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Massimo Bonifazi Le cappelle delle famiglie nobili Nel corso del capitolo dedicato all erezione a Fano della Congregazione dei Preti dell Oratorio è emerso a chiare lettere come un apporto importantissimo sia stato dato dai membri più influenti di alcune delle principali casate nobiliari cittadine che si adoperarono attivamente per la sua nasciate e per la sua crescita. Il sostegno dato da queste casate viene ancora oggi manifestato dalla presenza, nelle navate laterali e centrale della chiesa di San Pietro in Valle, di cappelle gentilizie sotto il giuspatronato di queste casate, che le deputarono come luoghi di sepoltura per i loro membri più influenti. Circa l architettura, i pregiati stucchi e soprattutto le mirabili tele che adornavano le pareti di questi sacelli si rimanda agli appositi capitoli a questi dedicati, contenuti sempre nella presente monografia. Nel presente capitolo si vuole invece disquisire circa la storia di queste nobili famiglie: Gabrielli, Alavolini, Marcolini, Petrucci e Uffreducci, mettendo in evidenza i principali personaggi vissuti a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, i quali molto probabilmente furono attivi tanto nella vita della Congregazione, quanto nell edificazione di queste cappelle 1, così disposte all interno della chiesa, come da schema qui illustrato: la prima a sinistra appartenuta alla famiglia Gabrielli, la seconda a sinistra alla famiglia Petrucci, la terza a sinistra alla famiglia Marcolini (poi Ubaldini), come anche alla stessa famiglia Marcolini appartenevano la cappella centrale e la terza a destra; la seconda a destra era della famiglia Alavolini, mentre la prima a destra apparteneva alla casata degli Uffreducci. Dall analisi delle diverse genealogie conservate presso la sala manoscritti della civica biblioteca Federiciana 2 è stato possibile delineare l albero genealogico ed il blasone di ogni casata e ricavare utili informazioni relative ai suddetti componenti attivi nella vita politica, amministrativa, religiosa e sociale cittadina. Tra queste merita un attenzione particolare la famiglia Gabrielli, avendo dato i natali al padre fondatore della Congregazione fanese, Girolamo. Di questo personaggio si è già sufficientemente parlato nel precedente capitolo, quindi in queste righe troveranno spazio le biografie di alcuni suoi importanti antenati che, al pari di Girolamo, diedero lustro alla Casata. La famiglia Gabrielli ebbe origine dalla città di Gubbio, seppure Pietro Baccarino, per autorità di Giovanni Selino, narra di un certo Enrico Gabriello, nobile dell Alsazia vissuto nel 717, dal quale discesero i Gabrielli di Fano 3. Tuttavia certa e documentata è l esistenza di Filippo Gabrielli da Gubbio, che nell anno 1316 ricoprì a Fano la primaria mansione di podestà, officio che per l elevato grado di responsabilità nel comando dell amministrazione, della armi e della giustizia civile e criminale poteva essere conferito solo alle famiglie di più alto lignaggio ed ai membri di queste che si erano distinti come cavalieri di alto valore. Già questi, con molta probabilità, fermò la propria casa a Fano, ma per mancanza di fonti antiche risalenti a quei tempi non si sono rintracciate più alcune notizie certe sui membri della famiglia Gabrielli, A fronte Interno di San Pietro in Valle con alcune delle cappelle laterali Pianta della chiesa con indicate le cappelle nobiliari: - la Cappella Gabrielli è detta dell Annunziata; - la Cappella Petrucci è detta anche di San Carlo Borromeo; - la Cappella Marcolini (a sinistra) è detta anche di San Paolo; - la Cappella Uffreducci è detta di San Filippo Neri; - la Cappella Alavolini è detta anche di San Giovanni Battista; - la Cappella Marcolini (a destra) è detta della Natività e anche del Crocifisso 83

LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO fino alla prima metà del XIV secolo, quando viene citato in un istrumento (raccolto in una filza di atti sciolti dal 1420 al 1444 del notaio Antonio di Domenico di San Giorgio) riguardante il monastero di San Paterniano fuori le mura, un giudice delegato nella persona del nobile Gabriello Gabrielli figlio di Cino (o Ciccolo) da Gubbio 4, il quale compare ancora in un altro atto rogato dallo stesso notaio nell anno 1433. A detta del Bertozzi questi potrebbero essere, con molta probabilità il figlio ed il nipote del suddetto podestà Filippo Gabrielli, dal quale quindi ebbe origine il ramo fanese di questa illustre casata umbra. Molti sono i membri della casata degni di essere qui celebrati, ma per brevità di spazio si citeranno (come avverrà anche per le altre famiglie investigate nel corso del presente capitolo) solamente quelle figure che ebbero lustro anche fuori dai confini della città di Fano, come per esempio Ludovico 5 vissuto agli inizi del XVI secolo, che ricoprì l officio di pretore nella città di Fabriano distinguendosi tanto nel suo operato da venire innalzato agli onori dallo stesso pontefice Leone X. Nel secolo precedente si distinse la figura di Gabriele Gabrielli 6, figlio di Andrea. Nato nel 1445, fin da giovane si portò a Roma intraprendendo gli studi in legge ed in teologia. Nell Alma Urbe il Gabrielli seppe dare prova delle sue numerose virtù tanto da venir nominato protonotario apostolico dal pontefice Alessandro VI. Grazie all assidua frequentazione dell ambiente romano, strinse solida amicizia con il cardinale Giuliano della Rovere, il quale, dopo essere stato innalzato a papa, con il nome di Giulio II, nell anno 1503, chiamò il Gabrielli presso la sua corte romana con la mansione di segretario e poi fregiandolo dell officio di vescovo di Urbino, con grande ammirazione e lodi rivolte al suo operato dal duca urbinate Guido Ubaldo, che non mancò di ringraziare il pontefice per questa nomina. In veste di presule, il Gabrielli chiese ed ottenne dallo stesso papa, mediante l emanazione di un breve, l erezione, in Urbino, di un Collegio di Sacra Rota per la risoluzione delle cause. Nell anno 1505 venne innalzato ancora da Giulio II al grado di cardinale, conferendogli il beneficio sotto il titolo di Santa Prassede. In seguito venne nominato legato dell Umbria e nell anno 1507 fu inviato, con il grado di legato apostolico, al Congresso di Savona istituito da Ludovico XIII e da Ferdinando d Aragona, svolgendo un importate opera di mediazione tra i due coronati. Morì a Roma il 6 novembre del 1511 e le sue spogli vennero tumulate nella chiesa romana di Santa Prassede, accompagnate da un epitaffio celebrativo fatto fare dal di lui fratello Ludovico. Anche il di lui nipote, Galeazzo 7 svolse la propria carriera in Roma, ove venne instradato alla prelatura della corte romana, ricoprendo la mansione di scrittore apostolico. Successivamente venne innalzato ad abate delle abbazie di San Salvatore di Monte Acuto nella Diocesi di Perugia e di San Leonardo di Fermo, ottenendo anche la nomina di rettore della chiesa di San Salvatore in Fano. Nel frattempo, appresa la fama di santità del Beato Paolo Giustiniani e dell Istituto da lui fondato, detto degli Eremiti Camaldolesi, decise di abbandonare il mondo e di indossare l abito di eremita, devolvendo a favore di questa novella religione tutti i suoi averi terreni, assieme ai beni spettanti alle ricche abbazie che governava, avendone ricevuto il beneplacito apostolico nel 1524. Vivendo in quell istituto con fama di santità, di zelo e di prudenza, fu proclamato maggiore nell anno 1534. In quello stesso periodo si portò a Roma per ricevere un censo promessogli in sussidio da papa Clemente VII per la fondazione dell eremo di Monte Corona; tuttavia durante il viaggio apprese che il pontefice, a causa di una indisposizione, diede ordine di annullare tutte le udienze, trattenendosi, per la convalescenza, presso un convento dei cappuccini; allorché il Gabrielli decise di fare tappa nello stesso convento per aspettare la pronta guarigione del pontefice. Durante la sosta però, contagiato da un epidemia di canicola, fu assalito da grande febbre che in breve tempo lo portò alla morte, il giorno 25 agosto 1534. Il suo corpo venne trasportato e seppellito nella chiesa 84

