gestione L Unità di gestione Lessinia comprende tutti i Comprensori alpini (n. 14) inclusi dal Piano faunistico venatorio nella macroarea Lessinia (distinta dalla macroarea Baldo dal Piano faunistico venatorio provinciale), nonché da una parte, corrispondente alla fascia pedemontana (territori estranei alla Zona faunistica delle Alpi), dell Ambito territoriale di caccia n. 1 del Garda (parte del comune di Verona, Negrar, Sant Ambrogio di Valpolicella, Marano di Valpolicella e San Pietro Incariano) e dell Ambito territoriale di caccia n. 2 dei Colli (comuni di Grezzana, Tregnago, San Giovanni Ilarione, parte di San Mauro di Saline, Vestenanova, Mezzane di Sotto, Illasi, Cazzano di Tramigna, Montecchia di Crosara, Roncà, Soave, Monteforte d Alpone, Lavagno e San Martino Buon Albergo). L'Unità di gestione proposta corrisponde a quella istituita nelle due precedenti stagioni venatorie. L Unità di gestione Lessinia comprende pertanto:

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 15/27 1. Parco naturale regionale della Lessinia, estraneo alla gestione venatoria (caccia e controllo) ma comunque ricompreso nella macrozona Lessinia dal punto di vista geografico. In quanto parco naturale viene comunque escluso dall Unità di gestione Lessinia ; 2. Zona faunistica delle Alpi comprendente dei seguenti 14 Comprensori alpini (o parti di essi) e delimitata inferiormente dal Piano faunistico venatorio regionale 2007-2012: Dolcè, Sant Ambrogio di Valpolicella, Sant Anna d Alfaedo, Erbezzo Bosco Chiesanuova, Roverè Veronese, Selva di Progno, Velo Veronese, Fumane, Negrar, Cerro Veronese, Marano di Valpolicella, Badia Calavena, San Mauro di Saline. La s.a.s.p. complessiva (considerando che i confini dei Comprensori non corrispondono sempre a quelli comunali) risulta pari a: 30.177 ha; 3. fascia pedemontana (come individuata dalla Regione Veneto e integrata con la presente proposta) rappresentata ai seguenti comuni o parte di essi Marano di Valpolicella, Negrar, Verona, Grezzana, Tregnago, Vestenanova (fascia montana), San Giovanni Ilarione, San Mauro di Saline, Mezzane di Sotto, Cazzano di Tramigna, Montecchia di Crosara, Roncà. Il limite superiore è rappresentato dalla linea della Zona Alpi mentre quello inferiore, procedendo da ovest verso est, dal confine inferiore dei Comprensori alpini di Sant Ambrogio di Valpolicella e di Fumane, dal confine superiore del comune di San Pietro Incariano, dalla strada statale n. 12 per quanto riguarda il comune di Verona, dal confine inferiore dei comuni di Mezzane di Sotto, Tregnago, Cazzano di Tramigna e Montecchia di Crosara. La s.a.s.p.complessiva di questa fascia è pari a circa 30.700 ha; 4. fascia dell alta pianura: a valle della fascia pedemontana esclusivamente nel settore orientale della Provincia (ad est di Verona) dal limite inferiore della fascia pedemontana alla strada statale n. 11. Tale area non rientra nel buffer di 3 km dal limite inferiore della fascia pedemontana previsto dalla deliberazione regionale n. 2088/2010. La s.a.s.p. complessiva di questa area è pari a circa 8.400 ha, ancorché la sua quasi totalità non risulti vocata al cinghiale. Qui di seguito vengono riassunti i dati relativi alle superfici totali dei singoli comuni interessati e agro-silvo-pastorali. COMUNE Superficie ha s.a.s.p. ha Zona Alpi Fascia pedemontan a Fascia alta pianura

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 16/27 Dolcè 3086 2267 X S. Anna d Alfaedo 4365 3667 X S. Ambrogio V.lla 2350 1770 X X San Pietro 2025 1427 X Incariano Erbezzo 3186 3071 X Bosco Chiesanuova 6471 3490 X Selva di Progno 4121 3471 X Velo Veronese 1907 1602 X Cerro Veronese 1017 747 X Roverè Veronese 4633 2523 X Fumane 3428 3126 X San Mauro di Saline 1111 1026 X Marano di Valp. 1863 1739 X X Badia Calavena 2687 2059 X Negrar 4039 3638 X X Verona 19908 9570 X Grezzana 4963 4502 X Tregnago 3743 2679 X Vestenanova 2393 1640 X San Giovanni Ilarione 2432 2130 S. M. Buon Albergo 3486 2928 X Illasi 2504 2112 X Colognola ai Colli 2083 1608 X Montec. di Corsara 2106 1544 X Mezzane di Sotto 1959 1773 X Cazzano di 1227 1108 X Tramigna Roncà 1824 1670 X Lavagno 1464 1100 X Soave 2267 1797 X Monteforte d Alpone 2040 1728 X 3.3. Istituti di protezione e privati presenti La parte superiore dei Lessini, confinante con le province di Trento e di Vicenza, è interessata dal Parco naturale regionale della Lessinia che, per quanto riguarda la provincia di Verona, si estende per una superficie di 10.201,00 ettari sui comuni di Bosco Chiesanuova, Erbezzo, Dolcè, Fumane, Grezzana, Marano di Valpolicella, Roncà, Roverè Veronese, San Giovanni Ilarione, Velo Veronese, Selva di Progno e Vestenanova. Da rilevare il fatto che il parco risulta costituito da un corpo unico situato nella parte superiore

