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O.f.S. Gi.Fra. Parrocchia S. Antonio Pescara La Regola O.f.S. - La forma di vita: Operatori di Pace.(Art. 19) Compieta del Giovedì Regola O.f.S. Articolo 19 Quali operatori di pace e memori che essa va costruita continuamente, ricerchino le vie dell unità, e delle fraterne intese, attraverso il dialogo, fiduciosi nella presenza del germe divino che è nell uomo e nella potenza trasformatrice dell amore e del perdono. Messaggeri di perfetta letizia, in ogni circostanza, si sforzino di portare agli altri la gioia e la speranza. Innestati alla Risurrezione di Cristo, la quale dà il vero significato a Sorella Morte, tendano con serenità all'incontro definitivo con il Padre. Dalle Costituzioni dell O.f.S. Art. 23 1. La pace è opera della giustizia e frutto della riconciliazione e dell amore fraterno65. I francescani secolari sono chiamati ad essere portatori di pace nella loro famiglia e nella società: curino la proposta e la diffusione di idee e di atteggiamenti pacifici; sviluppino iniziative proprie e collaborino, singolarmente e come Fraternità, alle iniziative del Papa, delle Chiese particolari e della Famiglia Francescana; collaborino con i movimenti e le istituzioni che promuovono la pace nel rispetto dei suoi fondamenti autentici. 2. Pur riconoscendo il diritto sia personale che nazionale alla legittima difesa, apprezzino la scelta di coloro che, per obiezione di coscienza, rifiutano di «portare armi». 3. Per salvaguardare la pace nella famiglia, i fratelli facciano a tempo debito il testamento dei propri beni. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dalla Leggenda Perugina (FF 1593) 1593. In quello stesso periodo, mentre giaceva malato, avendo già composte e fatte cantare le Laudi, accadde che il vescovo di Assisi allora in carica, scomunicò il podestà della città. Costui, infuriato, a titolo di rappresaglia, fece annunziare duramente questo bando: che nessuno vendesse al vescovo o comprasse da lui alcunché o facesse dei contratti con lui. A tal punto erano arrivati a odiarsi reciprocamente. Francesco, malato com'era, fu preso da pietà per loro, soprattutto perché nessun ecclesiastico o secolare si interessava di ristabilire tra i due la pace e la concordia. E disse ai suoi compagni: "Grande vergogna è per noi, servi di Dio, che il vescovo e il podestà si odino talmente l'un l'altro, e nessuno si prenda pena di rimetterli in pace e concordia". Compose allora questa strofa, da aggiungere alle Laudi: Laudato si, mi Segnore, per quilli ke perdonano per lo tuo amore e sustengu enfirmitate et tribulacione. Beati quilgli kel sosteranno in pace -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- O.f.S. Gi.Fra. Parrocchia S. Antonio Piazza S. Francesco 27 65123 Pescara Sito Internet: http://digilander.iol.it/ofs_sa_pe E-mail: ofs_sa_pe@libero.it

ka da te, Altissimo, sirano coronati. Poi chiamò uno dei compagni e gli disse: "Vai, e di' al podestà da parte mia, che venga al vescovado lui insieme con i magnati della città e ad altri che potrà condurre con sé. Quel frate si avviò, e il Santo disse agli altri due compagni: "Andate, e cantate il Cantico di frate Sole alla presenza del vescovo e del podestà e degli altri che sono là presenti. Ho fiducia nel Signore che renderà umili i loro cuori, e faranno pace e torneranno all'amicizia e all'affetto di prima". Quando tutti furono riuniti nello spiazzo interno del chiostro dell'episcopio, quei due frati si alzarono e uno disse: "Francesco ha composto durante la sua infermità le Laudi del Signore per le sue creature, a lode di Dio e a edificazione del prossimo. Vi prego che stiate a udirle con devozione". Così cominciarono a cantarle. Il podestà si levò subito in piedi, e a mani giunte, come si fa durante la lettura del Vangelo, pieno di viva devozione, anzi tutto in lacrime, stette ad ascoltare attentamente. Egli aveva infatti molta fede e venerazione per Francesco. Finito il Cantico, il podestà disse davanti a tutti i convenuti: "Vi dico in verità, che non solo a messer vescovo, che devo considerare mio signore, ma sarei disposto a perdonare anche a chi mi avesse assassinato il fratello o il figlio". Indi si gettò ai piedi del vescovo, dicendogli: "Per amore del Signore nostro Gesù Cristo e del suo servo Francesco, eccomi pronto a soddisfarvi in tutto, come a voi piacerà". Il vescovo lo prese fra le braccia, si alzò e gli rispose: "Per la carica che ricopro dovrei essere umile. Purtroppo ho un temperamento portato all'ira. Ti prego di perdonarmi". E così i due si abbracciarono e baciarono con molta cordialità e affetto. I frati ne restarono molto colpiti, constatando la santità di Francesco, poiché si era realizzato alla lettera quanto egli aveva predetto della pace e concordia di quelli. Tutti coloro che erano stati presenti alla scena e avevano sentito quelle parole, ritennero la cosa un grande miracolo, attribuendo ai meriti di Francesco che il Signore avesse così subitamente toccato il cuore dei due avversari. I quali, senza più ricordare gli insulti reciproci, tornarono a sincera concordia dopo uno scandalo così grave. E noi, che siamo vissuti con Francesco, testimoniamo che ogni qual volta egli predicesse: "Questa cosa è così, sarà così", immancabilmente si realizzava alla lettera. E ne abbiamo visto con i nostri occhi tanti esempi, che sarebbe lungo scrivere e narrare. 2

