Luci su Padre Pio. Padre Pio a Venafro. lotta. etta mtta em. col 46 MARZO



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Transcript:

Luci su Padre Pio lotta La de etta mtta em mo on io col Padre Pio a Venafro 46 MARZO

47 V O C E D I P A D R E P I O. C O M di fr. LUCIANO LOTTI L uomo ingaggia ogni giorno una vera e propria battaglia contro il male: quotidianamente è a contatto con la malattia, con la perfidia di chi lo circonda e con una quantità di imprevisti che possono trasformare in notte tenebrosa anche le giornate più belle. A volte, però, il male si radica nella sua parte più profonda: non si tratta di un male fisico, ma di qualcosa che gli rode il cuore ed ha la capacità di sedurlo fino al punto di fargli credere che chiudendosi a Dio e agli altri possa trovare la sua felicità. La Sacra Scrittura pone spesso l ac - cento su quella che è una vera e propria battaglia tra il demonio, che vuole trascinarci nella sua logica malvagia, e la grazia di Dio che agisce in ciascuno di noi: «Il vostro nemico, il diavolo, - scrive san Pietro - come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1 Pt, 5,8-9). Padre Pio subì sin da piccolo questa battaglia del demonio: nel suo Diario padre Agostino annota che, insieme alle estasi e alle apparizioni, «cominciarono pure le apparizioni diaboliche che in 20 anni furono sempre oscenissime, umane e soprattutto bestiali»; anche dopo il suo ingresso in convento il diavolo continuò a molestarlo e sin dalle prime pagine dell Epistolario abbiamo narrazioni della guerra che fa contro di lui. Ma è nel convento di Venafro che, proprio padre Agostino, si rende conto di persona di quanto violenta fosse la guerra del demonio contro quel giovane frate di Pietrelcina. Quaranta giorni nel deserto... per essere tentato dal diavolo La permanenza di Padre Pio a Venafro fu all incirca di quaranta gior - ni. In quello stesso Diario, dove annotava le parole delle estasi mistiche del giovane confratello, padre Agostino aggiunge: «Le estasi erano sempre precedute o seguite da apparizioni diaboliche. Da principio gli apparì sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano. La terza volta, senza apparirgli, gli sputavano in faccia. La quarta volta, anche senza apparirgli, lo straziavano con rumori assordanti. La quinta volta gli apparì in forma di carnefice che lo flagellò. La sesta volta in forma di Crocifisso. La settima volta sotto forma di un giovine, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarlo. L ottava volta sotto la forma del padre spirituale. La nona volta sotto la figura del padre provinciale. La decima volta sotto la forma di Pio X. Altre volte sotto forma del suo angelo Custode, di san Francesco, di Maria santissima... Finalmente nelle sue vere fattezze, orribili, con un esercito di spiriti infernali». È molto difficile pensare che l aggressione del demonio, avvenuta a Venafro, fosse diretta semplicemente contro quel povero frate: in realtà appare chiaro che Satana si scaglia contro tutto quello che Padre Pio rappresenta in quel momento. Sebbene, infatti, ciascuno di noi sia creato ad immagine e somiglianza di Dio, in alcuni casi, in seguito a quei disegni che non D U E M I L A 1 1