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 17/27 dei comuni di Dolcè, Sant Anna d Alfaedo, Erbezzo, Bosco Chiesanuova e Selva di Progno, che si prolunga nella parte superiore dei relativi vaj, e da una serie di zone sparse sul territorio dell alta e media Lessinia (vedesi cartografia allegata) di interesse naturalistico e/o geologico. Appartengono al Parco isole di diversa estensione, individuate come aree da sottoporre a regime di protezione per la presenza di emergenze naturalistiche e paesaggistiche di elevato valore. L Unità di gestione è inoltre caratterizzata dalla presenza di n. 2 foreste demaniali, entrambe in Vallagarina nel comune di Dolcè e di n. 13 zone di ripopolamento e cattura, di cui comunque solo 6 collocate nella fascia montana e pedemontana (comuni di Grezzana, Badia Calavena e Tregnago); tutte le altre infatti si trovano nel fondovalle, comunque al di sopra della strada statale n. 11. Da segnalare inoltre l esistenza, all interno dell Unità di gestione Lessinia, di n. 2 oasi (vajo Galina-Torricelle nel comune di Verona e Musella nel comune di San Martino Buon Albergo). Nel Comprensorio alpino di Bosco Chiesanuova vi è inoltre una azienda agro-turisticovenatoria; vi sono inoltre 3aziende faunistico venatorie, rispettivamente nei comuni di Tregnago/Illasi/Cazzano di Tramigna, di Verona (loc. Cancello-Trezzolano) e di Negrar. 3.4. Classificazione delle Aree di gestione Per quanto riguarda la Lessinia, a differenza del Baldo, si propone una gestione del cinghiale diversificata che preveda nelle zone superiori (al di sopra dei 900 m di altitudine) il solo prelievo in forma di controllo (Area B1), mentre alle quote inferiori a 900 m (limite superiore del fascia a castagno e roverella) il prelievo in forma di caccia associato al prelievo in forma di controllo da massimizzare durante il periodo primaverile-estivo con le tecniche di minor impatto, al fine di prevenire i danni alle colture agricole di maggior pregio o al fine del raggiungimento del piano di abbattimento assegnato (Area B2). Viene altresì individuata un ulteriore area, classificata Area A (obiettivo eradicazione ) nelle zone di bassa collina e pianeggianti a valle dell Area B2, esclusivamente nel settore orientale della Provincia (ad est di Verona) dal limite inferiore della fascia pedemontana alla strada statale n. 11. Tale area non rientra nel buffer di 3 km dal limite inferiore della fascia pedemontana previsto dalla deliberazione regionale n. 2088/2010. In tale zona si rende necessaria l eradicazione anche in ragione dell elevato grado di antropizzazione del territorio, ancorché trattasi di un territorio non propriamente vocato alla specie ma

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 18/27 comunque potenzialmente frequentabili con i conseguenti problemi in ordine alla pubblica sicurezza (oltre che in ordine ai danni arrecabili alle colture agricole di pregio). Per quanto riguarda, invece, l alta Lessinia essa risulta interessata dalla presenza del Parco naturale regionale della Lessinia, ove l eventuale gestione (controllo) del cinghiale dovrà essere programmata dall ente gestore. A tal proposito si evidenzia il fatto che la Provincia di Verona ha sollecitato il Parco ad intervenire nel controllo del cinghiale. Si ritiene di classificare la fascia superiore ai 900 m di altitudine quale Area B1 e non Area A in quanto appare assolutamente improbabile l obiettivo dell eradicazione della specie in considerazione dell esistenza di rapporti di continuità con i territori sottostanti destinati alla gestione venatoria della specie: nello stesso tempo, tuttavia, si ritiene necessario intervenire in tale contesto con l attività di