L'ARTICOLO DI CRONACA Un buon artocolo di cronaca deve dispondere a 5 domande essenziali:

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L'ARTICOLO DI CRONACA Un buon artocolo di cronaca deve dispondere a 5 domande essenziali: CHI = il soggetto di cui si parla COSA = i fatti che gli sono accaduti o che ha commesso PERCHE' = le cause che hanno provocato i fatti o le azioni QUANDO = il momento in cui sono avvenuti i fatti o le azioni DOVE = il luogo in cui sono avvenuti i fatti o le azioni ESERCIZIO Nella prossima pagina troverai un articolo di cronaca: prova a individuare i cinque elementi che ti abbiamo spiegato e a spostarli nelle apposite caselle. Trova anche le informazioni aggiuntive (che arricchiscono la notizia di particolari) e colorale di rosso Ogni buon articolo presuppone diversi livelli di lettura: 1. c'è chi legge solo il titolo che quindi ha insieme la funzione di fornire informazioni ma anche di incuriosire per invitare a continuare 2. c'è chi legge solo le prime righe, che quindi hanno il compito di riassumere in sintesi la notizia = 3. c'è chi legge tutto l'articolo e quindi si aspetta, rispetto al titolo e al lead di avre informazioni più precise e dettagliate sulla vicenda 1

SCAMBIATO PER UN BOSS DELLA DROGA La parabola dell uomo sbagliato Sette anni, cinque mesi e dieci giorni di carcere da innocente, dodici anni di battaglie giudiziarie, la perdita dell azienda fallita durante la detenzione, la morte del padre stroncato dalle accuse contro il figlio, l abbandono della fidanzata, persino il cane spirato alla fine di un lungo digiuno per l assenza del padrone. Daniele Barillà, imprenditore di Nova Milanese, scambiato per uno spacciatore che aveva anche lui una Fiat Tipo rossa, è diventato il simbolo della giustizia ingiusta. E ha ottenuto un indennizzo di 2,6 milioni per «danno esistenziale», finalmente riconosciuto accanto a quello biologico. L odissea di Daniele Barillà cominciò nel febbraio 92, quando i carabinieri del Ros avevano dato vita in varie regioni all operazione Pantera, sgominando un organizzazione internazionale di trafficanti di droga e sequestrando 300 chili di cocaina. All inchiesta avevano partecipato il tenente colonnello Michele Riccio (finito a sua volta in guai giudiziari, accusato di utilizzare cocaina per pagare gli informatori) e il «Capitano Ultimo», l ufficiale che catturò Riina. I carabinieri arrestarono uno dei boss mentre trasportava su una Fiat Uno, verso Nova, un carico di 50 chili di cocaina. Dietro di lui viaggiava, ignaro, Daniele Barillà: guidava una Tipo rossa ritenuta dagli investigatori un auto di scorta al boss. A nulla valsero le sue proteste di innocenza. Barillà fu arrestato per concorso e complicità in traffico internazionale di sostanze stupefacenti, e condannato nel dicembre 93 dal tribunale di Livorno a 18 anni. In appello, a Firenze, la pena fu ridotta a 15 anni, confermati dalla Cassazione nel 96. Eppure i dubbi erano già tali da spingere il procuratore di Milano, Borrelli, a scrivere nel 95 una lettera aperta ai colleghi di Livorno e Genova per invitarli a riaprire il caso. Non ci fu nulla da fare, finché un pregiudicato milanese, Alessandro Crisafulli, in carcere da tempo, confessò di essere lui l autista della Tipo rossa individuata dai carabinieri durante i pedinamenti. Barillà, proprietario di un auto identica e con alcuni numeri di targa coincidenti, si era trovato per caso nella scia del boss, mentre rientrava a casa. L imprenditore ottenne la revisione del processo, che aveva già chiesto inutilmente una prima volta. Il 19 luglio 2000 fu prosciolto con la formula più ampia dalla corte d Appello di Genova: gli investigatori chiamati a testimoniare confermarono che sì, era proprio Crisafulli l uomo visto sulla Tipo rossa durante il pedinamento. Nel giugno 2001 fu avviata la causa civile per la richiesta di risarcimento: 12 miliardi di lire. L Avvocatura dello Stato fa ricorso. La Cassazione di Milano ieri si è pronunciata definitivamente, limando la cifra a 2,6 milioni di euro. <<Finalmente giustizia è fatta ha dichiarato commosso l'imprenditore all'uscita dal tribunale anche se nessuno mi restituirà più tutto quello che ho perso in questi anni>>. QUANDO DOVE l 19 luglio 2000 CHI COSA PERCHE' COLORA IN ROSSO NEL TESTO LE INFORMAZIONI AGGIUNTIVE 2

