Dossier Salvalarte 2001



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Dossier Salvalarte 2001

La vacanza più in dell estate 2001? Sole, mare e cultura. Questo il consiglio di Legambiente alla vigilia del grande esodo estivo: approfittare delle vacanze per scoprire quei piccoli grandi tesori che costellano le coste della penisola. E così dalla Liguria alla Sicilia ecco un breve ed inedito vademecum per conoscere alcuni tra i più preziosi gioielli del patrimonio artistico italiano edificati in riva al mare, che proprio da questa vicinanza traggono molto del loro fascino. Ma come si sa ogni medaglia ha il suo rovescio. Così Legambiente traccia anche una mappa di quei monumenti costieri, altrettanto preziosi, sui quali pende la minaccia dell inquinamento, dell abbandono o dell abusivismo. Questa fotografia in bianco e in nero dei monumenti balneari segnalati da Salvalarte, campagna Legambiente di analisi e informazione sul patrimonio artistico italiano realizzata con il contributo di Montedison. A conclusione di Salvalarte - ha dichiarato Ermete Realacci - abbiamo voluto puntare l attenzione sul cosiddetto patrimonio minore, quelle migliaia di chiese, opere d arte e monumenti che costellano ogni angolo della penisola e che versano in stato di degrado e abbandono o semplicemente restano fuori dalle mete tradizionali del turismo. Il recupero e la valorizzazione dei nostri beni culturali è invece l asse di un diverso sviluppo, di uno sviluppo che porti lavoro e benessere e al tempo stesso promuova l'attenzione e l'amore degli italiani verso i tesori d'arte che sono parte fondamentale della nostra identità nazionale. Insomma, Salvalarte è un ottima occasione per imparare a voler bene all Italia e alle nostre città, una sfida per trasformare il patrimonio artistico che custodiamo da ingombrante eredità del passato a motore di uno sviluppo solido e ambientalmente compatibile. La mappa presentata da Legambiente non è certo esaustiva di tutte le bellezze che punteggiano le coste d Italia. Sono però esempi significativi delle chicche che ogni regione custodisce e che magari, proprio perché non iscritte nel gotha dei monumenti più famosi rischiano l oblio e l abbandono. 2

3

Monumenti costieri da conoscere da salvare Liguria S. Pietro a Portovenere Villa Sultana a Ospedaletti Toscana Populonia Calambrone Lazio Tempio di Giove a Torre Flavia Cerveteri Terracina Campania Scavi di Velia nel Cilento Baia Città Sommersa a Marina di Ascea Calabria Area archeologica Campo Calabro - Forti Militari di Capo Colonna Sicilia Duomo di Cefalù Selinunte - Parco archeologico Sardegna Rovine di Tharros Palau - Capo d Orso Golfo di Oristano Basilicata Policoro Metaponto Puglia Duomo di Trani Gallipoli Isola Sant Andrea Marche Chiesetta di S.Maria a Porto Sant Elpidio F.M.I. Portonovo Emilia Romagna Porto canale di Cesenatico Ravenna Dune Veneto Cattedrale di Caorle Malamocco 4

S. PIETRO A PORTOVENERE La splendida chiesetta in marmo bianco e nero, si erge sulla punta del promontorio che racchiude l abitato. Qui sorgeva il tempio dedicato a Venere, sul quale si sono sovrapposti un primo edificio paleocristiano e la struttura in gotico genovese della metà del Duecento. Il campanile a torre serviva per avvistare gli abitanti di eventuali pericoli provenienti dal mare. VILLA SULTANA A OSPEDALETTI IL PRIMO CASINO D ITALIA DIMENTICATO Esempio di eclettismo fin de siècle e di architettura della bella époque il complesso di Villa Sultana, che fu inaugurato come primo Casinò d Italia nel 1884 e chiuso definitivamente al pubblico nel 1926, costituisce un importante testimonianza di Neoclassico Liberty, uno stile che in quell epoca ha caratterizzato molte facciate europee. Dello splendore dell epoca, primo momento di consacrazione della riviera di ponente al turismo, resta solo la maestosità delle linee dell edificio, che nel 1989 ha subito il crollo della cupola centrale. Il luogo, coperto alla vista dalla folta vegetazione del parco circostante, è infatti da lungo abbandonato e giace attualmente in condizioni disastrose, nonostante il vincolo della soprintendenza posto con il dl. 489 del 1989 e nonostante i progetti e le promesse di ripristino conservativo da parte della Sapeco, società proprietaria dal 1960. Un progetto, quello presentato dalla Sapeco, che se da una parte si impegna nel consolidamento e nella ristrutturazione dello storico edificio, dall altro prevede l'ampliamento a monte della Villa Sultana con un intervento di 13.800 mc di cemento, con l obiettivo di creare un Centro Congressi con una capienza di 700 persone, per creare un grande centro di scambi commerciali di carattere internazionale, collegato idealmente al "World Trade Center" di New York. 5