Luci su Padre Pio «COMINCIARONO PURE LE APPARIZIONI DIABOLICHE CHE IN 20 ANNI sempre sono a noi così chiari ed evidenti, il Signore sceglie determinate persone perché, nel tempo in cui vivono, attraverso di loro sia particolarmente manifesto il suo regno. Il convento di Venafro è la cornice ideale perché Padre Pio sia introdotto a pieno in questa missione: è il luogo ove vengono custodite le ossa di quei santi, Nicandro, Marciano e Daria, che col loro martirio segnarono col sangue la lotta per la fede. Ma a Venafro il demonio è arrabbiato anche perché quei giovani sacerdoti, che sono lì a studiare con Padre Pio, si preparano per l e same di Sacra E - PADRE EVANGELISTA PADRE PAOLINO loquenza, cioè stan - no studiando per quel ministero della predicazione che tanto nuo ce alla missione di seduttore del demonio. Nelle speranze del diavolo fermare quel frate, aggredirlo fino ad e ste - nuarne le forze fisiche e morali era l obiettivo predominante; ma il Signore fece di quella violenza un monito per gli altri confratelli di Padre Pio, affinché avessero davanti agli occhi la lotta che in modo subdolo, me no appariscente, ma comunque costante e perfido, il demonio a - vrebbe fatto contro di loro. A questo scopo il «valente artista delle tenebre», come lo chiamerà Padre Pio alcuni anni dopo, met - te in atto ogni tipo di armi, dalla seduzione alla violenza fisica, fino all ambiguità più estrema: apparire sotto le vesti del suo confessore; vedere crollare quel confratello che tutti ammiravano, sarebbe sta to u - no scandalo per tutti quei giovani. Padre Agostino ci racconta i particolari di quella falsa apparizione: «Una mattina a Venafro egli voleva riconciliarsi: il confessore che non aveva tempo disse che poteva comunicarsi e che la sera sarebbe tornato e l avrebbe confessato. A quell ora gli apparve il nemico sotto la forma del padre spirituale dicendogli che era venuto per confessarlo, come gli aveva promesso 48 MARZO

49 V O C E D I P A D R E P I O. C O M la mattina. Egli riconobbe subito la tentazione, prima di tutto perché apparve con una specie di ferita in fronte, giustificandola, perché diceva di essersi precipitato per le scale, in secondo luogo la riconobbe per il solito fenomeno di disgusto che sentiva sempre nello spirito a simili apparizioni». Il demonio, apparentemente scon - fitto, decise di usare le maniere forti. Dall etiope alla flagellazione di Venafro Nel 1947, dietro consiglio dell allora ministro provinciale, padre Paolino da Casacalenda, padre A - gostino decide di riprendere e ri - ordinare i suoi appunti, con una stesura più completa e organica, delle notizie su Padre Pio; nasce così il quarto quaderno del suo Diario. In quelle pagine racconta qualcosa di raccapricciante: «... Un altra volta, apparirono come carnefici spietati che lo flagellarono. Mi trovai presente col padre Evangelista: noi cercavamo di aiutarlo con le preghiere, con l aspersione dell acqua santa ch era sempre nella stanza. Il Padre soffrì per quasi un quarto d ora una terribile flagellazione». È un Padre Pio sconfitto, molto diverso dall icona che ci ha lasciato nel racconto della visione avvenuta prima del Noviziato. Anche se la conosciamo, proviamo a ricordarne i punti salienti. In un grande spazio si confrontano due eserciti: il primo costituito di «uo mini di volto bellissimi e ricoperti di vesti bianche, candide come le nevi», mentre di fronte c e - rano «uomini di orrido aspetto e vestiti di abiti neri a guisa di ombre oscure». Il personaggio «di rara bellezza, dal volto splendente come il sole», che lo aveva portato in quel luogo, lo invitò a combattere contro «un uo mo di smisurata altezza da toccare con la fronte le nuvole» che e - ra uscito dal secondo gruppo. Fran - cesco aveva paura: «Il di lui volto sembrava quello di un etiope, tanto che era or rido», ma con l aiuto FURONO SEMPRE OSCENISSIME, UMANE E SOPRATTUTTO BESTIALI «D U E M I L A 1 1