controllo con l obiettivo di contenere al massimo la densità animale. Al di là della diversa classificazione resta il fatto che le metodiche adottate (controllo e non caccia) sono le stesse. Il fatto di aver inserito, infine, anche le zone collinari e di fondovalle interessate dall attività agricola a vite, olivo e alberi da frutto (quote inferiori a 500 m), all interno dell Area B2, è motivato dalla necessità di evitare una frammentazione nella gestione della specie. Il territorio dei bassi Lessini non possiede infatti caratteristiche di omogeneità ma piuttosto risulta costituito da una variegata alternanza di colture arboree (vite, olivo, ciliegio, piante da frutto) inframmezzate da boschetti termofili, che costituiscono l ambiente ottimale per il cinghiale, soprattutto durante i mesi invernali quando è consentito il prelievo venatorio. Risulterebbe infatti tecnicamente impossibile distinguere le zone coltivate da quelle a bosco in quanto fra loro non esiste una separazione netta che consenta l individuazione di aree ben distinte e di superficie tale da consentire una differenziazione della gestione del cinghiale.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 19/27 Fig. 2 Fasce altitudinali della Lessinia La collocazione del limite tra la zona B1 e la zona B2 ad una quota altimetrica, rispetto che a un confine amministrativo o fisico, non determina alcun problema alla programmazione e controllo del prelievo venatorio in quanto comunque gli interventi, sia quelli all aspetto che con la girata, verranno autorizzati dall istituto di gestione pubblico o privato, che avrà pertanto modo di valutare di volta in volta il possesso dei requisiti altitudinali stabiliti dal relativo piano di gestione del cinghiale. Il posizionamento del confine inferiore dell Unità di gestione con le strade statali n. 11 e 12, se da una parte consente l inclusione nella zona interessata dal prelievo venatorio di porzioni di territorio di pianura (seppure in modo limitato) non propriamente vocate al cinghiale, dall altra tuttavia consente di stabilire confini certi ed insindacabili. In tali aree comunque in caso di presenza occasionale di cinghiali si procederà con il loro prelievo in attività di controllo (eradicazione) come stabilito dalla delibera regionale n. 2088/2010.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 20/27 Legenda: NERO = Parco della Lessinia, GRIGIO SCURO = Area B1, GRIGIO CHIARO Fig. 3 Suddivisione dell Unità di gestione nelle diverse Aree soggette a prelievo venatorio e/o caccia. In sintesi si propone la seguente classificazione per l Unità di gestione Lessinia : 1. Area B1 controllo: aree situate a quote superiori a 900 m s.l.m. Comprensori e Comuni interessati: Dolcè, Fumane, Bosco Chiesanuova, Sant Anna d Alfaedo, Erbezzo, Roverè Veronese, Velo Veronese, Selva di Progno. L area B1 è limitata superiormente dal confine del Parco naturale regionale della Lessinia, che si estende mediamente al di sopra dei 1.100-1.200 m s.l.m. Quest area costituisce una fascia cuscinetto dell estensione di qualche chiolometro nei confronti del Parco della Lessinia; 2. Area B2 prelievo venatorio e controllo: aree situate a quote inferiori a 900 m e con limite inferiore rappresentato dai seguenti confini: fiume Adige ad ovest, a sud, procedendo da ovest verso est, confine inferiore dei Comprensori alpini di Sant Ambrogio di Valpolicella e di Fumane, confine inferiore dei Comuni amministrativi di Marano di Valpolicella e Negrar, strada statale n. 12 (comune di

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 21/27 Verona), confine inferiore dei comuni di Mezzane di Sotto, Tregnago, Cazzano di Tramigna, Montecchia di Crosara, ad est confine con la provincia di Vicenza; 3. Area A - eradicazione: in cui la Provincia intende perseguire l'obiettivo di eradicazione della specie mediante attività di controllo con le modalità dalla stessa stabilite e conformemente al parere dell'ispra. Ricadono in quest'area i territorio a valle dell'area B2. 