POPULONIA La Pupluna etrusca, porto sicuro adibito ai traffici con il mondo greco e sardo, come testimoniato dai ritrovamenti nelle tombe di materiale proveniente dall isola e dalle città elleniche. Il piccolo centro è caratterizzato dalla Rocca e dal borgo medievale a pianta quadrilatelare, costituito da due vie sulle quali si affacciano le abitazioni. CALAMBRONE LE COLONIE PRIVATIZZATE Due strutture, quali le ex-colonie d epoca fascista, attualmente in completo stato d abbandono con i relativi chilometri di litorale da recuperare urgentemente. Questa è la situazione in cui si trova il tratto litorale tra Tirrenia e Livorno. Il Comune di Calambrone ha destinato gli edifici ad attività ricettive, cedendoli a privati che dovrebbero ristrutturarli, senza apparente aumento di spazi volumetrici. Le dune e l arenile antistanti le due ex colonie, lato mare, sono a libero accesso e offrono uno spazio di valore naturalistico e di uso sociale. Questo arenile è praticamente l ultimo rimasto libero di quel tratto di costa. E intenzione della giunta comunale di affidare ai privati anche l arenile limitandone ad un terzo quello ad uso pubblico. Il rischio reale è che, come si è già verificato a sud di Tirrenia, in seguito possa essere negato l accesso al pubblico e che al posto delle dune vengano realizzati parcheggi, nella logica di vedere il territorio come risorsa economica da spremere e non salvaguardare. 6

TEMPIO DI GIOVE A TERRACINA Sulla vetta del monte Sant Angelo, da una altezza di oltre 200 metri sul mare, si erge il tempio di Giove Anxur, dedicato al dio fanciullo, costituito da un pronao e da una cella, eretto nel I secolo a.c. Il panorama sul Tirreno è spettacolare. L'OASI DELLA PALUDE DI TORRE FLAVIA Un mondo ormai scomparso, ultimo relitto di questi frammenti: la Palude di Torre Flavia. Essa prende il nome dalla antica Torretta difensiva dell'epoca medievale. Dagli studi effettuati, si presume che il luogo sia stato abitato sin dalla preistoria e bonificato successivamente dall'ingegnoso popolo etrusco; non fu mai abbandonato poiché, sono visibili resti di un muro di epoca romana, sicuramente appartenente ad una villa marittima. La Palude, nonostante il degrado, offre ancora la sosta per le specie migratorie che seguono le rotte tirreniche. La Palude, oggi, appare impoverita per quanto concerne il regno animale, origine del problema, le cause atropiche quali: il degrado, lo stress idrico, difatti, il fosso Zambra che negli anni '70 lo alimentava, venne distrutto per le opere di urbanizzazione del litorale di Campo di Mare. Attualmente, è alimentata dalle piogge invernali e dall'apporto di un altro canale, proveniente dalla zona nord dell'abitato di Ladispoli. La Palude è stata oggetto di occupazioni abusive. Allo stato attuale, riconosciuto Monumento Naturale Regionale, ed inserito nella mappatura dei siti di importanza europea, è stata dichiarata "zona speciale protetta" dalla Regione Lazio, affidandone la gestione alla Provincia "Ufficio Aree Protette". 7