Il tema della pace è vastissimo e complesso e abbraccia molti ambiti. Tutta la nostra Regola, e non solamente l art 19, tratta l ambito della pace: essa è un programma per divenire operatori di pace e si fonda su una specifica spiritualità di pace. Quali portatori di pace e memori che essa va costruita continuamente Già questa frase ci dà l idea di attività. Si tratta di ricerca della pace, di costruire la pace, di portare la pace. La pace emerge quindi come compito da realizzare continuamente nella vita. L essere portatori di pace è un impegno che coinvolge l AGIRE del francescano in modo continuo, costante, quotidiano, perché la pace non è mai conquistata una volta per tutte. Questo significa che l operare per la pace deve esprimersi nella ricerca e nell individuazione delle fonti e delle cause, personali e sociali, che generano l ingiustizia, l odio, la violenza, la guerra, affinchè si possa agire su di esse per eliminarle, e porre nuove fondamenta di fraternità e giustizia. In questa ricerca il francescano secolare, che per vocazione deve passare dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo, si lascia guidare dalla parola di Dio, per la quale la pace è fondamentalmente grazia, vivere nella grazia, essere nella grazia, dono di Dio. In quanto grazia essa va anzitutto invocata, attesa, ricercata, desiderata. La pace non è l assenza della guerra; non è il risultato di compromessi politici; non è un ordine imposto con la forza, e neppure una meta raggiungibile solo mediante gli sforzi, pur nobili e giusti degli uomini di buona volontà. Essa è, prima di tutto, la pienezza dei beni di Dio nella vita dell uomo. La pace è segno della presenza beatificante e concretamente attiva del Regno di Dio negli uomini. Questa presenza esige che la pace sia attesa, poiché essa viene da Dio; sia assunta come compito proprio della responsabilità dell uomo, sia trasformata in progetto concreto, e quindi attuata nelle sue azioni quotidiane, perchè il Regno di Dio non è al di sopra dell uomo, ma dentro di esso. Una presenza che è essenzialmente una novità e che richiede nell uomo un atteggiamento nuovo: la conversione alla novità del Regno che consiste nello spirito delle beatitudini: beati i miti perché erediteranno la terra, beati i misericordiosi perché troveranno misericordia, beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio. Siamo quindi chiamati a ricercare e a realizzare concretamente la pace mediante il nostro diventare, seguendo le orme di Cristo, miti operatori di pace tra gli uomini, persone che compiono con Cristo gli atti della pacificazione e a fare tutto per amore suo e di ciò che di Cristo stesso è presente in ogni uomo. Diventare quindi portatori di pace ed operatori di pace, confidando non nella forza del potere o del compromesso politico, bensì in quella della croce e dell amore, che arriva a farsi perdono al violento e condivisione dell umiliazione dell uomo calpestato. Ricerchino le vie dell unità Quale unità? Non certo quella astratta e generica a volte anche sentimentalista. E piuttosto unità concreta, umana, visibile, quella stessa che Cristo ha chiesto al Padre per i suoi durante l ultima cena: non prego solo per questi ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, perché tutti siano una cosa sola. E l unità che Cristo ci ha donato mediante la sua morte in croce, che ha reso attuabile affidandoci a Pentecoste lo Spirito Santo. E l unità dei figli di Dio Le vie delle fraterne intese. La ricerca delle vie dell unità alla fine porta gli uomini a incontrarsi in Cristo, a riconoscersi suoi e quindi figli dello stesso Padre. Senso francescano di fraternità ci aiuta a cercare queste vie. Atteggiamento di accoglienza, mettersi alla pari con tutti, operare nel senso del rispetto della dignità di ogni uomo, specialmente del più piccolo. Per essere portatori di pace dobbiamo assumerci il compito di accogliere ogni uomo come fratello donato da Dio, prendendosi cura della sua dignità umana, e collaborare con ogni uomo di buona volontà per il conseguimento dello stesso fine comune. L intesa non avviene solo quando si tende insieme allo stesso fine, ma anche quando si scelgono insieme i mezzi per raggiungerlo. 3