4. Piani di prelievo 4.1. Unita di gestione Baldo Nell Unità gestionale Baldo l obiettivo gestionale è rappresentato dall eradicazione del cinghiale in quanto la specie è presente in modo occasionale e comunque non è in alcun modo compatibile con il contesto ambientale e faunistico presente, analogamente che per le zone di pianura, ai sensi della deliberazione regionale n. 2088/2010. Ogni esemplare avvistato, a prescindere dal sesso e dalla classe d età, dovrà pertanto essere abbattuto in modo da evitare che la specie possa attecchire. Gli interventi interesseranno anche la fascia morenica che caratterizza il basso lago di Garda, ove recentemente è stata segnalata la presenza del cinghiale, nonché soprattutto la Val d Adige, con particolare riferimento ai Comprensori di Rivoli Veronese e di Brentino Belluno. Gli abbattimenti, infine, potranno interessare in estate anche le zone alle quote maggiori ove occasionalmente viene segnalata la presenza di esemplari, spesso frutto di ibridazioni con maiali. 4.2. Unità di gestione Lessinia L Unità di gestione Lessinia prevede al suo interno la possibilità di praticare l esercizio venatorio al cinghiale, associato al controllo da svolgersi con l obiettivo della riduzione dei danni alle attività agricole e all impatto alle biocenosi presenti. L Unità è stata suddivisa in 3 aree a diversa gestione: la prima, quella superiore (Area B1), si sviluppa al di sopra dei 900 m (850-900 m s.l.m.) sino al confine inferiore del Parco naturale regionale della Lessinia, limite superiore della fascia del castagno e della roverella, la seconda, ove è possibile solo il controllo, la seconda, quella principale (Area B2), estesa fino al limite della fascia pedemontana (collinare) con quella dell alta pianura, ove è consentita la caccia assieme al controllo, la terza area, di limitata estensione,

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 22/27 interessa la fascia di pianura fino alla strada statale n. 11 (e autostrada A4 Milano- Venezia), quale limite fisico insormontabile per il cinghiale, ove è possibile solo l eradicazione. Va innanzitutto premessa la mancanza di dati di presenza della specie desunti da censimenti; la consistenza della specie nelle diverse aree è infatti attualmente stimata sulla base della consistenza degli abbattimenti effettuati per unità di sforzo (le uscite tuttavia non sono equamente ripartite in quanto legate alla disponibilità degli operatori), dei danni stimati alle attività agricole e dell incidenza dei sinistri stradali. Sono stati altresì utilizzate le informazioni, in ordine alla presenza, consistenza e distribuzione del cinghiale sul territorio, fornite agli uffici dal personale del Corpo di Polizia provinciale, dai Comprensori alpini e A.T.C. interessati e da singoli cacciatori Sulla base di quanto sopra è possibile stimare indicativamente le seguenti densità venatorie (in assenza di stime precise sulle attuali consistenza animali sono state utilizzate le stime di densità dello scorso anno). Il piano di gestione proposto, nelle more dell'approvazione del nuovo Piano faunistico-venatorio regionale prevista entro il 31 gennaio 2013, risulta uguale (sia in termini qualitativi che quantitativi) a quello previsto nelle due passate stagioni venatorie e che era stato strutturato sulla base delle indicazioni tecniche dell'i.s.p.r.a. Da rilevare il fatto che ad oggi non è stato ancora organizzato il censimento di questa specie a livello di macroarea, mentre invece sono state effettuati conteggi in siti circoscritti in presenza di governe e utilizzando fototrappola. In ogni caso si segnala un incremento diffuso della specie, ritenendo pertanto le stime di densità indicate sicuramente inferiori alla situazione reale (soprattutto nell'area B2). A titolo prudenziale, alla luce anche della difficoltà di completare i piani assegnati (nella passata stagione è stato abbattuto circa il 40% del contingente assegnato), tuttavia, vengono considerate, ai fini della programmazione del prelievo venatorio, le seguenti densità medie: Area B1 quote comprese tra 900 e 1.100/1.200 m s.l.m.: densità bassa pari a 1-2 capi/100 ha; Area B2 quote inferiori a 900 m: densità media pari a 2-4 capi/100 ha (valore medio pari a 3 capi/100 ha). A titolo prudenziale, in assenza di censimenti, si è ritenuto opportuno considerare un valore di densità piuttosto basso, benché localmente esso risulta maggiore e sicuramente non inferiore a 7-8 capi/100 ha.