SCAVI DI VELIA NEL CILENTO A MARINA DI ASCEA Una vasta area archeologica sul mare con i resti della città. La città fu fondata nel 540 a.c dai Focesi, i greci dell Asia Minore. Ancora oggi, in un suggestivo scenario è possibile visitare un edificio termale con mosaici, i resti di un tempio ionico, le mura e le strade originali della città. BAIA IL TESORO SOMMERSO SOTTO SEQUESTRO Sott'acqua i resti di un'intera città romana di età imperiale, con strade in basolato, case, tabernae, peschiere, moli, addirittura il ninfeo dell'imperatore Claudio e la Villa dei Pisoni, poi passata a Nerone. Il mar Tirreno custodisce il suo tesoro sommerso. Si tratta della città imperiale di Baia, nel comune di Bacoli, a pochi passi di Napoli, luogo prediletto dall aristocrazia romana per i periodi di otium, che fenomeni di bradisismo cui la zona è soggetta hanno sommerso. Nelle sue acque sono celati reperti preziosi: da qui sono emersi i complessi mormorei che oggi sono in mostra al museo archeologico, nel Castello Aragonese. Per difendere questo immenso patrimonio il Governo Amato ha realizzato un decreto che istituisce in questa area il Parco Marino sommerso. Tecnicamente il parco è già stato perimetrato ma manca la firma del decreto da parte del Ministro dell'ambiente. Ciò nonostante nella finanziaria 2000 c'è un emendamento con il quale veniva stanziato un miliardo per la gestione del Parco. L'istituzione del parco è fondamentale per creare ricchezza e tutela il territorio. Infatti il porto attualmente è sotto sequestro per evitare che si realizzino ulteriori scempi ai reperti archeologici sommersi. Se sarà istituito il parco sarà consequenziale l'atto di dissequestro, e l avvio della riqualificazione dell area. 8

AREA ARCHEOLOGICA DI CAPO COLONNA Capo Colonna, anticamente Capo Licino, dove sorgeva il Santuario di Hera Lacinia, di cui rimangono i resti. Nei pressi sorgono il faro, una Torre cinquecentesca e la chiesetta della Madonna di Capo Colonna. I TRE FORTI MILITARI DELL 800 DI MATINITI LE FORTIFICAZIONI INDIFESE SULLO STRETTO I tre Forti di Matiniti, costruiti su progetto identico in scale diverse, risalgono all 800 e furono costruiti come parte integrante del sistema difensivo dello Stretto di Messina; circondati da profondi fossati, integri nelle loro strutture di pietra, sono praticamente invisibili perché incassati nel terreno. Dai primi anni 90, i militari smisero di prendersi cura di queste aree e i forti rimasero abbandonati al loro destino con la inevitabile distruzione di impianti idrici ed elettrici, il taglio di alberi, l uso dei terreni per coltivazioni e pascolo, fino addirittura all uso abusivo di alcuni edifici come stalle. Unica nota di segno opposto è quella relativa all iniziativa nata nel 96 nel Forte di Matiniti Inferiore, che è punto di eccellenza per l osservazione della migrazione degli uccelli rapaci sullo Stretto di Messina, quando, con autorizzazione del Ministero della Difesa, la Fondazione Mediterranea Falchi, insieme a Legambiente, organizzò la Iª Festa della Migrazione, invitando decine di turisti stranieri provenienti da tutto il mondo per osservare lo stupendo fenomeno naturale. Questa iniziativa, pur nelle tante difficoltà incontrate, è proseguita negli anni, riuscendo a raccogliere l attenzione delle Amministrazioni locali, ma non ancora a decidere seriamente sul destino di questi tre gioielli affacciati sullo Stretto. 9

DUOMO DI CEFALÙ Con i due torrioni quadrangolari che scandiscono la facciata e il sagrato a terrazza, la splendida e imponente cattedrale è il simbolo dell accentramento nella figura del re del potere civile e religioso. All interno meravigliosi mosaici bizantini impreziosiscono l abside. SELINUNTE IL PARCO ARCHEOLOGICO STROZZATO Selinunte, nel territorio dell'odierna Castelvetrano (TP), costituisce il parco archeologico più grande d'europa, e comprende non solo i siti storici edificati ma anche le aree circostanti. Con i suoi 270 ettari, consente una lettura completa dell'antica colonia Megarese insediatasi nel 650 a. C. in questa area della Sicilia in cui già preesistevano insediamenti Fenici e Punici. L'espansione greca nel Mediterraneo si sviluppò nell'arco di 150 anni e la città di Selinunte fu una delle più importanti della colonizzazione greca. Il parco, solo da qualche anno completamente fruibile, è stato visitato, nel 2000 da quasi un milione di visitatori, che hanno potuto apprezzare contemporaneamente la riserva naturalistica della foce del fiume Belice ad est ed il patrimonio delle Cave di Cusa ad ovest. Se l'area archeologica è salva non altrettanto può dirsi dell'area circostante, che ha visto, negli ultimi trent'anni, una crescita incredibile di edifici abusivi, nella quasi totalità seconde case, che si sono concentrate principalmente lungo la costa. Infatti sono nati i villaggi Triscina, ad ovest del parco, e il villaggio Marinella ad est dell'area archeologica, che con le loro circa 7000 abitazioni abusive hanno deturpato il paesaggio; si contano inoltre circa 600 abitazioni abusive ricadenti lungo i 150 metri dalla battigia. 10