LE CAPPELLE DELLE FAMIGLIE NOBILI di Santa Eugenia, al tempo officiata ed abitata dai Padri Cappuccini. Vuole la tradizione che il Beato Paolo nel dargli l abito camaldolese gli impose il nome di Pietro perché lo considerava come pietra fondamentale della nuova congregazione. Questi esempi di magnanimità e devozione cristiana dovettero sicuramente forgiare l animo e lo spirito del nostro Girolamo che, come i suoi avi, seppe svolgere la propria esistenza con fama di santità. Altra importante casata attiva nella fabbrica della chiesa di San Pietro in Valle, fu la patrizia famiglia Alavolini 8, oriunda da Rocca Contrada (l odierna Arcevia), seppur lo storico locale Bertozzi la dice originaria dalla Francia 9 (notizia però non confermata in nessun altra fonte archivistica consultata). A seguito delle cruenti lotte avvenute nella natia terra 10 fu costretta ad abbandonare l originaria patria alla volta di diverse altre località marchigiane, tra cui Fano. Qua si divise in due grandi rami, uno esistente presso la Parrocchia di San Salvatore e l altro presso la Cura di San Marco. Quest ultimo ramo scelse quale luogo di sepoltura la chiesa di San Pietro in Valle di Fano 11, ove tutt oggi esiste ancora la cappella della famiglia Alavolini, un tempo adornata con una tela del Guercino, fatto che testimonia l importanza e la ricchezza goduta da questa famiglia, che poteva permettersi una simile committenza. L altro ramo individuato nella soppressa Parrocchia di San Salvatore ebbe come luogo di sepoltura la medesima chiesa parrocchiale, sotto il titolo di Santa Maria Nuova 12. Dalla lettura dei tanti istrumenti notarili sono emerse le ingenti ricchezze fondiarie, immobili e semimobili possedute dalla famiglia; infatti, oltre al magnifico palazzo signorile 13 ed altre tante possessioni site in Fano, questa poteva vantare terreni, proprietà e case sparse un po per tutto il territorio fanese: da Rosciano, a Saltara, da Roncosambaccio, fino alle foci del Metauro. Allo stesso modo cospicui dovevano essere le ricchezze monetarie (crediti ed azioni) a giudicare dalle ricche doti e dai generosi lasciti, legati e censi attestati in diverse altre scritture notarili. Tanto la nobiltà d origine, quanto l ingente patrimonio permise l accesso a diversi rampolli di questa illustra casata alle più alte cariche ed istituzioni sia pubbliche, che religiose; numerosi componenti sono infatti annoverati tra i consiglieri della città, alcuni dei quali ricoprirono anche le più importanti magistrature, così come diversi sono gli alti prelati e i canonici che parteciparono attivamente alla vita ecclesiastica fanese. Di particolare interesse per la ricostruzione della storia di questa casata è un manoscritto che ancora oggi si conserva presso la civica biblioteca fanese, ovvero un dettagliato elenco manoscritto dei libri posseduti nella biblioteca di Casa Alavolini 14. Questo inventario, preceduto da due belle illustrazioni a penna 15, testimonia i gusti e gli interessi culturali coltivati dai membri di questa famiglia, che nel corso delle diverse generazioni hanno contribuito ad incrementare questa ricca raccolta libraria 16 che abbraccia un po tutti i molteplici campi dello scibile umano, spaziando dalla storia alla mitologia, dalla geografia e cartografia alla cosmografia, dalla filosofia alla teologia, dalla patristica alla storia della Chiesa, della fisica e dalle scienze naturali all alchimia, dall astrologia all astronomia, dalla letteratura e poesia alla storia dell arte, dalla musica all arte delle buone maniere e del buon costume. Diverse sono anche le opere di eruditi locali, tra cui le Memorie Istoriche della città di Fano di Pier Maria Amiani, la Faneide di Pietro Negusanti, il Giulio Cesare (tragedia) e le Poesie di Pietro Paolo Carrara, le Poesie di Pompeo Montevecchio e la Ginepedia di Vincenzo Nolfi. Secondo tutte le fonti archivistiche consultate, capostipite della Casata, collocato alla base dell albero genealogico, fu un certo Rinalduccio (1250) dal quale venne Cossa (1300) e da questi Messer Nicolò (1350) che generò Messer Giovanni (1400) il quale ebbe Bartolomeo (1450) che a sua volta generò: Pier Francesco, Andrea e Luc Angelo, i tre discendenti che diedero vita ai tre rami principali della famiglia Alavolini, di cui, come si è visto in precedenza, solo due si trapiantarono a Fano. 85

LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Per la storia di San Pietro in Valle si prenderà in considerazione solamente il ramo fanese originato dal su citato Pier Francesco figlio di Bartolomeo Alavolini, che ebbe Cura a San Marco e che, come già asserito scelse come luogo sacro per edificare la propria cappella funeraria la chiesa fanese di San Pietro in Valle. Della progenie di Pier Francesco, a sua volta suddivisasi in diversi sottorami, durante tutto il XVII secolo, si misero in luce diversi personaggi, tra cui si ricorda Attilio Alavolini, intimo famigliare del vescovo fanese Rusticucci 17, il quale ricoprì il grado di capitano per il Gran Duca di Toscana e poi anche la carica di Soprintendente Generale dell esercito pontificio in Ungheria, schierato per contrastare le avanzate dell esercito turco. Il di lui figlio Lorenzo, oltre la mansione di Consigliere, ricoprì anche la carica di Magistrato nell anno 1623; anni prima, nel 1590, fondò una Commenda a favore dell Ordine di Santo Stefano in Toscana, la quale fu maggiormente ampliata dal figlio Papirio che fu il secondo cavaliere investito. Anche quest ultimo fu ammesso in Consiglio, tuttavia, non avendo avuto alcuna prole, lasciò come erede universale il cugino Cinzio Leone Alavolini, vissuto nella prima metà del XVIII secolo, con l obbligo, per il nuovo testatore, di risiedere stabilmente a Fano. Dall altro sottoramo della progenie di Pier Francesco Alavolini emerge, nel corso del seicento, invece la figura di Ottavio Alavolini che professò a Fano la venerabile religione di San Domenico ed è ricordato per aver dato alle stampe, a Fano, nell anno 1688 la Vita del Beato Giacomo della Marca minore osservante 18. Il cugino Giovanni prese invece l abito di San Francesco come minore osservante, mentre suo fratello Ottavio 19 ebbe l onore di essere aggregato al numero dei Consiglieri nel 1670 ed esercitò il Magistrato, con la carica di Priore nell anno 1671 e nell anno 1674. Nell anno 1691 fu promosso al Confalonierato a seguito della morte del signor Michelangelo Borgogelli, ricoprendo ancora per diversi anni (dal 1693 al 1696) diversi magistrati. Dei due suoi figli, Giovanni, dopo aver fatto a soli 17 anni l atto di rinuncia 20, venne eletto prima canonico regolare della chiesa di San Salvatore di Fano (assumendo il nome di don Francesco) e poi abate di San Paterniano. Anche il fratello Pietro 21, che è ricordato nelle fonti archivistiche per aver creato un ingente patrimonio sacro 22, abbracciò la carriera sacerdotale 23 divenendo canonico della Cattedrale di Fano a seguito della rinuncia al canonicato fatta dal canonico signor conte Ugo di Montevecchio nell anno 1722. Altra famiglia impegnata nel cantiere della chiesa e Casa dei Padri di San Filippo Neri fu la famiglia nobile de Petrucci 24, specialmente grazie all operato ed alla generosità di uno dei suoi membri più influenti, Pietro che, come abbiamo avuto modo già di asserire nel precedente capitolo, fu attivo nella realizzazione del nuovo Oratorio elargendo 600 scudi. La famiglia Petrucci 25, originaria, da Siena, fu una delle acerrima nemica della casata dei Malatesta, alleandosi più volte con i duchi di Urbino e per questo motivo nell anno 1387 assistettero, impotenti, alla demolizione dei Castelli di Tomba e Montale entrambi sotto la giurisdizione della famiglia Petrucci. Dalle fonti consultate emerge anche un altra citta come luogo d origine della famiglia Petrucci; di fatti in due differenti rogiti rogati dai notai Giuliano Vanni e Giacomo d Antonio nel medesimo anno 1424 emergerebbe la figura di un certo Nicola figlio del fu Cristofaro Petrucci da Arezzo, in seguito trasferitosi a Fano. Nella genealogia del Bertozzi, che riporta questa duplice origine, il personaggio posto alle radici dell albero genealogico di detta famiglia, è un certo Andreuccio de Petrucci, vissuto nell anno 1398. Agli inizi del XVII secolo risale invece l esistenza del nostro Pietro 26, figlio naturale di Pier Angelo Petrucci. Essendo primogenito maschio godette della mansione di consigliere fin dall anno 1614, giungendo a ricoprire sia nell anno 1631 e 1636 la carica di confaloniere. Si accasò con la nobil donna Elisabetta, figlia del capitano Lorenzo Manasangui di Fossombrone. 86