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 23/27 Considerando che l Area B1 ha uno sviluppo di circa 11.250 ha, rispetto ai circa 49.700 ha dell Area B è possibile stimare una consistenza animale, suddivisa per zona, pari a: Area B1 (solo controllo): n. 112 225 capi; Area B2 (caccia e controllo): n. 1.000 2.000 capi. In relazione agli obiettivi gestionali stabiliti è possibile stimare le seguenti % di prelievo: 75-80 %: area a gestione controllo (in essa è bandito il prelievo venatorio); 40-70 %: area a gestione venatoria. Nell Area B1, in presenza di basse densità animali, ma nello stesso tempo in presenza di un territorio poco adatto alla specie ( obiettivo: mantenimento di densità di popolazione al di sotto di una soglia di tolleranza, definita sulla base della dannosità ), si ritiene di adottare un piano di abbattimento non inferiore al 70-80% della consistenza della popolazione. Da precisare che nell'area B1 non è consentito comunque il prelievo venatorio. Per quanto riguarda l Area B2 (ove sarà consentito anche il prelievo venatorio, oltre che il controllo) viene previsto in particolare un piano in attività di caccia pari al 40% della consistenza della popolazione, da incrementare, eventualmente, fino al 70% della consistenza stimata con il prelievo in controllo, nelle zone maggiormente interessate da danni alle attività agricole, e comunque a seguito del monitoraggio della popolazione. Sulla base delle stime delle densità di cinghiali presenti si evincono pertanto i seguenti quantitativi di prelievo: Area B1: minimo n. 170 capi/anno Area B2: n. 800 capi/anno. Il contingente assegnato è suddiviso per classi d'età con un prelievo a carico delle classi giovani (rossi e striati) pari al 50% del piano complessivo e il restante 50% a carico delle classi adulte (20% maschi e 30% femmine). Ricapitolando: striati e rossi:(0-12 mesi): 50% del piano complessivo; adulti (>12 mesi): 50% del piano complessivo (20% maschi e 30% femmine). Quindi: Area B1: non meno di 85 tra striati e rossi e non meno di 85 adulti (20% maschi e 30% femmine), per un totale di 170 capi;

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 24/27 Area B2: n. 400 tra striati e rossi + n. 160 maschi + n. 240 femmine, per un totale di 800 capi. Il contingente, distinto per sesso e classe d età, verrà successivamente ripartito tra i Comprensori, Ambiti territoriali di caccia n. 1 e 2 e aziende faunistico venatorie, in modo da mantenere le proporzioni tra classi di età e di sesso per ciascuna sub-unità gestionale. La ripartizione dei capi tra i vari istituti di gestione risulta indispensabile ai fini della programmazione, attuazione e monitoraggio del prelievo, sia esso nella forma della caccia che del controllo, che sono demandate agli stessi con il coordinamento provinciale. Per ogni capo abbattuto (sia nella forma del prelievo venatorio che del controllo) verranno rilevati i dati biologici e biometrici (sesso, età, peso), come da scheda allegata alla presente proposta, per la ricostruzione delle dinamiche di popolazione ai fini delle pianificazioni successive. Sarà inoltre conservata la mandibola per la successiva valutazione della classe d'età. 5. Regolamentazione del prelievo La deliberazione regionale n. 2088/2010 in ordine alla regolamentazione dell attività venatoria, prevede quanto segue: va fatta sulla base di piani di prelievo selettivi (adulti, subadulti/rossi, striati); periodo di caccia da