L architettura civile

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L architettura civile appunti di Concetta Suarato La concezione dell arte, per i Romani, è quella di un arte utile, che offra un servizio al popolo. L arte non è per i Romani come per i Greci, bella per il gusto della bellezza. Per questo i Romani sono stati dei grandi costruttori per quanto riguarda le opere dell architettura e per questo la loro concezione della scultura era soprattutto per la propaganda politica. Vediamo alcuni esempi di architettura civile romana. La città La città dei Romani assomigliava a un accampamento militare. Prevedeva sempre le mura, e di solito vi erano 4 porte, in corrispondenza delle 2 strade principali, che si chiamavano decumano massimo e cardo massimo. I decumani erano le strade orizzontali, mentre i cardini (plurale di cardo) erano quelle verticali. In corrispondenza del decumano massimo vi erano la porta decumana a sinistra e la porta pretoria a destra, mentre in corrispondenza del cardo massimo vi erano la porta nord e la porta sud. Tra un cardo e un decumano si formavano le insule, in cui vi erano inserite le abitazioni dei cittadini. Queste abitazioni erano dei veri e propri condomini, a più piani, con un cortile comune e la latrina (gabinetto) comune; al piano terra vi erano le botteghe, spesso di coloro che abitavano le insule. Una città che si è sviluppata in questo modo è Napoli, la cui origine è greca. Infatti questa tipologia di città è stata inventata da un architetto greco che si chiamava Ippodamo da Mileto e questo tipo di città viene definito tracciato ippodameo.

La Domus La DOMUS può essere considerata la tipica casa signorile, che si trovava in città. Era circondata da un alto muro di cinta per impedire la vista dall esterno. L'entrata si trovava generalmente su uno dei due lati piu' corti della casa. La porta, che affacciava sulla strada, immetteva direttamente in un corridoio, detto vestibulum, che, a sua volta, conduceva alla vera e propria entrata, detta fauces; da qui si passava al cortile interno, detto atrium, che era la parte più importante della casa, dove si svolgeva la maggior parte della giornata. L atrium era normalmente quadrato con un'ampia apertura sul soffitto spiovente verso l'interno detta compluvium: di qui scendeva l'acqua piovana, che veniva raccolta in una vasca rettangolare chiamata impluvium sistemata nello spazio sottostante; quest'acqua era poi convogliata in una cisterna sotterranea, che forniva acqua a tutta la casa. Nell'atrio era sempre presente il lararium dove si tenevano le statue dei Lari, protettori della casa e della famiglia. Inizialmente, accanto ad essi, veniva alimentato un fuoco sacro, che non doveva mai spegnersi, pena l'ira degli dei. Sull atrio si affacciavano gli altri ambienti della casa: cubiculum: stanza da letto, molto piccola, in cui entrava solo il letto triclinium: grande e sontuosa sala da pranzo, la piu' ampia della casa, dove si tenevano i banchetti con gli ospiti di riguardo; i Romani mangiavano distesi su letti, detti triclini

tablinum: soggiorno o studio del padrone di casa hortus: giardino della casa Alcune case più grandi non avevano l hortus, ma avevano il peristilium, che era un portico colonnato in cui passeggiare e che al centro prevedeva il giardino. L insula La maggior parte dei cittadini abitava nelle insulae, enormi caseggiati che arrivavano anche ai sei piani, molto simili ai moderni condomini. Era necessario riunire in poco spazio quante più persone possibile. In realtà c era un limite alla loro altezza (prima 21 metri, poi 18), ma non veniva quasi mai rispettato. Le insulae si trovavano tra un decumano e un cardo. Esse potevano essere in legno o in muratura. Al piano terra vi erano le tabernae, moderne botteghe, realizzate anche con un soppalco, che serviva da deposito delle merci vendute e anche da abitazione dei tabernari. Tramite una scala interna si accedeva alle abitazioni dei piani superiori, che però non erano molto confortevoli: mancavano infatti dei servizi igienici e le finestre non avevano vetri, ma pelli o porte di legno per ripararsi dal freddo, per cui le stanze, piccole, erano anche buie. A volte vi era un balcone che univa le varie stanze, ma era considerato un privilegio. Al piano terra vi era un cortile, detto cavaedium. Queste case erano affollate e maleodoranti e si pagava anche un affitto alto.

Le terme Uno degli edifici pubblici più importanti inventato dai Romani furono le terme. Poiché non esisteva nelle case un locale adibito a stanza da bagno, né nelle case cittadine (insulae) né in quelle più signorili (domus), tranne qualche rara eccezione (ad esempio villa San Marco e villa Arianna a Stabiae), i Romani pensarono bene di creare dei bagni pubblici, che, oltre a svolgere la funzione propria del lavarsi, servivano anche come luogo di incontro, di chiacchiere etc, un vero e proprio centro ricreativo insomma. Esistevano terme per uomini e terme per donne. Tutti andavano alle terme di solito al mattino, ma ci si poteva recare anche dopo le 14 e fino al tramonto. Il prezzo richiesto corrispondeva a un quadrante (circa 30 centesimi) e poi si pagavano a parte i servizi richiesti. Ognuno poteva fare come voleva, a seconda della proprie esigenze di salute,

ma vi era un percorso da seguire, raccomandato dal medico Galeno, che era questo: -esercizi ginnici in palestra per sudare; -passaggio nello spogliatoio, detto apodyterium, prima di entrare nelle vasche; - si faceva il bagno prima nella vasca dell acqua calda, detta calidarium, che veniva riscaldata tramite un braciere di bronzo posto al di sotto della vasca stessa e alimentato dai servi; - poi si passava nella vasca dell acqua tiepida, detta tepidarium; - poi nella vasca dell acqua fredda, detta frigidarium. Si potevano avere anche altri servizi a pagamento, quali i massaggi, la depilazione eccetera. Vi potevano essere poi anche altri ambienti, a seconda dell importanza delle terme, quali la palestra, la biblioteca etc.; tra le terme più importanti ricordiamo le terme di Caracalla (212-217 d. C) e le terme di Diocleziano (302 d. C.), entrambe a Roma