ROVINE DI THARROS GOLFO DI ORISTANO A circa 20 km da Oristano, sulla penisoletta di Capo S. Marco, in un paesaggio di incredibile bellezza si trovano le rovine della città, in parte sommerse dalle acque del mare. L area archeologica della città che fu successivamente fenicia, punica e romana non è di facile comprensione, pur essendo ben identificabile il reticolo viario romano. A nord si trova il thopet, il santuario dove si svolgeva il tragico rito del sacrificio dei primogeniti. CAPO D ORSO Dal centro di Palau è facilissimo raggiungere Capo D Orso ; è sufficiente seguire le indicazioni dei numerosi cartelli. L ascensione termina dopo 10 minuti ai piedi dell Orso. Il colle, su cui poggia il massiccio corpo dell Orso, è alto 122 metri. Si tratta di una cresta di granito che si protende sul mare fin quasi ad incunearsi tra S. Stefano e Caprera. Il versante rivolto verso Palau è più scosceso ed aspro. La parete del costone risulta inaccessibile ed è martoriata da cavità che si aprono tra gli ammassi granitici. L animale pietrificato è piantato in alto, testimone immobile e saldo della sua resistenza senza fine ad ogni aggressione. Più che le vicine fortificazioni militari, sembra essere lui il custode dell integrità di questi luoghi. Visto dal mare, o da lontano, la sua immobilità dà l impressione della quiete propria dell animale che riposi o che sporga da questa straordinaria balconata per guardare il panorama. Purtroppo su questo affascinante monumento naturale incombe una vera aggressione. Infatti tutto attorno si addensano numerose lottizzazioni selvagge (Punta Cordemaleno, Villaggio dell Orso ) che rischiano di deturpare uno dei luoghi simbolo della Gallura e di tutta l isola. 11

POLICORO Eretta sull altopiano alle spalle del dosso di Poliuso, divenne ricca estendendo la sua influenza oltre Metaponto. Forse per questo venne distrutta dalle forze congiunte di Sibari, Crotone e Metaponto. Dopo un periodo di decadenza riapparve come Heraclea. Lunghi scavi alla riportato alla luce le strutture di Heraclea. Le vaste necropoli attorno alla città hanno fornito materiale archeologico confermandone la fama delle epoche passate. LA CITTA GRECA DI METAPONTUM TRE MILLENNI DI STORIA INSABBIATI Metapontino, circa tre millenni di storia. L'importante testimonianza della presenza Greca, innestatasi su una interessante civiltà indigena, ci deriva dalla conservazione dell'insediamento urbano di Metapontum, e dal complesso monumentale di Torre di Mare sulla vecchia foce del Basento. Una piccola perla della Magna Grecia che insieme a Eraclea, Sibari, Taranto e Crotone costituisce una suggestivo tappa degli itinerari Jonici, promossi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per la sua storia, raccontata sui vasi e nelle sculture, nei templi e nelle antiche città, Metaponto può rappresentare un nuovo sito da proporre alla attenzione dell'unesco perché diventi Patrimonio dell'umanità, anche per salvaguardare un area fortemente interessata dal turismo stagionale delle località balneari, e spesso vittima di investimenti speculativi con villaggi, con porti turistici alla foce di ogni fiume, con carichi antropici insopportabili per una costa già pesantemente sovraccaricata. Pertanto, individuare in quest'area un Sito Patrimonio dell'umanità, non potrebbe che indurre ad una maggiore attenzione ed a una inversione di approccio per le aree archeologiche sulla costa, rappresentando un grande contributo per la conservazione ed il corretto utilizzo di un piccolo gioiello del nostro Bel Paese. 12