Per cui il francescano secolare, già nella scelta dei mezzi, dovrà privilegiare solo quelli che possono porre salde fondamenta di pace: accoglienza, parità e rispetto della dignità umana, rifiuto di ogni possesso egoistico, sopraffazione e violenza. Ed anche in questa scelta egli dovrà collaborare con tutti, con animo umile e cortese, senza erigere steccati o barriere tra le persone, educando gli uomini, già con questo atteggiamento, alla pace e compiendo tutto ciò perché vuol riconoscere in ogni uomo un portatore di pace. Dialogo come metodo di ricerca della pace Come attuare la ricerca delle vie dell unità e delle fraterne intese? Attraverso il dialogo, ma non dà alcuna definizione né descrizione di ciò che si deve intendere per dialogo. Sicuramente il dialogo è fondamentalmente un valore umano: è l incontrarsi delle persone nella mediazione della parola, è il mezzo che consente la comunicazione interpersonale e permette di esprimersi e di accogliere l altro, e quindi offre agli uomini la possibilità di realizzasi. Questo dialogo vero ha come supporto per realizzarsi la reciproca fiducia, l accettazione, il rispetto, il giusto apprezzamento, la parità, l empatia, la spontaneità, la flessibilità e la tolleranza di fronte alla diversità. Esiste poi il dialogo con Dio, il comunicare di Dio all uomo e dell uomo a Dio. La Parola diventa il momento dell incontro tra Dio e l uomo, il mezzo per far sì che l uomo possa trovare la via del ritorno a Dio, della salvezza. (Tu solo hai parole di vita eterna). Il dialogo allora diventa dono di Dio all uomo, e deve essere assunto dall uomo proprio in quest ottica di dono affinchè in questo dialogo con Dio e con i fratelli possa trovare se stesso, la sua realizzazione e insieme con i fratelli camminare nella comunione. Il dialogo ha poi un ulteriore significato all interno del cammino ecumenico delle confessioni cristiane. E stato preso come metodo cui si ricorre per concretizzare la comunione tra i cristiani, affinchè l unica Chiesa di Cristo possa essere nel mondo quel segno di unità di tutto il genere umano, come Cristo l ha voluta (dialogo ecumenico) Allora, ecco il progetto che attende il francescano secolare, nel suo impegno di creatore di pace sull esempio di Francesco. Se ricercare la pace non è un parlare di pace, ma un compiere in Cristo e con i fratelli gli atti della pacificazione, allora il dialogo si pone come il metodo più concreto per dare alle persone la possibilità di compire questi atti. La fiducia in Dio come fondamento del dialogo Il dialogo può portare alla scoperta in sé e negli altri delle possibilità di pace. La Regola fonda questo dialogo nella fiducia del germe divino che è in ogni uomo e nella potenza trasformatrice dell amore e del perdono. L aspetto della fiducia è fondamentale nel discorso della pace. Per essere veri portatori di pace bisogna porsi di fronte ad ogni persona con un atteggiamento fondamentalmente positivo, cioè di fiducia. Avere fiducia in una persona è fidarsi ed affidarsi, avere il massimo di disponibilità e di accoglienza, mettendo l altro nella possibilità di farsi dono, divenendo noi stessi un dono per lui. Allora che significa essere fiduciosi nella presenza del germe divino che è nell uomo? Di sicuro è fidarsi nella presenza di Cristo in ogni uomo, e un collaborare con questa presenza, affinchè Cristo conduca l uomo per le vie della pace. Si tratta dunque di vedere Cristo in ogni uomo: di vedere con gli occhi della fede, che è un discernere nella fede, un riconoscere la presenza concreta viva ed efficace di Dio nell uomo. E vedere l uomo con gli occhi del Padre che vede in ogni uomo i lineamenti del suo Figlio, perciò il francescano secolare è colui che considera concretamente in ogni uomo l immagine di Cristo. Se però ci è chiesto di fidarsi ed affidarsi a Dio, sappiamo pure che siamo di fronte a dei fratelli concreti, con il loro carico di umanità debole e bisognosa di solidarietà. Per questo la fiducia non sarà un passivo contemplare Dio nell uomo o uno sterile sentimentalismo, ma si trasformerà in un servizio attivo, concreto, umile, disinteressato che lascia ad ogni persona la sua libertà, senza la quale è impossibile che l uomo possa progettarsi e 4

conquistare la propria dignità umana di Figlio di Dio. Senza libertà non si dà dignità all uomo, e neppure pace vera. Ogni violenza sulla libertà è un attentato alla pace: origina risentimento e rivolta e quindi nuova violenza. In ciò siamo aiutati dal germe divino, che lo Spirito del Signore, lo Spirito che opera negli uomini, spirito d amore, di perdono, di riconciliazione, di pacificazione, di servizio, è quello Spirito che porta la storia di ognuno di noi verso le braccia accoglienti di Cristo nostra pace. (vi lascio la pace vi do la mia pace) 5