calendario: dal 1 novembre al 31 gennaio; eventualmente possono essere autorizzati periodi diversi, ai sensi della normativa vigente in materia di prelievo selettivo degli ungulati, previo parere ISPRA; metodi di caccia ammessi: vagantiva senza cane o all aspetto (da altana); vietata in ogni modo ogni forma di caccia collettiva (braccata o battuta), con l eccezione della girata, eseguita in base a disposizioni regionali; (.); Per la stagione venatoria 2012/2013 viene riproposta la stessa regolamentazione applicata nelle due passate stagioni venatorie 2010/2011 e 2011/2012. Il prelievo venatorio verrà effettuato nel seguente modo: 1. con il sistema dell aspetto da un'ora prima dell'alba ad un'ora dopo il tramonto (come per la caccia di selezione agli ungulati); 2. prelievo con il metodo della girata, attuata con un unico cane, portato al guinzaglio da un conduttore abilitato, nonché da un numero limitato di poste (fino

ALLEGATOB alla Dgr n. 2154 del 23 ottobre 2012 pag. 25/27 ad un massimo di 12), collocate presso i punti di passaggio dei cinghiali. E' consentito l'utilizzo di un solo cane limiere appartenente alle razze comunemente utilizzate e specificatamente riconosciute dall'enci, ancorchè non necessariamente ancora in possesso del relativo brevetto, in attesa di poter abilitare un numero sufficiente di cani. A partire dalla stagione 2013/2014 tutti i cani dovranno essere invece abilitati quali cani da limiere ; 3. non si intende invece ricorrere all'utilizzo del metodo della cerca in quanto ritenuta troppo pericolosa per l'incolumità degli operatori impegnati e dei possibili fruitori del territorio interessato dagli interventi. L assegnazione dei cinghiali da abbattere e le procedure di registrazione delle uscite e dei capi abbattuti saranno le medesime già previste per la caccia di selezione agli ungulati, dove preponderante risulta il ruolo delle Riserve alpine, A.T.C. e concessionari di aziende faunistico venatorie nell organizzazione e attuazione delle uscite (incluse quelle relative alla girata): agli stessi istituti (inclusi quelli privati) spetteranno i compiti della rendicontazione del prelievo. Per quanto riguarda l'attività venatoria al cinghiale valgono le seguenti disposizioni: contingente prelavabile: il numero di capi prelevabili, distinto per sesso e classe d'età, è stabilito dalla Provincia sulla base di piani di prelievo selettivi (adulti, rossi, striati) sottoposto a parere dell'i.s.p.r.a.; periodo di caccia: dal 1 novembre al 31 gennaio 2012; giornate di caccia: come da calendario venatorio regionale, integrato dalle direttive per il prelievo del cinghiale approvate dalla Provincia di Verona; orario di caccia: da un'ora prima del sorgere del sole ad un ora dopo il tramonto ai sensi dell articolo 18, comma 7, della legge n. 157/1992; metodi di caccia ammessi: all aspetto da appostamento e in girata. Sono vietate tutte le altre forme di prelievo, quali la cerca, la battuta e la braccata. Le disposizioni specifiche in ordine alle modalità di organizzazione (in capo agli AATTC, Comprensori alpini o AFV) e di svolgimento (con particolare riferimento all'assegnazione dei capi da abbattere, autorizzazione e registrazione delle uscite e dei capi abbattuti, analogamente che per il prelievo selettivo dei Cervidi e Bovidi, saranno quelle già stabilite dalla Provincia di Verona con deliberazione della Giunta provinciale n. 183 del 13 ottobre 2011, allegata alla presente;