LE CAPPELLE DELLE FAMIGLIE NOBILI In età avanzata, rimasto vedovo e senza figli, decise di indossare l abito talare e di destinate la sua intera eredità, descritta in maniera dettagliata in un inventario scritto di suo pugno e giunto sino ai nostri giorni, a favore della novella Compagnia di Gesù, destinando il suo palazzo gentilizio a sede del neonato Collegio che in una porta d ingresso posta nel fronte posteriore del palazzo mantenne, sull architrave, il blasone in pietra della famiglia Petrucci 27. Stemma che si ergeva in diversi altri luoghi pii della città di Fano, come nella loro Cappella gentilizia eretta nella chiesa di San Pietro, avanti all altare di San Carlo, per espressa volontà testamentaria della di lui moglie Elisabetta 28, oppure nel chiostro del convento di Sant Agostino, inquartato con quello della famiglia dei Manasangui di Fossombrone, o ancora nella chiesa di San Francesco all altare di Sant Antonio. Di antichissima tradizione e di altissimo prestigio, tanto da annoverare tra le sue file illustri uomini di arme, di cultura e di fede, la famiglia Marcolini pare essere originaria dalla città di Fano, seppure, commenta il Bertozzi, Lodovico Pili la dice proveniente dalla citta toscana di Lucca, notizia che però non trova riscontro in nessun altra fonte archivistica: Alzò ella per sua nobile impresa o stemma uno scudo di campo bianco diviso in due parti da una fascia rossa; nella parte superiore quasi in testa ritiene un rostro con tre denti parimente tutto rosso e sotto di esso in campo azzurro tre gigli d oro; nel campo bianco sotto la fascia vi è situato una rosa del suo colore rosso col suo gambo e foglie verdi; e questa si vede in varii luoghi, oltre delli loro proprii palazzi, nella chiesa dei Padri dell Oratorio di San Filippo detto San Pietro nell altare Maggiore ch è della propria Famiglia adornato di marmi, et il quadro di Guido Reno e li due quadri laterali di detta Cappella maggiore uno di essi del Cantarini, ove si vede ne detti tre posti decorosamente collocata 29. Il primo personaggio di detta casata a comparire nelle fonti documentarie fu un certo Peruzzio, assieme ai figli Marcolino e Pietro ed ai nipoti Lenciolo e Pietro, in un Libro delle Collette dell anno 1350 in riferimento alla contrada fanese di Sant Antonio 30. Nel XV secolo si distinse la figura di fra Giovanni 31, minore osservante ed insigne teologo, aletto nell anno 1444 vescovo di Nocera da papa Eugenio IV che lo ebbe molto in considerazione, affetto e stima allo stesso modo del suo antecessore Martino V. Il 15 giugno 1448 pose la prima pietra della nuova chiesa cattedrale di Nocera ubicata sulle rovine della primitiva cattedrale atterrata duecento anni prima dalle soldatesche di Federico II, quando presule della città era sempre un vescovo d origine fanese. Col suo operare Giovanni nobilitò ed arricchì la sua Diocesi, annettendo a questa l abbazia di Santo Stefano di Pavano, rinunziata a suo favore da Giacomo Scoto nell anno 1459 e grazie al beneplacito di papa Pio II l unì in eterno alla sua mensa vescovile a perpetuo benefizio dei suoi successori. Fra Giovanni si distinse anche per aver riformato il clero diocesano e per aver avviato una serie di restauri alle chiese ubicate entro i confini della sua Diocesi, attività perpetrate fino alla sua morte avvenuta l anno 1465. Al secolo successivo risale l esistenza di Matteo Marcolini 32, avvocato di grande fama e di molto applauso, il quale ricoprì diverse giudicature anche fuori la sua patria natale, tanto da ricoprire nell anno 1550 l officio di auditore di Rota nel tribunale di Firenze, dopo aver svolto, nel 1548, la mansione di governatore della città di Forlì. Nel 1552 venne eletto governatore della città di Faenza, svolgendo il suo officio di governo con tanta clemenza e giustizia che gli venne conferita, dal Pubblico di questa, la cittadinanza onoraria, mentre si trovava a Roma per ricevere il nuovo incarico di uditore del cardinal Bertano, all ora Legato di Romagna, volgarmente chiamato cardinale di Fano. Successivamente abbandonò la Romagna alla volta della Toscana, ove venne proclamato governatore della città di Lucca nell anno 1554. Dello stesso secolo è l esistenza di un altro illustre membro di Casa Marcolini, Andrea 33. Filo- 87

LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO sofo e medico di grande fama, venne celebrato, dai suoi contemporanei, per la sua grande erudizione nei diversi campi dello scibile umano, tanto che il Mercuriale, in una sua epistola, gli concesse l epiteto di Medico erudito. Nel 1569 diede alle stampe un trattato di medicina intitolato De medicatis aquis in ottavo. Fu allievo del celeberrimo medico Gabriele Falloppi di Modena, ricordato dallo stesso Andrea nella dedicatoria del trattato De medicamentis purganitibus, stampato in Venezia nell anno 1565 presso lo stampatore Ziletti dopo la morte del suo maestro Falloppi (come attesta lo stesso Andrea nella lettera ad lectorem) che in vita aveva riadattato il testo manoscritto del Marcolini per i giovani allievi della sua scuola di medicina. Ludovico Jacobelli nel suo De Scriptoribus Provincis Umbriae asserisce che alla penna di Andrea bisogna aggiungere anche la stesura di un terzo trattato intitolato De fabrica stromatiorum, dato alle stampe ancora a Venezia nell anno 1565. Non è dato sapere se il Jacobelli si sia confuso con il precedente trattato De medicamentis purganitibus stampato nella stessa città e nello stesso anno, ma quello che è certo che il Jacobelli cade in palese errore quando definisce Andrea Marcolini non originario della città di Fano, ma originario della città di Canziano. Ultima casata protagonista attiva nella storia della Congregazione fanese è la Casata nobiliare degli Uffreducci 34, la quale ebbe origine dall antica Casata degli Uffreducci di Fermo come si evince da una sentenza, o laudo, rogato nel 1440 dal notaio fermano Giovanni di Biagio, un tempo conservato nell archivio privato di Casa Uffreducci in Fano, nel quale, stando alla fatica del Bertozzi, si poteva leggere di un certo nobile Tommaso Uffreducci fermano, medico insigne vissuto nell anno 1361 il quale ebbe tre figli: Giovanni, Giacomo ed ancora Giacomo. Dalla lettura della genealogia di Casa Uffreducci si evince come diversi membri appartenenti a tutte e tre le progenie originate dai tre figli di Tommaso, nel corso del XV e XVI secolo, allacciarono rapporti con la città di Fano, mediante diversi accasamenti con rampolli e primogenite di altrettante importanti famiglie nobili fanesi come i Rinalducci, i Boglioni, i Duranti, i Bertozzi, i Martinozzi e gli Arnolfi, creando solidi patrimoni mobiliari ed immobiliari in Fano e nel territorio circostante 35. Nel XVI secolo si distinse la figura del milite Galeotto di Nicolò Uffreducci 36, che col grado di capitano della cavalleria si mise in luce nella rovinosa disfatta di Ravenna, ove cadde prigioniero; tuttavia avendo dato prova sul campo di battaglia del proprio valore e coraggio, si procurò l affetto e la stima del cardinale Giovanni dei Medici, all ora legato pontificio in Romagna, il quale dopo essere salito al soglio pontificio, con il nome di Leone X, chiamò Galeotto presso la sua corte ed in memoria dell antica amicizia lo nominò suo maggiordomo segreto. Sempre per lo stesso pontefice ricoprì l incarico di tesoriere e deputato in Fano e nel suo territorio. Allo stesso secolo risale anche l esistenza di Giuseppe di Girolamo Uffreducci 37 che fin da giovane si trapiantò a Roma per studiare la scienza legale presso lo studio dell insigne avvocato romano Falconio che, fattosi prelato, ricoprì un ruolo di prestigio all interno della Consulta romana. Nel frattempo Giuseppe, creatosi un buon patrimonio, esercitò con successo diverse giudicature in Roma, fin quando fu chiamato ad assolvere alla mansione di auditore, prima nella città di Ferrara e poi in Siena. Richiamato nuovamente in Ferrara, prima di riprendere il suo officiò, morì improvvisamente nel finire del XVI secolo. Galeotto di Giuseppe Uffreducci 38 dopo aver compiuto molti viaggi, prima al seguito del nunzio pontificio in Francia, poi assieme al bailo Veneto a Costantinopoli, si spostò in Roma in servizio presso la corte del potente cardinale Camillo Borghese, che nel 1605 venne eletto pontefice con il nome di Paolo V. Vuole infatti la tradizione che quando Galeotto si trovava a Costantinopoli gli fosse stato predetto da un arabo indovino il dono di onori e di ingenti ricchezze da parte di un cardinale romano, destinato a salire al soglio pontificio e che aveva nell in- 88