DUOMO DI TRANI La magnifica cattedrale offre uno spettacolo indimenticabile. Il mare si infrange ai piedi della cattedrale dal colore bianco-rosa, accostata da un altissimo campanile, così protesa nell acqua che sembra in procinto di salpare. E uno degli esempi più raffinati del romanico pugliese, impreziosito da un magnifico portale in bronzo, recentemente restaurato e ora conservato all interno della chiesa. ISOLA DI SANT ANDREA Quello dell isola di S. Andrea è un caso emblematico di cattiva e irrazionale gestione del bene pubblico ai danni del patrimonio storico e naturale della collettività. Posta nel Golfo di Taranto a un miglio dalla costa di Gallipoli (LE), si estende per poco meno di 50 ettari comprendendo tre habitat prioritari della Direttiva 92/43CEE, costa rocciosa al limonium endemico, praterie alofile mediterranea e lagune costiere mediterranee ed è sito di nidificazione del raro Gabbiano corso, ragioni per cui è parte del Sito di Interesse Comunitario/Zona di Protezione Speciale e dell istituendo Parco Regionale Isola S. Andrea Litorale di Punta Pizzo. Sull Isola, disabitata, sorge uno splendido faro con annessi gli alloggi dei faristi eretto, come i coevi fari di Otranto e S. Maria di Leuca, alla metà del secolo scorso: un autentico monumento di archeologia industriale in grave stato di abbandono, bisognoso di urgenti lavori di recupero, restauro e bonifica dai relitti in cemento-amianto dell impianto termoidraulico. Divisa tra ben tre demani (Finanze, Difesa e Trasporti), attualmente questo eccezionale patrimonio di natura e storia è posto parzialmente in vendita dallo Stato attraverso una concessionaria (Consap SpA) per la ridicola cifra di poco più di 700 milioni, e l unica soluzione per scongiurare il rischio di una privatizzazione e di possibili speculazioni sembra paradossalmente quella di una Comune, Provincia o Regione, che acquistano un bene già proprietà della collettività. 13

CHIESETTA DI S.MARIA A PORTONOVO La splendida abbazia romanica fu edificata dai benedettini a partire dal 1034. Deve la sua straordinaria bellezza ad una serie di elementi architettonici e le linee sobrie e armoniose ricordano i modi costruttivi lombardi, mentre la cupola e di ispirazione bizantina. Dalle finestre ad absidi si gode lo spettacolo del mare. Il bianco della pietra del Conero, con cui fu costruita, unito all azzurro dell acqua e al verde del bosco la rendono unica al mondo. LA F.I.M. DI PORTO S. ELPIDIO ARCHEOLOGIA INDUSTRIUALE SUL LUNGOMARE A RISCHIO ESTINZIONE La Fabbrica Interconsorziale Marchigiana - F.I.M. -, sul lungomare di Porto S.Elpidio(AP), rappresenta un patrimonio di archeologia industriale e un luogo della memoria del novecento. Dell impianto chimico, oggi dismesso e dal 1988 sotto sequestro a seguito di indagini sull inquinamento ambientale restano le ardite strutture lignee che sorreggono impalcati e tetto, e di particolare pregio, la zona detta "cattedrale". Da un accordo di programma tra soggetti pubblici nel 1994 che prevedeva la bonifica del sito e il restauro delle parti di maggiore valore, si è oggi passati a un progetto presentato da un impresa privata e appoggiato dall attuale amministrazione locale, che prevede la bonifica del sito con la demolizione totale di tutta la fabbrica, per far spazio a 60.000 mc destinati ad appartamenti, albergo e centro commerciale. Per una città come Porto S. Elpidio, cresciuta caoticamente a partire dagli anni 50, senza testimonianze storiche rilevanti, la proposta riqualificante per la F.I.M. prevederebbe il ripristino delle strutture di archeologia industriale e la costituzione di un parco urbano che inglobi le limitrofe aree verdi demaniali. Un parco attrezzato con attività proprie del tempo libero, del turismo, dello sport, della cultura, il cui bacino di riferimento sia la città di Fermo, il Fermano e la Valle del Tenna che unisce il parco dei Sibillini al mare. 14