SCAMBIATO PER UN BOSS DELLA DROGA La parabola dell uomo sbagliato Sette anni, cinque mesi e dieci giorni di carcere da innocente, dodici anni di battaglie giudiziarie, la perdita dell azienda fallita durante la detenzione, la morte del padre stroncato dalle accuse contro il figlio, l abbandono della fidanzata, persino il cane spirato alla fine di un lungo digiuno per l assenza del padrone. Daniele Barillà, imprenditore di Nova Milanese, scambiato per uno spacciatore che aveva anche lui una Fiat Tipo rossa, è diventato il simbolo della giustizia ingiusta. E ha ottenuto un indennizzo di 2,6 milioni per «danno esistenziale», finalmente riconosciuto accanto a quello biologico. L odissea di Daniele Barillà cominciò nel febbraio 92, quando i carabinieri del Ros avevano dato vita in varie regioni all operazione Pantera, sgominando un organizzazione internazionale di trafficanti di droga e sequestrando 300 chili di cocaina. All inchiesta avevano partecipato il tenente colonnello Michele Riccio (finito a sua volta in guai giudiziari, accusato di utilizzare cocaina per pagare gli informatori) e il «Capitano Ultimo», l ufficiale che catturò Riina. I carabinieri arrestarono uno dei boss mentre trasportava su una Fiat Uno, verso Nova, un carico di 50 chili di cocaina. Dietro di lui viaggiava, ignaro, Daniele Barillà: guidava una Tipo rossa ritenuta dagli investigatori un auto di scorta al boss. A nulla valsero le sue proteste di innocenza. Barillà fu arrestato per concorso e complicità in traffico internazionale di sostanze stupefacenti, e condannato nel dicembre 93 dal tribunale di Livorno a 18 anni. In appello, a Firenze, la pena fu ridotta a 15 anni, confermati dalla Cassazione nel 96. Eppure i dubbi erano già tali da spingere il procuratore di Milano, Borrelli, a scrivere nel 95 una lettera aperta ai colleghi di Livorno e Genova per invitarli a riaprire il caso. Non ci fu nulla da fare, finché un pregiudicato milanese, Alessandro Crisafulli, in carcere da tempo, confessò di essere lui l autista della Tipo rossa individuata dai carabinieri durante i pedinamenti. Barillà, proprietario di un auto identica e con alcuni numeri di targa coincidenti, si era trovato per caso nella scia del boss, mentre rientrava a casa. L imprenditore ottenne la revisione del processo, che aveva già chiesto inutilmente una prima volta. Il 19 luglio 2000 fu prosciolto con la formula più ampia dalla corte d Appello di Genova: gli investigatori chiamati a testimoniare confermarono che sì, era proprio Crisafulli l uomo visto sulla Tipo rossa durante il pedinamento. Nel giugno 2001 fu avviata la causa civile per la richiesta di risarcimento: 12 miliardi di lire. L Avvocatura dello Stato fa ricorso. La Cassazione di Milano ieri si è pronunciata definitivamente, limando la cifra a 2,6 milioni di euro. <<Finalmente giustizia è fatta ha dichiarato commosso l'imprenditore all'uscita dal tribunale anche se nessuno mi restituirà più tutto quello che ho perso in questi anni>>. QUANDO ieri DOVE in Corte di Cassazione a Milano Sette anni, cinque mesi e dieci giorni di carcere da innocente, dodici anni di battaglie giudiziarie, la perdita dell azienda fallita durante la detenzione, la morte del padre stroncato dalle accuse contro il figlio, l abbandono della fidanzata, persino il cane spirato alla fine di un lungo digiuno per l assenza del padrone. Daniele Barillà, imprenditore di Nova Milanese, scambiato per uno spacciatore che aveva anche lui una Fiat Tipo rossa, è diventato il simbolo della giustizia ingiusta. E ha ottenuto un indennizzo di 2,6 milioni per «danno esistenziale», finalmente riconosciuto accanto a quello biologico. CHI Daniele Barillà imprenditore di Nova Milanese COSA ha ottenuto un indennizzo di 2,6 milioni per «danno esistenziale», finalmente riconosciuto accanto a quello biologico, PERCHE' HA SCONTATO Sette anni, cinque mesi e dieci giorni di carcere da innocente nel febbraio 92, quando i carabinieri del Ros avevano dato vita in varie regioni all operazione Pantera, sgominando un organizzazione internazionale di trafficanti di droga e sequestrando 300 chili di cocaina. I carabinieri arrestarono uno dei boss mentre trasportava su una Fiat Uno, verso Nova, un carico di 50 chili di cocaina. Dietro di lui viaggiava, ignaro, Daniele Barillà: guidava una Tipo rossa ritenuta dagli investigatori un auto di scorta al boss. Barillà fu arrestato per concorso e complicità in traffico internazionale di sostanze stupefacenti, e condannato nel dicembre 93 dal tribunale di Livorno a 18 anni. In appello, a Firenze, la pena fu ridotta a 15 anni, confermati dalla Cassazione nel 96. finché un pregiudicato milanese, Alessandro Crisafulli, in carcere da tempo, confessò di essere lui l autista della Tipo rossa individuata dai carabinieri durante i pedinamenti. Barillà, proprietario di un auto identica e con alcuni numeri di targa coincidenti, si era trovato per caso nella scia del boss, mentre rientrava a casa. L imprenditore ottenne la revisione del processo, IN ROSSO LE INFORMAZIONI AGGIUNTIVE 3

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