LE CAPPELLE DELLE FAMIGLIE NOBILI segna un drago ed un aquila. Pare dunque che Giuseppe, dopo aver scorto proprio nella figura del cardinale Borghese l uomo della profezia, si ingegnasse per poter entrare nella sua corte, come poi felicemente avvenne. Dal pontefice fu infatti prima dichiarato suo cameriere segreto e poi fatto canonico di Santa Maria Maggiore in Roma con ricca provvigione, grazie alla quale istituì nella sua patria natale sei beneficiati presso la Cattedrale fanese che, in omaggio al fondatore, presero il titolo di Uffreducci. A ricordo della pia concessione il Capitolo fanese volle posizionare un suo ritratto sopra un pilastro del coro della Cattedrale, presso l altare maggiore. Galeotto morì nell anno 1643 in Roma e le sue spoglie vennero sepolte nella chiesa romana di Santa Maria Maggiore, ove venne collocata un iscrizione commemorativa. Alle seconda metà del XVII secolo risale l esistenza di Galeotto di Giovanni Maria Bertozzi Uffreducci 39, che fin da giovane fu mandato a studiare presso il Collegio Romano sotto la protezione dello zio acquisito, il cardinale Giovan Francesco Albani, proclamato papa il 21 novembre 1700 con il nome di Clemente XI. Compiuto il corso degli studi, Galeotto fu introdotto in casa di un altro zio (il fratello di sua madre Olimpia), monsignor Fabio Olivieri, allora segretario dei Brevi in Roma, ove venne fregiato degli ornamenti di cavaliere. Per le sue molteplici qualità e virtù Galeotto riuscì a mettersi in bella mostra presso la corte romana, guadagnandosi l affetto e la stima del pontefice, che nell anno 1706 lo nominò suo cavallerizzo. Con questo ultimo personaggio si chiude questo lungo defilè di personaggi nobili fanesi che con il loro operato seppero dare lustro alla nostra città di Fano e con ogni probabilità, direttamente o di riflesso, anche alla neonata Congregazione dei Padri dell Oratorio di Fano. Stemma della casata dei Gabrielli di Fano (dal manoscritto di Francesco Bertozzi, Blasoni delle famiglie nobili di Fano, BFF, Federici n. 40) Stemma della casata dei Petrucci di Fano (dal manoscritto di Francesco Bertozzi, Blasoni delle famiglie nobili di Fano, BFF, Federici n. 40) 89

LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Note 1. All impegno profuso dai membri di queste famiglie bisogna affiancare anche quello speso da altri illustri membri appartenenti ad altre importanti casate nobiliari fanesi, che però non eressero una propria cappella all interno del tempio barocco, come ad esempio il conte Camillo Montevecchio, o padre Domenico Federici, personaggi fondamentali in seno alla storia della Congregazione fanese. 2. F. Bertozzi, Genealogia delle famiglie nobili fanesi, mss., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Bertozzi; Gaggi C., Genealogia di molte famiglie nobili della città di Fano con ordine alfabetico distribuita, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n. 33; Betera F., Genealogia di tutte le famiglie nobili di Fano che incominciano dalla lettera A sino all E, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n. 32; Borgogelli P.C., Libro d oro della nobiltà fanese, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Federici, n. 325; Notiziario delle famiglie fanesi, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n. 37; Torelli G., Embrione Genealogico overo notitia succinta delle famiglie nobili di Fano, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n. 259; Uomini Illustri e Persone Qualificate della città di Fano disposti per alfabeto di cognome, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Federici, n. 68; Borgarucci B., Istoria della nobiltà di Fano, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n. 35. 3. F. Bertozzi, Genealogia delle famiglie, cit, Prot. M, c. 3. 4. Ibidem. 5. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit. 6. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit., c. 42; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 19. 7. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit.; Uomini Illustri e Persone Qualificate cit, c. 12; M. Belogi, Monte Giove: un eremo camaldolese a Fano, Fano, Banca di Credito Cooperativo di Fano, 1996. 8. Lo stemma araldico di questa nobile casata viene abbozzato nei seguenti manoscritti: F. Bertozzi, Blasoni delle famiglie nobili di Fano, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Federici, n. 40; Albrizzi A., Quadro storico e topografico della città di Fano, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n. 36, tav. VI; P.C. Borgogelli, Libro d oro della nobiltà di Fano, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Federici, n. 310); il Borgogelli, nella sua opera, così lo descrive: Arma: trinciata nel primo d oro all Ala azzurra posta nel senso della tranciatura. Nel secondo d azzurro a tre stelle di sei raggi d oro, poste nel senso della tranciatura, cioè in sbarra. Cimiero: un legiarda uscente. Motto: Super sidera virtus (per gli Alavolini di Fano), Soli Deo (per gli Alavolini di Arcevia). Lo scudo è timbrato dall elmo volto a destra con cercine e svolazzi ai colori dello scudo. 9. Alavolini venne di Francia nella Rocca Contrada e nell archivio di quella terra vi era enunciato del 1200. Per questo fortissimamente perseguitata a torto da Brario del Monte quello si impadronì di quella terra, sdegnato che da quella solo numerosa famiglia e feroce gli fosse stata fatta opposizione, si distesero i suoi rami in Sassoferrato, Macerata, Pesaro e Fano dove Giovanni intervenne alla riforma statutaria ; F. Bertozzi, Genealogia delle famiglie nobili fanesi, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Bertozzi, prot. H, c. 113. 10. Antichissima e nobile famiglia di Arcevia. Alle origini dai conti della Rossa. Nel 1325 per le lotte tra Guelfi e Ghibellini, come Guelfa fu quasi sterminata, solo si salvò un fanciullo che si riparò nella vicina Sassoferrato, donde, fatto adulto, tornò in Arcevia ; P.C. Borgogelli, Libro d oro, cit., cc. 183-184. 11. Di mano del Tomani Amiani esiste una trascrizione del manoscritto del Gaggi (l originale è andato perduto) dedicato alle tante iscrizioni poste sui molti marmi fanesi; ad un certo punto della trascrizione vengono riportate due iscrizioni funerarie poste nella Cappella Alavolini, sita nella chiesa di San Pietro in Valle e dedicate rispettivamente al militiae dux Attilio Alavolini, morto all età di 73 anni nell anno 1660 ed a Papirio Alavolini morto nell anno 1661; cfr. C. Gaggi, Iscrizioni fanesi, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Amiani, n. 126/13. 12. Nel sepolcro gentilizio degli Alavolini di San Salvatore (Santa Maria Nuova) la lapide su cui era scolpito lo stemma fu rotta vandalicamente nel 1910 allorché i frati minori rifecero il pavimento della chiesa ; cf P.C. Borgogelli, Libro d oro, cit., c. 193. 13. Queste alcune testimonianze storiche sulla domus gentilizia: Palazzo Borgogelli-Ottaviani fu già degli Alavolini ed ora è dei conti Borgogelli-Ottaviani, ambedue antichissime Famiglie patrizie di Fano. Si erge sulla via intitolata alla prima famiglia. Ha un superbo scalone a colonne e pilastri con ricca balaustra in marmo che, si svolge in una superficie di 100 mq. e per ben 20 metri di altezza. Al piano nobile si trova un magnifico salone di ingresso (mq. 98) con un soffitto in legno a cassettoni del sec. XVI finemente scolpito, e sui muri, circondati da eleganti cornici ed emblemi analoghi, quadri rappresentanti soggetti mitologici; il tutto in stucchi del sec. XVII artisticamente lavorati da Giuseppe de Tamanti da Fossombrone. Altre sale del palazzo hanno leggiadri soffitti dipinti alla raffaellesca. Per l interno e per l esterno, bell esempio di stile settecentesco, il palazzo è stato dichiarato monumento nazionale. ; vedi O. T. Locchi, La Provincia di Pesaro ed Urbino, Roma, Editrice Latina Gens, 1934, p. 482. Ed ancora: All inizio della via sorge il grandioso Palazzo Alavolini oggi Borgogelli-Ottaviani, con un bel bugnato con la scritta Domus Alavolini. Di origine medievale è stato ristrutturato nel 1700. L edificio ospitò dal 1860 al 1907 le monache benedettine che poi si trasferirono in San Domenico. ; vedi P. Rufa, Fano: stradario guida con notizie biografiche, storiche, artistiche e letterarie della toponomastica fanese, Pesaro, Cassa di Risparmio di Pesaro, 1988, pp. 22 23. 14. Indice de Libri di Casa Alavolini, ms., Biblioteca Comunale Federiciana, Fano, Sala Manoscritti, Fondo Federici, n. 113. Nella prima carta del manoscritto vi è una nota vergata nell anno 1838 nella quale vengono elencate le edizioni di qualche pregio; un altra annotazione è riportata a chiusura dell elenco e recita: adi 20 agosto 1768 in tutto volumi 1028. Adi 31 agosto 1768 in tutto volumi 1111 ; un ultima annotazione è riportata nelle carte finali nel manoscritto ove viene riportata la Nota de Libri che mancano dal presente Indice. 15. Le illustrazioni raffigurano: la prima un angelo intento con una mano a cogliere, da un rigoglioso albero, un frutto e con l altra a sostenere il blasone della famiglia Alavolini ai cui piedi vengono effigiati due putti, di cui uno impegnato a suonare la tromba; la seconda una colonna, o ara, marmorea (al cui centro viene riportato il titolo del manoscritto Indice / de / Libri di Casa / Alavolini) alla cui sommità arde un fuoco sopra al quale, sopra un tappeto di nuvole, splende un raggiante sole con sembianze di volto umano adagiato sopra una lira; alla base della colonna vengono adagiati diversi strumenti di precisione, strumenti musicali, una tavolozza con pennelli, dei libri e dei rotoli, chiare allegorie delle arti e delle scienze umane. 16. Almeno due, se non tre, sono infatti le mani che si sono avvicendate nella redazione di questo elenco ordinato alfabeticamente per autore e titolo. 90