PORTO CANALE DI CESENATICO. Segnato da due colonne veneziane nel 1581, interseca la strada Romea con un ponte. Alla sua realizzazione ha lasciato il segno anche Leonardo da Vinci che ha lasciato un disegno planimetrico nel 1502. In questo porto ha la sua base una formidabile flotta di pescherecci, mentre nel bacino interno ha trovato ospitalità il museo galleggiante della Marineria dell alto e del Medio Adriatico. LA SPIAGGIA LIBERA E LE DUNE VIVE DELLA EX COLONIA CRI DI MARINA DI RAVENNA La spiaggia libera antistante la ex Colonia della Croce Rossa Italiana è situata nel territorio del Comune di Ravenna, in località Marina di Ravenna. Storicamente, pur essendo la spiaggia libera per eccellenza dei ravennati, essa risulta essere il primo sito della balneazione organizzato in stabilimento (certamente fatto di strutture molto leggere e stagionalmente removibili), essendo in rapporto con la vicina Colonia. In questo tratto di spiaggia libera (l unico oggi rimasto tra Marina di Ravenna e Punta Marina Terme) si sono così mantenuti i cordoni dunosi con i loro processi di colonizzazione della vegetazione pioniera e, quello che è più importante, hanno mantenuto la loro caratteristica di corpo vivo, dune vive. Ora la Società ( la Soc. Villa Marina dell industriale Giacobazzi) che ha ottenuto e sta realizzando la ristrutturazione in residenza turisticoalberghiera della ex Colonia, ha chiesto ed ottenuto la concessione per la costruzione di una mega-struttura balneare che se realizzata verrebbe a stravolgere il luogo dal punto di vista paesaggistico e ad interferire pesantemente nelle dinamiche naturali del sistema dunale (in pratica lo ingesserebbe). Una grande parte della spiaggia libera, inoltre, verrebbe meno. 15

CATTEDRALE DI CAORLE Sulla costa orientale del Veneto, nella fascia pressoché continua di turistopoli, si trova Caorle ed il suo centro storico. Un piccolo nucleo, erede dell'abitato antico fondato alla fine dell'antichità. Calli, campielli e case multicolori nel tradizionale stile lagunare, che tengono ai margini l'aggressione edilizia. Nel borgo si staglia la Cattedrale romanica dell'xi secolo, con elementi di impronta bizantina nella facciata e nella pala d'oro con formelle bizantine all'interno. Vicino l'alto campanile cilindrico, di tipo ravennate, funziona oggi come elemento distintivo di un centro storico che resiste, così come in passato funzionava da riferimento per i pescatori che rientravano dal mare e dirigevano le barche su quell'isolato elemento verticale in una riva bassa lunga decine di chilometri. LAGUNA DI VENEZIA MALAMOCCO, BORGO SNATURATO Il borgo storico di Malamocco, a pochi chilometri dal Lido, sede della Mostra del cinema, fa parte del cordone litoraneo centrale del sistema di lidi stretti e lunghi che protegge il fragile ecosistema della laguna di Venezia dal mare. Uno dei primi nuclei lagunari abitati, poi distrutto da un maremoto nel XII secolo, nonostante le trasformazioni subite, Malamocco ha mantenuto le caratteristiche del borgo lagunare: case basse lungo i canali, piccole attività artigiane legate alla cantieristica minore, tratti marginali di economia turistica. La sua conservazione oggi è messa in pericolo dalla proposta dell Amministrazione Comunale di Venezia di avviare in un area di 80 mila metri quadri un PIP (Piano d Insediamenti Produttivi), insediandovi 30 aziende artigiane, alcune già presenti al Lido, altre di diversa provenienza e delle quali non si conosce il tipo di lavorazione. Lo snaturamento del borgo a chiara vocazione turistica, sarà inevitabile con l incremento del traffico commerciale indotto e il conseguente aumento di emissioni. La scelta del PIP là dove sarebbe più naturale intensificare i servizi al turismo marino e semmai alla nautica da diporto,,lascia spazio a molti dubbi e a una domanda: perché Malamocco, mentre si sta pensando alla riconversione di un area come quella di Marghera, dove la collocazione delle aziende sarebbe più consona e appropriata? 16