«A VENAFRO GLI APPARVE IL NEMICO SOTTO FORMA DEL PADRE SPIRITUALE» di questo personaggio trovò il coraggio per combattere e la forza per vincere. Da qui il premio, «u - na corona di rarissima bellezza» e la promessa: «Un altra più bella ne tengo per te riserbata se tu saprai bene lottare con quel personaggio col quale or ora hai tu combattuto». Come ha fatto notare in più di un articolo padre Gerardo Di Flumeri, Padre Pio, pressato dall obbedienza del direttore spirituale che voleva conoscere gli inizi del suo percorso spirituale, si servì di questo racconto-visione scritto da Giovanni Mosco (540-643 circa) e riportato da Giambattista Scaramel - li (1687-1752) nel Direttorio Ascetico Mistico, che Padre Pio conosceva molto bene. Ciò che non sempre viene sottolineato è che, mentre le due fonti di questa visione si concludono con la consegna della corona da parte del personaggio «dal volto splendente come il sole», nel suo racconto, Padre Pio aggiunge la promessa di una seconda corona e la profezia di una lunga battaglia descritta nei minimi particolari: «Egli [il personaggio con cui hai combattuto] ritornerà sempre all assalto per rifarsi dell onore perduto; combatti da valoroso e non dubi tare del mio aiuto. Tieni ben aperti gli 50 MARZO

51 V O C E D I P A D R E P I O. C O M occhi perché quel per so nag - gio misterioso si sforzerà di agire contro di te per sor pre - sa. Non ti spaventi la di lui mo lestia, non paventare della di lui formidabile presenza, rammentati di quanto ti ho pro messo: io ti sarò sempre d appresso: io ti aiuterò sempre, af finché tu riesca sempre a prostrarlo». Si tratta di un testo in cui Padre Pio parla esplicitamente di una lotta contro il demonio, che lo terrà impegnato per tutta la vita. Ed è proprio questa parte finale che ci fa comprendere l importanza di que sto racconto e il perché Padre Pio scelga proprio questa visione per descrivere il suo stato d animo. Spinto, potremmo senz altro dire costretto, dall obbedienza a descrivere il suo mondo interiore, si serve di questo testo per raccontare qualcosa iniziato allora e tuttora presente nella sua esistenza e cioè quella battaglia tremenda con il demonio che ha ingaggiato sin dall inizio del suo percorso vocazionale. Il convento di Venafro custodisce le ossa dei santi Nicandro, Marciano e Daria che, con il loro martirio, segnarono con il sangue la lotta per preservare la fede. Possiamo aggiungere un altro elemento utile al nostro discorso. Contrariamente a quanto sostiene padre Gerardo, e che cioè il testo fu scritto intorno al 1922, padre Agostino nel 1916 scrive nel Diario di conoscere questa visione. A mio avviso lo scritto potrebbe essere collocato, proprio dopo l esperienza di Venafro e prima del 1916, perché in quel periodo erano pressanti le richieste dei direttori spirituali di conoscere a fondo il suo spirito. In effetti, Padre Pio inizia la sua relazione dicendo che scrive costretto dall obbedienza e la visione diventa lo spunto non solo per relazionare la propria lotta interiore, ma per dare una lettura di quella fiera battaglia, morale, spirituale, ma anche fisica che in quel periodo stava ingaggiando con il demonio. Satana lo mette alla prova per suscitare non solo il suo peccato, ma la sua rabbia, la sua ribellione verso Dio. Padre Pio non solo ha tutta l intenzione e la voglia di vincere la battaglia, ma ci offre una lettura di questa lotta e la collega alla sua stessa missione sacerdotale. Lo stesso Signore che gli chiede di lottare contro il demonio, rappresentato dall e - tiope che vuole aggredirlo, è quel Signore che gli svelerà la sua missione, di cui parla nella lettera a padre Benedetto: «Prosciogliere le anime dal potere di Satana». Quei quaranta giorni di Venafro non sono solo una sorta di profezia di quella che sarà la battaglia che caratterizzerà tutta la vita di Padre Pio, ma fanno di lui una vera e propria risposta al demonio. Sembra quasi, infatti, che in quei quaranta giorni il Signore abbia collaudato su di lui tutte le tentazioni del ventesimo secolo: dalle immagini impure, alle tentazioni di disperazione. E attraverso Padre Pio giunge a Satana un monito: nonostante le sue apparenti vittorie, non riuscirà mai a far perdere in modo definitivo all uomo, aiutato dalla grazia, la sua capacità di resistergli e di sconfiggerlo. D U E M I L A 1 1