LE CAPPELLE DELLE FAMIGLIE NOBILI 17. Curiosa è una notizia ricavata da un manoscritto, ove in merito a questo personaggio viene asserito: ove a lungo narrasi il caso prodigioso accaduto in sua persona e di monsignor Rusticucci allora vescovo di Fano, da lui teneramente amato, ambidue liberati per divino volere dalla morte di pestifero veleno, alla quale rimetto il curioso lettore per esser un fatto degno di memoria ; vedi Uomini illustri, cit., c.1.; tale notizia viene ripresa dal Bertozzi, che però confonde il nome di Attilio con quello di Papirio, scrivendo: Papirio Alavolini della Rocca Contrda come famigliare e favorito del Vescovo Francesco Rusticucci sposò Costanza Danielli; fece strada Lorenzo suo figlio di pigliare il cognome della madre e di sposare Gentile di Andrea Bertozzi ; cfr. F. Bertozzi, Genealogia, cit., prot. H, c. 105. 18. Vedi Uomini illustri, cit., c. 1. 19. A.S.Fa., F.A.N., Notaio Andrea Gamberini, prot. G, c. 51. 20. A.S.Fa., F.A.N., Notaio Pier Giovanni Belleni, prot. D. 21. A.S.Fa., F.A.N., Notaio Domenico Martirelli, prot. C, c. 31. 22. F. Bertozzi, Genealogia, cit., prot. D, c. 152. 23. A.S.Fa., F.A.N., Notaio Domenico Felice Gasparoli, prot. Q, c. 187. 24. F. Bertozzi, Genealogia, cit., prot. G, c. 55. 25. G. Ugolini, Il fregio di Palazzo De Petrucci a Fano, in Nuovi Studi Fanesi, n. 21 (2007) p. 93. 26. Sulla figura di Pietro si legga l esaustivo contributo di G. Boiani Tombari, Una figura di mecenate collezionista del 600: Pietro Petrucci, in A. Emiliani (a cura di), Giovanni Francesco Guerrieri da Fossombrone, Fano, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, 1997, p. 218. 27. Che lasciasse erede il Collegio di Gesù si vede dal di lui testamento rogato da Giovan Francesco Battisti notaro di Fano ove si legge: essendo che il signor Pietro Pierucci al presente per grazia del Signore Iddio si trovi sano di corpo e di mente in tutti fece e instituisce suoi eredi propietarii la sempre Venerabile Religione e Compagnia di Gesù fondata dal glorioso Padre san Ignatio Lodola e Padri di quella. Cfr. F. Bertozzi, Genealogia, cit., prot. G, cc. 63-64. 28. G. Boiani Tombari, Una figura di mecenate, cit. 29. F. Bertozzi, Genealogia, cit., prot. F, c. 82. 30. Ibidem. 31. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit.; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 27. 32. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit., c. 196; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 55 e c. 76. 33. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit.; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 82. 34. F. Bertozzi, Genealogia, cit., prot. M bis, c. 1. 35. Ibidem. 36. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit., c. 9; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 37. 37. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit.; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 77. 38. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit.; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 39; M. Belogi, L eredità di Guido Nolfi da Fano, Fano, Banca di Credito Cooperativo di Fano, s.d. 39. F. Gasparoli, Gli Uomini, cit.; Uomini Illustri e Persone Qualificate, cit, c. 44. 91

Le cappelle nobiliari Qui e nella pagina a fronte Cappella Uffreducci, prima a destra 92

Dipinto sulla volta della cappella rappresentante San Filippo Neri di Stefano Bagni 93

Qui e nella pagina a fronte Cappella Gabrielli, prima a sinistra 94

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Cappella Alavolini, seconda a destra 96

San Giovanni Battista nel dipinto di Gian Giacomo Pandolfi 97

Cappella Petrucci, seconda a sinistra 98

San Carlo Borromeo nel dipinto del Guerrieri Decorazioni della cappella 99

Cappella Marcolini, terza a destra 100

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Cappella Marcolini, poi Ubaldini, terza a sinistra 102

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Presbiterio della chiesa. Sull altare maggiore La consegna delle chiavi, di Carlo Magini, copia dell omonimo quadro di Guido Reni, asportato dai Francesi nel 1797 104

Matteo Loves, San Pietro resuscita Tabita (Fano, Pinacoteca Civica) 105

Qui e nella pagina a fronte Cappellina dell Addolorata, a destra del presbiterio, sotto il campanile 106

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